Il sistema fiscale Le imposte sui redditi da lavoro: incidenza Le imposte sui redditi da lavoro: incidenza • Le imposte sui redditi da lavoro si applicano al lavoratore (contribuente di diritto) ma possono incidere anche sul datore di lavoro che diventa contribuente di fatto. • Per analizzare l’incidenza dell’imposta consideriamo la situazione del mercato del lavoro senza imposte: i lavoratori offrono lavoro in cambio di w; le imprese (i datori di lavoro) domandano lavoro; Mercato del lavoro senza imposte Salario S W1 D O Q1 Quantità di lavoro Le imposte sui redditi da lavoro: incidenza • Quando vengono introdotte le imposte, i lavoratori chiedono salari (lordi) maggiori rispetto a prima per la stessa quantità di lavoro. • Il nuovo equilibrio sul mercato del lavoro prevede: una quantità inferiore di lavoro scambiato; un salario lordo superiore; un gettito per lo Stato. Mercato del lavoro con imposte sul salario S + tax Salario S W1 D O Q1 Quantità di lavoro S + tax Salario S W2 W1 D O Q2 Q1 Quantità di lavoro Salario S + tax S W2 W1 W2 - tax GETTITO D O Q2 Q1 Quantità di lavoro Le imposte sui redditi da lavoro: incidenza • L’analisi dell’incidenza consente di distinguere la parte di gettito (=onere) che grava sui lavoratori da quella che grava sulle imprese. • Questa suddivisione dipende dalla pendenza delle curve di domanda ed offerta. • In generale, la quota di onere che grava sui lavoratori tende a crescere al crescere dell’elasticità della domanda di lavoro (e viceversa). Salario S + tax S W2 W1 W2 - tax A A: quota del lavoratore D O Q2 Q1 Quantità di lavoro Salario S + tax S W2 W1 W2 - tax B B: quota dell’impresa A A: quota del lavoratore D O Q2 Q1 Quantità di lavoro Il sistema fiscale Le imposte sui consumi: efficienza e equità Le imposte sui consumi: efficienza • Le imposte sui consumi comportano un problema di efficienza: possono distorcere la scelta tra due beni. • Anche nel caso di un’imposta sui consumi, tuttavia, è possibile che il contribuente di fatto sia (in parte) diverso dal contribuente di diritto. • Due tipologie di imposte sul consumo: imposta ad valorem=proporzionale al prezzo del bene; imposta specifica=proporzionale alle quantità consumate del bene. Scelta di consumo tra due beni senza imposte • Il vincolo di bilancio è dato da pxx+pyy=R dove px è il prezzo di x e py è il prezzo di y (x e y indicano anche le quantità di bene), R è il reddito a disposizione. • Il vincolo di bilancio ha quindi intercette se x=0, pyy=R e y=R/py; se y=0, pxx=R e x=R/px Scelta di consumo tra due beni senza imposte y R/py = y R / p − ( p / p )x y x y px − py R/px x Scelta di consumo tra due beni senza imposte • L’individuo cerca di massimizzare la propria utilità. • Il consumo di entrambi i beni dà all’individuo un’utilità, che è decrescente all’aumentare della quantità di bene disponibile. • La forma delle curve di indifferenza è quella consueta: sostituire un bene con un altro i beni è costoso quando il bene sostituito è scarso, molto meno quando il bene sostituito è relativamente abbondante. • Il punto di ottimo si ottiene alla tangenza tra la curva di indifferenza e il vincolo di bilancio. Scelta di consumo tra due beni senza imposte y E è scelta senza imposte: x1 di consumo di x y1 di consumo di y E y1 U2 px − py X1 x Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem • Analizziamo le scelte di consumo quando: il prezzo del bene x rimane invariato il prezzo del bene y diventa p’y=py(1+t) dove: -p’y=prezzo al lordo dell’imposta -py=prezzo al netto dell’imposta -t= aliquota dell’imposta ad valorem Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem • Il vincolo di bilancio diventa pxx+p’yy=R • Il vincolo di bilancio ha quindi intercette se x=0, p’yy=R e y=R/p’y<R/py se y=0, pxx=R e x=R/px • L’intercetta con l’asse y (il bene tassato) si riduce; quella con l’asse x rimane immutata: rotazione intorno all’asse dove è riportato x. Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem y R/py = y R / p' − (p / p' ) x y p' p (1 + t ) = y x y : nuovo vincolo di bilancio y R/p’y − px p y (1 + t ) x Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem • A questo punto l’individuo sceglierà una diversa combinazione di x e di y. • L’applicazione dell’imposta comporta il conseguimento di un’utilità inferiore (passaggio su una curva di indifferenza più vicina all’origine degli assi). • Il consumo dei due beni può combinarsi in vari modi a seconda di come si bilanciano l’effetto di sostituzione e di reddito: • Eff. di sostituzione spinge a consumare di meno il bene più tassato. • Eff. reddito spinge a consumare di meno entrambi i beni. Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem Y R/py py x t= GETTITO IMPOSTA UNITARIA AD VALOREM R/[py(1+t)] E y1 y2 E’ U2 U1 x2 x1 − px p y (1 + t ) x Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem • In questo caso l’effetto di reddito ha prevalso: il consumo di entrambi i beni è diminuito passando da E a E’. • Tuttavia questo non significa che l’effetto di sostituzione non ci sia stato: questo effetto c’è sempre se viene cambiato il prezzo di uno solo dei due beni. • Per distinguere i due effetti, ipotizziamo cosa sarebbe accaduto se, anziché tassare uno dei due beni, l’individuo avesse subito un prelievo sul reddito tale da riportarlo esattamente sulla stessa curva di indifferenza su cui si trova effettivamente dopo la tassazione. • Attenzione: ipotizziamo che questo prelievo avvenga in somma fissa, ovvero non basandolo sulle ore di lavoro, altrimenti dovremmo considerare anche gli effetti disincentivanti sull’offerta di lavoro visti in precedenza. Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem y passaggio da E a E’’ = effetto di reddito passaggio da E’’ a E’ = effetto di sostituzione E y1 y3 y2 E’’ E’ U2 U1 x3 x2 x1 x Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem • Il passaggio da E a E’’ è quello che sarebbe avvenuto se l’individuo avesse subito una tassazione sul reddito in somma fissa tale da portarlo sulla stessa curva di indifferenza in cui si trova dopo la tassazione effettivamente ottenuto. Esso mostra quindi l’effetto di reddito, ovvero una riduzione del consumo di entrambi i beni. • Ma il consumatore non sceglie E’’, perché questo equilibrio è solo ipotetico: l’equilibrio effettivo è in E’ e nel passaggio da E’’ a E’ si evidenzia l’ effetto di sostituzione, ovvero una riduzione del bene tassato (il bene y). Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem • Si è quindiverificato un certo effetto di sostituzione di bene tassato con bene non tassato e questo ha comportato un’inefficienza. • L’inefficienza è graficamente rappresentabile come differenza tra: il gettito ottenuto con l’imposta ad valorem; il gettito ipoteticamente ottenibile con un prelievo sul reddito R (imposta lump-sum o in somma fissa) quando le due imposte provocano la stessa perdita di benessere (cioè portano l’individuo sulla stessa curva di utilità, U1). Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem y gettito imposta ad valorem gettito imposta lump sum E y1 y3 y2 E’’ E’ U2 U1 x3 x2 x1 x Scelta di consumo tra due beni con imposta ad valorem • Per determinare uno spostamento parallelo verso il basso del vincolo di bilancio, in alternativa alla tassazione di R, è possibile tassare i due beni con la stessa aliquota ad valorem: tassazione uniforme. • Infatti il vincolo di bilancio dove i prezzi sono: p’y=py(1+t) e p’x=px(1+t) è parallelo al vincolo di bilancio dove i prezzi sono py e px. Le imposte sui consumi: equità • Le imposte sui consumi comportano anche un problema di equità: non rispettano il principio della capacità contributiva. • Infatti se un ricco e un povero consumano la stessa quantità di un bene, subiscono la stessa tassazione. • Ma questa tassazione incide relativamente di più sul più povero: le imposte sul consumo sono regressive. • Un rimedio parziale a questo problema è la differenziazione delle aliquote, più alte per i beni di lusso. Le imposte sui consumi: equità • Ma ragioni di efficienza consigliano di usare la stessa aliquota per beni diversi (ved. prec)… • …o addirittura di tassare di più i beni più consumati dai poveri (i beni a domanda rigida) perché generano un minor effetto di sostituzione (cd regola di Ramsey)… • un’altra ipotesi di conflitto tra equità ed efficienza? Il sistema fiscale Le imposte sui consumi: incidenza Le imposte sui consumi: incidenza • Le imposte sui consumi possono essere applicate: dal lato della domanda (contribuenti di diritto sono i consumatori); dal lato dell’offerta (contribuenti di diritto sono i produttori). • Tuttavia l’onere effettivo dipende esclusivamente dall’elasticità della domanda e dell’offerta. • In generale: l’onere sopportato dai consumatori cresce al crescere della rigidità della domanda e dell’elasticità dell’offerta (e viceversa). • Analisi con imposte specifiche. Equilibrio di mercato senza imposte: D rigida P S P1 D O Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: D rigida S + imposta specifica P S P1 D O Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: D rigida P S + imposta specifica P2 S P1 D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: D rigida P S + imposta specifica P2 S Gettito P1 P2 - T D O Q2 Q1 fig Q Equilibrio di mercato con imposte: D rigida P S + imposta specifica P2 S Quota dei consumatori P1 D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: D rigida P S + imposta specifica P2 S Quota dei consumatori P1 P2 - T produttori D O Q2 Q1 fig Q Equilibrio di mercato con imposte: D elastica P S + imposta specifica S P2 P1 D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: D elastica P P2 S + imposta specifica S consumatori P1 D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: D elastica P P2 S + imposta specifica S consumatori P1 D produttori P2 - T O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S rigida P S + imposta specifica S P1 D O Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S rigida P S + imposta specifica S P2 P1 D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S rigida P S + imposta specifica S P2 P1 consumatore D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S rigida P S + imposta specifica S P2 P1 consumatore produttore D P2 - T O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S elastica P S + imposta specifica S P1 D O Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S elastica P S + imposta specifica P2 S P1 D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S elastica P S + imposta specifica P2 S consumatore P1 D O Q2 Q1 Q Equilibrio di mercato con imposte: S elastica P S + imposta specifica P2 S consumatore P1 produttore P2 - T D O Q2 Q1 Q Imposta sui profitti delle imprese Efficienza 1 Effetti dell’imposta sui profitti sulle scelte delle imprese L’imposta sui profitti delle imprese incide sulle: 1. scelte di investimento (quanto investire) 2. scelte di finanziamento (debito vs azioni) L’efficienza dell’imposta sui profitti è data dalla sua neutralità: => il comportamento delle imprese non si modifica in seguito all’introduzione delle imposte. Per verificare se l’imposta sui profitti è neutrale dobbiamo analizzare le scelte di investimento e di finanziamento senza imposte e confrontarle con quanto accade con le imposte. Scelte dell’impresa L’investimento consiste nell’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature necessarie (=beni capitale) per la produzione per un certo periodo di tempo. Ogni investimento comporta: dei rendimenti (i ricavi ottenuti grazie all’investimento); dei costi, che sono dati da: ammortamento dell’investimento: riflette la perdita di valore del bene durante il periodo del suo utilizzo; costo del capitale: ogni euro investito viene ottenuto: dalle banche o da altri prestatori oppure dagli azionisti in entrambi i casi il capitale ha un costo. Scelte dell’impresa Il rendimento dell’investimento è positivo ma il rendimento marginale (di ogni euro in più investito) è decrescente: legge dei rendimenti marginali decrescenti. Indichiamo questo rendimento con r. r I Scelte dell’impresa L’ammortamento dell’investimento possiamo supporlo costante: se investo 100 oggi e uso l’investimento per 5 anni, ho un costo di 20 per 5 anni (coefficiente di ammortamento 20%). Definiamo rn il rendimento dell’investimento al netto dell’ammortamento. r, rn r rn I Scelte dell’impresa Il costo del capitale i e lo chiamiamo i e lo assumiamo costante: se chiedo a prestito 100 euro, la banca mi chiederà 100 euro + gli interessi, e il tasso di interesse lo assumo costante; se i 100 euro l’impresa li chiede agli azionisti, saranno disposti a darli se ottengono almeno il profitto che otterrebbero investendo nei mercati finanziari (costo opportunità del capitale proprio). r, rn r rn ii I Scelte dell’impresa in assenza di imposte In assenza di imposte, l’impresa sceglierà il livello di investimento ottimale I* dove il rendimento marginale netto eguaglia il costo (costante) del capitale. r, rn rn ii I *I Scelte dell’impresa in presenza di imposta sui profitti: il caso dell’imposta neutrale Immaginiamo ora che l’imposta gravi sulla differenza tra rn e i, in questo caso l’imposta è neutrale: il livello di investimenti scelto è sempre I*. r, rn rn i rn (1-t) i i (1-t) I *I Scelte dell’impresa in presenza di imposta sui profitti: il caso dell’imposta neutrale • Inoltre, poiché in questo caso viene garantita la piena deducibilità del costo del capitale sia sotto forma di interessi sia sotto forma di costoopportunità del capitale proprio investito dagli azionisti, anche la scelta di finanziamento dell’investimento (con debito o con capitale proprio) non è distorta. • Quindi, se la base imponibile dell’imposta sui profitti è pari a I(rn-i) allora l’imposta è efficiente, ovvero: non incide sul livello degli investimenti (neutralità reale); non incide sulle modalità di finanziamento degli investimenti (neutralità dal lato del finanziamento) 9 Ipotesi di non neutralità dell’imposta sui profitti 1. Il fisco potrebbe riconoscere la deducibilità degli ammortamenti in misura diversa (inferiore o superiore) all’effettiva perdita di valore del bene: il livello degli investimenti verrà conseguentemente modificato (superiore o inferiore a I*) e si ha non neutralità reale. 1. Il fisco spesso non riconosce la piena deducibilità del costo del capitale: in caso di finanziamento con capitale proprio (emissione azioni) perché il costo opportunità non è rappresentato in bilancio; in caso di finanziamento con debito perché non sempre la piena deducibilità degli interessi è consentita. In questi casi, il livello degli investimenti realizzato dall’impresa è inferiore a quello ottimale I*: non neutralità reale. 10 Ipotesi di non neutralità dell’imposta sui profitti 3. Spesso i sistemi fiscali trattano il costo del capitale diversamente a seconda delle modalità di finanziamento dell’investimento. In generale, gli interessi sono sempre almeno parzialmente deducibili, mentre il costo del capitale proprio è raramente deducibile. Ne segue un vantaggio per il finanziamento con il debito e una non neutralità dal lato del finanziamento. 11