SCUOLA DI ARCHITETTURA E SOCIETA’ CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN ARCHITETTURA PIANO DI STUDI: PROGETTAZIONE TECNOLOGICA E AMBIENTALE RIFORMARE LE KOMMUNALKI Riqualificazione di un complesso di edifici residenziali a pannelli prefabbricati Ramenki – Mosca, Russia Relatore: ANDREA CAMPIOLI Correlatore: MICHELE PALEARI Studente: SIMONE PESENTI Matricola: 786588 ANNO ACCADEMICO 2014/2015 1 2 3 INDICE 1 - LA PREFABBRICAZIONE EDILIZIA IN EUROPA E IN UNIONE SOVIETICA (pag 10) 1.1 - Il primo dopoguerra (pag 11) -Introduzione -Germania -Francia -Inghilterra -I quartieri popolari 1.2 - Il secondo dopoguerra (pag 24) -Introduzione -Italia (Schede tecniche dei sistemi costruttivi italiani) -Germania e Austria -Francia (Schede tecniche dei sistemi di prefab. francese) -Inghilterra -Olanda, Danimarca -Svezia, Finlandia 1.3 - Il caso dell‟Unione Sovietica (pag 63) -I primi decenni del „900 -Kruscëv a capo del Cremlino -La nuova politica dell‟architettura di Nikita Kruscëv -Novye Cerëmuški: il primo esempio di “edilizia popolare” in URSS -Le conseguenze della politica Kruscëviana -Il ruolo dell‟esperienza europea nella prefabbricazione sovietica degli anni 50‟ e „60 4 2 – RIQUALIFICAZIONE DELL‟EDILIZIA RESIDENZIALE IN EUROPA E IN RUSSIA (pag 85) 2.1 – Strategie Europee (pag 86) -Introduzione -Germania Caso studio: Hellersdorf – Berlino -Francia -Inghilterra Caso studio: Park Hill – Sheffield -Olanda Caso studio: Bijlmermeer - Amsterdam 2.2 - Il caso della Russia (pag 91) -La demolizione dei quartieri residenziali di prima generazione -Problematiche relative ai complessi residenziali di 2°, 3°, 4° e 5° generazione -Le kommunalki 3 – LE STRATEGIE E LA PROPOSTA PROGETTUALE (pag 97) 3.1 – Stato di fatto (pag 98) -Localizzazione dell‟area di progetto -Caratteristiche e problematiche del complesso residenziale -Caratteristiche e problematiche della serie P-44 3.2 – Strategie progettuali (pag 101) -Strategie alla scala urbana -Strategie alla scala dell‟edificio 5 3.3 –Scelte progettuali (pag 103) -Riferimenti -Il progetto -Riferimenti -Il progetto progettuali per il progetto degli spazi aperti degli spazi aperti progettuali per il progetto dell‟edificio dell‟edificio BIBLIOGRAFIA (pag 107) SITOGRAFIA (pag 109) FILMOGRAFIA (pag 109) 6 ELABORATI GRAFICI IN ALLEGATO TAVOLA 1 TAVOLA 2 a TAVOLA 2 b TAVOLA 3 TAVOLA 4 Analisi: Sviluppo storico della città di Mosca Analisi: Stato di fatto edifici P44 Analisi: Stato di fatto edifici P44 Analisi: Localizzazione edifici P44 Analisi: Inquadramento area di progetto e architetture rilevanti periodo sovietico TAVOLA 5 Analisi: Caratteristiche e problematiche area di progetto TAVOLA 6 Progetto: Concept e riferimenti TAVOLA 7 Progetto: Spazi aperti e piani terra TAVOLA 8 Progetto: Sezione territoriale - confronto SDF / SDP TAVOLA 9 a Progetto: Sezioni e tipologie alloggi TAVOLA 9 b Progetto: Sezioni e tipologie alloggi TAVOLA 10 a Progetto: Prospetto sud - sezione B-B TAVOLA 10 b Progetto: Prospetto nord - sezione C-C TAVOLA 11 Progetto: Pianta – Prospetto – Sezione_scala 1:20 7 8 9 1 - LA PREFABBRICAZIONE EDILIZIA IN EUROPA E IN UNIONE SOVIETICA 10 IL PRIMO DOPOGUERRA Introduzione Con la fine della Prima Guerra Mondiale nel novembre del 1918, nei principali stati Europei, assume dimensioni rilevanti il problema della crisi degli alloggi. La domanda di abitazioni, principalmente per il ceto operaio, risulta ingente, in particolare nei paesi colpiti dal conflitto. “La prefabbricazione edilizia, era inadeguata a risolvere con riduzione dei tempi e contenimento dei costi i considerevoli interventi per la formazione di nuovi quartieri che gli enti pubblici intendevano finanziare” 1. Difatti, non si poteva considerare la prefabbricazione edilizia un sistema, poiché era caratterizzata da una produzione frammentaria e dalla mancanza di coordinazione delle forniture accessorie e di servizio. “Il percorso per concepire la prefabbricazione come sistema, ossia come fornitura di tutti i componenti strutturali, portati e di servizio, ha origine parallelamente alle prime esperienze di meccanizzazione della produzione, all‟utilizzazione di nuovi materiali e alla loro migliorata attitudine edilizia, con un processo di sviluppo, però, molto più lento e meno coordinato in rapporto alla produzione industriale in generale” 1. L‟inizio della prefabbricazione edilizia industrializzata si verificò in Inghilterra, durante la seconda metà dell‟800, con la produzione e l‟impiego di colonne in ghisa, che andavano a sostituire quelle in pietra e in legno, nella realizzazione di chiese, teatri e fabbriche. Essa fu resa possibile dallo sviluppo della tecnologia del ferro, quando ancora non ci si era resi conto delle specifiche possibilità dei procedimenti di prefabbricazione. Dal punto di vista architettonico, i movimenti avanguardisti sono favorevoli all‟adozione di elementi prefabbricati. Gli stessi avanguardisti, mediante la semplificazione planimetrica, fanno in modo che la razionalizzazione della costruzione venga favorita. 1 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.81 11 Si inizia ad intuire un nuovo rapporto tra architettura e tecnica, ed il progetto tecnico “viene considerato idoneo per imporre proprie regole, rigori e ragioni razionali, nell‟industria della prefabbricazione edilizia”1. Poco dopo il termine della Prima Guerra Mondiale, per sopperire al bisogno di nuovi alloggi residenziali, e per rilanciare il settore industriale, si pone come primaria la necessità di riattivare la produzione edilizia. I nuovi insediamenti erano destinati alla popolazione meno abbiente, la stessa che nel secolo precedente si era inserita con difficoltà nelle nuove città industriali o all‟interno di quelle storiche. La Produzione edilizia industrializzata e le rispettive risorse tecniche si diffondono soprattutto in Germania e in Francia. In questi stati così come in Inghilterra, negli anni ‟20, vengono applicati sistemi di prefabbricazione edilizia per la realizzazione di grandi quartieri sovvenzionati dagli enti pubblici che sorgono ai margini delle principali città. Germania In Germania, a causa della sconfitta nel primo conflitto mondiale, la situazione economica è precaria e l‟inflazione in continuo aumento. Il primo provvedimento attuato dallo stato è quello di favorire la ripresa dell‟attività edilizia, attraverso la fondazione di grandi società edili di pubblica utilità con la partecipazione di Enti statali e sindacali. Esse promuovono iniziative per la costruzione di grandi insediamenti, in modo che l‟edilizia residenziale di massa viene organizzata come produzione in serie. Prima vengono normalizzate per prime quelle parti ritenute idonee per una produzione ripetitiva e quantitativa (porte interne, finestre, scale interne e coperture a falde di legno), poi si impone la produzione industrializzata e coordinata di tutti i componenti che compongono l‟insieme. Nel 1927 viene favorita la sperimentazione sistematica per l‟utilizzo di nuovi materiali per consentire procedimenti innovativi di prefabbricazione parziale o integrale. Da qui in poi, per la realizzazione di nuovi quartieri, alcuni architetti come Haesler, Kassel, Klein, Halle, Gropius, ma soprattutto Wagner impiegarono pannelli portanti o portati di cemento alleggerito per la realizzazione di pareti esterne, divisori interni, solai, scale e coperture. 12 Per Wagner i metodi per contenere sensibilmente i costi di costruzione sono la razionalizzazione delle tipologie costruttive, la prefabbricazione dei componenti e la direzione scientifica dell‟impresa. Il principale tentativo tedesco di industrializzazione dell‟edilizia residenziale è operato, però, da Ernst May, con l‟utilizzo nel quartiere Praunheim di pannelli di media dimensione. Per la produzione di questi pannelli viene allestito appositamente un laboratorio di prefabbricazione dove si svolgono le fasi di formazione, preparazione (colature ed essicazione) seguite poi dal trasferimento in cantiere. (IMMAGINE 1) “In Germania parallelamente ai sistemi di prefabbricazione pesante con pannelli in calcestruzzo vengono adottati per l‟edilizia sovvenzionata anche procedimenti costruttivi con telai strutturali metallici”2. In occasione dell‟Esposizione di Stoccarda del 1927, diretta da Mies Van der Rohe, è prevista la realizzazione di un quartiere di case sperimentali; il Weissenhof Siedlung. “Il quartiere è un campionario di edifici diversi, che devono considerarsi prototipi, allo scopo di recare contributo al problema delle abitazioni; nello stesso tempo coopera alla conoscenza e alla diffusione dei più moderni sistemi edilizi e dei materiali più adatti ad edificare costruzioni pratiche, comode e almeno nelle intenzioni economiche”3 Se alcuni architetti come Oud e Stam scelgono sistemi tradizionali nel progetto dei loro edifici, altri come Le Corbusier, Gropius e Mies optano per sistemi standardizzati e industrializzati. Il francese è convinto che si debba puntare sul cemento armato, sull‟industrializzazione edilizia e sulla standardizzazione della casa per abbassare il costo di costruzione. Egli considera la casa una “macchina per abitare” e come tale deve essere prodotta in serie attraverso la tipizzazione dei suoi elementi. Per il Weissenhof progetta due edifici, un‟abitazione unifamiliare ed una bifamiliare, nei quali applica per la prima volta i cinque punti fondamentali dell‟architettura da lui formulati nel 1926. (IMMAGINE 2) 2 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.84 Tinelli F., “L‟involuzione delle tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (192 7) al Schone Aussicht (1980)”. Franco Angeli, Milan o, 1987, pag. 3 13 IMMAGINE 1 Costruzione del quartiere Praunheim progettato da Ernst May. IMMAGINE 2 Weissenhof; subsistema struttura portante dell‟edificio di Le Corbusier. Scomposizione degli elementi costruttivi: fondazioni, tra vi e pilastri in cemento armato, solai di piano e scale. 14 Mies nel suo blocco di appartamenti progetta una struttura composta da elementi standardizzati (travi e pilastri in acciaio a doppia T). I tamponamenti esterni e le pareti divisorie sono formate da lastre di cartongesso unito a materiale isolante. (IMMAGINE 3) Gropius raggiunge la sperimentazione più particolare dal punto di vista tecnologico; “concepisce la casa come una cellula unitaria progettata in modo da poter essere agevolmente ripetuta in serie; la scompone in un numero di componenti elementari, di cui studia le possibili combinazioni ed infine arriva alla fase progettuale cercando così di evitare il maggior numero di imprevisti per la fase esecutiva”2. Egli propone una struttura puntiforme composta da elementi prefabbricati metallici: pilastri a Z e travi a doppia T e C uniti tra loro tramite piastre ad L sempre in metallo. Gropius non si ferma solo al montaggio a secco dell‟edificio, ma sperimenta anche un sistema di prefabbricazione modulare. Difatti sia piante che prospetti sono suddivisibili in riquadri da m 1x1. Sostenitore della prefabbricazione, il fondatore del Bauhaus, cerca però di evitare il pericolo di una standardizzazione troppo rigida tenendo conto delle necessità individuali, assicurando così la flessibilità dell‟abitazione.(IMMAGINI 4 e 5) La crisi economica di fine anni ‟30 e l‟opposizione del regime nazista non consentirono di ultimare i programmi iniziali sia per quanto riguarda le costruzioni progettate con pannelli in calcestruzzo, sia per quelle con sistemi a telaio metallico. Francia In Francia, tra il 1920 e il 1930, le principali figure nel mondo dell‟architettura August Perret e Le Corbusier, condussero esperimenti di industrializzazione edilizia. Le Corbusier che aveva affrontato il problema della residenza urbana in maniera totale (Maison Dom-ino, Maison Citroan, Piani delle città del futuro), indicò l‟industrializzazione come la via da seguire. I suoi progetti restarono, però, sostanzialmente allo stadio di progetti. 15 IMMAGINE 1 Weissenhof: Assonometria dell‟edificio realizzato da Mies Van der Rohe IMMAGINE 4 Weissenhof: struttura puntiforme in acciaio dell‟edificio di Walter Gropius. Particolari delle giunzioni imbullonate tra tr avi e pilastri. IMMAGINE 5 Weissenhof: particolari delle giunzioni imbullonate tra travi e pilastri dell‟edificio di Walter Gropius 16 Spettò a Perret la possibilità di realizzare un sistema di elementi parzialmente prefabbricati in cemento che riscontrarono un grande successo economico. “L‟edificio più significativo progettato da Perret nel 1932 e costruito dalla Perret Entrepreneurs, è il Grande Meuble du Mobilier National a Parigi, che già presentava alcuni dei pregi e dei limiti tipici della prefabbricazione pesante francese cui si dovrà parte della ricostruzione post-bellica”.4 Altra importante esperienza nel campo della prefabbricazione per grandi elementi, è la Cité de la Muette, realizzata dagli architetti Beaudouin e Lods, nel 1934 a Drancy (Parigi), applicando il sistema Mopin. Tale sistema si compone di elementi standard quali pannelli da parete con inclusi i serramenti montati all‟esterno della struttura come una cortina continua. (IMMAGINE 6) Con questo sistema industrializzato ha inizio una lunga storia i cui capitoli principali saranno la ricostruzione postbellica francese, e i piani edilizi di costruzione dell‟URSS. In entrambe i casi si porterà all‟estremo limite il concetto di meccanizzazione del cantiere. Fino agli anni ‟40 la prefabbricazione non ha sufficiente credito presso gli enti pubblici per potersi porre come alternativa ai metodi costruttivi tradizionali. “Ciò nonostante proseguono le ricerche e vengono instaurate norme istituzionali per predisporre gli strumenti applicativi che porteranno alla prefabbricazione coordinata e razionalizzata del dopoguerra in Francia”4. Inghilterra I concetti di “funzionalità” e di “ripetizione in serie” sono da sempre presenti nella cultura architettonica inglese. Già dall‟800 si verificò un processo di sostituzione degli elementi della costruzione tradizionale, con altri di diverso materiale (ferro, vetro) o realizzati con processi diversi processi produttivi. Agli inizi del „900 nei periodici tecnici più diffusi vengono illustrati i vantaggi del nuovo materiale (cemento armato), strutture in acciaio, solai 4 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.8 5 17 IMMAGINE 6 Vista aerea del quartiere “Cité de la Muette” progettato da Beaudouin e Lods a Drancy 18 laterocementizi, ma soprattutto si parla di razionalizzazione dimensionale, ovvero un insieme di tecniche costruttive che illustrano le condizioni affinché possano verificarsi i sistemi di prefabbricazione. Il dibattito sul tema della standardizzazione delle dimensioni, sulla normativa della prefabbricazione dei componenti e sulla modalità di posa in opera degli stessi si apre negli anni ‟30. “L‟appello alla standardizzazione rappresenta un tema dominante quando, mediante l‟edilizia sovvenzionata multipiana di fatto privilegiata da autorità locali o da enti assistenziali privati, occorre dar corso alla realizzazione di un gran numero di alloggi per le classi salariate o per quelle medie. Nel Quadro generale della produzione manca ancora il coordinamento tra forniture differenti e, pertanto, la loro convenienza economica, mentre gli appaltatori garantiscono le costruzioni tradizionali in città a prezzi di gran lunga inferiori a quelli con struttura in cemento armato”5 I quartieri popolari Nella maggior parte degli stati europei, ed in particolar modo in quelli colpiti dalla Prima Guerra Mondiale, viene attivata la politica dei quartieri con finanziamento pubblico, ovvero l‟istituzione di contenitori residenziali destinati alla popolazione operaia o meno abbiente. A Vienna, la repubblica austriaca finanzia circa 60.000 alloggi, raggruppati in grandi unità omogenee, quadrilatere. L‟esempio principale è il Karl MarxHof progettato dall‟urbanista Karl Ehn, allievo di Otto Wagner. Questo intervento pubblico è, per espressività formale, legato al movimento architettonico del secessionismo. (IMMAGINE 7) Vicino al movimento Razionalista è invece il quartiere realizzato a Vienna nel 1932, per l‟esposizione del Werkbund. (IMMAGINE 8) I progetti delle singole unità residenziali vengono affidati ad un gruppo di 31 architetti, tra i quali Hoffmann, Loos, Neutra e Rietveld. Gli edifici devono essere realizzati con tetti piani, pareti bianche e ambienti disadorni, ribadendo la tendenza 5 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001, pag.8 7 19 IMMAGINE 7 Planimetria del Karl Marx-Hof di Vienna, progettato da Karl Ehn IMMAGINE 8 Vista del quartiere residenziale realizzato in occasione del Werkbund di Vienna nel 1932 20 dell‟architettura moderna alla massima semplificazione costruttiva per favorire la riproducibilità identica del modulo proposto. In Germania, a Berlino, nel programma della “Soziale Wohnungsbau” Martin Wagner e Bruno Taut progettano nel 1926 il quartiere “Berlino-Britz” (IMMAGINE 9) e nel ‟27 il quartiere Zehlendorf. In entrambi i casi i progettisti cercarono di favorire la meccanizzazione del quartiere. Nel primo intervento le abitazioni furono realizzate totalmente in mattoni; ci fu però un tentativo di abbassare i costi impiegando elementi standardizzati e limitandosi a quattro tipi di piante. Furono inoltre impiegati per la prima volta nastri trasportatori e macchine, senza però riuscire a diminuire le spese in modo significativo. Sempre durante la Repubblica di Weimar (dal 1919 al 1933), a Francoforte, Ernst May compie il più grande tentativo per l‟industrializzazione dell‟edilizia residenziale, importando il sistema di prefabbricazione “Occident” dall‟Olanda. Si trattava di pannelli in cemento di media dimensione per pareti portanti, e fu sperimentato nel 1927 in un blocco residenziale delle Siedlung “Prauheim”, già viste in precedenza. Gropius progetta il quartiere Törten a Dessau (1926-28), il quartiere Dammerstoch a Karlsruhe (1928) e il quartiere Siemenstadt a Berlino(1933); “i suoi progetti, come ugualmente quelli di Klein per il quartiere Bad Durenberg (1930) o di Hilberseimer per Berlino (1930), hanno sufficiente regolarità strutturale per essere tradotti in sistemi di produzione di parti industrializzate”6. In tutto il territorio tedesco verso la fine degli anni ‟20, si manifesta un interesse crescente per nuove metodologie costruttive: molti edifici a Berlino, Breslau, Monaco, Kassel, Spandau, isolati o inseriti nelle Siedlungen, consentono di incrementare i contributi tecnici e formali. In Inghilterra, nonostante la pratica edilizia sia ancora fortemente legata a modelli tradizionali, si manifesta un costante interessamento per la produzione di massa. 6 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.91 21 Infine, in Olanda, i protagonisti nella progettazione dei nuovi quartieri, sono Oud e Van Esteren. Il primo, architetto capo della città di Rotterdam, progetta il quartiere Hoek van Holland (IMMAGINE 10) nel 1924 e nel 1925 il quartiere Kiefhock. Van Esteren è invece impegnato ad Amsterdam, dove progetta un quartiere di 10.000 abitanti. IMMAGINE 9 Vista aerea del quartiere “Berlino-Britz” di Wagner e Taut IMMAGINE 10 Vista prospettica del quartiere Hoek van Holland di J.J.P. Oud 22 23 IL SECONDO DOPOGUERRA Introduzione Berlino, Stalingrado (la odierna Volgograd), Varsavia, Amburgo, Dresda e Brema sono solo alcuni nomi di centri metropolitani devastati dalla Seconda Guerra Mondiale. I bombardamenti avevano causato la dispersione del patrimonio edilizio dei centri storici, la distruzione di complessi industriali e il danneggiamento di infrastrutture quali ponti e sistemi di comunicazione terrestre e fluviale. Sono gli enti pubblici che assumono le prime iniziative per la ristrutturazione urbanistica e territoriale, e per la ricostruzione edilizia di tipo sociale. “Le nuove tecniche costruttive per prefabbricare grandi componenti murari e strutturali prevalgono su ogni altra ipotesi di prefabbricazione e si impongono nella costruzione di grandi nuovi insediamenti monotipici (in Francia i “grandi ensembles”, in Germania le “Siedlungen”, in Italia i “quartieri popolari”, nell‟Unione Sovietica, oltre ai quartieri extraurbani, le città per colonizzare la Siberia)”.7 Il fabbisogno edilizio ha dimensioni imponenti ed interessa interi territori nazionali. Tale fabbisogno non può essere risolto con i metodi e le strutture tradizionali della produzione edilizia. Si intensifica quindi la tendenza verso l‟industrializzazione, per ottenere una riduzione dei tempi tecnici. I programmi di ricostruzione dei vari stati hanno alcuni principi comuni quali la ricostruzione con recupero dei centri storici, la ricostruzione con strutture a telaio di calcestruzzo armato e con pannelli vetrati per gli edifici destinati al terziario, e la costruzione di nuovi quartieri residenziali nelle periferie delle principali città, con procedimenti di prefabbricazione. Se nel primo dopoguerra i sistemi proposti per l‟innovazione del processo edilizio vengono applicati in modo limitato, in seguito alla Seconda Guerra Mondiale sono accettati e si attuano in modo diffuso e con consistenti 7 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.97 24 innovazioni nella prassi progettuale e costruttiva edilizia, in particolar modo con l‟adozione della prefabbricazione dell‟edificio, parziale o totale. Il lavoro manuale e artigianale tende ad essere sempre più sostituito dal lavoro delle macchine, soprattutto a partire dagli anni ‟50, quando l‟impiego della produzione seriale dei sistemi prefabbricati si diffonde e si sviluppa non solo per edifici residenziali, ma anche per qualsiasi altro tipo di destinazione. In alcuni paesi quali la Svizzera e la Finlandia prevale la produzione di piccole serie, mentre in altri come l‟Unione Sovietica e il Brasile, dove sono in atto imponenti iniziative urbanistiche, l‟adozione della prefabbricazione diventa indispensabile per procurare materiali e manufatti in luoghi carenti di attività e attrezzature produttive. Italia “Il problema della casa esisteva, ed era già assillante, prima che le offese nemiche distruggessero tante delle nostre case; la guerra lo ha a dismisura aggravato, ... ma sarebbe illusorio pensare di risolverlo ricostruendo puramente e semplicemente le case distrutte. Esso va guardato dal punto di vista della necessità di dare veramente una casa a tutti gli italiani”. Gustavo Colonnetti Questo era il pensiero di Gustavo Colonnetti, ingegnere e politico italiano, nei mesi successivi la Seconda Guerra Mondiale, quando la domanda di abitazioni è molto alta, a causa della guerra e a causa dell‟aumento della migrazione interna in seguito all‟abbandono delle campagne. La ripresa del settore edile è favorita dall‟abbondante manodopera a basso costo disponibile. È però assente una politica governativa volta ad incentivare lo sviluppo tecnologico del cantiere, e cioè l‟impiego di macchinari e di nuovi metodi per la costruzione degli edifici. 25 Erano stati sviluppati, negli anni precedenti la guerra, alcuni sistemi di semi-prefabbricazione da parte di alcuni tecnici improvvisatisi industriali. Essi pero incontrarono molte difficoltà nell‟ottenere finanziamenti. Nella primavera del 1945 il CNR bandisce una concorso per la progettazione di case prefabbricate, con l‟obiettivo di trovare soluzioni al problema della ricostruzione. Ma è nell‟estate del 1947, con l‟inaugurazione della VIII Triennale di Milano che si ha il primo esempio di una pianificazione di interventi e dell‟applicazione di nuovi sistemi costruttivi, grazie anche al reperimento di finanziamenti da parte del Comitato organizzatore. L‟architetto Piero Bottoni, facente parte del Comitato ordinatore, afferma che “il tema unico sarà la casa”. Tema che si rivela molto vasto e che il Comitato decide di analizzare in tre fasi tra loro correlate: In primo luogo vengono allestite delle mostre al Palazzo Reale; poi si organizzano convegni su temi specifici dell‟abitazione (nuovi sistemi costruttivi, aspetti e problemi dell‟organizzazione urbanistica dell‟abitazione nella comunità, igiene dell‟abitazione); ed infine la realizzazione di un nuovo quartiere, il QT8. “il quartiere è pensato come esempio di quanto di meglio di triennio in triennio si andrà maturando nel campo dell’architettura e delle arti decorative, e quindi con funzione di esposizione permanente”. Piero Bottoni Già a partire dal 1934 gli architetti Piero Bottoni, Mario Pucci e Giuseppe Pagano, avanzano l‟idea di realizzare un quartiere che riassuma i risultati di anni di studi in campo urbanistico e architettonico. Idea che si concretizza nell‟autunno del ‟46, quando iniziano le opere di costruzione in un‟area non lontana dall‟ippodromo di San Siro. 26 La Triennale, organo coordinatore dell‟iniziativa, si avvale della collaborazione di diversi enti pubblici quali il Comune di Milano, il Ministero dei lavori pubblici, il Ministero per l‟assistenza post-bellica, il Centro industriale lombardo e lo IACP di Milano che si impegna a coordinare la costruzione di edifici a carattere sperimentale in cui possa essere provato il montaggio in cantiere di parti prefabbricate, con l‟obiettivo di migliorare la qualità della case di tipo economico-popolare. Il quartiere viene suddiviso in unità residenziali dotate di servizi quali scuole, negozi, centri ricreativi e spazi verdi. La disposizione degli edifici non prevede l‟allineamento al fronte stradale e la densità abitativa viene contenuta a livelli bassi. Per quanto riguarda le tecniche attuabili nel periodo, vengono sperimentati pannelli vibrati, nuovi tipi di struttura portante ed elementi vibrati in pomice, cemento e laterizio. In particolare per quanto concerne l‟industrializzazione edilizia e la prefabbricazione, il Ministero dei Lavori Pubblici finanzia la realizzazione di trecento locali da costruirsi con particolari sistemi costruttivi. Il programma stabilito suddivide i lavori in due periodi di attuazione. Il primo triennio (‟47-‟51) prevede la realizzazione di cinque edifici mediante altrettanti sistemi di prefabbricazione: Ciarlini, Mariani, Casseforme Breda Florenzi, C.e.p. Gaburri e Sistema PM. Essi vengono impiegati per un unico progetto-base che consiste in un edificio di quattro piani con sette alloggi. (IMMAGINE 11) Dal 1951 al 1954 viene messa in atto la seconda parte dell‟intervento che prevede la costruzione di altri organismi edilizi da realizzarsi con i sistemi Eliobeton, Forme-Fioruzzi, Antonello, Cgt, Vlamark, Arbor-Saccai, Murocel, Togni e Messerschmidt. I dati relativi ad ogni costruzione vengono raccolti in schede tecniche nelle quali si registrano qualità e quantità dei materiali usati, tipo di manodopera, grado di isolamento termico/acustico; è così possibile attuare comparazioni e valutare i sistemi più adatti ai programmi della ricostruzione. Nonostante tali sistemi siano migliorativi rispetto al tradizionale, non hanno un peso determinante nello sviluppo edilizio. Ecco perché lo Iacp di Milano dopo attenti studi e sopralluoghi in cantieri e officine a parigi, Monaco e Copenaghen, introduce in Italia 6 sistemi di prefabbricazione 27 totale e più precisamente quelli delle società Camus, Balency, Costamagna, Baretz, Coignet e Fiorio già applicati con successo da oltre un decennio in Francia e all‟estero. (Vedi descrizioni tecniche a pagina 39). Viene studiato e applicato un vasto programma di costruzioni di tipo industrializzato, che prevede la realizzazione di 23000 alloggi da approntare in cinque anni. Iniziano così i lavori per la realizzazione di cinque nuovi quartieri: il Gallaratese nord, il Gallaratese sud, il quartiere degli Olmi, il Gratosoglio sud e alcuni interventi a Rozzano. IMMAGINE 11 Vista del Quartiere Triennale 8: in primo piano un edificio costruito con il sistema Casseforme BredaFlorenzi. 28 Schede tecniche dei sistemi costruttivi italiani 8 Sistema Ciarlini (IMMAGINE 12) Il sistema sperimentato dagli architetti Augusto Magnaghi, Mario Terzaghi e Mario Tevarotto è composto da plinti, pilastri e travi prefabbricati in cemento armato ai quali vengono aggiunti solai e chiusure esterne in tradizionale. Fondazioni: Pilastri: Travi: Nodo strutturale: Solai: Chiusure Esterne: sono formate da plinti in calcestruzzo che hanno nella parte superiore un foro profondo circa un metro entro il quale vengono posizionati e sigillati i pilastri. prefabbricati in cemento centrifugato, sono cavi all‟interno, di forma tondo-conica e con altezza uguale all‟altezza complessiva dell‟edificio. Ad ogni piano presentano delle mensole per l‟alloggiamento delle travi. le travi principali sono in cemento vibrato. Nelle ali sono ricavate delle asole nelle quali vengono infilate le travi secondarie, in cemento armato precompresso. i pilastri sono collegati con le travi principali mediante un getto in conglomerato cementizio e il posizionamento di un‟armatura suppletiva. Si viene così a formare una travatura continua simile alle strutture a telaio multiplo. Si ottengono appoggiando elementi laterizi forati sulle travi secondarie sui quali viene successivamente gettata una soletta di calcestruzzo di circa 10 cm di spessore. al sistema possono essere applicate chiusure esterne di varia natura. Nell‟edificio al QT8 i progettisti sperimentano pareti esterne formate da speciali elementi in laterizio forato al 50 cm, accostati e 8 Gatti S., “L‟industrializzazione edilizia in Italia nel periodo della ricostruzione: il quartiere QT8 a Milano” in “L‟involuzione delle tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (192 7) al Schone Aussicht (1980)”. F ranco Angeli, Milano, 1987. 29 disposti in doppia fila in diagonale rispetto alla posizione dei pilastri. Per il montaggio e il completamento della struttura, compreso il solaio, di un edificio di quattro piani simile a quello del QT8 sono necessari venti giorni; per gli scavi e l‟approntamento di plinti e pilastri quindici giorni. Non occorrono ponteggi esterni tradizionali. IMMAGINE 12 Edificio realizzato con il sistema Ciarlini al QT8 di Milano 30 Sistema Antonello Il sistema Antonello viene impiegato al QT8 dall‟architetto Eugenio Gentili Tedeschi per costruire un edificio di quattro piani fuori terra più uno scantinato, per un totale di 42 vani. Fondazioni: Pilastri: Travi: Chiusure esterne: Solai: Partizioni interne: Finiture: tradizionali in cemento armato. prefabbricati a piè d‟opera, giungono fino alla soletta del terzo piano, poi vengono gettati direttamente entro gli elementi di parete. in cemento armato. sono costituite da elementi cavi in calcestruzzo con sezione costante di cm. 33x20 e lunghezza fino a cm 400. Le parti di completamento ai serramenti esterni (sottofinestra) sono realizzate in muratura di mattoni lisciati a vista. vengono utilizzati gli stessi elementi cavi in calcestruzzo usati per le chiusure esterne. sono ottenute accostando tavelloni in laterizio facciate esterne prive di intonaco; pavimenti interni in marmette di cemento. Sistema Casseforme Breda-Florenzi Il sistema viene adattato al progetto tipo dall‟architetto Ezio Cerutti e dall‟ingegner Aldo Putelli. Le casseforme sono in lamiera di ferro, predisposte lungo la pianta dell‟edificio e sollevate dopo ogni getto tramite ponteggi tubolari Innocenti. Il sistema Breda-Florenzi consente una riduzione di manodopera specializzata: infatti la costruzione di un edificio di cinque piani con un ingombro in pianta di metri 11x20 è prevista in trenta giorni. Struttura Portante E chiusure esterne: formano un‟intercapedine interna e hanno uno spessore medio di 30 cm i muri a doppia parete in calcestruzzo vibrato. L‟esecuzione di un impasto magro con granulato uniforme permette di ottenere un 31 Solai: Impianti: getto in Porex che garantisce un buon isolamento termico/acustico a costi relativamente ridotti. Nelle casseformi vengono inserite, prima del getto, delle controforme per la formazione del vano finestra (compreso il vano per il rullo della tapparella) e del vano/porta. sono ottenuti mediante l‟appoggio di voltini centinati su travetti in cemento armato a loro volta poggianti su muri perimetrali. Il solaio è completato, sulla superficie superiore, da uno strato di graniglia di cemento levigato in opera. l‟alloggiamento degli impianti idrico ed elettrico è previsto in speciali vani entro le murature prima del getto. Il sistema consente la massima libertà nella scelta dello spessore dei muri e un‟accurata esecuzione delle pareti, sia sul lato esterno si su quello interno, risparmiando l‟esecuzione dello strato a rustico degli intonaci. Sistema Cgt Il sistema Cgt a cura degli architetti Aldo Cassinelli, Eugenio Gentili ed Enrico Tedeschi è composto da elementi verticali e orizzontali in lamiera di ferro, che consentono una facile lavorazione, offre il vantaggio della leggerezza e rende agevole ed economico il trasporto dei pezzi lavorati. Pilastri: Travi: Solaio: alti 300 cm, sono formati da quattro montanti in lamiera sagomata collegati tra loro. Lo spessore della lamiera e la forma della sezione variano a seconda dell‟utilizzo ai piani inferiori o superiori della costruzione. alte 18 cm e lunghe 480 cm sono formate da due elementi a C accostati. l‟elemento solaio misura 75x18x325 cm; al suo interno in senso trasversale sono collocati dei tondini di ferro, al duplice scopo di mantenere costante la distanza tra le lamiere verticali e di rendere solidali gli elementi contigui. Sugli 32 elementi si getta un sottile strato di cemento e successivamente si applica il pavimento. In base alle dimensioni degli elementi strutturali, nel sistema viene a crearsi un reticolo modulare di 330x480 cm. Scale: Chiusure esterne: Partizioni interne: Parete attrezzata: sono formate da travi a gomito in lamiera piegata a sezione rettangolare. Per i pianerottoli si utilizzano gli stessi elementi che costituiscono il solaio e per il parapetto un montante in tubo metallico con una protezione in masonite. si tratta di pannelli sandwich che si ottengono accostando pannelli prefabbricati in lamiera ad uno strato materiale isolante e la cui superficie esterna è opportunamente è opportunamente trattata e rivestita in modo da resistere agli agenti atmosferici. sono pannelli di 75x277 cm formati da un telaio di legno rivestito con lastre di materiale isolante di 5 mm di spessore. Questi vengono prefabbricati nei tipi: pannello pieno, con vano porta, con porta d‟ingresso all‟alloggio. nel sistema Ctg il bagno e la cucina si realizzano accostando in opera due vani a parete metallica comprendenti tutte le canalizzazioni necessarie tranne quella per il wc. Quest‟ultimo viene installato sulla parete opposta con tubo di scarico. Sistema Mariani (IMMAGINE 13) Il sistema è applicato al quartiere QT8 dagli architetti Augusto Magnaghi, Mario Terzaghi e Mario Tevarotto. Struttura portante: Chiusure esterne: è formata da elementi costruttivi cavi in cemento armato di dimensioni fisse 30x60x300 cm, irrigiditi da cavi in acciaio pre-tesi. sono utilizzati gli stessi elementi strutturali. La superficie interna viene rivestita con lastre di 33 Solai: beton cellulare di 4 cm di spessore che ne garantisce l‟isolamento termico - acustico. si costruiscono con gli elementi usati per la struttura. Le superfici sono opportunamente trattate in modo da poter essere intonacate (soffitto) e ricoperte con marmette di cemento (pavimento). La costruzione viene sospesa per difficoltà tecniche e la casa in seguito verrà ricostruita con sistemi tradizionali. IMMAGINE 13 Rappresentazione prospettica del sistema Mariani 34 Sistema PM Bolgiardi (brevetto Muscari e Marchetti) Il sistema è impiegato al quartiere QT8 dagli architetti Andrea Marchetti e Giorgio Mandolini. Si tratta di un sistema a pannelli portanti prefabbricati cavi, che possono essere usati sia come pannelli-parete che come pannelli-solaio predisponendo la superficie esterna ad accogliere il pavimento e la rasatura per il soffitto; fanno parte del sistema anche pilastri, architravi ed elementi scala. Pannello parete: Pannello solaio: è formato da un telaio di cm 120x180x280. A richiesta può essere alto 300 cm oppure 320 cm. Il telaio è chiuso, sul lato esterno da una lastra di cemento armato, sul lato interno da una lastra in spugno cemento. è costituito da travi accostate in cemento armato con anima in spugnocemento. La parte superiore delle travi viene predisposta per ricevere un pavimento in graniglia di cemento, mentre la parte inferiore è levigata per formare il soffitto. Sistema Vlamark Il sistema è impiegato per la realizzazione del progetto dell‟architetto Andrea Marchetti si basa sull‟utilizzo di casseforme prefabbricate in calcestruzzo armato e vibrato. Pilastri e travi: Nodo trave/pilastro: Solai: Chiusure esterne: si ottengono mediante il montaggio per collegamento delle casseforme precedentemente armate in cui viene effettuato il getto in sito del calcestruzzo. per l‟irrigidimento della struttura viene inserita prima del getto un‟armatura aggiuntiva entro le casseforme. sono formati da travi in calcestruzzo armato ipervibrato e da pannelli di riempimento in spugnocemento rifiniti in superficie per dar luogo a pavimento e soffitto. pannello in spugnocemento. 35 Copertura: Scale: orditura per il tetto a falde con elementi cemento armato ipervibrato. elementi in cemento armato ipervibrato. in Sistema Eliobeton Il sistema viene sperimentato al quartiere QT8 dagli architetti Alberto Brini e Alberto Adorno. Struttura verticale: viene eseguita con speciali blocchi forati di calcestruzzo e pomice di dimensioni 56x28x28 cm. I blocchi possono diventare casseforme a perdere per il getto dei pilastri in cemento armato. In questo caso nei fori trova alloggio un‟armatura a spirale in tondino di ferro. Al blocco base viene affiancata la produzione di blocchi angolo e di tavelle a U e a L. Struttura orizzontale: è ottenuta mediante l‟uso di travetti-cassero composti da pignatte di calcestruzzo e pomice collegate con armatura metallica e sigillatura di calcestruzzo ad alta resistenza. I travetti si montano in cantiere posandoli direttamente sulla struttura muraria verticale. Subsistema impianti: nelle parti cave dei blocchi possono essere collocate canalizzazioni di qualsiasi tipo quali canne fumarie, pluviali, ecc. Il sistema può essere impiegato con la normale attrezzatura di cantiere e permette la realizzazione di edifici con buone caratteristiche di finitura. Per la natura del materiale stesso, il sistema possiede ottime caratteristiche di isolamento termo-acustico e per l‟elevato grado di flessibilità si adatta a qualsiasi tipo di pianta ad elementi rettilinei. Con questo sistema è anche possibile eseguire un numero qualsiasi di piani perché la funzione portante è affidata ai pilastri in cemento armato incorporati nelle cavità dei blocchi. 36 Sistema Arbor-Saccai Il sistema Arbor-Saccai viene sperimentato nella costruzione di due edifici a due piani, curati dall‟architetto Piero Bottoni e di un edificio a tre piani curato dall‟architetto Carlo Lucci. Struttura: Solai: Chiusure esterne: Partizioni interne: è formata da telai a nido d‟ape in cemento armato ipervibrato. Il modulo planimetrico è di 175 cm. sono costruiti con travi in cemento armato ipervibrato collegate da tavelloni in laterizio. Le superfici sono predisposte per ricevere il pavimento sulla parte superiore e una lisciatura a gesso e successivo intonaco su quella inferiore (soffitto). i telai vengono collegati tra di loro e successivamente riempiti di tavelle in laterizio. sono costituite da elementi-telaio uniti tra di loro tra l‟uno e l‟altro vengono inseriti i falsi telai delle porte. Il sistema consente il montaggio a secco in cantiere dell‟edificio al rustico (l‟unione dei pezzi prefabbricati è ottenuta per mezzo di bulloni), escluse le solette di collegamento dei solai che vengono colate in opera. Il getto di calcestruzzo di collegamento del solaio non costituisce vincolo per le operazioni di montaggio in quanto può essere eseguito in un secondo tempo dopo la messa in opera delle travi e dei solai. Gli impianti vengono collocati in appositi vani tecnici. Il montaggio per la precisione costruttiva dei vari pezzi e per la loro semplice unione si rivela rapido e non richiede maestranze specializzate. Sistema Forme Fioruzzi Utilizzato dagli architetti Ezio Cerutti e Aldo Putelli, il sistema si compone di casseforme ribaltabili e riutilizzabili formate da elementi o da un telaio metallici. Struttura portante: si esegue con getto di cemento e ghiaia senza sabbia in casseformi che hanno la superficie interna 37 Chiusure esterne: perfettamente liscia. Infatti, dopo l‟esecuzione e la vibratura, si può subito procedere con l‟intonacatura delle parti. Dopo il disarmo, per le operazione di riarmo, si ribaltano di 180° le fiancate delle casseformi attorno alle cerniere collegate ai regoli superiori. Successivamente questi vengono vincolati ai distanziatori e si effettua il nuovo getto. in calcestruzzo vibrato. Qualora venga utilizzato il telaio metallico, come elemento strutturale, si usano pannelli prefabbricati dello stesso materiale. Il sistema permette la facile predisposizione di attacchi per gli infissi e per la formazione delle tracce per le canalizzazioni. L‟elevato grado di flessibilità planimetrica si adatta ad eseguire edifici tipologicamente differenti purché si faccia sempre uso di elementi rettilinei. Tuttavia il sistema presenta delle difficoltà per quanto riguarda le altezze dei piani. Infatti con impalcati da 18 cm si possono ottenere luci nette di 282 332 cm corrispondenti relativamente a sei o sette corsi (data l‟altezza di 47 cm delle casseforme). Per luci intermedie è necessario ricorrere ad espedienti in cantiere con la conseguente perdita di orizzontalità di tutto il sistema delle casseforme. Il sistema Cep brevetti Gaburri (IMMAGINI 14-15) Il sistema Cep (Costruzioni edili prefabbricate) brevetti Gaburri è un sistema ad elementi lineari. Agli inizi degli anni ‟50 questo tipo di sistema è già adattato abbastanza frequentemente, sia che impieghi il cemento armato, sia l‟acciaio, nella costruzione di edifici industriali ad un piano. Se invece consideriamo gli edifici multipiano, notiamo che l‟impiego di soli elementi lineari è pressoché nullo per l‟acciaio e molto limitato per quanto riguardo il cemento armato nell‟edilizia sia industriale sia civile. Il sistema Cep brevetti Gaburri è formato da travi e pilastri, elementi/solaio, elementi per il tetto e per le scale. La prefabbricazione è ottenuta mediante casseforme metalliche in cui viene eseguito il getto di conglomerato cementizio vibrato. Gli elementi sono 38 successivamente sottoposti a cura umida per alcuni giorni e possono essere messi in opera fin dalla settimana successiva alla prefabbricazione. Il sistema Cep brevetti Gaburri, applicato al progetto tipo dell‟edificio al quartiere QT8, dimostra la perfetta adattabilità delle tecniche costruttive industrializzate ad una prestabilita morfologia dell‟edificio. La pianta proposta dall‟architetto Gabriele Mucchi non si discosta dal progetto base, per cui il rispetto della componente tipologica nell‟uso di questo sistema costruttivo risulta costante. Inoltre la facilità di montaggio della struttura, effettuato senza alcun ponteggio, con l‟uso di un arganello brevettato che consente spostamenti minimi, permette una rapida esecuzione del prodotto servizio. Pilastri: Travi: Nodo strutturale: di forma quadrata, rettangolare e tonda, sono prodotti nelle dimensioni: 22x22 cm, 22x30 cm con altezza di 330 cm, 30x30 cm, 30x40 cm con altezza di 450 cm, 40x40 cm, 40x50 cm con altezza di 600 cm; cavi all‟interno, prevedono nella testa gli alloggiamenti per l‟appoggio delle travi. Lo spessore della parte prefabbricata, solo tre centimetri, è sufficiente per includere l‟armatura metallica di calcolo. I pilastri vengono infilati sulle chiamate di congiungimento dei plinti di fondazione, previo il livellamento del piano di posa; per il montaggio dei piani superiori invece, non è più necessario livellare perché la sommità dei pilastri inferiori serve da base di appoggio ai pilastri superiori. offrono una gamma di dimensioni costanti nella sezione a T: 22x25 cm, 22x35 cm, 30x35 cm e 24x25 cm, mentre la lunghezza viene stabilita di volta in volta dal progettista. Dall‟estradosso sporgono le staffe e i ferri per il collegamento con il solaio. il nodo strutturale trave/pilastro viene irrigidito da un‟armatura supplementare verticale e orizzontale. I ferri verticali trovano collocazione nella cavità del pilastro e costituiscono la continuità dei collegamenti verticali della struttura. I monconi orizzontali sono posizionati nella parte superiore della trave. Un getto di calcestruzzo colato sulla trave e all‟interno dei 39 IMMAGINE 14 Sistema Cep Brevetti Gaburri 40 pilastri completa in opera la struttura. I ferri disposti nel senso degli sforzi forniscono una sufficiente resistenza e rigidità al nodo. Si ottiene in questo modo un‟intelaiatura rigida senza soluzione di continuità. Solaio: i solai sono costituiti da elementi cavi di calcestruzzo leggero uniti ad incastro e resi solidali mediante malta cementizia colata nei giunti. La sezione dell‟elemento solaio è di 20x26 cm, mentre la lunghezza viene stabilita dal progettista. Gli elementi sono posati sulle travi in modo tale da lasciare lo spazio per un cordolo da gettarsi in opera, che serve a completare le stesse travi e ad assicurare la collaborazione del solaio. La superficie superiore è rivestita di graniglia di cemento da levigare in opera per cui il pavimento fa corpo unico col solaio. Chiusure esterne: in tradizionale, utilizzano elementi in laterizio. Partizioni interne: elementi di laterizio Orditura per il tetto: è formata da trave tipo “Varese”, cioè travi in cemento ad alta resistenza sagomate a doppia T con leggero rilievo nel mezzo, e doppia armatura. La sezione è variabile e l‟altezza può essere di 19 e di 21 cm. Negli anni ‟60 il sistema Cep brevetti Gaburri si trasforma in sistema Structurapid e negli anni ‟70 al nome viene accostata la dicitura Neorapid, per legare al sistema il concetto di struttura che permette un rapido montaggio. In questo periodo si assiste alla compresenza sul mercato edile di due tendenze: la prima vede nell‟uso dei sistemi tradizionali una certa tranquillità di impiego e la certezza dei risultati garantita da una pluriennale esperienza; la seconda punta sulle tecniche di prefabbricazione basate principalmente sull‟uso dell‟acciaio, o per convinzione del progettista o per scelte politiche. Il sistema Structurapid, nell‟ottica di una tendenza alla razionalizzazione del cantiere, mantiene per motivi di psicologia commerciale, tutte le prestazioni e le caratteristiche formali del sistema costruttivo tradizionale, pur pubblicizzando vantaggi tipici del prodotto 41 IMMAGINE 15 Sistema Cep Brevetti Gaburri 42 industrializzato quali la riduzione dei costi e dei tempi d‟esecuzione e la qualità superiore del prodotto casa. L‟impresario medio del tempo non opera comunque in favore di una vasta diffusione del sistema. Alberto Brambilla della Structurapid dice: “Noi sostituiamo al cemento armato tradizionale utilizzando una tecnologia analoga a quella dell’acciaio con un costo ridotto a un terzo. Riteniamo di avere un orizzonte maggiore dell’acciaio in quanto non siamo limitati all’ossatura dell’edificio, ma siamo in grado di realizzare anche altre parti… La diffusione è scarsa per la poca conoscenza che si ha del sistema e per un motivo predominante: gli imprenditori non hanno metodi razionale per rilevare i loro veri costi e quindi non sono in grado di paragonarli con quelli che noi proponiamo”. La concezione costruttiva del sistema Structurapid non si discosta molto dalla prima utilizzazione del Sistema Cep brevetti Gaburri al quartiere QT8. Il pilastro cavo, da riempirsi in calcestruzzo in opera, viene posizionato su un plinto tradizionale, la cui sommità è predisposta per l‟appoggio delle travi e l‟inserimento dell‟armatura supplementare, nonché per l‟appoggio del pilastro successivo. La produzione prevede la fabbricazione di elementi con sezione di 22x22 cm e di 30x30 cm, ma è possibile anche una produzione con sezioni differenti per adeguarsi ai bisogni dei progettisti. Le altezza standard previste sono 305 cm e 325 cm. Per adattarsi ad un numero sempre maggiore di progetti e quindi risolvere la “variabile” altezza, è previsto un elemento di completamento ad anello che raccorda i pilastri. Gli anelli distanziatori, in calcestruzzo, hanno altezze possibili fino a metà dell‟altezza del pilastro. Per altezze inferiori a 4 cm si impiegano anelli distanziatori in metallo. Le travi standard prevedono larghezze di 22 cm e di 30 cm e lunghezze variabili da 220 cm a 470 cm con aumenti fissi di 50 cm. Le travi vengono posizionate entro le asole previste alla sommità del pilastro: le asole non utilizzate si chiudono con speciali lastrine in cemento prima del getto di completamento. Il solaio può essere di tipo tradizionale o a pannelli prefabbricati. 43 Le operazioni di montaggio del sistema sono relativamente semplici e non richiedono l‟intervento di personale specializzato. Il sistema data la precisione di costruzione, possiede le tolleranze tipiche delle strutture metalliche e quindi garantisce la compatibilità con qualsiasi tipo di finitura (pannelli esterni prefabbricati o muri di tamponamento tradizionali). Germania e Austria Nella Repubblica Federale tedesca (Germania dell‟ovest), la ricostruzione edilizia corre di pari passo con la ricostruzione industriale, politica ed economica. Il problema della mancanza di alloggi viene affrontato in modo concreto con provvedimenti legislativi, che prevedono la realizzazione di quasi due milioni di alloggi in sei anni (300.000 ogni anno) a partire dal 1950. La pianificazione urbanistica e la ricostruzione edilizia fa ancora riferimento ai principi della scuola del Bauhaus, poiché i processi e i metodi progettuali del razionalismo si erano interrotti in seguito all‟emigrazione di molti architetti durante l‟imposizione ideologica nazista, anche nel campo dell‟architettura. Ricostruzione storico-ambientale e costruzione con edilizia moderna multipiana sono i due criteri adottati nelle maggiori città tedesche. Il primo viene attuato nei centri storici, il secondo lungo i nuovi tracciati viari e nei nuovi insediamenti residenziali, nelle zone periferiche della città. Con la ripresa della produzione industriale, grazie anche agli aiuti finanziari dagli Stati Uniti, si manifesta una tendenza verso l‟edilizia industrializzata dove si nota un‟elevata qualità dei dettagli e delle finiture, e dove il repertorio di componenti si aggiorna in modo costante. Nonostante il processo di industrializzazione, vengono mantenuti alcuni metodi artigianali, soprattutto per la produzione di piccole serie di componenti sempre adattabili durante le operazioni di montaggio. Se in Germania sono i principi del Bauhaus quelli maggiormente adottati, in Austria si mantiene attiva la cultura architettonica di innovazione avviata 44 all‟inizio del secolo con il movimento della Secessione Viennese; rivestimenti levigati, disegni decorativi, cromatismi e cura maniacale dei dettagli sono le caratteristiche principali degli edifici progettati da Hoffmann, Olbricht e Wagner nei primi decenni nel „900. Peculiarità che vengono riprese e trasferite circa mezzo secolo dopo nella prefabbricazione. Gli esempi principali sono il centro televisivo, concluso nel 1974, con struttura portante interamente prefabbricata in cemento armato, e il quartiere residenziale “Wohnen Morgen” realizzato tra il 1971 e il 1976 e caratterizzato da una griglia strutturale a telaio. Francia Poco dopo la fine della guerra in Francia viene istituito il “Ministero della ricostruzione e dell‟urbanistica”, ma il “Codice dell‟urbanistica e dell‟abitazione”, fondato su principi legati al razionalismo, viene emanato solo nel 1959. Due anni prima, nel 1957, viene emanata la legge sui piani regionali e nel 1958 l‟elenco delle zone di urbanizzazione prioritaria. Erano già stati avviati, però, i lavori di ricostruzione edilizia: Si trattava di interventi denominati “grandi ensembles”, e cioè di cittàquartiere in grado di ospitare dai 30.000 ai 100.000 abitanti. Questi vengono eseguiti impiegando, nella maggior parte dei casi, procedimenti prefabbricativi di grandi lastre portanti in calcestruzzo armato per la messa in opera di edifici a blocchi cellulari. In Francia, già a partire dall‟inizio del secolo, si svilupparono numerosi sistemi di prefabbricazione a ciclo chiuso (sistemi Camus, Coignet, Balancy, Costamagna); sistemi che vennero poi esportati in altri paesi europei (Inghilterra, Italia) e in URSS9. Questi erano composti da piastre in calcestruzzo armato, ad eccezione del sistema Costamagna costituito da laterizi, che rappresentavano i setti portanti, le pareti divisorie interne o quelle di prospetto. I “grandi ensembles” vengono realizzati in molte città francesi (Strasburgo, Saint Etienne, Anger, Fontainbleau, Saint Germain) tra gli anni ‟50 e ‟60. Gli attori principali sono gli stessi del primo dopoguerra: Perret e Le Corbusier. Il primo, impegnato con la redazione del piano di ricostruzione 9 Vedi “Il caso dell‟Unione Sovietica” a pagina 55 45 urbanistica di Le Havre, si pone come obiettivo quello di individuare un‟unica matrice per tutti i componenti costruttivi prefabbricati di piccola dimensione. Inoltre si concentra nel tentativo di dare maggiore qualità dal punto di vista architettonico al sistema di prefabbricazione adottato, caratterizzato da ordine e proporzionalità delle parti. “Per Le Corbusier il problema principale è la ricerca della scala adatta per mezzo della quale attuare un intervento architettonico globale, che raccolga cioè in un organismo unitario un insieme di cellule residenziali e di servizi comuni. Si forma così il concetto della prima “Unitè d‟habitation de grandeur conforme” di Marsiglia, ultimata nel 1952 cui faranno seguito quelle di Nantes (1953-55), Berlino nel quartiere Interbau (1957), Briey-enForet e Firminy”.10 La costruzione concepita da Le Corbusier prevede una struttura portante puntiforme e indipendente, nella quale possono essere inseriti gli alloggi come cellule scatolari completamente prefabbricate. 10 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.104 46 Schede tecniche dei sistemi di prefabbricazione francesi 11 Il sistema Costamagna Grandi pannelli portanti in calcestruzzo e laterizio. Pannelli di facciata: struttura mista in calcestruzzo cementizio e laterizio. Lo spessore varia dai 25 ai 30 cm: un primo strato di calcestruzzo di 2-3 cm nel quale viene incorporato il rivestimento in tesserine, clinker, mignonettes ecc.; uno di elementi laterizi forati di 8-9 cm.;quello successivo di calcestruzzo di 5-7 cm.; un altro di laterizi di 8-9 cm e infine un ulteriore strato di 2-3 cm di calcestruzzo e intonaco di finitura. Qualora ragioni statiche lo richiedano, i pannelli potranno essere armati con maglia metallica incorporata negli interposti strati di calcestruzzo o rinforzati in corrispondenza dei giunti. Pannelli interni: Lo spessore complessivo varia dai 15 cm ai 20 cm e più, a seconda delle necessità statiche: due strati esterni di calcestruzzo più intonaco di 3 cm e uno intermedio di laterizi dello spessore di 9-14 cm. Anche questo pannello può essere armato con maglia metallica. Giunti metallici: dopo aver accostato i pannelli, si esegue il getto tra le due superfici di laterizi laterali lasciati a vivo. Solai: possono essere di qualsiasi tipo preferibilmente struttura mista infatti, o che siano prefabbricati o che vengano gettati in opera, è già previsto nel sistema un particolare assetto delle strutture all‟attacco dei pannelli murari, in modo da assicurare, con l‟estensione dei cordoli su tutto il 11 Tinelli F., “Sistemi di prefabbricazione francesi introdotti in Italia negli anni ‟50 -‟60: il sistema Balency e il quartiere Olmi a Baggio” in “L‟involuzione delle tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (192 7) al Schone Aussicht (1980)”. F ranco Angeli, Milano, 1987 47 Carico di rottura: Carico di sicurezza: Peso pannello: Isolamento termico: Isolamento acustico: Fondazione: Rampe e scale: Sformatura pannelli: Facciata: perimetro, una buona solidità strutturale ad ogni piano. Pannelli di facciata di spessore 25 cm = 280 T/ml Pannelli di facciata di spessore 30 cm = 360 T/ml Pannelli interni di spessore 15 cm = 220 T/ml Pannelli interni di spessore 20 cm = 260 T/ml 25 Kg/cmq. Questo consente di costruire edifici di oltre 12 piani. in genere non oltrepassa le 2-3 tonnellate. K=1 migliorativo rispetto al tradizionale. in tradizionale. prefabbricate in cemento armato. dopo 48-72 ore. il sistema pannellare si presta a tre principali soluzioni: 1-pannelli delle dimensioni di un locale con serramenti incorporati; 2-pannelli accostati di minore larghezza con interposti serramenti senza parapetto murario; 3-pannelli accostati ma con paramento murario più o meno arretrato rispetto al filo della facciata. Una quarta soluzione si presenta quando il fabbricato è progettato con muri trasversali portanti: in tal caso le facciate principali prendono corpo dalla disposizione delle pannellature non portanti. 48 Il sistema Coignet (IMMAGINI 16-17) Grandi pannelli portanti in calcestruzzo. Pannelli di facciata: dello spessore complessivo di circa 24 cm consistono in una prima lastra dello spessore di circa 5 cm di calcestruzzo cementizio armato con maglia metallica nella quale va incorporato il rivestimento esterno in tesserine; in uno strato di polistirolo di 3 cm e da uno successivo di pozzolana dello spessore 10 cm; il tutto è coperto da un alastra in calcestruzzo cementizio. Pannelli interni: hanno uno spessore di 14 cm in calcestruzzo cementizio pieno, armato con maglie metalliche di diametro 6 e lisciato sulle due superfici. Solai: sono composti da lastre di cls pieno dello spessore di 13-14 cm, armate con maglie metalliche, nel cui getto vengono incorporate le serpentine del riscaldamento a circa 3 cm dal filo del plafone finito. Giunti: si ricavano dalla profilatura dei lembi del pannello. Fondazioni: pilastri o pali prefabbricati in cemento armato. Rampe e scale: prefabbricate in cemento armato. Casseforme: sono del tipo basculante in lamiera metallica montata sui profilati ad elementi verticali con getto dall‟alto mediante tubazioni ad aria compressa. Le casseforme consistono in un grande piano e in quattro fiancate mobili di acciaio lavorato, le cui pareti sono cave per permettere la circolazione del vapore a 80° destinato al riscaldamento del calcestruzzo. Un coperchio riscaldato mobile, nel quale circola il vapore, ricopre interamente le forme. La chiusura e il disarmo delle batterie avvengono per effetto elettromagnetico. Il movimento delle casseforme può essere eseguito a pressione idraulica. Isolamento termico: K=1 Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale. 49 IMMAGINE 16 Edifici a Savigny sur Orge, nei pressi di Parigi, realizzati con il sistema Coignet IMMAGINE 17 Cantiere di montaggio del sistema Coignet 50 Sistema Fiorio Grandi pannelli portanti in calcestruzzo e laterizio. Pannelli di facciata: sono composti da un primo strato di calcestruzzo cementizio dello spessore di 3-5 cm nel quale viene incorporato il rivestimento; da uno successivo di elementi laterizi forati con speciali costolature dello spessore variabile tra i 17 e i 22 cm, disposti in senso orizzontale con interspazi di 2-3 cm riempiti di calcestruzzo; infine da un intonaco di gesso dello spessore di 1,5 cm costituente il parametro interno. Questi pannelli sono chiamati “Murceram”. Pannelli interni: si eseguono in forati dello spessore di 8 cm con intonaco in gesso da ambo le parti. Solai: costituiti da pannelli in laterizio e cemento armato, hanno nervature di calcestruzzo ad interasse di 30 cm. Possono essere anche in cemento armato precompresso; in questo caso differiscono per l‟applicazione dell‟acciaio in tensione prima del getto delle nervature di calcestruzzo. Giunti: si ottengono mediante getto di calcestruzzo in due riprese per consentire l‟inserimento di uno strato impermeabilizzante di neoprene. Seguono poi le opere di sigillatura, completamento e finitura. Rampe e scale: in cemento armato o in pozzolana Blocchi per canne: prefabbricati in cemento armato. Casseforme: metalliche e basculanti. Stagionatura pannelli: 48 ore. Isolamento termico: K = 1,3 Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale. Produzione: con 24-30 tavoli da lavori si può realizzare un alloggio e mezzo al giorno. Montaggio: con una sola gru: un alloggio al giorno. 51 Sistema Baretz Grandi pannelli portanti in calcestruzzo e laterizio. Pannelli in facciata: hanno lo spessore di 22 cm con serramento incorporato. Sono formati all‟esterno da una lastra di calcestruzzo armato di 5 cm di spessore; da uno strato successivo di elementi forati di laterizio o pozzolana con interposte nervature di irrigidimento, infine da una lastra di cemento armato. Solai: pannelli in cemento armato dello spessore di 12-14 cm. Trave e pilastro: in cemento armato, si possono utilizzare in alternativa ai pannelli portanti. Giunti: armature in ferro e getto di cls. Rampe e scale: prefabbricate in cemento armato con rivestimento incorporato. Fondazioni: tradizionali. Casseforme: in legno, in ferro, in cemento armato del tipo basculante, sollevabili a mezzo gru. Rivestimento interno: piastrelle in cotto. Pavimento: per attenuare trasmissione dei rumori d‟urto è previsto il tipo galleggiante. Impermeabilizzazione: a caldo con materiali plastici bituminosi. Stagionatura pannelli: 48-72 ore Isolamento termico: K = 1,3 Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale. Produzione: con 24-30 tavoli da lavoro si può realizzare un alloggio e mezzo al giorno. Montaggio: con una sola gru: un alloggio e mezzo al giorno. 52 Sistema Camus (IMMAGINE 18) Grandi pannelli portanti in cemento armato. Pannelli in facciata: dello spessore di circa 24 cm, consistono in una prima lastra dello spessore di 5 cm di cls cementizio con maglia metallica nella quale viene incorporato il rivestimento esterno in tesserine; in uno strato di polistirolo espanso di 3 cm, in uno spessore di 10 cm e infine in una ultima lastra di calcestruzzo normale di 6 cm. La solidità delle due lastre armate è assicurata mediante ganci di collegamento. Pannelli interni: hanno uno spessore di 14 cm in calcestruzzo cementizio pieno, armato con maglie metalliche diametro 6 e lisciato sulle due facce. Sono anche previsti pannelli di minore spessore per le pareti non portanti. Solai: lastre in calcestruzzo pieno di 13-14 cm opportunamente armate con maglie metalliche. Giunti: a partire dall‟esterno i giunti realizzano una piccola scanalatura che serve da camera di decompressione per ridurre la pressione dei venti; seguono uno strato di materiale plastico impermeabilizzante per impedire le infiltrazioni, un vuoto di drenaggio ventilato e infine un nucleo di calcestruzzo armato di chiusura, gettato in due strati per consentire l‟inserimento del polistirolo o di altro materiale coibente. Casseforme: in lamiera metallica montata sui profilati. Il loro movimento avviene per mezzo di un carro-ponte; il riscaldamento è elettrico, riduce perciò il tempo di maturazione del calcestruzzo. Fondazione: in genere, del tipo tradizionale. Isolamento termico: K = 1,3 Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale. Produzione: 10-12 pannelli al giorno con quattro tavoli da lavoro e sei operai corrispondente alla produzione di 3-4 alloggi al giorno. 53 IMMAGINE 18 Assonometria del sistema costruttivo “Camus” 54 Montaggio: due squadre di nove persone compresi il gruista e i tracciatori possono montare dai 60 ai 75 pannelli, pari a 3-4 alloggi al giorno. Il periodo fra l‟inizio della fabbricazione dei pannelli in officina e la consegna delle chiavi degli appartamenti è dell‟ordine di 150 giorni lavorativi. Gli edifici hanno ottimo comportamento antisismico e sono pienamente rispondenti alle prescrizioni antincendio. Sistema Balency (IMMAGINI 19-20) Grandi pannelli in calcestruzzo. Pannelli di facciata: sono in cemento armato dello spessore di 24 cm e del tipo a sandwich con anima di polistirolo espanso per l‟isolamento. Vi sono incorporati i serramenti esterni ed il rivestimento di facciata previsto di qualsiasi materiale: laterizio, marmo, graniglia, mosaico, ecc. Pannelli interni: sono di altezza pari a quella del piano dell‟edificio e di lunghezza variabile da meno di 1 metro a 6 metri. Nello spessore di 14 cm di cls cementizio pieno, sono ricavate le canalizzazioni e gli alloggiamenti per l‟impianto elettrico. Sono anche previsti pannelli di minore spessore per le pareti non portanti. Solai: Generalmente di cemento armato gettato in opera, hanno incorporati gli impianti di riscaldamento ed elettrico a circa 3 cm dal filo del plafone. Ci possono essere anche lastre di calcestruzzo armato pieno dello spessore di 13-14 cm opportunamente armate con maglie metalliche, in cui vengono incorporate le serpentine del riscaldamento. Rampe e scale: prefabbricate e costituite da solette a ginocchio, vengono incernierate, ad un estremo al pannello di 55 IMMAGINE 19 Rappresentazione del sistema Balency IMMAGINE 20 Cantiere di montaggio del sistema Balency 56 facciata e incastrate, all‟altro, nel pianerottolo del piano gettato in opera. Blocchi funzionali: per soddisfare alle necessità dei servizi, si fabbricano diversi tipi di blocchi (sempre portanti), canne per immondizie, blocco per colonne montanti dell‟impianto elettrico, dell‟impianto di riscaldamento, ecc. Giunti: a partire dall‟esterno i giunti realizzano una piccola scanalatura che serve da camera di decompressione per ridurre la pressione dei venti; seguono uno strato di materiale plastico impermeabilizzante per impedire le infiltrazioni, un vuoto di drenaggio ventilato e infine un nucleo di calcestruzzo armato di chiusura, gettato in due strati per consentire l‟inserimento del polistirolo o di altro materiale coibente. Casseforme: gli stampi permettono di variare l‟altezza e la larghezza dei pannelli; il che comporta l‟adattabilità a differenti progetti architettonici. Gli stampi sono orizzontali per i pannelli composti a sandwich, verticali per le pareti piene. Il riscaldamento, con un circuito ad acqua calda, permette il disarmo del pezzo dopo poche ore e, quindi, il ripetuto impiego dello stampo nella giornata lavorativa. Nelle casseforme verticali, il cls viene iniettato dal basso in alto per mezzo dell‟aria compressa di una campana pneumatica. Peso pannelli: può variare dalle 3 alle 7 tonnellate in relazione alla potenza delle gru impiegate per il sollevamento e degli automezzi di trasporto. Impermeabilizzazione: fogli bituminati o metallizzati perfettamente aderenti alle superfici emergenti. Pavimentazione: del tipo vinilico; nei servizi è prevista in ceramiche greificate. Isolamento termico: K = 1 Isolamento acustico: migliorativo rispetto al tradizionale. Montaggio: con una sola gru risulta di tre alloggi al giorno. 57 Per un alloggio medio di tre locali più servizi, si impiegano tra officina e cantiere, circa 700 ore lavorative contro le 1300 occorrenti per il sistema tradizionale, con un‟economia di ore pari al circa il 50%. Inghilterra La ricostruzione postbellica in Inghilterra venne regolata dal “New Towns Act” del 1946, che prevedeva l‟insediamento di nuove città, per le quali venivano utilizzati dei sistemi di prefabbricazione globale degli edifici, prendendo spunto dai modelli francesi. Queste nuove città erano localizzate a circa 80 km dal centro di Londra, nell‟ ”outer ring” definito dal piano urbanistico di Patrick Abercrombie, che prevedeva la suddivisione della regione londinese in quattro fasce concentriche. La differenza rispetto agli altri stati europei sta nel fatto che “la ricostruzione post bellica in Inghilterra ha il merito di essere stata considerata come parte inscindibile della pianificazione economica generale e non come problema urbanistico e sociale a se stante”12. Le “new towns” diventano quindi un laboratorio dove ogni realizzazione avviene con successione di tempi per consentire il controllo e la valutazione dei risultati di volta in volta e la prefabbricazione edilizia non è l‟unico e insostituibile procedimento costruttivo messo in atto. Problema emergente era quello delle strutture scolastiche pubbliche; problema che il governo Inglese ha risolto con l‟approvazione dell‟”Education Act” del ‟46, realizzando 2.500 scuole nei dieci anni successivi. Per questo tipo di edifici viene messo appunto da Charles H. Aslin un sistema di prefabbricazione con struttura portante in metallo e pannelli di chiusura verticali e orizzontali in cemento armato. L‟altra differenza rispetto al resto d‟Europa, risiede nel fatto che in Inghilterra si presta maggiore attenzione all‟aspetto formale degli edifici realizzati con un sistema prefabbricato; infatti in ogni new town viene impiegato un diverso sistema costruttivo, maggiormente rispondente alle esigenze ambientali esistenti. 12 Benevolo L., “Storia dell‟architettura moderna”, Laterza, Bari, 1971 58 Olanda e Danimarca Nei paesi nordici il razionalismo, inizialmente considerato solamente un sistema teorico ed estraneo alle proprie tradizioni, viene ora accettato come metodologia progettuale generale. Tale sistema ed in particolar modo il suo processo costruttivo viene costantemente testato e verificato in modo tale da rilevare le lacune tecnologiche e di conseguenza di indirizzare la ricerca sulle strutture e sui materiali da proporre. In Olanda l‟adozione di sistemi di prefabbricazione per la realizzazione di quartieri residenziali si verifica nelle principali città: ad Amsterdam nei quartieri Buitenveld e Osdorp; a Rotterdam nel quartiere commerciale Lijnbaan. Gli edifici vengono realizzati con processi di parziale prefabbricazione di tipo leggero, limitata a divisori interni e a pannelli di pareti perimetrali. Questo perché l‟attenzione posta al progetto dell‟ambiente fisico, non consente scelte di rigida adozione dei grandi sistemi industrializzati di prefabbricazione. Nel 1947 in Danimarca vengono emanate delle regole per l‟unificazione modulare dei componenti edilizi, e viene approvata la legge per le “case prefabbricate”. Sono questi regolamenti che hanno avuto un‟influenza determinante per l‟impiego di nuovi materiali e per l‟adozione di nuovi procedimenti esecutivi. Tali norme hanno inoltre favorito l‟accettazione delle residenze multipiano, una novità nel panorama edilizio danese: le “point home” e i blocchi laminari da 12 a 16 piani con impiego di componenti prefabbricati. L‟esempio più rilevante è il quartiere “Hoye Gladsaxe” a Copenhagen completato nel 1968, degli architetti Hoff & Partners composto cinque edifici da 16 piani ciascuno e realizzato con grandi pannelli portanti in calcestruzzo e pareti vetrate continue. (IMMAGINE 21) Svezia e Finlandia La Svezia non venne coinvolta direttamente negli eventi bellici dei due conflitti mondiali, ma con la legge urbanistica approvata nel 1948 e il Piano per la città di Stoccolma del ‟52 si cerca di far fronte alle nuove esigenze di residenze con comfort adeguato al benessere sociale. 59 IMMAGINE 21 Vista del quartiere Hoye Gladsaxe a Copenhagen 60 Industrializzazione e sistemi di prefabbricazione edilizia si applicano per la fondazione delle città satelliti nei dintorni di Stoccolma. In questi nuovi insediamenti vengono realizzate costruzioni residenziali multipiano, localizzate in ambiente naturale; tale posizione non facilita e non consente l‟impiego di sistemi di prefabbricazione pesante, ma non impedisce l‟utilizzo di quelli leggeri. Viene brevettato un originale procedimento esecutivo, chiamato “Siporex”, che consiste nel disporre una gru per il sollevamento e il posizionamento delle lastre strutturali nel nucleo adibito, ad opere ultimate, ai collegamenti verticali consentendo limitata estensione della superficie occorrente per il cantiere”.13 In Finlandia, dopo la guerra si verifica un notevole afflusso di popolazione verso la capitale Helsinki. Fenomeno che rende necessaria una riorganizzazione urbana: nascono, come in Svezia, città satelliti (Tapiola e Otaniemi) nelle quali per le costruzioni vengono adottati sistemi di prefabbricazione impiegando materiali tradizionali come il legno. L‟architetto Siren è l‟autore di alcuni di questi sistemi (tra cui il sistema “Puntalo”) che impiegavano pannelli di rivestimento esterno prefabbricati in legno, simili, ma non imitativi, a quelli usati dalla tradizione locale. 13 Grecchi M., “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Mila no, 2001, pag.111 61 62 IL CASO DELL‟UNIONE SOVIETICA I primi decenni del „900 Nel corso dei primi decenni del „900, anche in Russia si diffondono nuovi metodi per l‟organizzazione del lavoro nelle industrie. Nel 1912 vengono pubblicate in lingua russa le opere di Wislow Taylor “Shop management” e “The principles of scientific management” (“Naučnaja organizacija truda”), nel 1924 lo scritto di Henry Ford “My life” (“Moja Žizn’”) (IMMAGINE 22), ed infine i diagrammi di movimento dei fratelli Gilbreth (“Grafiki dviženija”). Tali opere ottengono un buon riscontro critico nel mondo dell‟industria e costituiscono una delle fonti di ispirazione anche nell‟ambito dell‟edilizia ed in particolar modo per i costruttivisti quali Mojsej Ginzburg, Michail Baršč e Vjačeslav Vladimirov14. Con la salita al potere di Stalin nel 1924, e l‟avvio del Primo Piano Quinquennale nel 1928 per favorire lo sviluppo dell‟industria pesante nel paese (IMMAGINE 23), vengono chiamati in Unione Sovietica molti specialisti stranieri tra i quali gli architetti Bruno Taut, Ernst May, Hannes Mayer, Le Corbusier e André Lurçat. L‟arrivo di specialisti dall‟occidente, ed in particolar modo dalla Germania, contribuì ad un‟ulteriore diffusione, presso gli architetti sovietici, delle teorie dell‟organizzazione scientifica del lavoro. Durante il primo Piano Quinquennale vengono sperimentate la standardizzazione e la prefabbricazione leggera in legno. Taylorismo e Fordismo assumono però connotazioni completamente negative verso la metà degli anni ‟30, quando lo stile accademico viene ufficialmente abbracciato dallo stato e il “realismo socialista” diventa il fondamento ideologico dell‟arte sovietica. Lo stile neo-palladiano ritrova una collocazione centrale sulla scena architettonica moscovita, ed il suo esponente principale è Ivan Ţoltovskij. Ciononostante, in questo decennio, viene portata a termine la realizzazione di alcuni tra i principali capolavori costruttivisti, ad opera degli architetti Golosov, Ladovskij e dei fratelli Vesnin. Inoltre le tecniche costruttive continuano ad essere 14 Membri dell‟OSA (Associazione degli architetti c ontemporanei), fondata nel 1925. 63 IMMAGINE 22 Una copia del testo di Henry Ford, Moja Zhizn IMMAGINE 23 Campagna propagandistica a sostegno della Nuova Politica Economica e dei piani quinquennali lanciata da Stalin 64 innovate , e nelle principali città viene messa in opera la prefabbricazione a grandi blocchi di cemento. Dagli inizi degli anni ‟30, nelle riviste specializzate, viene descritta ed evocata la costruzione a catena, in russo potočnoe stroitel’stvo. Con questo metodo nel 1939 vengono realizzati sulla Ulica Bol‟shaja Kaluţskaja15 23 immobili d‟abitazione, progettati dall‟architetto A. Mordvinov. (IMMAGINE 24) In questi anni la crisi abitativa continua a persistere, ma lo stato, impegnato a trasmettere un‟immagine di prosperità, non è intenzionato ad attuare una politica di abitazioni a basso costo. La Guerra colpisce molte città sovietiche, in particolare Kiev, Leningrado e Stalingrado16. Al problema delle distruzioni belliche si aggiunge quello dell‟aumento demografico e dell‟esodo rurale. Se nel 1939 la popolazione urbana conta 59,1 milioni di persone, nel 1959 raggiunge i 100 milioni di abitanti. Nonostante lo stato continui a dare priorità alla costruzioni degli edifici pubblici, dal 1946 vengono avviati alcuni cantieri per la sperimentazione di diversi tipi di prefabbricazione lineare e puntiforme (a pannelli e con il sistema pilastro-trave-pannello) e di alloggi economici. Il primo edificio residenziale prefabbricato a pilastro-trave-pannello è costruito a Mosca sulla ulica Sokolinaja Gora, tra il novembre del 1947 e il marzo 1948. (IMMAGINE 25) “Tutti i componenti sono prodotti in officina; il loro montaggio viene effettuato con una gru della portata di 1,5 tonnellate. La struttura portante è realizzata con profilati metallici. Per le facciate vengono impiegati due tipi di tamponature: pannelli stretti di altezza pari ad un piano e pannelli di riempimento tra le aperture. Questi componenti sono concepiti come un sistema a sandwich”.17 Altri edifici con struttura a pilastro-trave-pannello vengono realizzati tra il 1948 e il 1951 lungo l‟Horoševskoe Šosse, su progetto dell‟architetto 15 L‟attuale Leninskij Prospekt Le attuali San Pietroburgo e Volgograd 17 Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli, Milano, ott-dic 2 002 , pag.81 16 65 IMMAGINE 24 Gli edifici progettati da Mordvinov sulla Ulica Bol‟shaja Kalužskaja, l‟attuale Leninskij Prospekt IMMAGINE 25 Edificio residenziale a Mosca in Ulica Sokolinaja Gora con struttura prefabbricata a travepilastro-pannello in una foto degli anni ‟50. 66 M.Posokhin e dell‟ingegner V.Lagutenko. Trattasi di edifici a sei piani, con pilastri e travi in profilati metallici, solai e pannelli di facciata, in cui sono ancora presenti richiami all‟architettura classica, allestiti in officina con casseri metallici orizzontali, in cemento armato. Le operazioni di montaggio di questi elementi rallentano notevolmente la costruzione poiché richiedono ponteggi manovrabili e un dispendioso impiego di manodopera. Tra il 1940 e il 1941 vengono messi a punto i principi costruttivi dei pannelli-vela. I primi edifici residenziali realizzati con questo sistema, vengono realizzati a Magnitogorsk nel 1950-52, e a Mosca nel 1953-55 sulla ulica Oktjabr‟skoe Pole. ”Pannelli “a sandwich” di 30 centimetri, delle dimensioni di altezza e larghezza dei vani, vengono colati in casseri orizzontali con profili rovesciati per essere rifiniti con cemento decorativo dopo la sformatura. Lo spessore dei muri divisori è di 14 cm, quello delle lastre dei solai di 9 cm; la larghezza dei vani corrisponde alle due luci adottate: 3,6 e 3,3 metri. Negli anni, la cattiva qualità dei pannelli e i difetti di concezione dei giunti portano a mascherarli con profili decorativi che complicano le operazioni di modellatura”.18(IMMAGINI 26-27) L‟applicazione dei metodi industriali per ridurre i tempi di realizzazione mette in evidenza le contraddizioni tra tecnica e forma architettonica. Problemi espressi dall‟architetto sovietico Andrej Burov in un testo del 1943, pubblicato solo nel periodo della destalinizzazione. Nei cantieri moscoviti del dopoguerra, tra il 1947 e il 1954, si verifica come i profilati sui giunti rallentino la fabbricazione dei componenti e richiedano correzioni manuali in opera. I tecnici arrivano ad una conclusione: per trarre il massimo dalla prefabbricazione bisogna rinunciare ai principi progettuali accademici. Sulla rivista “Arkhitektura SSSR” del giugno 1953, dedicata interamente al tema dell‟industrializzazione, alcuni tra i protagonisti del mondo dell‟architettura sovietica (tra i quali P.Blokhin e I.Ţoltovskij) sostengono che i principi costruttivi degli edifici 18 Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli, Milano, ott-dic 2 002 , pag.86 67 IMMAGINE 26 Pianta di un edificio residenziale a Magnitogorsk, dei primi anni ‟50, con struttura a pannelli-vela. IMMAGINE 27 Edificio residenziale a Magnitogorsk dei primi anni ‟50, con struttura a pannelli-vela con dettaglio dei giunti tra pannelli nascosti dietro i pilastri. 68 tradizionali non possono essere trasferiti all‟architettura prefabbricata. La questione principale sul trattamento dei giunti, mascherati da paraste o lasciati a vista, apre un dibattito di natura tecnica e stilistica. “Le esigenze specifiche della produzione e del montaggio impongono agli architetti un metodo nuovo e interessante di composizione, che conduce ad un nuovo aspetto della facciata, diverso da quella in pietra… Per quale motivo coprire i giunti tra i pannelli, ad imitazione dell’architettura in pietra, perché avere paura della connessione a vista?” Ivan Žoltovskij Kruscëv a capo del Cremlino Come accennato in precedenza, gli architetti concordano sul fatto che i vantaggi della prefabbricazione richiedono la rinuncia ai progetti di ispirazione accademica. La morte di Stalin nel marzo del 1953 e l‟elezione a Primo segretario del Partito comunista di Nikita Kruscëv nel settembre dello stesso anno, sono i primi cambiamenti politici che coinvolgono l‟Unione Sovietica negli anni ‟50. Lo stesso Kruscëv, unico regista del Cremlino, lancia, a partire dalla primavera del 1954, la lotta contro il culto della personalità di Stalin e avvia un vasto programma sociale per rafforzare la propria immagine. Nello stesso periodo l‟architetto Georgij Gradov 19, con l‟aiuto di Konstantin Ivanov20, invia direttamente a Kruscëv un rapporto sullo stato generale dell‟architettura e dell‟industria delle costruzioni in URSS. 19 20 Funzionario dell‟Istituto per gli edifici pubblici dell‟Accademia di architettu ra Ricercatore presso l‟Istituto di teoria e storia dell‟architettura dell‟Accademia di architettura 69 Nel testo, Gradov mette in questione gli indirizzi dell‟architettura sovietica degli ultimi vent‟anni; descrive le condizioni disastrose in cui vive la gente (appartamenti sovraffollati, migliaia di tuguri eretti nei vicoli o su terreni paludosi, carenza di ospedali e scuole), sollecitando la revisione dello stile dell‟architettura sovietica in modo da risolvere questi problemi. “La creazione architettonica, a dispetto delle disposizione del partito di creare un’architettura socialista, continua da 20 anni a scalpicciare riproducendo metodi e stili architettonici desueti”. Georgij Gradov Sottolinea inoltre l‟isolamento nel quale si trova l‟architettura sovietica e l‟ostilità e il ritardo nei confronti dell‟esperienza architettonica occidentale. Gradov prosegue la sua lettera, indicando al primo segretario del partito quali sono le forze che impediscono all‟architettura sovietica di conseguire i propri obiettivi sociali ed individua i responsabili nel “gruppo monopolistico”, composto dagli architetti S.Cernysov, N.Blyikin, N.Kolli, A.Vlasov, P.Blokhin e B.Rubanenko. Anche l‟Accademia di architettura, con Mordvinov alla sua testa, è accusata da Gradov di aver frenato per vent‟anni il corso dell‟architettura sovietica. Vengono denunciati gli architetti le cui opere “non esprimono l‟essenza del socialismo”; tra i quali E.Rybickij, L.Poljakov (accusato di copiare lo stile classico) e I.Ţoltovskij il cui edificio residenziale sulla centralissima Ulica Mohovaja ha “aperto una finestra verso il passato”. Le ultime critiche sono rivolte a coloro che hanno “abusato delle decorazioni in architettura”, tra i quali ricompare A.Mordvinov e sono citati K.Alabjan, A.Vlasov e I.Maca. 70 L‟autore del rapporto, per risolvere l‟impellente questione abitativa, suggerisce di mettere in cantiere un numero limitato di progetti-tipo secondo i metodi della prefabbricazione ed infine “indirizza a Kruscëv la lista delle misure per fare uscire l‟architettura sovietica dallo stallo: - eliminare le perversioni borghesi e degenerate in architettura; - portare un colpo definitivo alle vestigia conservatrici del XIX secolo; - approvare un decreto del Comitato centrale del Pcus e del governo sulle misure per eliminare il ritardo nell‟architettura e nelle costruzioni; - convocare il secondo congresso degli architetti all‟insegna della svolta da intraprendere; - creare un Accademia d‟architettura e di costruzioni”.21 La nuova politica dell‟architettura di Nikita Kruscëv Le proposte contenute nella lettera di Gradov, costituiscono il supporto ideale degli obiettivi politici di Nikita Kruscëv. La critica allo stile accademico permette una prima rottura con lo stalinismo. Altro obiettivo di Kruscëv è quello di sconfiggere la crisi abitativa attraverso il contributo dell‟industria delle costruzioni. Il primo segretario del partito agisce stendendo due lettere: la prima, datata 3 giugno 1954, è intitolata Sulle cause del ritardo e del costo elevato della costruzione residenziale e sociale”22, convocando un congresso plenario dei principali attori delle costruzioni, e annunciando la convocazione della “Conferenza nazionale di costruttori, degli architetti, tecnici dell‟edilizia, delle costruzioni stradali e del materiale circolante, degli organismi di ricerca scientifica”. Tale conferenza, chiamata anche “conferenza dei costruttori”, si svolge tra il 30 novembre e il 7 dicembre 1954, presso il grande palazzo del Cremlino. Qui Kruscëv pronuncia il discorso conclusivo Sull’ampia introduzione dei metodi industriali, il miglioramento della qualità e l’abbassamento del costo della costruzione, dove affronta due temi fondamentali: lo stile architettonico e gli aspetti economici della produzione edilizia. 21 Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli, Milano, ott-dic 2 002 , pag.91 22 In russo “O pricinah otstavanija, vysokoj stoimosti zilišcnogo i kul‟turno-bytovogo stoitel‟sta” 71 Egli condanna lo stile classico attaccando “gli edifici alti” 23, senza menzionare che Stalin stesso era il fautore di questo indirizzo e aveva ordinato la costruzione dei grattacieli di Mosca. “Sulle facciate degli edifici residenziali si attaccano sovente molte inutili decorazioni, che rivelano la mancanza di gusto di certi architetti… La costruzione degli edifici alti ha giocato un ruolo fondamentale in questo aspetto… Nella concezione di immobili alti, gli architetti si interessavano principalmente alla creazione di silhouette di edifici non pensando ai costi di realizzazione e manutenzione”. Nikita Kruscëv Poi attacca gli architetti e l‟Accademia di architettura, come unici responsabili della crisi abitativa. Sotto la lente d‟ingrandimento cadono le stesse persone menzionate da Gradov nella sua lettera, in particolare il presidente dell‟Accademia di architettura, Mordvinov e gli architetti del gruppo “monopolistico”. Il solo architetto Georgij Gradov è ricordato da Kruscëv in un contesto positivo. Gli obiettivi di quest‟ultimo sono politici e le sue affermazioni del dimostrano un‟ incomprensione dei problemi dell‟architettura. In ogni caso egli da indicazioni ben precise riguardo allo stile e alle tecniche costruttive, ma soprattutto indica la prefabbricazione pesante in officina come metodo di costruzione. I pannelli prefabbricati devono avere la meglio sugli altri metodi di costruzione che richiedono troppo lavoro manuale e non corrispondono “all‟immagine della tecnica moderna”. Kruscëv non parla del tipo di struttura degli edifici prefabbricati (pannelli o sistema a travepilastro), ma evoca la nozione di progetto-tipo, il quale implica la 23 In russo “Vysotnye Zdania” o “Stalinskie Vysotki”, sono le attuali sette sorelle. Grattacieli che contraddistinguono il panorama moscovita, fatti costruire da Stalin tra il 1947 e il 1957. 72 definizione delle piante aggregate ai diversi piani, il sistema costruttivo, i materiali, i metodi di esecuzione in officina e di montaggio in cantiere. “Prendiamo la costruzione degli edifici residenziali: Perché non scegliere i migliori progetti di questi immobili e non ripeterli un gran numero di volte?... Bisogna scegliere un numero limitato di progetti-tipo per gli edifici residenziali, le scuole, gli ospedali, i giardini d’infanzia, gli asili, gli edifici commerciali, ed altro e intraprenderne, sulla base di questi progetti, la costruzione a grande scala per cinque anni” Nikita Kruscëv Egli afferma che attraverso l‟utilizzo dei progetti-tipo si può ottenere un effetto positivo in termini di costi, tempi e di qualità costruttiva; propone poi di individuare un numero limitato di progetti-tipo da realizzare in tutto il paese e suggerisce di rivedere il sistema remunerativo per gli architetti, in modo da sollecitarli a rinunciare ai progetti individuali. Il periodo post-conferenza è caratterizzato dalla pubblicazione di alcuni decreti tra cui quello del 4 novembre 1955 Sulla rimozione degli eccessi in architettura24 nel quale si può leggere: “Svariati architetti, nella loro ingordigia per il lato spettacolare, attendevano principalmente alla decorazione delle facciate degli edifici”. Gli “innumerevoli colonnati decorativi, i portici e altri eccessi architettonici hanno gravato sulle risorse dello Stato”. Questo “lusso d‟eccesso” non è congruente con “la linea del Partito e del governo in materia di architettura ed edilizia”. Il decreto ha carattere punitivo ed infligge sanzioni agli architetti autori di edifici con un elevato numero di eccessi architettonici. 24 In russo “Ob ustranienii izlisestv v proektii rovanii i stroit el‟stve” 73 Il Comitato centrale del partito e il Soviet dei ministri adottano altri decreti relativi ai progetti-tipo, alle infrastrutture tecniche e alle tipologie residenziali. Il decreto sulle Misure per l’industrializzazione, il miglioramento della qualità e l’abbassamento dei costi di costruzione, approvato il 2 agosto del ‟55 afferma: “a partire dalla seconda metà del 1956, la costruzione degli immobili residenziali, delle scuole, degli ospedali, dei nidi d‟infanzia, dei cinema, dei magazzini, dei luoghi di ristoro e delle case di riposo dovevano essere effettuati in base ai progetti-tipo”. Inoltre tale decreto impedisce ai progettisti e ai ministeri di apportare modifiche agli stessi progetti-tipo. Nel decreto 20 febbraio 1956 Sul miglioramento della concezione nella costruzione viene fissata la durata di vita dei progetti-tipo: “Al fine di assicurare una vasta industrializzazione edilizia e l‟utilizzazione degli elementi prefabbricati in officina, tutti i progetti tipo degli immobili d‟abitazione, degli edifici pubblici industriali, dei trasporti e agricoli devono essere utilizzati senza modifiche almeno nel corso di cinque anni…” “L‟idea della concezione dei progetti-tipo è così spinta all‟estremo, sotto lo slogan Dlja vsej strany odin tip doma (per tutto il paese un solo tipo di casa)!”.25 E‟ però da sottolineare il fatto che per la prima volta nella storia dell‟ URSS, lo stato si impegna finanziariamente a risolvere il problema degli alloggi. Come già accennato in precedenza, Nikita Kruscëv sceglie il campo dell‟architettura per il suo primo distacco dallo stalinismo. Egli, però, 25 Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli, Milano, ott-dic 2 002 , pag.97 74 assume veramente il potere quando, durante il XX Congresso del partito nel febbraio del 1956, denuncia i crimini di Stalin nel “rapporto segreto”, seguito dal decreto 30 giugno 1956 sulla Eliminazione del culto della personalità e le sue conseguenze. Scelta la via dell‟industrializzazione del settore delle costruzioni, viene emanato il decreto 31 luglio 1957 Sullo sviluppo dell’edilizia residenziale in URSS, dove lo stato prende una decisione anche in merito alla tipologia di alloggi da realizzare; la scelta ricade sugli alloggi di tipo monofamiliare. Inoltre il decreto sollecita nuove prospettive di progettazione urbanistica: l‟impianto volumetrico libero deve subentrare ai principi compositivi sulla continuità dei prospetti sul filo stradale. Gli edifici residenziali in città devono avere un‟altezza di 4/5 piani, mentre nei piccoli centri urbani e nei villaggi un‟altezza di 2/3 piani. Inoltre gli edifici devono essere separati da spazi verdi. Nel 1956, viene indetto dal Gosstroj e dall‟Unione degli architetti il primo concorso “per la concezione di nuovi tipi di immobili residenziali di tre, quattro e cinque piani”, seguendo i principi costruttivi della prefabbricazione. Il primo premio del concorso viene assegnato ai progetti elaborati dal Gostrojproekt in collaborazione con l‟Istituto dell‟habitat dell‟Accademia di architettura. Tali progetti consacrano un modello edificio prefabbricato caratterizzato da un volume semplice, lineare di 4/5 piani senza ascensore, con struttura a pannelli autoportanti e facciata spoglia. Gli alloggi sono costituiti da un ingresso, un blocco servizi, una cucina accessibile dall‟ingresso e camere servite dal vano principale. Il concorso ha un impatto considerevole e gli alloggi premiati, realizzati a diverse scale, vengono presentati al pubblico in occasione dell‟Esposizione permanente nazionale della costruzione.26 Novye Cerëmuški: il primo esempio di “edilizia popolare” in Unione Sovietica Il programma di concorso e i progetti vincitori servono da premessa al programma di Novye Čerëmuški (IMMAGINE 28), che risulta essere il primo 26 In russo “Postojannaja vsesojuznaja stroitel‟naja vystavka” 75 IMMAGINE 28 Modello del kvartal n°9 di Novye Ceremuškhi e la scritta vse dlja sovetskogo celoveka che significa “ tutto per il cittadino sovietico”. 76 esempio di “edilizia popolare” per l‟abitazione di massa a Mosca e in tutta l‟URSS. Per la realizzazione del progetto viene scelta un‟area di 1500 ettari, nella parte sud occidentale della capitale russa. L‟obiettivo è quello di testare i vari tipi di struttura prefabbricata e sperimentare i metodi di costruzione più razionali ed efficaci, in vista della produzione a grande scala. Il complesso di Novye Čerëmuški si compone di quattro kvartaly27: il 9, il 10, l‟11 e il 12. Il primo di questi, ovvero il numero 9, è la prima importante realizzazione con isolati edificati “a pianta libera”. Il cantiere del primo lotto di insediamento, di 11,85 ettari, viene avviato nel 1956 e termina nel 1958. 8,85 ettari sono occupati da 16 edifici residenziali (otto dei quali realizzati in mattone, due in blocchi di laterizi, quattro in blocchi di cemento e due in pannelli prefabbricati). L‟edificio a grandi pannelli prefabbricati, progettato dall‟ingegner V.Lagutenko28, serve da modello alla concezione delle future abitazioni sovietiche. “L‟immobile ha una struttura a pannelli-vela. I muri divisori, detti anche muri-pilastro, sono costituiti da un‟ossatura periferica portante e da un pannello di riempimento di 4 centimetri. I pannelli di facciata, decorati con tasselli in ceramica, sono agganciati ai muri divisori.”29 (IMMAGINE 29-30-31) Il nono kvartal è diviso in due zone: quella “abitativa” e quella “non “abitativa” nella quale sono presenti una scuola per 880 alunni, asili, un ristorante da 250 posti, un cinema per 875 spettatori e negozi. L‟offerta dei servizi supera le esigenze dei circa 3000 abitanti del kvartal, cercando così di compensare le carenze degli insediamenti limitrofi. Tutti gli edifici sono circondati da spazi verdi ad uso pubblico e privato; inoltre presentano un arretramento di 10-12 metri rispetto al filo stradale. “Per tutte queste caratteristiche il kvartal n°9 di Novye Čerëmuški diviene l‟emblema della nuova architettura e della nuova urbanistica sovietica”.28 27 È il quartiere sovietico, un grosso isolato con edificazione “a pianta libera”, dotato di tutti i servizi necessari. Uno dei principali protagonisti della p refabbricazione sovietica, Secondo alcune fonti è l‟ideatore del sistema prefabbricato sovietico. Nel 1947 la città di Mosca lo nominò a capo dello “studio sperimentale per le costruzioni industrializzate”. 29 Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli, Milano, ott-dic 2 002 , pag.99 28 77 IMMAGINE 29 Schema costruttivo di un edificio a pannelli prefabbricati del kvartal n°9 di Novye Ceremuškhi 1-Pannelli-vela portanti in c.a. 2-Pannelli di facciata 3-Pannello acustico per solaio 4-Pannello a nervature spesse per pavimentazione 5-Pannello divisorio 6-Linoleum su pannello in gesso IMMAGINE 30 Fase di cantiere del kvartal n°9 di Novye Ceremuškhi 78 Nel 1958 si tiene a Mosca il V Congresso dell‟unione internazionale degli architetti e il kvartal n°9 viene presentato alle delegazioni straniere presenti. Le conseguenze della politica Kruscëviana Dalla prima generazione di edifici prefabbricati (progettati dal 1951 al 1956), di altezza pari a 4/5 piani, l‟industria sovietica arriva a produrre, alla fine degli anni settanta, edifici (di seconda e terza generazione)che arrivano fino a diciassette piani. E addirittura a venticinque piani con gli edifici di quarta generazione (1976/1992) e quinta generazione (1993/1999). TABELLE 1, 2, 3 Numero di milioni di metri quadri realizzati per ogni serie progettuale 30 30 Pravitelstvo Moskviy, “Zhilie doma postroennie po obraszovym, tipovym i povtorno primeniaemym proektam v gorode Moskve”, MNIITEP, Mosca, 1999 79 Nel periodo tra il 1955 e il 1991 la costruzione del patrimonio abitativo sovietico si sviluppa con un edilizia prefabbricata in officina: i progetti vengono omologati dal Gosstroj per essere poi realizzati in tutto il territorio dell‟URSS. In particolare nel 1966, il 95% degli alloggi e il 78% degli edifici pubblici sono costruiti con metodi di industrializzazione pesante. C‟è un dato importante che caratterizza la politica di Kruscëv: se nel 1958 il 70% della popolazione vive in coabitazione, vent‟anni più tardi il 90% delle famiglie vive in alloggi indipendenti. Nella Russia di quegli anni, vivere in un appartamento indipendente era sicuramente un‟esperienza unica e senza precedenti; lo svantaggio è rappresentato dal fatto che la popolazione ha dovuto abbandonare il centro della città per andare a vivere in periferia, lontano dalle stazioni della metropolitana e in zone poco servite e attrezzate. Altro fattore non positivo e causa di proteste, è il sovraffollamento degli alloggi. Questi erano pensati per 1,5 persone per stanza; nella maggior parte dei casi, però, gli alloggi vengono assegnati nella misura di 2,5 persone per stanza, a causa del fatto che molte famiglie, definite “complesse” comprendono più generazioni. La prima generazione di prefabbricati dell‟era Kruscëviana (serie R+4) conosce un invecchiamento precoce: gli alloggi sono inadatti alle dimensioni delle famiglie e i pannelli e le finiture sono realizzati con materiali di bassa qualità e con tecniche carenti. I prefabbricati vengono definiti Kruscëvki, termine che deriva dal gioco di parole tra il nome di Kruscëv e truscëby, che in russo significa tuguri, alludendo alla qualità degli appartamenti. Nonostante difetti e svantaggi, queste Kruscëvki segnano una tappa importante nella vita dei cittadini sovietici, migliorando le condizioni di vita di migliaia di famiglie. 80 IMMAGINE 31 Planimetria del kvartal n°9 di Novye Ceremuškhi, facciata-tipo, pianta-tipo 81 Il ruolo dell‟esperienza europea nella prefabbricazione sovietica degli anni 50‟ e „60 Come scritto precedentemente, il periodo staliniano rappresenta per il movimento architettonico una fase di isolamento dall‟occidente. Solo con Kruscëv, ed in particolare grazie alle indicazioni dei sui consiglieri, riprendono i contatti con l‟Europa. Verso la metà degli anni ‟50 sono numerosi i viaggi-studio degli architetti sovietici, in particolar modo verso la Francia e la Gran Bretagna, ma anche in Italia, Belgio, Svezia, Austria e Stati Uniti. L‟esperienza occidentale esercita un‟influenza significativa sulla politica urbana, sulle scelte tecnologiche e sulla standardizzazione sovietica. Un esempio è la costruzione della città di Zelenograd, a cinquanta kilometri a nord-ovest di Mosca, che richiama le città satelliti di Londra e Stoccolma. Ancora più importante è il fatto che i sovietici acquistano attrezzature francesi e il brevetto dell‟ingegnere R. Camus, utilizzato per la ricostruzione della città di Le Havre. I viaggi degli specialisti sovietici permettono quindi di attingere conoscenze e ispirazione dalla produzione architettonica europea contemporanea, favorendo l‟aggiornamento di quella sovietica. La prefabbricazione diventa così, per l‟architettura sovietica, il simbolo della sua adesione e reintegrazione nella pratica architettonica europea. L‟URSS dopo aver consolidato le proprie conoscenze nell‟ambito della prefabbricazione, esporta il suo know-how verso i paesi satelliti. Il livello di industrializzazione edilizia in Unione Sovietica è molto elevato, grazie alla presenza di imprese pubbliche. La stabilità del loro funzionamento è dovuta alla continuità delle commesse statali. Il successo della politica Kruscëviana impone la ristrutturazione e l‟aumento di dimensioni delle imprese di costruzioni. Nel 1957, con il decreto del 31 luglio Sullo sviluppo della edificazione abitativa in URSS, viene avviata la realizzazione delle DSK (Domostroitel’nye kombinaty)31, imprese di grandi dimensioni capaci di assicurare il ciclo completo di costruzione. 31 Kombinat di costruzione degli edifici 82 La prima DSK viene istituita a Leningrado nel 1959; a Mosca tre diventano operative nei primi anni ‟60, sino alle 300 del 1967. L‟obiettivo delle DSK è il raggiungimento delle quantità richieste del piano di sviluppo, senza però preoccuparsi della qualità degli edifici prodotti. “I vincoli tecnici legati al montaggio degli edifici prefabbricati, la ricerca delle massime prestazioni nello sviluppo e nell‟organizzazione del cantiere influenzano la concezione del progetto urbano. La produzione industriale degli edifici e il loro montaggio in cantiere devono costruire una catena continua di costruzione”.32 Si sviluppa a partire dagli anni ‟50 l‟edificazione a catena, che è una delle direzioni principali nell‟ulteriore sviluppo di abitazioni prefabbricate. Dal 1958 interi kvartali vengono prodotti a catena; la durata media di costruzione di un edificio, dall‟avvio del montaggio al collaudo è di circa 53 giorni. Le costruzioni realizzate con il sistema a catena sono in crescita: dal 15% del 1962, al 75% del 1964. Questo determina un progressivo assoggettamento della progettazione architettonica e urbanistica ai vincoli tecnici della prefabbricazione. Anche il manuale I principi base basilari dell’urbanistica sovietica, pubblicato nel 1967 dall‟Istituto d‟urbanistica, suggerisce di tenere conto del percorso delle gru nell‟impianto di un quartiere e considera la collocazione delle fabbriche di prefabbricazione pesante nella concezione delle nuove città. 32 Solopova N., “Dai pannelli alla città. Alcune tappe della prefabbricazione pesante in URSS” in “Storia Urbana n.101” , Franco Angeli, Milano, ottobre-dicembre 2 002 , pag.104 83 84 2 – RIQUALIFICAZIONE DELL‟EDILIZIA RESIDENZIALE IN EUROPA E IN RUSSIA 85 2.1 - STRATEGIE EUROPEE Introduzione Il dibattito sul futuro delle città occupa da molti anni una posizione importante nel discorso pubblico europeo. Si è ribadito il fatto che le città svolgono un ruolo strategico nella realizzazione di un‟economia sociale di mercato. L‟Agenda urbana Europea integrata è il passo finale di un lungo percorso di riflessione partito nel 1997, che ha come punti principali la Carta di Lipsia sulle città sostenibili (2007), la Dichiarazione di Toledo (2010) e il report “Cities of Tomorrow” del 2011. L‟Unione Europea ha assegnato la gestione delle politiche pubbliche per la crescita e la coesione sociale principalmente alle città e alle regioni. L‟obiettivo principale è quello di creare ambienti cittadini favorevoli all‟innovazione, tramite infrastrutture in grado di ridurre i costi individuali e sociali della mobilità, spazi verdi ampi e diffusi, servizi pubblici accessibili e politiche dell‟alloggio per i giovani. Per raggiungere tali obiettivi sono stati della Dichiarazione di Toledo del 2010: estratti i punti chiave -Sviluppare e migliorare le connessioni del trasporto pubblico tra la città e la sua regione. -Riutilizzare il suolo per ridurre il consumo dello stesso e limitare lo sprawl urbano. -Rigenerare gli edifici esistenti e riqualificare gli spazi pubblici. 86 -Migliorare la crescita economica: La rigenerazione urbana potrebbe rappresentare un‟opportunità di uscire dalla crisi e il punto di ingresso in una nuova economia. -Preservare l‟ambiente naturale e fisico, o riabilitarlo dove necessario. -Migliorare l‟efficienza energetica negli edifici esistenti e nel metabolismo urbano, includendo la gestione dell‟intero ciclo delle acque e dei rifiuti. -Promuovere l‟uso di fonti di energia rinnovabile e il loro uso nelle città, ripensando al progetto di nuove reti energetiche. Germania In Germania ed in particolare nella capitale Berlino, dove nei quartieri periferici, vivono circa 700.000 abitanti in 350.000 alloggi, è in atto una politica di rinnovo e recupero del patrimonio di Housing sociale, attraverso: -il coinvolgimento dei residenti -operazioni di adeguamento energetico -interventi di demolizione parziale, completamento, densificazione. -accorpamento o disaggregazione delle unità abitative. Caso studio: Hellersdorf-Marzhan (Berlino) Hellersdorf è un quartiere situato a nord di Berlino. Conta 45000 alloggi, per un totale di circa 100000 abitanti, generalmente su strutture in prefabbricato pesante. I problemi presenti riguardavano il degrado fisico e sociale. L‟architetto Kroll propone tre strategie per migliorare il quartiere e i rispettivi alloggi: Per primo propone di migliorare le connessioni del trasporto pubblico tra il quartiere e la città; in secondo luogo cerca di creare nuovi posti di lavoro attraverso l‟introduzione di 87 funzioni altamente specializzate; ed infine suggerisce una trasformazione degli alloggi attraverso componenti prefabbricati variamente articolati che possano essere impiegati per assolvere ad esigenze contingenti e variabili dei singoli abitanti. IMMAGINI 31, 32, 33 Il quartiere Hellersdorf-Marzhan a berlino, prima e dopo l‟intervento Francia In Francia, tra il 1953 e il 1973 furono realizzati più di 300 complessi di social housing (circa 1,2 milioni di alloggi). La strategia di rigenerazione è stata effettuata con semplici interventi sui singoli edifici che son parte di piani integrati come il GPV (Gran Projet de Ville), GPRU (Gran Projet de Renouvellemet Urbain), ORU (Operation de Renouvellemet Urbain). Le principali proposte di questi piani sono: -Promuovere, dove possibile, la riabilitazione di edifici piuttosto che la loro demolizione/ricostruzione. Questo metodo permette di accrescere la memoria del luogo e consente di diminuire i costi. -Riempire le aree vuote con nuove forme urbane, promuovendo la diversità funzionale e i legami sociali. 88 -Migliorare le prestazioni energetiche delle reti urbane e di conseguenza migliorare la distribuzione dell‟energia nei singoli edifici. Inghilterra A partire dal 1999 nel Regno Unito è iniziato un complesso programma di intervento che include complessi residenziali per migliorare le condizioni sociali e abitative, la qualità architettonica e urbana; per garantire il mix sociale attraverso l‟introduzione di una quota di alloggi sociali nei nuovi insediamenti, rinforzando il senso di identità e in generale creare quartieri sostenibili. Caso studio: Park Hill (Sheffield) Trattasi di uno dei principali esempi di social housing in Europa, realizzato tra la fine degli anni ‟50 e ‟60. La riqualificazione attuata da Hawkins\Brown e lo Studio Egret West prevede il ridisegno degli spazi esterni, la trasformazione interna degli alloggi con tagli differenziati, la riorganizzazione con cambio di destinazione d‟uso dei piani terra e il rifacimento delle facciate tramite la sostituzione del tamponamento in mattoni con pannelli di alluminio colorati e l‟ampliamento della superficie finestrata. IMMAGINI 34, 35 Park Hill dopo il progetto di riqualificazione 89 Olanda In Olanda molti dei complessi residenziali realizzati negli anni ‟60 e ‟70 sono stati oggetto di rinnovamento basato su queste strategie: -Ristrutturazione leggera: modernizzazione dell‟edificio senza interventi di carattere strutturale. -Ristrutturazione di “alto livello”: interventi atti a migliorare le prestazioni tecniche, a differenziare l‟offerta degli spazi abitativi aggiungendo nuove tipologie di alloggi; aumentare la densità degli edifici con l‟aggiunta di piccoli volumi negli spazi vuoti. -Ristrutturazione pesante: prevede la sostituzione delle facciate e di parti interne, mantenendo solo la struttura portante). Caso studio: Bijlmermeer (Amsterdam) E‟ un quartiere nello stadsdeel di Amsterdam-Zuidoost, nella città di Amsterdam. Tale insediamento è composto da enormi edifici in linea alti dai 4 ai 9 piani disposti secondo uno schema esagonale. La strategia che viene perseguita è stata quella di riportare la città nel quartiere, con operazioni di “urbanizzazione a posteriori”. In tal modo si assiste al fenomeno della “densificazione” del tessuto residenziale, con interventi diretti a diversificare gli isolati e i singoli edifici. In questo caso assume molto più peso l‟intervento a livello urbano di quello alla scala dell‟edificio. IMMAGINE 36 Veduta aerea del quartiere Bijlmermeer 90 2.2 - L CASO DELLA RUSSIA La demolizione dei quartieri residenziali di prima generazione A differenza dei principali stati europei che hanno sviluppato delle strategie per la riqualificazione e la rigenerazione di quartieri di edilizia popolare tipici degli anni ‟60, ‟70, ‟80, in Russia e a Mosca sono state adottate soluzioni differenti. Si è parlato nel capitolo precedente degli edifici prefabbricati di prima generazione, caratterizzati da un invecchiamento precoce, da dimensioni degli alloggi inadatte (IMMAGINE 37), da pannelli e finiture realizzati con materiali di bassa qualità e con tecniche carenti. Gli stessi edifici sono inoltre caratterizzati da piccole cucine, bagno con wc separato, e isolamento acustico debole tra le pareti degli alloggi. IMMAGINE 37 Le quattro tipologie di alloggio degli edifici di prima generazione Questi sono i principali motivi che hanno portato gli organi responsabili per lo sviluppo e la pianificazione della città di Mosca (“kompleks gradostroitelnoj politiki i stroitelstva goroda Moskvj”), alla decisione di demolire la gran parte degli edifici di prima generazione, rinominate dai 91 moscoviti “pjatietazhnie krushevki” (letteralmente le case di Krushev di cinque piani. A Mosca la demolizione è riservata ad un totale di 1722 prefabbricati delle serie К-7, II-32, II-35, 1605-АМ, 1МГ-300. edifici IMMAGINI 38, 39, 40, 41 Serie K-7, Serie II-32, Serie 1605-AM, Serie 1MG-300 Secondo il programma stilato dagli organi cittadini, a giugno del 2015 restano da demolire 182 edifici. La maggior parte dei quali sono localizzati nelle zone nord e ovest della città. IMMAGINE 42 Carta di Mosca indicante gli edifici sottoposti a demolizione entro il 2015 92 IMMAGINI 43, 44, 45 Demolizione di edifici prefabbricati di prima generazione nella zona nord di Mosca Problematiche relative ai complessi residenziali di 2°, 3°, 4° e 5° generazione Per quanto riguarda i complessi di edifici di seconda, terza, quarta e quinta generazione, realizzati rispettivamente dal 1963, dal 1970, dal 1976 e dal 1993, non è previsto nessun tipo di intervento di riqualificazione o rigenerazione; nonostante gli stessi presentino, nella gran parte dei casi, problemi di diversa natura: PROBLEMATICHE TECNICO-FUNZIONALI: -Scarsa relazione tra edifici e spazi verdi dei quartieri -Ripetitività del taglio degli alloggi -Basso livello del comfort degli alloggi PROBLEMATICHE FORMALI ED ESTETICHE: -Monotonia delle facciate -Personalizzazione dei balconi da parte degli abitanti -Ingresso degli edifici privi di riconoscibilità e identità IMMAGINI 46 Facciata di un edificio “P44” PROBLEMATICHE ENERGETICHE: -Ponti termici dei giunti tra i pannelli perimetrali degli edifici. -Pannelli di facciata non sufficientemente coibentati. 93 -Mancanza di impianti per la produzione di energia rinnovabile o per la raccolta delle acque. PROBLEMATICHE SOCIALI: -Mancanza di spazi comuni e di spazi di aggregazione per i residenti, negli spazi aperti degli isolati, ai piani terra e agli altri piani degli edifici. -Le tipologie di alloggio non rispondono alla domanda effettiva (carenza di alloggi per persone single, per anziani e per studenti). -Sovraffollamento degli alloggi e sviluppo di alloggi comunitari (Kommunalki), che ospitano più nuclei familiari, causato anche dell‟elevato prezzo degli stessi. Le Kommunalki Reliquie del periodo sovietico, le “kommunalki”, appartamenti comunitari, nascono per attenuare il problema degli alloggi emerso dopo la rivoluzione, e diventano, successivamente, un elemento chiave per capire la società e la cultura russa. Da un giorno all'altro, famiglie intere iniziarono a vivere sotto uno stesso tetto, in particolar modo nelle città di San Pietroburgo e Mosca. Gli abitanti delle “kommunalki” condividono cucina, bagno e molta intimità. IMMAGINI 47, 48 Momenti di vita all‟interno delle Kommunalki La soluzione, che si pensava sarebbe stata solo passeggera, fu utilizzata, 94 in seguito, come un ulteriore strumento di controllo e sorveglianza. Sono tutto ciò che rimane della storia orale russa del XX secolo. Come scritto precedentemente, le kommunalki esistono tuttora. Per molti russi, che hanno assistito a una crescita esponenziale del prezzo degli alloggi, continuano a essere ancora l‟unica alternativa per poter vivere nei centri urbani. Agli inizi degli anni ‟90, a Mosca, il 20 per cento della popolazione viveva in appartamenti comunitari. “Il fatto di vivere in questi appartamenti comunitari, senz‟ombra di dubbio, per la maggior parte degli inquilini, fu molto drammatico. La convivenza aveva dato vita a legami emotivi molto intensi. L‟esperimento delle kommunalki rappresentò un miglioramento delle condizioni di vita per alcuni e una tragedia per altri. Poiché all‟improvviso, strati diversi della società si videro rinchiusi in uno stesso appartamento. Persone di diversa provenienza, cultura e formazione dovevano fissare una serie di norme per l'uso del bagno o della cucina”. E‟ possibile però affermare che alcune caratteristiche della società russa odierna affondino le loro radici proprio nelle kommunalki. Molti russi hanno sviluppato la capacità di vivere in comunità, con un profondo senso dell‟ospitalità e della solidarietà, in grado di vedere il lato positivo delle cose, anche quelle più semplici, e di ridere delle proprie disgrazie. Questa forma di vita è quasi sconosciuta al di fuori della Russia. Si trovano solo delle tracce nella letteratura e nel cinema. Nonostante questo, in Europa ci sono molti nuovi progetti che si basano sulla vita comunitaria, e l'esperienza sovietica potrebbe essere, da questo punto di vista, molto utile. IMMAGINI 49, 50 Cucina e bagno comuni 95 96 3 – LE STRATEGIE E LA PROPOSTA PROGETTUALE 97 Dopo l‟analisi storica sulla prefabbricazione pesante in Europa e in Unione Sovietica, dopo aver analizzato le strategie proposte negli ultimi anni dai vari stati europei per cercare di risolvere il problema del degrado sociale, urbano e fisico-architettonico e dopo un‟attenta analisi dello sviluppo della città di Mosca, è stato individuato all‟interno della capitale russa l‟oggetto della riqualificazione e l‟area nella quale è inserito. Si tratta di un complesso residenziale nel quartiere Ramenki, composto da edifici prefabbricati di terza generazione, in particolare della serie P-44. 3.1 - STATO DI FATTO Localizzazione dell‟area di progetto Stato: Città/Regione: Quartiere: Coordinate Geografiche: FEDERAZIONE RUSSA MOSCA RAMENKI 55°41'35.9"N 37°29'50.3"E 55°41'32.0"N 37°29'57.6"E 55°41'22.8"N 37°29'41.3"E 55°41'26.9"N 37°29'34.7"E Dimensione area di progetto: 72000 mq Serie edificio prefabbricato: P-44 L‟area di progetto è situata nel quartiere Ramenki. Il suddetto quartiere è sito nel Distretto Occidentale della città. Vi si trovano l'Università Statale di Mosca, gli studi della casa di produzione Mosfilm e alcune presunte strutture sotterranee, tra cui quelle della cosiddetta "Metro 2". Il nome del quartiere deriva probabilmente dal termine ramen'e, che indica una foresta fitta. Sull'area sorgeva l'abitato di Vorobëvo - che dà il nome all'altopiano delle Vorob'ëvy Gory, ex "colline Lenin". 98 Nel 1902 contava 441 abitanti, perlopiù contadini; dopo la Rivoluzione d'Ottobre vi venne realizzato un kolchoz. Attualmente conta circa 130000 abitanti per una densità pari a 7000 abitanti per kmq. L‟area di progetto è situata nella parte sud del quartiere ed è composta da 10 edifici residenziali della serie P-44, di 17 piani, realizzati verso la metà degli anni „80. La stessa area è circondata a ovest e a nord da altri complessi residenziali dello stesso decennio, a sud-est da un grande polo scolastico-sportivo e dal parco “50-letya oktiabrya”, e a sud-ovest da una clinica cittadina. Caratteristiche e problematiche del complesso residenziale Dal punto di vista della dotazione dei servizi, l‟abitato risulta sufficientemente servito, vista la vicinanza di diverse infrastrutture pubbliche (asili, scuole, ospedali, negozi). Mancano però spazi pubblici per il ritrovo e la ricreazione di giovani e anziani. Risulta inoltre non facilmente raggiungibile dal centro cittadino, vista la lontananza dalla più prossima fermata della metropolitana (Prospekt Vernadskogo a 2,6 km). E‟ già in costruzione la nuova fermata metropolitana “Ramenki”. Attualmente il quartiere è raggiungibile tramite il servizio autobus. La disposizione dei dieci edifici residenziali forma tre grandi corti (circa 100mx120m ciascuna) che al loro interno presentano due locali tecnici, vedono la presenza disordinata di automobili, di spazi gioco per bambini e campi sportivi obsoleti e di garage fatiscenti. Le corti inoltre non risultano facilmente attraversabili, rendendo difficoltoso il passaggio dei pedoni da una parte all‟altra del isolato, dove sono localizzati i servizi scolastici ed altre zone a carattere residenziale. Per quanto riguarda il verde si può notare una mancanza di cura generale. Sono presenti piccoli sentieri creatisi grazie al passaggio delle persone e aree verdi, vicino agli ingressi degli edifici, personalizzate dagli abitanti e tramutate in orti o zone per la sosta. 99 Ai piani terra, gli ingressi degli edifici sono privi di riconoscibilità, causa di mancanza di orientamento e manca una relazione tra spazi verdi edifici. Osservando gli edifici sono individuabili la “scala urbana”, data dai grandi volumi degli stessi, e la “scala individuale” data dalle finestre e dai balconi in facciata. Manca però una scala intermedia che potrebbe essere rinominata “scala collettiva”. Caratteristiche e problematiche della Serie P-44 La serie P-44 fa parte della terza generazione di edifici a pannelli prefabbricati progettati tra il 1970 e il 1975 dagli architetti G. Gavrilov e A. Samsonov. Secondo le statistiche è una delle serie più diffuse nella città di Mosca (più di 1000 edifici). Sono presenti P-44 anche in alcune città della regione di Mosca (es: Khimki, Odinzovo, Korolev) e in altre cittadine della Russia e dell‟Ucraina(Rostov Sul Don, Yaroslavl, Ivanovo, Alexandrov, Krivoj Rog e altre). Si sviluppa su 17 piani compreso il piano terra; la funzione strutturale dell‟edificio viene svolta da una maglia interna di pannelli in CA. I pannelli perimetrali sono invece portati e appesi alla struttura portante. Dal punto di vista tipologico sono individuabili 4 tipologie di alloggi (1 bilocale, 2 trilocali, 1 quadrilocale) che si ripetono su ogni piano e per ogni sezione dell‟edificio. Ogni alloggio è dotato di un balcone e di impianto di riscaldamento centralizzato, non gestibile direttamente dall‟utenza. La disposizione degli edifici è ottimale poiché consente a tutti gli alloggi dell‟abitato di avere almeno un affaccio verso sud-est o verso sud-ovest. Diverse sono invece le problematiche: dal punto di vista tecnico-tipologico vi è sicuramente la necessità di migliorare il comfort degli alloggi; e non si può non costatare la 100 ripetitività del taglio degli stessi. Sono assenti inoltre servizi comuni quali lavanderie o spazi sosta per biciclette. Per quanto riguarda gli aspetti formali è da evidenziare la monotonia delle facciate, caratterizzate inoltre, dalla presenza di personalizzazioni da parte degli abitanti, nella maggior parte dei casi relative ai balconi, che si trasformano in logge e spazi-deposito. Anche dal punto di vista energetico possiamo trovare dei grossi handicap quali: il basso isolamento termico garantito dai pannelli di facciata e dai serramenti in legno, la presenza di ponti termici tra i giunti degli stessi pannelli e la mancanza di impianti per la produzione di energia rinnovabile o per la raccolta delle acque piovane. Per ultimi ma non per importanza, evidenziamo le problematiche sociali che si identificano nella totale assenza di spazi comuni per favorire l‟aggregazione tra i residenti e nella presenza di limitate tipologie di alloggio che non rispondono alla domanda effettiva (mancanza di alloggi per single, studenti, anziani soli), che abbinate all‟elevato costo al metro quadro causano molto spesso situazioni di sovrappopolamento degli appartamenti. 3.2 - STRATEGIE PROGETTUALI Strategie alla scala urbana Le strategie proposte per la risoluzione delle problematiche relative all‟intero isolato sono: -INTRODUZIONE DELLA “SCALA COLLETTIVA” (IMMAGINE 51): intervenire sulle facciate in modo che si possa percepire una scala intermedia tra quella “urbana” data dal volume degli edifici e quella “individuale” data dalle finestre e dai balconi. -PROGETTO DEL SUOLO E DEGLI SPAZI TRA LE CORTI: innanzitutto migliorando l‟accessibilità ciclo-pedonale, in secondo luogo ridefinendo gli spazi aperti con nuovi usi e funzioni ed infine modellando il suolo. 101 IMMAGINE 51 Introduzione della scala “collettiva” -RIDEFINIZIONE DELL‟ATTACCO A TERRA DEGLI EDIFICI: riorganizzando con cambio di destinazione d‟uso i piani terra e in alcuni casi proporre la loro disostruzione per favorire l‟accessibilità. Strategie alla scala dell‟edificio Per ciò che riguarda l‟edificio le strategie sono le seguenti: -RIQUALIFICARE GLI SPAZI DI DISTRIBUZIONE: Modificando gli ingressi e mettendo in sicurezza i vani scala secondo le norme attuali russe -TRASFORMAZIONE DELL‟INVOLUCRO ESTERNO: Modificando radicalmente l‟aspetto estetico delle facciate, eliminandone la monotonia attuale e rendendole più performanti dal punto di vista termico (facciata a nord). -TRASFORMAZIONE DEGLI APPARTAMENTI E DIFFERENZIAZIONE TIPOLOGICA: Aumentando il numero di tipologie esistenti, andando quindi incontro alla domanda effettiva, cercando di modificare il meno possibile la struttura portante dell‟edificio. -INTRODUZIONE DI NUOVI SPAZI COMUNI: Ricreando spazi di servizio o spazi di aggregazione e incontro, richiamando il tema delle Kommunalki sovietiche. 102 3.3 – LE SCELTE PROGETTUALI Riferimenti progettuali per il progetto degli spazi aperti - Area d‟ingresso al KPMG, Copenhagen (Dan) - Henrik Jørgensen Landskab AS Geelhandplaats, Antwerpen (Bel) – OMGEVING landscape architecture Park Monte Laa, Vienna (Aut) - Marta Schwarz & 30 Spazi aperti dell‟Ewha Womans University, Seoul (Cor) - Domique Perrault Il progetto degli spazi aperti La prima decisione presa per attuare la riorganizzazione degli spazi aperti è stata quella di spostare i posti auto al di fuori delle corti, in corrispondenza delle testate degli edifici, in modo da dedicare l‟intero spazio a pedoni e ciclisti. Altro passaggio è stato quello di rendere permeabili le corti, creando nuovi flussi da/verso la zona scolastico-ricreativa, tramite la rimozione di pannelli perimetrali ai piani terra di alcuni edifici. In ogni corte si sviluppano tre percorsi ciclo pedonali: il centrale, e principale, si mantiene a quota +0,00m, mentre i due laterali vanno a scavalcare i due locali tecnici tramite rampe e scale, grazie anche ad una modellazione del terreno. La presenza di percorsi secondari e trasversali consente il collegamento del percorso centrale con gli ingressi e con i nuovi spazi comuni ai piani terra (lavanderie, spazi gioco per bambini, bar, negozi, spazi di ritrovo per anziani e per giovani). Tra i vari percorsi pedonali e ciclabili si frappongono aree a prato e spazi di sosta (a quota +0,00m, in pendenza o a quota +3.00m e +5.00m). Sono stati introdotti dei piccoli volumi dalla struttura leggera, chiudibili in inverno e apribili in estate, adibiti a spazio sosta, gioco, ristoro, coworking. Si è deciso di mantenere, dove possibile, le alberature preesistenti, composte nella maggior parte da betulle. Infine, per questioni di sicurezza, è stata realizzata una fascia pedonalecarrabile, di circa 6 metri e ad una distanza massima di dieci metri di 103 pavimentazione, in corrispondenza dei fronti degli edifici, per consentire l‟eventuale passaggio di mezzi di soccorso. Riferimenti progettuali per il progetto dell‟edificio -Click Clack Hotel, Bogotà (Col) – Plan B Arquitectos -Edificio residenziale “Parco Locatelli”, Bergamo (Ita) – Citterio+Viel&partners -Le Tour Bois le Pretre, Parigi (Fra) - Lacaton Vassal -Progetto per un edificio residenziale - C.F. Møller Architects Il progetto dell‟edificio Le modifiche relative al progetto iniziano ai piani terra dove vengono mantenuti i due alloggi aventi solamente l‟affaccio a sud (1 bilocale – 1 trilocale). Gli spazi che prima erano occupati dagli altri due alloggi vengono riconvertiti in spazi comuni quali lavanderie, parcheggi per biciclette, aule conferenze, bar e spazi gioco e di incontro per bambini e anziani. Oppure vengono svuotati per consentire il passaggio dei nuovi percorsi ciclo-pedonali. Anche gli ingressi agli edifici vengono ampliati: prevedono un atrio più spazioso e luminoso vista la presenza di vetrate. Altro passaggio fondamentale è la rimozione dei pannelli di facciata in calcestruzzo, partendo ovviamente da quelli ai piani superiori. I pannelli della struttura portante vengono nella maggior parte dei casi lasciati intatti. I pannelli di facciata vengono sostituiti a sud con vetrate apribili, a tutta altezza ad ogni singolo piano. Mentre a nord si interviene posizionando una parete opaca composta da profili in acciaio, lastre in cartongesso, pannelli isolanti e doghe o pannelli di rivestimento in legno o in alluminio. In corrispondenza delle facciate vengono aggiunte due nuove strutture indipendenti a secco, che consentono sul lato nord di mettere in sicurezza i 104 vani scala, di creare ballatoi per l‟accesso alle nuove tipologie di alloggio e di aumentare la superficie utile di questi ultimi. Sul lato sud invece vengono a formarsi nuovi balconi per gli appartamenti privati, chiudibili con serramenti in alluminio per l‟oscuramento, e nuove serre apribili per gli spazi comuni. Questi ultimi verranno ricavati riconvertendo alcuni alloggi privati. Dalle sole quattro tipologie di alloggio dello stato di fatto si passa a dieci tipologie di alloggio destinate a individui di svariate classi sociali (studenti, single, anziani, famiglie). Tale modifica è stata possibile andando a modificare, in maniera attenta e puntuale i setti murari portanti interni. Ogni alloggio prevede la presenza di un bagno privato e di un accesso indipendente. Come già citato in precedenza, oltre alle nuove tipologie di alloggio verranno a formarsi degli spazi comuni, contenenti soggiorni, cucine e sale studio che richiamano il tema delle kommunalki sovietiche del XX secolo. Tali spazi sono facilmente individuabili sia in pianta che nel prospetto sud: nelle prime poiché gli spazi comuni si presentano “puliti” da setti murari, mentre nel prospetto sud per la presenza di vetrate a tutta altezza, con sistema di chiusura a libro per la parte superiore, che funzionano da serra nel periodo invernale e sono apribili nel periodo estivo. L‟aggregazione variabile dei dieci tipi di alloggio consente di formare sei tipologie di “sezioni” l‟una diversa dalle altre. Prolungando le nuove strutture in acciaio si è cercato di rendere fruibile la copertura soprattutto durante il periodo estivo. 105 106 BIBLIOGRAFIA Tinelli, Fulvia, “L’involuzione delle tecniche costruttive. Dal Weissenhofsiedlung (1927) al Schone Aussicht (1980)”, Franco Angeli, Milano, 1987 Talanti, Anna Maria, “Storia dell’industrializzazione edilizia in Italia 1945 -1974”,A.I.P. Associazione Italiana Prefabbricazione per l‟Edilizia Industrializzata, Milano, 19xx Grecchi, Manuela, “Industrializzazione e prefabbricazione edilizia. La storia”, Epitesto, Milano, 2001 Benevolo, Leonardo, “Storia dell’architettura moderna”, Laterza, Bari, 1971 Petrignani, Marcello, “Pianificazione ed industrializzazione edilizia nell’U.R.S.S”, Antonio Salzano Editore, Salerno, 1978 Solopova, Natalija., “Dai pannelli alla città. 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