RECENSIONE AL LIBRO IL PAESAGGIO FUORI E DENTRO DI ME … una penna amica racconta C’è una frase di Lev Tolstoj tratta da Anna Karenina che recita così:”…aveva nove anni, era un bambino; ma l’anima sua conosceva, essa gli era cara, la proteggeva come la palpebra protegge l’occhio e senza la chiave dell’amore non lasciava entrare nessuno nella sua anima…” Penso che proprio solo con l’amore si sia entrati nei cuori dei nostri piccoli autori, con amore e con rispetto, in punta di piedi. Il paesaggio di Focara, le letture delle maestre, il rumore del mare lontano hanno dato voce ai ragazzi lasciando loro ampio spazio di riflessione, in un’attesa senza limiti. E pian piano sono nate le pagine con il linguaggio dell’animo, con le speranze, le delusioni, la gioia e la fatica di ciascuno. Si dice che la bellezza salverà il mondo e allora compito di noi adulti è quello di aiutare i bambini a riconoscere l’armonia dei paesaggi fuori di noi per valorizzarli, custodirli, farli crescere. Facciamo in modo di ascoltare la bellezza che bussa alle nostre porte. I bambini, davanti al mare, l’hanno ascoltata ed ospitata, a volte improvvisando, a volte meditando e ricercando nel ricordo più lontano, restituendo un affresco da preservare, da salvare dall’oblio. La penna amica viene in aiuto; se stretta con calore fra le dita, essa scorre via veloce e i fogli bianchi si riempiono di storie, le nostre storie, che, poi, sono le storie di tutti. Ognuno di noi, di certo, ha una conchiglia sepolta in un luogo sicuro o tante parole che girano nella mente: campagna, sasso, silenzio; parole che riportano alla memoria luoghi e figure, mani di nonni che ci accompagnano, orchi che ci fanno paura, profumi e suoni. “ Il paesaggio dentro e fuori di me” è capace di ricondurmi bambina accanto a mia madre che mi portava alla fontana a bagnare gli occhi nel giorno della Resurrezione. In quel momento mia madre, io, il gelo dell’acqua eravamo uniti, avvolti nel silenzio e nell’intimità. O alle domeniche d’estate, quando in compagnia di mio padre, raggiungevo la piccola baia, la stessa di Focara. Lì mi sentivo un tutt’uno con la natura, una natura esuberante, ma anche ribelle, vissuta però come nido, rifugio, angolo di pace. Ecco, lèggere le fatiche di questi bambini dona proprio intimità, parola che io amo e che vorrei estendere ad altri lettori. Marisa Mancini Insegnante Scuola Primaria I.C.Cattolica