SCIENZA DELLE FINANZE Facoltà di Scienze Economiche e Giuridiche Corso di Economia aziendale Prof. MICHELE SABATINO Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale La governance europea delle politiche fiscali e l’adozione del bilancio dello Stato Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale La dimensione quantitativa del settore pubblico in alcune economie occidentali contemporanee Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Gli effetti della crisi economica internazionale sulle economie occidentali La Tabella della diapositiva precedente permette di notare come i settori pubblici di alcune economie occidentali abbiano “reagito” alla crisi economica internazionale, originatasi con le difficoltà registrate nel mercato immobiliare statunitense ed estesasi al settore finanziario nell’autunno del 2008, e poi all’economia reale di tutto il mondo. Tra il 2005 e il 2010, in tutti i Paesi si è verificata una crescita più o meno sostenuta della spesa pubblica, una diminuzione delle entrate pubbliche sul PIL e una conseguente estensione dei debiti. Ci sono Paesi in cui la spesa pubblica è aumentata molto (in Spagna, nel Regno Unito e negli Stati Uniti), Paesi che hanno registrato un incremento intorno al 4% del PIL (Canada, Danimarca e Giappone) e altri in cui è aumentata intorno al 3% del PIL (Italia, Francia e Germania). Ugualmente ci sono Paesi in cui le entrate pubbliche sono diminuite in maniera sostanziale, mentre l’Italia è l’unico Paese che mostra un incremento (2,7 punti percentuali), seguito dal Giappone. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Gli effetti della crisi economica internazionale sulle economie occidentali Questi indicatori vanno letti tenendo sempre a mente che si tratta di rapporti; ciò significa che se, per esempio, il rapporto tra spesa pubblica e PIL è aumentato questo può essere dovuto al fatto che il numeratore del rapporto è rimasto costante, mentre il denominatore è diminuito. Spesso infatti in una situazione di crisi economica le spese pubbliche (vedi le indennità di disoccupazione) possono aumentare automaticamente mentre il PIL ridursi a causa delle difficoltà economiche. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il Trattato di Maastricht e il Patto di Stabilità e Crescita L’Unione Europea ha un suo proprio Bilancio che però ha dimensioni ridotte (pari all’1,08% del PNL del totale degli Stati membri) ed è finalizzato a un numero circoscritto di politiche (essenzialmente quella agricola e quella di gestione dei fondi strutturali). L’adozione dall’1 gennaio 1999 della moneta unica per 11 degli Stati membri dell’Unione Europea ha comportato la loro rinuncia a una politica monetaria propria, la cui gestione è stata conferita alla Banca centrale europea (BCE), che agisce di concerto con le Banche centrali degli Stati aderenti all’Unione Economica e Monetaria, dando luogo al così detto SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali). Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il Patto di Stabilità e Crescita Il Trattato di Maastricht prevedeva 5 parametri: - Tasso di cambio senza variazioni superiori al 2%; - Inflazione non superiore all’1,5% rispetto alla media dei tre Paesi più virtuosi; - Tassi d'interesse non superiore al 2% rispetto al Paese con inflazione più bassa; - Disavanzo di bilancio inferiore al 3% del PIL; - Debito pubblico inferiore al 60% del PIL. Questi ultimi due parametri sono stati espressi in maniera più chiara nel 1999 nel Patto di Stabilità e Crescita PSC. A oggi il Trattato di Maastricht e il Patto di Stabilità e Crescita rappresentano il principale strumento con cui gli Stati membri dell’Unione Monetaria hanno disciplinato le condizioni per accedere all’Unione stessa prima e poi vincolato le proprie politiche fiscali nel tentativo di renderle coerenti. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il Patto di Stabilità e Crescita Il patto di stabilità e di crescita (PSC) rientra quindi nel contesto della terza fase dell'Unione economica e monetaria (UEM). Tale patto si prefigge di garantire che la disciplina di bilancio dei paesi dell'Unione europea (UE) continui dopo l'introduzione della moneta unica. Formalmente, il patto di stabilità e di crescita è costituito da una risoluzione del Consiglio europeo (adottata nel 1997) e da due regolamenti del Consiglio del 7 luglio 1997 che ne precisano gli aspetti tecnici (controllo della situazione di bilancio e del coordinamento delle politiche economiche; applicazione della procedura d'intervento in caso di deficit eccessivi). In esito a varie discussioni sull'applicazione del PSC, i regolamenti sono stati modificati nel giugno del 2005, nel 2010, nel 2011 e ancora nel 2012. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le modifiche al Patto di Stabilità e Crescita Al di là del richiamo ai noti parametri del Trattato di Maastricht anche nel PSC, tra il primo e il secondo ci sono alcune differenze. In particolare, il secondo è articolato in una parte preventiva e una repressiva. La prima prevede uno scambio di informazioni con la Commissione finalizzata a evitare che i Paesi membri incorrano in disavanzi eccessivi; la seconda indica le sanzioni da adottare in questa eventualità. Queste due parti sono state riformate con prima con un insieme di regolamenti approvati dal Consiglio Europeo del 2010 il cd Six-Pact e poi successivamente con il Patto euro plus o Two-Pact nel 2011. Infine un ulteriore accordo è stato il trattato internazionale adottato nel 2012 da 25 Stati su 27 e denominato Fiscal Compact. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le modifiche al Patto di Stabilità e Crescita Prevenzione Le norme del "braccio preventivo" del PSC vincolano i governi al rispetto degli impegni presi per arrivare a politiche di bilancio solide e al coordinamento fissando per ognuno di essi un obiettivo, noto come obiettivo di bilancio a medio termine (OMT). Questi obiettivi relativi ai disavanzi (o agli avanzi) di bilancio sono definiti in termini strutturali, ossia prendono in considerazione le oscillazioni del ciclo economico e scremano gli effetti dovuti a misure una tantum e ad altre misure temporanee. Gli Stati membri che adottano l'euro come moneta descrivono il modo in cui intendono raggiungere i rispettivi OMT nei "programmi di stabilità", e gli altri Stati membri nei "programmi di convergenza". Questi vengono valutati dalla Commissione europea e dai governi dei paesi dell’UE durante il semestre europeo. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le modifiche al Patto di Stabilità e Crescita Correzione Nell'ambito del "braccio correttivo" del patto di stabilità e crescita, la procedura per i disavanzi eccessivi garantisce la correzione degli squilibri a livello di bilancio o di debito pubblico. Si tratta di un approccio graduale per il contenimento dei disavanzi e la riduzione dei debiti eccessivi. Il trattato UE definisce eccessivo un disavanzo di bilancio superiore al 3% del PIL. Il debito pubblico è considerato eccessivo (ai sensi del trattato) se supera il 60% del PIL senza ridursi a un tasso adeguato (definito come una diminuzione dell’eccesso di debito del 5% all’anno in media nell’arco di tre anni). Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le modifiche al Patto di Stabilità e Crescita Per effetto del c.d. six pack si stabilisce: - l’obbligo per gli Stati membri di convergere verso l’obiettivo il pareggio di bilancio con un miglioramento annuale dei saldi pari ad almeno lo 0,5%; - l’obbligo per i Paesi il cui debito supera il 60% del PIL di adottare misure per ridurlo ad un ritmo soddisfacente, nella misura di almeno 1/20 della eccedenza rispetto alla soglia del 60%, calcolata nel corso degli ultimi tre anni; - un semi-automatismo delle procedure per l’irrogazione delle sanzioni per i Paesi che violano le regole del Patto. Le sanzioni sono infatti sono raccomandate dalla Commissione e si considerano approvate dal Consiglio a meno che esso non la respinga. Ai Paesi che registrano un disavanzo eccessivo si applicherebbe un deposito non fruttifero pari allo 0,2% del PIL realizzato nel’anno precedente, convertito in ammenda in caso di non osservanza della raccomandazione di correggere il disavanzo eccessivo. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale La storia del Patto di Stabilità e Crescita 2014 - Riesame del patto di stabilità e crescita 2013 - Fiscal Compact. L'importanza degli obiettivi di bilancio (gli obiettivi a medio termine) viene accresciuta che fanno parte di un trattato intergovernativo, il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance (TSCG). "Two pack“. Il rispetto del PSC viene ulteriormente corroborato da nuove disposizioni che rafforzano il coordinamento economico tra gli Stati membri e introducono nuovi strumenti di monitoraggio. 2011 - "Six pack“ - Il PSC viene ampliato con un insieme di nuove disposizioni. 2005 - Modifica del PSC. I legislatori UE modificano il PSC in modo da tenere meglio conto delle singole circostanze nazionali e conferire una maggiore logica economica alle norme da rispettare. Sorveglianza e coordinamento vengono rafforzati. La procedura per il disavanzo eccessivo viene resa più chiara e rapida. 1997 - Patto di stabilità e crescita. Gli Stati membri dell’UE convengono di rafforzare la sorveglianza e il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nazionali per far rispettare i limiti relativi al disavanzo e al debito stabiliti dal trattato di Maastricht. 1992 - Firma del trattato di Maastricht Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il Semestre europeo Il Consiglio ECOFIN del 2010 ha introdotto il cd Semestre europeo.Il semestre europeo è un ciclo di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nell'ambito dell'UE. Rientra nel quadro della governance economica dell'Unione europea. Durante il semestre europeo gli Stati membri allineano le rispettive politiche economiche e di bilancio agli obiettivi e alle norme convenuti a livello dell'UE. Il semestre europeo si articola intorno a tre nuclei di coordinamento della politica economica: riforme strutturali in linea con la strategia Europa 2020, politiche di bilancio in linea con il patto di stabilità e crescita e prevenzione degli squilibri macroeconomici eccessivi. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il Semestre europeo In particolare, la nuova procedura di sorveglianza si articola nelle seguenti fasi: gennaio: presentazione da parte della Commissione dell’indagine annuale sulla crescita; febbraio/marzo: il Consiglio europeo elabora le linee guida di politica economica e di bilancio a livello UE e a livello di Stati membri; metà aprile: gli Stati membri sottopongono contestualmente i Piani nazionali di riforma (PNR, elaborati nell’ambito della nuova Strategia UE 2020) ed i Piani di stabilità e convergenza (PSC, elaborati nell’ambito del Patto di stabilità e crescita), tenendo conto delle linee guida dettate dal Consiglio europeo; inizio giugno: sula base dei PNR e dei PSC, la Commissione europea elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati membri; giugno: il Consiglio ECOFIN approva le raccomandazioni della Commissione europea, anche sulla base degli orientamenti espressi dal Consiglio europeo di giugno; seconda metà dell’anno: gli Stati membri approvano le rispettive leggi di bilancio, tenendo conto delle raccomandazioni ricevute. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le ragioni economiche dei vincoli Nonostante quanto previsto dal Patto di Stabilità e Crescita, sull’opportunità di vincolare le politiche fiscali dei Paesi aderenti a una unione monetaria non c’è consenso unanime. Secondo la teoria delle aree valutarie ottimali (AVO), la perdita del potere sulla politica monetaria, e in particolare sullo strumento del tasso di cambio, richiede la flessibilità dei salari e della forza lavoro per affrontare gli shock simmetrici (che colpiscono cioè tutti i Paesi nello stesso modo) e la necessità di centralizzare una parte significativa dei Bilanci nazionali per far sì che i Paesi colpiti da shock asimmetrici (ossia che riguardano un solo Paese) possano beneficiare di trasferimenti automatici. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le ragioni economiche dei vincoli Sulla base di queste indicazioni, riferendosi alla prospettiva di un’unione monetaria europea, il Rapporto MacDougall del 1977 suggeriva una progressiva centralizzazione del potere di Bilancio. Qualora questa strada non fosse percorribile, la teoria tradizionale delle AVO raccomanda che le politiche fiscali nazionali siano lasciate libere di rispondere con una certa flessibilità agli shock negativi. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le ragioni economiche dei vincoli Questa libertà può essere utilizzata da parte degli Stati membri creando spillover negativi sugli altri Paesi. Un Paese con alto debito può anche divenire inadempiente e l’integrazione dei mercati finanziari di un’unione è tale per cui il non salvataggio metterebbe in difficoltà soprattutto le istituzioni finanziarie degli altri Paesi. Ci sarebbero pressioni sulla Banca centrale perché allenti la propria politica monetaria o perché intervenga in salvataggio del Paese inadempiente, comprandone i titoli. In tutte e due i casi ci sarebbe un aumento dell’offerta di moneta e un effetto sull’inflazione a carico di tutti i cittadini dell’Unione. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Le ragioni economiche dei vincoli Un salvataggio di un Paese inadempiente da parte della Banca centrale alimenterebbe la convenienza a comportamenti opportunistici. In realtà, l’esistenza di un Paese con un debito molto elevato ha l’effetto citato sui tassi di interesse dell’unione monetaria solo se i mercati finanziari non sono perfetti; se lo sono, infatti, dovrebbero distinguere il rischio di inadempienza di ciascun Paese in maniera tale da diversificare i tassi di interesse richiesti per i titoli di ciascuno di loro. A proposito dell’inadempienza di un Paese, invece, una clausola di non salvataggio è stata espressamente prevista nel Trattato di Maastricht. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Sostenibilità del Debito Si definisce il vincolo di Bilancio come la somma del saldo primario (G-T) e della spesa per interessi (rB) e si assume che il deficit può essere finanziato con emissione di titoli del debito pubblico φB/φt o/e creazione di moneta φM/φt. G-T + rB = φB/φt - φM/φt Poiché le banche centrali non possono finanziare il debito con la stampa di moneta il debito sarà finanziato con φB/φt = B che espresso in rapporto al PIL sarà B/Y=b Riordinando i termini e usando la regola della derivata avremo che b = (g-t) + (r-x)b Dove g=G/Y, t=T/Y e x=Y/Y’ A finchè il rapporto debito/PIL sia stabile ossia b=0 dovremo fare in modo che (r-x)b=t-g Cioè se il tasso nominale di interesse r supera il tasso di crescita del PIL x è necessario che l’avanzo di bilancio (t-g) sia positivo >0 altrimenti il trend del debito sarà negativo. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale La definizione di operatore pubblico Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il conto economico consolidato delle Pubbliche Amministrazioni Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il conto economico consolidato delle Pubbliche Amministrazioni Il Conto consolidato delle PA è il conto di tutti gli enti e le amministrazioni pubbliche aggregati a partire dai dati di bilancio di ciascuna amministrazione. Se gli enti hanno tra di loro rapporto economici e finanziari (trasferimenti tra livelli diversi, ect..) è necessario eliminare il computo dei flussi interni per evitare sovrapposizioni e comprendere l’entità reale dei prelievi dal settore privato a quello pubblico. L’indebitamento netto o deficit è la differenza tra entrate e uscite del conto consolidato delle PA ed è il primo parametro del Patto di Stabilità e Crescita anche se nella nuova formulazione si parla di indebitamento depurato dagli effetti del ciclo economico. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il Bilancio dello Stato: l’art. 81 della Costituzione Il Bilancio dello Stato è il principale documento di finanza pubblica di un paese. In Italia la normativa che lo disciplina è stata modificata più volte ma sempre entro i principi costituzionali Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il Fiscal Compact e la modifica dell’articolo 81 A seguito della firma da parte dell’Italia del Fiscal Compact, è stata adottata la legge costituzionale 1/2012 che ha modificato il quadro costituzionale entro il quale deve svilupparsi la normativa sul bilancio dello Stato, modificando l’articolo 81, e ha esplicitamente coinvolto gli enti periferici nel mantenimento degli equilibri di bilancio, modificando anche gli articoli 117 e 119. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Art. 81, commi 1 e 2 1. Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. 2. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. I primi due commi sono la principale novità di questo articolo e rispondono all’esigenza di dare forza costituzionale all’impegno assunto dall’Italia con il Fiscal Compact di assicurare l’equilibrio del bilancio Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Art. 81, comma 3 3. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte. Questo comma stabilisce che il Parlamento e il Governo non possono alterare gli equilibri finanziari risultanti dal bilancio di previsione per l’anno in corso caricando l’esercizio di nuove e/o maggiori spese rispetto alle previsioni. Se il Governo, e la maggioranza che lo sostiene, ritengono essenziali tali maggiori spese, devono assumersi la responsabilità politica di indicare come reperire i fondi per finanziarle (con nuovi o maggiori tributi o con riduzione di spese già previste in bilancio oppure, ove possibile, con indebitamento) Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Art. 81, comma 4 4. Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo. Il 4° comma stabilisce che i documenti contabili relativi alle entrate e alle spese dello Stato sono formati dal Governo e presentati al Parlamento per la discussione e l’approvazione. In questa procedura si concretizza un principio fondamentale del moderno Stato di diritto a democrazia rappresentativa, nel quale il potere dell’Esecutivo di riscuotere le imposte e spendere il denaro pubblico per soddisfare i bisogni collettivi è fondato sulla legge, ovvero sul consenso dei rappresentanti che siedono nell’organo legislativo. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Art. 81, comma 5 L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi. Il 5° comma disciplina l’ipotesi, non infrequente in passato, che il disegno di legge del bilancio non giunga al voto finale entro il 31 dicembre e pertanto si apra un nuovo anno finanziario senza che la Pubblica Amministrazione sia autorizzata a compiere gli atti di gestione, in particolare gli atti di spesa iscritti nel bilancio. Per evitare la paralisi dello Stato che ne deriverebbe, i costituenti hanno previsto che il Parlamento possa espressamente autorizzare con legge l’esercizio provvisorio del bilancio non ancora approvato, ma con il limite temporale massimo di quattro mesi Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Art. 81, comma 6 6. Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle Pubbliche Amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale In sintesi • Il Bilancio dello Stato è un documento politico, giuridico e contabile. • Il Bilancio dello Stato è un Bilancio preventivo, annuale. • Il Rendiconto è costituito da un Bilancio consuntivo annuale e da un conto del patrimonio dello Stato. • Essendo il Bilancio dello Stato una legge meramente formale, per poter attuare una manovra finanziaria, il Governo e il Parlamento, prima di approvare la legge di Bilancio, approvano una legge detta Finanziaria, che traduce in legge le scelte di politica economica e finanziaria per il periodo successivo, anche modificando le leggi tributarie e di spesa vigenti. • In conseguenza di ciò il Progetto di Bilancio, presentato in un primo momento con entrate e spese previste secondo la legislazione vigente, può essere variato recependo le disposizioni della Finanziaria; in tal modo il disegno di legge di Bilancio sottoposto all’approvazione del Parlamento entro il 31 dicembre di ogni anno assume un contenuto programmatico. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale La Legge di Stabilità • A seguito delle recenti innovazioni costituzionali e normative (Legge 243/2012) la legge di bilancio si articola in due parti: la prima recante le innovazioni legislative e il saldo da finanziare (Legge di stabilità) mentre la seconda le previsioni di bilancio a legislazione vigente con le variazioni determinate dalla prima sezione. • Inoltre la modifica all’art. 81 della Costituzione introduce la regola del pareggio di bilancio. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale DEF Documento di Economia e Finanza Il DEF è un documento di programmazione che contiene il quadro macro economico, gli obiettivi di finanza pubblica e gli strumenti per raggiungerli. E’ un atto di indirizzo politico che il governo presente entro il 10 aprile ed invia alla Commissione Europea entro il 30 aprile. Il DEF si compone del Programma di Stabilità, dell’analisi dei conti pubblici e del Piano Nazionale di Riforme. Il documento deve quantificare gli obiettivi di disavanzo corrente (entrate e spese correnti), l’indebitamento netto e l’ammontare del fabbisogno complessivo per ciascun anno del bilancio pluriennale (tre anni). Entro il 20 settembre è possibile una nota di aggiornamento. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il contenuto della legge di Stabilità Così come la legge Finanziaria, anche la legge di Stabilità ha un contenuto obbligatorio, uno eventuale e uno vietato ed è suddivisa in una parte di testo in forma di articoli di legge e in alcune tabelle. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il contenuto obbligatorio della legge di Stabilità • • • • • • • il livello massimo del ricorso al mercato e del saldo netto da finanziare in termini di competenza, coerentemente con quanto stabilito nel DEF; gli effetti derivanti dalla manovra sul saldo netto da finanziare, sull’indebitamento netto e sul fabbisogno della Pubblica Amministrazione; l’importo complessivo destinato al rinnovo dei contratti del pubblico impiego; le Tabelle A e B, una di parte corrente e l’altra in conto capitale, che quantificano i fondi speciali, ossia gli accantonamenti per la copertura di nuove leggi di spesa; la Tabella C per finanziamento di leggi di spesa permanenti; la Tabella D che descrive gli stanziamenti annuali destinati al finanziamento delle leggi che dispongono spese in conto capitale a carattere pluriennale; la Tabella E che contiene le riduzioni delle autorizzazioni legislative di spesa corrente che si ritengano superflue. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il contenuto eventuale della legge di Stabilità • variazioni di aliquote, detrazioni e deduzioni e altre misure che incidono sulla determinazione della singola imposta, ma non nuove imposte e tasse; • norme per l’attuazione del Patto di Stabilità Interno. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il contenuto vietato della legge di Stabilità • norme di delega, perché è difficile stabilirne l’impatto finanziario; • norme a carattere ordinamentale e organizzatorio e interventi localistici e micro settoriali (se così valutate dai Presidenti delle assemblee parlamentari). Norme di questo tipo possono essere contenute in appositi Disegni di legge collegati da discutere entro il mese di gennaio (fuori sessione). Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Bilancio di cassa e bilancio di competenza Le entrate e le spese dell’Amministrazione Pubblica sono il risultato di procedimenti che si svolgono in più fasi successive. Tra le fasi per realizzare le entrate se ne ricordano solo due: quella dell’accertamento, nella quale l’Amministrazione acquisisce il diritto a riscuotere un credito da un determinato soggetto, e quella della riscossione, nella quale il credito viene materialmente versato nelle casse dello Stato. Tra le fasi per realizzare una spesa si ricordano quella dell’impegno, nella quale l’Amministrazione assume l’obbligo di pagare una determinata somma a un determinato soggetto, e quella del pagamento, nella quale la somma impegnata viene effettivamente erogata. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Bilancio di cassa e bilancio di competenza Tra l’accertamento e la riscossione di un’entrata trascorre un periodo di tempo che può collocare i due eventi in due esercizi diversi; la stessa situazione può verificarsi per l’impegno e il pagamento di una spesa. Ciò determina la distinzione tra Bilancio di competenza e Bilancio di cassa: nel primo sono registrate le entrate e le spese nella fase in cui si prevede che sorgerà per lo Stato, rispettivamente, il diritto a riscuotere e l’obbligo a pagare; nel secondo sono registrate entrate e spese nella fase in cui se ne prevede, rispettivamente, la riscossione e il pagamento. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Residui attivi e passivi Dal momento che si può verificare che alcune entrate accertate in un esercizio non vengano anche riscosse nell’esercizio, così come alcune spese impegnate in un esercizio non vengano effettivamente pagate in quell’esercizio, si generano i cosiddetti residui e precisamente le entrate accertate e non riscosse danno luogo a residui attivi, mentre le spese impegnate e non pagate danno luogo a residui passivi. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale La classificazione economica delle entrate e delle uscite Organizzata per Titoli, Categorie e Capitoli di spesa e di entrata Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale La classificazione funzionale delle uscite La classificazione funzionale ha lo scopo di valutare le attività economiche dello Stato e i suoi obiettivi. Le spese di ciascuna funzione-obiettivo sono specificate in 4 livelli di dettaglio. Il primo livello è quello di seguito: Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Bilancio per Missioni e Programma Attualmente la classificazione delle spese e delle entrate è cambiata e si basa su 34 Missioni come base degli obiettivi da perseguire da parte dello Stato, 168 Programmi che concretizzano le missioni pubbliche e a seguire le UPB - Unità Previsionali di Base che costituiscono le unità elementari del bilancio (un raggruppamento di vecchi capitoli di spesa) Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale I Saldi di Bilancio A partire dal 1978 il Bilancio dello Stato contiene alcuni quadri riassuntivi nei quali si riassumono i differenziali di risultato. Essenzialmente sono 4 i differenziali: - Risparmio pubblico: differenza tra entrate e spese correnti; - Saldo netto da finanziare: differenza delle operazioni finali escluse le operazioni di accensione e rimborso dei prestiti; - Indebitamento netto: differenza tra entrate e spese finali decurtate dalle operazioni finanziarie; - Ricorso al mercato: differenza tra entrate e spese totali. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale I Saldi di Bilancio Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Scheda 8.1 LA FORMAZIONE DEL DEBITO PUBBLICO IN ITALIA Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il debito italiano: l’origine Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il debito italiano: l’origine Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il debito italiano: l’origine I dati delle figure precedenti possono essere letti più facilmente se si distinguono tre periodi: 1.dall’inizio degli anni ’80 fino al 1992; 2.dal 1992 al 2005; 3.dal 2005 a oggi. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il debito italiano: dagli anni ’80 al 1992 Gli anni ’70 e ’80 sono stati caratterizzati da un saldo primario costantemente negativo. Negli anni ’70, a seguito dell’estensione degli interventi del welfare state a favore della grande maggioranza della popolazione e delle pressioni sul Bilancio pubblico derivanti dalle crisi petrolifere, l’incremento nelle uscite è stato solo parzialmente accompagnato da un aumento della pressione fiscale. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il debito italiano: dagli anni ’80 al 1992 A partire dai primi anni ’80, la pressione fiscale ha cominciato ad aumentare stabilmente, poiché le riforme tributarie adottate nella prima metà degli anni ’70 sono entrate definitivamente a regime. Il saldo primario è rimasto negativo perché anche le uscite hanno continuato a crescere, sebbene all’epoca non si siano verificati rilevanti mutamenti istituzionali rispetto a quanto avvenuto negli anni ’70. In effetti, gli anni ’80 sono stati inoltre caratterizzati da una continua crescita della spesa per interessi, dovuta all’aumentare dei tassi di interesse, che all’epoca dovevano coprire sia il rischio di cambio, ossia il rischio di una svalutazione della lira, sia le aspettative di inflazione, che allora era piuttosto alta. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Dal 1992 al 2005 La firma del Trattato di Maastricht e l’obiettivo dell’ammissione all’Unione Monetaria hanno caratterizzato il decennio ’90: il saldo primario è stato per la prima volta positivo nel 1992 e nel 1997 ha raggiunto il suo massimo, pari al 6,62% del PIL. Il dato del saldo primario si spiega con un notevole incremento della pressione fiscale, e ha permesso di raggiungere nel 1997 un indebitamento netto inferiore al 3%. Lo stock del debito è passato dall’essere inferiore al 60%, alla fine degli anni ’70, a superare il 100%, agli inizi degli anni ’90 e arrivare a oltre il 120% del PIL, nel triennio 1994-1996. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Dal 1992 al 2005 L’inversione di tendenza verificatasi nel 1992 ha permesso al rapporto debito/PIL di ridursi costantemente nel decennio 1996-2005. A questo risultato hanno contribuito l’incremento della pressione fiscale, il controllo del saldo primario, ma soprattutto il risparmio sulla spesa per interessi sui titoli di Stato, che è stato uno degli effetti positivi dell’ingresso nell’Unione Monetaria. Adottando la moneta unica, gli interessi sui titoli del debito pubblico non devono più coprire il rischio di cambio della lira, bensì quello dell’euro, che è molto più contenuto. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale Il 2005 e gli anni seguenti Il 2005 segna una nuova svolta: il saldo primario è azzerato, l’indebitamento netto sfiora il limite del 3% e dall’anno successivo il rapporto debito/PIL ricomincia a crescere. Nell’ultimo biennio la crisi economica internazionale ha definitivamente allontanato la finanza pubblica italiana dai parametri europei. Questo è avvenuto anche negli altri Paesi dell’Unione Monetaria, per l’effetto combinato della contrazione del PIL e dell’adozione di politiche anticicliche per attenuare gli effetti della crisi. In Italia non sono state adottate politiche per alleggerire gli effetti della crisi e la contrazione del PIL è l’unica spiegazione dell’allontanamento dell’indebitamento netto dall’obiettivo europeo e del ritorno del rapporto debito/PIL a valori superiori a quelli registrati nella prima metà degli anni ’90. Copyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. Giovanni Costa, Paolo Gubitta, Organizzazione Aziendale