Gli Strumenti Dell’Ottico
In questa capitolo parleremo di tutti quegli strumenti che possiamo incontrare nel laboratorio di un negozio
di ottica e sono:
⫸
⫸
⫸
⫸
Sferometro – Diottometro
Frontifocometro
Interpupillometro
Centratore
⫸ Molatrici
In commercio esistono, per ogni strumento, svariati modelli che a prima vista possono sembrare completamente diversi, ma il principio di funzionamento resta sempre lo stesso. Una volta apprese le basi di come
lavorano questi strumenti, si vedrà che appena messo mano ad un modello diverso ci risulterà molto facile
utilizzarlo.
Ci sono molti altri strumenti oltre quelli elencati qui sopra, ma a noi interessano soprattutto quelli che
andremo ad utilizzare per la molatura, per la misurazione delle lenti oftalmiche, per la rilevazione della
distanza interpupillare, per la riparazione delle montature e il montaggio degli occhiali.
Nel nostro lavoro sugli occhiali utilizzeremo degli strumenti di uso comune su cui spenderemo poche parole,
visto che di molti conosciamo già l’utilizzo e sono:
1. Cacciaviti
Strumenti utilissimi per avvitare e svitare le viti. Esistono con la punta a taglio e la punta a croce.
Quelli con la punta a taglio sono meno precisi nel centrare la vite e non mantengono
l’accoppiamento con la vite e possono scivolare di lato finendo sulle mani o sulla lente. Quelli con
la punta a croce invece sono più precisi sia nell’accoppiamento che nel centrare la vite evitando
pericolosi scivolamenti. Hanno però lo svantaggio che le
punta deve inserirsi perfettamente nella testa della vite altrimenti questa potrebbe danneggiarsi. È meglio avere vari tipi
di punte. Esistono anche cacciaviti con una sorta di pinzetta
per tenere meglio la vite o con punta magnetizzata per attrarre le viti in materiale ferroso.
2. Lime Abrasive
Servono ad asportare il materiale in eccesso come i residui di
una lavorazione o di una saldatura, operazione chiamata
sbavatura, o per ritoccare o modificare delle parti della montatura.
3. Sistemi Riscaldatori
Si utilizzano prevalentemente con le montature in plastica
per renderle malleabili e modificabili per inserirvi la lente o
regolare la montatura alle caratteristiche del soggetto. Il sistema più usato è quello ad aria forzata, chiamato ventiletta,
e deve permettere di riscaldare solo una piccola parte della
montatura in modo rapido, di controllare la temperatura,
non investire l’operatore con il flusso di aria e di un appoggio sicuro per la montatura.
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
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4. Righelli e Calibri
Utilizzati per prendere le misure alle montature e alle lenti. I calibri
sono più precisi e permette di eseguire misure nel sistema boxig dato che le ganasce dello strumento permettono di squadrare la montatura. Con il righello si misura anche la distanza interpupillare.
5. Pinze e Tronchesi
Sebbene le mani siano l’ideale per lavorare sugli occhiali, anche
queste trovano un limite nelle piccole parti di cui sono formate le
montature e le pinze vengono in nostro aiuto. Ne esistono molte e
di forme diverse per svolgere lavori particolari come: sgrossare le
lenti prima della molatura, regolare i naselli, a becchi piatti o sottili,
per le cerniere, rivestite in plastica, meniscare, troncare le viti o le aste, per i fili nylor e per il ponte. Per lavorare con le viti ci serviamo di pinzette speciali che sulla punta hanno scanalature per
non farle scivolare via e tenerle ferme mentre le avvitiamo.
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Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
Lo Sferometro – Diottometro
Un utile strumento per misurare il potere delle lenti è il
diottometro, costituito da un quadrante a lancetta dove
la lancetta è collegata ad un punzone mobile allineato
con altri due fissi, che terminano con sferette di
materiale duro ma lucido per evitare graffi. Appoggiando i tre punzoni sulla superficie della lente da misurare
la punta mobile andrà a seguire la curvatura sferica della
superficie misurando il raggio della sfera, per questo
viene anche chiamato sferometro. Conoscendo il raggio
della lente e ponendo un valore standard di fabbrica
dell’indice di rifrazione n = 1,523 possiamo determinare
il suo potere diottrico.
Grazie a questo strumento è possibile identificare anche il tipo di lente che
dobbiamo valutare perché in base alla misura ottenuta possiamo determinare
la geometria della lente.
Vediamo i vari tipi di geometrie delle lenti e che misure otteniamo:
⫸ Sferica:
Sferica: Ruotando lo strumento su se stesso al centro della lente o
spostandoci dal centro verso l’esterno, il valore rimane costante in ogni
sua parte.
⫸ Cilindrica
Cilindrica:: Ruotando lo strumento su se stesso al centro della lente, il
valore cambia andando da 0 al valore massimo del cilindro
⫸ Torica
Torica:: Ruotando su se stesso lo strumento
al centro della lente, il valore cambia andando dal valore massimo al valore minimo
della superficie
⫸ Asferica
Asferica: La geometria di questa lente non è
una curva perfetta ma varia soprattutto verso l’esterno della lente, quindi avremo valori
variabili andando dal centro verso l’esterno.
⫸ Progressiva:
Muovendo lo sferometro
Progressiva
dall’alto verso il basso si ha una variazione
dei valori
Le lenti astigmatiche sono costruite utilizzando due
geometrie diverse per la faccia anteriore e quella
posteriore, quindi occorre fare attenzione e provare
lo sferometro su entrambe le facce della lente,
solitamente quella esterna è una lente sferica,
mentre quella interna può essere sia cilindrica che
torica.
Un altro utilizzo di questo strumento è la
misurazione della curva base delle lenti oftalmiche
per decidere come realizzare il bisello durante la
molatura.
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
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Il Frontifocometro
Il frontifocometro è uno strumento insostituibile sia per il controllo
delle lenti che per il loro montaggio negli occhiali. Serve per
misurare il potere frontale di una lente, individuare il suo punto
ottico, la direzione dell’asse in una lente astigmatica e il decentramento in una lente prismatica. Il nome di questo strumento deriva
dal fatto che con esso si misura (metro) il potere (fuoco) frontale
(fronti) di una lente.
Il frontifocometro permette la misurazione del potere delle lenti con
una precisione di un ¼ di diottria di lenti positive, negative,
astigmatiche e prismatiche sia sferiche che asferiche.
Esistono quattro tipi di frontifocometro:
⫸
⫸
⫸
⫸
Con Oculare a lettura interna (messa a fuoco manuale)
In quello a lettura interna il potere e l’asse sono visibili
all’interno dell’oculare e la lettura risulta più semplice ed
immediata. Lo svantaggio del frontifocometro a oculare è
che occorre sempre tararlo per la propria visione.
Con Oculare a lettura esterna (messa a fuoco manuale)
In quello a lettura esterna la scala diottrica è posta sulla
manopola del controllo potere sul fianco del frontifocometro mentre la lettura dell’asse si trova sotto l’oculare. Lo
svantaggio del frontifocometro a oculare è che occorre
sempre tararlo per la propria visione.
A Proiezione (messa a fuoco manuale)
La lettura avviene su di uno schermo dove viene proiettata
la mira e ha il vantaggio di non aver bisogno di taratura per
la propria visione, permette la visione binoculare e simultanea da parte di più operatori.
Computerizzato (messa a fuoco automatica)
Frontifocometro di ultima generazione dove la valutazione
della lente viene eseguita da un sensore, noi non vediamo
la mira direttamente ma attraverso il display del computer.
Questo permette un’identificazione del potere della lente
indipendentemente dalla abilità dell’operatore.
Struttura e Funzionamento
È costituito da:
⫸ Condensatore, una lente positiva da 20 / 25 diottrie
⫸
⫸
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Una mira luminosa che viene fatta scorrere dall’operatore
su una scala di misurazione graduata in diottrie. La mira
può presentarsi in varie forme:
A corona di punti (o fissa) formata da una serie di
piccoli puntini disposti a formare una circonferenza.
A croce (o mobile o rotante) dove la mira è formata
da più linee disposte a croce.
A croce con corona di punti cioè entrambi i sistemi
precedenti per una migliore e più precisa misurazione. Nelle figura piccola potete vedere
l’esempio di una mira a croce con corona di
punti per avere l’idea di come si vedono le
mire.
Un reticolo con goniometro per valutare gli assi dei
cilindri e delle lente prismatiche
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
⫸
⫸
⫸
Un supporto poggia lenti che
deve essere posto in corrispondenza della distanza focale della
lente condensatore
Un sistema di bloccaggio per
mantenere la lente ferma nel
poggialenti e senza inclinazioni
rispetto all’asse per evitare false
misurazioni, astigmatismi e effetti
prismatici indesiderati.
Una barra poggia montatura che
mantiene in orizzontale la montatura
Un marcatore a tre punti con
tampone per segnare il centro
della lente e allineare l’asse
dell’astigmatismo
⫸ Manopola per il controllo del
potere che serve a muovere la
mira luminosa, solo nei frontifocometri a messa a fuoco manuale
⫸ Manopola per il movimento della
barra poggia montatura o poggialenti
Gli elementi sopra citati si trovano in
tutti i tipi di frontifocometro, quello che differenzia i vari modelli e il metodo di lettura che può essere
eseguita con:
⫸ Oculare telescopico nel frontifocometro a oculare
⫸
⫸ Uno schermo smerigliato nel frontifocometro a proiezione
⫸ Il display del computer in quello a messa a fuoco automatica
Lo schema semplificato di un frontifocometro è formato da una mira, due obiettivi, un reticolo e un
oculare. Se vogliamo per comodità trasportare questo schema ad un frontifocometro a oculare a colonna, la prima figura di questa pagina e della precedente, la mira (8) è posta all’altezza della manopola di
controllo potere (12), fra questa e il poggialenti troviamo il primo obiettivo (7), il secondo obiettivo (3),
poi c’è il reticolo (2) e l’oculare (1) in alto.
Ora vediamo di capire il suo funzionamento attraverso lo schema semplificato, la mira si trova sul fuoco
del primo obiettivo, costituito da una lente positiva, i raggi luminosi che partono dalla mira escono dal
primo obiettivo paralleli all’asse ottico fino al secondo obiettivo, anche questo è una lente positiva, che
li convergerà in un reticolo posto sul suo fuoco che è anche il fuoco dell’oculare così i raggi attraversandolo torneranno paralleli all’asse ottico e quindi l’osservatore li vedrà come posti all’infinito. Questo
è lo schema di funzionamento a vuoto, cioè senza lente da valutare. Qui sotto potete vedere lo schema
semplificato.
Ora inseriamo una lente da misurare tra il primo e il secondo obiettivo, più precisamente viene posta sul
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
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fuoco immagine del primo obiettivo, in questo modo lo spostamento della mira sarà proporzionale al
potere della lente ottenendo così una scala graduata, i raggi luminosi provenienti dal primo obiettivo e
paralleli all’asse ottico quando incontrano la lente da valutare subiscono una deviazione e non sono più
paralleli all’asse ottico del frontifocometro quando arrivano a secondo obiettivo ne lo saranno quando
escono dall’oculare perciò la mira risulterà sfuocata alla visione. Se noi spostiamo la mira a destra o a
sinistra, questo dipende se la lente che stiamo valutando è positiva o negativa, faremo in modo che i
raggi luminosi provenienti da essa non escano più dal primo obiettivo paralleli all’asse ottico ma faremo
si che questa situazione si abbia dopo che i raggi luminosi escono dalla lente che stiamo valutando, così
arriveranno paralleli al secondo obiettivo e di conseguenza all’oculare e la mira risulterà nitida. Nella
figura qui sotto potete vedere come cambia lo schema con l’inserimento di una lente positiva, le linee
tratteggiate indicano il percorso dei raggi a senza la lente da valutare.
Preparazione dello Strumento e Misurazioni
La prima operazione da effettuare esclusivamente sui frontifocometri a colonna, soprattutto quando più
operatori utilizzano lo stesso strumento, quindi prima di inserire la lente sullo strumento occorre:
⫸
⫸
⫸
Portare la manopola del controllo potere sullo 0 (zero) della scala diottrica
Verificare che la mira appaia nitida, senza lente inserita
Se la mira non risultasse nitida tarare l’oculare per la nostra visione in modo che riusciamo a vederla nitidamente.
⫸ Regolare il reticolo in maniera che gli assi sia posti a 90° e 180 °.
Le seguenti operazioni sono da eseguire solamente se si usano frontifocometri con messa a fuoco
manuali, in quelli automatici le misura viene effettuata dal computer.
Inseriamo la lente che va alloggiata sul portalenti con la parte concava sul supporto e quella convessa
verso l’osservatore. Si possono verificare varie possibilità:
⫸ Lente Sferica
Sferica: dopo averla bloccata con gli appositi piedini si varia il fuoco del sistema strumentale
utilizzando il regolatore sino a che la mira diviene nitida, leggendo il corrispondente valore in diottrie. Per centrarla si muove la lente finché la mira sia al centro del reticolo e si può segnare sulla sua
superficie, con l’apposito marcatore di cui lo strumento dispone, il centro ottico.
⫸
6
Lente Prismatica:
Prismatica dopo averla bloccata noteremo a parte il potere sferico anche un decentramento
della mira per effetto della deviazione del prisma. Questa lente viene usata per correggere strabismi
o forie e si usano in pochissime occasioni.
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
⫸
Lente Astigmatica:
Astigmatica dopo averla
bloccata con gli appositi piedini si varia il fuoco del sistema
strumentale utilizzando il regolatore quando la mira risulterà
nitida questa avrà forma allungata e occorre effettuare
due letture, in corrispondenza al potere dei due meridiani principali. In entrambi i casi si visualizza un’immagine nitida della mira che risulta allungata in
direzione ortogonale al meridiano di cui si considera il potere. Per centrare la
lente si esegue la stessa procedura della lente sferica, fate attenzione quando
la differenza fra il potere sferico e quello cilindrico è elevata, vediamo che nelle due letture la mira si può spostare se non l’abbiamo centrata perfettamente.
Vediamo più nel dettaglio la misurazione
Iniziamo prima di tutto a capire come è fatta una lente astigmatica.
La lente astigmatica più semplice è la lente PianoCilindrica che vediamo nella
figura qui a lato, i fasci di luce paralleli all’asse geometrico del cilindro non vengono deviati perché su tale asse la lente non presenta potere refrattivo e si comporta
come una lamina ottica. Mentre quelli perpendicolari all’asse geometrico subiscono una deviazione come se fossimo in presenza di una
lente sferica. Quindi non avremo un punto focale ma
una focalina parallela all’asse del cilindro.
Ora se prendiamo un sistema a due lenti composta da
due lenti PianoCilindriche con i due assi geometrici
posti perpendicolarmente fra loro il potere refrattivo
della seconda lente agisce sul piano perpendicolare al
potere della prima lente cosicché si formeranno due
focaline perpendicolari fra loro e parallele agli assi dei
due cilindri. Nella terza figura possiamo vedere l’effetto
che otteniamo facendo passare dei fasci di luce in un
sistema composto da due lenti pianocilindriche ad assi
ortogonali.
Ma se abbiamo una combinazioni di lenti formata da
una lente PianoSferica e una lente PianoCilindrica, il
sistema si comporterà in modo leggermente differente
perché il potere refrattivo della lente Sferica agisce su
tutti i 360° della sua superficie, mente il potere refrattivo della PianoCilindrica agisce solamente sul piano
perpendicolare all’asse del cilindro. Quindi su
quest’ultimo asse agisce sia il potere sferico che quello
cilindrico mentre su quello parallelo all’asse geometrico
del cilindro agisce soltanto il potere sferico. Avendo
due poteri distinti non avremo la formazione di un
punto focale ma di due focaline, possiamo vederne un
esempio nella figura in alto, come nel sistema con due
PianoCilindriche ad assi ortogonali.
Come abbiamo appena detto una lente astigmatica
presenta due poteri da misurare, quello sferico e quello
cilindrico, in corrispondenza dei due meridiani principali. A causa dell’astigmatismo i punti o le linee della mira
si allungano in proporzione alla differenza di potere sui
due meridiani, più è alta e più si allungheranno i punti
della mira, in direzione ortogonale al meridiano che si
sta valutando, e bene vedere le linee il più nitido possibile.
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
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Avendo due poteri bisogna effettuare due letture, la prima con gli assi a 90° perciò dopo avere fatto
ritornare nitida la mira si fa ruotare la lente finché le stanghette della mira non si allineano con i 90° del
goniometro; poi si effettua la seconda lettura quando le focali della mira sono allineate con l’asse dei
180°. Da queste due letture possiamo ricavare il potere sferico-cilindrico della lente astigmatica
La notazione dei poteri di una lente astigmatica:
Si può eseguire in due modi, la ricetta primitiva (o classica) e la ricetta trasposta. Tenete conto che le
due ricette sono equivalenti perché rappresentato lo stesso potere o effetto ottico.
Nella ricetta primitiva si parte dal valore assoluto minore che viene annotato come sfera, in questo
modo la lente avrà, nella maggior parte dei casi, segni concordi, poi si fa la differenza algebrica fra la
lettura con valore assoluto maggiore e quella con valore assoluto minore e si annota come cilindro. Per
ultimo si valuta l’asse d’inclinazione che viene preso dalla lettura con valore assoluto maggiore.
Facciamo alcuni esempi concreti:
I° lettura + 2,50 ax 90°
II° lettura + 3,50 ax 180°
La registrazione sferocilindrica sarà:
Sfera
+2,50 (il valore assoluto minore)
cilindro
+ 1,00 (differenza tra +3,50 valore assoluto maggiore e +2,50)
asse
180° (asse della lettura con valore assoluto maggiore)
Quindi alla fine la ricetta sarà:
Sf +2,50
Cil +1,00
ax 180°
Facciamo un secondo esempio
I° lettura - 1,50 ax 90°
II° lettura - 2,25 ax 180°
La registrazione sferocilindrica sarà:
Sfera
- 1,50 (il valore minore)
Cilindro
- 0,75 (differenza tra - 2,25 e - (- 1,50))
Asse
180° (asse della seconda lettura)
Quindi alla fine la ricetta sarà:
Sf - 1,50
Cil - 0,75
ax 180°
Nella ricetta trasposta invece si prende il valore maggiore come sfera e come cilindro la differenza tra la
lettura minore e quella maggiore, quella utilizzata per la sfera.
Facciamo un esempio partendo dai valori precedenti
I° lettura - 1,50 ax 90°
II° lettura - 2,25 ax 180°
La registrazione sferocilindrica sarà:
Sfera
- 2,25 (il valore maggiore)
cilindro
+0,75 (differenza tra - 1,50 e - (- 2,25)
asse
90° (asse della lettura minore)
Quindi alla fine la ricetta sarà:
Sf - 2,25
Cil + 0,75
ax 90°
Riassumiamo quello che abbiamo detto finora con la tabella seguente:
Ricetta Primaria
Ricetta Trasposta
Sfera
Lettura di valore assoluto minore
Lettura di valore assoluto maggiore
Cilindro
Differenza fra la lettura di valore
assoluto maggiore e quella di
valore assoluto minore
Differenza fra la lettura di valore
assoluto minore e quella di valore
assoluto maggiore
Asse della Lettura di valore
assoluto maggiore
Asse della Lettura di valore
assoluto minore
Asse
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Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
Per passare dalla ricetta primitiva alla ricetta trasposta e viceversa è molto semplice, basta osservare le
notazioni finali delle due ricette:
Ricetta primitiva —>
Sf - 1,50
Cil - 0,75
ax 180°
Ricetta trasposta —>
Sf - 2,25
Cil + 0,75
ax 90°
La prima cosa che si nota è che gli assi del cilindro sono ortogonali fra loro e che il potere del cilindro
ha lo stesso valore ma cambia di segno mentre il potere della sfera è dato dalla somma algebrica del
potere sferico e del potere cilindrico dell’altra ricetta. Questa operazione viene chiamata ottico “fare la
trasposta”.
Facciamo qualche esempio
I° lettura
II° lettura
La ricetta
La ricetta
+0,75 ax 40°
+2,25 ax 130°
primitiva sarà: Sf +0,75 cil +1,50 ax 130°
trasposta sarà: Sf +2,25 cil - 1,50 ax 40°
Se invece abbiamo solo la ricetta di una lente e vogliamo trovare la trasposta:
Ricetta
Trasposta
Sf - 1,25 cil - 0,25 ax 55°
Sf - 1,50 cil + 0,25 ax 145°
Vediamo nel dettaglio come abbiamo fatto:
Ricetta
Trasposta
Sfera
- 1,25
È la somma algebrica fra il valore della sfera e del
cilindro -1,25 + ( - 0,25) = -1,50
Cilindro
- 0,25
Asse
Si ottiene cambiando il segno al valore del cilindro
55°
- 0,25
+ 0,25
Si ruota l’asse della ricetta di 90°
55° + 90° = 145°
Il valore dell’asse va da 0° a 180° perciò quando si calcolano i valori degli assi se è minore di 90° dobbiamo sommare 90 al suo valore, se è maggiore di 90° dobbiamo sottrarre 90 al suo valore mentre se è
uguale a 90° possiamo sia sommare che sottrarre 90 perché 0° e 180° sono lo stesso asse.
da quello che abbiamo visto fino adesso sulle lenti astigmatiche possiamo definire che:
LA TRASPOSTA è la ricetta di potere sfero-cilindrico equivalente alla ricetta primitiva.
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
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Interpupillometro
Questo strumento permette di
misurare la distanza fra i centri
pupillari del soggetto. Esistono
vari metodi per eseguire questa
misura ma noi adesso parleremo
dell’Interpupillometro a distanza
variabile,
strumento
ormai
indispensabile nella misurazione
della DI (Distanza Interpupillare).
Il
grande
vantaggio
dell’interpupillometro è che ci
permette di prendere la DAV in
varie posizioni di sguardo del
paziente sempre facendogli fissare
la stessa mira luminosa.
Questo grazie alla lente di
collimazione che può essere
spostata dall’esaminatore, modificando così la vergenza dei raggi
che raggiungono il paziente, in
questo modo lui converge lo sguardo come se stesse
guardando un oggetto a varie distanze.
Normalmente queste distanze sono:
mt, 65, 50, 40, 30 cm.
Analizziamo i suoi componenti:
⫸
⫸
∞(infinito), 2 mt, 1
Poggiafronte e poggia naso – servono a tenere
fermo e stabile lo strumento
Display – dove andremo a vedere la misura
effettuata
⫸
⫸
Cursori - muovono due sottili linee verticali
Controllo distanza di fissazione - serve a selezionare la distanza di visione del paziente
⫸
⫸
Oculare dell’esaminatore
Mira di fissazione luminosa - deve essere fissata
dal paziente e crea i riflessi corneali che ci permettono di rilevare la distanza interpupillare.
Lente di collimazione - viene spostata dalla
manopola di controllo distanza modificando la
vergenza dei raggi che raggiungono il paziente.
Ora vediamo come si utilizza:
Selezioniamo la distanza di cui vogliamo rilevare la DAV.
Facciamo prendere l’interpupillometro al soggetto che tenendolo fermo con le mani deve
guardare la mira luminosa all’interno appoggiandosi lo strumento sul naso e alla fronte.
Prendiamo anche noi in mano lo strumento posizionando i pollici sui cursori e guardiamo
nell’oculare.
Osserviamo alternativamente prima un occhio e poi l’altro cercando il riflesso corneale della
mira di fissazione, ci apparirà un puntino luminoso bianco al centro della pupilla.
Muovendo i due cursori dobbiamo allineare le due linee sottili con il riflesso corneale, fino a
coprirlo.
Una volta raggiunto l’allineamento possiamo leggere il valore sul display, che ci fornirà la distanza interpupillare e le due semidistanze dalla radice del naso.
⫸
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Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
Molatrici
È l’ultimo strumento della catena nella realizzazione
dell’occhiale, possiamo trovare mole a mano e automatiche.
La mola a mano, dove le operazioni di molatura vengono
eseguite dall’operatore, altro non è che un disco rotante
con una sezione a grana grossa e un’altra a grana fine,
può anche presentare una scanalatura a V solitamente al
centro per la molatura del bisello.
Esistono due tipi di dischi rotanti:
⫸ Disco Piano
⫸ Disco conico
Il principio di utilizzo resta il medesimo solo la posizione che deve assumere l’operatore è differente.
Ora non più utilizzate per la molatura delle lenti ma
sono utili per tutti i lavori particolari e i ritocchi di
una lente.
Le mole automatiche invece non fanno tutto loro come
può sembrare, ma aiutano l’operatore ad eseguire un
lavoro più preciso. L’unica cosa che fanno in automatico è
la molatura. Quindi l’operatore deve inserire i dati del
paziente (DAV), il materiale della lente (Vetro, Plastica,
Policarbonato), il tipo di montatura (Metallo, Cellulosa,
Nylor, Glasant) e il metodo di realizzo del Bisello.
Ne esistono svariati modelli ma le differenze stanno:
⫸ Capacità di molatura: Tipi di materiali possono
molare e che tipi di montatura possono realizzare.
⫸
⫸
⫸
⫸
⫸
⫸
Dischi di molatura: Il numero di dischi che possono
avere, 2, 3 o 4 dischi
Le dimensioni della lente: Il dimetro massimo della
lente da molare che può essere inserita nella mola e
le dimensioni minime della lente finita la molatura.
Il tipo di bisello: Quali tipi di bisello possono eseguire, a nervatura, a V, piano e la posizione dove la mola può farlo.
Dispositivo di tracciatore - dimatore interno o esterno.
Possibilità di realizzare il canalino per le montature nylor.
Possibilità di eseguire i fori per le montature a giorno.
Nella figura potete vedere il
gruppo mole di una mola
automatica e la funzione dei
vari dischi.
Esercitazioni di Lenti Oftalmiche - Gli Strumenti
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Un ulteriore tipo di mola è la molatrice per i canalini
nel caso quella automatica ne sia sprovvista, che
viene utilizzata per l’appunto per realizzare il canalino grazie ad un tastatore regolabile provvisto di una
piccola mola diamantata, per controllare la profondità del canalino.
In questo tipo di mola può essere sostituita la mola
diamantata con un disco di feltro così da poter
lucidare i bordi delle lenti a bisello piano delle
montature a giorno (glasant) e dei canalini nelle
montature Nylor.
Centratore
Strumento che permette di allineare la lente e la dima e di
verificare se il diametro della lente e sufficiente per coprire
l’intera dima; permette inoltre di fissare alla lente una ventosa
in modo tale che sia possibile inserirla fermamente nella mola
automatica.
Danno anche la possibilità di collocare la ventosa sia sul centro
ottico della lente che di posizionarla in corrispondenza del
centro geometrico della montatura, per tutti quei casi dove il
centro ottico della lente non è presente, vedi lenti progressive
oppure non può essere il centro di lavorazione.
Le ventose possono essere flessibili a suzione o rigide con
dischi biadesivi per una tenuta più sicura durante la molatura.
Le ventose a suzione sono poco utilizzate perché presentano
due inconvenienti piuttosto gravi:
⫸ La loro tenuta può essere pregiudicata da lenti bifocali o
trifocali che possono presentare scalini che fanno perdere l’aderenza alla ventosa.
⫸ Possono introdurre un errato decentramento dato dallo
spostamento che si potrebbe verificare quando questa
viene spinta sulla lente, problema che si presenta in
maniera molto minore con l’uso delle ventose con biadesivo.
Esistono due tipi di centratore:
⫸ A Con
Confronto
fronto Diretto - l’operatore fissa la ventosa sulla
lente valutando la sovrapposizione diretta fra dima e
lente con riferimento alla scala millimetrata e ai tre punti
della centratura della lente eseguita al frontifocometro.
⫸
A Proiezione - l’operatore può osservare simultaneamente o alternativamente la sovrapposizione fra dima e
lente variando l’intensità luminosa.
Con l’avvento delle molatrici automatiche i centratori sono
divenuti uno strumento molto importante in un laboratorio di ottica, i più recenti modelli sono computerizzati è la lente viene visualizzata sullo schermo, possono anche essere collegate alle moderne molatrici
automatiche per ricevere i dati della montatura.
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