Margherita Benzi Epistemologia delle scienze umane 2005-2006 Appunti: si prega di non citare Spiegazione 1: Hempel e il modello nomologico-deduttivo 1.1. Introduzione Il ciclo di lezioni che intendo fare riguardano uno degli argomenti centrali di questo modulo, cioè la spiegazione dell’azione umana. E’ un tema che riguarda da vicino la filosofia della storia, perché affronta direttamente una serie di domande che sono già emerse nelle lezioni precedenti: qual è il ruolo dell’uomo nella natura, e con quali strumenti va indagato? Dobbiamo pensare che la storiografia sia una scienza vera e propria, o qualcosa di diverso? Se è una scienza, deve adottare gli stessi strumenti concettuali delle scienze della natura oppure un metodo suo proprio? Queste domande, a loro volta, possono essere messe in relazione con altre domande di carattere più generale: che cosa significa “spiegare”? Di che cosa parliamo quando parliamo di cause? Verso la metà del Novecento, si è tentato di definire chiaramente che cos’è una spiegazione, e in particolare una spiegazione scientifica. Una spiegazione scientifica, si è detto, è un tipo particolare di ragionamento che rispetta un modello ideale, denominato “modello a leggi di copertura”, o “modello nomologico-deduttivo”. Questo modello offre il pregio di dare una caratterizzazione nitida della spiegazione scientifica, conforme alla visione della scienza condivisa dal positivismo prima, e dal neopositivismo poi: chi lo accetta e, in più, accetta la tesi che esso valga anche per la storiografia e le scienze umane, si impegna ad accettare una certa visione dell’uomo, una certa visione delle leggi storiche, una certa visione delle cause dell’agire umano. Chi non lo accetta, o non ne accetta l’applicabilità alle scienze umane, è tenuto a spiegare chiaramente perché secondo lui il modello non funziona: perché le scienze umane sono diverse da quelle della natura, perché le cause delle azioni umane sono diverse dalle altre cause, eccetera. Di fatto, come vedremo dopo avere illustrato il modello a leggi di copertura, questo è ciò che è successo: i suoi oppositori hanno indicato con chiarezza quelli che secondo loro ne costituivano i punti deboli, e perché. Il modello a leggi di copertura può quindi essere utilizzato come una cartina al tornasole per vedere quali posizioni si adottano in filosofia della storia. 1.2. Hempel e la spiegazione Il modello nomologico-deduttivo della spiegazione è stato in parte anticipato da J. S. Mill, e in seguito riproposto da vari autori, tra i quali Popper, che in seguito ne rivendicherà la paternità, Hempel e P. Oppenheim, che lavorava con Hempel. L’autore che più ha contribuito alla sua formulazione è Carl Gustav Hempel, tanto che il modello è talvolto chiamato “modello di Hempel”. Nato nel 1905 a Oranienburg in Germania, Hempel studia matematica, fisica e filosofia a Gottinga, Heidelberg e Berlino. Entra a far parte del Circolo di Berlino, che ben presto entra in simbiosi con il Circolo di Vienna. Con l’avvento del nazismo, entrambi i circoli si disperdono, ed Hempel, lascia la Germania, prima per il Belgio, nel ’34, poi per gli Stati Uniti (Chicago, New York, Yale, Princeton), nel ‘37. Le sue ricerche, per tematiche, problemi e metodo si collocano nell’ambito del neoempirismo contemporaneo, del quale Hempel è considerato uno dei principali esponenti. Nel 1942 Hempel pubblica un articolo intitolato The function of general laws in History (“Journal of Philosophy” 39), destinato ad avere grande risonanza. Si noti: il modello che Hempel propone diventerà per lungo tempo dominante in filosofia della scienza, una disciplina che privilegia le scienze naturali, ma il suo primo articolo prendeva come punto di avvio proprio la storia. A questo primo saggio ne seguiranno diversi altri, tra i quali è degno di essere ricordato Studies in the Logic of Explanation, scritto con P. Oppenheim e pubblicato nel 1948, e da Aspects of Scientific Explanation (1965), tradotto in edizione italiana. La scienza, per Hempel, ha due motivazioni essenziali. La prima è di carattere pratico il controllo dell’ambiente da parte dell’uomo. Il secondo risiede nella pura curiosità intellettuale. È questa che lo spinge a cercare spiegazioni. Hempel si chiede dunque: “Che cosa è la spiegazione?” Qual è la natura delle spiegazioni che la scienza empirica è in grado di fornire? Quale comprensione dei fenomeni empirici esse rendono possibile? Questo saggio tenta di gettare luce su tali questioni esaminando analiticamente la forma e la funzione di alcuni dei vari tipi di spiegazione che sono stati posti nei vari campi della scienza empirica. I termini “scienza empirica e “spiegazione scientifica” vengono qui impiegati per designate l’intero campo della ricerca empirica, incluse le scienze naturali e sociali come pure la ricerca storica. Questo uso lato dei due termini non intende pregiudicare la questione delle analogie e delle differenze logiche e metodologiche fra i diversi campi della ricerca empirica, ma soltanto indicare il punto di vista, qui assunto, secondo cui le procedure impiegate in tali campi si conformano a certi criteri fondamentali di oggettività. Secondo questi criteri – ipotesi e teorie – incluse quelle addotte a scopi esplicativi – devono essere suscettibili di controllo in base a un’evidenza pubblicamente accertabile, e la loro accettazione è sempre soggetta alla clausola secondo cui possono essere abbandonate qualora venisse reperita un’evidenza contraria o ipotesi e teorie più adeguate” [Da Aspetti della spiegazione scientifica, Il Saggiatore 1986, d’ora in poi Spiegazione, p.20]. 1.3. Il modello N-D Per rispondere alla domanda “che cosa è la spiegazione?” Hempel si concentra innanzitutto sulla struttura della spiegazione. Una spiegazione, dice Hempel, ha, o dovrebbe avere, tre componenti fondamentali: - Un enunciato che descrive l’evento da spiegare, che Hempel chiama “explanandum”; - una serie di enunciati che descrivono delle condizioni iniziali (C1, C2) una serie di enunciati (almeno uno) che descrivono una legge generale (L1, L2, …). Gli ultimi due tipi di enunciati (condizioni e leggi) costituiscono l’explanans, cioè ciò che spiega l’evento che doveva essere spiegato. Che relazione c’è tra l’explanans e l’explanandum? L’explanans spiega l’explanandum quando, date le condizioni indiziali e le leggi che lo costituiscono, ne deriva logicamente l’explanandum. Dunque spiegare significa trovare quelle condizioni e quelle leggi tali che l’explanandum ne deriva logicamente. La spiegazione ideale ha dunque la struttura di una inferenza logica corretta e costruire una spiegazione significa ricostruire un’inferenza nella quale dalle leggi e dalle condizioni all’evento da spiegare. Si consideri il seguente esempio: Supponiamo di dovere spiegare l’evento della rottura del radiatore di un automobile durante la notte. Le condizioni iniziali sono le seguenti: C1 - L’automobile è stata lasciata all’aperto tutta la notte. C2 -Il suo radiatore, d’acciaio, era completamente pieno d’acqua, e C3- il suo tappo era avvitato molto bene. C4 - La temperatura è scesa sotto lo zero durante la notte. C5 - La pressione era normale. Le leggi sono le seguenti: L1- Ogniqualvolta la temperatura scende sotto lo zero, se la pressione è normale, l’acqua ghiaccia; L2 - quando l’acqua ghiaccia, la pressione esercitata dalla sua massa aumenta L3 - Se l’acciaio è sottoposto a una pressione maggiore di una certa soglia, si spacca. Da questi due tipi, presi insieme, la conclusione che il radiatore si è spaccato durante la notte può essere dedotta logicamente. Dunque abbiamo ottenuto una spiegazione dell’evento. [da Hempel, 1942; ristampato in Hempel, 1965.p. 232] Si noti che in una spiegazione N-D l’explanandum è una conseguenza logica dell’explanans. Un esempio più schematico: - perché questo pezzo di rame si è espanso quando lo abbiamo scaldato? Tutti gli oggetti di rame si espandono al calore; questo oggetto di rame è stato esposto al calore questo oggetto si è espanso. ∀x (rame (x) ∧ riscaldato (x) → espande (x)) rame (a) ∧ riscaldato (a) ___ espande (a). 2.1 La spiegazione come previsione potenziale Aspetto rilevante: dopo aver illustrato il modello nomologico-deduttivo, nel 1948 Hempel e Oppenheim: presentano la tesi dell’identità strutturale – o della simmetria, di spiegazione e previsione, che può essere enunciata nel modo seguente: siccome nella spiegazione nomologico-deduttiva, completamente enunciata, di un particolare evento, l’explanans implica logicamente l’explanandum, possiamo dire che l’argomento esplicativo avrebbe potuto essere impiegato come previsione deduttiva dell’evento da spiegare, se le leggi e i fatti particolari addotti nel suo explanans fossero stati noti e fossero stati presi in considerazione in un tempo anteriore appropriato […]. La spiegazione scientifica (nomologico-deduttiva) differisce dalla previsione scientifica non nella sua struttura logica, ma per certi aspetti pragmatici. ” 2.2 Osservazioni importanti a. Il modello è un’astrazione. Il modello di spiegazione a leggi di copertura, sia nella forma nomologico-deduttiva, che abbiamo visto, sia in altre forme che Hempel considera (ne vedremo poi una) non intende descrivere dettagliatamente il comportamento effettivo degli scienziati. Intende piuttosto indicare quei principi che dovrebbero, in astratto, caratterizzare una spiegazione. Intende indicare i criteri per cui possiamo razionalmente dire che un certo argomento è una spiegazione. Ha quindi un carattere normativo, non descrittivo. “Il loro scopo è, invece, di indicare in termini ragionevolmente precisi la struttura logica e la base razionale dei vari metodi con i quali la scienza empirica risponde alle domande “perché” che richiedono una spiegazione. La costruzione dei nostri modelli implica, perciò, una dimensione di astrazione e di schematizzazione logica.” [Spiegazione p.135] b. Spiegazione e cause Il modello di spiegazione che abbiamo visto può essere applicato a varie situazioni. Una di queste è la situazione in cui l’explanandum descrive una legge particolare che deriva, come caso particolare, a leggi più generali (per esempio, perché tutti i corpi privati di sostegno cadono con una certa accelerazione: la meccanica galileiana, date certe condizioni iniziali è riconducibile come caso speciale alle leggi di Newton sul moto e la gravitazione). Ma il caso che ci interessa di più qui è quello in cui abbiamo un certo evento singolare e vogliamo spiegare perché si è verificato. In questo caso, cerchiamo una spiegazione causale dell’evento. Fornire la spiegazione causale di un evento significa scoprire quali sono le sue cause. Per Hempel, la spiegazione causale si conforma allo schema nomologico-deduttivo. Quali sono le cause di un evento? Per Hempel, sono quelle circostanze il cui verificarsi è invariabilmente e necessariamente seguite dall’evento. Dire che il calore causa l’espansione del rame significa dire che, in circostanze normali, ogniqualvolta riscaldo un pezzo di rame, questo si espande. Dunque dire che, in circostanze normali, basta riscaldare un pezzo di rame per farlo espandere. O ancora, che il riscaldamento del rame è una condizione sufficiente, in circostanze normali, per farlo espandere. Dunque trovare le cause significa trovare quelle condizioni iniziali dalle quali segue l’effetto. Dunque, per trovare le cause, devo trovare delle condizioni iniziali, ma delle condizioni iniziali tali che l’effetto si dà necessariamente: il carattere di necessità è garantito dalle leggi. c. Centralità delle leggi Le leggi individuano, tra le infinite condizioni iniziali, quelle che svolgono un ruolo causale. E’ in forza delle leggi generali che posso dire che certe circostanze, per esempio il fatto che il pezzo di rame abbia una certa forma, sono irrilevanti. Le leggi sono generalizzazioni: esprimono delle regolarità osservate. La spiegazione causale afferma che vi sono leggi generali in virtù delle quali il verificarsi degli antecedenti causali menzionati dalle condizioni iniziali C1, C2, …, Ck è una condizione sufficiente del verificarsi dell’evento da spiegare. Si noti la concezione della causalità implicata da queste considerazioni, di chiaro stampo humiano: le cause non sono delle essenze ultime, o delle forze misteriose, o degli scopi che rispondono a un disegno divino o a un ordine superiore: sono delle regolarità espresse da leggi generali. d. Gli explananda possono essere spiegati solo se visti come casi particolari di eventi generali Da questa concezione della causalità deriva una condizione per l’applicabilità del modello nomologico-deduttivo. Abbiamo detto che in una spiegazione causale l’explanandum è un evento singolare. Tuttavia, per Hempel, noi non possiamo sensatamente parlare di spiegazione causale se non vediamo questi eventi singolari come esemplificazioni di eventi generali. Infatti un elemento necessario della spiegazione sono le leggi; ma le leggi, che esprimono delle regolarità, connettono eventi generali, cioè tipi di eventi. «Quando si dice che un evento individuale b è stato causato da un evento individuale a, è certo allora che si avanza implicitamente l’asserzione che ogniqualvolta si realizza “la stessa causa” si verifica “lo stesso effetto”. Ma non si può assumere questa asserzione nel senso che ogniqualvolta ricorre a, allora ricorre b, perché a e b, essendo eventi individuali determinati da particolari localizzazioni spazio-temporali, si verificano una volta soltanto. Al contrario, si devono considerare a e b come eventi particolari di certi tipi (come il riscaldamento o il raffreddamento di un gas, l’espansione o la compressione del gas) dei quali possono darsi casi particolari. Ora, la legge tacitamente implicata dall’asserzione che b, in quanto evento di tipo B, è stato causato da a, che è un evento di tipo A, è l’asserto generale di connessione causale secondo cui, in circostanze appropriate, un caso particolare di A è invariabilmente accompagnato da un caso particolare di B. » [Spiegazione, p.38] Per esempio, se io intendo dire che in un certo stato c’è stata una rivolta perché il governo era corrotto, ho bisogno di un principio generale che affermi “la corruzione causa rivolte” e devo poter classificare quel governo come caso particolare di “governo corrotto” e quel tipo particolare di azioni che sono state compiute come appartenenti al genere “rivolta”. Si vede immediatamente come la classificazione e la identificazione dei casi comportino nelle scienze umane un numero molto maggiore di problemi rispetto alle scienze della natura. 3.Il modello nomologico-deduttivo e le scienze umane Possiamo parlare di spiegazioni causali di eventi individuali? Soffermiamoci un momento sulla questione, apparentemente banale, dell’essere un caso particolare di un evento generale. Qui vediamo che nelle scienze naturali apparentemente è meno controverso individuare il tipo di evento generale di cui un evento particolare è un caso individuale. Ma nelle scienze sociali sembra un po’ più difficile. Una delle principali obiezioni è che in storia l’individuazione degli eventi sia intrinsecamente meno “oggettiva” che nelle scienze naturali. C’è poi una obiezione più forte, che afferma che gli eventi della storia sono unici, non ripetibili, e quindi non possono essere visti come istanze particolari di un caso generale. Tuttavia, a questo tipo di obiezione si risponde che anche in natura non vi sono mai due fenomeni esattamente identici. Parlare di fenomeni identici, o simili, o ripetibili comporta una buona dose di astrazione anche nelle scienze della natura. Certo, è vero che questa astrazione appare minore per la fisica: è più facile considerare come simili due lanci di una moneta, che non due invasioni di un paese confinante. Tuttavia non possiamo negare che anche del mondo degli affari umani vi siano delle uniformità: altrimenti non riusciremmo a capire che cosa si intende dire con affermazioni tipo “Il tale bambino è geloso del fratellino appena nato”, ecc.. Quetelet, un astronomo della seconda metà dell’Ottocento, studiando le statistiche aveva scoperta che il tasso di suicidi, e quello dei divorzi, si mantenevano costanti, anno dopo anno. Dunque l’idea che vi siano delle uniformità sociali non è del tutto peregrina. Il punto è: sono queste uniformità abbastanza forti da dare luogo a delle vere e proprie leggi, in senso scientifico? Hempel dà due tipi di risposte: La prima è che quando noi classifichiamo un evento particolare come caso particolare di un evento generale, noi scegliamo alcuni aspetti di questo evento e ne trascuriamo alcuni altri. Dunque, bisogna sottolineare il fatto che, quando identifichiamo un evento particolare come caso di un evento generale, e quando descriviamo le condizioni rilevanti, per riportarle al modello di sussunzione, ci serviamo di una buona dose di astrazione, ma anche di approssimazione. Nessuna descrizione è completa, tutte sono approssimate. Ogni descrizione è un’approssimazione. Quindi una spiegazione, per sua natura, non è mai completa. Ogni spiegazione reale è un abbozzo di spiegazione. Questo sembra lasciare spazio a spiegazioni diverse, anche alternative, soprattutto nelle scienze umane. Un dato fatto storico può essere descritto da una prospettiva psicologica, una economica, una militare, ecc. Ma anche dalla stessa prospettiva si possono privilegiare certi aspetti, piuttosto che certi altri. Vi è un altro motivo per cui una spiegazione storica non può aspirare alla completezza. E’ che nelle scienze sociali prevale un tipo di spiegazione diversa da quella strettamente nomologicodeduttiva, anche se analoga a questa. Hempel ritiene che le scienze sociali non siano sostanzialmente diverse da quelle naturali, ma concede che l’approssimazione richiesta sia maggiore. Ammette quindi che nelle scienze sociali abbiano un peso maggiore considerazioni di tipo probabilistico. In natura troviamo delle regolarità immutabili, nella sfera delle azioni umani osserviamo una variabilità maggiore, ed è più difficile fare previsioni. Di conseguenza, prevale una variante del modello a leggi di sussunzione, che è quello statistico induttivo. 4. La spiegazione statistico-induttiva La spiegazione statistico-induttiva è una spiegazione nella quale, al posto di leggi universalmente valide, abbiamo delle regolarità statistiche. Consideriamo il seguente esempio: Un certo paziente è deceduto, dopo avere assunto cibo contaminato dal batterio clostridium botulinum. Perché? Il batterio clostridium botulinum, in determinate condizioni, (sotto vuoto e a temperatura di 25/30 gradi per almeno 7-8 giorni) si moltiplica e produce una tossina che blocca la trasmissione degli impulsi nervosi da parte delle sinapsi e quindi la paralisi del sistema respiratorio e, nel 70% dei casi, la morte entro dieci giorni, in caso si mancato intervento efficace di rianimazione. Condizioni: Il paziente ha mangiato cibo contaminato, conservato sotto vuoto e a una certa temperatura Il cibo conteneva una certa quantità di tossine Legge: una simile quantità di tossine è mortale nel 70 per cento dei casi. Il paziente è morto. Qui l’explanandum non deriva deduttivamente dall’explanans. L’explanans conferisce tuttavia una certa probabilità induttiva al fatto da spiegare. La spiegazione statistico-induttiva è caratterizzata da una maggiore incertezza, e quindi più adeguata alle scienze sociali, dove è più difficile parlare di leggi naturali. Osservazioni conclusive A parte le qualificazioni che abbiamo appena esposto, vediamo che per Hempel non c’è una sostanziale differenza di metodo tra le scienze della natura e le scienze umane. Vi sono sì differenze marginali, ma gli schemi di spiegazione sono comune. Questo assunto generale ha sollevato notevoli contestazioni.