Azienda U.S.L. n.6 - Livorno Laboratorio di Patologia Clinica LabNews Anno 4, Numero 16 settembre 2002 EDITORIALE Sommario: Editoriale 1 VES 2 Tacrolimus 3 Leucemie acute mieloidi 4 Celiachia 5 Fischi per fiaschi 6 TRab 7 LabNews foglio di informazione del laboratorio di Patologia Clinica direttore : Antonio La Gioia redazione: Maria Bombara Fabio Bonini Ivo Chiapponi Carlo Falciani Marcello Fiorini Alessandro Gagliardi Giuliana Gracci Antonella Leoni Mario Manetti Cinzia Martinelli Angela Matteucci Adriana Palla Patrizia Petricci Gerardina Russo Hanno collaborato a questo numero: Maria Bombara Ivo Chiapponi Carlo Falciani Marcello Fiorini Angela Matteucci Fabrizio Torsi Gabriele Turelli Viale Alfieri 36 57100 Livorno [email protected] Verso l’uso ottimale degli esami di laboratorio L a Società Svedese di Chimica Clinica ha fatto un interessante lavoro in collaborazione con i medici di medicina generale. Al fine di ottimizzare la richiesta degli esami di laboratorio, un gruppo di esperti dopo una revisione critica della letteratura secondo le modalità dell’ EBM, ha redatto un elenco contenente gli esami più frequentemente richiesti in maniera non appropriata. L’elenco è formato da due parti: A: esami la cui richiesta dovrebbe diminuire e B: esami la cui richiesta dovrebbe aumentare. Abbiamo trascritto parte di questi elenchi riguardanti esami che anche nella nostra realtà spesso vengono richiesti in maniera non adeguata, sperando che possa servire come punto di partenza per una riflessione sulla prescrizione di alcuni esami più comuni e che sono entrati “nella penna”, ma che spesso sono superati da esami più recenti e più specifici o sensibili. A: Esami, la cui richiesta dovrebbe diminuire: si tratta di esami che vengono richiesti per abitudine e che spesso hanno un valore clinico limitato o che possono essere sostituiti da esami più specifici. Come esempio viene citata la VES, che è un test piuttosto aspecifico e che può essere sostituito, in caso di malattia acuta, dalla PCR, oppure gli ormoni tiroidei (fT4 e fT3), che, di norma, non devono essere richiesti in prima istanza, ma solo dopo aver eseguito il TSH (vedi anche la scheda sulla VES a pagina 2 e l’articolo sulla tiroide nel Labnews n° 3). B: Esami, la cui richiesta dovrebbe aumentare: perché rendono possibile la scoperta di malattie trattabili in uno stadio precoce: glicemia per la scoperta del diabete dell’adulto, calcio per l’iperparatiroidismo, TSH per le malattie della tiroide o la troponina nel danno miocardio. Inoltre vengono suggeriti esami utili per il monitoraggio delle malattie e quindi per la prevenzione delle complicanze, come HbA1c e la microalbuminuria nel diabete (vedi Labnews n°11). Gli elenchi qui di seguito riportati sono stati proposti per essere utilizzati nella valutazione temporale dell’andamento delle richieste di esami. Nell’elenco di tipo A l’esame per il quale è auspicabile una diminuzione della richiesta è messo in rapporto con l’esame che dovrebbe sostituirlo (p.es. fruttosamina/HbA1c) oppure con il numero totale delle richieste. Una diminuzione nel tempo del rapporto indica un miglioramento della tipologia degli esami richiesti. Nell’elenco di tipo B l’esame per il quale è auspicabile un aumento delle richieste è messo in rapporto con il numero totale delle richieste oppure con il gruppo di persone a rischio per le quali è opportuna la richiesta dell’esame in questione (p.es. CDT negli alcoolisti, HbA1c nei diabetici). In questo caso il miglioramento prescrittivo si evidenzia con un aumento del rapporto. Tipo A: AGA/EMA AST/ALT Bilirubina/ALP CEA/ n° totale esami Cloro/ n° totale esami Colesterolo/HDL Creatinina/ n° totale esami Fruttosamina/HbA1c fT4/TSH IgE/test allergologici LDH/ n° totale esami OGT/ n° totale esami Sodio/potassio Urea/creatinina VES/PCR (Continua a pagina 2) LabNews (Continua da pagina 1) VES/n° totale esami Tipo B: ALP/ n° totale esami ALT/ n° totale esami Calcio/ n° totale esami CDT/ n° totale alcoolisti Ferritina e indice di saturazione della transferrina/ n° totale esami GGT/n° totale alcoolisti Glucosio/ n° totale esami HbA1c/totale diabetici Microalbuminuria/ n° totale diabetici Omocisteina/ n° totale esami PCR sensibile/ n° totale esami VES Recettore solubile della transferrina/ n° totale esami Reticolociti /emocromi Sangue occulto nelle feci / n° totale esami TPO-Ab /TSH Troponina /AST Troponina /CK Troponina /LDH TSH/ diabetici TSH/ n° totale esami Noi, come laboratorio, cerchiamo di fare massima informazione divulgando linee guida e aggiornando il più possibile i nostri esami Voi, all’atto della prescrizione, ponetevi questa domanda: questo esame serve a questo paziente? in questo contesto? e ancora, la mia condotta terapeutica verrà modificata in base all’esito dell’esame? (am) EBM medicina basata sulle evidenze L a velocità di eritrosedimentazione (VES) è un test relativamente aspecifico che viene spesso richiesto per la diagnosi e il monitoraggio delle malattie. Diversi fattori infatti influenzano il valore della VES. Fra essi possiamo annoverare fattori fisiologici come l’età e il sesso, alcune terapie farmacologiche e fattori patologici come la concentrazione di fibrinogeno o delle immunoglobuline plasmatiche oppure la presenza e il grado di anemia ( o poliglobulia). Valori elevati di VES possono riscontrarsi in vari stati patologici; data l’aspecificità dell’esame, se la storia clinica e l’esame obiettivo suggeriscono un processo patologico specifico, l’esecuzione della VES aggiunge poco e altre indagini sono generalmente più utili. In ogni modo, c’è consenso nel ritenere che la VES può dare informazioni utili per la diagnosi e per il monitoraggio del decorso e la risposta alla terapia in alcune specifiche condizioni. In particolare la VES: costituisce un criterio diagnostico per l’arterite temporale e per la polimialgia reumatica e serve per monitorare la risposta alla terapia rientra negli indici clinici per la diagnosi di artrite reumatoide segue il decorso di pazienti con artrite reumatoide o altre connettiviti valuta la risposta alla terapia nel morbo di Hodgkin monitorizza alcune infezioni come la tubercolosi e l’osteomielite può essere usata come screening per presenza di infezioni tissutali in situazioni specifiche, p.es. dopo intervento chirurgico ortopedico o in presenza di sospetta malattia infiammatoria pelvica inquadra persone anziane con sintomatologia vaga in cui c’è una probabilità medio-alta di malattia sottostante, ma senza dati certi rilevabile dall’anamnesi o dall’esame obbiettivo Non c’è evidenza di sostenere l’uso della VES in individui asintomatici e questo test non deve essere usato per indagini di routine o di screening. (am) Anno 4, Numero 16 Pagina 2 LabNews TRAPIANTI D’ORGANO E TERAPIA IMMUNOSOPPRESSIVA: UN NUOVO FARMACO, IL TACROLIMUS N el trapianto di organi la terapia immunosoppressiva post-trapianto riveste un ruolo considerevole. Negli ultimi decenni un contributo importante nell’ambito dei trapianti si è avuto con l’introduzione della ciclosporina, potente farmaco immunosoppressore, che ha portato ad un netto miglioramento in termini di sopravvivenza di pazienti trattati e di organi trapiantati. Come tutti i farmaci immunosoppressori però, la ciclosporina presenta una scarsa tollerabilità (presenza di effetti collaterali seri, in particolare nefrotossicità) ed inoltre non è sempre in grado di contrastare il rigetto cronico del trapianto. Negli ultimi anni si è reso disponibile un nuovo farmaco, il tacrolimus (FK 506), un macrolide isolato dallo Streptomyces tsukubaensis, che possiede proprietà immunosoppressive simili ma più potenti rispetto alla ciclosporina, potendo quindi essere utilizzato a dosaggi più bassi rispetto a quest’ultima. Il meccanismo di inibizione della risposta immune è simile a quello della ciclosporina, con un’azione più incisiva a livello della risposta immune cellulo-mediata. Il tacrolimus si lega nei linfociti T ad una famiglia di proteine citoplasmatiche denominate FKBP (“FK-binding proteins”, o “proteine leganti l’FK) con conseguente inibizione dell’attività fosfatasica della calcineurina. Il blocco delle vie di trasduzione del segnale calciodipendenti così ottenuto, provoca un arresto dell’attività proliferativa e della funzionalità dei linfociti T. In vitro, il tacrolimus inibisce, con una potenza da 10 a 100 volte superiore quella della ciclosporina, la reazione linfocitaria mista, la formazione di interleuchina-2 dai linfociti T e la formazione di altri mediatori solubili, inclusi l'interleuchina-3 e l'interferone gamma. Come la ciclosporina, il tacrolimus risulta più efficace nel prevenire il rigetto acuto piuttosto che quello cronico. L’efficacia del tacrolimus rispetto alla ciclosporina nel ridurre l’incidenza di rigetto sembra maggiore particolarmente nei trapianti di fegato, mentre nel trapianto di rene gli effetti sono paragonabili. Anche l’uso del tacrolimus è associato ad effetti secondari tossici gravi, in primo luogo a nefrotossicità. Altri effetti secondari nocivi includono neurotossicità, alterata tolleranza glucidica, ipertensione, insonnia e disturbi gastrointestinali. Tali effetti collaterali sembra però che si verifichino meno frequentemente rispetto al trattamento con ciclosporina. Il tacrolimus può essere somministrato per via endovenosa o per via orale. L’absorbimento nel tratto gastrointestinale avviene in modo variabile ed irregolare. Il farmaco viene metabolizzato in misura elevata nel fegato e nei microsomi dell’intestino tenue tramite gli enzimi del Anno 4, Numero 16 citocromo epatico P-450. Sono stati identificati nove differenti metaboliti del tacrolimus dei quali non è ancora chiaro il significato clinico. Attualmente, in particolare, non è ancora definito se la nefrotossicità del tacrolimus sia da attribuire al farmaco, ai metaboliti o ad entrambi. Come la ciclosporina, il tacrolimus presenta una notevole variabilità intra- ed inter-individuale nel suo profilo farmacocinetico. Per raggiungere il dosaggio ottimale è quindi necessario il monitoraggio terapeutico, particolarmente raccomandato anche in considerazione dell’elevata tossicità del farmaco. Dai dati clinici comunque risulta che non esiste un rapporto chiaro tra il dosaggio di tacrolimus, le concentrazioni del farmaco nel sangue intero ed effetti negativi quali il rigetto di trapianto e la nefrotossicità. Il range terapeutico di tacrolimus non è quindi ancora chiaramente definito; più comunemente si ritrovano concentrazioni nel sangue intero tra 5 e 20 ng/mL. Concentrazioni più elevate sono associate ad un aumento nell’incidenza di effetti negativi. La complessità del quadro clinico e le differenze individuali di sensibilità agli effetti immunosoppressori del tacrolimus comportano esigenze diverse per raggiungere livelli ottimali del farmaco nel sangue intero. Ciascun paziente deve essere sottoposto ad una valutazione clinica esauriente prima di effettuare cambiamenti nella terapia e per ciascun paziente deve essere stabilito il range individuale in base a questi reperti clinici. Studi farmacocinetici hanno identificato nel sangue intero il mezzo più idoneo, rispetto al plasma, per descrivere le caratteristiche farmacocinetiche del tacrolimus. Infatti, il tacrolimus oltre al legame con le proteine plasmatiche, principalmente albumina e alfa-1glicoproteina acida, presenta un alto grado di legame agli eritrociti. I metodi di dosaggio usati nella routine di laboratorio sono metodi immunometrici. Tali metodiche presentano una reattività crociata con i metaboliti del tacrolimus. In caso di accumulo dei metaboliti ( p. es. eliminazione del tacrolimus impedita in corso di colestasi) può quindi verificarsi una sovrastima della concentrazione del farmaco. In questi casi è necessario l’uso di un dosaggio specifico (HPLC). In conclusione, il tacrolimus può essere utilizzato come valida alternativa alla ciclosporina, particolarmente nei trapiantati di fegato; viene comunque utilizzato in sostituzione della ciclosporina nel trattamento dei rigetti di trapianto resistenti alla stessa o dopo la comparsa di effetti tossici. (m.b.) Pagina 3 LabNews LEUCEMIE ACUTE MIELOIDI L e leucemie acute mieloidi rappresentano un gruppo di patologie maligne che originano dal coinvolgimento della cellula staminale emopoietica, caratterizzate da un’alterata proliferazione e differenziazione della stessa e delle linee cellulari derivanti (granulocitaria, monocitaria, eritroide e megacariocitaria). Abitualmente la LAM viene classificata in otto varianti (M0-M7) secondo uno schema FAB (FrenchAmerican-British)1-2 che utilizza principalmente criteri morfologici, citochimici e immunofenotipici. Nella classificazione FAB il numero di blasti midollari necessario per la diagnosi di leucemia mieloide acuta è rappresentato dal 30%. Le leucemie acute mieloidi sono etichettate come leucemie acute de novo quando insorgono come prima malattia in pazienti senza importanti precedenti anamnestici, o leucemie acute “secondarie” quando insorgono in pazienti con pregressa esposizione a sostanze chimiche (pesticidi), farmaci (alchilanti, inibitori delle topoisomerasi II) o radiazioni e/o con precedenti emopatie in particolare sindromi mieloproliferative croniche, mielodisplasie, malattia di Hodgkin o linfomi maligni nonHodgkin trattati con chemio- e/o radioterapia. Più raramente alcune leucemie acute mieloidi si sviluppano in pazienti con altre pregresse malattie linfoproliferative croniche come il mieloma multiplo. La leucemia può originare da un’alterazione genetica (anomalie cromosomiche, mutazioni puntiformi) che interviene in una singola cellula del midollo osseo, la quale talvolta assume le caratteristiche di una vera e propria predisposizione. Numerose anomalie cromosomiche sono state e continuano ad essere identificate; i geni coinvolti in molte alterazioni sono stati clonati e tutto ciò contribuisce sia alla comprensione dei meccanismi coinvolti nella leucemogenesi sia all’identificazione di target per nuove strategie terapeutiche. La caratterizzazione molecolare delle anomalie cariotipiche ha consentito di identificare markers specifici di diversi citotipi con implicazioni diagnostiche e prognostiche. Nel 1998 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO)3, nel tentativo di integrare le nuove acquisizioni, sulla base delle caratteristiche citogenetiche e molecolari, della presenza di displasia morfologiche e della storia di precedente mielodisplasia, ha proposto uno schema classificativo delle leucemie acute mieloidi in 4 gruppi, andando ad identificare alcuni sottotipi citologici particolari non specificatamente proposti nella classificazione FAB Molte specifiche alterazioni citogenetiche presenti nelle leucemie acute mieloidi sono associate con caratteristiche morfologiche e con quadri clinici peculiari. Con l’eccezione della leucemia promielocitica/ M3 con t(15;17), le forme caratterizzate da alterazioni citogenetiche non presentavano un inquadramento organico nella classificazione FAB con la classificazione WHO queste vengono collocate in specifiche Anno 4, Numero 16 categorie. Inoltre i casi che presentano queste alterazioni citogenetiche pur esprimendo una bassa quota di blasti, che in passato sarebbero state diagnosticate come sindromi mielodisplastiche adesso vengono inserite nella leucemie acute mieloidi. Altra novità è rappresentata dall’inserimento delle forme leucemiche mieloidi acute associate a mielodisplasia, primitive o secondarie a quadri di displasia multilineare, a sindrome mielodisplastica e a trattamenti chemioterapici. E’ stato suggerito che tutte queste forme riflettano un danno genetico simile sia su base ambientale che iatrogena e una comune patogenesi. C la s s ific a z io n e d e lle L A M s e c o n d o W H O 1 . L e u c e m ie m ie lo id i a c u te c o n tr a s lo c a z io n e c ito g e n e tic h e r ic o r r e n ti - L M A c o n t(8 ;2 1 ) (q 2 2 ;q 2 2 ), A M L 1 (C B F a )/E T O - L e u c e m ia p ro m ie lo c itic a a c u ta [L M A c o n t(1 5 ;1 7 )(q 2 2 ;q 1 1 -1 2 ) e v a ria n ti P M L /R A R a ] - L M A c o n ip e re o s in o filia m id o lla re [in v (1 6 )(p 1 3 ;q 2 2 ) o t(1 6 ;1 6 )(p 1 3 ;q 1 1 ),C B F ß /M Y H 1 1 X ] - L M A c o n a n o m a lie 1 1 q 2 3 (M L L ) 2 . L e u c e m ia m ie lo id e a c u ta c o n d is p la s ia m u ltilin e a r e - S e c o n d a ria a s in d ro m e m ie lo d is p la s tic a - D e novo 3 . L e u c e m ia m ie lo id e a c u ta e s in d r o m i m ie lo d is p la s tic h e s e c o n d a r ie a c h e m io te r a p ia - S e c o n d a ria a d a g e n ti a lc h ila n ti - S e c o n d a ria a e p ip o d o filo to s s in e - A ltri tip i 4 . L e u c e m ia m ie lo id e a c u ta n o n a ltr im e n ti c la s s ific a ta - L M A c o n d iffe re n z ia z io n e m in im a - L M A s e n z a m a tu ra z io n e - L M A c o n m a tu ra z io n e - L e u c e m ia m ie lo m o n o c itic a a c u ta - L e u c e m ia m o n o c itic a a c u ta - E ritro le u c e m ia a c u ta - L e u c e m ia m e g a c a rio c itic a a c u ta - L e u c e m ia b a s o fila a c u ta - P a n m ie lo s i a c u ta c o n m ie lo fib ro s i Come corollario alla classificazione un nuovo importante assunto viene applicato all’interno della classificazione: recenti studi hanno dimostrato che pazienti con una quota di blasti midollari compresa tra il 20% ed il 30% classificati secondo FAB come sindrome mielodisplastica (Anemia Refrattaria con Eccesso di Blasti in Trasformazione AREB-T) hanno una prognosi simile a quella dei pazienti che invece presentano il 30% di blasti midollari. Da tutto ciò deriva che la quota di blasti necessaria per definire la Leucemia Mieloide Acuta è definita dal 20% ed inoltre che la categoria AREB-T debba essere soppressa. (m.f.) Bibliografia 1. Bennett JM, et al. Proposals for the classification of the acute leukemias (FAB cooperative group). Br J Haematol 33, 451458, 1976. 2. Bennett JM, et al. Proposed revised criteria for the classification of acute myeloid leukemia: a report of the FrenchAmerican-British cooperative study group. Ann Intern Med; 103:620-5; 1985. 3. Harris NL, et al. The World Health Organization classification of hematological malignancies report of the Clinical Advisory Committee Meeting, Airlie House, Virginia, November 1997.Mod Pathol. 2000 Feb;13(2):193-207. Pagina 4 LabNews G MARCATORI IMMUNOLOGICI DI CELIACHIA: PROPOSTA DI PROTOCOLLO DIAGNOSTICO li anticorpi anti gliadina (AGA) sia di classe IgG che IgA sono stati i primi ad essere utilizzati nella diagnostica sierologica della malattia celiaca (MC). Adesso sono quasi del tutto abbandonati per la loro insufficiente accuratezza. La determinazione degli anticorpi antiendomisio (EMA) di classe IgA è a tutt'oggi il test che garantisce la migliore efficienza diagnostica, poichè soddisfa i requisiti di una sensibilità e specificità quasi assolute. La ricerca degli EMA viene, tuttavia, effettuata utilizzando la tecnica di immunofluorescenza indiretta (IFI) su sezioni tissutali di 3° medio di esofago di scimmia, il che comporta elevati costi e pone problemi etici legati alla scomparsa di questi Primati. Una svolta significativa nella sierologia della MC si è avuta nel 1997 quando Dieterich ha evidenziato che il principale antigene responsabile della produzione degli EMA è l'enzima transglutaminasi (tTG), aprendo la strada allo sviluppo di un test ELISA per la determinazione di autoanticorpi anti tTG di classe IgA ed IgG con performance analitiche simili a quelle degli EMA. L'analisi genetica ha inoltre evidenziato che tutti i soggetti celiaci presentano genotipo DQ2 o DQ8 (viceversa non tutti i soggetti a genotipo DQ2 o DQ8 sono celiaci). Alla luce di queste nuove acquisizioni scientifiche e per l'esperienza maturata in questo settore, il Laboratorio di Patologia Clinica ha sviluppato un algoritmo diagnostico che allo stato attuale sembra essere il più vantaggioso sul piano del rapporto costi/beneficio. Premesso che il gold standard nella diagnosi di malattia celiaca rimane l'esame bioptico della mucosa duodenale, i test sierologici possono essere proposti sia a scopo di screening che di valutazione della compliance al regime dietetico. (i.c.) I test HLA DQ2 (DQA1*501/DQB1*201 cis/trans) e DQ8 (DQA1*/0301/DQB1*0302) vengono effettuati presso l’U.O. di Immunoematologia del nostro Ospedale. L’indagine genetica potrebbe essere estesa anche ai soggetti a rischio, negativi ai test sierologici. L’assenza del genotipo DQ2 o DQ8 ha un elevato valore predittivo negativo. Anno 4, Numero 16 Pagina 5 LabNews Fischi per fiaschi... P oliambulatorio, ore 8.27. Numero 184 rosso, sportello 7. Buon giorno! Buongiorno a lei. Mi dà la ricetta? Grazie; dunque, vediamo……. …..prove emogeniche, antitrombina III, proteine...no, non sono le proteine. Mi scusi un attimo. Francesca, mi guardi cos’è questo? Aspetta, vediamo, sì, sì, è il potassio. OK, potassio. No, no, ma che potassio! Mi sembra che siano piastrine: Vada per le piastrine. Ma il Dr. Mario Rossi per il suo paziente Mario Bianchi voleva le piastrine o il potassio o le proteine o……. Anno 4, Numero 16 Pagina 6 LabNews Anticorpi anti-recettore del TSH L e patologie autoimmuni sono la causa più frequente di disfunzione tiroidea: costituiscono malattie organo-specifiche e gli autoanticorpi presenti, diretti contro i principali antigeni tiroidei (tireoglobulina, perossidasi tiroidea e recettore del TSH), sono responsabili di alterazioni funzionali come l’ipertiroidismo nel morbo di Basedow e l’ipotiroidismo nella tiroidite di Hashimoto. Gli anticorpi diretti contro il recettore del TSH (TRAb), possono produrre un effetto stimolatorio o, più raramente, inibitorio, sulla funzionalità ed il trofismo della ghiandola tiroide, completamente indipendente dalla regolazione dell’ipofisi; la loro presenza è patognomonica del morbo di Basedow. Il dosaggio dei TRAb può costituire un valido strumento per la diagnosi ed il follow-up in corso di terapia medica del morbo di Basedow, ed ha valore prognostico nel corso della malattia; nei soggetti affetti da ipertiroidismo subclinico, i TRAb assumono valore diagnostico di malattia di Basedow allo stadio ancora subclinico; inoltre, dal momento che tali anticorpi passano attraverso la placenta, in caso di gravidanza in madri basedowiane, è opportuno un dosaggio durante l’ultimo trimestre di gravidanza: ipertiroidismo fetale e/o neonatale possono insorgere solamente se la madre presenta titoli elevati di TRAb stimolatori. Purtroppo fino a poco tempo fa erano disponibili solamente metodiche dispendiose ed indaginose, come i dosaggi funzionali, che sono in grado di distinguere i TRAb stimolatori (TSAb) da quelli inibitori (TBAb), valutandone l’attività biologica su cellule in coltura, ma che, benchè altamente sensibili e specifiche, non possono essere utilizzate come analisi di routine. Successivamente sono entrate nell’uso clinico corrente metodiche TBII (Thyrotropin-binding inibiting immunoglobulins) che utilizzano recettori del TSH isolati dalla ghiandola tiroidea porcina e TSH bovino. Queste metodiche garantiscono una specificità superiore al 90%, ma una sensibilità clinica del 70-80%, non sufficiente nella diagnosi di Morbo di Basedow; per questo motivo il dosaggio è stato fino ad oggi più frequentemente utilizzato come analisi complementare in determinate situazioni patologiche, come l’oftalmopatia basedowiana isolata, il rischio di distiroidismo neonatale, e nella differenziazione dell’ipertiroidismo su base autoimmune dal gozzo uninodulare o multinodulare autonomamente iperfunzionante. Recentemente è stato introdotto un dosaggio di seconda generazione che impiega recettori del TSH umani altamente purificati e anticorpi umani come standard. Questi componenti creano in vitro un sistema omologo di analisi che è la realistica immagine dell’interazione antigene/anticorpo in vivo, ed è in grado comunque di escludere interferenze con anticorpi differenti dai TRAb, come gli anti-tireoglobulina o gli anti tireoperossidasi. Rispetto ai sistemi di analisi basati su recettori porcini del TSH, il sistema che utilizza materiale umano, consente una reazione misurabile tra il recettore del TSH e concentrazioni molto basse di TRAb. Questo nuovo metodo è in grado, pertanto, di migliorare la sensibilità clinica portandola ai livelli dei dosaggi funzionali, tra il 94% ed il 99%, senza alterarne la specificità. Con queste caratteristiche analitiche, il dosaggio dei TRAb assume una importanza rilevante nella diagnosi del morbo di Basedow e nel suo followup, determinando inoltre un quadro prognostico definito che può indirizzare verso un trattamento immediato della malattia. Questa nuova metodica di dosaggio è attualmente utilizzata presso il nostro laboratorio, in sostituzione del metodo TBII, dal mese di aprile di quest’anno. (c.f.) Orari per il pubblico Prelievi Poliambulatorio: Tutti i giorni feriali dalle 7.30 alle 12.00 Consegna campioni Poliambulatorio: Tutti i giorni feriali dalle 7.30 alle 12.00 Appuntamenti per prelievo al Poliambulatorio dalle 11.00 alle 17.00 Prelievi Distretto Via E.Rossi: Tutti i giorni feriali dalle 7.30 alle 9.15 Prelievi Distretto Fiorentina: Tutti i giorni feriali dalle 7.30 alle 9.15 Prelievi Distretto Via del Mare: Da Lun a Ven dalle 7.30 alle 9.00 Prelievi Distretto Collesalvetti: Lun-Mer-Sab dalle 7.30 alle 8.30 Prelievi Distretto Stagno Venerdì dalle 7.30 alle 8.30 Appuntamenti per prima visita ambulatorio TAO dalle 11.00 alle 17.00 Anno 4, Numero 16 Pagina 7 LabNews Interferenze da “Omniscan” sulle misurazioni del calcio E’ giunta recentemente una comunicazione relativa all’esistenza di una interferenza da “Omniscan” sulla determinazione della calcemia effettuata con alcuni degli analizzatori di maggiore diffusione. L’Omniscan (Gadodiamide) è una sostanza che viene somministrata a pazienti che vengono sottoposti ad esami di risonanza magnetica . E’ stato accertato che se a queste persone viene fatto un prelievo per esami diagnostici entro le successive 12/24 ore, le determinazioni del calcio eseguite con metodi colorimetrici possono dare luogo a sottostime dei risultati. Informazioni al pubblico A proposito di IgE specifiche... A partire dal 1 ottobre p.v. saranno operative le nuove modalità di richiesta per gli esami allergologici, finalizzate al perseguimento della migliore appropriatezza ed efficacia. A cura del laboratorio saranno inviati ai Sigg. Medici tre documenti: una tabella indicante l’elenco degli allergeni per i quali è eseguibile la determinazione delle specifiche IgE, una tabella indicante le principali cross-reattività ed infine un modulo in cui il medico richiedente dovrà riportare le informazioni clinicoanamnestiche necessarie alla corretta gestione di laboratorio del soggetto allergopatico. Fondamentalmente si prospettano tre fattispecie distinte: • • • in caso di relazione temporale o causale tra esposizione e sintomatologia con forte sospetto diagnostico ovvero in caso di necessità di controllo di reattività in vivo per uno o più specifici allergeni, sarà necessario compilare, su ricettario regionale, la richiesta di determinazione delle IgE per specifici allergeni (indicati per esteso o per sigla); nell’eventualità che questi non siano compresi nell’elenco suddetto, ove possibile, il laboratorio provvederà alla acquisizione dei medesimi. in caso di relazione temporale o causale tra esposizione e sintomatologia con sospetto diagnostico ovvero in caso di necessità di controllo di reattività in vivo per famiglie o classi di allergeni,sarà necessario compilare oltre alla richiesta su ricettario regionale di dosaggio delle IgE specifiche per famiglie o classe di allergeni, anche il modulo di informazioni clinico-anamnestiche citato. Il laboratorio, tenendo conto anche delle cross-reattività provvederà alla esecuzione del dosaggio delle IgE specifiche per gli allergeni più rappresentativi della famiglia o classe indicata. nel caso di non evidente associazione causale o temporale tra esposizione e sintomatologia e/o sintomatologia sfumata, sarà necessario compilare su ricettario regionale la richiesta di determinazione di IgE specifiche, oltre al modulo di informazioni clinico-anamnestiche. Il laboratorio provvederà all’esecuzione di un pannello di IgE personalizzato in relazione alle informazione clinico anamnestiche e della diversa cross-reattività. Il Dr. La Gioia, la Dr.ssa Petricci ed il Dr. Chiapponi saranno disponibili per informazioni ed eventuali suggerimenti ispirati dall’esperienza e competenza dei colleghi richiedenti. Anno 4, Numero 16 Segreteria Laboratorio Analisi Tel 223014 Tel 223355 Fax 223440 Dalle 10.30 alle 18.30 Via E. Rossi Tel 223610 Dalle 11.30 alle 12.30 Fiorentina Tel 223522 Dalle 11 alle 12.30 Via del Mare Tel 223194 Dalle 12 alle 13 Distretto Collesalvetti Tel 962978 Dalle 7.30 alle 13 Distretto Stagno Tel 941291 Dalle 11 alle 12 Numeri utili del Laboratorio Direzione Biochimica Ematologia Tossicologia Citofluorimetria Sistema qualità Batteriologia Pagina 8 223207 223086 223084 223215 223087 223220 223085 223090 223440 223299