INFINITO L'infinito, usato in funzione nominale e non verbale, si comporta esattamente come un sostantivo di genere neutro. Nei casi diretti esso può ricoprire il ruolo di soggetto, di complemento oggetto e di predicato nominale; per i casi indiretti, invece, si usa il gerundio (cfr. scheda 9). Es.: errare humanum est = sbagliare è umano. N.B.: 1) Se l'infinito è accompagnato da un predicato nominale (riferito esclusivamente all'infinito e non ad un termine specifico), questo si mette in accusativo. Es.: contentum suis rebus esse maximae sunt divitiae = essere contento delle proprie cose è una ricchezza grandissima. 2) L'infinito semplice come soggetto si trova in dipendenza da verbi ed espressioni impersonali quali: necesse est, opus est, decet, dedecet, oportet, interest, refert, paenitet, piget, iuvet, etc. Nella traduzione lascerai l'infinito. 3) L'infinito semplice, in funzione di complemento oggetto, si trova in dipendenza dai verbi servili o usati come servili. Tali verbi sono: possum, queo, nequeo = posso, non posso; volo, nolo, malo = voglio, non voglio, preferisco; debeo = devo; scio, nescio = so, non so; coepi, incipio, instituo = incomincio; desino, desisto = smettere; soleo, assuesco, consuesco = sono solito; statuo, constituo, decerno = stabilisco; dubito, vereor = esito; etc. Nella traduzione lascerai l'infinito da solo o preceduto dalle preposizioni "a" o "di", a seconda del verbo da cui è retto. Es.: vincere scis Hannibal; victoria uti nescis = sai vincere, Annibale, ma non sai sfruttare la vittoria; Es.: coeperunt hoc facere = incominciarono a fare ciò; Es.: Caesar proelium committere statuit = Cesare decise di attaccare battaglia. 4) Nelle proposizioni principali, quando gli eventi narrati diventano particolarmente drammatici, si usa l'infinito storico (o narrativo o descrittivo) invece del verbo di modo finito. Lo si riconosce facilmente perché ha il soggetto in nominativo ed è indipendente, cioè non è retto da nessun verbo né espresso, né sottinteso. In italiano si traduce quasi sempre con l'imperfetto indicativo, in quanto esprime un'azione per lo più durativa. Es.: Catilina in prima acie vorsari, laborantibus succurrere, integros pro sauciis arcessere, omnia providere, multum ipse pugnare, saepe hostem ferire = Catilina si aggirava nelle prime file, soccorreva quelli in difficoltà, faceva venire (soldati) integri al posto dei feriti, provvedeva a tutto, combatteva egli stesso molto, spesso feriva un nemico. 5) Simili al precedente sono l'infinito esclamativo e l'infinito interrogativo: essi esprimono sdegno, stupore e meraviglia in forma esclamativa o interrogativa (in quest'ultimo caso con l'enclitica -ne) e hanno il soggetto in accusativo. Poiché sono anch'essi infiniti indipendenti, non possono essere scambiati per i verbi di una proposizione infinitiva. Il tempo dell'infinito è il presente o il perfetto. Es.: mene incepto desistere victam? = rinunciare io, vinta, al (mio) proposito? Es.: te in tantas aerumnas propter me incidisse! = tu essere caduta in tante disgrazie per causa mia! CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE: L'infinito presente o perfetto usato in funzione nominale, con il valore di soggetto o di complemento oggetto, ha il suo esatto corrispondente anche in italiano: basterà che tu lo traduca alla lettera con l'infinito presente o passato (vedi punti 2) e 3)). Lo stesso discorso vale anche per l'infinito esclamativo e per quello interrogativo. L'infinito storico si traduce invece per lo più con l'imperfetto indicativo (più raramente col passato remoto). L'importante è che tu non confonda questi infiniti con quelli delle proposizioni oggettive o soggettive!