La chirurgia mininvasiva del rachide Dott. Walter Mega Specialista in Ortopedia e Traumatologia Specialista in Chirurgia della mano Primario Ortopedico Osp. S,Cuore di Gesù Gallipoli La chirurgia mini-invasiva del rachide è iniziata negli anni 70 con la chimonucleolisi per poi evolvere negli anni 80 con la nucleotomia percutanea, proposta dal neuroradiologo statunitense Gary Onik nel 1985. Soprattutto nell'ultimo decennio, abbiamo assistito ad uno sviluppo sempre più ampio della miniinvasività nei trattamenti delle condizioni patologiche del rachide, analogamente a quanto è avvenuto in altri settori della chirurgia e forse in misura maggiore che in questi. Alle metodiche storiche si sono aggiunte altre tecniche percutanee per il trattamento non solo delle ernie discali, sia lombari che cervicali, ma anche delle rachialgie senza sintomi radicolari causate da patologie degenerative disco-articolari, delle fratture o delle neoplasie vertebrali. Nel contempo, sono state sviluppate tecniche chirurgiche che, seppure effettuate a cielo aperto, hanno l'obiettivo di ridurre al minimo l'accesso cutaneo, muscolare e vertebrale sia per il desiderio dei pazienti di evitare i "grandi interventi", sia per ridurre i tempi di recupero postoperatori. Recentemente, infine, lo sviluppo della bioingegneria tessutale ha consentito di sostituire il nucleo polposo degenerato con innesti percutanei di cellule di nucleo polposo autologo coltivate in vitro, aprendo una nuova via, ancora in larga misura sperimentale, nel trattamento della lombalgia cronica. Ernia del disco L’ernia del disco lombare sintomatica è una patologia degenerativa del disco intervertebrale che avviene per la rottura dell’anello fibroso (anulus) con conseguente spostamento del nucleo polposo nello spazio intervertebrale; si manifesta con un quadro clinico caratterizzato da mal di schiena, radicolopatia (sciatica o crurale), più spesso nelle persone di 30-50 anni. Segni e/o sintomi di compressione delle radici nervose lombosacrali sono: dolore lombare, radicolopatia sciatica o crurale, e limitazione o impotenza funzionale. Dolore radicolare è causato dalla compressione meccanica e dalle conseguenze infiammatorie, vascolari e biochimiche generate dal contatto tra il materiale discale e le radici nervose. Per sciatalgia (sciatica) si intende il dolore irradiato lungo il decorso del nervo sciatico, dal gluteo alla parte posteriore della coscia e posterolaterale della gamba, fino alla caviglia. Si puo’ associare il mal di schiena (lombosciatalgia). Per cruralgia si intende il dolore avvertito lungo la faccia anteriore o antero-interna della coscia, lungo il decorso del nervo crurale. I cardini su cui si basa la diagnosi sono: la raccolta dei dati anamnestici, l’esame obiettivo con test clinici per valutare il coinvolgimento radicolare (irritativo, deficitario, paretico), la diagnostica per immagini e strumentale (radiografia della colonna, la TAC e la Risonanza Magnetica). Presso la nostra divisione da alcuni anni utilizziamo la coblazione per la risoluzione delle patologie discali. Tale metodica si basa sull’ablazione fredda per trasmissione di energia ad alta frequenza (radiofrequenza) in grado di vaporizzare una parte del nucleo polposo senza produrre calore, attraverso l’inserimento di un ago, sotto controllo radiologico, nello spazio discale. La metodica viene realizzata in anestesia locale, mediante approccio postero-laterale a livello lombare e approccio anteriore mediano a livello cervicale. Da alcuni mesi abbiamo affiancato a questa tecnica una nuova metodica, che abbiamo utilizzato per primi in ambito europeo, denominata enSpireTM messa a punto in California, e che consiste nel rimuove meccanicamente il tessuto discale attraverso un filo espandibile volume del disco stesso, per eliminare una compressione radicolare. Da tali obiettivi è possibile derivare le principali indicazioni all’intervento: il trattamento di sindromi algogene a partenza puramente discale, solitamente di natura lombalgica, ed il trattamento di ernie discali contenute determinanti una sciatalgia radicolare. Quando queste indicazioni vengono rispettare, i risultati positivi della metodica sono prossimi all’80%, senza alcun rischio significativo per il paziente. Stenosi lombare Con il termine "stenosi lombare" si intende un restringimento del canale spinale, del canale radicolare e/o dei forami intervertebrali che causa la compressione di una o più radici nervose. Sintomo caratteristico delle stenosi del canale vertebrale lombare è la claudicatio neurogena, rappresentata dall’incapacità da parte del paziente di percorrere a piedi lunghi percorsi per la comparsa di un dolore che insorge nella stazione eretta, si accentua nel camminare, con sensazione di gambe pesanti e progressiva mancanza di forza. Le cause di stenosi acquisita del canale vertebrale sono solitamente molteplici: ernia del disco, spondilolistesi congenita o degenerativa, discoartrosi ed osteofitosi, artrosi delle articolari posteriori con osteofiti intracanalari, calcificazioni della capsula articolare aspirarlo e raccoglierlo in un apposito contenitore. L’obiettivo di tali trattamenti è duplice: ridurre un’aumentata pressione intradiscale, che in presenza di una fissurazione delle lamelle più interne dell’anulus fibroso si trasmette alle strutture esterne dello stesso, dotato di fibre algogene, e ridurre il ipertrofia del legamento longitudinale posteriore e dei legamenti gialli, iperostosi della lamine. La soluzione mininvasiva da noi adottata, consiste nell’impianto di un sistema (denominato Aperius, prodotto dalla Kyphon inc.) attraverso una piccola incisione di 1,5 cm che peraltro consente il trattamento contemporaneo di 2 livelli vertebrali (peculiarità unica) con notevoli vantaggi per il paziente: possibilità di effettuare l’impianto in anestesia locale, minima perdita di sangue, ridotto rischio d’infezione e breve ricovero ospedaliero. Il paziente già dopo poche ore è completamente indipendente e non necessita di busti o riposo forzato. Con un’incisione un po’ più grande impiantiamo anche un altro dispositivo denominato Falena che è dotato di una componente elastica in peek (materiale plastico). Il concetto dei dispositivi interspinosi si basa sull’osservazione che in molti pazienti con stenosi del canale, la sintomatologia dolorosa migliora con i movimenti di flessione con lo scarico di tensione sull’anulus posteriore del disco, il quale è considerato in molti casi il “generatore del dolore”. Tale protesi (detta anche "distanziatore interspinoso" o "dispositivo ammortizzante") viene posizionata tra i processi spinosi dei livelli sintomatici del disco, riduce il carico sul disco e sulle faccette articolari e quindi allarga lo spazio del disco e del forame, alleviando i sintomi del paziente. In molti casi i dispositivi interspinosi vengono utilizzati in combinazione con la decompressione foraminale selettiva. Fratture vertebrali Nel trattamento delle fratture vertebrali, traumatiche o da osteoporosi, abbiamo la possibilità di ripristinare l’altezza del segmento fratturato, penetrando nel corpo vertebrale attraverso un piccolo foro e “gonfiare” un palloncino all’interno della vertebra per ripristinarne l’altezza. Dopo aver rimosso il palloncino si inietta del “cemento” che consolida mantenendo la riduzione ottenuta. L’intervento si esegue in anestesia locale e permette al paziente di stare immediatamente in piedi senza dolore. Ci auguriamo in prossimo futuro di affiancare alle tecniche suddette delle altre metodiche, peraltro già allo studio, che ci permetteranno di effettuare interventi chirurgici di stabilizzazione, fusione ed erniectomia intraforaminale sempre con approccio mininvasivo.