La natura della finzione La teoria della finzione di Currie Per finire, in questa lezione, discuteremo l’analisi della distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione proposta da G. Currie in The Nature of Fiction. Sandro Zucchi 2013-14 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 1 Un compito preliminare I I una definizione Per gli scopi della nostra discussione, considereremo la definizione seguente di “proferimento di finzione.” Sia U un soggetto che fa un proferimento S che significa P: È possibile fare proferimenti diversi della stessa frase. Per esempio, io posso proferire la frase “piove” in giorni diversi, e in questo caso ho fatto dei proferimenti diversi. Qualcun altro può proferire “piove”, e in questo caso ha fatto un proferimento diverso dai miei. La nozione opera di finzione viene definita da Currie per mezzo della nozione di proferimento di finzione. I Per presentare l’analisi proposta da Currie della distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione, è dunque necessario spiegare prima di tutto cosa intende Currie per “proferimento di finzione.” S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 2 Proferimento di finzione Quando qualcuno proferisce una frase, ha fatto un proferimento di quella frase. I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie (D0 ) Il proferimento di S da parte di U è di finzione se e solo se U proferisce S volendo che il pubblico 1. riconosca che S significa P, 2. riconosca che U vuole intendere P proferendo S, 3. riconosca che U vuole che (il pubblico) faccia finta che P, 4. faccia finta che P; e volendo inoltre che 5. 2 sia una ragione per 3; 6. 3 sia una ragione per 4. 3 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 4 Un esempio di proferimento di finzione I Supponete che io scriva: (1) I I I I I Una precisazione I Negli anni sessanta del secolo scorso, viveva a Canton un mercante di tè immensamente ricco, il cui nome era Mr. Clay. I Voglio che riconosciate che (1) vuol dire che negli anni sessanta del secolo scorso viveva a Canton un mercante di tè immensamente ricco, il cui nome era Mr. Clay. Inoltre, voglio che riconosciate che scrivendo (1) intendevo esprimere proprio questo (per esempio, non voglio che pensiate che ho scritto (1) perché mi sono sbagliato su quello che volevo dire.) Voglio che, in parte perché avete compreso che scrivendo (1) intendevo esprimere proprio quello che (1) significa, riconosciate che è mia intenzione che facciate finta che (1) è vero. Voglio che voi facciate finta che (1) sia vero. E voglio che voi facciate questo in parte perché avete compreso che è mia intenzione che voi facciate questo. In questo caso, il mio proferimento di (1) è un proferimento di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie I enunciato o una sequenza di enunciati; • proferimenti di finzione in cui l’autore non ha un pubblico in mente. I I 5 Proferimenti che producono opere S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie I I I Secondo Currie, un autore, eseguendo un proferimento verbale o scritto o di altro tipo, produce un’opera (che può essere di finzione oppure no). I Perché è opportuno distinguere tra il proferimento di un autore e l’opera che produce con il suo proferimento? I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie Nella nostra discussione, non cercheremo di modificare la definizione per rendere conto di questi casi e assumeremo che, quando un autore “proferisce” un’opera visiva, sia comunque appropriato parlare di “significato del proferimento”. (Per una versione della definizione di proferimento di finzione che evita le difficoltà precedenti, si rimanda alla lettura del testo Currie). 6 Proferimenti una domanda I La definizione di proferimento di finzione che abbiamo appena presentato non è la versione finale proposta da Currie. Currie elabora la sua definizione di proferimento di finzione ulteriormente per superare alcune difficoltà che sorgono per la versione iniziale. In particolare, la versione che abbiamo visto non rende conto di • proferimenti di finzione in cui l’autore sta parlando metaforicamente; • proferimenti di finzione in cui ciò che viene proferito non è un 7 Supponiamo che io vi racconti qualcosa. Per fare questo emetto certi suoni in un certo luogo e in un certo momento. I suoni emessi in quel luogo e in quel momento sono un proferimento. Se vi racconto la stessa cosa in un’altra occasione emettendo suoni dello stesso tipo in un altro luogo e in un altro momento, ho fatto un proferimento diverso. Un proferimento, in questo senso, è vincolato ad un luogo e ad un tempo. Se cambiano il luogo e il tempo, cambia il proferimento. I proferimenti possono essere verbali, scritti, o visivi. Posso produrre certi suoni in un certo luogo e in un certo momento, oppure posso fare certi segni su un foglio in un certo luogo e in un certo momento, oppure posso creare certe immagini in un certo luogo e in un certo momento. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 8 Opere I I I I La tesi di Currie formulazione iniziale L’opera che un autore produce facendo un certo proferimento (verbale, scritto o visivo) non va identificata con il proferimento che l’autore fa quando produce l’opera. Perché no? Possiamo ascoltare un’opera senza ascoltare i suoni emessi dall’autore nel luogo e al tempo in cui ha prodotto l’opera. Possiamo leggere un’opera senza leggere i segni fatti sulla carta dall’autore nel luogo e al tempo in cui ha prodotto l’opera. Possiamo leggere I promessi sposi senza aver letto il manoscritto di Manzoni. Leggere o ascoltare un’opera non comporta leggere o ascoltare i proferimenti che l’hanno prodotta. L’opera non è vincolata ad un luogo e ad un tempo allo stesso modo del proferimento che la produce. L’opera può continuare ad esistere quando il proferimento che l’ha prodotta ha cessato di esistere. Il manoscritto originale di un romanzo può andare distrutto, ma l’opera può continuare ad esistere e ad appassionarci. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie I un’opera è di finzione se e solo se è, almeno in parte, il prodotto di un proferimento di finzione. I I 9 Discussione della teoria di Currie Dal momento che la definizione di opera di finzione dipende dalla definizione di proferimento di finzione data sopra, è chiaro che, secondo la teoria di Currie, l’essere o meno di finzione di un’opera dipende primariamente dalle intenzioni dell’autore che produce l’opera. In particolare, secondo la teoria di Currie, l’essere di finzione di un’opera dipende dalle intenzioni dell’autore riguardo al pubblico: se l’opera è di finzione, l’autore vuole che il pubblico faccia finta che siano veri alcuni dei proferimenti che hanno prodotto l’opera. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 10 Confronto con altre teorie Come si comporta la teoria di Currie rispetto ai problemi a cui vanno incontro le altre teorie della distinzione tra opera di finzione e opera non di finzione? Esaminiamo ora alcune conseguenze della teoria di Currie e discutiamo alcuni problemi per questa teoria. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie La tesi di Currie è questa: 11 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 12 Romanzi storici Famiglie infelici prima risposta I L’analisi di Currie è compatibile con la possibilità che esistano opere di finzione che raccontano eventi realmente accaduti. I Se scoprissimo che gli eventi narrati in Giuseppe e i suoi fratelli sono realmente accaduti, secondo la teoria di Currie dovremmo comunque concludere che Giuseppe e i suoi fratelli è un’opera di finzione. I Infatti, Mann ha prodotto il romanzo attraverso un proferimento di finzione, intendendo cioè che il pubblico faccia finta che i fatti che narra nel romanzo siano veri, ecc. I Dunque, secondo la teoria di Currie, l’opera che Mann ha prodotto è un’opera di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie I (2) I I 13 Famiglie infelici Le famiglie felici sono tutte simili; ogni famiglia infelice è infelice a suo modo. Perché è compatibile con questa affermazione? Per due ragioni. In primo luogo, la teoria di Currie non richiede che un’opera di finzione sia interamente il prodotto di un’proferimento di finzione: “Possiamo dire che un’opera nel suo complesso è di finzione se contiene delle affermazioni che soddisfano le condizioni di finzionalità che ho presentato. . . ” (Currie, The Nature of Fiction, Cap. 2, pag. 49). S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 14 Opere di finzione visive seconda risposta I Inoltre, Currie sostiene che proferendo un certo enunciato è possibile fare un proferimento di finzione e fare un’asserzione nello stesso tempo: I “Potrei raccontare una storia che so che la maggior parte delle persone assumeranno essere un fatto ma che, penso, sarà riconosciuta come un’opera di finzione dai pochi che riconosceranno gli indizi che ho inserito nel testo con i quali segnalo la mia intenzione di finzione. Si potrebbe ragionevolmente sostenere che producendo quest’opera stavo eseguendo più di un tipo di atto comunicativo: stavo asserendo e facendo finzione in un colpo solo.” (Currie, The Nature of Fiction, Cap. 2, pag. 33). S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie La teoria di Currie è compatibile con l’affermazione che Anna Karenina è un romanzo di finzione, anche se Tolstoj intendeva veramente asserire (2): Sembra ragionevole supporre che, dipingendo Le bagnanti, Renoir compia un proferimento di finzione (a condizione che si assuma che, quando un autore “proferisce” un’opera visiva, sia appropriato parlare di significato del proferimento). Dipingendo Le bagnanti, Renoir vuole che il pubblico 1. riconosca che il suo dipinto significa che c’è un gruppo di fanciulle al fiume, ecc.; 2. riconosca che egli vuole che il suo dipinto significhi questo; 3. riconosca, in parte a causa di 2, che egli vuole che il pubblico faccia finta che questo sia vero; 4. faccia finta, in parte a causa di 3, che questo sia vero. I 15 Dunque, Le bagnanti è il prodotto di un proferimento di finzione, e pertanto la definizione di Currie predice correttamente che è un’opera di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 16 Parodie I I La teoria di Currie è progettata per risolvere il problema posto dalle parodie. Se emetto (3) per imitare il modo di parlare di un noto uomo politico, secondo l’analisi di Currie, non compio un proferimento di finzione. (3) I I Obiezioni alla teoria di Currie Mi consenta: fin dai tempi di Romolo e Remolo, la civiltà occidentale si è rivelata una civiltà superiore. Ne ha convenuto anche il mio buon amico Bush. Vediamo ora alcune obiezioni alla teoria di Currie. Non compio un proferimento di finzione, secondo Currie, perché con il mio proferimento non voglio che il pubblico faccia finta che (3) sia vero. Dunque, la teoria di Currie predice correttamente che, se emetto (3) nel corso di una parodia, il testo che ho prodotto non è un’opera di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 17 Un’obiezione di Walton S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 18 Opere di finzione prodotte naturalmente Walton solleva questo problema per Currie: “Si immagini. . . un racconto formatosi naturalmente: delle crepe nella roccia che sillabano “C’erano una volta tre orsi. . . ”. Il fatto di rendersi conto che l’iscrizione non è stata creata o usata da nessuno non ci impedisce di leggere e goderci la storia proprio come se fosse stata creata o usata da qualcuno. Può essere coinvolgente, piena di suspense, affascinante, rassicurante; possiamo ridere e piangere. . . . Restringere la “finzione” nel suo senso principale ad azioni di creare finzioni sarebbe oscurare ciò che c’è di speciale nelle storie e che non dipende dal fatto di avere un autore, dal loro essere un mezzo dei racconti delle persone. Il concetto di base di racconto e il concetto di base di finzione si applicano più proficuamente ad oggetti che ad azioni.” (Mimesis as Make-Believe, cap. 2, pag 87.) S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 19 I In altre parole, secondo Walton, ci possono essere opere di finzione, come il racconto dei tre orsi formatosi naturalmente nella roccia, che non hanno alcun autore, e dunque non sono il prodotto di alcuna intenzione da parte di un autore. I Se esistono opere di finzione di questo tipo, evidentemente la teoria di Currie è errata. I Infatti, questa teoria afferma che le opere di finzione sono il prodotto di un proferimento di finzione, e, come abbiamo visto, un proferimento di finzione richiede un autore con certe intenzioni. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 20 La risposta di Currie Il Dialogo sui massimi sistemi Ecco come Currie risponde all’obiezione di Walton: una domanda “[L’argomento di Walton] prova al massimo che possiamo trattare le forme sulla superficie di una roccia come se fossero un’opera di finzione; possiamo reagire ad esse come faremmo con un’opera di finzione. Ma questo non è sufficiente a rendere qualcosa un’opera di finzione. Se lo fosse, la Bibbia sarebbe certamente un’opera di finzione, dal momento che molte persone leggono e amano le storie della Bibbia come finzione. Ciò che rende la Bibbia un’opera non di finzione (se questo è quello che è) è esattamente l’assenza del tipo richiesto di intenzione da parte dei suoi autori. Quasi qualsiasi cosa può essere letta come un’opera di finzione, ma non tutto è un’opera di finzione.” (Currie, The Nature of Fiction, Cap. 2, pag. 36). S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 21 Come va intesa la teoria di Currie? I Abbiamo visto che, con il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Galileo ci invita a far finta che abbia avuto luogo una conversazione tra personaggi immaginari. I Cosa predice la teoria di Currie riguardo al Dialogo? Predice che si tratta di un’opera di finzione oppure no? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 22 La risposta di Currie Ecco cosa dice Currie al riguardo: I I “Un’opera è di finzione se anche una delle sue affermazioni è di finzione in questo senso? Deve essere di finzione una porzione maggiore dell’intera opera? Queste sono domande sbagliate. Si potrebbe chiedere allo stesso modo quanti granelli di sabbia fanno un mucchio. Se volessimo, potremmo definire un grado numerico di finzionalità, ma questo sarebbe artificiale e poco illuminante. Ciò che è illuminante è un’analisi precisa della finzionalità delle affermazioni. Infatti, in qualche modo forse irrimediabilmente vago, l’essere di finzione di un’opera dipenderà dall’essere di finzione delle affermazioni che contiene. Se abbiamo un’idea chiara di cosa sono le molecole di acqua, non importa per gli scopi della definizione che la maggior parte delle cose che chiamiamo “acqua” contengano in realtà molto altro.” Per rispondere alla domanda precedente, dobbiamo capire esattamente come funziona la teoria di Currie. Come abbiamo visto, la formulazione iniziale della teoria di Currie è questa: • un’opera è di finzione se e solo se è, almeno in parte, il prodotto di un proferimento di finzione. I Cosa intende Currie? Che è sufficiente che un’opera contenga almeno una affermazione di finzione perché si possa concludere che è un’opera di finzione? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 23 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 24 Vaghezza della nozione opera di finzione Conseguenze della vaghezza I I I I Nel passo precedente, Currie sostiene questo: non ha senso chiedersi quante affermazioni di finzione un’opera deve contenere per essere un’opera di finzione, come non ha senso chiedersi quanti capelli deve avere in testa una persona perché si possa dire che non è calva. I I Non esiste un numero n tale che una persona non è calva se ha più di n capelli ed è calva in caso contrario. Allo stesso modo, non esiste un numero n tale che un’opera è di finzione se più di n parti dell’opera sono il prodotto di un proferimento di finzione e non è di finzione in caso contrario. I I In altre parole, essere di finzione, cosı̀ come essere calvo, è una nozione vaga. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 25 Tornando al Dialogo I Torniamo ora al problema posto dal Dialogo dei massimi sistemi. Cosa potrebbe dire Currie riguardo al Dialogo? I Potrebbe dire: il Dialogo dei massimi sistemi è un chiaro caso di opera che non è di finzione. Infatti, il Dialogo è quasi interamente il prodotto di proferimenti non di finzione. I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 26 Casi di rimozione un’obiezione di Currie Currie solleva questo problema per la versione della sua teoria che abbiamo presentato: “Smith ha certe esperienze nella vita reale di tipo cosı̀ orribile che le reprime. Egli inventa allora, cosı̀ suppone, una storia, e questa storia racconta esattamente questi eventi. Questa non è una coincidenza; l’inconscio di Smith gli fornisce le informazioni per la sua storia. In questo caso, . . . Smith ha un intento di finzione, ma la sua opera non è di finzione.” (Currie, The Nature of Fiction, Cap. 2, pag. 45). Non possiamo dire esattamente quante affermazioni di finzione un’opera debba contenere per essere un’opera di finzione, come non possiamo dire esattamente quanti capelli uno deve avere in testa per non essere calvo. Ma sappiamo che il Dialogo non è un’opera di finzione, perché è solo in minima parte il prodotto di proferimenti di finzione, cosı̀ come sappiamo che una certa persona è calva perché ha pochissimi capelli. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie Quali conseguenze hanno queste osservazioni di Currie? Se essere di finzione è una nozione vaga, questo vuol dire che non ha senso chiedersi se un’opera è di finzione oppure no? Per nulla. Prendete il caso dell’essere calvo. Questa è una nozione vaga. A volte non è possibile rispondere con un si o con un no alla domanda “quella persona è calva?”. Non è possibile farlo perché esistono casi di persone che non appartengono chiaramente né alla categorie dei calvi né alla categoria dei non calvi. Ma le cose non stanno sempre cosı̀. Ci sono persone che appartengono chiaramente alla categoria dei calvi, perché hanno pochissimi capelli. E ci sono persone che, altrettanto chiaramente, non appartengono alla categoria dei calvi perché hanno moltissimi capelli. Lo stesso vale per le opere di finzione. Se essere di finzione è una nozione vaga al pari di essere calvo, possono esistere casi in cui non possiamo rispondere con un si o con un no alla domanda “quell’opera è di finzione?”. Ma, come per l’essere calvo, esistono anche casi di opere che sono chiaramente di finzione perché sono interamente, o quasi interamente, il prodotto di proferimenti di finzione e opere che sono chiaramente non di finzione perché sono interamente, o quasi interamente, il prodotto di proferimenti non di finzione. 27 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 28 Analisi dell’obiezione Casi di rimozione il problema I Nel caso descritto da Currie, Smith fa un proferimento di finzione quando racconta gli eventi che ha rimosso. Fa un proferimento di finzione perché vuole che il pubblico 1. riconosca che il suo proferimento significa che sono accaduti degli eventi cosı̀ e cosı̀, 2. riconosca che egli vuole che il suo proferimento significhi che sono accaduti degli eventi cosı̀ e cosı̀, 3. riconosca, in parte a causa di 2, che egli vuole che il pubblico faccia finta che degli eventi cosı̀ e cosı̀ siano veramente accaduti, 4. faccia finta, in parte a causa di 3, che degli eventi cosı̀ e cosı̀ siano veramente accaduti. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 29 Due casi a confronto I Dal momento che il racconto di Smith è prodotto da un proferimento di finzione, la teoria di Currie predice che questo racconto sia un’opera di finzione. I Tuttavia, sostiene Currie, il racconto di Smith non è in realtà un’opera di finzione, in quanto Smith, senza rendersene conto, sta facendo una cronaca di esperienze che ha vissuto realmente. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie Verità accidentale e finzione I I Confrontiamo il caso ipotetico di Giuseppe e i suoi fratelli con il caso di Smith ipotizzato da Currie. • Nel caso di Giuseppe e i suoi fratelli, c’è un’intuizione chiara: I se scoprissimo che gli eventi narrati in Giuseppe e i suoi fratelli sono realmente accaduti, concluderemmo comunque che Giuseppe e i suoi fratelli è un’opera di finzione. • Nel caso di Smith, che scrive un racconto pensando di inventarsi tutto mentre in realtà sta facendo la cronaca delle orribili esperienze che ha vissuto e che ha rimosso, l’intuizione pare andare nella direzione opposta: il racconto di Smith non è un’opera di finzione. I I Qual è la differenza tra questi due casi? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 30 31 La differenza tra il caso di Giuseppe e i suoi fratelli e il racconto di Smith sembra essere questa. Nel caso ipotetico di Giuseppe e i suoi fratelli, il fatto che il romanzo narri degli eventi reali è completamente accidentale. Non c’è alcuna relazione tra il fatto che gli eventi narrati da Mann siano accaduti, e il fatto che Mann li abbia narrati nel romanzo: se i dettagli della storia di Giuseppe fossero stati diversi da come li racconta Mann, Mann avrebbe comunque scritto lo stesso romanzo, in quanto questi dettagli Mann se li è inventati senza basarsi su evidenza storica. Nel caso ipotetico di Smith, il fatto che il racconto di Smith narri eventi reali non è accidentale nello stesso modo. Smith racconta eventi reali perché ha vissuto realmente questi eventi e il suo inconscio ne ha conservato la memoria. Se Smith avesse vissuto eventi traumatizzanti diversi, con ogni probabilità, il suo racconto sarebbe stato diverso, in quanto il suo inconscio gli avrebbe fornito informazioni diverse. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 32 Riparare la teoria Riassumendo I I I I Sulla base della diagnosi precedente, Currie conclude che “un’opera di finzione può al più essere accidentalmente vera.” I I La formulazione iniziale della tesi di Currie deve dunque essere modificata per riflettere questa conclusione. La nuova formulazione che Currie propone è questa: • un’opera è di finzione se e solo se contiene delle parti (un I I numero sufficiente di parti) che (a) sono il prodotto di un proferimento di finzione e (b) sono al più accidentalmente vere. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie I 33 Il problema di Gosse è stato risolto? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie La presentazione della teoria di Currie conclude la parte della nostra indagine che riguarda la distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione. I È naturale chiedersi se siamo riusciti a rispondere alla domanda che ci eravamo posti all’inizio: abbiamo trovato ciò che distingue le opere di finzione dalle opere che non sono di finzione? Abbiamo risolto il problema di Gosse? I Le risposte date dai vari autori dovrebbero essere sufficientemente chiare a questo punto, e cosı̀ i problemi a cui queste risposte vanno incontro. A voi la scelta. I I I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 34 Un bilancio I I Abbiamo presentato l’analisi proposta da Currie della distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione. L’analisi si basa sulla nozione di proferimento di finzione. Abbiamo visto come questa analisi si comporta in casi che sono problematici per altre teorie. Abbiamo presentato un’obiezione di Walton basata sulla supposizione che esistano opere di finzione prive di autori. Abbiamo presentato un problema sollevato da Currie basato su casi di rimozione. Secondo l’analisi di Currie, nella formulazione finale che abbiamo assunto, un’opera è di finzione se e solo se contiene delle parti (un numero sufficiente di parti) che (a) sono il prodotto di un proferimento di finzione e (b) sono al più accidentalmente vere. 35 È possibile che nessuna delle teorie che abbiamo presentato sia completamente soddisfacente e che un’indagine ulteriore sia necessaria per arrivare a una risposta adeguata alla domanda iniziale. Ma almeno su un punto credo che potremmo essere d’accordo. Nel corso della nostra indagine, teorie a prima vista plausibili si sono rivelate problematiche. I problemi sollevati per queste teorie in alcuni casi hanno mostrato che certi ingredienti non erano affatto necessari per le opere di finzione, in altri casi hanno messo in luce ingredienti delle opere di finzione che altrimenti sarebbero passati inosservati. Anche se non siamo arrivati ad una teoria che ci soddisfa, in questo modo abbiamo affinato la nostra comprensione della distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione. Per il momento può bastare. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Currie 36