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SCUOLA DI ARCHITETTURA E SOCIETA’
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA
PIANO DI STUDI: PROGETTAZIONE TECNOLOGICA E AMBIENTALE
RIFORMARE LE KOMMUNALKI
Riqualificazione di un complesso di edifici residenziali a pannelli prefabbricati
Ramenki – Mosca, Russia
Relatore: ANDREA CAMPIOLI
Correlatore: MICHELE PALEARI
Studente: SIMONE PESENTI
Matricola: 786588
ANNO ACCADEMICO 2014/2015
1
2
3
INDICE
1 - LA PREFABBRICAZIONE EDILIZIA IN EUROPA E IN UNIONE SOVIETICA (pag 10)
 1.1 - Il primo dopoguerra (pag 11)
-Introduzione
-Germania
-Francia
-Inghilterra
-I quartieri popolari
 1.2 - Il secondo dopoguerra (pag 24)
-Introduzione
-Italia (Schede tecniche dei sistemi costruttivi italiani)
-Germania e Austria
-Francia (Schede tecniche dei sistemi di prefab. francese)
-Inghilterra
-Olanda, Danimarca
-Svezia, Finlandia
 1.3 - Il caso dell‟Unione Sovietica (pag 63)
-I primi decenni del „900
-Kruscëv a capo del Cremlino
-La nuova politica dell‟architettura di Nikita Kruscëv
-Novye Cerëmuški: il primo esempio di “edilizia popolare” in
URSS
-Le conseguenze della politica Kruscëviana
-Il
ruolo
dell‟esperienza
europea
nella
prefabbricazione
sovietica degli anni 50‟ e „60
4
2 – RIQUALIFICAZIONE DELL‟EDILIZIA RESIDENZIALE IN EUROPA E IN RUSSIA (pag 85)
 2.1 – Strategie Europee (pag 86)
-Introduzione
-Germania
Caso studio: Hellersdorf – Berlino
-Francia
-Inghilterra
Caso studio: Park Hill – Sheffield
-Olanda
Caso studio: Bijlmermeer - Amsterdam
 2.2 - Il caso della Russia (pag 91)
-La demolizione dei quartieri residenziali di prima generazione
-Problematiche relative ai complessi residenziali di 2°, 3°, 4° e 5°
generazione
-Le kommunalki
3 – LE STRATEGIE E LA PROPOSTA PROGETTUALE (pag 97)
 3.1 – Stato di fatto (pag 98)
-Localizzazione dell‟area di progetto
-Caratteristiche e problematiche del complesso residenziale
-Caratteristiche e problematiche della serie P-44
 3.2 – Strategie progettuali (pag 101)
-Strategie alla scala urbana
-Strategie alla scala dell‟edificio
5
 3.3 –Scelte progettuali (pag 103)
-Riferimenti
-Il progetto
-Riferimenti
-Il progetto
progettuali per il progetto degli spazi aperti
degli spazi aperti
progettuali per il progetto dell‟edificio
dell‟edificio
BIBLIOGRAFIA (pag 107)
SITOGRAFIA (pag 109)
FILMOGRAFIA (pag 109)
6
ELABORATI GRAFICI IN ALLEGATO
TAVOLA 1
TAVOLA 2 a
TAVOLA 2 b
TAVOLA 3
TAVOLA 4
Analisi: Sviluppo storico della città di Mosca
Analisi: Stato di fatto edifici P44
Analisi: Stato di fatto edifici P44
Analisi: Localizzazione edifici P44
Analisi: Inquadramento area di progetto e architetture rilevanti periodo
sovietico
TAVOLA 5
Analisi: Caratteristiche e problematiche area di progetto
TAVOLA 6
Progetto: Concept e riferimenti
TAVOLA 7
Progetto: Spazi aperti e piani terra
TAVOLA 8
Progetto: Sezione territoriale - confronto SDF / SDP
TAVOLA 9 a Progetto: Sezioni e tipologie alloggi
TAVOLA 9 b Progetto: Sezioni e tipologie alloggi
TAVOLA 10 a Progetto: Prospetto sud - sezione B-B
TAVOLA 10 b Progetto: Prospetto nord - sezione C-C
TAVOLA 11
Progetto: Pianta – Prospetto – Sezione_scala 1:20
7
8
9
1 - LA PREFABBRICAZIONE EDILIZIA IN EUROPA E IN UNIONE SOVIETICA
10
IL PRIMO DOPOGUERRA
Introduzione
Con la fine della Prima Guerra Mondiale nel novembre del 1918, nei
principali stati Europei, assume dimensioni rilevanti il problema della
crisi degli alloggi. La domanda di abitazioni, principalmente per il ceto
operaio, risulta ingente, in particolare nei paesi colpiti dal conflitto.
“La prefabbricazione edilizia, era inadeguata a risolvere con riduzione dei
tempi e contenimento dei costi i considerevoli interventi per la formazione
di nuovi quartieri che gli enti pubblici intendevano finanziare” 1. Difatti,
non si poteva considerare la prefabbricazione edilizia un sistema, poiché
era caratterizzata da una produzione frammentaria e dalla mancanza di
coordinazione delle forniture accessorie e di servizio.
“Il percorso per concepire la prefabbricazione come sistema, ossia come
fornitura di tutti i componenti strutturali, portati e di servizio, ha
origine parallelamente alle prime esperienze di meccanizzazione della
produzione, all‟utilizzazione di nuovi materiali e alla loro migliorata
attitudine edilizia, con un processo di sviluppo, però, molto più lento e
meno coordinato in rapporto alla produzione industriale in generale” 1.
L‟inizio della prefabbricazione edilizia industrializzata si verificò in
Inghilterra, durante la seconda metà dell‟800, con la produzione e l‟impiego
di colonne in ghisa, che andavano a sostituire quelle in pietra e in legno,
nella realizzazione di chiese, teatri e fabbriche. Essa fu resa possibile
dallo sviluppo della tecnologia del ferro, quando ancora non ci si era resi
conto delle specifiche possibilità dei procedimenti di prefabbricazione.
Dal punto di vista architettonico, i movimenti avanguardisti sono favorevoli
all‟adozione di elementi prefabbricati. Gli stessi avanguardisti, mediante
la semplificazione planimetrica, fanno in modo che la razionalizzazione
della costruzione venga favorita.
1
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.81
11
Si inizia ad intuire un nuovo rapporto tra architettura e tecnica, ed il
progetto tecnico “viene considerato idoneo per imporre proprie regole,
rigori
e
ragioni
razionali,
nell‟industria
della
prefabbricazione
edilizia”1.
Poco dopo il termine della Prima Guerra Mondiale, per sopperire al bisogno
di nuovi alloggi residenziali, e per rilanciare il settore industriale, si
pone come primaria la necessità di riattivare la produzione edilizia. I
nuovi insediamenti erano destinati alla popolazione meno abbiente, la stessa
che nel secolo precedente si era inserita con difficoltà nelle nuove città
industriali o all‟interno di quelle storiche. La Produzione edilizia
industrializzata e le rispettive risorse tecniche si diffondono soprattutto
in Germania e in Francia. In questi stati così come in Inghilterra, negli
anni ‟20, vengono applicati sistemi di prefabbricazione edilizia per la
realizzazione di grandi quartieri sovvenzionati dagli enti pubblici che
sorgono ai margini delle principali città.
Germania
In Germania, a causa della sconfitta nel primo conflitto mondiale, la
situazione economica è precaria e l‟inflazione in continuo aumento. Il primo
provvedimento attuato dallo stato è quello di favorire la ripresa
dell‟attività edilizia, attraverso la fondazione di grandi società edili di
pubblica utilità con la partecipazione di Enti statali e sindacali. Esse
promuovono iniziative per la costruzione di grandi insediamenti, in modo che
l‟edilizia residenziale di massa viene organizzata come produzione in serie.
Prima vengono normalizzate per prime quelle parti ritenute idonee per una
produzione ripetitiva e quantitativa (porte interne, finestre, scale interne
e coperture a falde di legno), poi si impone la produzione industrializzata
e coordinata di tutti i componenti che compongono l‟insieme. Nel 1927 viene
favorita la sperimentazione sistematica per l‟utilizzo di nuovi materiali
per consentire procedimenti innovativi di prefabbricazione parziale o
integrale. Da qui in poi, per la realizzazione di nuovi quartieri, alcuni
architetti come Haesler, Kassel, Klein, Halle, Gropius, ma soprattutto
Wagner impiegarono pannelli portanti o portati di cemento alleggerito per la
realizzazione di pareti esterne, divisori interni, solai, scale e coperture.
12
Per Wagner i metodi per contenere sensibilmente i costi di costruzione sono
la razionalizzazione delle tipologie costruttive, la prefabbricazione dei
componenti e la direzione scientifica dell‟impresa.
Il principale tentativo tedesco di industrializzazione dell‟edilizia
residenziale è operato, però, da Ernst May, con l‟utilizzo nel quartiere
Praunheim di pannelli di media dimensione. Per la produzione di questi
pannelli viene allestito appositamente un laboratorio di prefabbricazione
dove si svolgono le fasi di formazione, preparazione (colature ed
essicazione) seguite poi dal trasferimento in cantiere. (IMMAGINE 1)
“In Germania parallelamente ai sistemi di prefabbricazione pesante con
pannelli in calcestruzzo vengono adottati per l‟edilizia sovvenzionata anche
procedimenti costruttivi con telai strutturali metallici”2.
In occasione dell‟Esposizione di Stoccarda del 1927, diretta da Mies Van der
Rohe, è prevista la realizzazione di un quartiere di case sperimentali; il
Weissenhof Siedlung. “Il quartiere è un campionario di edifici diversi, che
devono considerarsi prototipi, allo scopo di recare contributo al problema
delle abitazioni; nello stesso tempo coopera alla conoscenza e alla
diffusione dei più moderni sistemi edilizi e dei materiali più adatti ad
edificare
costruzioni
pratiche,
comode
e
almeno
nelle
intenzioni
economiche”3
Se alcuni architetti come Oud e Stam scelgono sistemi tradizionali nel
progetto dei loro edifici, altri come Le Corbusier, Gropius e Mies optano
per sistemi standardizzati e industrializzati.
Il francese è convinto che si debba puntare sul cemento armato,
sull‟industrializzazione edilizia e sulla standardizzazione della casa per
abbassare il costo di costruzione. Egli considera la casa una “macchina per
abitare” e come tale deve essere prodotta in serie attraverso la
tipizzazione dei suoi elementi. Per il Weissenhof progetta due edifici,
un‟abitazione unifamiliare ed una bifamiliare, nei quali applica per la
prima volta i cinque punti fondamentali dell‟architettura da lui formulati
nel 1926. (IMMAGINE 2)
2
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.84
Tinelli F., “L‟involuzione delle tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (192 7) al Schone Aussicht (1980)”. Franco Angeli, Milan o,
1987, pag.
3
13
IMMAGINE 1
Costruzione del quartiere Praunheim progettato da Ernst May.
IMMAGINE 2
Weissenhof; subsistema struttura portante dell‟edificio di Le Corbusier.
Scomposizione degli elementi costruttivi: fondazioni, tra vi e pilastri in cemento
armato, solai di piano e scale.
14
Mies nel suo blocco di appartamenti progetta una struttura composta da
elementi standardizzati (travi e pilastri in acciaio a doppia T).
I tamponamenti esterni e le pareti divisorie sono formate da lastre di
cartongesso unito a materiale isolante. (IMMAGINE 3)
Gropius raggiunge la sperimentazione più particolare dal punto di vista
tecnologico; “concepisce la casa come una cellula unitaria progettata in
modo da poter essere agevolmente ripetuta in serie; la scompone in un numero
di componenti elementari, di cui studia le possibili combinazioni ed infine
arriva alla fase progettuale cercando così di evitare il maggior numero di
imprevisti per la fase esecutiva”2.
Egli propone una struttura puntiforme composta da elementi prefabbricati
metallici: pilastri a Z e travi a doppia T e C uniti tra loro tramite
piastre ad L sempre in metallo. Gropius non si ferma solo al montaggio a
secco dell‟edificio, ma sperimenta anche un sistema di prefabbricazione
modulare. Difatti sia piante che prospetti sono suddivisibili in riquadri da
m 1x1.
Sostenitore della prefabbricazione, il fondatore del Bauhaus, cerca però di
evitare il pericolo di una standardizzazione troppo rigida tenendo conto
delle
necessità
individuali,
assicurando
così
la
flessibilità
dell‟abitazione.(IMMAGINI 4 e 5)
La crisi economica di fine anni ‟30 e l‟opposizione del regime nazista non
consentirono di ultimare i programmi iniziali sia per quanto riguarda le
costruzioni progettate con pannelli in calcestruzzo, sia per quelle con
sistemi a telaio metallico.
Francia
In Francia, tra il 1920 e il 1930, le principali figure nel mondo
dell‟architettura August Perret e Le Corbusier, condussero esperimenti di
industrializzazione edilizia.
Le Corbusier che aveva affrontato il problema della residenza urbana in
maniera totale (Maison Dom-ino, Maison Citroan, Piani delle città del
futuro), indicò l‟industrializzazione come la via da seguire. I suoi
progetti restarono, però, sostanzialmente allo stadio di progetti.
15
IMMAGINE 1
Weissenhof: Assonometria dell‟edificio realizzato da Mies Van der
Rohe
IMMAGINE 4
Weissenhof: struttura puntiforme in acciaio dell‟edificio di Walter
Gropius. Particolari delle giunzioni imbullonate tra tr avi e pilastri.
IMMAGINE 5
Weissenhof:
particolari
delle giunzioni
imbullonate
tra travi e
pilastri
dell‟edificio di Walter Gropius
16
Spettò a Perret la possibilità di realizzare un sistema di elementi
parzialmente prefabbricati in cemento che riscontrarono un grande successo
economico.
“L‟edificio più significativo progettato da Perret nel 1932 e costruito
dalla Perret Entrepreneurs, è il Grande Meuble du Mobilier National a
Parigi, che già presentava alcuni dei pregi e dei limiti tipici della
prefabbricazione pesante francese cui si dovrà parte della ricostruzione
post-bellica”.4
Altra importante esperienza nel campo della prefabbricazione per grandi
elementi, è la Cité de la Muette, realizzata dagli architetti Beaudouin e
Lods, nel 1934 a Drancy (Parigi), applicando il sistema Mopin. Tale sistema
si compone di elementi standard quali pannelli da parete con inclusi i
serramenti montati all‟esterno della struttura come una cortina continua.
(IMMAGINE 6)
Con questo sistema industrializzato ha inizio una lunga storia i cui
capitoli principali saranno la ricostruzione postbellica francese, e i piani
edilizi di costruzione dell‟URSS. In entrambe i casi si porterà all‟estremo
limite il concetto di meccanizzazione del cantiere.
Fino agli anni ‟40 la prefabbricazione non ha sufficiente credito presso gli
enti pubblici per potersi porre come alternativa ai metodi costruttivi
tradizionali. “Ciò nonostante proseguono le ricerche e vengono instaurate
norme istituzionali per predisporre gli strumenti applicativi che porteranno
alla prefabbricazione coordinata e razionalizzata del dopoguerra in
Francia”4.
Inghilterra
I concetti di “funzionalità” e di “ripetizione in serie” sono da sempre
presenti nella cultura architettonica inglese. Già dall‟800 si verificò un
processo di sostituzione degli elementi della costruzione tradizionale, con
altri di diverso materiale (ferro, vetro) o realizzati con processi diversi
processi produttivi.
Agli inizi del „900 nei periodici tecnici più diffusi vengono illustrati i
vantaggi del nuovo materiale (cemento armato), strutture in acciaio, solai
4
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.8 5
17
IMMAGINE 6
Vista aerea del quartiere “Cité de la Muette” progettato da Beaudouin e Lods a Drancy
18
laterocementizi, ma soprattutto si parla di razionalizzazione dimensionale,
ovvero un insieme di tecniche costruttive che illustrano le condizioni
affinché possano verificarsi i sistemi di prefabbricazione. Il dibattito sul
tema della standardizzazione delle dimensioni, sulla normativa della
prefabbricazione dei componenti e sulla modalità di posa in opera degli
stessi si apre negli anni ‟30.
“L‟appello alla standardizzazione rappresenta un tema dominante quando,
mediante l‟edilizia sovvenzionata multipiana di fatto privilegiata da
autorità locali o da enti assistenziali privati, occorre dar corso alla
realizzazione di un gran numero di alloggi per le classi salariate o per
quelle medie.
Nel Quadro generale della produzione manca ancora il coordinamento tra
forniture differenti e, pertanto, la loro convenienza economica, mentre gli
appaltatori garantiscono le costruzioni tradizionali in città a prezzi di
gran lunga inferiori a quelli con struttura in cemento armato”5
I quartieri popolari
Nella maggior parte degli stati europei, ed in particolar modo in quelli
colpiti dalla Prima Guerra Mondiale, viene attivata la politica dei
quartieri con finanziamento pubblico, ovvero l‟istituzione di contenitori
residenziali destinati alla popolazione operaia o meno abbiente.
A Vienna, la repubblica austriaca finanzia circa 60.000 alloggi, raggruppati
in grandi unità omogenee, quadrilatere. L‟esempio principale è il Karl MarxHof progettato dall‟urbanista Karl Ehn, allievo di Otto Wagner. Questo
intervento pubblico è, per espressività formale, legato al movimento
architettonico del secessionismo. (IMMAGINE 7)
Vicino al movimento Razionalista è invece il quartiere realizzato a Vienna
nel 1932, per l‟esposizione del Werkbund. (IMMAGINE 8)
I progetti delle singole unità residenziali vengono affidati ad un gruppo di
31 architetti, tra i quali Hoffmann, Loos, Neutra e Rietveld. Gli edifici
devono essere realizzati con tetti piani, pareti bianche e ambienti
disadorni, ribadendo la tendenza
5
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.8 7
19
IMMAGINE 7
Planimetria
del
Karl Marx-Hof di
Vienna, progettato
da Karl Ehn
IMMAGINE 8
Vista del quartiere
residenziale
realizzato in
occasione del
Werkbund di
Vienna nel 1932
20
dell‟architettura moderna alla massima semplificazione costruttiva per
favorire la riproducibilità identica del modulo proposto.
In Germania, a Berlino, nel programma della “Soziale Wohnungsbau” Martin
Wagner e Bruno Taut progettano nel 1926 il quartiere “Berlino-Britz”
(IMMAGINE 9) e nel ‟27 il quartiere Zehlendorf. In entrambi i casi i
progettisti cercarono di favorire la meccanizzazione del quartiere. Nel
primo intervento le abitazioni furono realizzate totalmente in mattoni; ci
fu però un tentativo di abbassare i costi impiegando elementi standardizzati
e limitandosi a quattro tipi di piante. Furono inoltre impiegati per la
prima volta nastri trasportatori e macchine, senza però riuscire a diminuire
le spese in modo significativo.
Sempre durante la Repubblica di Weimar (dal 1919 al 1933), a Francoforte,
Ernst May compie il più grande tentativo per l‟industrializzazione
dell‟edilizia residenziale, importando il sistema di prefabbricazione
“Occident” dall‟Olanda. Si trattava di pannelli in cemento di media
dimensione per pareti portanti, e fu sperimentato nel 1927 in un blocco
residenziale delle Siedlung “Prauheim”, già viste in precedenza.
Gropius progetta il quartiere Törten a Dessau (1926-28), il quartiere
Dammerstoch a Karlsruhe (1928) e il quartiere Siemenstadt a Berlino(1933);
“i suoi progetti, come ugualmente quelli di Klein per il quartiere Bad
Durenberg (1930) o di Hilberseimer per Berlino (1930), hanno sufficiente
regolarità strutturale per essere tradotti in sistemi di produzione di parti
industrializzate”6.
In tutto il territorio tedesco verso la fine degli anni ‟20, si manifesta un
interesse crescente per nuove metodologie costruttive: molti edifici a
Berlino, Breslau, Monaco, Kassel, Spandau, isolati o inseriti nelle
Siedlungen, consentono di incrementare i contributi tecnici e formali.
In Inghilterra, nonostante la pratica edilizia sia ancora fortemente legata
a modelli tradizionali, si manifesta un costante interessamento per la
produzione di massa.
6
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.91
21
Infine, in Olanda, i protagonisti nella progettazione dei nuovi quartieri,
sono Oud e Van Esteren. Il primo, architetto capo della città di Rotterdam,
progetta il quartiere Hoek van Holland (IMMAGINE 10) nel 1924 e nel 1925 il
quartiere Kiefhock.
Van Esteren è invece impegnato ad Amsterdam, dove progetta un quartiere di
10.000 abitanti.
IMMAGINE 9
Vista aerea del quartiere “Berlino-Britz” di
Wagner e Taut
IMMAGINE 10
Vista prospettica del quartiere Hoek van Holland
di J.J.P. Oud
22
23
IL SECONDO DOPOGUERRA
Introduzione
Berlino, Stalingrado (la odierna Volgograd), Varsavia, Amburgo, Dresda e
Brema sono solo alcuni nomi di centri metropolitani devastati dalla Seconda
Guerra Mondiale. I bombardamenti avevano causato la dispersione del
patrimonio edilizio dei centri storici, la distruzione di complessi
industriali e il danneggiamento di infrastrutture quali ponti e sistemi di
comunicazione terrestre e fluviale.
Sono gli enti pubblici che assumono le prime iniziative per la
ristrutturazione urbanistica e territoriale, e per la ricostruzione edilizia
di tipo sociale.
“Le nuove tecniche costruttive per prefabbricare grandi componenti murari e
strutturali prevalgono su ogni altra ipotesi di prefabbricazione e si
impongono nella costruzione di grandi nuovi insediamenti monotipici (in
Francia i “grandi ensembles”, in Germania le “Siedlungen”, in Italia i
“quartieri popolari”, nell‟Unione Sovietica, oltre ai quartieri extraurbani,
le città per colonizzare la Siberia)”.7
Il fabbisogno edilizio ha dimensioni imponenti ed interessa interi territori
nazionali. Tale fabbisogno non può essere risolto con i metodi e le
strutture tradizionali della produzione edilizia. Si intensifica quindi la
tendenza verso l‟industrializzazione, per ottenere una riduzione dei tempi
tecnici.
I programmi di ricostruzione dei vari stati hanno alcuni principi comuni
quali la ricostruzione con recupero dei centri storici, la ricostruzione con
strutture a telaio di calcestruzzo armato e con pannelli vetrati per gli
edifici destinati al terziario, e la costruzione di nuovi quartieri
residenziali nelle periferie delle principali città, con procedimenti di
prefabbricazione.
Se nel primo dopoguerra i sistemi proposti per l‟innovazione del processo
edilizio vengono applicati in modo limitato, in seguito alla Seconda Guerra
Mondiale sono accettati e si attuano in modo diffuso e con consistenti
7
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.97
24
innovazioni nella prassi progettuale e costruttiva edilizia, in particolar
modo con l‟adozione della prefabbricazione dell‟edificio, parziale o totale.
Il lavoro manuale e artigianale tende ad essere sempre più sostituito dal
lavoro delle macchine, soprattutto a partire dagli anni ‟50, quando
l‟impiego della produzione seriale dei sistemi prefabbricati si diffonde e
si sviluppa non solo per edifici residenziali, ma anche per qualsiasi altro
tipo di destinazione.
In alcuni paesi quali la Svizzera e la Finlandia prevale la produzione di
piccole serie, mentre in altri come l‟Unione Sovietica e il Brasile, dove
sono
in
atto
imponenti
iniziative
urbanistiche,
l‟adozione
della
prefabbricazione diventa indispensabile per procurare materiali e manufatti
in luoghi carenti di attività e attrezzature produttive.
Italia
“Il problema della casa esisteva, ed era già
assillante,
prima
che
le
offese
nemiche
distruggessero tante delle nostre case; la guerra lo
ha a dismisura aggravato, ... ma sarebbe illusorio
pensare di risolverlo ricostruendo puramente e
semplicemente le case distrutte. Esso va guardato dal
punto di vista della necessità di dare veramente una
casa a tutti gli italiani”.
Gustavo Colonnetti
Questo era il pensiero di Gustavo Colonnetti, ingegnere e politico italiano,
nei mesi successivi la Seconda Guerra Mondiale, quando la domanda di
abitazioni è molto alta, a causa della guerra e a causa dell‟aumento della
migrazione interna in seguito all‟abbandono delle campagne.
La ripresa del settore edile è favorita dall‟abbondante manodopera a basso
costo disponibile. È però assente una politica governativa volta ad
incentivare lo sviluppo tecnologico del cantiere, e cioè l‟impiego di
macchinari e di nuovi metodi per la costruzione degli edifici.
25
Erano stati sviluppati, negli anni precedenti la guerra, alcuni sistemi di
semi-prefabbricazione da parte di alcuni tecnici improvvisatisi industriali.
Essi pero incontrarono molte difficoltà nell‟ottenere finanziamenti.
Nella primavera del 1945 il CNR bandisce una concorso per la progettazione
di case prefabbricate, con l‟obiettivo di trovare soluzioni al problema
della ricostruzione.
Ma è nell‟estate del 1947, con l‟inaugurazione della VIII Triennale di
Milano che si ha il primo esempio di una pianificazione di interventi e
dell‟applicazione di nuovi sistemi costruttivi, grazie anche al reperimento
di finanziamenti da parte del Comitato organizzatore.
L‟architetto Piero Bottoni, facente parte del Comitato ordinatore, afferma
che “il tema unico sarà la casa”. Tema che si rivela molto vasto e che il
Comitato decide di analizzare in tre fasi tra loro correlate: In primo luogo
vengono allestite delle mostre al Palazzo Reale; poi si organizzano convegni
su temi specifici dell‟abitazione (nuovi sistemi costruttivi, aspetti e
problemi dell‟organizzazione urbanistica dell‟abitazione nella comunità,
igiene dell‟abitazione); ed infine la realizzazione di un nuovo quartiere,
il QT8.
“il quartiere è pensato come esempio di quanto
di meglio di triennio in triennio si andrà
maturando nel campo dell’architettura e delle
arti decorative, e quindi con funzione di
esposizione permanente”.
Piero Bottoni
Già a partire dal 1934 gli architetti Piero Bottoni, Mario Pucci e Giuseppe
Pagano, avanzano l‟idea di realizzare un quartiere che riassuma i risultati
di anni di studi in campo urbanistico e architettonico. Idea che si
concretizza nell‟autunno del ‟46, quando iniziano le opere di costruzione in
un‟area non lontana dall‟ippodromo di San Siro.
26
La
Triennale,
organo
coordinatore
dell‟iniziativa,
si
avvale
della
collaborazione di diversi enti pubblici quali il Comune di Milano, il
Ministero dei lavori pubblici, il Ministero per l‟assistenza post-bellica,
il Centro industriale lombardo e lo IACP di Milano che si impegna a
coordinare la costruzione di edifici a carattere sperimentale in cui possa
essere provato il montaggio in cantiere di parti prefabbricate, con
l‟obiettivo di migliorare la qualità della case di tipo economico-popolare.
Il quartiere viene suddiviso in unità residenziali dotate di servizi quali
scuole, negozi, centri ricreativi e spazi verdi. La disposizione degli
edifici non prevede l‟allineamento al fronte stradale e la densità abitativa
viene contenuta a livelli bassi.
Per quanto riguarda le tecniche attuabili nel periodo, vengono sperimentati
pannelli vibrati, nuovi tipi di struttura portante ed elementi vibrati in
pomice,
cemento
e
laterizio.
In
particolare
per
quanto
concerne
l‟industrializzazione edilizia e la prefabbricazione, il Ministero dei
Lavori Pubblici finanzia la realizzazione di trecento locali da costruirsi
con particolari sistemi costruttivi.
Il programma stabilito suddivide i lavori in due periodi di attuazione. Il
primo triennio (‟47-‟51) prevede la realizzazione di cinque edifici mediante
altrettanti sistemi di prefabbricazione: Ciarlini, Mariani, Casseforme Breda
Florenzi, C.e.p. Gaburri e Sistema PM. Essi vengono impiegati per un unico
progetto-base che consiste in un edificio di quattro piani con sette
alloggi. (IMMAGINE 11)
Dal 1951 al 1954 viene messa in atto la seconda parte dell‟intervento che
prevede la costruzione di altri organismi edilizi da realizzarsi con i
sistemi Eliobeton, Forme-Fioruzzi, Antonello, Cgt, Vlamark, Arbor-Saccai,
Murocel, Togni e Messerschmidt.
I dati relativi ad ogni costruzione vengono raccolti in schede tecniche
nelle quali si registrano qualità e quantità dei materiali usati, tipo di
manodopera, grado di isolamento termico/acustico; è così possibile attuare
comparazioni
e
valutare
i
sistemi
più
adatti
ai
programmi
della
ricostruzione.
Nonostante tali sistemi siano migliorativi rispetto al tradizionale, non
hanno un peso determinante nello sviluppo edilizio. Ecco perché lo Iacp di
Milano dopo attenti studi e sopralluoghi in cantieri e officine a parigi,
Monaco e Copenaghen, introduce in Italia 6 sistemi di prefabbricazione
27
totale e più precisamente quelli delle società Camus, Balency, Costamagna,
Baretz, Coignet e Fiorio già applicati con successo da oltre un decennio in
Francia e all‟estero. (Vedi descrizioni tecniche a pagina 39).
Viene studiato e applicato un vasto programma di costruzioni di tipo
industrializzato, che prevede la realizzazione di 23000 alloggi da
approntare in cinque anni. Iniziano così i lavori per la realizzazione di
cinque nuovi quartieri: il Gallaratese nord, il Gallaratese sud, il
quartiere degli Olmi, il Gratosoglio sud e alcuni interventi a Rozzano.
IMMAGINE 11
Vista del Quartiere
Triennale 8: in
primo piano un
edificio costruito
con il sistema
Casseforme BredaFlorenzi.
28
Schede tecniche dei sistemi costruttivi italiani 8
Sistema Ciarlini (IMMAGINE 12)
Il sistema sperimentato dagli architetti Augusto Magnaghi, Mario Terzaghi
e Mario Tevarotto è composto da plinti, pilastri e travi prefabbricati in
cemento armato ai quali vengono aggiunti solai e chiusure esterne in
tradizionale.
Fondazioni:
Pilastri:
Travi:
Nodo strutturale:
Solai:
Chiusure Esterne:
sono formate da plinti in calcestruzzo che hanno
nella parte superiore un foro profondo circa un
metro entro il quale vengono posizionati e sigillati
i pilastri.
prefabbricati in cemento centrifugato, sono cavi
all‟interno, di forma tondo-conica e con altezza
uguale all‟altezza complessiva dell‟edificio. Ad
ogni
piano
presentano
delle
mensole
per
l‟alloggiamento delle travi.
le travi principali sono in cemento vibrato. Nelle
ali sono ricavate delle asole nelle quali vengono
infilate le travi secondarie, in cemento armato
precompresso.
i pilastri sono collegati con le travi principali
mediante un getto in conglomerato cementizio e il
posizionamento di un‟armatura suppletiva. Si viene
così a formare una travatura continua simile alle
strutture a telaio multiplo.
Si ottengono appoggiando elementi laterizi forati
sulle
travi
secondarie
sui
quali
viene
successivamente gettata una soletta di calcestruzzo
di circa 10 cm di spessore.
al sistema possono essere applicate chiusure esterne
di varia natura. Nell‟edificio al QT8 i progettisti
sperimentano pareti esterne formate da speciali
elementi in laterizio forato al 50 cm, accostati e
8
Gatti S., “L‟industrializzazione edilizia in Italia nel periodo della ricostruzione: il quartiere QT8 a Milano” in “L‟involuzione delle
tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (192 7) al Schone Aussicht (1980)”. F ranco Angeli, Milano, 1987.
29
disposti in doppia fila in diagonale rispetto alla
posizione dei pilastri.
Per il montaggio e il completamento della struttura, compreso il solaio,
di un edificio di quattro piani simile a quello del QT8 sono necessari
venti giorni; per gli scavi e l‟approntamento di plinti e pilastri
quindici giorni. Non occorrono ponteggi esterni tradizionali.
IMMAGINE 12
Edificio realizzato con il sistema Ciarlini al
QT8 di Milano
30
Sistema Antonello
Il sistema Antonello viene impiegato al QT8 dall‟architetto Eugenio
Gentili Tedeschi per costruire un edificio di quattro piani fuori terra
più uno scantinato, per un totale di 42 vani.
Fondazioni:
Pilastri:
Travi:
Chiusure esterne:
Solai:
Partizioni interne:
Finiture:
tradizionali in cemento armato.
prefabbricati a piè d‟opera, giungono fino alla
soletta del terzo piano, poi vengono gettati
direttamente entro gli elementi di parete.
in cemento armato.
sono costituite da elementi cavi in calcestruzzo con
sezione costante di cm. 33x20 e lunghezza fino a cm
400. Le parti di completamento ai serramenti esterni
(sottofinestra) sono realizzate in muratura di
mattoni lisciati a vista.
vengono utilizzati gli stessi elementi cavi in
calcestruzzo usati per le chiusure esterne.
sono ottenute accostando tavelloni in laterizio
facciate esterne prive di intonaco; pavimenti
interni in marmette di cemento.
Sistema Casseforme Breda-Florenzi
Il sistema viene adattato al progetto tipo dall‟architetto Ezio Cerutti e
dall‟ingegner Aldo Putelli. Le casseforme sono in lamiera di ferro,
predisposte lungo la pianta dell‟edificio e sollevate dopo ogni getto
tramite ponteggi tubolari Innocenti. Il sistema Breda-Florenzi consente
una riduzione di manodopera specializzata: infatti la costruzione di un
edificio di cinque piani con un ingombro in pianta di metri 11x20 è
prevista in trenta giorni.
Struttura Portante
E chiusure esterne:
formano
un‟intercapedine
interna
e
hanno
uno
spessore medio di 30 cm i muri a doppia parete in
calcestruzzo vibrato. L‟esecuzione di un impasto
magro con granulato uniforme permette di ottenere un
31
Solai:
Impianti:
getto in Porex che garantisce un buon isolamento
termico/acustico a costi relativamente ridotti.
Nelle casseformi vengono inserite, prima del getto,
delle controforme per la formazione del vano
finestra (compreso il vano per il rullo della
tapparella) e del vano/porta.
sono
ottenuti
mediante
l‟appoggio
di
voltini
centinati su travetti in cemento armato a loro volta
poggianti
su
muri
perimetrali.
Il
solaio
è
completato, sulla superficie superiore, da uno
strato di graniglia di cemento levigato in opera.
l‟alloggiamento degli impianti idrico ed elettrico è
previsto in speciali vani entro le murature prima
del getto.
Il sistema consente la massima libertà nella scelta dello spessore dei
muri e un‟accurata esecuzione delle pareti, sia sul lato esterno si su
quello interno, risparmiando l‟esecuzione dello strato a rustico degli
intonaci.
Sistema Cgt
Il sistema Cgt a cura degli architetti Aldo Cassinelli, Eugenio Gentili ed
Enrico Tedeschi è composto da elementi verticali e orizzontali in lamiera
di ferro, che consentono una facile lavorazione, offre il vantaggio della
leggerezza e rende agevole ed economico il trasporto dei pezzi lavorati.
Pilastri:
Travi:
Solaio:
alti 300 cm, sono formati da quattro montanti in
lamiera sagomata collegati tra loro. Lo spessore
della lamiera e la forma della sezione variano a
seconda dell‟utilizzo ai piani inferiori o superiori
della costruzione.
alte 18 cm e lunghe 480 cm sono formate da due
elementi a C accostati.
l‟elemento solaio misura 75x18x325 cm; al suo
interno in senso trasversale sono collocati dei
tondini di ferro, al duplice scopo di mantenere
costante la distanza tra le lamiere verticali e di
rendere solidali gli elementi contigui. Sugli
32
elementi si getta un sottile strato di cemento e
successivamente si applica il pavimento.
In base alle dimensioni degli elementi strutturali, nel sistema viene a
crearsi un reticolo modulare di 330x480 cm.
Scale:
Chiusure esterne:
Partizioni interne:
Parete attrezzata:
sono formate da travi a gomito in lamiera piegata a
sezione
rettangolare.
Per
i
pianerottoli
si
utilizzano gli stessi elementi che costituiscono il
solaio e per il parapetto un montante in tubo
metallico con una protezione in masonite.
si tratta di pannelli sandwich che si ottengono
accostando pannelli prefabbricati in lamiera ad uno
strato materiale isolante e la cui superficie
esterna è opportunamente è opportunamente trattata e
rivestita
in
modo
da
resistere
agli
agenti
atmosferici.
sono pannelli di 75x277 cm formati da un telaio di
legno rivestito con lastre di materiale isolante di
5 mm di spessore. Questi vengono prefabbricati nei
tipi: pannello pieno, con vano porta, con porta
d‟ingresso all‟alloggio.
nel sistema Ctg il bagno e la cucina si realizzano
accostando in opera due vani a parete metallica
comprendenti tutte le canalizzazioni necessarie
tranne
quella
per
il
wc.
Quest‟ultimo
viene
installato sulla parete opposta con tubo di scarico.
Sistema Mariani (IMMAGINE 13)
Il sistema è applicato al quartiere QT8 dagli architetti Augusto Magnaghi,
Mario Terzaghi e Mario Tevarotto.
Struttura portante:
Chiusure esterne:
è formata da elementi costruttivi cavi in cemento
armato di dimensioni fisse 30x60x300 cm, irrigiditi
da cavi in acciaio pre-tesi.
sono utilizzati gli stessi elementi strutturali. La
superficie interna viene rivestita con lastre di
33
Solai:
beton cellulare di 4 cm di spessore che ne
garantisce l‟isolamento termico - acustico.
si costruiscono con gli elementi usati per la
struttura. Le superfici sono opportunamente trattate
in modo da poter essere intonacate (soffitto) e
ricoperte con marmette di cemento (pavimento).
La costruzione viene sospesa per difficoltà tecniche e la casa in seguito
verrà ricostruita con sistemi tradizionali.
IMMAGINE 13
Rappresentazione prospettica del sistema Mariani
34
Sistema PM Bolgiardi (brevetto Muscari e Marchetti)
Il sistema è impiegato al quartiere QT8 dagli architetti Andrea Marchetti
e Giorgio Mandolini.
Si tratta di un sistema a pannelli portanti prefabbricati cavi, che
possono essere usati sia come pannelli-parete che come pannelli-solaio
predisponendo la superficie esterna ad accogliere il pavimento e la
rasatura per il soffitto; fanno parte del sistema anche pilastri,
architravi ed elementi scala.
Pannello parete:
Pannello solaio:
è formato da un telaio di cm 120x180x280. A
richiesta può essere alto 300 cm oppure 320 cm. Il
telaio è chiuso, sul lato esterno da una lastra di
cemento armato, sul lato interno da una lastra in
spugno cemento.
è costituito da travi accostate in cemento armato
con anima in spugnocemento. La parte superiore delle
travi viene predisposta per ricevere un pavimento in
graniglia di cemento, mentre la parte inferiore è
levigata per formare il soffitto.
Sistema Vlamark
Il sistema è impiegato per la realizzazione del progetto dell‟architetto
Andrea Marchetti si basa sull‟utilizzo di casseforme prefabbricate in
calcestruzzo armato e vibrato.
Pilastri e travi:
Nodo trave/pilastro:
Solai:
Chiusure esterne:
si ottengono mediante il montaggio per collegamento
delle casseforme precedentemente armate in cui viene
effettuato il getto in sito del calcestruzzo.
per l‟irrigidimento della struttura viene inserita
prima del getto un‟armatura aggiuntiva entro le
casseforme.
sono formati da travi in calcestruzzo armato
ipervibrato
e
da
pannelli
di
riempimento
in
spugnocemento rifiniti in superficie per dar luogo a
pavimento e soffitto.
pannello in spugnocemento.
35
Copertura:
Scale:
orditura per il tetto a falde con elementi
cemento armato ipervibrato.
elementi in cemento armato ipervibrato.
in
Sistema Eliobeton
Il sistema viene sperimentato al quartiere QT8 dagli architetti Alberto
Brini e Alberto Adorno.
Struttura verticale:
viene eseguita con speciali blocchi forati di
calcestruzzo e pomice di dimensioni 56x28x28 cm. I
blocchi possono diventare casseforme a perdere per
il getto dei pilastri in cemento armato. In questo
caso nei fori trova alloggio un‟armatura a spirale
in tondino di ferro. Al blocco base viene affiancata
la produzione di blocchi angolo e di tavelle a U e a
L.
Struttura orizzontale: è ottenuta mediante l‟uso di travetti-cassero
composti da pignatte di calcestruzzo e pomice
collegate con armatura metallica e sigillatura di
calcestruzzo ad alta resistenza. I travetti si
montano in cantiere posandoli direttamente sulla
struttura muraria verticale.
Subsistema impianti: nelle
parti
cave
dei
blocchi
possono
essere
collocate canalizzazioni di qualsiasi tipo quali
canne fumarie, pluviali, ecc.
Il sistema può essere impiegato con la normale attrezzatura di cantiere e
permette la realizzazione di edifici con buone caratteristiche di
finitura. Per la natura del materiale stesso, il sistema possiede ottime
caratteristiche di isolamento termo-acustico e per l‟elevato grado di
flessibilità si adatta a qualsiasi tipo di pianta ad elementi rettilinei.
Con questo sistema è anche possibile eseguire un numero qualsiasi di piani
perché la funzione portante è affidata ai pilastri in cemento armato
incorporati nelle cavità dei blocchi.
36
Sistema Arbor-Saccai
Il sistema Arbor-Saccai viene sperimentato nella costruzione di due
edifici a due piani, curati dall‟architetto Piero Bottoni e di un edificio
a tre piani curato dall‟architetto Carlo Lucci.
Struttura:
Solai:
Chiusure esterne:
Partizioni interne:
è formata da telai a nido d‟ape in cemento armato
ipervibrato. Il modulo planimetrico è di 175 cm.
sono
costruiti
con
travi
in
cemento
armato
ipervibrato collegate da tavelloni in laterizio. Le
superfici sono predisposte per ricevere il pavimento
sulla parte superiore e una lisciatura a gesso e
successivo intonaco su quella inferiore (soffitto).
i
telai
vengono
collegati
tra
di
loro
e
successivamente riempiti di tavelle in laterizio.
sono costituite da elementi-telaio uniti tra di loro
tra l‟uno e l‟altro vengono inseriti i falsi telai
delle porte.
Il sistema consente il montaggio a secco in cantiere dell‟edificio al
rustico (l‟unione dei pezzi prefabbricati è ottenuta per mezzo di
bulloni), escluse le solette di collegamento dei solai che vengono colate
in opera. Il getto di calcestruzzo di collegamento del solaio non
costituisce vincolo per le operazioni di montaggio in quanto può essere
eseguito in un secondo tempo dopo la messa in opera delle travi e dei
solai.
Gli impianti vengono collocati in appositi vani tecnici. Il montaggio per
la precisione costruttiva dei vari pezzi e per la loro semplice unione si
rivela rapido e non richiede maestranze specializzate.
Sistema Forme Fioruzzi
Utilizzato dagli architetti Ezio Cerutti e Aldo Putelli, il sistema si
compone di casseforme ribaltabili e riutilizzabili formate da elementi o
da un telaio metallici.
Struttura portante:
si esegue con getto di cemento e ghiaia senza sabbia
in casseformi che hanno la superficie interna
37
Chiusure esterne:
perfettamente liscia. Infatti, dopo l‟esecuzione e
la
vibratura,
si
può
subito
procedere
con
l‟intonacatura delle parti. Dopo il disarmo, per le
operazione di riarmo, si ribaltano di 180° le
fiancate delle casseformi attorno alle cerniere
collegate
ai
regoli
superiori.
Successivamente
questi vengono vincolati ai distanziatori e si
effettua il nuovo getto.
in calcestruzzo vibrato. Qualora venga utilizzato il
telaio metallico, come elemento strutturale, si
usano pannelli prefabbricati dello stesso materiale.
Il sistema permette la facile predisposizione di attacchi per gli infissi
e per la formazione delle tracce per le canalizzazioni. L‟elevato grado di
flessibilità planimetrica si adatta ad eseguire edifici tipologicamente
differenti purché si faccia sempre uso di elementi rettilinei.
Tuttavia il sistema presenta delle difficoltà per quanto riguarda le
altezze dei piani. Infatti con impalcati da 18 cm si possono ottenere luci
nette di 282 332 cm corrispondenti relativamente a sei o sette corsi (data
l‟altezza di 47 cm delle casseforme).
Per luci intermedie è necessario ricorrere ad espedienti in cantiere con
la conseguente perdita di orizzontalità di tutto il sistema delle
casseforme.
Il sistema Cep brevetti Gaburri (IMMAGINI 14-15)
Il sistema Cep (Costruzioni edili prefabbricate) brevetti Gaburri è un
sistema ad elementi lineari.
Agli inizi degli anni ‟50 questo tipo di sistema è già adattato abbastanza
frequentemente, sia che impieghi il cemento armato, sia l‟acciaio, nella
costruzione di edifici industriali ad un piano.
Se invece consideriamo gli edifici multipiano, notiamo che l‟impiego di
soli elementi lineari è pressoché nullo per l‟acciaio e molto limitato per
quanto riguardo il cemento armato nell‟edilizia sia industriale sia
civile.
Il sistema Cep brevetti Gaburri è formato da travi e pilastri,
elementi/solaio, elementi per il tetto e per le scale.
La prefabbricazione è ottenuta mediante casseforme metalliche in cui viene
eseguito il getto di conglomerato cementizio vibrato. Gli elementi sono
38
successivamente sottoposti a cura umida per alcuni giorni e possono essere
messi in opera fin dalla settimana successiva alla prefabbricazione.
Il sistema Cep brevetti Gaburri, applicato al progetto tipo dell‟edificio
al quartiere QT8, dimostra la perfetta adattabilità delle tecniche
costruttive industrializzate ad una prestabilita morfologia dell‟edificio.
La pianta proposta dall‟architetto Gabriele Mucchi non si discosta dal
progetto base, per cui il rispetto della componente tipologica nell‟uso di
questo sistema costruttivo risulta costante. Inoltre la facilità di
montaggio della struttura, effettuato senza alcun ponteggio, con l‟uso di
un arganello brevettato che consente spostamenti minimi, permette una
rapida esecuzione del prodotto servizio.
Pilastri:
Travi:
Nodo strutturale:
di forma quadrata, rettangolare e tonda, sono
prodotti nelle dimensioni: 22x22 cm, 22x30 cm con
altezza di 330 cm, 30x30 cm, 30x40 cm con altezza di
450 cm, 40x40 cm, 40x50 cm con altezza di 600 cm;
cavi
all‟interno,
prevedono
nella
testa
gli
alloggiamenti
per
l‟appoggio
delle
travi.
Lo
spessore
della
parte
prefabbricata,
solo
tre
centimetri, è sufficiente per includere l‟armatura
metallica di calcolo.
I pilastri vengono infilati sulle chiamate di
congiungimento dei plinti di fondazione, previo il
livellamento del piano di posa; per il montaggio dei
piani superiori invece, non è più necessario
livellare perché la sommità dei pilastri inferiori
serve da base di appoggio ai pilastri superiori.
offrono una gamma di dimensioni costanti nella
sezione a T: 22x25 cm, 22x35 cm, 30x35 cm e 24x25
cm, mentre la lunghezza viene stabilita di volta in
volta dal progettista. Dall‟estradosso sporgono le
staffe e i ferri per il collegamento con il solaio.
il nodo strutturale trave/pilastro viene irrigidito
da
un‟armatura
supplementare
verticale
e
orizzontale. I ferri verticali trovano collocazione
nella cavità del pilastro e costituiscono la
continuità
dei
collegamenti
verticali
della
struttura. I monconi orizzontali sono posizionati
nella parte superiore della trave. Un getto di
calcestruzzo colato sulla trave e all‟interno dei
39
IMMAGINE 14
Sistema Cep Brevetti Gaburri
40
pilastri completa in opera la struttura. I ferri disposti nel senso degli
sforzi forniscono una sufficiente resistenza e rigidità al nodo. Si
ottiene in questo modo un‟intelaiatura rigida senza soluzione di
continuità.
Solaio:
i solai sono costituiti da elementi cavi di
calcestruzzo leggero uniti ad incastro e resi
solidali mediante malta cementizia colata nei
giunti. La sezione dell‟elemento solaio è di 20x26
cm,
mentre
la
lunghezza
viene
stabilita
dal
progettista. Gli elementi sono posati sulle travi in
modo tale da lasciare lo spazio per un cordolo da
gettarsi in opera, che serve a completare le stesse
travi e ad assicurare la collaborazione del solaio.
La superficie superiore è rivestita di graniglia di
cemento da levigare in opera per cui il pavimento fa
corpo unico col solaio.
Chiusure esterne:
in tradizionale, utilizzano elementi in laterizio.
Partizioni interne:
elementi di laterizio
Orditura per il tetto: è formata da trave tipo “Varese”, cioè travi in
cemento ad alta resistenza sagomate a doppia T con
leggero rilievo nel mezzo, e doppia armatura. La
sezione è variabile e l‟altezza può essere di 19 e
di 21 cm.
Negli anni ‟60 il sistema Cep brevetti Gaburri si trasforma in sistema
Structurapid e negli anni ‟70 al nome viene accostata la dicitura
Neorapid, per legare al sistema il concetto di struttura che permette un
rapido montaggio.
In questo periodo si assiste alla compresenza sul mercato edile di due
tendenze: la prima vede nell‟uso dei sistemi tradizionali una certa
tranquillità di impiego e la certezza dei risultati garantita da una
pluriennale
esperienza;
la
seconda
punta
sulle
tecniche
di
prefabbricazione basate principalmente sull‟uso dell‟acciaio, o per
convinzione del progettista o per scelte politiche.
Il
sistema
Structurapid,
nell‟ottica
di
una
tendenza
alla
razionalizzazione del cantiere, mantiene per motivi di psicologia
commerciale, tutte le prestazioni e le caratteristiche formali del sistema
costruttivo tradizionale, pur pubblicizzando vantaggi tipici del prodotto
41
IMMAGINE 15
Sistema Cep Brevetti Gaburri
42
industrializzato quali la riduzione dei costi e dei tempi d‟esecuzione e la
qualità superiore del prodotto casa. L‟impresario medio del tempo non opera
comunque in favore di una vasta diffusione del sistema. Alberto Brambilla
della Structurapid dice:
“Noi sostituiamo al cemento armato tradizionale
utilizzando
una
tecnologia
analoga
a
quella
dell’acciaio con un costo ridotto a un terzo.
Riteniamo
di
avere
un
orizzonte
maggiore
dell’acciaio
in
quanto
non
siamo
limitati
all’ossatura dell’edificio, ma siamo in grado di
realizzare anche altre parti… La diffusione è scarsa
per la poca conoscenza che si ha del sistema e per
un motivo predominante: gli imprenditori non hanno
metodi razionale per rilevare i loro veri costi e
quindi non sono in grado di paragonarli con quelli
che noi proponiamo”.
La concezione costruttiva del sistema Structurapid non si discosta molto
dalla prima utilizzazione del Sistema Cep brevetti Gaburri al quartiere
QT8. Il pilastro cavo, da riempirsi in calcestruzzo in opera, viene
posizionato su un plinto tradizionale, la cui sommità è predisposta per
l‟appoggio delle travi e l‟inserimento dell‟armatura supplementare, nonché
per l‟appoggio del pilastro successivo.
La produzione prevede la fabbricazione di elementi con sezione di 22x22 cm
e di 30x30 cm, ma è possibile anche una produzione con sezioni differenti
per adeguarsi ai bisogni dei progettisti. Le altezza standard previste
sono 305 cm e 325 cm. Per adattarsi ad un numero sempre maggiore di
progetti e quindi risolvere la “variabile” altezza, è previsto un elemento
di completamento ad anello che raccorda i pilastri. Gli anelli
distanziatori, in calcestruzzo, hanno altezze possibili fino a metà
dell‟altezza del pilastro. Per altezze inferiori a 4 cm si impiegano
anelli distanziatori in metallo. Le travi standard prevedono larghezze di
22 cm e di 30 cm e lunghezze variabili da 220 cm a 470 cm con aumenti
fissi di 50 cm. Le travi vengono posizionate entro le asole previste alla
sommità del pilastro: le asole non utilizzate si chiudono con speciali
lastrine in cemento prima del getto di completamento.
Il solaio può essere di tipo tradizionale o a pannelli prefabbricati.
43
Le operazioni di montaggio del sistema sono relativamente semplici e non
richiedono l‟intervento di personale specializzato.
Il sistema data la precisione di costruzione, possiede le tolleranze
tipiche delle strutture metalliche e quindi garantisce la compatibilità
con qualsiasi tipo di finitura (pannelli esterni prefabbricati o muri di
tamponamento tradizionali).
Germania e Austria
Nella Repubblica Federale tedesca (Germania dell‟ovest), la ricostruzione
edilizia corre di pari passo con la ricostruzione industriale, politica ed
economica. Il problema della mancanza di alloggi viene affrontato in modo
concreto con provvedimenti legislativi, che prevedono la realizzazione di
quasi due milioni di alloggi in sei anni (300.000 ogni anno) a partire dal
1950.
La pianificazione urbanistica e la ricostruzione edilizia fa ancora
riferimento ai principi della scuola del Bauhaus, poiché i processi e i
metodi progettuali del razionalismo si erano interrotti in seguito
all‟emigrazione di molti architetti durante l‟imposizione ideologica
nazista, anche nel campo dell‟architettura.
Ricostruzione
storico-ambientale
e
costruzione
con
edilizia
moderna
multipiana sono i due criteri adottati nelle maggiori città tedesche. Il
primo viene attuato nei centri storici, il secondo lungo i nuovi tracciati
viari e nei nuovi insediamenti residenziali, nelle zone periferiche della
città.
Con la ripresa della produzione industriale, grazie anche agli aiuti
finanziari dagli Stati Uniti, si manifesta una tendenza verso l‟edilizia
industrializzata dove si nota un‟elevata qualità dei dettagli e delle
finiture, e dove il repertorio di componenti si aggiorna in modo costante.
Nonostante il processo di industrializzazione, vengono mantenuti alcuni
metodi artigianali, soprattutto per la produzione di piccole serie di
componenti sempre adattabili durante le operazioni di montaggio.
Se in Germania sono i principi del Bauhaus quelli maggiormente adottati, in
Austria si mantiene attiva la cultura architettonica di innovazione avviata
44
all‟inizio del secolo con il movimento della Secessione Viennese;
rivestimenti levigati, disegni decorativi, cromatismi e cura maniacale dei
dettagli sono le caratteristiche principali degli edifici progettati da
Hoffmann, Olbricht e Wagner nei primi decenni nel „900. Peculiarità che
vengono riprese e trasferite circa mezzo secolo dopo nella prefabbricazione.
Gli esempi principali sono il centro televisivo, concluso nel 1974, con
struttura portante interamente prefabbricata in cemento armato, e il
quartiere residenziale “Wohnen Morgen” realizzato tra il 1971 e il 1976 e
caratterizzato da una griglia strutturale a telaio.
Francia
Poco dopo la fine della guerra in Francia viene istituito il “Ministero
della ricostruzione e dell‟urbanistica”, ma il “Codice dell‟urbanistica e
dell‟abitazione”, fondato su principi legati al razionalismo, viene emanato
solo nel 1959. Due anni prima, nel 1957, viene emanata la legge sui piani
regionali e nel 1958 l‟elenco delle zone di urbanizzazione prioritaria.
Erano già stati avviati, però, i lavori di ricostruzione edilizia: Si
trattava di interventi denominati “grandi ensembles”, e cioè di cittàquartiere in grado di ospitare dai 30.000 ai 100.000 abitanti. Questi
vengono eseguiti impiegando, nella maggior parte dei casi, procedimenti
prefabbricativi di grandi lastre portanti in calcestruzzo armato per la
messa in opera di edifici a blocchi cellulari.
In Francia, già a partire dall‟inizio del secolo, si svilupparono numerosi
sistemi di prefabbricazione a ciclo chiuso (sistemi Camus, Coignet, Balancy,
Costamagna); sistemi che vennero poi esportati in altri paesi europei
(Inghilterra, Italia) e in URSS9. Questi erano composti da piastre in
calcestruzzo armato, ad eccezione del sistema Costamagna costituito da
laterizi, che rappresentavano i setti portanti, le pareti divisorie interne
o quelle di prospetto. I “grandi ensembles” vengono realizzati in molte
città francesi (Strasburgo, Saint Etienne, Anger, Fontainbleau, Saint
Germain) tra gli anni ‟50 e ‟60.
Gli attori principali sono gli stessi del primo dopoguerra: Perret e Le
Corbusier. Il primo, impegnato con la redazione del piano di ricostruzione
9
Vedi “Il caso dell‟Unione Sovietica” a pagina 55
45
urbanistica di Le Havre, si pone come obiettivo quello di individuare
un‟unica matrice per tutti i componenti costruttivi prefabbricati di piccola
dimensione. Inoltre si concentra nel tentativo di dare maggiore qualità dal
punto di vista architettonico al sistema di prefabbricazione adottato,
caratterizzato da ordine e proporzionalità delle parti.
“Per Le Corbusier il problema principale è la ricerca della scala adatta per
mezzo della quale attuare un intervento architettonico globale, che raccolga
cioè in un organismo unitario un insieme di cellule residenziali e di
servizi comuni. Si forma così il concetto della prima “Unitè d‟habitation de
grandeur conforme” di Marsiglia, ultimata nel 1952 cui faranno seguito
quelle di Nantes (1953-55), Berlino nel quartiere Interbau (1957), Briey-enForet e Firminy”.10
La costruzione concepita da Le Corbusier prevede una struttura portante
puntiforme e indipendente, nella quale possono essere inseriti gli alloggi
come cellule scatolari completamente prefabbricate.
10
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.104
46
Schede tecniche dei sistemi di prefabbricazione francesi 11
Il sistema Costamagna
Grandi pannelli portanti in calcestruzzo e laterizio.
Pannelli di facciata: struttura
mista
in
calcestruzzo
cementizio
e
laterizio. Lo spessore varia dai 25 ai 30 cm: un
primo strato di calcestruzzo di 2-3 cm nel quale
viene incorporato il rivestimento in tesserine,
clinker, mignonettes ecc.; uno di elementi laterizi
forati di 8-9 cm.;quello successivo di calcestruzzo
di 5-7 cm.; un altro di laterizi di 8-9 cm e infine
un ulteriore strato di 2-3 cm di calcestruzzo e
intonaco di finitura. Qualora ragioni statiche lo
richiedano, i pannelli potranno essere armati con
maglia metallica incorporata negli interposti strati
di calcestruzzo o rinforzati in corrispondenza dei
giunti.
Pannelli interni:
Lo spessore complessivo varia dai 15 cm ai 20 cm e
più, a seconda delle necessità statiche: due strati
esterni di calcestruzzo più intonaco di 3 cm e uno
intermedio di laterizi dello spessore di 9-14 cm.
Anche questo pannello può essere armato con maglia
metallica.
Giunti metallici:
dopo aver accostato i pannelli, si esegue il getto
tra le due superfici di laterizi laterali lasciati a
vivo.
Solai:
possono essere di qualsiasi tipo preferibilmente
struttura mista infatti, o che siano prefabbricati o
che vengano gettati in opera, è già previsto nel
sistema un particolare assetto delle strutture
all‟attacco
dei
pannelli
murari,
in
modo
da
assicurare, con l‟estensione dei cordoli su tutto il
11
Tinelli F., “Sistemi di prefabbricazione francesi introdotti in Italia negli anni ‟50 -‟60: il sistema Balency e il quartiere Olmi a Baggio”
in “L‟involuzione delle tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (192 7) al Schone Aussicht (1980)”. F ranco Angeli, Milano, 1987
47
Carico di rottura:
Carico di sicurezza:
Peso pannello:
Isolamento termico:
Isolamento acustico:
Fondazione:
Rampe e scale:
Sformatura pannelli:
Facciata:
perimetro, una buona solidità strutturale ad ogni
piano.
Pannelli di facciata di spessore 25 cm = 280 T/ml
Pannelli di facciata di spessore 30 cm = 360 T/ml
Pannelli interni di spessore 15 cm = 220 T/ml
Pannelli interni di spessore 20 cm = 260 T/ml
25 Kg/cmq. Questo consente di costruire edifici di
oltre 12 piani.
in genere non oltrepassa le 2-3 tonnellate.
K=1
migliorativo rispetto al tradizionale.
in tradizionale.
prefabbricate in cemento armato.
dopo 48-72 ore.
il sistema pannellare si presta a tre principali
soluzioni:
1-pannelli delle dimensioni di un locale con
serramenti incorporati; 2-pannelli accostati di
minore larghezza con interposti serramenti senza
parapetto murario; 3-pannelli accostati ma con
paramento murario più o meno arretrato rispetto al
filo della facciata.
Una
quarta
soluzione
si
presenta
quando
il
fabbricato
è
progettato
con
muri
trasversali
portanti: in tal caso le facciate principali
prendono corpo dalla disposizione delle pannellature
non portanti.
48
Il sistema Coignet (IMMAGINI 16-17)
Grandi pannelli portanti in calcestruzzo.
Pannelli di facciata: dello spessore complessivo di circa 24 cm consistono
in una prima lastra dello spessore di circa 5 cm di
calcestruzzo cementizio armato con maglia metallica
nella quale va incorporato il rivestimento esterno
in tesserine; in uno strato di polistirolo di 3 cm e
da uno successivo di pozzolana dello spessore 10 cm;
il tutto è coperto da un alastra in calcestruzzo
cementizio.
Pannelli interni:
hanno uno spessore di 14 cm in calcestruzzo
cementizio pieno, armato con maglie metalliche di
diametro 6 e lisciato sulle due superfici.
Solai:
sono composti da lastre di cls pieno dello spessore
di 13-14 cm, armate con maglie metalliche, nel cui
getto
vengono
incorporate
le
serpentine
del
riscaldamento a circa 3 cm dal filo del plafone
finito.
Giunti:
si
ricavano
dalla
profilatura
dei
lembi
del
pannello.
Fondazioni:
pilastri o pali prefabbricati in cemento armato.
Rampe e scale:
prefabbricate in cemento armato.
Casseforme:
sono del tipo basculante in lamiera metallica
montata sui profilati ad elementi verticali con
getto
dall‟alto
mediante
tubazioni
ad
aria
compressa. Le casseforme consistono in un grande
piano e in quattro fiancate mobili di acciaio
lavorato, le cui pareti sono cave per permettere la
circolazione
del
vapore
a
80°
destinato
al
riscaldamento
del
calcestruzzo.
Un
coperchio
riscaldato mobile, nel quale circola il vapore,
ricopre interamente le forme. La chiusura e il
disarmo
delle
batterie
avvengono
per
effetto
elettromagnetico. Il movimento delle casseforme può
essere eseguito a pressione idraulica.
Isolamento termico:
K=1
Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale.
49
IMMAGINE 16
Edifici a Savigny sur
Orge, nei pressi di
Parigi, realizzati con il
sistema Coignet
IMMAGINE 17
Cantiere di montaggio
del sistema Coignet
50
Sistema Fiorio
Grandi pannelli portanti in calcestruzzo e laterizio.
Pannelli di facciata: sono composti da un primo strato di calcestruzzo
cementizio dello spessore di 3-5 cm nel quale viene
incorporato il rivestimento; da uno successivo di
elementi laterizi forati con speciali costolature
dello spessore variabile tra i 17 e i 22 cm,
disposti in senso orizzontale con interspazi di 2-3
cm riempiti di calcestruzzo; infine da un intonaco
di gesso dello spessore di 1,5 cm costituente il
parametro interno. Questi pannelli sono chiamati
“Murceram”.
Pannelli interni:
si eseguono in forati dello spessore di 8 cm con
intonaco in gesso da ambo le parti.
Solai:
costituiti da pannelli in laterizio e cemento
armato, hanno nervature di calcestruzzo ad interasse
di 30 cm. Possono essere anche in cemento armato
precompresso; in questo caso differiscono per
l‟applicazione dell‟acciaio in tensione prima del
getto delle nervature di calcestruzzo.
Giunti:
si ottengono mediante getto di calcestruzzo in due
riprese per consentire l‟inserimento di uno strato
impermeabilizzante di neoprene. Seguono poi le opere
di sigillatura, completamento e finitura.
Rampe e scale:
in cemento armato o in pozzolana
Blocchi per canne:
prefabbricati in cemento armato.
Casseforme:
metalliche e basculanti.
Stagionatura pannelli: 48 ore.
Isolamento termico:
K = 1,3
Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale.
Produzione:
con 24-30 tavoli da lavori si può realizzare un
alloggio e mezzo al giorno.
Montaggio:
con una sola gru: un alloggio al giorno.
51
Sistema Baretz
Grandi pannelli portanti in calcestruzzo e laterizio.
Pannelli in facciata: hanno
lo
spessore
di
22
cm
con
serramento
incorporato. Sono formati all‟esterno da una lastra
di calcestruzzo armato di 5 cm di spessore; da uno
strato successivo di elementi forati di laterizio o
pozzolana con interposte nervature di irrigidimento,
infine da una lastra di cemento armato.
Solai:
pannelli in cemento armato dello spessore di 12-14
cm.
Trave e pilastro:
in
cemento
armato,
si
possono
utilizzare
in
alternativa ai pannelli portanti.
Giunti:
armature in ferro e getto di cls.
Rampe e scale:
prefabbricate in cemento armato con rivestimento
incorporato.
Fondazioni:
tradizionali.
Casseforme:
in legno, in ferro, in cemento armato del tipo
basculante, sollevabili a mezzo gru.
Rivestimento interno: piastrelle in cotto.
Pavimento:
per attenuare trasmissione dei rumori d‟urto è
previsto il tipo galleggiante.
Impermeabilizzazione: a caldo con materiali plastici bituminosi.
Stagionatura pannelli: 48-72 ore
Isolamento termico:
K = 1,3
Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale.
Produzione:
con 24-30 tavoli da lavoro si può realizzare un
alloggio e mezzo al giorno.
Montaggio:
con una sola gru: un alloggio e mezzo al giorno.
52
Sistema Camus (IMMAGINE 18)
Grandi pannelli portanti in cemento armato.
Pannelli in facciata: dello spessore di circa 24 cm, consistono in una
prima lastra dello spessore di 5 cm di cls
cementizio con maglia metallica nella quale viene
incorporato il rivestimento esterno in tesserine; in
uno strato di polistirolo espanso di 3 cm, in uno
spessore di 10 cm e infine in una ultima lastra di
calcestruzzo normale di 6 cm. La solidità delle due
lastre armate è assicurata mediante ganci di
collegamento.
Pannelli interni:
hanno uno spessore di 14 cm in calcestruzzo
cementizio pieno, armato con maglie metalliche
diametro 6 e lisciato sulle due facce. Sono anche
previsti pannelli di minore spessore per le pareti
non portanti.
Solai:
lastre
in
calcestruzzo
pieno
di
13-14
cm
opportunamente armate con maglie metalliche.
Giunti:
a partire dall‟esterno i giunti realizzano una
piccola
scanalatura
che
serve
da
camera
di
decompressione per ridurre la pressione dei venti;
seguono
uno
strato
di
materiale
plastico
impermeabilizzante per impedire le infiltrazioni, un
vuoto di drenaggio ventilato e infine un nucleo di
calcestruzzo armato di chiusura, gettato in due
strati per consentire l‟inserimento del polistirolo
o di altro materiale coibente.
Casseforme:
in lamiera metallica montata sui profilati. Il loro
movimento avviene per mezzo di un carro-ponte; il
riscaldamento è elettrico, riduce perciò il tempo di
maturazione del calcestruzzo.
Fondazione:
in genere, del tipo tradizionale.
Isolamento termico:
K = 1,3
Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale.
Produzione:
10-12 pannelli al giorno con quattro tavoli da
lavoro e sei operai corrispondente alla produzione
di 3-4 alloggi al giorno.
53
IMMAGINE 18
Assonometria del sistema costruttivo “Camus”
54
Montaggio:
due squadre di nove persone compresi il
gruista e i tracciatori possono montare dai 60 ai 75
pannelli, pari a 3-4 alloggi al giorno.
Il periodo fra l‟inizio della fabbricazione dei pannelli in
officina e la consegna delle chiavi degli appartamenti è
dell‟ordine di 150 giorni lavorativi.
Gli edifici hanno ottimo comportamento antisismico e sono
pienamente rispondenti alle prescrizioni antincendio.
Sistema Balency (IMMAGINI 19-20)
Grandi pannelli in calcestruzzo.
Pannelli di facciata: sono in cemento armato dello spessore di 24 cm e del
tipo a sandwich con anima di polistirolo espanso per
l‟isolamento. Vi sono incorporati i serramenti
esterni ed il rivestimento di facciata previsto di
qualsiasi materiale: laterizio, marmo, graniglia,
mosaico, ecc.
Pannelli interni:
sono
di
altezza
pari
a
quella
del
piano
dell‟edificio e di lunghezza variabile da meno di 1
metro a 6 metri. Nello spessore di 14 cm di cls
cementizio pieno, sono ricavate le canalizzazioni e
gli alloggiamenti per l‟impianto elettrico. Sono
anche previsti pannelli di minore spessore per le
pareti non portanti.
Solai:
Generalmente di cemento armato gettato in opera,
hanno incorporati gli impianti di riscaldamento ed
elettrico a circa 3 cm dal filo del plafone. Ci
possono essere anche lastre di calcestruzzo armato
pieno dello spessore di 13-14 cm opportunamente
armate con maglie metalliche, in cui vengono
incorporate le serpentine del riscaldamento.
Rampe e scale:
prefabbricate e costituite da solette a ginocchio,
vengono incernierate, ad un estremo al pannello di
55
IMMAGINE 19
Rappresentazione del sistema Balency
IMMAGINE 20
Cantiere di montaggio del sistema Balency
56
facciata e incastrate, all‟altro, nel pianerottolo
del piano gettato in opera.
Blocchi funzionali:
per soddisfare alle necessità dei servizi, si
fabbricano
diversi
tipi
di
blocchi
(sempre
portanti), canne per immondizie, blocco per colonne
montanti dell‟impianto elettrico, dell‟impianto di
riscaldamento, ecc.
Giunti:
a partire dall‟esterno i giunti realizzano una
piccola
scanalatura
che
serve
da
camera
di
decompressione per ridurre la pressione dei venti;
seguono
uno
strato
di
materiale
plastico
impermeabilizzante per impedire le infiltrazioni, un
vuoto di drenaggio ventilato e infine un nucleo di
calcestruzzo armato di chiusura, gettato in due
strati per consentire l‟inserimento del polistirolo
o di altro materiale coibente.
Casseforme:
gli stampi permettono di variare l‟altezza e la
larghezza
dei
pannelli;
il
che
comporta
l‟adattabilità a differenti progetti architettonici.
Gli stampi sono orizzontali per i pannelli composti
a sandwich, verticali per le pareti piene. Il
riscaldamento, con un circuito ad acqua calda,
permette il disarmo del pezzo dopo poche ore e,
quindi, il ripetuto impiego dello stampo nella
giornata lavorativa. Nelle casseforme verticali, il
cls viene iniettato dal basso in alto per mezzo
dell‟aria compressa di una campana pneumatica.
Peso pannelli:
può variare dalle 3 alle 7 tonnellate in relazione
alla potenza delle gru impiegate per il sollevamento
e degli automezzi di trasporto.
Impermeabilizzazione: fogli
bituminati
o
metallizzati
perfettamente
aderenti alle superfici emergenti.
Pavimentazione:
del tipo vinilico; nei servizi è prevista in
ceramiche greificate.
Isolamento termico:
K = 1
Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale.
Montaggio:
con una sola gru risulta di tre alloggi al giorno.
57
Per un alloggio medio di tre locali più servizi, si impiegano tra officina
e cantiere, circa 700 ore lavorative contro le 1300 occorrenti per il
sistema tradizionale, con un‟economia di ore pari al circa il 50%.
Inghilterra
La ricostruzione postbellica in Inghilterra venne regolata dal “New Towns
Act” del 1946, che prevedeva l‟insediamento di nuove città, per le quali
venivano utilizzati dei sistemi di prefabbricazione globale degli edifici,
prendendo spunto dai modelli francesi. Queste nuove città erano localizzate
a circa 80 km dal centro di Londra, nell‟ ”outer ring” definito dal piano
urbanistico di Patrick Abercrombie, che prevedeva la suddivisione della
regione londinese in quattro fasce concentriche. La differenza rispetto agli
altri stati europei sta nel fatto che “la ricostruzione post bellica in
Inghilterra ha il merito di essere stata considerata come parte inscindibile
della pianificazione economica generale e non come problema urbanistico e
sociale a se stante”12.
Le “new towns” diventano quindi un laboratorio dove ogni realizzazione
avviene con successione di tempi per consentire il controllo e la
valutazione dei risultati di volta in volta e la prefabbricazione edilizia
non è l‟unico e insostituibile procedimento costruttivo messo in atto.
Problema emergente era quello delle strutture scolastiche pubbliche;
problema
che
il
governo
Inglese
ha
risolto
con
l‟approvazione
dell‟”Education Act” del ‟46, realizzando 2.500 scuole nei dieci anni
successivi. Per questo tipo di edifici viene messo appunto da Charles H.
Aslin un sistema di prefabbricazione con struttura portante in metallo e
pannelli di chiusura verticali e orizzontali in cemento armato.
L‟altra differenza rispetto al resto d‟Europa, risiede nel fatto che in
Inghilterra si presta maggiore attenzione all‟aspetto formale degli edifici
realizzati con un sistema prefabbricato; infatti in ogni new town viene
impiegato un diverso sistema costruttivo, maggiormente rispondente alle
esigenze ambientali esistenti.
12
Benevolo L., “Storia dell‟architettura moderna”, Laterza, Bari, 1971
58
Olanda e Danimarca
Nei paesi nordici il razionalismo, inizialmente considerato solamente un
sistema teorico ed estraneo alle proprie tradizioni, viene ora accettato
come metodologia progettuale generale. Tale sistema ed in particolar modo il
suo processo costruttivo viene costantemente testato e verificato in modo
tale da rilevare le lacune tecnologiche e di conseguenza di indirizzare la
ricerca sulle strutture e sui materiali da proporre.
In Olanda l‟adozione di sistemi di prefabbricazione per la realizzazione di
quartieri residenziali si verifica nelle principali città: ad Amsterdam nei
quartieri Buitenveld e Osdorp; a Rotterdam nel quartiere commerciale
Lijnbaan. Gli edifici vengono realizzati con processi di parziale
prefabbricazione di tipo leggero, limitata a divisori interni e a pannelli
di pareti perimetrali. Questo perché l‟attenzione posta al progetto
dell‟ambiente fisico, non consente scelte di rigida adozione dei grandi
sistemi industrializzati di prefabbricazione.
Nel 1947 in Danimarca vengono emanate delle regole per l‟unificazione
modulare dei componenti edilizi, e viene approvata la legge per le “case
prefabbricate”. Sono questi regolamenti che hanno avuto un‟influenza
determinante per l‟impiego di nuovi materiali e per l‟adozione di nuovi
procedimenti esecutivi. Tali norme hanno inoltre favorito l‟accettazione
delle residenze multipiano, una novità nel panorama edilizio danese: le
“point home” e i blocchi laminari da 12 a 16 piani con impiego di componenti
prefabbricati. L‟esempio più rilevante è il quartiere “Hoye Gladsaxe” a
Copenhagen completato nel 1968, degli architetti Hoff & Partners composto
cinque edifici da 16 piani ciascuno e realizzato con grandi pannelli
portanti in calcestruzzo e pareti vetrate continue. (IMMAGINE 21)
Svezia e Finlandia
La Svezia non venne coinvolta direttamente negli eventi bellici dei due
conflitti mondiali, ma con la legge urbanistica approvata nel 1948 e il
Piano per la città di Stoccolma del ‟52 si cerca di far fronte alle nuove
esigenze di residenze con comfort adeguato al benessere sociale.
59
IMMAGINE 21
Vista del quartiere Hoye Gladsaxe a Copenhagen
60
Industrializzazione e sistemi di prefabbricazione edilizia si applicano per
la fondazione delle città satelliti nei dintorni di Stoccolma.
In questi nuovi insediamenti vengono realizzate costruzioni residenziali
multipiano, localizzate in ambiente naturale; tale posizione non facilita e
non consente l‟impiego di sistemi di prefabbricazione pesante, ma non
impedisce l‟utilizzo di quelli leggeri.
Viene brevettato un originale procedimento esecutivo, chiamato “Siporex”,
che consiste nel disporre una gru per il sollevamento e il posizionamento
delle lastre strutturali nel nucleo adibito, ad opere ultimate, ai
collegamenti verticali consentendo limitata estensione della superficie
occorrente per il cantiere”.13
In Finlandia, dopo la guerra si verifica un notevole afflusso di popolazione
verso
la
capitale
Helsinki.
Fenomeno
che
rende
necessaria
una
riorganizzazione urbana: nascono, come in Svezia, città satelliti (Tapiola e
Otaniemi) nelle quali per le costruzioni vengono adottati sistemi di
prefabbricazione impiegando materiali tradizionali come il legno.
L‟architetto Siren è l‟autore di alcuni di questi sistemi (tra cui il
sistema “Puntalo”) che impiegavano pannelli di rivestimento esterno
prefabbricati in legno, simili, ma non imitativi, a quelli usati dalla
tradizione locale.
13
Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.111
61
62
IL CASO DELL‟UNIONE SOVIETICA
I primi decenni del „900
Nel corso dei primi decenni del „900, anche in Russia si diffondono nuovi
metodi per l‟organizzazione del lavoro nelle industrie. Nel 1912 vengono
pubblicate in lingua russa le opere di Wislow Taylor “Shop management” e
“The principles of scientific management” (“Naučnaja organizacija truda”),
nel 1924 lo scritto di Henry Ford “My life” (“Moja Žizn’”) (IMMAGINE 22), ed
infine i diagrammi di movimento dei fratelli Gilbreth (“Grafiki dviženija”).
Tali opere ottengono un buon riscontro critico nel mondo dell‟industria e
costituiscono una delle fonti di ispirazione anche nell‟ambito dell‟edilizia
ed in particolar modo per i costruttivisti quali Mojsej Ginzburg, Michail
Baršč e Vjačeslav Vladimirov14.
Con la salita al potere di Stalin nel 1924, e l‟avvio del Primo Piano
Quinquennale nel 1928 per favorire lo sviluppo dell‟industria pesante nel
paese (IMMAGINE 23), vengono chiamati in Unione Sovietica molti specialisti
stranieri tra i quali gli architetti Bruno Taut, Ernst May, Hannes Mayer, Le
Corbusier e André Lurçat. L‟arrivo di specialisti dall‟occidente, ed in
particolar modo dalla Germania, contribuì ad un‟ulteriore diffusione, presso
gli architetti sovietici, delle teorie dell‟organizzazione scientifica del
lavoro. Durante il primo Piano Quinquennale vengono sperimentate la
standardizzazione e la prefabbricazione leggera in legno.
Taylorismo e Fordismo assumono però connotazioni completamente negative
verso la metà degli anni ‟30, quando lo stile accademico viene ufficialmente
abbracciato dallo stato e il “realismo socialista” diventa il fondamento
ideologico dell‟arte sovietica. Lo stile neo-palladiano ritrova una
collocazione centrale sulla scena architettonica moscovita, ed il suo
esponente principale è Ivan Ţoltovskij. Ciononostante, in questo decennio,
viene portata a termine la realizzazione di alcuni tra i principali
capolavori costruttivisti, ad opera degli architetti Golosov, Ladovskij e
dei fratelli Vesnin. Inoltre le tecniche costruttive continuano ad essere
14
Membri dell‟OSA (Associazione degli architetti c ontemporanei), fondata nel 1925.
63
IMMAGINE 22
Una copia del testo di Henry Ford, Moja Zhizn
IMMAGINE 23
Campagna propagandistica a sostegno della Nuova Politica Economica e dei piani
quinquennali lanciata da Stalin
64
innovate , e nelle principali città viene messa in opera la prefabbricazione
a grandi blocchi di cemento.
Dagli inizi degli anni ‟30, nelle riviste specializzate, viene descritta ed
evocata la costruzione a catena, in russo potočnoe stroitel’stvo. Con questo
metodo nel 1939 vengono realizzati sulla Ulica Bol‟shaja Kaluţskaja15 23
immobili d‟abitazione, progettati dall‟architetto A. Mordvinov. (IMMAGINE
24)
In questi anni la crisi abitativa continua a persistere, ma lo stato,
impegnato a trasmettere un‟immagine di prosperità, non è intenzionato ad
attuare una politica di abitazioni a basso costo.
La Guerra colpisce molte città sovietiche, in particolare Kiev, Leningrado e
Stalingrado16. Al problema delle distruzioni belliche si aggiunge quello
dell‟aumento demografico e dell‟esodo rurale. Se nel 1939 la popolazione
urbana conta 59,1 milioni di persone, nel 1959 raggiunge i 100 milioni di
abitanti.
Nonostante lo stato continui a dare priorità alla costruzioni degli edifici
pubblici, dal 1946 vengono avviati alcuni cantieri per la sperimentazione di
diversi tipi di prefabbricazione lineare e puntiforme (a pannelli e con il
sistema pilastro-trave-pannello) e di alloggi economici.
Il primo edificio residenziale prefabbricato a pilastro-trave-pannello è
costruito a Mosca sulla ulica Sokolinaja Gora, tra il novembre del 1947 e il
marzo 1948. (IMMAGINE 25)
“Tutti i componenti sono prodotti in officina; il loro montaggio viene
effettuato con una gru della portata di 1,5 tonnellate. La struttura
portante è realizzata con profilati metallici. Per le facciate vengono
impiegati due tipi di tamponature: pannelli stretti di altezza pari ad un
piano e pannelli di riempimento tra le aperture. Questi componenti sono
concepiti come un sistema a sandwich”.17
Altri edifici con struttura a pilastro-trave-pannello vengono realizzati tra
il 1948 e il 1951 lungo l‟Horoševskoe Šosse, su progetto dell‟architetto
15
L‟attuale Leninskij Prospekt
Le attuali San Pietroburgo e Volgograd
17
Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli,
Milano, ott-dic 2 002 , pag.81
16
65
IMMAGINE 24
Gli edifici progettati da
Mordvinov sulla Ulica
Bol‟shaja Kalužskaja,
l‟attuale Leninskij Prospekt
IMMAGINE 25
Edificio residenziale a
Mosca in Ulica Sokolinaja
Gora con struttura
prefabbricata a travepilastro-pannello in una
foto degli anni ‟50.
66
M.Posokhin e dell‟ingegner V.Lagutenko. Trattasi di edifici a sei piani, con
pilastri e travi in profilati metallici, solai e pannelli di facciata, in
cui sono ancora presenti richiami all‟architettura classica, allestiti in
officina con casseri metallici orizzontali, in cemento armato. Le operazioni
di montaggio di questi elementi rallentano notevolmente la costruzione
poiché richiedono ponteggi manovrabili e un dispendioso impiego di
manodopera.
Tra il 1940 e il 1941 vengono messi a punto i principi costruttivi dei
pannelli-vela. I primi edifici residenziali realizzati con questo sistema,
vengono realizzati a Magnitogorsk nel 1950-52, e a Mosca nel 1953-55 sulla
ulica Oktjabr‟skoe Pole. ”Pannelli “a sandwich” di 30 centimetri, delle
dimensioni di altezza e larghezza dei vani, vengono colati in casseri
orizzontali con profili rovesciati per essere rifiniti con cemento
decorativo dopo la sformatura. Lo spessore dei muri divisori è di 14 cm,
quello delle lastre dei solai di 9 cm; la larghezza dei vani corrisponde
alle due luci adottate: 3,6 e 3,3 metri. Negli anni, la cattiva qualità dei
pannelli e i difetti di concezione dei giunti portano a mascherarli con
profili decorativi che complicano le operazioni di modellatura”.18(IMMAGINI
26-27)
L‟applicazione dei metodi industriali per ridurre i tempi di realizzazione
mette in evidenza le contraddizioni tra tecnica e forma architettonica.
Problemi espressi dall‟architetto sovietico Andrej Burov in un testo del
1943, pubblicato solo nel periodo della destalinizzazione.
Nei cantieri moscoviti del dopoguerra, tra il 1947 e il 1954, si verifica
come i profilati sui giunti rallentino la fabbricazione dei componenti e
richiedano correzioni manuali in opera. I tecnici arrivano ad una
conclusione: per trarre il massimo dalla prefabbricazione bisogna rinunciare
ai principi progettuali accademici. Sulla rivista “Arkhitektura SSSR” del
giugno 1953, dedicata interamente al tema dell‟industrializzazione, alcuni
tra i protagonisti del mondo dell‟architettura sovietica (tra i quali
P.Blokhin e I.Ţoltovskij) sostengono che i principi costruttivi degli
edifici
18
Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli,
Milano, ott-dic 2 002 , pag.86
67
IMMAGINE 26
Pianta di un edificio residenziale a
Magnitogorsk, dei primi anni ‟50, con
struttura a pannelli-vela.
IMMAGINE 27
Edificio residenziale a Magnitogorsk dei primi anni ‟50, con
struttura a pannelli-vela con dettaglio dei giunti tra pannelli
nascosti dietro i pilastri.
68
tradizionali non possono essere trasferiti all‟architettura prefabbricata.
La questione principale sul trattamento dei giunti, mascherati da paraste o
lasciati a vista, apre un dibattito di natura tecnica e stilistica.
“Le esigenze specifiche della produzione e del
montaggio impongono agli architetti un metodo
nuovo e interessante di composizione, che
conduce ad un nuovo aspetto della facciata,
diverso da quella in pietra…
Per quale motivo coprire i giunti tra i
pannelli, ad imitazione dell’architettura in
pietra, perché avere paura della connessione a
vista?”
Ivan Žoltovskij
Kruscëv a capo del Cremlino
Come accennato in precedenza, gli architetti concordano sul fatto che i
vantaggi della prefabbricazione richiedono la rinuncia ai progetti di
ispirazione accademica.
La morte di Stalin nel marzo del 1953 e l‟elezione a Primo segretario del
Partito comunista di Nikita Kruscëv nel settembre dello stesso anno, sono i
primi cambiamenti politici che coinvolgono l‟Unione Sovietica negli anni
‟50.
Lo stesso Kruscëv, unico regista del Cremlino, lancia, a partire dalla
primavera del 1954, la lotta contro il culto della personalità di Stalin e
avvia un vasto programma sociale per rafforzare la propria immagine.
Nello stesso periodo l‟architetto Georgij Gradov 19, con l‟aiuto di Konstantin
Ivanov20, invia direttamente a Kruscëv un rapporto sullo stato generale
dell‟architettura e dell‟industria delle costruzioni in URSS.
19
20
Funzionario dell‟Istituto per gli edifici pubblici dell‟Accademia di architettu ra
Ricercatore presso l‟Istituto di teoria e storia dell‟architettura dell‟Accademia di architettura
69
Nel testo, Gradov mette in questione gli indirizzi dell‟architettura
sovietica degli ultimi vent‟anni; descrive le condizioni disastrose in cui
vive la gente (appartamenti sovraffollati, migliaia di tuguri eretti nei
vicoli o su terreni paludosi, carenza di ospedali e scuole), sollecitando la
revisione dello stile dell‟architettura sovietica in modo da risolvere
questi problemi.
“La creazione architettonica, a dispetto
delle disposizione del partito di creare
un’architettura socialista, continua da 20
anni a scalpicciare riproducendo metodi e
stili architettonici desueti”.
Georgij Gradov
Sottolinea inoltre l‟isolamento nel quale si trova l‟architettura sovietica
e l‟ostilità e il ritardo nei confronti dell‟esperienza architettonica
occidentale.
Gradov prosegue la sua lettera, indicando al primo segretario del partito
quali sono le forze che impediscono all‟architettura sovietica di conseguire
i propri obiettivi sociali ed individua i responsabili nel “gruppo
monopolistico”, composto dagli architetti S.Cernysov, N.Blyikin, N.Kolli,
A.Vlasov, P.Blokhin e B.Rubanenko.
Anche l‟Accademia di architettura, con Mordvinov alla sua testa, è accusata
da Gradov di aver frenato per vent‟anni il corso dell‟architettura
sovietica. Vengono denunciati gli architetti le cui opere “non esprimono
l‟essenza del socialismo”; tra i quali E.Rybickij, L.Poljakov (accusato di
copiare lo stile classico) e I.Ţoltovskij il cui edificio residenziale sulla
centralissima Ulica Mohovaja ha “aperto una finestra verso il passato”.
Le ultime critiche sono rivolte a coloro che hanno “abusato delle
decorazioni in architettura”, tra i quali ricompare A.Mordvinov e sono
citati K.Alabjan, A.Vlasov e I.Maca.
70
L‟autore del rapporto, per risolvere l‟impellente questione abitativa,
suggerisce di mettere in cantiere un numero limitato di progetti-tipo
secondo i metodi della prefabbricazione ed infine “indirizza a Kruscëv la
lista delle misure per fare uscire l‟architettura sovietica dallo stallo:
- eliminare le perversioni borghesi e degenerate in architettura;
- portare un colpo definitivo alle vestigia conservatrici del XIX secolo;
- approvare un decreto del Comitato centrale del Pcus e del governo sulle
misure per eliminare il ritardo nell‟architettura e nelle costruzioni;
- convocare il secondo congresso degli architetti all‟insegna della svolta
da intraprendere;
- creare un Accademia d‟architettura e di costruzioni”.21
La nuova politica dell‟architettura di Nikita Kruscëv
Le proposte contenute nella lettera di Gradov, costituiscono il supporto
ideale degli obiettivi politici di Nikita Kruscëv. La critica allo stile
accademico permette una prima rottura con lo stalinismo. Altro obiettivo di
Kruscëv è quello di sconfiggere la crisi abitativa attraverso il contributo
dell‟industria delle costruzioni.
Il primo segretario del partito agisce stendendo due lettere: la prima,
datata 3 giugno 1954, è intitolata Sulle cause del ritardo e del costo
elevato della costruzione residenziale e sociale”22, convocando un congresso
plenario dei principali attori delle costruzioni, e annunciando la
convocazione della “Conferenza nazionale di costruttori, degli architetti,
tecnici
dell‟edilizia,
delle
costruzioni
stradali
e
del
materiale
circolante, degli organismi di ricerca scientifica”.
Tale conferenza, chiamata anche “conferenza dei costruttori”, si svolge tra
il 30 novembre e il 7 dicembre 1954, presso il grande palazzo del Cremlino.
Qui Kruscëv pronuncia il discorso conclusivo Sull’ampia introduzione dei
metodi industriali, il miglioramento della qualità e l’abbassamento del
costo della costruzione, dove affronta due temi fondamentali: lo stile
architettonico e gli aspetti economici della produzione edilizia.
21
Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli,
Milano, ott-dic 2 002 , pag.91
22
In russo “O pricinah otstavanija, vysokoj stoimosti zilišcnogo i kul‟turno-bytovogo stoitel‟sta”
71
Egli condanna lo stile classico attaccando “gli edifici alti” 23, senza
menzionare che Stalin stesso era il fautore di questo indirizzo e aveva
ordinato la costruzione dei grattacieli di Mosca.
“Sulle facciate degli edifici residenziali si
attaccano sovente molte inutili decorazioni, che
rivelano
la
mancanza
di
gusto
di
certi
architetti… La costruzione degli edifici alti ha
giocato un ruolo fondamentale in questo aspetto…
Nella
concezione
di
immobili
alti,
gli
architetti si interessavano principalmente alla
creazione di silhouette di edifici non pensando
ai costi di realizzazione e manutenzione”.
Nikita Kruscëv
Poi attacca gli architetti e l‟Accademia di architettura, come unici
responsabili della crisi abitativa. Sotto la lente d‟ingrandimento cadono le
stesse persone menzionate da Gradov nella sua lettera, in particolare il
presidente dell‟Accademia di architettura, Mordvinov e gli architetti del
gruppo “monopolistico”.
Il solo architetto Georgij Gradov è ricordato da Kruscëv in un contesto
positivo. Gli obiettivi di quest‟ultimo sono politici e le sue affermazioni
del dimostrano un‟ incomprensione dei problemi dell‟architettura. In ogni
caso egli da indicazioni ben precise riguardo allo stile e alle tecniche
costruttive, ma soprattutto indica la prefabbricazione pesante in officina
come metodo di costruzione. I pannelli prefabbricati devono avere la meglio
sugli altri metodi di costruzione che richiedono troppo lavoro manuale e non
corrispondono “all‟immagine della tecnica moderna”. Kruscëv non parla del
tipo di struttura degli edifici prefabbricati (pannelli o sistema a travepilastro), ma evoca la nozione di progetto-tipo, il quale implica la
23
In russo “Vysotnye Zdania” o “Stalinskie Vysotki”, sono le attuali sette sorelle. Grattacieli che contraddistinguono il panorama
moscovita, fatti costruire da Stalin tra il 1947 e il 1957.
72
definizione delle piante aggregate ai diversi piani, il sistema costruttivo,
i materiali, i metodi di esecuzione in officina e di montaggio in cantiere.
“Prendiamo
la
costruzione
degli
edifici
residenziali: Perché non scegliere i migliori
progetti di questi immobili e non ripeterli
un gran numero di volte?... Bisogna scegliere
un numero limitato di progetti-tipo per gli
edifici
residenziali,
le
scuole,
gli
ospedali, i giardini d’infanzia, gli asili,
gli
edifici
commerciali,
ed
altro
e
intraprenderne,
sulla
base
di
questi
progetti, la costruzione a grande scala per
cinque anni”
Nikita Kruscëv
Egli afferma che attraverso l‟utilizzo dei progetti-tipo si può ottenere un
effetto positivo in termini di costi, tempi e di qualità costruttiva;
propone poi di individuare un numero limitato di progetti-tipo da realizzare
in tutto il paese e suggerisce di rivedere il sistema remunerativo per gli
architetti, in modo da sollecitarli a rinunciare ai progetti individuali.
Il periodo post-conferenza è caratterizzato dalla pubblicazione di alcuni
decreti tra cui quello del 4 novembre 1955 Sulla rimozione degli eccessi in
architettura24 nel quale si può leggere: “Svariati architetti, nella loro
ingordigia per il lato spettacolare, attendevano principalmente alla
decorazione delle facciate degli edifici”. Gli “innumerevoli colonnati
decorativi, i portici e altri eccessi architettonici hanno gravato sulle
risorse dello Stato”. Questo “lusso d‟eccesso” non è congruente con “la
linea del Partito e del governo in materia di architettura ed edilizia”.
Il decreto ha carattere punitivo ed infligge sanzioni agli architetti autori
di edifici con un elevato numero di eccessi architettonici.
24
In russo “Ob ustranienii izlisestv v proektii rovanii i stroit el‟stve”
73
Il Comitato centrale del partito e il Soviet dei ministri adottano altri
decreti relativi ai progetti-tipo, alle infrastrutture tecniche e alle
tipologie residenziali. Il decreto sulle Misure per l’industrializzazione,
il miglioramento della qualità e l’abbassamento dei costi di costruzione,
approvato il 2 agosto del ‟55 afferma:
“a partire dalla seconda metà del 1956, la
costruzione
degli
immobili
residenziali,
delle
scuole, degli ospedali, dei nidi d‟infanzia, dei
cinema, dei magazzini, dei luoghi di ristoro e delle
case di riposo dovevano essere effettuati in base ai
progetti-tipo”.
Inoltre tale decreto impedisce ai progettisti e ai ministeri di apportare
modifiche agli stessi progetti-tipo.
Nel decreto 20 febbraio 1956 Sul miglioramento della concezione nella
costruzione viene fissata la durata di vita dei progetti-tipo:
“Al fine di assicurare una vasta industrializzazione
edilizia
e
l‟utilizzazione
degli
elementi
prefabbricati in officina, tutti i progetti tipo
degli immobili d‟abitazione, degli edifici pubblici
industriali, dei trasporti e agricoli devono essere
utilizzati senza modifiche almeno nel corso di
cinque anni…”
“L‟idea della concezione dei progetti-tipo è così spinta all‟estremo, sotto
lo slogan Dlja vsej strany odin tip doma (per tutto il paese un solo tipo di
casa)!”.25
E‟ però da sottolineare il fatto che per la prima volta nella storia dell‟
URSS, lo stato si impegna finanziariamente a risolvere il problema degli
alloggi.
Come già accennato in precedenza, Nikita Kruscëv sceglie il campo
dell‟architettura per il suo primo distacco dallo stalinismo. Egli, però,
25
Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli,
Milano, ott-dic 2 002 , pag.97
74
assume veramente il potere quando, durante il XX Congresso del partito nel
febbraio del 1956, denuncia i crimini di Stalin nel “rapporto segreto”,
seguito dal decreto 30 giugno 1956 sulla Eliminazione del culto della
personalità e le sue conseguenze.
Scelta la via dell‟industrializzazione del settore delle costruzioni, viene
emanato il decreto 31 luglio 1957 Sullo sviluppo dell’edilizia residenziale
in URSS, dove lo stato prende una decisione anche in merito alla tipologia
di alloggi da realizzare; la scelta ricade sugli alloggi di tipo
monofamiliare.
Inoltre
il
decreto
sollecita
nuove
prospettive
di
progettazione urbanistica: l‟impianto volumetrico libero deve subentrare ai
principi compositivi sulla continuità dei prospetti sul filo stradale. Gli
edifici residenziali in città devono avere un‟altezza di 4/5 piani, mentre
nei piccoli centri urbani e nei villaggi un‟altezza di 2/3 piani. Inoltre
gli edifici devono essere separati da spazi verdi.
Nel 1956, viene indetto dal Gosstroj e dall‟Unione degli architetti il primo
concorso “per la concezione di nuovi tipi di immobili residenziali di tre,
quattro
e
cinque
piani”,
seguendo
i
principi
costruttivi
della
prefabbricazione. Il primo premio del concorso viene assegnato ai progetti
elaborati dal Gostrojproekt in collaborazione con l‟Istituto dell‟habitat
dell‟Accademia di architettura. Tali progetti consacrano un modello edificio
prefabbricato caratterizzato da un volume semplice, lineare di 4/5 piani
senza ascensore, con struttura a pannelli autoportanti e facciata spoglia.
Gli alloggi sono costituiti da un ingresso, un blocco servizi, una cucina
accessibile dall‟ingresso e camere servite dal vano principale.
Il concorso ha un impatto considerevole e gli alloggi premiati, realizzati a
diverse scale, vengono presentati al pubblico in occasione dell‟Esposizione
permanente nazionale della costruzione.26
Novye Cerëmuški: il primo esempio di “edilizia popolare” in Unione Sovietica
Il programma di concorso e i progetti vincitori servono da premessa al
programma di Novye Čerëmuški (IMMAGINE 28), che risulta essere il primo
26
In russo “Postojannaja vsesojuznaja stroitel‟naja vystavka”
75
IMMAGINE 28
Modello del kvartal n°9 di Novye Ceremuškhi e la scritta vse dlja sovetskogo celoveka che significa “ tutto per il cittadino
sovietico”.
76
esempio di “edilizia popolare” per l‟abitazione di massa a Mosca e in tutta
l‟URSS.
Per la realizzazione del progetto viene scelta un‟area di 1500 ettari, nella
parte sud occidentale della capitale russa.
L‟obiettivo è quello di testare i vari tipi di struttura prefabbricata e
sperimentare i metodi di costruzione più razionali ed efficaci, in vista
della produzione a grande scala.
Il complesso di Novye Čerëmuški si compone di quattro kvartaly27: il 9, il
10, l‟11 e il 12. Il primo di questi, ovvero il numero 9, è la prima
importante realizzazione con isolati edificati “a pianta libera”.
Il cantiere del primo lotto di insediamento, di 11,85 ettari, viene avviato
nel 1956 e termina nel 1958. 8,85 ettari sono occupati da 16 edifici
residenziali (otto dei quali realizzati in mattone, due in blocchi di
laterizi, quattro in blocchi di cemento e due in pannelli prefabbricati).
L‟edificio a grandi pannelli prefabbricati, progettato dall‟ingegner
V.Lagutenko28, serve da modello alla concezione delle future abitazioni
sovietiche. “L‟immobile ha una struttura a pannelli-vela. I muri divisori,
detti anche muri-pilastro, sono costituiti da un‟ossatura periferica
portante e da un pannello di riempimento di 4 centimetri. I pannelli di
facciata, decorati con tasselli in ceramica, sono agganciati ai muri
divisori.”29 (IMMAGINE 29-30-31)
Il nono kvartal è diviso in due zone: quella “abitativa” e quella “non
“abitativa” nella quale sono presenti una scuola per 880 alunni, asili, un
ristorante da 250 posti, un cinema per 875 spettatori e negozi. L‟offerta
dei servizi supera le esigenze dei circa 3000 abitanti del kvartal, cercando
così di compensare le carenze degli insediamenti limitrofi.
Tutti gli edifici sono circondati da spazi verdi ad uso pubblico e privato;
inoltre presentano un arretramento di 10-12 metri rispetto al filo stradale.
“Per tutte queste caratteristiche il kvartal n°9 di Novye Čerëmuški diviene
l‟emblema della nuova architettura e della nuova urbanistica sovietica”.28
27
È il quartiere sovietico, un grosso isolato con edificazione “a pianta libera”, dotato di tutti i servizi necessari.
Uno dei principali protagonisti della p refabbricazione sovietica, Secondo alcune fonti è l‟ideatore del sistema prefabbricato sovietico.
Nel 1947 la città di Mosca lo nominò a capo dello “studio sperimentale per le costruzioni industrializzate”.
29
Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli,
Milano, ott-dic 2 002 , pag.99
28
77
IMMAGINE 29
Schema costruttivo di un edificio a
pannelli prefabbricati del kvartal n°9
di Novye Ceremuškhi
1-Pannelli-vela portanti in c.a.
2-Pannelli di facciata
3-Pannello acustico per solaio
4-Pannello a nervature spesse per
pavimentazione
5-Pannello divisorio
6-Linoleum su pannello in gesso
IMMAGINE 30
Fase di cantiere del kvartal n°9 di
Novye Ceremuškhi
78
Nel 1958 si tiene a Mosca il V Congresso dell‟unione internazionale degli
architetti e il kvartal n°9 viene presentato alle delegazioni straniere
presenti.
Le conseguenze della politica Kruscëviana
Dalla prima generazione di edifici prefabbricati (progettati dal 1951 al
1956), di altezza pari a 4/5 piani, l‟industria sovietica arriva a produrre,
alla fine degli anni settanta, edifici (di seconda e terza generazione)che
arrivano fino a diciassette piani. E addirittura a venticinque piani con gli
edifici di quarta generazione (1976/1992) e quinta generazione (1993/1999).
TABELLE 1, 2, 3
Numero di milioni di metri
quadri realizzati per ogni
serie progettuale 30
30
Pravitelstvo Moskviy, “Zhilie doma postroennie po obraszovym, tipovym i povtorno primeniaemym proektam v gorode Moskve”,
MNIITEP, Mosca, 1999
79
Nel periodo tra il 1955 e il 1991 la costruzione del patrimonio abitativo
sovietico si sviluppa con un edilizia prefabbricata in officina: i progetti
vengono omologati dal Gosstroj per essere poi realizzati in tutto il
territorio dell‟URSS.
In particolare nel 1966, il 95% degli alloggi e il 78% degli edifici
pubblici sono costruiti con metodi di industrializzazione pesante.
C‟è un dato importante che caratterizza la politica di Kruscëv: se nel 1958
il 70% della popolazione vive in coabitazione, vent‟anni più tardi il 90%
delle famiglie vive in alloggi indipendenti. Nella Russia di quegli anni,
vivere in un appartamento indipendente era sicuramente un‟esperienza unica e
senza precedenti; lo svantaggio è rappresentato dal fatto che la popolazione
ha dovuto abbandonare il centro della città per andare a vivere in
periferia, lontano dalle stazioni della metropolitana e in zone poco servite
e attrezzate.
Altro fattore non positivo e causa di proteste, è il sovraffollamento degli
alloggi. Questi erano pensati per 1,5 persone per stanza; nella maggior
parte dei casi, però, gli alloggi vengono assegnati nella misura di 2,5
persone per stanza, a causa del fatto che molte famiglie, definite
“complesse” comprendono più generazioni.
La prima generazione di prefabbricati dell‟era Kruscëviana (serie R+4)
conosce un invecchiamento precoce: gli alloggi sono inadatti alle dimensioni
delle famiglie e i pannelli e le finiture sono realizzati con materiali di
bassa qualità e con tecniche carenti. I prefabbricati vengono definiti
Kruscëvki, termine che deriva dal gioco di parole tra il nome di Kruscëv e
truscëby, che in russo significa tuguri, alludendo alla qualità degli
appartamenti.
Nonostante difetti e svantaggi, queste Kruscëvki segnano una tappa
importante nella vita dei cittadini sovietici, migliorando le condizioni di
vita di migliaia di famiglie.
80
IMMAGINE 31
Planimetria
del kvartal
n°9 di Novye
Ceremuškhi,
facciata-tipo,
pianta-tipo
81
Il ruolo dell‟esperienza europea nella prefabbricazione sovietica degli anni 50‟ e „60
Come scritto precedentemente, il periodo staliniano rappresenta per il
movimento architettonico una fase di isolamento dall‟occidente. Solo con
Kruscëv, ed in particolare grazie alle indicazioni dei sui consiglieri,
riprendono i contatti con l‟Europa. Verso la metà degli anni ‟50 sono
numerosi i viaggi-studio degli architetti sovietici, in particolar modo
verso la Francia e la Gran Bretagna, ma anche in Italia, Belgio, Svezia,
Austria e Stati Uniti. L‟esperienza occidentale esercita un‟influenza
significativa sulla politica urbana, sulle scelte tecnologiche e sulla
standardizzazione sovietica. Un esempio è la costruzione della città di
Zelenograd, a cinquanta kilometri a nord-ovest di Mosca, che richiama le
città satelliti di Londra e Stoccolma.
Ancora più importante è il fatto che i sovietici acquistano attrezzature
francesi e il brevetto dell‟ingegnere R. Camus, utilizzato per la
ricostruzione della città di Le Havre.
I viaggi degli specialisti sovietici permettono quindi di attingere
conoscenze
e
ispirazione
dalla
produzione
architettonica
europea
contemporanea,
favorendo
l‟aggiornamento
di
quella
sovietica.
La
prefabbricazione diventa così, per l‟architettura sovietica, il simbolo
della sua adesione e reintegrazione nella pratica architettonica europea.
L‟URSS dopo aver consolidato le proprie conoscenze nell‟ambito della
prefabbricazione, esporta il suo know-how verso i paesi satelliti.
Il livello di industrializzazione edilizia in Unione Sovietica è molto
elevato, grazie alla presenza di imprese pubbliche. La stabilità del loro
funzionamento è dovuta alla continuità delle commesse statali. Il successo
della politica Kruscëviana impone la ristrutturazione e l‟aumento di
dimensioni delle imprese di costruzioni. Nel 1957, con il decreto del 31
luglio Sullo sviluppo della edificazione abitativa in URSS, viene avviata la
realizzazione delle DSK (Domostroitel’nye kombinaty)31, imprese di grandi
dimensioni capaci di assicurare il ciclo completo di costruzione.
31
Kombinat di costruzione degli edifici
82
La prima DSK viene istituita a Leningrado nel 1959; a Mosca tre diventano
operative nei primi anni ‟60, sino alle 300 del 1967. L‟obiettivo delle DSK
è il raggiungimento delle quantità richieste del piano di sviluppo, senza
però preoccuparsi della qualità degli edifici prodotti.
“I vincoli tecnici legati al montaggio degli edifici prefabbricati, la
ricerca delle massime prestazioni nello sviluppo e nell‟organizzazione del
cantiere influenzano la concezione del progetto urbano. La produzione
industriale degli edifici e il loro montaggio in cantiere devono costruire
una catena continua di costruzione”.32 Si sviluppa a partire dagli anni ‟50
l‟edificazione a catena, che è una delle direzioni principali nell‟ulteriore
sviluppo di abitazioni prefabbricate.
Dal 1958 interi kvartali vengono prodotti a catena; la durata media di
costruzione di un edificio, dall‟avvio del montaggio al collaudo è di circa
53 giorni. Le costruzioni realizzate con il sistema a catena sono in
crescita: dal 15% del 1962, al 75% del 1964.
Questo
determina
un
progressivo
assoggettamento
della
progettazione
architettonica e urbanistica ai vincoli tecnici della prefabbricazione.
Anche il manuale I principi base basilari dell’urbanistica sovietica,
pubblicato nel 1967 dall‟Istituto d‟urbanistica, suggerisce di tenere conto
del percorso delle gru nell‟impianto di un quartiere e considera la
collocazione delle fabbriche di prefabbricazione pesante nella concezione
delle nuove città.
32
Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli,
Milano, ottobre-dicembre 2 002 , pag.104
83
84
2 – RIQUALIFICAZIONE DELL‟EDILIZIA RESIDENZIALE IN EUROPA E IN RUSSIA
85
2.1 - STRATEGIE EUROPEE
Introduzione
Il dibattito sul futuro delle città occupa da molti anni una posizione
importante nel discorso pubblico europeo. Si è ribadito il fatto che
le
città
svolgono
un
ruolo
strategico
nella
realizzazione
di
un‟economia sociale di mercato.
L‟Agenda urbana Europea integrata è il passo finale di un lungo
percorso di riflessione partito nel 1997, che ha come punti principali
la Carta di Lipsia sulle città sostenibili (2007), la Dichiarazione di
Toledo (2010) e il report “Cities of Tomorrow” del 2011.
L‟Unione Europea ha assegnato la gestione delle politiche pubbliche
per la crescita e la coesione sociale
principalmente alle città e
alle regioni.
L‟obiettivo
principale
è
quello
di
creare
ambienti
cittadini
favorevoli all‟innovazione, tramite infrastrutture in grado di ridurre
i costi individuali e sociali della mobilità, spazi verdi ampi e
diffusi, servizi pubblici accessibili e politiche dell‟alloggio per i
giovani.
Per raggiungere tali obiettivi sono stati
della Dichiarazione di Toledo del 2010:
estratti
i
punti
chiave
-Sviluppare e migliorare le connessioni del trasporto
pubblico tra la città e la sua regione.
-Riutilizzare il suolo per ridurre il consumo dello stesso
e limitare lo sprawl urbano.
-Rigenerare gli edifici esistenti e riqualificare gli spazi
pubblici.
86
-Migliorare la crescita economica: La rigenerazione urbana
potrebbe rappresentare un‟opportunità di uscire dalla crisi
e il punto di ingresso in una nuova economia.
-Preservare l‟ambiente naturale e fisico, o riabilitarlo
dove necessario.
-Migliorare l‟efficienza energetica negli edifici esistenti
e
nel
metabolismo
urbano,
includendo
la
gestione
dell‟intero ciclo delle acque e dei rifiuti.
-Promuovere l‟uso di fonti di energia rinnovabile e il loro
uso nelle città, ripensando al progetto di nuove reti
energetiche.
Germania
In Germania ed in particolare nella capitale Berlino, dove nei
quartieri
periferici,
vivono
circa
700.000
abitanti
in
350.000
alloggi, è in atto una politica di rinnovo e recupero del patrimonio
di Housing sociale, attraverso:
-il coinvolgimento dei residenti
-operazioni di adeguamento energetico
-interventi
di
demolizione
parziale,
completamento,
densificazione.
-accorpamento o disaggregazione delle unità abitative.
Caso studio: Hellersdorf-Marzhan (Berlino)
Hellersdorf è un quartiere situato a nord di Berlino. Conta
45000 alloggi, per un totale di circa 100000 abitanti,
generalmente su strutture in prefabbricato pesante.
I problemi presenti riguardavano il degrado fisico e
sociale. L‟architetto Kroll propone tre strategie per
migliorare il quartiere e i rispettivi alloggi: Per primo
propone di migliorare le connessioni del trasporto pubblico
tra il quartiere e la città; in secondo luogo cerca di
creare nuovi posti di lavoro attraverso l‟introduzione di
87
funzioni altamente specializzate; ed infine suggerisce una
trasformazione
degli
alloggi
attraverso
componenti
prefabbricati variamente articolati che possano essere
impiegati per assolvere ad esigenze contingenti e variabili
dei singoli abitanti.
IMMAGINI 31, 32, 33
Il quartiere Hellersdorf-Marzhan a berlino, prima e dopo l‟intervento
Francia
In Francia, tra il 1953 e il 1973 furono realizzati più di 300
complessi
di
social
housing
(circa
1,2
milioni
di
alloggi).
La strategia di rigenerazione è stata effettuata con semplici
interventi sui singoli edifici che son parte di piani integrati come
il GPV (Gran Projet de Ville), GPRU (Gran Projet de Renouvellemet
Urbain), ORU (Operation de Renouvellemet Urbain).
Le principali proposte di questi piani sono:
-Promuovere, dove possibile, la riabilitazione di edifici
piuttosto che la loro demolizione/ricostruzione. Questo
metodo permette di accrescere la memoria del luogo e
consente di diminuire i costi.
-Riempire le aree vuote con nuove forme urbane, promuovendo
la diversità funzionale e i legami sociali.
88
-Migliorare le prestazioni energetiche delle reti urbane e
di conseguenza migliorare la distribuzione dell‟energia nei
singoli edifici.
Inghilterra
A partire dal 1999 nel Regno Unito è iniziato un complesso programma
di intervento che include complessi residenziali per migliorare le
condizioni sociali e abitative, la qualità architettonica e urbana;
per garantire il mix sociale attraverso l‟introduzione di una quota di
alloggi sociali nei nuovi insediamenti, rinforzando il senso di
identità e in generale creare quartieri sostenibili.
Caso studio: Park Hill (Sheffield)
Trattasi di uno dei principali esempi di social housing in
Europa, realizzato tra la fine degli anni ‟50 e ‟60.
La riqualificazione attuata da Hawkins\Brown e lo Studio
Egret West prevede il ridisegno degli spazi esterni, la
trasformazione
interna
degli
alloggi
con
tagli
differenziati,
la
riorganizzazione
con
cambio
di
destinazione d‟uso dei piani terra e il rifacimento delle
facciate
tramite
la
sostituzione
del
tamponamento
in
mattoni con pannelli di alluminio colorati e l‟ampliamento
della superficie finestrata.
IMMAGINI 34, 35
Park Hill dopo il progetto di riqualificazione
89
Olanda
In Olanda molti dei complessi residenziali realizzati negli anni ‟60 e
‟70 sono stati oggetto di rinnovamento basato su queste strategie:
-Ristrutturazione
leggera:
modernizzazione
dell‟edificio
senza interventi di carattere strutturale.
-Ristrutturazione di “alto livello”: interventi atti a
migliorare
le
prestazioni
tecniche,
a
differenziare
l‟offerta degli spazi abitativi aggiungendo nuove tipologie
di
alloggi;
aumentare
la
densità
degli
edifici
con
l‟aggiunta di piccoli volumi negli spazi vuoti.
-Ristrutturazione pesante: prevede la sostituzione delle
facciate e di parti interne, mantenendo solo la struttura
portante).
Caso studio: Bijlmermeer (Amsterdam)
E‟ un quartiere nello stadsdeel di Amsterdam-Zuidoost,
nella città di Amsterdam. Tale insediamento è composto da
enormi edifici in linea alti dai 4 ai 9 piani disposti
secondo uno schema esagonale.
La strategia che viene perseguita è stata quella di
riportare
la
città
nel
quartiere,
con
operazioni
di
“urbanizzazione a posteriori”.
In tal modo si assiste al fenomeno della “densificazione”
del
tessuto
residenziale,
con
interventi
diretti
a
diversificare gli isolati e i singoli edifici.
In questo caso assume molto più peso l‟intervento a livello
urbano di quello alla scala dell‟edificio.
IMMAGINE 36
Veduta aerea del quartiere Bijlmermeer
90
2.2 - L CASO DELLA RUSSIA
La demolizione dei quartieri residenziali di prima generazione
A differenza dei principali stati europei che hanno sviluppato delle
strategie per la riqualificazione e la rigenerazione di quartieri di
edilizia popolare tipici degli anni ‟60, ‟70, ‟80, in Russia e a Mosca
sono state adottate soluzioni differenti.
Si è parlato nel capitolo precedente degli edifici prefabbricati di
prima generazione, caratterizzati da un invecchiamento precoce, da
dimensioni degli alloggi inadatte (IMMAGINE 37), da pannelli e finiture
realizzati con materiali di bassa qualità e con tecniche carenti.
Gli stessi edifici sono inoltre caratterizzati da piccole cucine, bagno con
wc separato, e isolamento acustico debole tra le pareti degli alloggi.
IMMAGINE 37
Le quattro tipologie di alloggio degli edifici
di prima generazione
Questi sono i principali motivi che hanno portato gli organi responsabili
per lo sviluppo e la pianificazione della città di Mosca (“kompleks
gradostroitelnoj politiki i stroitelstva goroda Moskvj”), alla decisione di
demolire la gran parte degli edifici di prima generazione, rinominate dai
91
moscoviti “pjatietazhnie krushevki” (letteralmente le case di Krushev di
cinque
piani.
A Mosca la demolizione è riservata ad un totale di 1722
prefabbricati delle serie К-7, II-32, II-35, 1605-АМ, 1МГ-300.
edifici
IMMAGINI 38, 39, 40, 41
Serie K-7, Serie II-32, Serie 1605-AM, Serie 1MG-300
Secondo il programma stilato dagli organi cittadini, a giugno del 2015
restano da demolire 182 edifici. La maggior parte dei quali sono localizzati
nelle zone nord e ovest della città.
IMMAGINE 42
Carta di Mosca indicante gli edifici
sottoposti a demolizione entro il 2015
92
IMMAGINI 43, 44, 45
Demolizione di edifici prefabbricati di prima generazione nella zona nord di Mosca
Problematiche relative ai complessi residenziali di 2°, 3°, 4° e 5° generazione
Per quanto riguarda i complessi di edifici di seconda, terza, quarta e
quinta generazione, realizzati rispettivamente dal 1963, dal 1970, dal 1976
e dal 1993, non è previsto nessun tipo di intervento di riqualificazione o
rigenerazione; nonostante gli stessi presentino, nella gran parte dei casi,
problemi di diversa natura:
PROBLEMATICHE TECNICO-FUNZIONALI:
-Scarsa relazione tra edifici e spazi verdi dei quartieri
-Ripetitività del taglio degli alloggi
-Basso livello del comfort degli alloggi
PROBLEMATICHE FORMALI ED ESTETICHE:
-Monotonia delle facciate
-Personalizzazione dei balconi da parte degli abitanti
-Ingresso degli edifici privi di riconoscibilità e identità
IMMAGINI 46
Facciata di un edificio “P44”
PROBLEMATICHE ENERGETICHE:
-Ponti termici dei giunti tra i pannelli perimetrali degli edifici.
-Pannelli di facciata non sufficientemente coibentati.
93
-Mancanza di impianti per la produzione di energia rinnovabile o per la
raccolta delle acque.
PROBLEMATICHE SOCIALI:
-Mancanza di spazi comuni e di spazi di aggregazione per i residenti, negli
spazi aperti degli isolati, ai piani terra e agli altri piani degli edifici.
-Le tipologie di alloggio non rispondono alla domanda effettiva (carenza di
alloggi per persone single, per anziani e per studenti).
-Sovraffollamento
degli
alloggi
e
sviluppo
di
alloggi
comunitari
(Kommunalki), che ospitano più nuclei familiari, causato anche dell‟elevato
prezzo degli stessi.
Le Kommunalki
Reliquie del periodo sovietico, le “kommunalki”, appartamenti comunitari,
nascono per attenuare il problema degli alloggi emerso dopo la rivoluzione,
e diventano, successivamente, un elemento chiave per capire la società e la
cultura russa. Da un giorno all'altro, famiglie intere iniziarono a vivere
sotto uno stesso tetto, in particolar modo nelle città di San Pietroburgo e
Mosca.
Gli abitanti delle “kommunalki” condividono cucina, bagno e molta intimità.
IMMAGINI 47, 48
Momenti di vita all‟interno delle Kommunalki
La soluzione, che si pensava sarebbe stata solo passeggera, fu utilizzata,
94
in seguito, come un ulteriore strumento di controllo e sorveglianza. Sono
tutto ciò che rimane della storia orale russa del XX secolo.
Come scritto precedentemente, le kommunalki esistono tuttora. Per molti
russi, che hanno assistito a una crescita esponenziale del prezzo degli
alloggi, continuano a essere ancora l‟unica alternativa per poter vivere nei
centri urbani. Agli inizi degli anni ‟90, a Mosca, il 20 per cento della
popolazione viveva in appartamenti comunitari.
“Il fatto di vivere in questi appartamenti comunitari, senz‟ombra di dubbio,
per la maggior parte degli inquilini, fu molto drammatico. La convivenza
aveva dato vita a legami emotivi molto intensi. L‟esperimento delle
kommunalki rappresentò un miglioramento delle condizioni di vita per alcuni
e una tragedia per altri. Poiché all‟improvviso, strati diversi della
società si videro rinchiusi in uno stesso appartamento. Persone di diversa
provenienza, cultura e formazione dovevano fissare una serie di norme per
l'uso del bagno o della cucina”.
E‟ possibile però affermare che alcune caratteristiche della società russa
odierna affondino le loro radici proprio nelle kommunalki. Molti russi hanno
sviluppato la capacità di vivere in comunità, con un profondo senso
dell‟ospitalità e della solidarietà, in grado di vedere il lato positivo
delle cose, anche quelle più semplici, e di ridere delle proprie disgrazie.
Questa forma di vita è quasi sconosciuta al di fuori della Russia. Si
trovano solo delle tracce nella letteratura e nel cinema.
Nonostante questo, in Europa ci sono molti nuovi progetti che si basano
sulla vita comunitaria, e l'esperienza sovietica potrebbe essere, da questo
punto di vista, molto utile.
IMMAGINI 49, 50
Cucina e bagno comuni
95
96
3 – LE STRATEGIE E LA PROPOSTA PROGETTUALE
97
Dopo l‟analisi storica sulla prefabbricazione pesante in Europa e in Unione
Sovietica, dopo aver analizzato le strategie proposte negli ultimi anni dai
vari stati europei per cercare di risolvere il problema del degrado sociale,
urbano e fisico-architettonico e dopo un‟attenta analisi dello sviluppo
della città di Mosca, è stato individuato all‟interno della capitale russa
l‟oggetto della riqualificazione e l‟area nella quale è inserito.
Si tratta di un complesso residenziale nel quartiere Ramenki, composto da
edifici prefabbricati di terza generazione, in particolare della serie P-44.
3.1 - STATO DI FATTO
Localizzazione dell‟area di progetto
Stato:
Città/Regione:
Quartiere:
Coordinate Geografiche:
FEDERAZIONE RUSSA
MOSCA
RAMENKI
55°41'35.9"N 37°29'50.3"E
55°41'32.0"N 37°29'57.6"E
55°41'22.8"N 37°29'41.3"E
55°41'26.9"N 37°29'34.7"E
Dimensione area di progetto: 72000 mq
Serie edificio prefabbricato: P-44
L‟area di progetto è situata nel quartiere Ramenki.
Il suddetto quartiere è sito nel Distretto Occidentale della città. Vi si
trovano l'Università Statale di Mosca, gli studi della casa di produzione
Mosfilm e alcune presunte strutture sotterranee, tra cui quelle della
cosiddetta "Metro 2".
Il nome del quartiere deriva probabilmente dal termine ramen'e, che indica
una foresta fitta.
Sull'area sorgeva l'abitato di Vorobëvo - che dà il nome all'altopiano delle
Vorob'ëvy Gory, ex "colline Lenin".
98
Nel 1902 contava 441 abitanti, perlopiù contadini; dopo la Rivoluzione
d'Ottobre vi venne realizzato un kolchoz.
Attualmente conta circa 130000 abitanti per una densità pari a 7000 abitanti
per kmq.
L‟area di progetto è situata nella parte sud del quartiere ed è composta da
10 edifici residenziali della serie P-44, di 17 piani, realizzati verso la
metà degli anni „80. La stessa area è circondata a ovest e a nord da altri
complessi residenziali dello stesso decennio, a sud-est da un grande polo
scolastico-sportivo e dal parco “50-letya oktiabrya”, e a sud-ovest da una
clinica cittadina.
Caratteristiche e problematiche del complesso residenziale
Dal punto di vista della dotazione dei servizi, l‟abitato risulta
sufficientemente servito, vista la vicinanza di diverse infrastrutture
pubbliche (asili, scuole, ospedali, negozi). Mancano però spazi pubblici per
il ritrovo e la ricreazione di giovani e anziani. Risulta inoltre non
facilmente raggiungibile dal centro cittadino, vista la lontananza dalla più
prossima fermata della metropolitana (Prospekt Vernadskogo a 2,6 km). E‟ già
in costruzione la nuova fermata metropolitana “Ramenki”.
Attualmente il quartiere è raggiungibile tramite il servizio autobus.
La disposizione dei dieci edifici residenziali forma tre grandi corti (circa
100mx120m ciascuna) che al loro interno presentano due locali tecnici,
vedono la presenza disordinata di automobili, di spazi gioco per bambini e
campi sportivi obsoleti e di garage fatiscenti.
Le
corti
inoltre
non
risultano
facilmente
attraversabili,
rendendo
difficoltoso il passaggio dei pedoni da una parte all‟altra del isolato,
dove sono localizzati i servizi scolastici ed altre zone a carattere
residenziale.
Per quanto riguarda il verde si può notare una mancanza di cura generale.
Sono presenti piccoli sentieri creatisi grazie al passaggio delle persone e
aree verdi, vicino agli ingressi degli edifici, personalizzate dagli
abitanti e tramutate in orti o zone per la sosta.
99
Ai piani terra, gli ingressi degli edifici sono privi di riconoscibilità,
causa di mancanza di orientamento e manca una relazione tra spazi verdi
edifici.
Osservando gli edifici sono individuabili la “scala urbana”, data dai grandi
volumi degli stessi, e la “scala individuale” data dalle finestre e dai
balconi in facciata. Manca però una scala intermedia che potrebbe essere
rinominata “scala collettiva”.
Caratteristiche e problematiche della Serie P-44
La serie P-44 fa parte della terza generazione di edifici a pannelli
prefabbricati progettati tra il 1970 e il 1975 dagli architetti G. Gavrilov
e A. Samsonov.
Secondo le statistiche è una delle serie più diffuse nella città di Mosca
(più di 1000 edifici). Sono presenti P-44 anche in alcune città della
regione di Mosca (es: Khimki, Odinzovo, Korolev) e in altre cittadine della
Russia e dell‟Ucraina(Rostov Sul Don, Yaroslavl, Ivanovo, Alexandrov, Krivoj
Rog e altre).
Si sviluppa su 17 piani compreso il piano terra; la funzione strutturale
dell‟edificio viene svolta da una maglia interna di pannelli in CA. I
pannelli perimetrali sono invece portati e appesi alla struttura portante.
Dal punto di vista tipologico sono individuabili 4 tipologie di alloggi (1
bilocale, 2 trilocali, 1 quadrilocale) che si ripetono su ogni piano e per
ogni sezione dell‟edificio.
Ogni alloggio è dotato di un balcone e di impianto di riscaldamento
centralizzato, non gestibile direttamente dall‟utenza.
La disposizione degli edifici è ottimale poiché consente a tutti gli alloggi
dell‟abitato di avere almeno un affaccio verso sud-est o verso sud-ovest.
Diverse sono invece le problematiche:
dal punto di vista tecnico-tipologico vi è sicuramente la necessità di
migliorare il comfort degli alloggi; e non si può non costatare la
100
ripetitività del taglio degli stessi. Sono assenti inoltre servizi comuni
quali lavanderie o spazi sosta per biciclette.
Per quanto riguarda gli aspetti formali è da evidenziare la monotonia delle
facciate, caratterizzate inoltre, dalla presenza di personalizzazioni da
parte degli abitanti, nella maggior parte dei casi relative ai balconi, che
si trasformano in logge e spazi-deposito.
Anche dal punto di vista energetico possiamo trovare dei grossi handicap
quali: il basso isolamento termico garantito dai pannelli di facciata e dai
serramenti in legno, la presenza di ponti termici tra i giunti degli stessi
pannelli e la mancanza di impianti per la produzione di energia rinnovabile
o per la raccolta delle acque piovane.
Per ultimi ma non per importanza, evidenziamo le problematiche sociali che
si identificano nella totale assenza di spazi comuni per favorire
l‟aggregazione tra i residenti e nella presenza di limitate tipologie di
alloggio che non rispondono alla domanda effettiva (mancanza di alloggi per
single, studenti, anziani soli), che abbinate all‟elevato costo al metro
quadro
causano
molto
spesso
situazioni
di
sovrappopolamento
degli
appartamenti.
3.2 - STRATEGIE PROGETTUALI
Strategie alla scala urbana
Le strategie proposte per la risoluzione delle problematiche relative
all‟intero isolato sono:
-INTRODUZIONE DELLA “SCALA COLLETTIVA” (IMMAGINE 51): intervenire sulle
facciate in modo che si possa percepire una scala intermedia tra quella
“urbana” data dal volume degli edifici e quella “individuale” data dalle
finestre e dai balconi.
-PROGETTO DEL SUOLO E DEGLI SPAZI TRA LE CORTI: innanzitutto migliorando
l‟accessibilità ciclo-pedonale, in secondo luogo ridefinendo gli spazi
aperti con nuovi usi e funzioni ed infine modellando il suolo.
101
IMMAGINE 51
Introduzione della scala “collettiva”
-RIDEFINIZIONE DELL‟ATTACCO A TERRA DEGLI EDIFICI: riorganizzando con cambio
di destinazione d‟uso i piani terra e in alcuni casi proporre la loro
disostruzione per favorire l‟accessibilità.
Strategie alla scala dell‟edificio
Per ciò che riguarda l‟edificio le strategie sono le seguenti:
-RIQUALIFICARE GLI SPAZI DI DISTRIBUZIONE: Modificando gli ingressi e
mettendo in sicurezza i vani scala secondo le norme attuali russe
-TRASFORMAZIONE DELL‟INVOLUCRO ESTERNO: Modificando radicalmente l‟aspetto
estetico delle facciate, eliminandone la monotonia attuale e rendendole più
performanti dal punto di vista termico (facciata a nord).
-TRASFORMAZIONE DEGLI APPARTAMENTI E DIFFERENZIAZIONE TIPOLOGICA: Aumentando
il numero di tipologie esistenti, andando quindi incontro alla domanda
effettiva, cercando di modificare il meno possibile la struttura portante
dell‟edificio.
-INTRODUZIONE DI NUOVI SPAZI COMUNI: Ricreando spazi di servizio o spazi di
aggregazione e incontro, richiamando il tema delle Kommunalki sovietiche.
102
3.3 – LE SCELTE PROGETTUALI
Riferimenti progettuali per il progetto degli spazi aperti
-
Area d‟ingresso al KPMG, Copenhagen (Dan) - Henrik Jørgensen Landskab AS
Geelhandplaats, Antwerpen (Bel) – OMGEVING landscape architecture
Park Monte Laa, Vienna (Aut) - Marta Schwarz & 30
Spazi aperti dell‟Ewha Womans University, Seoul (Cor) - Domique Perrault
Il progetto degli spazi aperti
La prima decisione presa per attuare la riorganizzazione degli spazi aperti
è stata quella di spostare i posti auto al di fuori delle corti, in
corrispondenza delle testate degli edifici, in modo da dedicare l‟intero
spazio a pedoni e ciclisti.
Altro passaggio è stato quello di rendere permeabili le corti, creando nuovi
flussi da/verso la zona scolastico-ricreativa, tramite la rimozione di
pannelli perimetrali ai piani terra di alcuni edifici.
In ogni corte si sviluppano tre percorsi ciclo pedonali: il centrale, e
principale, si mantiene a quota +0,00m, mentre i due laterali vanno a
scavalcare i due locali tecnici tramite rampe e scale, grazie anche ad una
modellazione del terreno.
La presenza di percorsi secondari e trasversali consente il collegamento del
percorso centrale con gli ingressi e con i nuovi spazi comuni ai piani terra
(lavanderie, spazi gioco per bambini, bar, negozi, spazi di ritrovo per
anziani e per giovani).
Tra i vari percorsi pedonali e ciclabili si frappongono aree a prato e spazi
di sosta (a quota +0,00m, in pendenza o a quota +3.00m e +5.00m). Sono stati
introdotti dei piccoli volumi dalla struttura leggera, chiudibili in inverno
e apribili in estate, adibiti a spazio sosta, gioco, ristoro, coworking.
Si è deciso di mantenere, dove possibile, le alberature preesistenti,
composte nella maggior parte da betulle.
Infine, per questioni di sicurezza, è stata realizzata una fascia pedonalecarrabile, di circa 6 metri e ad una distanza massima di dieci metri di
103
pavimentazione, in corrispondenza dei fronti degli edifici, per consentire
l‟eventuale passaggio di mezzi di soccorso.
Riferimenti progettuali per il progetto dell‟edificio
-Click Clack Hotel, Bogotà (Col) – Plan B Arquitectos
-Edificio residenziale “Parco Locatelli”, Bergamo (Ita) –
Citterio+Viel&partners
-Le Tour Bois le Pretre, Parigi (Fra) - Lacaton Vassal
-Progetto per un edificio residenziale - C.F. Møller Architects
Il progetto dell‟edificio
Le modifiche relative al progetto iniziano ai piani terra dove vengono
mantenuti i due alloggi aventi solamente l‟affaccio a sud (1 bilocale – 1
trilocale). Gli spazi che prima erano occupati dagli altri due alloggi
vengono riconvertiti in spazi comuni quali lavanderie, parcheggi per
biciclette, aule conferenze, bar e spazi gioco e di incontro per bambini e
anziani. Oppure vengono svuotati per consentire il passaggio dei nuovi
percorsi ciclo-pedonali.
Anche gli ingressi agli edifici vengono ampliati: prevedono un atrio più
spazioso e luminoso vista la presenza di vetrate.
Altro passaggio fondamentale è la rimozione dei pannelli di facciata in
calcestruzzo, partendo ovviamente da quelli ai piani superiori. I pannelli
della struttura portante vengono nella maggior parte dei casi lasciati
intatti.
I pannelli di facciata vengono sostituiti a sud con vetrate apribili, a
tutta altezza ad ogni singolo piano. Mentre a nord si interviene
posizionando una parete opaca composta da profili in acciaio, lastre in
cartongesso, pannelli isolanti e doghe o pannelli di rivestimento in legno o
in alluminio.
In corrispondenza delle facciate vengono aggiunte due nuove strutture
indipendenti a secco, che consentono sul lato nord di mettere in sicurezza i
104
vani scala, di creare ballatoi per l‟accesso alle nuove tipologie di
alloggio e di aumentare la superficie utile di questi ultimi.
Sul lato sud invece vengono a formarsi nuovi balconi per gli appartamenti
privati, chiudibili con serramenti in alluminio per l‟oscuramento, e nuove
serre apribili per gli spazi comuni.
Questi ultimi verranno ricavati riconvertendo alcuni alloggi privati.
Dalle sole quattro tipologie di alloggio dello stato di fatto si passa a
dieci tipologie di alloggio destinate a individui di svariate classi sociali
(studenti, single, anziani, famiglie). Tale modifica è stata possibile
andando a modificare, in maniera attenta e puntuale i setti murari portanti
interni. Ogni alloggio prevede la presenza di un bagno privato e di un
accesso indipendente.
Come già citato in precedenza, oltre alle nuove tipologie di alloggio
verranno a formarsi degli spazi comuni, contenenti soggiorni, cucine e sale
studio che richiamano il tema delle kommunalki sovietiche del XX secolo.
Tali spazi sono facilmente individuabili sia in pianta che nel prospetto
sud: nelle prime poiché gli spazi comuni si presentano “puliti” da setti
murari, mentre nel prospetto sud per la presenza di vetrate a tutta altezza,
con sistema di chiusura a libro per la parte superiore, che funzionano da
serra nel periodo invernale e sono apribili nel periodo estivo.
L‟aggregazione variabile dei dieci tipi di alloggio consente di formare sei
tipologie di “sezioni” l‟una diversa dalle altre.
Prolungando le nuove strutture in acciaio si è cercato di rendere fruibile
la copertura soprattutto durante il periodo estivo.
105
106
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SITOGRAFIA
http://msk.mercator.ru
(carta dello sviluppo della città di Mosca)
http://dkn.mos.ru
(dipartimento per la cultura e il patrimonio della città di Mosca)
http://www.mmsk.ru/objects
(foto storiche relative agli edifici della città di Mosca)
http://moscow.gks.ru
(statistiche sulla situazione demografica di Mosca)
http://it.rbth.com/societa/2013/02/26/un_viaggio_nel_cuore_de lle_kommunalki_22625.html
(articolo sulle kommunalki del periodo sovietico)
http://www.russianrealty.ru
(immagini, piante e prospetti e dati relativi alle serie costruttive)
http://www.oldmos.ru
(foto storiche della città di Mosca)
FILMOGRAFIA
“The Age of Kommunalki” – Francesco Crivaro, Elena Alexandrova – Underdog Film SRL, 2013
“Ironija sudbj, ili s legkim parom!” – Eldar Aleksandrovich Ryazanov – Mosfilm, 1975
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