Conservatorio di Musica «L. Perosi». Campobasso Corso Sperimentale «Repertori Vocali da Camera» Anno Accademico 2001 - 2002 RICHARD STRAUSS UN AUTORE DI FRONTIERA Docenti: Barbara Lazotti Piero Niro Luigi Pecchia Studente: Venere Ferraro [stralcio] IL ROMANTICISMO Un fenomeno culturale Durante il diciannovesimo, secolo si assistette alla fioritura della più splendida di tutte le concezioni, i fenomeni e le tendenze musicali che possono essere riassunti nel concetto generale di romanticismo. Il romanticismo, inteso in senso storico, è un fenomeno d’origine nordica estraneo ai miti del mondo classico, che si esprime in termini di rinnovamento letterario, morale e culturale in genere. La poetica romantica affonda le sue basi nello Sturm und Drang, un movimento culturale e politico tedesco teso alla rivalutazione non solo del folklore popolare e del sentimento nazionalista, ma anche della religione e di quella parte “intima” dell’uomo che non fu reputata degna di considerazione durante il Secolo dei Lumi. L’espressione del proprio io, delle proprie emozioni, del sentimento riaffiorano così nell’Ottocento dopo un periodo di letargo e rivivono forti, nel loro significato più ampio, attraverso le arti. La musica fu il settore che maggiormente risentì di questi stravolgimenti e che seppe esprimere al meglio lo spirito di quest’epoca. Essa, infatti, spoglia di elementi concreti e staccata dall’oggetto, non prevede nessuna esteriorizzazione nello spazio, non ha né tempo né luogo e, pertanto, assume una posizione privilegiata tra le arti. Laddove la parola e l’immagine si arrestano interviene, con la sua potenza espressiva, la musica come testimonianza delle emozioni e delle impressioni più personali ed intime, musica come linguaggio retorico rivolto al grande pubblico, musica alimentata più di quanto non fosse mai avvenuto prima da elementi letterari e pittorici, con la grande espansione della tonalità, la complessità dell’armonia cromatica e la densità e rarefazione dell’orchestrazione che vennero sviluppate nel tentativo di raggiungere una più raffinata potenza espressiva. Infatti, gli elementi costitutivi del linguaggio musicale, come sonorità, armonia, melodia, ritmo subiscono, in questo periodo, delle notevoli innovazioni. La particolare cura del singolo suono autonomo e degli effetti timbrici di ciascuno strumento dell’orchestra, le dissonanze che risolvono su altre dissonanze allontanandosi sempre più dalla tonalità di base, melodia e ritmo più flessibili e non legati necessariamente a schemi cristallizzati nel tempo, sono aspetti che caratterizzano, sul piano stilistico, il romanticismo musicale. Esso, in realtà, non si configura come uno stile determinato, ma come un insieme di stili legati a personalità, orientamenti estetici e generi musicali molteplici. Le forme di espressione classica, come la Sonata, il Rondò, la Fantasia, rimasero sicuramente in vita ma, in un ambito così legato alla sfera personale, si ebbe una grande produzione soprattutto di piccoli pezzi lirici per pianoforte. Solo nel tardo – romanticismo, quando ormai l’orchestra era diventata il mezzo più adatto ad esprimere un periodo carico di tensioni, alcuni pezzi pianistici, che meglio si adattavano alle sonorità orchestrali, divennero partitura per orchestra. E’ questo il caso di molti Lieder. Il Lied è una breve composizione che nasce per pianoforte e voce. Non un frammento, ma una realtà autosufficiente con una propria dignità, espressione di affetti e sentimenti, che condensa in pochi minuti tutto un mondo interiore. Forse, è proprio per questo motivo che ad esso si sono dedicati grandi nomi della musica romantica creando, così, un patrimonio di grande valore culturale. RICHARD STRAUSS La vita e lo stile Richard Strauss nacque a Monaco nel 1864, da padre musicista e madre proveniente da famiglia benestante. Fu un bimbo prodigio, un talento innato che cominciò ad esprimersi già all’età di sei anni. Studiò pianoforte e violino ma, com’è evidente dalla sua carriera artistica molto produttiva che durò quasi settant’anni, era destinato a diventare uno dei più grandi compositori della storia. Ebbe un’infanzia serena e, per lunghi periodi della sua vita, conobbe due forme di felicità: quella esteriore, dovuta alla fama e all’ambiente che lo circondava, e quella interiore, fondata sulla consapevolezza delle proprie capacità. Strauss entrò in contatto con l’arte di Richard Wagner molto presto incitato dal padre che, anti–wagneriano convinto, voleva educare il figlio a detestare quella musica diabolica e fuori dai canoni. Probabilmente, però, ottenne il risultato opposto! Determinante in questo senso, fu il sodalizio col musicista Alexander Ritter che esercitò grande influenza sul pensiero di Strauss. Scopo delle sue lezioni di filosofia musicale era quello di sviluppare nel suo allievo una precisa linea di pensiero ai fini della scelta di un linguaggio musicale. Le sue tesi, filtrate un po’ per volta, comportarono una inversione di tendenza in Strauss che, educato dal padre in maniera tradizionale, si ritrovò ben presto a scegliere la strada che da “Beethoven porta direttamente a Liszt e oltre …”. Strauss si presenta, quindi, come un autore “di frontiera”, rivoluzionario ma, allo stesso tempo, legato ad una tradizione già collaudata, a seconda delle opere e del periodo. Ricordiamo, infatti, che l’attività creativa di Strauss si snoda tra la fine dell’Ottocento e la prima parte del Novecento e diventa quindi naturale porre un limes tra opere ancora di stampo romantico e opere considerate moderne. Bisogna però precisare, che Strauss fu moderno ma senza accogliere in sé i dèmoni della modernità. Il nazionalismo e la volontà di potere che portò con sé il nazismo, non intaccarono la sua arte che restò sempre, fondamentalmente, europea. E’ proprio per l’assenza di questi elementi di modernità che, nelle sue opere, manca il senso del tragico e dell’orrore, ci può essere pathos, senso dell’effetto, grandiosità, ma mai angoscia. Riesce alquanto difficile utilizzare il tempo come unità di misura della musica straussiana se si pensa che, lo stesso Strauss in termini nietzschiani, si sente estraneo dal proprio tempo e non comprende le ragioni storiche della realtà che vive e che gli è quasi indifferente. In questo senso, va fatta una valutazione più in termini spaziali che temporali del suo linguaggio musicale, che non cerca un prima e un poi, ma che si espande nello spazio con un suo spessore, al di là di una collocazione temporale definita. L’arte di Strauss, insomma, supera il muro del tempo perché non vi è vincolata e, senza perdere nulla della sua bellezza, arriva a noi che la percepiamo sempre e comunque come attuale.