Corso di FISICA TECNICA a.a. 2010/11 prof. Massimo Paroncini materiale didattico a diffusione interna distribuito gratuitamente FISICA TECNICA Interfaccia tra la fisica di base e le materie applicative Applicazione alla tecnica dei principi fisici già acquisiti Argomenti trattati Termodinamica Applicata Trasmissione del Calore Problemi termoigrometrici degli edifici Acustica Illuminotecnica Termodinamica Applicata Studio delle proprietà dei corpi e dei fenomeni che implicano uno scambio di lavoro o di energia Trasformazioni dell’energia da una forma all’altra Argomenti trattati Primo principio della termodinamica (principio di conservazione dell’energia) Secondo principio della termodinamica (qualità dell’energia oltre che quantità) Sistemi per la conversione dell’energia (cicli diretti) Sistemi per il trasferimento dell’energia (cicli indiretti: refrigerazione, pompa di calore) Termodinamica dell’aria umida Trasmissione del calore Comprensione dei fenomeni fisici Modalità della trasmissione del calore: Conduzione Convezione Irraggiamento Metodi per il calcolo dell’energia scambiata nell’unità di tempo Metodi per il calcolo della distribuzione di temperatura Problemi termoigrometrici degli edifici Dispersioni termiche attraverso l’involucro Legge 10 Certificazione energetica degli edifici Verifica Termoigrometrica Illuminotecnica Studio dei problemi connessi all’illuminazione artificiale e naturale per assicurare condizione di benessere ambientale e di comfort visivo Fotometria Sorgenti luminose artificiali e naturali Metodi per il calcolo dell’illuminamento e della luminanza Illuminazione diurna Acustica Studio dei problemi connessi alla propagazione del suono (rumore) e della sensazione psicologica che esso produce sull’uomo Psicoacustica Acustica in ambienti chiusi Correzione ambienti del comportamento acustico degli Criteri di valutazione del rumore Tecniche di isolamento acustico Testi di riferimento Termodinamica e Trasmissione del Calore Yunus A. Çengel,Termodinamica e Trasmissione del Calore, McGrawHill, 2009 Termodinamica, Trasmissione del Calore, Illuminotecnica, Acustica G. Cammarata, Fisica Tecnica Ambientale, McGraw-Hill, 2007 Problemi termoigrometrici degli edifici Appunti distribuiti durante il corso GRANDEZZE FISICHE • • • Permettono di descrivere un fenomeno fisico Devono essere quantificate ovvero misurate Vengono utilizzate quattro grandezze fisiche fondamentali: Lunghezza L, Massa M, Temperatura Θ, Tempo τ. MISURA DELLE GRANDEZZE FISICHE MISURA DELLE GRANDEZZE FISICHE • Consiste nell’associare alla grandezza un numero, secondo operazioni fissate da regole ben definite. Questo numero esprime il rapporto tra la grandezza in questione ed un’altra ad essa omogenea usata come unità di misura • MISURA DIRETTA: Si realizza confrontando direttamente la grandezza con il campione preso come unità di misura • MISURA INDIRETTA: A volte non è possibile definire un campione di una grandezza. In questo caso la misura viene dedotta dalla misura di altre grandezze fisiche di specie diversa, tramite una legge che può costituire la definizione della grandezza considerata Velocità EQUAZIONI DIMENSIONALI • Tra le grandezze fisiche intercorrono relazioni, costituite spesso dalla definizione della grandezza, che comprendono operazioni di moltiplicazione, divisione ed elevamento a potenza razionale semplice. La grandezza viene posta in relazione con le altre mediante un prodotto monomio. Si conviene di indicare la dimensione di una grandezza fisica tra parentesi quadrate [A] • • [ A ] = [ L ]a ⋅ [ M ]b ⋅ [ τ ]c ⋅ [θ ]d Gli esponenti indicano la dimensione della grandezza rispetto alle grandezze fondamentali • • • Grandezze omogenee hanno tutte le stesse dimensioni Una grandezza è adimensionale se: a = b = c = d = 0 La scelta delle grandezze fondamentali è arbitraria si osservi, però, che il campione dell’unità di misura deve soddisfare a due condizioni a) Deve essere facilmente disponibile ed usabile b) Deve essere stabile nel tempo SISTEMI DI UNITA’ DI MISURA • I sistemi di unità di misura si differenziano tra loro in base alla scelta delle grandezze fisiche fondamentali e, quindi, delle relative unità di misura Grandezze Fondamentali SI Nome Simbolo metro m Massa chilogrammo kg Tempo secondo s Intensità di corrente ampere A kelvin K Intensità luminosa candela cd Quantità di materia mole mol Lunghezza Temperatura termodinamica Grandezze Supplementari SI Nome Simbolo Angolo piano radiante rad Angolo solido steradiante sr Grandezze Derivate SI Nome Simbolo Relazione con altre unità SI hertz Hz Hz = s-1 Forza newton N N = kg .m .s-2 Pressione, Tensione pascal Pa Pa = N . m -2 Lavoro, Energia, Calore joule J J = N .m Potenza, Flusso Termico watt W W = J . s-1 Frequenza ESEMPI v F = m ⋅ a = m ⋅ = m ⋅ d ⋅ t −2 t [F ] = [M ]⋅ [L]⋅ [τ ]−2 ⇒ kg ⋅ m ⋅ s -2 L = F ⋅d P= ⇒ [L ] = [M ]⋅ [L ] ⋅ [τ ] 2 L −3 2 ⇒ [L ] = [M ]⋅ [L ] ⋅ [τ ] t −2 ⇒ kg ⋅ m 2 ⋅ s -2 ⇒ kg ⋅ m 2 ⋅ s -3 TERMODINAMICA Si occupa dello studio delle proprietà dei corpi e dei fenomeni che implicano uno scambio di Lavoro, Calore o, più in generale, di Energia AMBIENTE SISTEMA TERMODINAMICO SISTEMA TERMODINAMICA Si occupa dello studio delle proprietà dei corpi e dei fenomeni che implicano uno scambio di Lavoro, Calore o, più in generale, di Energia • • Principio Zero Equilibrio Termico • Primo Principio Conservazione dell’energia • Secondo Principio Differenza tra le varie forme di energia, studio dei fenomeni reali Terzo Principio Proprietà della materia nelle vicinanze dello zero assoluto Prenderemo in esame le questioni riguardanti l’energia meccanica e termica; saranno discussi il Primo e Secondo principio con particolare riguardo agli aspetti applicativi concernenti: macchine termiche, frigoriferi, impianti di climatizzazione Forme di Energia Macroscopica: Energia posseduta dal sistema nel suo insieme Sistema Microscopica: Energia legata alla struttura molecolare. Può essere vista come somma dell’Energia cinetica e dell’Energia potenziale della molecola Microscopica: Energia di traslazione Energia di rotazione Energia di vibrazione Energia Sensibile Energia Intermolecolare Energia latente Microscopica: Energia legate alle forze intermolecolari, ovvero alle forze che legano tra loro le molecole Energia che dobbiamo fornire per rompere il legame tra le molecole e realizzare un passaggio di stato. Un sistema allo stato liquido è ad un livello di energia più elevato di quello allo stato solido, mentre un sistema allo stato gassoso è ad un livello di energia maggiore di quello liquido. Le trasformazioni possono verificarsi senza il cambiamento della composizione chimica Energia Interna U (joule, J) È la somma delle energie microscopiche Energia Interna U U = f(T,τ) Energia sensibile Energia latente SISTEMA TERMODINAMICO • • • • APERTO: Quando scambia massa con l’esterno (Sistema con DEFLUSSO) CHIUSO: Quando non scambia massa con l’esterno (senza DEFLUSSO) ADIABATICO: Quando non scambia Calore con l’esterno ISOLATO: Quando non scambia Calore, Lavoro e Massa con l’esterno. AMBIENTE SISTEMA GRANDEZZE DI STATO Un sistema termodinamico in equilibrio è definito da un certo numero di grandezze fisiche che definiscono che ne individuano lo stato. Queste grandezze vengono dette di stato in quanto determinano univocamente lo stato fisico del sistema e la loro variazione, da uno stato ad un altro, non dipende dalla trasformazione. Possono essere di due tipi: • • • • INTENSIVE: Il valore non dipende dalla massa considerata. Es: TEMPERATURA, PRESSIONE ESTENSIVE: Il valore per l’intero sistema è uguale alla somma dei valori che competono alle singole parti del sistema stesso. Es: MASSA, VOLUME, ENERGIA INTERNA (U), ENTALPIA (H), ENTROPIA (S). Si conviene di scrivere con lettere maiuscole le grandezze estensive e con lettere minuscole quelle intensive RELAZIONI TRA LE GRANDEZZE DI STATO Se un sistema è costituito da un numero C di componenti chimicamente distinti e da un certo numero F di fasi chimicamente distinte, allora lo stato fisico del sistema, in equilibrio termodinamico, è completamente individuato quando si conoscono n grandezze intensive (n = C - F + 2). Questo significa che se si assumono m (m>n) grandezze caratteristiche del sistema, allora esistono m-n equazioni del tipo: F1 (X1, X2, ......., Xn) = 0 • . . Fm-n (X1, X2, ......., Xn) = 0 • Es: Lo stato termodinamico di un fluido è individuato da due grandezze di stato. Se si considerano tre grandezze queste sono legate tra loro da una Equazione di Stato del tipo: F(P,T,V) = 0 EQUILIBRIO DI UN SISTEMA TERMODINAMICO • • • MECCANICO: Se, per esempio, la pressione P = costante TERMICO: Quando la temperatura T = cost. non c’è scambio termico CHIMICO: Non ci sono reazioni chimiche o fenomeni di diffusione di specie chimiche. Questo equilibrio è caratterizzato da un potenziale chimico costante. Un sistema è in equilibrio termodinamico quando è contemporaneamente in equilibrio meccanico, chimico e termico FLUIDO TERMODINAMICO Considereremo sistemi chimicamente omogenei ovvero costituiti da sostanze pure o riconducibili a queste. Una sostanza è considerata pura quando ha una struttura molecolare uniforme ed invariabile oppure quando è costituita da una soluzione di sostanze omogenee in rapporto fisso tra loro (aria) PRINCIPIO ZERO Adiabatico Conduttore X1 ,Y1 X2 , Y2 X3 , Y3 Se due sistemi sono in equilibrio termico con un terzo sistema, sono in equilibrio termico tra di loro. Ciò non vuol dire che abbiano lo stesso stato termodinamico ma solo che tra essi non c’è scambio termico MISURA DELLA TEMPERATURA Per poter stabilire una scala di misura di una grandezza fisica si deve poter stabilire un criterio di confronto e uno di somma. Pertanto fissata l’unità di misura della grandezza in esame resta determinata l’intera scala. E’ ciò che accade per la Lunghezza, Massa, Volume ed altre grandezze ma non per la Temperatura in quanto per questa si può stabilire un criterio di confronto (Principio Zero) ma non di somma. Per la temperatura risulta necessario fissare l’intera scala. Costruire una scala della temperatura significa mettere in corrispondenza biunivoca una serie di numeri con i livelli termici individuabili per mezzo del Principio Zero. Un dispositivo di misura che permette di associare ad ogni livello termico un numero è chiamato TERMOMETRO. SCALA DI TEMPERATURA Detta X la sostanza termometrica e T = a . X la legge che lega la temperatura alla sostanza termometrica si ha: T(Xg) = a . Xg Per il punto di fusione del ghiaccio T(Xv) = a . Xv Per il punto di ebollizione dell’acqua Punto di ebollizione dell’acqua a pressione atmosferica 100°C Punto di fusione del ghiaccio a pressione atmosferica 0°C a= T(X v ) − T(X g ) Xv − Xg T(X ) = ⇒ T(X ) = T(X v ) − T(X g ) ⋅X Xv − Xg 100 ⋅X Xv − Xg Con questa scala si misurano per definizione 100 gradi di differenza tra due punti di riferimento (SCALA CENTIGRADA) ma non è detto che le loro indicazioni coincidano per ogni altra situazione 100 ⋅L Lv − Lg 100 ⋅R T( L) = Rv − Rg 100 ⋅E T( E) = Ev − Eg 100 ⋅P T( L) = Pv − Pg 100 ⋅V T( V) = Vv − Vg T( L) = Termometro a liquido (Alcool, Hg) Termometro a resistenza elettrica Termometro a termocoppia Termometro a gas a volume costante Termometro a pressione costante Adoperando il termometro a gas a volume costante, le indicazioni che si ottengono con differenti gas sono tanto più vicine quanto più Pg tende a zero. Il comportamento a cui tendono tutti i gas al tendere a zero della pressione si dice comportamento del gas ideale. L’espressione scritta sotto definisce quindi la temperatura del termometro a gas ideale (Volume costante). L’unità di misura nel S.I. è il kelvin K T(K) O2 717.75 T = lim Pg → 0 100 ⋅P Pv − Pg Aria H2 N2 P(kPa) La temperatura di fusione del ghiaccio è definita come: Tg = 100 ⎛ Pv⎞ lim Pg → 0 ⎜ ⎟ − 1 ⎝ Pg⎠ Tg = 273.15 K Accanto alla scala di temperatura in kelvin è usata la scala in gradi celsius (°C), definita come: t (°C) = T(K) - 273.15 Successivamente anziché la temperatura di fusione del ghiaccio è stata presa a riferimento la temperatura del punto triplo dell’acqua TT posta per definizione pari a: TT = 273,16 K 27316 . = a ⋅ XT T( X) = 27316 . ⋅ X XT T( P) = 27316 . ⋅ P PT Scegliendo 273.16 permette di mantenere Tg = 273,15. Infatti per l’acqua al passare della pressione dal valore di saturazione (0.006 atm) al valore del punto di fusione normale (1 atm) corrisponde una diminuzione della temperatura di fusione di un centesimo di grado. La temperatura del punto triplo dell’acqua è quindi di 0.01 °C GAS IDEALE Dalla definizione di temperatura assoluta abbiamo visto che, per un qualsiasi gas, in un termometro a volume costante si ha: T = 273 .16 lim pT → 0 p pT Questo è dovuto al fatto che per un gas ideale il prodotto pressione volume molare dipende solo dalla temperatura. V Detto ν il volume molare definito come: v = n ideale si ha: ( ) lim p v = f (T p→ 0 ) ( ) con n numero di moli per un gas lim p v = A p→ 0 Con A funzione della sola temperatura GAS IDEALE ( ) V n = 273 .16 lim p v T = 273 .16 lim pT → 0 V lim p v T pT n ( ) ( ) p p T = 273 . 16 lim pT → 0 p T ( ) lim p v T T lim p v = 273 . 16 ( ) lim p v con T = 22 .414 da cui m 3 atm kmol Il valore di 22.414 rappresenta il volume occupato da una kmole di gas ideale alla pressione di 1 atm ed alla temperatura del punto triplo dell’acqua ( ) lim p v T 22 .414 ⋅ 1 .01325 ⋅ 10 5 J J = = 8314 .2 273 .16 273 .16 kmol ⋅ K kmol ⋅ K Indicando con R = 8314 . 2 J K ⋅ kmol GAS IDEALE p ⋅ v = R⋅T Pertanto l’equazione di stato di un gas ideale può essere scritta come: Dove R è la costante universale del gas Sostituendo al volume molare la sua espressione si ha: p ⋅V = nR ⋅ T V m3 v= = M kg Introducendo il volume specifico v definito come il volume occupato per unità di massa p ⋅ v ⋅ M = nR ⋅ T Indicando con M = p ⋅v = M la massa molecolare si ha: n n R ⋅T M p⋅v = R ⋅T M GAS IDEALE Indicando con si ha: R= R una costante che dipende dalla massa molecolare del gas M p ⋅ v = R⋅T L’equazione sopra scritta costituisce la prima proprietà del gas ideale Il gas ideale non esiste in natura, ma la legge è tanto più verificata quanto più piccola è la massa molecolare, quanto più bassa è la pressione e quanto più alta è la temperatura rispetto alla temperatura critica. L’aria, ad esempio, può considerarsi un gas ideale con un errore dell’1% alla temperatura ambiente e per pressioni fino a 25 atm Forme di Energia Macroscopica: Energia posseduta dal sistema nel suo insieme Sistema Microscopica: Energia legata alla struttura molecolare. Può essere vista come somma dell’Energia cinetica e dell’Energia potenziale della molecola Microscopica: Energia di traslazione Energia di rotazione Energia di vibrazione Energia Sensibile Energia Intermolecolare Microscopica: Energia legate alle forze intermolecolari, ovvero alle forze che legano tra loro le molecole Energia latente Energia che dobbiamo fornire per rompere il legame tra le molecole e realizzare un passaggio di stato. Un sistema allo stato liquido è ad un livello di energia più elevato di quello allo stato solido, mentre un sistema allo stato gassoso è ad un livello di energia maggiore di quello liquido. Le trasformazioni possono verificarsi senza il cambiamento della composizione chimica Energia Interna U (joule, J) È la somma delle energie microscopiche Energia Interna U U = f(T) Energia sensibile Energia latente DIAGRAMMA T - v D B C Se la pressione passa da 0.1 MPa (100 kPa) a 100 MPa, il volume specifico v diminuisce. L’ebollizione inizia ad una temperatura più elevata (179.9 °C), il volume specifico del liquido saturo aumenta, mentre quello del vapore saturo diminuisce. Ne deriva che il segmento che unisce i punti di liquido saturo e vapore saturo è molto più corto. Un ulteriore aumento della pressione renderà più corto questo segmento, fino a ridurlo ad un punto. Per l’acqua questo avviene per una pressione di 22.09 MPa. Questo punto viene detto punto critico ed è caratterizzato dalla coincidenza dei punti rappresentativi dello stato di liquido saturo e dello stato di vapore saturo. La temperatura, la pressione ed il volume specifico di una sostanza pura che si trovi al punto critico sono chiamati, rispettivamente, temperatura critica Tcr, volume specifico critico vcr, pressione critica. Per l’acqua: A •Pcr = 22.09 MPa •Tcr = 374.14 °C •vcr = 0.003155 (m3/kg) DIAGRAMMA p-v-T DIAGRAMMA p-v-T (Acqua) LIQUIDO SOTTORAFFREDDATO E VAPORE SURRISCALDATO Un liquido che per una data pressione si trova ad una temperatura inferiore a quella di saturazione, corrispondente a quella pressione, viene detto liquido sottoraffreddato. Analogamente un liquido è sottoraffreddato se, per una data temperatura, si trova ad una pressione superiore alla pressione di saturazione corrispondente a quella temperatura. Un vapore si dice vapore surriscaldato se si trova, per una data pressione, ad una temperatura maggiore della temperatura di saturazione corrispondente alla pressione data. Analogamente un vapore si dice surriscaldato se, per una data temperatura, si trova ad una pressione inferiore alla pressione di saturazione corrispondente alla temperatura data. DIAGRAMMA p - v Nel diagramma p-v le linee a temperatura T costante sono decrescenti, come mostrato in figura. Il diagramma p-v non è molto usato nella tecnica in quanto il volume specifico del liquido lungo la curva limite inferiore, quando si è lontani dal punto critico, di molto inferiore del volume specifico del vapore saturo lungo la curva limite superiore. Per l’acqua a 20°C vl = 0.001 m3/kg e vv = 57.84 m3/kg. Il diagramma riportato in figura è volutamente deformato. PROCESSI TERMODINAMICI Consistono in trasformazioni che da uno stato iniziale di equilibrio termodinamico portano ad uno stato finale, sempre di equilibrio termodinamico • Processo aperto • Lo stato iniziale e finale non coincidono • Processo chiuso o ciclo • Lo stato finale e iniziale coincidono • Sistema chiuso o senza deflusso • La massa resta confinata all’interno del sistema. Si possono avere scambi di calore e lavoro con l’esterno. • Sistema aperto o con deflusso • Viene scambiata della massa con l’esterno TRASFORMAZIONI REVERSIBILI O QUASI STATICHE IN SISTEMI SENZA DEFLUSSO dx R (2) • • • • • CASO IDEALE: R = 0 (1) Espansione senza attrito δL = p . dv CASO REALE: (1) Espansione con attrito δL = p . dv - R . dx dal sistema si ottiene un lavoro minore (2) Compressione con attrito δL = p . dv +R . dx sul sistema si compie un lavoro maggiore P (1) R dx dx = w . dτ Se la trasformazione avviene in un tempo che tende all’infinito allora la possiamo considerare quasistatica LAVORO LUNGO UNA TRASFORMAZIONE REVERSIBILE p p 2 1 2 1 L12 (+) v1 L21 (-) v2 2 L = ∫ p ⋅ dv 1 v v1 v2 v Il lavoro è l’area sottesa dalla curva ed è positivo quando c’è una espansione Quando c’è una compressione è negativo LAVORO LUNGO UN CICLO CHIUSO REVERSIBILE p p 1 Ln (-) Ln (+) v1 v2 2 1 2 v v1 Ln = L12 + L21 (+) L12 > 0 ; L21 < 0 L12 > L21 Ln = L12 + L21 (-) L12 > 0 ; L21 < 0 L12 < L21 CICLO DIRETTO CICLO INVERSO v2 v CONVENZIONE SUI SEGNI • (1) Espansione senza attrito δL = p . dv (+) Lavoro fatto dal sistema sull’esterno. Si prende positivo (+) • (2) Compressione senza attrito δL = p . dv (-) Il lavoro è fatto dall’esterno sul sistema. Si prende negativo (-) • Il calore è positivo quando dall’esterno entra nel sistema. • E’ negativo quando è ceduto dal sistema all’esterno Q(+) P L(+) (1) dx Q(-) P L(-) (2) dx L (+) Q (+) Q (-) Sistema L (-) LAVORO CON DEFLUSSO • SISTEMI APERTI necessità di valutare il lavoro utile prodotto da una massa m di fluido che entra in una sezione ed esce da un’altra Turbina Pompa 1 Sezione di ingresso 2 Sezione di uscita T Turbina Lu Lavoro utile A Alternatore 1 Lu T A Tensione alternata 2 EQUAZIONE DI BERNOULLI 2 Lu 1 1 Sezione di ingresso 2 Sezione di uscita τ 1 2 Lu ΔE = ∑ ( Le + Li ) τ+dτ Le Li ΔE Lu 1 2 Ι ΙΙ ΙΙΙ Lavoro esterno Lavoro interno variazione dell’energia cinetica Espressione di ΔE ΔE = ( EIII + EII )τ +Δτ −( EII + EI )τ [ ΔE = ( EIII )τ +Δτ − ( EI )τ + ( EII )τ +Δτ − ( EII )τ [ lim Δτ → 0 = ( E II )τ + Δτ − ( E II )τ ( EIII )τ +Δτ ( EI )τ ] ] ∂E II = dτ ∂τ Energia cinetica nella sezione di uscita Energia cinetica nella sezione di ingresso Indicata con e l’energia cinetica per unità di massa e con m* la portata di massa, ovvero la massa che attraversa una data sezione nell’unità di tempo, possiamo scrivere: lim Δτ → 0 ( E III )τ + Δτ = e2 ⋅ m2 = e2 ⋅ m2* ⋅ dτ lim Δτ → 0 ( E I )τ = e1 ⋅ m1 = e1 ⋅ m1* ⋅ dτ Quindi ∂E dτ + e2 ⋅ m2* − e1 ⋅ m1* ⋅ dτ = dE ∂τ ( ) Regime Stazionario In regime stazionario ∂E = 0 ∂τ m 1* = m 2* = m * Indicate con w le velocità 2 2 w − w 1 dE = m* (e2 − e1 ) ⋅ dτ = 2 ⋅ m* ⋅ dτ 2 Espressione dei Lavori Esterni In regime stazionario ∑ L = L e + Li ∂ L e = ∂ L g + ∂ L n + ∂ L 'u t + ∂ L a δLg: Lavoro della forza di gravità ∂ L g = − dU p ∂ L g = − m * ⋅ g ⋅ ( z 2 − z1 ) ⋅ d τ Espressione dei Lavori Esterni δLn: Lavoro della forze di pressione ∂Ln = p1 ⋅ A1 ⋅ dx1 − p 2 ⋅ dA2 ⋅ dx 2 ∂ L n = p 1 ⋅ dV 1 − p 2 ⋅ dV 2 ∂Ln = ( p1 ⋅ v1 − p2 ⋅ v2 ) ⋅ m*dτ Espressione dei Lavori Esterni δL’UT: Lavoro utile ∂ L ' UT = − L ' 12 ⋅ m * ⋅ d τ δL’a: Lavoro delle forze di attrito ∂ L ' a = − R12 ⋅ m * ⋅ d τ Espressione dei Lavori Interni ’’ A’ A 1 2 dx P Ι ΙΙ ΙΙΙ P+dP ∂ * Li = ( P + dP ) ⋅ A' '⋅dx − P ⋅ A' dx ∂ * Li = − P ⋅ dV ' + P ⋅ dV ' ' + dP ⋅ dV ' ' Trascurando dPdV’’ ∂ * Li = − P (dV '− ⋅ dV ' ' ) Espressione dei Lavori Interni ∂ * Li = − P[v − (v + dv )] ⋅ m * dτ ∂ * Li = − P ⋅ dv ⋅ m * ⋅dτ Integrando su tutto il sistema 2 ∂ Li = m d τ ∫ P ⋅ dv * 1 CONCLUSIONI dE = ∑∂L w22 − w12 * m ⋅ dτ = −m* g(z2 − z1 )dτ + (P1 ⋅ v1 − P2 ⋅ v2 )m* ⋅ dτ − L'12⋅m*dτ − R12 ⋅ m*dτ + m*dτ ⋅ ∫ P ⋅ dv 2 1 2 2 ma (P1 ⋅ v 1 − P2 ⋅ v 2 ) + ∫ P ⋅ dv 2 = − ∫ v ⋅ dP 1 1 Equazione di Bernoulli per deflusso stazionario, monodimensionale 2 ⎛ w 22 − w12 ⎞ * ⎜ ⎟ ( ) + − + ⋅ + + g z z v dP L ' R 2 1 12 12 ⎟ ⋅ m d τ = 0 ∫ ⎜ 2 1 ⎝ ⎠ In termini di potenza e per unità di massa w22 − w12 + g (z 2 − z1 ) + ∫ v ⋅ dP + L '12 + R12 = 0 2 1 2 CONCLUSIONI Deflusso senza lavoro utile w 22 − w 12 + g (z 2 − z 1 ) + 2 2 ∫ v ⋅ dP + R 12 = 0 1 Deflusso senza lavoro utile e senza attrito w 22 − w12 + g (z 2 − z1 ) + ∫ v ⋅ dP = 0 2 1 2 Deflusso senza lavoro utile e senza attrito di un fluido incomprimibile w 22 − w 12 + g (z 2 − z 1 ) + v (P2 − P1 ) = 0 2 LAVORO IN SISTEMI CON DEFLUSSO L’12 1 2’ 2 1’ L'12 = − ∫ vdP Il lavoro L12 rappresenta il lavoro totale scambiato fra il sistema e l’esterno, somma del lavoro utile L’12 e del lavoro di immissione ed emissione: L 12 = L ' 12 + P2 ⋅ v 2 − P1 ⋅ v 1 L'12 = L12 − P2 v2 + P1v1 Sostituendo L12 nell’espressione precedente si ha: 2 L'12 = − ∫ vdp 2 L'12 = ∫ Pdv − P2v2 + P1v1 1 1 CONCLUSIONI Nell’ipotesi si possa trascurare la variazione di energia cinetica, la variazione di energia potenziale ed il lavoro delle forze di attrito (trasformazioni reversibili) si ha: 2 L '12 = − ∫ v ⋅ dP 1 p 2 2 L'12 = − ∫ v ⋅ dP 1 1 v2 v1 v ESEMPI Processo a volume costante È quanto avviene in una turbina idraulica dove P1 e P2 sono le pressioni a monte ed a valle della turbina. Le variazioni di volume sono trascurabili. Il lavoro utile esterno è dovuto alla differenza tra il lavoro di immissione e quello di emissione. Per trasformazioni reversibili si ha: 2 L '12 = − ∫ v ⋅ dP = v (P1 − P2 ) 1 Qu = 50 kJ 10 kg 16 °C Qe = 1500 kJ L=0 10 kg 50 °C p Qe 1 2 Ln (+) Qu v1 v2 v PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA In un processo ciclico la quantità di calore netto scambiata fra il sistema e l’esterno (presa con il suo segno) è uguale alla quantità di lavoro netto scambiato (presa con il suo segno). ∫ δQ = ∫ δL Il primo principio si chiama anche principio della equivalenza fra calore e lavoro o anche principio di conservazione dell’energia ∫ d (Q − L ) = 0 ∫ d (Q − L) = ∫ dU t =0 δ Q = dU t + δ L PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Per unità di massa δ Q = du t + δ L dove ⎞ ⎛ w2 dut = d ⎜⎜ u + + g ⋅ z ⎟⎟ 2 ⎠ ⎝ Dove ut è la somma di tre termini: •Energia interna u 2 •Energia cinetica w 2 •Energia potenziale g⋅ z w2 δ Q = du + δ L + d + g ⋅ dz 2 Per una trasformazione finita w 22 − w12 Q12 = u 2 − u1 + L12 + + g ( z 2 − z1 ) 2 Trascurando le variazioni di energia cinetica e potenziale si ha: δ Q = du + pertanto δL PRIMO PRINCIPIO NEI SISTEMI CON DEFLUSSO ENTALPIA L’12 1 2 2’ 1’ Per l’unità di massa Q12 w 22 − w12 = u 2 − u1 + L12 + + g (z 2 − z1 ) 2 Il lavoro L12 rappresenta il lavoro totale scambiato fra il sistema e l’esterno, somma del lavoro utile L’12 e del lavoro di immissione ed emissione: L 12 = L ' 12 + P2 ⋅ v 2 − P1 ⋅ v 1 Sostituendo L12 nell’espressione precedente si ha: PRIMO PRINCIPIO NEI SISTEMI CON DEFLUSSO ENTALPIA Q12 = u2 − u1 + L'12 + P2 ⋅ v 2 − P1 ⋅ v1 + w22 − w12 + g (z 2 − z1 ) 2 Q12 = (u2 + P2 ⋅ v2 ) − (u1 + P1 ⋅ v1 ) + L'12 + w22 − w12 + g (z2 − z1 ) 2 Definendo l’entalpia per unità di massa come: h = (u + P ⋅ v) Q12 w 22 − w12 = h 2 − h1 + L '12 + + g ( z 2 − z1 ) 2 L’equazione sopra scritta rappresenta il primo principio per sistemi con deflusso. L’entalpia, essendo somma di funzioni di stato, è una funzione di stato PRIMO PRINCIPIO NEI SISTEMI CON DEFLUSSO Trascurando le variazioni di energia cinetica e potenziale ed utilizzando la forma differenziale, possiamo riscrivere il primo principio come: δ Q = dh + δ L ' 2 Per trasformazioni reversibili L ' 12 = − ∫ v dP da cui 1 solo per trasformazioni reversibili δ Q = dh − vdP CALORI SPECIFICI Si consideri l’energia interna come funzione di due variabili allora: u = f (T, v) ⎛ ∂u ⎞ ⎛ ∂u ⎞ du = ⎜ ⎟ dT + ⎜ ⎟ dv ⎝ ∂v ⎠T ⎝ ∂T ⎠v Definendo il calore specifico a volume costante cv come il rapporto tra la variazione di energia interna che subisce l’unità di massa del sistema e la sua variazione infinitesima di temperatura fra due stati di equilibrio allo stesso volume ⎛ ∂u ⎞ cv = ⎜ ⎟ ⎝ ∂T ⎠ v ⎛ ∂u ⎞ du = c v dT + ⎜ ⎟ dv ⎝ ∂v ⎠ T Per un processo a volume costante du = c v dT CALORI SPECIFICI Per un processo a volume costante e reversibile δQ = du da cui δQ = cv dT Si consideri l’entalpia come funzione di due variabili allora: h = f (T, p) Definendo il calore specifico a pressione costante cp come il rapporto tra la variazione di entalpia che subisce l’unità di massa del sistema e la sua variazione infinitesima di temperatura fra due stati di equilibrio alla stessa pressione ⎛ ∂h ⎞ ⎛ ∂h ⎞ dh = ⎜ ⎟ dT + ⎜⎜ ⎟⎟ dp ⎝ ∂T ⎠ p ⎝ ∂p ⎠T CALORI SPECIFICI Dalla definizione di calore specifico a pressione costante ⎛ ∂h ⎞ cp = ⎜ ⎟ da cui ⎝ ∂T ⎠p ⎛ ∂h ⎞ dh = c p dT + ⎜⎜ ⎟⎟ dp ⎝ ∂p ⎠ T Per un processo isobaro e reversibile δQ = dh da cui δQ = c p dT CALORI SPECIFICI Oltre ai calori specifici a pressione e volume costante si possono definire calori specifici lungo altre trasformazioni. Questi calori specifici vanno definiti in funzione di variazioni di parametri del sistema. Per il momento possiamo dire che il calore specifico lungo una trasformazione reversibile è definito come il rapporto tra il calore scambiato durante un processo e la variazione di temperatura che il sistema subisce. Per un processo fra due stati molto vicini si ha: ⎛ ∂Q ⎞ c = ⎜ ⎟ ⎝ ∂T ⎠ Processo adiabatico δQ = 0 c=0 Processo isotermo dT = 0 c=∞ Compressione di un gas con cessione di calore dT > 0 δQ < 0 c<0 GAS IDEALE Dalla definizione di temperatura assoluta abbiamo visto che, per un qualsiasi gas, in un termometro a volume costante si ha: T = 273 .16 lim pT → 0 p pT Questo è dovuto al fatto che per un gas ideale il prodotto pressione volume molare dipende solo dalla temperatura. V Detto v il volume molare definito come: v = n ideale si ha: ( ) lim p v = f (T p→ 0 ) con n numero di moli per un gas ( ) lim p v = A p→ 0 Con A funzione della sola temperatura GAS IDEALE p T = 273 . 16 lim pT → 0 p T ( ) ( ) lim p v T lim p v = T 273 . 16 V n = 273 .16 lim p v T = 273 .16 lim pT → 0 V lim p v T pT n ( ) ( ) p con ( ) lim p v T = 22 .414 da cui m 3 atm kmol Il valore di 22.414 rappresenta il volume occupato da una kmole di gas ideale alla pressione di 1 atm ed alla temperatura del punto triplo dell’acqua ( ) lim p v T 22 .414 ⋅ 1 .01325 ⋅ 10 5 J J = = 8314 .2 273 .16 273 .16 kmol ⋅ K kmol ⋅ K Indicando con R = 8314 . 2 J K ⋅ kmol GAS IDEALE p ⋅ v = R⋅T Pertanto l’equazione di stato di un gas ideale può essere scritta come: Dove R è la costante universale del gas Sostituendo al volume molare la sua espressione si ha: p ⋅V = nR ⋅ T Introducendo il volume specifico v definito come il volume occupato per unità di massa V m3 v= = M kg p ⋅ v ⋅ M = nR ⋅ T Indicando con M = p ⋅v = n R ⋅T M M la massa molecolare si ha: n p⋅v = R ⋅T M GAS IDEALE Indicando con si ha: R= R una costante che dipende dalla massa molecolare del gas M p ⋅ v = R⋅T L’equazione sopra scritta costituisce la prima proprietà del gas ideale Il gas ideale non esiste in natura, ma la legge è tanto più verificata quanto più piccola è la massa molecolare, quanto più bassa è la pressione e quanto più alta è la temperatura rispetto alla temperatura critica. L’aria, ad esempio, può considerarsi un gas ideale con un errore dell’1% alla temperatura ambiente e per pressioni fino a 25 atm ENERGIA INTERNA ED ENTALPIA DI UN GAS IDEALE La seconda legge che caratterizza il gas ideale riguarda l’espressione dell’energia interna e deriva da una esperienza dovuta a Joule. Con questa esperienza si dimostrò che, per un gas ideale, l’energia interna è funzione della sola temperatura. u = f (T ⎛ ∂u ⎞ ⎛ ∂u ⎞ du = ⎜ ⎟ dT + ⎜ ⎟ dv ⎝ ∂T ⎠v ⎝ ∂v ⎠T ⎛ ∂u du = ⎜ ⎝ ∂T ⎞ ⎟ dT ⎠ ) perciò il secondo termine del secondo membro è, quindi, nullo. pertanto du = cv dT L’espressione è valida per un gas ideale qualunque sia la trasformazione ENERGIA INTERNA ED ENTALPIA DI UN GAS IDEALE Se si considera la funzione entalpia per un gas ideale h = f (T ) ⎛ ∂h ⎞ ⎛ ∂h ⎞ dh = ⎜ ⎟ dT + ⎜⎜ ⎟⎟ dp ⎝ ∂T ⎠ p ⎝ ∂p ⎠T ⎛ ∂h dh = ⎜ ⎝ ∂T ⎞ ⎟ dT ⎠ perciò il secondo termine del secondo membro è, quindi, nullo. Pertanto dh = c p dT L’espressione è valida per un gas ideale qualunque sia la trasformazione RELAZIONE TRA I CALORI SPECIFICI Dalla definizione di entalpia si ha: dh = du + d ( p ⋅ v ) h = u + p⋅v c p dT = c v dT + d (RT ) da cui Indicando perciò c p dT = c v dT + RdT c p = cv + R k = cp cv con k>1 cp = k R k −1 cv = 1 R k −1 ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE 1) Processo ISOCORO (volume costante) p pv = RT 2 (Pa) p1v = RT1 p1 p2 = T1 T2 p2 v = RT2 1 v v (m3/kg) Processo ISOCORO senza deflusso δQ = du + δL δQ = du + pdv δQ = du δQ = cv dT ma v = cost. Q12 = cv (T2 − T1 ) δL = 0 ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE p Processo ISOCORO con deflusso 2 (Pa) δ Q = dh + δ L ' δQ = dh − vdp L’12 1 2 L'12 = − ∫ vdp L'12 = −v( p2 − p1 ) 1 v (m3/kg) v Q12 = c p (T2 − T1 ) − v( p2 − p1 ) Q12 = c p (T2 − T1 ) − vp2 + vp1 = c p (T2 − T1 ) − RT2 + RT1 Q12 = (c p − R)(T2 − T1 ) Q12 = cv (T2 −T1) ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE 2) Processo ISOBARO (pressione costante) p pv = RT pv1 = RT1 pv 2 = RT2 (Pa) 1 v1 v 2 = T1 T2 2 L12 v1 Processo ISOBARO senza deflusso δQ = du + δL δQ = du + pdv Q12 = cv (T2 − T1 ) + L12 2 L12 = ∫ pdv = p(v2 − v1 ) 1 Q12 = cv (T2 − T1 ) + p(v2 − v1 ) Q12 = cp (T2 − T1 ) v2 v (m3/kg) ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE p Processo ISOBARO con deflusso (Pa) δ Q = dh + δ L ' δQ = dh − vdp 1 2 2 L'12 = − ∫ vdp L '12 = 0 1 v1 v2 v (m3/kg) Q12 = c p (T2 − T1 ) ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE 3) Processo ISOTERMO (temperatura costante) p pv = costante pv = RT p1v1 = RT 1 (Pa) p1v1 = p2v2 p2v2 = RT 2 L12 v1 Processo ISOTERMO senza deflusso δQ = du + δL δQ = δL ma v2 v (m3/kg) δ u = c vδ T = 0 Q 12 = L12 2 2 1 1 L12 = ∫ pdv = ∫ RT Q 12 = L 12 = RT ln v2 v1 v dv = RT ln 2 v v1 ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE 1 Processo ISOTERMO con deflusso δQ = dh + δL' δQ = δL' ma δh = c pδT = 0 2 L12 Q 12 = L '12 2 2 1 1 L'12 = −∫ vdp = −∫ RT v1 v2 v (m3/kg) p RTv2 v dp = RT ln 1 = RT ln = RT ln 2 p p2 RTv1 v1 Q 12 = L '12 = RT ln v2 v1 Il lavoro lungo una isoterma reversibile nel caso con deflusso è lo stesso di quello nel caso senza deflusso ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE 3) Processo ADIABATICO (senza scambio di calore) p (Pa) δQ = du + δL ma pv = RT c v dT + pdv = 0 da cui pdv + vdp = (c p − cv )dT 1 (1) pdv + vdp = RdT dT = L12 pdv + vdp c p − cv v1 2 v2 sostituendo in (1) cv ( pdv + vdp) + pdv cp − cv c p pdv + c v vdp = 0 pv = costante k k dv dp + = 0 v p p 1 v 1k = p 2 v 2k v (m3/kg) ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE La curva che rappresenta l’adiabatica è più ripida di quella che rappresenta l’isoterma (iperbole equilatera) p (Pa) 1 isoterma 2 adiabatica v1 infatti per l’iperbole (isoterma) si ricava v2 v (m3/kg) dp p = − dv v p dp = −k v dv per l’adiabatica ALCUNI PROCESSI DEL GAS IDEALE Trasformazione deflusso δ Q = du + δ L adiabatica reversibile senza ma δ Q = 0 quindi δ L = − du L12 = − c v ( T 2 − T1 ) = c v ( T1 − T 2 ) p 1 (Pa) (J kg-1) 2 L12 Trasformazione deflusso δ Q = dh + δ L ' adiabatica reversibile con v1 δ L ' = − dh L'12 = −c p (T2 − T1 ) = c p (T1 − T2 ) L '12 = kc v ( T1 − T 2 ) v2 v (m3/kg) p (Pa) In una adiabatica con deflusso il lavoro è k volte quello senza deflusso 1 L’12 v1 2 v2 v (m3/kg) SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Il primo principio esprime la conservazione dell’energia e fissa l’equivalenza fra le diverse forme È esperienza comune che un oggetto a temperatura maggiore posto in un ambiente a temperatura minore diminuisca la sua temperatura. L’energia termica persa dall’oggetto a temperatura maggiore è uguale quella ricevuta dall’ambiente circostante Oggetto “caldo” Ambiente più “freddo” Q Il primo principio della termodinamica non vieta che un oggetto “caldo” posto in un ambiente più “freddo” si riscaldi. È esperienza comune che ciò non si verifica. SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Ambiente più freddo Nel riscaldamento di un ambiente ottenuto tramite una stufa a resistenza elettrica, l’energia elettrica fornita ai capi della resistenza è uguale all’energia ceduta sotto forma di calore all’ambiente. In accordo con il primo principio della termodinamica Q Ee Q Ee=0 Fornendo calore alla stufa non si provoca una generazione di una pari quantità di energia elettrica ai capi della resistenza, anche se ciò non è in contrasto con il primo principio della termodinamica Le trasformazioni avvengono spontaneamente solo in un certo verso e non secondo quello opposto. SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Il primo principio della termodinamica non pone alcuna restrizione al verso di una trasformazione e la sua soddisfazione non assicura che la trasformazione avvenga in realtà, si sopperisce a questa inadeguatezza con il secondo principio della termodinamica. 1° principio 2° principio trasformazione Una trasformazione può avvenire soltanto se soddisfa contemporaneamente il primo ed il secondo principio della termodinamica Il secondo principio della termodinamica non si limita alla sola individuazione del verso di una trasformazione, ma fornisce i mezzi necessari per determinare la qualità dell’energia e per quantificarne il degrado a seguito di una trasformazione, permettendo inoltre di determinare i limiti teorici per la prestazione dei dispositivi di trasformazione dell’energia. SERBATOI DI ENERGIA TERMICA Il serbatoio di energia termica o serbatoio di calore è definito come un corpo di capacità termica ( C = m ⋅ c ) relativamente grande e tale da fornire o assorbire una qualsiasi quantità finita di calore senza subire alcuna variazione di temperatura •oceani Esempi •laghi •fiumi •atmosfera Sorgente Q Q Pozzo I serbatoi che forniscono calore sono anche detti sorgenti, mentre quelli che lo assorbono sono detti pozzi (sorgenti a temperatura inferiore) MOTORI TERMICI Il lavoro può essere facilmente convertito in altre forme di energia, ma, al contrario, la conversione di altre forme di energia in lavoro non è spontanea né semplice. Per convertire il calore in lavoro c’è bisogno di dispositivi appositamente progettati detti motori termici con Sorgente T1 T1 > T0 Qe I motori termici •ricevono calore da una sorgente ad alta temperatura •convertono parte di questo calore in lavoro Ln MT •cedono la parte rimanente di calore ad una sorgente a temperatura inferiore •funzionano secondo un ciclo Qu Ln = Qe + Qu Ln = Qe − Qu Sorgente T0 RENDIMENTO TERMICO DI UNA MACCHINA TERMICA Poiché il calore ceduto dal sistema alla sorgente a temperatura inferiore è sempre diverso da zero, il lavoro netto fornito dal sistema all’esterno è sempre minore del calore assorbito dalla sorgente a temperatura maggiore. Si può quindi quantificare l’efficienza di una macchina termica mediante il rendimento termico η definito come: η= Ln Qe dove Ln è il lavoro netto fornito dal sistema e Qe il calore assorbito dal sistema. Dal primo principio si ha: η= considerando i segni Qe + Qu Q = 1+ u Qe Qe η =1− Qu Qe Esempi di rendimento •autovettura 20% •motori Diesel 30% •grandi impianti a vapore 40% 0<η<1 RENDIMENTO TERMICO DI UNA MACCHINA TERMICA Lu = 15 kJ P P P Gas 90°C Gas Gas 30°C 30°C Qe = 100 kJ Qu = 85 kJ Pozzo 20 °C Sorgente 100 °C Se fosse possibile cedere nuovamente alla sorgente a 100°C gli 85 kJ dell’energia del gas, si avrebbe un motore in cui η = 1. Ovviamente ciò non è possibile. Per consentire al gas di tornare nelle condizioni iniziali, si dovrebbe, per esempio, scambiare calore con un pozzo a 20°C. Questa energia non può essere utilizzata e prende il nome di energia di scarico Secondo Principio della Termodinamica: enunciato di KELVIN - PLANCK È impossibile costruire una macchina ciclica il cui unico effetto sia la trasformazione in lavoro di tutto il calore assorbito da una sorgente a temperatura uniforme e costante η= 26 % Sorgente T1 η= 100 % Sorgente T1 Qe = 2729 kJ/kg Qe = 2729 kJ/kg Ln = 2729 kJ/kg Ln = 709 kJ/kg MT MT Qu = 2019 kJ/kg Pozzo T0 Qu = 0 SCHEMA DI UN IMPIANTO MOTORE A VAPORE Ln = Lu + Le Ln = Lu − Le Sorgente Ln = Q e − Q u Qe caldaia Le turbina pompa Lu condensatore Qu Pozzo Secondo Principio della Termodinamica: enunciato di CLAUSIUS È impossibile costruire una macchina ciclica il cui unico effetto sia il trasferimento di calore da un corpo a temperatura più bassa ad un corpo a temperatura più elevata. Ambiente caldo T1 Ambiente caldo T1 Qe = 7 kJ Qe = 7 kJ Ln = 2 kJ MF MF Ln = 0 Qi = 5 kJ Qu = 0 Ambiente freddo Ti Ambiente freddo Ti Secondo Principio della Termodinamica: Equivalenza dei due enunciati Sorgente T1 Qn= Qi Qe + Qi Qe Qe = Lu = Li MF MT Ln = 0 Qi Ambiente freddo T0 Si consideri la combinazione di una macchina termica e di una macchina frigorifera;si ipotizzi che la MT, violando il 2° principio nell’enunciato di Kelvin, abbia trasformato in lavoro Lu tutto il calore Qe ricevuto. Si fornisca il lavoro Lu così ottenuto alla MF che assorbe la quantità di calore Qi dalla sorgente fredda T0 e restituisce Qe + Qi alla sorgente calda T1. Pertanto il lavoro netto Qn della macchina, costituita dalla combinazione di MT e MF, è nullo, mentre il calore netto scambiato con T1 è uguale a Qi. Quindi, il risultato complessivo è un trasferimento di calore dalla sorgente fredda verso quella più calda senza compiere lavoro. Questo contraddice l’enunciato di Clausius. Perciò se è falso l’enunciato di Kelvin deve essere falso anche quello di Clausius. Se è vero un enunciato è vero anche l’altro MACCHINE FRIGORIFERE Il calore fluisce spontaneamente nel verso delle temperature decrescenti. Il processo inverso, come abbiamo visto, non è spontaneo ma perché possa essere realizzato occorrono apparecchiature speciali dette macchine frigorifere. Ambiente esterno Te > Ti Ln = Q n Ln = Q e + Q i − Ln = − Q e + Q i Qe Ambiente esterno Te > Ti Q e = Ln + Q i ε = 3.972 Qe= 179 kJ/kg Ln Ln = 36 kJ/kg MF MF Qi Ambiente refrigerato Ti ε = Qi Ln Qi = 143 kJ/kg Ambiente refrigerato Ti MACCHINA FRIGORIFERA ε = 3.972 Ambiente esterno Te Qe condensatore 1 4 800 kPa 800 kPa 30°C Qe = 179 kJ/kg 30°C Ln valvola di laminazione Ln= 36 kJ/kg 140 kPa 140 kPa Qi = 143 kJ/kg -20°C 2 -20°C 3 evaporatore Qi Ambiente refrigerato Ti POMPE DI CALORE Ambiente riscaldato Te > Ti Ln = Q n Ln = Q e + Q i − Ln = − Q e + Q i Qe Q e = Ln + Q i Ln PdC Qi Ambiente esterno Ti ε1 = Qe= 7 kJ ε1 = Qe Qe Ln + Qi = Ln ε1 = 1 + Qi Ln ε1 = 1 + ε ε1 = 3.5 Ambiente riscaldato Te = 20 °C Ln Ln Ln = 2 kJ PdC Qi = 5 kJ Ambiente refrigerato Ti = - 2 °C RENDIMENTO DEL MOTORE TERMICO DI CARNOT TEOREMA E CICLO DI CARNOT Il secondo principio della termodinamica pone alcune limitazioni al funzionamento delle macchine termiche che operano secondo un ciclo. Un motore termico, infatti, non può fornire lavoro netto scambiando calore con una sola sorgente ed una macchina frigorifera non può funzionare se non si fornisce lavoro dall’esterno. I teoremi di Carnot, che si riferiscono al rendimento dei motori termici, si possono esprimere come: • Il rendimento di un motore termico irreversibile è sempre minore di quello di uno reversibile che operi tra le due stesse sorgenti di calore. • I rendimenti di tutti i motori termici reversibili che operino tra le due stesse sorgenti di calore sono gli stessi. In sostanza i teoremi di Carnot affermano che il rendimento massimo si ottiene con un ciclo in cui le trasformazioni siano reversibili e questo rendimento è : • indipendente dalla sostanza che percorre il ciclo • dipende solo dalle temperature delle due sorgenti. ηREVERSIBILE > η IRREVERSIBILE η = f (T1 ,T2 ) CICLO DI CARNOT 2 espansione isoterma 2 T1 = cost 2 P L12 T1 Gas Qe T1 = cost 3 1 P L23 Gas 3 T2 < T1 4 4 compressione isoterma 2 T1 P P Sorgente 3 espansione adiabatica Gas Gas Isolamento termico 1 1 compressione adiabatica L34 L41 Qu T2 = cost 3 Pozzo T2 Gas T2 = cost 4 Isolamento termico Gas Gas 4 T2 Gas T1 = cost 1 CICLO DI CARNOT • 1-2 espansione isoterma reversibile δQ = du + δL ma p du = c v dT = 0 1 Q12 (Pa) 2 T1= cost Q 12 = L12 δQ = δL 2 2 L12 = ∫ pdv = ∫ RT1 1 1 Ln v dv = RT1 ln 2 v v1 Q12 = L12 = RT1 ln v2 v1 4 T2= cost 3 Q34 v (m3/kg) con v2 > v1 quindi Q12 = L12 > 0 • 2-3 espansione adiabatica reversibile δQ = du + δL 0 = c v dT + δ L L23 = cv (T1 − T2 ) δL = −cv dT con T2 < T1 quindi L23 > 0 CICLO DI CARNOT p • 3-4 compressione isoterma reversibile 1 (Pa) δQ = du + δL δQ = δL 4 2 δ u = c vδ T = 0 ma T1= cost Q 34 = L34 4 L34 = ∫ pdv = ∫ RT2 3 Q12 3 Ln v dv = RT2 ln 4 v v3 4 Q34 3 T2= cost v (m3/kg) Q34 = L34 = RT2 ln v4 v3 Q34 = L34 = −RT2 ln v3 v4 Q 34 = L 34 = RT 2 ln v3 v4 con v3 > v4 quindi Q34 = L34 < 0 • 4-1 compressione adiabatica reversibile δQ = du + δL L41 = cv (T2 − T1 ) 0 = c v dT + δ L δL = −cv dT con T2 < T1 quindi L41 < 0 L41 = −cv (T1 − T2 ) RENDIMENTO DEL MOTORE TERMICO DI CARNOT η =1+ v3 v4 η =1− v RT 1 ln 2 v1 RT 2 ln Q Q Qu = 1 − u = 1 − 34 Qe Qe Q12 ma ln v 3 = ln v 2 v4 v1 Infatti per l’adiabatica reversibile si può scrivere δ Q = du + δ L c v dT + pdv = 0 dv v c v dT = − RT T2 cv ∫ T1 separando le variabili v v c v T1 v ln = ln 1 R T2 v4 1 dT dv = R∫ cv ∫ T v T2 v4 v3 v = 4 v2 v1 In definitiva cv v3 v2 = v 4 v1 p= cv dT = − pdv ma dT dv = −R T v cv v T ln 2 = ln 3 R T1 v2 3 dT dv = R∫ T v v2 T1 ovvero ovvero RT v sostituendo integrando Per la trasformazione 4-1 si ha: cv T2 v ln = ln 4 R T1 v1 η =1− T2 T1 RENDIMENTO DEL MOTORE TERMICO DI CARNOT Il rendimento termico di Carnot è il più alto rendimento di un motore termico che compia il suo ciclo tra due serbatoi di calore alle temperature Ts e Ti. Per un motore termico reale questo rendimento è irraggiungibile perché è praticamente impossibile eliminare completamente tutte le irreversibilità associate al ciclo reale. Si noti che le temperature sono temperature assolute. T η =1 − i Ts Sorgente Ts = 1000 K η = 70 % Qe Ln MT Carnot Qu Pozzo Ti = 300 K I rendimenti termici dei motori che funzionano tra le stesse temperature devono soddisfare la relazione ⎧< η rev motori irreversibili ⎫ ⎪ ⎪ η ⎨= η rev motori reversibili ⎬ ⎪ ⎪> η ⎩ rev motori impossibili ⎭ La maggior parte delle macchine termiche hanno rendimenti inferiori al 40%. Questo potrebbe sembrare un valore basso ma si osservi che il confronto non deve essere fatto con il 100%, ma con il rendimento di Carnot. Il rendimento termico dei motori reali (come quello di Carnot) può essere ottimizzato fornendo calore alla più alta temperatura possibile e cedendo calore alla più bassa temperatura possibile. Qualità dell’energia η =1 − Sorgente Ts Ts (K) 925 800 700 500 350 Ti Ts Qe Ln MT Carnot Per l’energia si può parlare di qualità oltre che di quantità. Infatti considerando i valori del rendimento, si può notare come può essere convertita in lavoro una quantità maggiore di calore se essa è fornita ad alta temperatura . Più è alta la temperatura della sorgente maggiore è la qualità dell’energia. η% 67.2 62.1 56.7 39.4 13.4 T (K) Qualità 2000 Energia 1500 Qu termica 1000 Pozzo Ti = 303 K 500 Il lavoro è una forma di energia di qualità molto più elevata dal momento che il 100% di esso può essere convertito in calore. MACCHINA FRIGORIFERA DI CARNOT Analogamente a quanto fatto per il ciclo diretto, per la macchina frigorifera di Carnot (ciclo inverso) si ha: ε = Ambiente esterno Te > Ti Qe Qi Ln Ti ε = T s − Ti p 1 Q41 = Qe (Pa) 4 Ts= cost Ln < 0 2 Ln MF di Carnot Q23 = Qi 3 Ti= cost v (m3/kg) Qi Ambiente refrigerato Ti DISUGUAGLIANZA DI CLAUSIUS ED ENTROPIA Si consideri un ciclo reversibile e lo si immagini scomposto in tanti cicli di Carnot. Il generico ciclo assorbe una quantità di calore δQi alla temperatura Ti e cede δQj alla temperatura inferiore Tj. η =1− δQi Ti δQi Ti = + Tj =1− Ti δQ j p δQi (Pa) δQ j δQ i Tj Ti δQ j Tj =0 δQ j − δQ n ∑ = 0 Tj Tj δQj = 0 i Ti i=1 δQi Ti v (m3/kg) ∫ Considerando il limite per n→ ∞ Re v δQ T =0 DISUGUAGLIANZA DI CLAUSIUS ED ENTROPIA L’espressione rappresenta un differenziale esatto dove S è una funzione di stato cui si dal il nome di entropia. ∫ Re v δQ T =0 ds = δQ J kg-1 K-1 T o dS = δQ J K-1 T L’entropia è una funzione di stato per cui l’integrale esteso ad un ciclo chiuso è sempre uguale a zero. Si osservi che l’uguaglianza con il calore scambiato diviso la temperatura alla quale viene scambiato è stata ottenuta per un ciclo reversibile. Per un ciclo irreversibile si ha. η =1− δQi Ti + Tj Ti δQ j Tj >1− <0 δQ j − δQi ∫ Irrev δQ T δQi Ti <0 >− δQj δQi Tj Ti < ds > δQ j δQi Tj Ti ∫ Irrev δQ T − δQ j Tj <0 DISUGUAGLIANZA DI CLAUSIUS ED ENTROPIA In definitiva ds ≥ T δQ ds ≥ ds = La variazione di entropia di un sistema chiuso durante una trasformazione irreversibile è maggiore dell’integrale della grandezza δQ/T valutato lungo quella trasformazione. Solo nel caso di una trasformazione reversibile le due quantità diventano uguali. δQ La quantità δQ/T rappresenta l’entropia scambiata per scambio termico. Pertanto la variazione di entropia durante una trasformazione irreversibile è sempre maggiore dell’entropia scambiata e ciò implica che, durante una trasformazione irreversibile, vi sia la generazione di entropia a causa delle irreversibilità. T δQ T 2 s2 − s1 = ∫ sgen è una quantità positiva o al più nulla. Ha un valore che dipende dalla particolare trasformazione per cui non è una grandezza di stato + dsgen δQ 1 T + s gen ENTROPIA ds ≥ 0 Durante una trasformazione l’entropia di un sistema isolato o adiabatico non diminuisce mai, al più rimane costante se la trasformazione è reversibile. Si noti che in assenza di scambio termico l’aumento di entropia è dovuto alle sole irreversibilità. Dal momento che nessuna trasformazione reale è reversibile, si può affermare che ogni trasformazione comporta la generazione di una quantità di entropia e l’aumento dell’entropia dell’universo considerato come sistema isolato. ⎧> 0 ⎪ s gen ⎨ = 0 ⎪< 0 ⎩ Trasformazione irreversibile Trasformazione reversibile Trasformazione impossibile ENTROPIA • • • Le trasformazioni possono avvenire spontaneamente solo in un certo verso che sia in accordo con il principio dell’aumento dell’entropia; in modo che si abbia Sgen ≥ 0. Non sono possibili trasformazioni in contrasto con il principio di aumento dell’entropia. L’entropia si conserva solo durante trasformazioni reversibili e non si conserva durante tutte le trasformazioni reali. L’entropia dell’universo è sempre in aumento L’entropia generata misura l’entità delle irreversibilità dei processi termodinamici reali, che limitano le prestazioni dei sistemi di produzione dell’energia. BILANCIO ENTROPICO PER I VOLUMI DI CONTROLLO Il bilancio entropico per i volumi di controllo deve tenere conto del trasporto di massa attraverso il contorno del volume di controllo mu su me se ΔS = Q + me se − mu su + S gen T • T • • • Q dτ + ∑me dτ ⋅ se − ∑mu dτ ⋅ su + S gen dτ dS = ∑ T Q • • • • dS Q = ∑ + ∑ mi se − ∑ mu ⋅ su + S gen dτ T Per trasformazioni stazionarie e per sistemi con un solo ingresso ed una sola uscita • S gen • • Q = m (s u − s e ) − ∑ T J K-1 s-1 DIAGRAMMA T-s L’area sottesa dalla curva della trasformazione reversibile, tracciata nel diagramma T-s, rappresenta la quantità di calore scambiata durante la trasformazione. Si noti che l’area rappresenta il calore scambiato solo per trasformazioni reversibili, mentre per trasformazioni irreversibili non ha alcun significato. Trasformazione reversibile T T(K) Trasformazione reversibile 2 1 dA = T ds = δQ 1 2 2 Area= ∫ Tds= Q Q12 1 s s (J kg-1 K-1) CICLO DI CARNOT NEL DIAGRAMMA T-s T 1 2 Ln,u 3 4 s1 Trasformazione 2 - 3 isoentropica Trasformazione 4 - 1 isoentropica s2 s DIAGRAMMA T - s (Acqua) DIAGRAMMA T - s (Acqua) Nella termodinamica si preferisce far uso di altri diagrammi, come il diagramma entropico. L’andamento dell’isobara nel fluido sottoraffreddato è volutamente distorto. In questa zona, in realtà, le isobare si confondono con la curva limite inferiore, per cui normalmente non vengono tracciate DIAGRAMMA h - s DIAGRAMMA p - h CICLO A VAPORE DI CARNOT Qe 1 1 2 Gen. Vapore Lu Le turbina compressore 4 2 4 3 3 condensatore Qu CICLO RANKINE Qe 0 Gen. Vapore 2 1 1 2 Le Lu turbina pompa 0 3 4 4 condensatore Qu 3 CICLO RANKINE δQ = dh+ δL’ δL’ = 0 δQ = dh Q02 = h2 - h0 Trasformazione 0-2 δQ = dh+ δL’ δQ = 0 δL’ = - dh L’23 = (h2 - h3) Trasformazione 2-3 δQ = dh+ δL’ δL’ = 0 δQ = dh Q34 = - (h3 - h4) Trasformazione 3-4 1 2 δQ = dh+ δL’ δQ = 0 δL’ = - dh L’40 = - (h0 - h4) Trasformazione 4-0 0 η= 3 4 Ln h − h − (h0 − h4 ) = 2 3 Qass h2 − h0 η ≅ h2 − h3 h2 − h0 CICLO RANKINE CON SURRISCALDAMENTO (HIRN) Qe 3 0 Gen. Vapore 3 1 1 Le 2 Lu turbina pompa 0 5 4 5 condensatore Qu 4 CICLO RANKINE CON SURRISCALDAMENTO (HIRN) Trasformazione 0-3 Trasformazione 3-4 3 Trasformazione 4-5 2 1 Trasformazione 5-0 0 5 4 δQ = dh+ δL’ δL’ = 0 δQ = dh Q02 = h3 - h0 δQ = dh+ δL’ δQ = 0 δL’ = - dh L’34 = (h3 - h4) δQ = dh+ δL’ δL’ = 0 δQ = dh Q45 = - (h4 - h5) δQ = dh+ δL’ δQ = 0 δL’ = - dh L’50 = - (h0 - h5) Ln h − h − (h0 − h5 ) = 3 4 Qass h3 − h0 η= η ≅ h3 − h4 h3 − h0 CICLO INVERSO DI CARNOT Qe condensatore 1 espansore 1 2 4 compressore 4 3 2 5 evaporatore Qi 3 CICLO FRIGORIFERO Qe 4 condensatore 4 1 1 Le valvola di laminazione 2 3 2 compressore 3 5 evaporatore Qi CICLO FRIGORIFERO Trasformazione 1-2 Trasformazione 2-3 4 1 2 δQ= dh+ δL’ δQ = 0 δL’ = 0 dh = 0 h2 = h1 δQ = dh+ δL’ δL’ = 0 δQ = dh Q23 = h3 - h2 Trasformazione 3-4 δQ = dh+ δL’ δQ = 0 δL’ = - dh L’34 = - (h4 - h3) Trasformazione 4-1 δQ = dh+ δL’ δL’ = 0 δQ = dh Q41 = - (h4 - h1) 3 ε = Q 23 h − h2 = 3 L 34 h4 − h3 ARIA UMIDA Miscela di aria secca e vapore acqueo contenuti nello stesso volume V alla stessa temperatura T Vapore acqueo Aria secca ma massa aria secca M = 29,97 • N2, O2, Ar, CO2 V, T mv massa di vapore M ≅ 18 kg kmol kg kmol La massa d’aria secca rimane sempre costante ed allo stato di gas La massa di vapore può diminuire (condensazione) o aumentare (aggiunta di vapore). Nel primo caso si parla di deumidificazione, nel secondo di umidificazione ARIA UMIDA Pressione parziale del vapore Pv: pressione esercitata dal vapore quando nel volume V è presente il solo vapore Pressione parziale dell’aria secca Pa: pressione esercitata dall’aria Secca quando nel volume V è presente la sola aria secca Legge di Dalton: Pt = Pa + Pv ARIA UMIDA Ipotesi : L’aria secca ed il vapore acqueo hanno comportamento di gas ideale Pv ⋅ vv = Rv ⋅ T Pa ⋅ va = Ra ⋅ T R Ra = Ma R Rv = Mv V vv = mv va = V ma ARIA UMIDA Umidità Specifica o assoluta x È il rapporto tra la massa di vapore e la massa d’aria secca presenti nello stesso volume V alla stessa temperatura T mv x= ma È la grandezza fisica che indica quanti kg di vapore sono presenti per ogni kg di aria secca Se x diminuisce si parla di deumidificazione, se x aumenta di umidificazione ARIA UMIDA V Pv ⋅ = Rv ⋅ T mv V Pa ⋅ = Ra ⋅ T ma Pv ⋅ V = mv ⋅ Rv ⋅ T Pa ⋅ V = ma ⋅ Ra ⋅ T dividendo mv M v Pv = ⋅ ma M a Pa Umidità Specifica mv M v Pv = ⋅ ma M a Pa x = 0,623 ⋅ mv Pv x= = 0,623 ma Pa Pv Pa DIAGRAMMA T - s (Acqua) Pv S 2 1 Umidità Relativa La x non da indicazioni delle condizioni in cui è contenuta la massa di vapore Umidità Relativa Φ È il rapporto tra la massa di vapore e la massa di vapore che può essere contenuta in condizioni di saturazione nel volume V alla temperatura T Φ= mv mv , s Umidità Relativa Pv ⋅ vv = Rv ⋅ T Pv , s ⋅ vv , s = Rv ⋅ T Rv , s R = Mv R Rv = Mv vv = V mv Pv ⋅ V = mv ⋅ Rv ⋅ T Pv , s ⋅ V = mv , s ⋅ Rv ⋅ T dividendo mv Pv = mv , s Pv , s Φ= mv P = v mv , s Pv , s vv , s V = mv , s ENTALPIA DELL’ARIA UMIDA H = Ha + Hv h= Indicando con h l’entalpia specifica H = ha ⋅ ma + hv ⋅ mv Dividendo per ma H mv = ha + hv ⋅ ma ma h = ha + x ⋅ hv t (°C); h = c pa ⋅ t + x (r + c pv ⋅ t ) h=0 a cpa = 1,006 kJ/(kg K) cpv = 1,875 kJ/(kg K) r = 2501 kJ/kg DIAGRAMMA T - s (Acqua) Pv S Tr H m 2 1 3 ⎛ J ⎞ ⎟⎟ ⎜⎜ kg ⎝ as ⎠ 0 °C ⎛ J ⎞ ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ kg ⎠ Diagramma Psicrometrico Paroncini 2001 Diagramma Psicrometrico A Paroncini 1999 Diagramma Psicrometrico s 1 Paroncini 2001 Riscaldamento senza umidificazione A Paroncini 1999 B Raffreddamento senza deumidificazione A B Paroncini 1999 Riscaldamento con umidificazione E A Paroncini 1999 B F C D Raffreddamento con deumidificazione AR A AB B Paroncini 1999 Diagramma Psicrometrico A Paroncini 1999 Riscaldamento senza umidificazione A B Paroncini 1999 Raffreddamento senza deumidificazione B Paroncini 1999 A Riscaldamento con umidificazione D B F A C D Paroncini 1999 Raffreddamento con deumidificazione AR A AB B Paroncini 1999 Batteria alettata Deumidificazione ed umidificazione Miscelazione adiabatica TA / mA xA / hA TM / mM xM / hM ? TB / mB xB / hB Bilancio di massa di aria secca: m A + mB = mM (1) Bilancio di massa di vapore d’acqua: m A ⋅ x A + mB ⋅ xB = m M ⋅ xM Dalla 1 e dalla 2 consegue: m A ⋅ x A + mB ⋅ xB xM = m A + mB Miscelazione adiabatica Bilancio di energia (1° Principio TD): m A ⋅ hA + m B ⋅ hB = m M ⋅ hM Quindi: m A ⋅ hA + m B ⋅ hB hM = m A + mB Ora poniamo: hB > hM (2) e hM > hA Miscelazione adiabatica B M A Miscelazione adiabatica Bilancio di energia: m A ⋅ hA + m B ⋅ hB = m M ⋅ hM Da cui con la (1): m A ⋅ hA + m B ⋅ hB = (m A + m B ) ⋅ hM m B ⋅ (hB − hM ) = m A ⋅ (hM − hA ) m B (hM − hA ) = m A (hB − hM ) Miscelazione adiabatica Ossia: m B : m A = (hM − hA ) : (hB − hM ) B M A m B : m A = MA : BM Miscelazione adiabatica m B : m A = MA : BM (m B + m A ) : m A = AB : BM mB + m A AB = mA BM Regola della leva ( mA hB − hM ) = (m A + m B ) (hB − hA ) Schema impianto di climatizzazione Batteria alettata Deumidificazione ed umidificazione Schema impianto di climatizzazione ARIA UMIDA Miscela di aria secca e vapore acqueo contenuti nello stesso volume V alla stessa temperatura T Vapore acqueo Aria secca ma massa aria secca M = 29,97 • N2, O2, Ar, CO2 V, T mv massa di vapore M ≅ 18 kg kmol kg kmol La massa d’aria secca rimane sempre costante ed allo stato di gas La massa di vapore può diminuire (condensazione) o aumentare (aggiunta di vapore). Nel primo caso si parla di deumidificazione, nel secondo di umidificazione ARIA UMIDA Pressione parziale del vapore Pv: pressione esercitata dal vapore quando nel volume V è presente il solo vapore Pressione parziale dell’aria secca Pa: pressione esercitata dall’aria Secca quando nel volume V è presente la sola aria secca Legge di Dalton: Pt = Pa + Pv ARIA UMIDA Ipotesi : L’aria secca ed il vapore acqueo hanno comportamento di gas ideale Pv ⋅ vv = Rv ⋅ T Pa ⋅ va = Ra ⋅ T R Ra = Ma R Rv = Mv V vv = mv va = V ma ARIA UMIDA Umidità Specifica o assoluta x È il rapporto tra la massa di vapore e la massa d’aria secca presenti nello stesso volume V alla stessa temperatura T mv x= ma È la grandezza fisica che indica quanti kg di vapore sono presenti per ogni kg di aria secca Se x diminuisce si parla di deumidificazione, se x aumenta di umidificazione ARIA UMIDA V Pv ⋅ = Rv ⋅ T mv V Pa ⋅ = Ra ⋅ T ma Pv ⋅ V = mv ⋅ Rv ⋅ T Pa ⋅ V = ma ⋅ Ra ⋅ T dividendo mv M v Pv = ⋅ ma M a Pa Umidità Specifica mv M v Pv = ⋅ ma M a Pa x = 0,623 ⋅ mv Pv = 0,623 x= ma Pa Pv Pa DIAGRAMMA T - s (Acqua) Pv S 2 1 Umidità Relativa La x non da indicazioni delle condizioni in cui è contenuta la massa di vapore Umidità Relativa Φ È il rapporto tra la massa di vapore e la massa di vapore che può essere contenuta in condizioni di saturazione nel volume V alla temperatura T Φ= mv mv , s Umidità Relativa Pv ⋅ vv = Rv ⋅ T Pv , s ⋅ vv , s = Rv ⋅ T Rv , s R = Mv R Rv = Mv vv = V mv Pv ⋅ V = mv ⋅ Rv ⋅ T Pv , s ⋅ V = mv , s ⋅ Rv ⋅ T dividendo mv Pv = mv , s Pv , s Φ= mv P = v mv , s Pv , s vv , s V = mv , s ENTALPIA DELL’ARIA UMIDA H = Ha + Hv h= Indicando con h l’entalpia specifica H = ha ⋅ ma + hv ⋅ mv Dividendo per ma H mv = ha + hv ⋅ ma ma h = ha + x ⋅ hv t (°C); h = c pa ⋅ t + x (r + c pv ⋅ t ) h=0 a cpa = 1,006 kJ/(kg K) cpv = 1,875 kJ/(kg K) r = 2501 kJ/kg DIAGRAMMA T - s (Acqua) Pv S Tr H m 2 1 3 ⎛ J ⎞ ⎟⎟ ⎜⎜ kg ⎝ as ⎠ 0 °C ⎛ J ⎞ ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ kg ⎠ Diagramma Psicrometrico Paroncini 2001 Diagramma Psicrometrico A Paroncini 1999 Diagramma Psicrometrico s 1 Paroncini 2001 Riscaldamento senza umidificazione A Paroncini 1999 B Raffreddamento senza deumidificazione A B Paroncini 1999 Riscaldamento con umidificazione E A Paroncini 1999 B F C D Raffreddamento con deumidificazione AR A AB B Paroncini 1999 Diagramma Psicrometrico A Paroncini 1999 Riscaldamento senza umidificazione A B Paroncini 1999 Raffreddamento senza deumidificazione B Paroncini 1999 A Riscaldamento con umidificazione D B F A C D Paroncini 1999 Raffreddamento con deumidificazione AR A AB B Paroncini 1999 Batteria alettata Deumidificazione ed umidificazione Miscelazione adiabatica TA / mA xA / hA TM / mM xM / hM ? TB / mB xB / hB Bilancio di massa di aria secca: m A + mB = mM (1) Bilancio di massa di vapore d’acqua: m A ⋅ x A + mB ⋅ xB = m M ⋅ xM Dalla 1 e dalla 2 consegue: m A ⋅ x A + mB ⋅ xB xM = m A + mB Miscelazione adiabatica Bilancio di energia (1° Principio TD): m A ⋅ hA + m B ⋅ hB = m M ⋅ hM Quindi: m A ⋅ hA + m B ⋅ hB hM = m A + mB Ora poniamo: hB > hM (2) e hM > hA Miscelazione adiabatica B M A Miscelazione adiabatica Bilancio di energia: m A ⋅ hA + m B ⋅ hB = m M ⋅ hM Da cui con la (1): m A ⋅ hA + m B ⋅ hB = (m A + m B ) ⋅ hM m B ⋅ (hB − hM ) = m A ⋅ (hM − hA ) m B (hM − hA ) = m A (hB − hM ) Miscelazione adiabatica Ossia: m B : m A = (hM − hA ) : (hB − hM ) B M A m B : m A = MA : BM Miscelazione adiabatica m B : m A = MA : BM (m B + m A ) : m A = AB : BM mB + m A AB = mA BM Regola della leva ( mA hB − hM ) = (m A + m B ) (hB − hA ) Schema impianto di climatizzazione Batteria alettata Deumidificazione ed umidificazione Schema impianto di climatizzazione