Storia 4 – I Giochi Panellenici
Tutti gli agoni della Grecia antica
Sospendiamo per una puntata il racconto delle vicende olimpiche per parlare degli altri
importanti appuntamenti agonistici che periodicamente si svolgevano in Grecia, e che
contribuirono, al pari dei Giochi della piana dell’Alfeo, a rendere l’Ellade l’incontestabile
culla dello sport.
La principale di queste manifestazioni che, in età classica, coinvolgevano l’intero mondo
greco furono senza dubbio i Giochi Pitici. La loro prima edizione, dotata di un premio in
denaro, risale al 586 a.C. e fu probabilmente limitata ad una sola gara, dedicata alla
celebrazione poetica del mito dell’uccisione del serpente Pitone da parte di Apollo.
Quattro anni dopo, i Giochi di Delfi si erano però già trasformati in giochi sacri (ossia con
un premio solo simbolico) e panellenici, e si erano già dati un programma quasi completo
per la parte agonistica, sebbene le prove artistiche avessero mantenuto, proprio in onore ad
Apollo, il ruolo principale. Le gare atletiche si svolsero inizialmente nella piana di Krisa,
ma verso la seconda metà del V Secolo furono spostate nello stadio (tuttora splendidamente
conservato), costruito sul fianco della collina non lontano dalla Fonte Castalia, sacra alla
sacerdotessa Pizia e all’Oracolo.
La lista di Aristotele
Nel sito è stata tra l’altro ritrovata un’epigrafe, databile al I Secolo della nostra era, in cui
vengono celebrate le vittorie di tre ragazze. Di conseguenza, è interessante osservare che, a
differenza di quanto avveniva per i Giochi Olimpici, alle donne era consentito partecipare
alle gare, almeno in epoca romana.
Conosciamo il nome di molti dei vincitori dei concorsi delfici: una lista fu compilata
addirittura da Aristotele, che con l’aiuto del nipote Kallistratos si proponeva di ricostruire la
storia dell’Ellade attraverso le feste. La lista redatta del filosofo, che si apriva con il nome di
Krysothemis di Creta, vincitore della prima competizione per citaredi, era ritenuta dai
contemporanei estremamente preziosa e veniva conservata con ogni cura nel tempio di
Apollo. Il prestigio conferito da una vittoria a Delfi era infatti secondo solamente a quello
derivato da un trionfo olimpico e la cosa si comprende con facilità se solo si pensa al peso
politico, storico e culturale che il sito dell’oracolo più famoso dell’antichità aveva nel
mondo classico.
Come nel caso delle Olimpiadi, altre città diedero quindi luogo a manifestazioni analoghe
alle Pizie e ricalcate sul modello originale. Si possono citare in questo senso Megara,
ricordata da Filostrato; Mileto, Magnesia, Side, Perge e Tessalonica, elencate su
un’iscrizione nota come marmo dello Sponio; Alessandria, Aeni e Filippopoli in Tracia,
nominate in una medaglia dell’imperatore Caracalla; ed infine Tralle, come si deduce da
un’iscrizione in onore dell’atleta Publio Citarista.
Storia 4 – I Giochi Panellenici
Di poco successivi ai Giochi Pitici sono i Giochi Istmici. Anche la loro origine, come quella
degli altri agoni sacri, ha radici nel mito. Un frammento di tavola cronologica rinvenuto
sull’isola di Paros ne fissa la nascita a 483 anni prima dell’inizio dei Giochi Olimpici, ossia
nel 1261 a.C., ma la prima edizione ufficialmente ricordata risale a quasi settecento anni più
tardi, ed è datata al 582 a.C.
I Giochi Istmici, dedicati al dio del mare Poseidone, erano disputati nel mese di aprilemaggio del secondo e quarto anno post-olimpico e furono sempre estremamente popolari,
nonostante il loro programma non possedesse né il fascino religioso e tradizionale delle
Olimpie, né la levatura artistica dei Giochi Pitici. La posizione geografica di Corinto ebbe
senza dubbio un’influenza determinante sull’attrattiva delle Istmiche: la partecipazione e,
soprattutto, la vittoria nei Giochi di Corinto costituiva di certo una formidabile occasione
pubblicitaria, permettendo una diffusione non solo in tutta l’Ellade, ma in tutto il mondo
civilizzato. L’enorme numero di spettatori cosmopoliti che ad ogni edizione convergeva ad
assistere alle gare convinse persino Eschilo a rappresentare qui i suoi drammi e fu proprio
durante i Giochi del 196 a.C. che il console romano Tito Quinzio Flaminino annunciò, in un
tripudio immenso di folla, la restituzione della libertà politica alla Grecia. Proprio però a
causa della sua posizione geografica, le lotte tra Sparta e Atene coinvolsero più volte
Corinto. Lo svolgersi degli eventi, in seguito ad un’invasione spartana, pare abbia ad
esempio portato ad una sospensione o, più probabilmente, ad un declassamento dei Giochi,
dei quali mancano notizie dall’inizio del IV Secolo a.C. al primo periodo romano.
Sotto Augusto i Giochi Istmici ripresero la loro regolare cadenza, riacquistando importanza
al punto che nel 67 Nerone, durante il suo viaggio in Grecia, soggiornò a Corinto per tutto il
periodo invernale e in primavera volle prendere parte attiva alle gare. Una peculiarità delle
Istmiche che merita di essere ricordata viene infine dalla cerimonia di chiusura, che si
svolgeva in notturna. La scena era illuminata dai fuochi dei sacrifici, alimentati da tronchi di
pino inzuppati con olio d’oliva, cui facevano contorno migliaia di fiaccole rette dagli
spettatori presenti. Una conclusione insomma particolarmente scenografica, come d’altronde
era lecito attendersi in Giochi complessivamente molto attenti allo spettacolo. Di tono del tutto opposto era la celebrazione che si svolgeva, a metà luglio e anch’essa con
cadenza biennale, in Argolide. Il mito di fondazione si richiamava ai giochi indetti da
Adrasto, uno dei Sette contro Tebe, in memoria di un bambino vittima indiretta di quella
guerra. A quel remoto evento veniva riconnesso il luogo dove si disputavano le gare, nei
pressi di una sorgente nella piana formata dal fiume Nemeo, tra le due città di Cleone e
Fliunte. L’origine funebre sembra del resto confermata dall’austerità del cerimoniale e del
programma, basato solo su atletica e corse ippiche, e soprattutto dall’abbigliamento
richiesto a giudici e partecipanti, rigorosamente scuro per richiamare il lutto. La prima
edizione ricordata delle Nemee, feste dedicate a Zeus, ebbe luogo nel 573 a.C. e la titolarità
dei Giochi fu mantenuta per circa un secolo dalla città di Cleone. Poiché però organizzare la
celebrazione conferiva alla polis incaricata un prestigio indiscusso nel mondo ellenico, la
potente Argo non tardò ad avanzare pretese egemoniche, sostenendole militarmente sino alla
definitiva vittoria (circa nel 460 a.C).
Storia 4 – I Giochi Panellenici
La struttura dei Giochi era in buona sostanza ricalcata sul modello olimpico. Non erano
effettuate gare artistiche e solamente in epoca tarda si aggiunsero una prova per trombettieri
e una per citaredi. Le gare atletiche e quelle ippiche costituivano perciò la base della
manifestazione, che sino all’epoca ellenistica attraeva in massima parte atleti della sola
Grecia propriamente detta. Dopo la conquista macedone si registrò al contrario una forte
presenza di atleti provenienti dall’Asia Minore, che ne accrebbe la fama nel bacino
mediterraneo. I Giochi di Nemea, oltre a connotarsi di uno spiccato carattere religioso,
erano anche considerati durissimi. Le prove erano in genere molto più severe di quelle
disputate altrove: per esempio, la corsa degli opliti prevedeva una distanza di quattro stadi,
doppia cioè di quella olimpica.
Accanto ai quattro principali giochi sacri, che costituivano la Periodos, ossia un ciclo
particolare e di assoluto prestigio, una molteplicità di manifestazioni agonistiche aveva
luogo in tutta l’Ellade, spesso con una dimensione del tutto locale. Erano giochi che
mettevano in palio premi materiali, (denaro o prodotti pregiati, come ad esempio crateri di
metallo o olio), e l’incentivo economico garantiva una partecipazione sempre molto nutrita.
Senza volerne elencare troppi per motivi di spazio, una menzione va comunque fatta per le
Heraia, competizioni che si tenevano ad Argo in onore di Hera, sorella e sposa di Zeus.
Attorno al 460 a.C. la città di Argo aveva preso, come già accennato, il sopravvento politico
e militare sull’intera regione dell’Argolide, e aveva tra l’altro acquisito il controllo
dell’importante santuario della dea che vi sorgeva. Risale appunto a quest’epoca
l’istituzione dei Giochi, come attestano varie iscrizioni su vasi di bronzo e alcune odi di
Pindaro. Le gare comprendevano corse coi carri, pancrazio, pugilato, corse a piedi e corsa
armate. Un programma quindi molto articolato, cui faceva riscontro un montepremi
ricchissimo, in primo luogo lo Scudo Bronzeo per cui i Giochi andavano famosi in tutta
l’Ellade, ma anche crateri, tripodi, lebeti ed altri pregiati oggetti in bronzo.
Le Panatenee
Altrettanta importanza avevano assunto le Panatenee, i Giochi che si svolgevano ad Atene,
ogni terzo anno olimpico. Per nove giorni a partire dal 28 Ecatombeone (giugno-luglio), il
giorno natale della città secondo il calendario ateniese, i migliori atleti greci gareggiavano in
onore di Atena Poliade. La nascita di questi Giochi veniva fatta risalire da alcuni al mitico re
Eretteo, come ringraziamento ad Atena, dopo la vittoria riportata sul gigante Asterio, e da
altri a Teseo, in commemorazione dell’avvenuta unità dell’Attica. L’inizio ufficiale si ebbe
però solo nel 566 a.C., quando l’arconte Hippoklèides li riorganizzò sul modello olimpico.
Le Panatenee iniziavano con tre giorni di gare musicali, cui facevano seguito due giornate
dedicate alle corse atletiche e due a quelle ippiche. Si svolgeva inoltre una regata nelle
acque del Pireo. Il giorno precedente la chiusura era dedicato a danze guerresche datte
pirriche, ed infine alla lampadedromia (una staffetta in cui il testimone era costituito da una
fiaccola): erano le gare che animavano la pannuchìs, la sacra veglia durante la quale si
svolgeva il sontuoso corteo notturno finale. Storia 4 – I Giochi Panellenici
Oltre a somme in denaro i premi erano costituiti in primo luogo da anfore dipinte contenenti
circa venti litri del preziosissimo olio attico, note appunto come anfore panatenaiche.
Il vincitore acquisiva il diritto di vendere il premio ed era in pratica l’unico modo legale per
esportare l’olio, considerato sacro. Poiché il prodotto era ricercato in tutto il bacino
mediterraneo, si comprende con facilità quali benefici economici una vittoria nei giochi
ateniesi potesse garantire. La quantità di giochi pecuniari che si svolgevano in tutta la
Grecia consentiva del resto a molti di vivere in maniera anche piuttosto agiata di solo
agonismo. A parte i compensi che le municipalità riconoscevano più o meno apertamente ai
trionfatori dei giochi sacri, è noto che alcuni atleti si arricchirono enormemente con la
partecipazione e la vittoria in un numero talvolta incredibile di competizioni.
Danilo Francescano
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