DIFTEROVAIOLO AVIARE Malattia infettiva dei volatili in genere a lenta evoluzione, universalmente diffusa, descritta in tutte le specie domestiche e nella maggior parte di quelle selvatiche, indipendentemente dalla razza, dall’età e dal sesso. E’ caratterizzata da lesioni cutanee e/o difteriche. E’ ancora una malattia denunciabile (regolamento di polizia sanitaria del 1954). Colpisce quasi tutte le specie aviari. L’incidenza della malattia è variabile in relazione alla zona, alla tipologia di allevamento e alle specie interessate. E’ maggiormente diffusa nell’allevamento rurale rispetto a quello intensivo. Nel Tacchino e nel Pollo l’applicazione metodica di efficaci piani vaccinali ha comportato una riduzione dell’incidenza dell’infezione, mentre continua a rimanere un problema nel piccione e nel canarino. E’ caratterizzata da: Forma cutanea o vaiolosa: benigna. Peculiare il riscontro di lesioni papulo- crostose visibili prevalentemente nelle parti prive di penne. Forma difterica: può portare a morte. Caratterizzata dalla presenza di pseudomembrane crupali a livello di cavo orale, delle prime vie respiratorie e digerenti. EZIOLOGIA Fam. Poxviridae Gen. Avipoxvirus E’ un virus a DNA molto grande: 350 x 250 x 200 nm. Codifica per almeno 30 proteine strutturali + quelle non strutturali. Presenta una forma peculiare a mattone con core biconcavo, atto ad ospitare i corpi laterali. Presenta delle formazioni tubulari sulla superficie. EPIDEMIOLOGIA E’ stato isolato da almeno 60 specie di uccelli appartenenti a 20 famiglie diverse (ampio spettro, verosimilmente sono sensibili tutti gli uccelli). Vi sono diversi ceppi, a seconda della specie, e danno cross- reazioni: Pollo Tacchino Piccione Grave! Canarino Quaglia ! Pappagallo Da quando si pratica l’allevamento intensivo la malattia è tenuta sotto controllo. I diversi ceppi sono distinguibili dal punto di vista immunologico (alcuni danno cross- reazioni, cioè alcuni ceppi vaccinali per una specie danno protezione anche in altre specie) e per patogenicità di specie. La malattia è molto rilevante e grave in piccione e canarino. Il virus è resistente alla luce, al calore, all’essiccamento per 7-15 mesi (si localizza nelle cellule desquamate della cute, soprattutto se il virus è protetto dalle croste che si staccano nella forma vaiolosa). Sono importanti le condizioni igieniche dell’allevamento, quelle climatiche, la resistenza dell’ospite (è per quello che oggi, con l’allevamento intensivo, più igienico, la prevalenza di questa malattia è diminuita). Il virus è trasmesso da insetti ematofagi (zanzare o acari Dermanissus…) o penetra attraverso soluzioni di continuo. Classicamente ha andamento stagionale autunno- inverno (quando gli animali vengono chiusi nelle stalle). PATOGENESI Il virus penetra nella cute grazie a soluzioni di continuo, insetti ematofagi o congiuntiva. Si diffonde per contiguità nelle cellule cutanee. 1° replicazione locale: moltiplicazione a livello di cellule dello strato malpighiano dell’epidermide. Nel sito di ingresso si forma un nodulo primario. Viremia. Il virus va a localizzarsi in organi interni: fegato, milza, polmoni, reni. Poi tramite i leucociti che lo fagocitano, viene trasferito per via ematogena nelle sedi di elezioni definitive: cute e mucose, dove produce le classiche lesioni. Ri- localizzazione a livello cutaneo e mucosale -> forma clinica. (Se per es. penetra attraverso la congiuntiva, tramite i dotti lacrimali raggiunge le vie respiratorie superiori dove produce le caratteristiche lesioni difteriche) Eliminazione del virus con la desquamazione delle croste ed essudato nell’ambiente. La forma cutanea si evidenzia soprattutto nelle zone glabre, però si forma grave anche in altre zone. Il decorso del difterovaiolo nei casi non complicati è di circa 3 settimane, mentre negli episodi più gravi può raggiungere la durata di 6-8 settimane. In ogni caso, data la lenta progressione dell’infezione, i focolai possono rimanere attivi per oltre 2-3 mesi. Mortalità e morbilità sono tendenzialmente basse, ma nelle forme complicate la mortalità può arrivare al 50%. FORME CLINICHE Periodo di incubazione: 4- 10 gg 1. Forma cutanea vaiolosa 2. Forma difterica (mucose) 3. Forma infiammatoria catarrale o oculo- nasale o Corizza vaiolosa (rara, è una forma respiratoria): è caratterizzata da infiammazione catarrale delle prime vie respiratorie, in particolare rinite a cui può essere associata congiuntivite. 4. Forma iperacuta generalizzata fulminante nel canarino (malattia di Kikut): caratterizzata da un marcato stato di prostrazione e da morte improvvisa (il virus replica a livello polmonare). La mortalità può raggiungere l’80- 100%. Forma vaiolosa cutanea: formazione in 5-6 gg di papule a localizzazione epidermica di colore giallo- biancastro, di aspetto nodulare, con tendenza delle lesioni a confluire. Nel giro di 1-2 settimane aloni iperemici di origine infiammatoria circoscrivono l’area interessata, e si ha formazione di croste brunastre che cadono naturalmente, lasciando una cicatrice appena visibile. Iperplasia dell’epidermide con formazioni nodulari che evolvono in formazioni crostose. Nella cute il virus causa degenerazione idropica/ palloniforme -> papule (formazioni chiare e rossastre) e croste (che si seccano e si staccano). Attenzione però ad infezioni secondarie da Streptococchi e Pseudomonas. Dove si formano le croste? Cresta, bargigli, commessura becco, palpebre, zampe e piedi (aree non coperte da penne) A volte: cloaca e superficie interna delle ali o tutta la superficie corporea Calo assunzione di cibo, accrescimento e deposizione (tutti i parametri zootecnici sono diminuiti). Le lesioni oculari possono in alcuni casi, specialmente nel tacchino, provocare una cecità a carattere reversibile per adesione delle palpebre, con conseguente difficoltà a raggiungere mangiatoie e abbeveratoi. Decorso piuttosto lungo (guarigione in 3- 4 settimane) – andamento in genere benigno (in assenza di complicanze batteriche). E’ una malattia tipicamente cronica sia nel singolo che nel gruppo (il gruppo può restare malato 2 o 3 mesi) -> si può fare una vaccinazione d’urgenza. Forma difterica: Spesso associata alla forma cutanea. Difficoltà respiratorie e mortalità elevata. Lesioni difteriche: pseudomembrane di natura fibrino- caseosa di varia grandezza a carico delle mucose della cavità orale, laringe e trachea. Queste lesioni sono originate da piccoli noduli biancastri confluenti -> placche necrotiche. Sono membrane difteroidi, se si staccano lasciano una lesione ulcerosa che sanguina; le membrane difteriche tuttavia sono difficili da staccare (DD con laringotracheite che ha pseudomembrane, facilmente staccabili). Queste lesioni poi ostruiscono anche le vie respiratorie e causano difficoltà nella deglutizione. Corizza vaiolosa: Processo infiammatorio catarrale delle prime vie respiratorie. Congiuntivite Sinusite con essudato simil- caseoso Forma generalizzata fulminante o Malattia di Kikut: E’ detta anche “polmonite fulminante”. Colpisce il canarino, che quindi si deve vaccinare. Il virus non si ferma alla trachea, va nei bronchi e nel parenchima polmonare -> polmonite. Dà una forma generalizzata rapidamente mortale. DIAGNOSI La malattia è facilmente diagnosticabile sia nella forma cutanea che nella forma difterica per la presenza di lesioni molto caratteristiche. Nei casi dubbi si ricorre alla conferma con: - Esame istologico delle lesioni: permette di mettere in evidenza i tipici inclusi citoplasmatici nelle cellule epiteliali della cute e delle mucose detti corpi di Rivolta- Bollinger (eosinofili o intracitoplasmatici) + degenerazione palloniforme delle cellule epiteliali dello strato malpighiano - Isolamento su uova embrionate di pollo di 9- 12 gg di età, inoculate nella membrana corion- allantoidea dove in 5-7 gg si sviluppano le tipiche lesioni vaiolose -> identificazione del virus tramite IF o immunoperossidasi. - Esame alla microscopia elettronica che consente di mettere in evidenza direttamente il virus dalle lesioni, è riconoscibile dalla particolare morfologia. - Isolamento del virus su CAM- “Pocks” sulla membrana corionallantoidea (come per la laringotracheite e come per i Reovirus). Il materiale da iniettare è cutaneo se ho la forma vaiolosa, sono invece membrane difteriche nella forma difterica. (conferma con esame istologico o ME). - PCR, che può essere utilizzata per distinguere ceppi di campo da ceppi vaccinali. DIAGNOSI DIFFERENZIALI - Laringotracheite infettiva: in questo caso l’esame istologico risulta discriminante in quanto mette in evidenza la presenza di inclusi nucleari e sincizi. Carenza di vitamina A Stomatiti micotiche Tricomoniasi del piccione CONTROLLO Il Poxvirus può persistere a lungo nell’ambiente tramite croste e pulviscolo, pertanto la profilassi diretta basata su controllo delle condizioni ambientali, disinfezioni e disinfestazioni periodiche e sull’igiene ambientale (Tp/Tv) è di grande aiuto, ma da sola non è in grado di evitare la comparsa della malattia. VACCINAZIONE Negli anni ’80 c’è stata una moria di uccelli per l’utilizzo di vaccini non bene attenuati. Oggi la vaccinazione viene fatta con vaccini vivi attenuati con ceppi proveniente da specie diverse: 1. - - CEPPO POLLO (per pollo e tacchino): Attenuato su uova embrionate, possiede una certa patogenicità residua, per cui se usato in maniera impropria può causare quadri di malattia. Viene usato in pollo e tacchino. Attenuato su colture di tessuto, possiede patogenicità residua minore del precedente e si evita la trasmissione di altre infezioni legate all’uso di vaccini preparati su uova embrionate. Usato nel pollo. 2. CEPPO CANARINO (per canarino): attenuato su uova di pollo o uova embrionate. Usato nel canarino. 3. CEPPO PICCIONE (per piccione e pollo): attenuato su uova embrionate di pollo. Il virus, pur possedendo una notevole patogenicità residua per il piccione, può essere usto senza rischi nei polli e nei tacchini, sebbene l’immunità che ne derivi sia di durata inferiore a quella evocata con ceppi vaccinali omologhi. 4. CEPPO TACCHINO (per il tacchino). Come li inoculo? - PUNTURA ALARE o stick method: si usa una frochettina che trafigge la membrana alare. Da non fare nel tacchino perché dorme con la testa sotto l’ala e se poi il vaccino va negli occhi può dare dei problemi. BRUSH METHOD: scarificare a livello di coscia e distribuire il vaccino sui follicoli piliferi. Poi controllo: si deve formare una lesione vaiolosa. Chi vaccino? Somministrazione solo in riproduttori e ovaiole. L’immunità dev’essere di lunga durata, quindi è consigliato il ricorso a due interventi vaccinali: Il 1° con ceppo piccione a 3-4 settimane Il 2° con ceppo omologo a 16- 18 settimane. I broilers generalmente non sono vacicnati per la brevità del ciclo produttivo. Anche vaccinazione di emergenza: quando vedo lesioni negli animali li vaccino (occhio però a disinfettare la forchetta che uso per vaccinare!!). Nel piccione: adulti di 4-6 settimane. Problema: la malattia colpisce anche i giovani (20 gg di vita) ma è difficile vaccinare.