Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

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ADORAZIONE EUCARISTICA
Cammino di preghiera su Giovanni 6
a cura di p. Gino Dal Cero
Un Pane spezzato
per la vita del mondo
7. «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo»
1. RICONOSCERE LA NOSTRA FAME
Canto eucaristico
Orazione
O Dio, Padre onnipotente,
che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine,
e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti,
fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio,
che ha voluto assumere la nostra natura umana.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Preghiera responsoriale (cf Siracide 24,1-14)
Gesù è la Sapienza di Dio, che è venuta ad abitare in mezzo al suo popolo
Rit. Sei tu, Signore, la Sapienza che si è fatta carne!
La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria; nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca. R.
«Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la terra;
io ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. R.
Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli
abissi; sulle onde del mare e su tutta la terra. R.
Su ogni popolo e nazione ho preso dominio; fra tutti questi ho cercato un
luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. R.
Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi
fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità
in Israele”. R.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non
verrò meno; nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. R.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare, e in Gerusalemme è il mio potere; ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del
Signore è la mia eredità». R.
Silenzio: «Di cosa ha bisogno la mia vita?»
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2. LA PAROLA CHE ILLUMINA
Dal vangelo secondo Giovanni (6,41-51)
41
Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: «Io
sono il pane disceso dal cielo». 42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio
di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire:
“Sono disceso dal cielo”?». 43 Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 45 Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”.
Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46 Non perché
qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47 In
verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. 48 Io sono il pane della vita.
49
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il
pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane
vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno».
Commento al brano:
(Ad ogni parte, può seguire un momento di silenzio chiuso da un ritornello cantato)
La mormorazione sull’identità di Gesù (vv. 41-42). Il verbo «mormorare»
ci ricorda il popolo d’Israele, durante l’esperienza del deserto, quando continuamente mormorava perché non capiva il progetto di Dio sulla propria vita
(cf Es 15,24; 17,3). Ma questa è anche la nostra storia: quando non capiamo Dio
– perché va oltre i nostri schemi mentali – si mormora, si entra in crisi di fede e
a volte si arriva anche ad abbandonare i valori in cui abbiamo sempre creduto,
fino a mettere in discussione la nostra stessa scelta di vita.
Ciò che fa mormorare i Giudei è la convinzione di conoscere fin troppo bene
le origini di Gesù, suo padre e sua madre, il luogo della sua provenienza, la sua
professione di falegname. Ma l’incontro con la persona di Gesù sorpassa ogni
schema umano, ed è un evento unico e fondamentale. Gesù è, per la fede, lo
“spazio storico” della rivelazione di Dio; Gesù è il Figlio di Dio, la sua umanità
è il “luogo” in cui Dio ci viene incontro gratuitamente con la sua salvezza.
A volte capita che viviamo questa stessa resistenza ad accogliere Dio, anche
nel rapporto quotidiano con le persone. Infatti, sapere tutto di una persona non
vuol dire conoscere la persona: essa rimane sempre per noi un mistero; essa è
molto di più di quello che appare ai nostri occhi. E, allora, siamo chiamati a
liberarci dai nostri modi di pensare, vedere, giudicare; siamo chiamati a saper
vedere anche in ogni volto umano la presenza di Dio, di Dio che si è fatto uomo
in Gesù, che si sta rivelando a noi, che ci sta chiamando ad amare.
Incontra Dio solo chi si lascia attirare da Lui (vv. 43-47). Gesù invita a
non mormorare; ma, per superare le proprie resistenze a credere, è necessario
lasciarsi attirare: atteggiamento che presuppone una resa a chi è più forte; e
Dio, nel suo amore gratuito, è decisamente il più forte. Ma come è possibile arrendersi? Questo atteggiamento di resa è frutto di un’altra azione, l’ascolto: «Chi
ha ascoltato il Padre… viene a me» (v. 45). È necessario imparare ad ascoltare,
aprirsi all’ascolto dell’Altro, mettendo in atto un’operazione opposta a quella
della mormorazione, che è solo ascolto di se stessi e dialogo con se stessi.
Ascoltare il Padre indica l’atteggiamento obbediente del figlio: riconoscere e
accogliere la propria figliolanza, deporre le difese per lasciarsi attirare, deporre
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le difese per imparare ad ascoltare. Solo a questa condizione è possibile riconoscere il Tu che mi sta donando la vita. Questo è il cammino che Gesù tenta di
farci fare invitandoci a lasciarci attirare interiormente da Dio stesso, coltivando il desiderio di verità e di amore che ci portiamo dentro e che ci apre alla fede
nel mistero. Allora, sentiremo la voce interiore dello Spirito che ammaestra e
che ci conduce a riconoscere in Gesù l’inviato di Dio e a trovare in lui la vita. È
come un circolo: ascoltare-credere-amare-avere la vita, un circolo trinitario da
sviluppare in noi: Gesù-Padre-Spirito Santo. Lasciamoci attrarre!
Gesù è il pane vivo, disceso dal cielo (vv. 48-51). Il v. 51 («Io sono il pane
vivo, disceso dal cielo») è l’apice della rivelazione, in riferimento all’incarnazione di Gesù, Colui che apre alla comunione con la vera vita: quella che dura,
quella che viene dal cielo, da Dio stesso. Il pane che viene dal cielo indica quindi l’incarnazione del Verbo, la Parola fatta carne. Si insiste sul fatto che Gesù
pane, uomo-Dio, possiede in se stesso la vita divina e la può quindi donare agli
uomini. Tutta l’antropologia cristiana fa riferimento al mistero dell’incarnazione; qui, in Gesù Cristo, noi abbiamo l’incontro tra l’umano e il divino, ritroviamo la nostra vera umanità.
Ecco ora la sfida, la proposta di Dio agli uomini: accettare di fare un cammino di umanizzazione assieme a Gesù. In lui possiamo riscoprire e riconoscere
la nostra originaria e fondamentale vocazione umana: essere a immagine e
somiglianza di Dio in Cristo Gesù. L’incarnazione anticipa il cammino pasquale di Gesù nel dono della sua vita, perché noi possiamo avere la vera vita. Per
questo egli si è abbassato verso di noi, fino a farsi nostro servo, fino alla croce.
Pensiamo al gesto simbolico di Gesù nella lavanda dei piedi: Gesù si abbassa
fino a lavarci i piedi, fino alla parte più bassa di noi stessi, fino a incontrare il
nostro limite e il nostro peccato. Ma è proprio qui il momento della verità e
dell’amore gratuito di Dio, da accogliere senza riserve.
L’Eucaristia è il segno di questo abbassarsi di Dio verso di noi per risollevarci alla dignità di figli, nel Figlio Gesù, fatto uomo per noi.
Per la riflessione personale:
La persona umana e divina di Gesù sta al centro del nostro cammino di fede?
Forse anche noi mormoriamo contro Dio: come e quando? Che conseguenze
ha il mistero dell’incarnazione nella nostra vita e nel rapporto con gli altri?
(Ampio spazio di silenzio)
3. Gesù pane di vita
Preghiera responsoriale (cf Giovanni 1,1-18)
Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi
Rit. Sei tu, Signore, il Pane vivo disceso dal cielo!
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. R.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza
di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. R.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta. R.
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Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo; era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo ha riconosciuto. R.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto; a quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio. R.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità. R.
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia; perché la
Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di
Gesù Cristo. R.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del
Padre, è lui che lo ha rivelato. R.
Rit. Sei tu, Signore, il Pane vivo disceso dal cielo!
(Spazio di silenzio)
Preghiera (dal Salmo 138)
Signore, tu mi scruti e mi conosci!
Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo
e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie.
La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci
tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano;
meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile.
Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte»,
nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa
come il giorno; per te le tenebre sono come luce.
4. DIVENIRE PANE SPEZZATO
Silenzio: «Signore, cosa vuoi che io faccia per te e per i fratelli?»
Preghiere di intercessione o di lode, concluse dal «Padre nostro»
Orazione
O Dio, che nel mistero eucaristico
ci hai dato il pane vivo disceso dal cielo,
fa’ che viviamo sempre in te
con la forza di questo cibo spirituale
e nell’ultimo giorno risorgiamo gloriosi alla vita eterna.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Benedizione eucaristica e Canto finale
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