Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Programmazione delle politiche pubbliche e bilancio dello Stato: esperienze e metodologie di valutazione Cinzia Raimondi Dottore di ricerca in Economia e gestione delle aziende pubbliche, presso l’Università Tor Vergata, Roma – Consigliere del Segretariato generale della Presidenza della Repubblica S ommario : 1. Breve introduzione. 2. La programmazione delle politiche pubbliche nazionali e il dialogo con le istituzioni comunitarie. 3. Gli effetti del processo di integrazione europea sul ciclo evolutivo della decisione nazionale di bilancio. 4. La definizione delle politiche pubbliche nel bilancio dello Stato: l’individuazione delle missioni e dei programmi. 5. Dalla programmazione alla valutazione delle politiche pubbliche: l’individuazione degli indicatori di performance e il rafforzamento della capacità di giudizio. Il processo di integrazione europea ha determinato una serie di effetti diretti sulla programmazione delle politiche pubbliche nazionali, in particolare su quella di bilancio. In Italia, il “ciclo evolutivo” del bilancio si è arricchito di nuovi documenti di programmazione direttamente collegati agli orientamenti comunitari in materia di politiche economiche e occupazionali e di politiche di coesione territoriale. Anche la struttura del bilancio di previsione ha subito degli adattamenti, visualizzando ora in modo più chiaro le risorse assegnate per le “grandi priorità”, le missioni dello Stato, le politiche pubbliche. Questo cambiamento impone una riflessione sulla necessità di adottare nuove metodologie e ulteriori strumenti di analisi per valutare gli effetti di ogni singola politica nel suo complesso, non solo dei singoli programmi che ne danno attuazione. Tale riflessione impegna, prima di tutto, il Governo e il Parlamento. The process of European integration has led to a series of direct effects on the programming national public policies, in particular on the budget. In Italy, the cycle evolutionary of the budget is enriched with new programming documents directly related to the Community guidelines in the field of economic and employment policies and policies of territorial cohesion. Also the structure of the budget has suffered of adjustments, displaying now more clearly the resources allocated for the major priorities, the missions of the State, public policies. This change requires a reflection on the need to adopt new methodologies and further analysis tools to assess the effects of each single policy in a whole, not only of individual programs that they are implementing. This reflection undertakes, first of all, the Government and Parliament. Parole chiave: ciclo di bilancio – missioni – rendicontazione – valutazione Key words: budget cycle – missions – reporting – evaluation 449 Az.Pubb 3.09.indd 449 Azienda Pubblica 3.2009 14-01-2010 16:55:27 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi 1. Breve introduzione Il processo di integrazione comunitaria determina effetti diretti sulle politiche pubbliche nazionali, condizionandone sia la fase di programmazione che quella di successiva valutazione degli effetti. In Italia, con particolare riferimento alla decisione nazionale di bilancio, è possibile registrare due distinti fenomeni. In primo luogo, il tradizionale “ciclo evolutivo” del bilancio dello Stato si è arricchito di documenti programmatici strettamente correlati agli orientamenti comunitari in materia di equilibri macroeconomici e Patto di stabilità e crescita, politica economica e occupazionale, politica di coesione territoriale. In secondo luogo, la struttura stessa del bilancio di previsione si sta progressivamente orientando, grazie ad alcune più recenti riforme, verso una maggiore rappresentatività delle politiche pubbliche e una più attenta destinazione “funzionale” della spesa. Tali cambiamenti determinano una serie di conseguenze sul piano pratico. La prima è data dalla necessità di rafforzare il collegamento tra la fase di programmazione economica e quella di pianificazione strategica dei Ministeri, attraverso un maggiore raccordo tra stanziamenti di bilancio/ programmi/assetti organizzativi. Tale raccordo presuppone l’esistenza di efficaci sistemi di budgeting performance oriented capaci di verificare se e in che modo i responsabili delle strutture amministrative statali realizzino gli obiettivi prefissati in sede di programmazione. La seconda conseguenza è rappresentata dalla necessità di compiere un passo ulteriore, sperimentando tecniche di valutazione non più solo dei singoli programmi ma delle stesse politiche di cui sono parte integrante. Si tratta di una valutazione che opera a livello “macro”, si inserisce nel c.d. policy cycle e presuppone l’esistenza di una relazione di accountability istituzionale tra Governo e Parlamento. Tale relazione, se correttamente intesa, ha la capacità di affidare al Parlamento una innovativa ed essenziale funzione di oversighting. Obiettivo del presente studio è quello di analizzare le innovazioni introdotte nel “ciclo evolutivo” del bilancio di previsione e successivamente verificare se sussistano i presupposti per potere avviare una riflessione sulla implementazione di un modello di valutazione delle politiche pubbliche. A questo fine, il lavoro si articola in più paragrafi: il § 2 è dedicato ad una breve analisi di contesto sul ciclo di programmazione delle politiche pubbliche; il § 3 analizza le conseguenze che il processo di integrazione europea ha determinato sulla decisione nazionale di bilancio ampliando il numero e la portata dei documenti di programmazione economico-finanziaria; il § 4 approfondisce gli aspetti legati alla nuova struttura del bilancio, maggiormente orientata alle linee di policy e sempre più caratterizzata da una scissione tra il bilancio per la decisione parlamentare e il bilancio per la Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 450 450 12-01-2010 16:35:06 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche gestione amministrativa; infine, il § 5 individua alcuni presupposti da cui partire per sviluppare e implementare un vero e proprio modello di valutazione delle politiche pubbliche. 2. La programmazione delle politiche pubbliche nazionali e il dialogo con le istituzioni comunitarie Una politica pubblica può essere definita come “un insieme di decisioni interrelate, prese da un attore politico o da un gruppo di attori, sulla selezione di obiettivi e di mezzi atti al loro raggiungimento all’interno di una situazione specifica su cui gli attori hanno, in linea di principio, il potere di prendere tali decisioni” (Jenkins, 1978). Le politiche pubbliche sono dunque il risultato delle scelte dei Governi sia rispetto alle priorità fissate in un generale programma di azione, sia rispetto agli effetti da esse attesi. Questa attività di policy making diviene oggetto di specifica e accurata misurazione e valutazione. Nell’attività di selezione delle priorità di azione rispetto alle politiche pubbliche, i Governi percorrono un processo decisionale che vede alternarsi una sequenza di fasi alle quali partecipano più attori e che vanno dalla definizione dell’agenda, alla formulazione della politica, alla scelta delle strategie, alla attuazione degli obiettivi, alla valutazione degli effetti prodotti. Tale processo, meglio noto come policy cycle, è tendenzialmente orientato alla soluzione di problemi (problem solving) che i Governi selezionano all’interno della c.d. agenda setting (Jenkins, 1978; Dye, 1972, p. 2; Howlett, Ramesh, 2003; Jones, 1984, p. 77; Cobb, Elder, 1972, p. 85; Lippi, 2008, p. 15). Nel passaggio dall’una all’altra fase del policy cycle, è decisivo il ruolo dei diversi attori che vi prendono parte, gli interessi da essi perseguiti e l’impatto delle loro idee sulle azioni. La selezione degli interventi e la definizione degli obiettivi da parte dei Governi, coinvolge numerosi attori che, tendenzialmente portatori di interessi simili o divergenti, interagiscono reciprocamente per il raggiungimento di risultati ottimali nei diversi ambiti di policy. In Italia, limitando l’analisi ai soli attori istituzionali che partecipano alla costruzione delle politiche pubbliche, in una forma di governo parlamentare come quella delineata dalla nostra Costituzione, i soggetti che tradizionalmente esercitano il potere di direzione politica, sono il Parlamento e il Governo, collegati tra loro dal rapporto di fiducia (art. 94 Cost.). (1) Dal momento della votazione della fiducia da parte di ciascuna Camera (art. 94, comma 2 Cost.), infatti, il programma di Governo (2) si trasforma in indirizzo politico e il Parlamento diventa partecipe del potere di direzione 1 Su questi aspetti di carattere istituzionale si veda, in particolare, Barbera, Fusaro (2002, pp. 173 ss.) e Martines et al. (2005). 2 Secondo l’art. 3, comma 2, lett. a) della legge 23 agosto 1988, n. 400, le dichiarazioni relative all’indirizzo politico, agli impegni programmatici e alle questioni su cui il Governo chiede la fiducia, sono sottoposti alla deliberazione del Consiglio dei Ministri. 451 Az.Pubb 3.09.indd 451 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:06 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi politica, manifestando non tanto un “assenso ma un consenso” (Martines et al., 2005, p. 10). Tale rapporto si conferma e si consolida anche nelle fasi successive di concreta attuazione del programma, attraverso l’approvazione di leggi di indirizzo politico o atti del Governo volti alla implementazione del programma stesso. In questa attività, il Governo promuove, elabora, mette a punto e, in parte direttamente realizza le politiche pubbliche e cioè i programmi di azione che ha selezionato in base alle proprie scelte e per determinate finalità e per il quale ha ricevuto la fiducia iniziale del Parlamento. Il suo ruolo si esprime attraverso la progettazione delle linee generali, l’individuazione degli strumenti di intervento, l’individuazione dei soggetti cui affidare l’ulteriore definizione dei progetti e/o la realizzazione di essi, l’analisi di fattibilità che misuri il rapporto tra risorse organizzative e risorse finanziarie disponibili, la predisposizione delle basi giuridiche per l’attuazione del programma da realizzare, la disponibilità delle risorse, l’assistenza di altri soggetti pubblici e/o privati per la realizzazione del programma, il controllo della gestione dei progetti, l’analisi finale dei risultati ottenuti e il riavvio di un nuovo ciclo progettuale. Nell’attuale scenario istituzionale, caratterizzato dalla appartenenza dell’Italia all’Unione europea e dal progressivo riconoscimento di maggiori spazi di autonomia ai livelli istituzionali sub statali, si amplia il numero dei soggetti istituzionali che concorrono alla definizione delle politiche pubbliche nazionali o che comunque ne influenzano la programmazione. Il tradizionale circuito decisionale del policy maker si “allarga”, creando spazi nuovi di dialogo e confronto tra soggetti appartenenti a livelli istituzionali diversi: “verso il basso”, con le regioni, “verso l’alto”, con le istituzioni europee. Con particolare riferimento agli equilibri macroeconomici, per esempio, il legislatore europeo (e le politiche da esso definite) ha previsto, nel Trattato di Maastricht e nella disciplina sul Patto di stabilità e crescita così come riformata nel 2005, vincoli stringenti sui livelli del debito pubblico e dell’indebitamento netto degli Stati membri, agendo su due livelli: sui governi nazionali, sui quali ricade l’onere di comunicare alla Commissione europea l’andamento dei principali saldi di bilancio; ma anche sugli altri governi territoriali presenti in ciascuno Stato membro, corresponsabili, insieme ai governi centrali, del rispetto dei parametri macroeconomici fissati dall’Unione europea. La politica nazionale di bilancio a salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica, così come fissati dall’Unione europea, è espressione della maggiore “interconnessione” tra livelli di governo appartenenti a ordinamenti diversi e rappresenta un interessante caso di studio. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 452 452 12-01-2010 16:35:07 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche 3. Gli effetti del processo di integrazione europea sul ciclo evolutivo della decisione nazionale di bilancio La decisione di bilancio, così come definita dall’art. 81 e dalla legislazione ordinaria di attuazione, (3) si è nel tempo arricchita di tutta una serie di atti legislativi (prima la legge pluriennale di bilancio, poi la legge finanziaria, e infine, i c.d. collegati) e documenti programmatici attraverso i quali si sviluppa il c.d. ciclo evolutivo del bilancio, così come illustrato nella tabella 1 (Monorchio, Mottura, 2004, p. 117 e ss.). Tale ciclo evolutivo prende avvio, nel mese di marzo, con la presentazione in Parlamento da parte del Governo della Relazione sulla situazione economica del Paese e con la contestuale circolare della Ragioneria generale dello Stato con cui sono individuati, per tutti i Ministeri, i principi sui quali impostare le previsioni di bilancio. Quindi si sviluppa attraverso una fase di programmazione di medio termine che culmina, nel mese di luglio, con la presentazione alle Camere, e la relativa approvazione, del Documento di programmazione economica e finanziaria; prosegue, nel mese di settembre, con la fase di adattamento delle grandezze finanziarie agli obiettivi programmatici secondo quanto stabilito nella Relazione previsionale e programmatica e nei disegni di legge di bilancio e finanziaria; giunge a compimento con l’autorizzazione alla gestione finanziaria da parte del Parlamento che approva i disegni di legge entro il 31 dicembre; prosegue ancora con l’adeguamento alle previsioni iniziali e la presentazione e l’approvazione della legge di assestamento; si conclude con la valutazione ex post degli obiettivi raggiunti e conseguiti durante la gestione e l’approvazione della legge sul Rendiconto generale dello Stato. Tra l’una e l’altra fase del ciclo, tuttavia, proprio in conseguenza del processo di integrazione comunitaria, si inseriscono documenti che il Governo è tenuto a presentare al Parlamento prima e alle istituzioni comunitarie poi, al fine di “render conto” dello stato e dell’andamento di alcune politiche pubbliche nazionali fortemente condizionate dalle decisioni comunitarie e, al tempo stesso, correlate alle decisioni di finanza pubblica. Tra queste, in particolare, la politica di bilancio e il rispetto del Patto di stabilità e crescita, la politica economica e occupazionale e il rilancio della Strategia di Lisbona, la politica di coesione territoriale e l’attuazione degli Orientamenti strategici della Comunità per la coesione. Il fitto intreccio tra politiche pubbliche nazionali e comunitarie trova ulteriore conferma nella iniziativa di riforma dei principali documenti di bilancio contenuta nel progetto di legge di iniziativa parlamentare, attualmente in discussione alla Camera dei deputati. (4) Tale riforma, infatti, oltre ad introdurre meccanismi di monitoraggio 3 Sugli aspetti legati all’art. 81 Cost. e alla sua attuazione si veda Aa.Vv. (1993); Barettoni Arleri (a cura di) (1989); Onida, (1969); Salvemini (a cura di), (2003); Lupo (2007). 4 A.C. 2555, legge di contabilità e finanza pubblica”, XVI legislatura. 453 Az.Pubb 3.09.indd 453 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:07 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi parlamentare della spesa pubblica e a rafforzarne gli strumenti di controllo e di valutazione, interviene sul ciclo e sui tempi di presentazione dei principali documenti di programmazione economico-finanziaria, rendendoli maggiormente coerenti con le decisioni comunitarie. A questo fine, oltre a fissare in un triennio il periodo minimo di programmazione, sostituisce all’attuale Relazione sulla situazione economica del Paese la Relazione sull’economia e la finanza pubblica, al Documento di programmazione economico-finanziaria la Decisione di finanza pubblica e alla legge finanziaria la legge di stabilità, che si limita alla correzione dei conti pubblici. Accanto alla legge di stabilità, la legge di bilancio diviene lo strumento di allocazione e gestione delle risorse secondo una rinnovata impostazione maggiormente orientata alle politiche pubbliche. Politica di bilancio e Patto di stabilità e crescita L’art. 3, comma 4-bis della legge n. 468/1978, introdotto dall’art. 2 della legge 208/1999, prevede che, nel mese di dicembre, il Governo presenti in Parlamento una nota informativa che illustri le eventuali variazioni nelle previsioni degli indicatori macroeconomici e dei saldi di finanza pubblica rispetto a quanto indicato nel Documento di programmazione economico finanziaria approvato nel mese di luglio. Contestualmente, il Governo, in base a quanto stabilito dal Regolamento comunitario n. 1466/1997 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio e del coordinamento delle politiche economiche, presenta alla Commissione europea, entro il 1° dicembre, il Programma di stabilità che il Consiglio economico e finanziario (Ecofin) discute e approva nel mese di febbraio. Tale Programma, nel rispetto dei limiti contenuti nell’art. 1 del Protocollo sui disavanzi eccessivi, (5) deve indicare: l’obiettivo del saldo di bilancio di medio periodo, l’evoluzione dei saldi annuali, le ipotesi sull’andamento delle principali varabili economiche che influenzano il raggiungimento dell’obiettivo e il grado di reattività dei saldi di finanza pubblica, l’impatto dei provvedimenti di finanza pubblica sui saldi di bilancio e sul rapporto tra debito e prodotto interno lordo. La presentazione della nota informativa al Parlamento e del Programma di stabilità alla Commissione europea, si inserisce nel ciclo evolutivo del bilancio per effetto dell’appartenenza dell’Italia all’Unione monetaria a partire dal 1999. Essa è temporalmente fissata nel mese di dicembre per consentire alle istituzioni comunitarie di verificare lo stato della finanza pubblica degli Stati membri, prima del Consiglio europeo di primavera che delinea le prospettive finanziarie dell’Unione europea per il medio e lungo periodo. Dunque, l’insieme delle regole fiscali che governano la disciplina di 5 In relazione al 3% del rapporto fra disavanzo pubblico e prodotto interno lordo e in relazione al 60% del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 454 454 12-01-2010 16:35:07 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche bilancio si “allarga”, si estende oltre la Costituzione e la legislazione ordinaria, fino a comprendere la Procedura dei disavanzi eccessivi contenuta nel Protocollo al Trattato di Maastricht e nel Patto di stabilità e crescita disciplinato da due distinti regolamenti comunitari e risoluzioni. (6) A questi ultimi è rinviata la puntuale descrizione dei tempi e delle modalità operative delle procedure che regolano l’osservanza dei vincoli di bilancio fissati dall’Unione europea. Tali vincoli esterni, essenza delle competenze esclusive dell’Unione in materia di politica monetaria, condizionano e regolano, al tempo stesso, la politica nazionale di bilancio. Anche la riforma del Patto di stabilità e crescita approvata dal Consiglio europeo del 22 - 23 marzo 2005 e disciplinata da due nuovi regolamenti, (7) pur introducendo degli elementi di maggiore flessibilità per facilitare il rispetto dei parametri di finanza pubblica originariamente fissati da Maastricht, riafferma la validità dei due valori nominali di riferimento come parametri e limiti alla decisione nazionale di bilancio. Decisione che, con le ultime modifiche apportate alla legge n. 468/1978 dalla legge n. 208/1999, ha scandito le sue fasi secondo termini nuovi e più aderenti alle regole e alle scadenze stesse imposte dall’Unione europea. Politica economica e occupazionale e attuazione della Strategia di Lisbona Entro il 15 ottobre l’Italia, così come gli altri Stati membri appartenenti all’Unione monetaria, presenta alla Commissione europea e, a partire dal 2006, anche al Parlamento nazionale (Decaro, 2007), un Rapporto che dia conto dello stato di attuazione della Strategia di Lisbona. Tale Strategia, adottata per la prima volta dal Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, e successivamente rilanciata nel 2005, (8) si propone di creare le condizioni affinché l’economia europea divenga più competitiva a livello globale, soprattutto grazie al raggiungimento di migliori livelli di occupazione e innovazione in ciascun Paese membro. Questi obiettivi sono stati incorporati all’interno di una più ampia e stringente procedura di programmazione comunitaria contenuta nelle Integrated Broad Economic Policy Guidelines (Integrated BEPGs), di durata triennale, elaborate dal Consiglio europeo di primavera del 2006, aggiornate di anno in anno e vincolanti per gli Stati membri. Tali vincoli hanno il loro presupposto nel rispetto dei parametri contenuti nel Patto di stabilità e 6 Reg. Cons. nn. 1466 e 1467 del 1997 e Risoluzione del Consiglio europeo di Amsterdam del 7 luglio 1997, n. 97/C 236/01. 7 Sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 22 – 23 marzo 2005, sono stati emanati i due regolamenti di modifica della procedura di sorveglianza sui disavanzi eccessivi: Reg. Cons. nn. 1055 e 1056 del 2005. 8 Il ciclo del nuovo processo di Lisbona, è descritto nel Rapporto Kok (European Commission, Facing the Challenge The Lisbon strategy for growth and employement, Report from the High Level Group chaired by Wim Kok, novembre 2004), fatto proprio dalla Commissione il 3 febbraio 2005 e approvato dal Consiglio europeo di primavera. 455 Az.Pubb 3.09.indd 455 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:07 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi crescita che determina la condizione di appartenenza degli Stati all’Unione monetaria; ma, al tempo stesso, trovano il loro fondamento giuridico nella generale azione di coordinamento dell’Unione europea in materia di politica economica e occupazionale così come ribadita dal Trattato di Lisbona (artt. 5 e 121 Tuef). (9) Sulla base degli orientamenti comunitari, infatti, gli Stati membri sono tenuti a presentare, un Piano nazionale di riforma, un Rapporto sullo stato di attuazione del Piano, una griglia di valutazione degli obiettivi raggiunti sulla base di adeguati indicatori di misurazione, sottoposti, nel mese di novembre alla c.d. country examination da parte delle istituzioni comunitarie. Le valutazioni dell’Unione europea si inseriscono all’interno della più ampia azione di sorveglianza sulla coerenza delle politiche economiche nazionali con gli indirizzi di massima fissati dal Consiglio europeo e si traducono, solo in caso di scostamento, in vere e proprie raccomandazioni (cfr. tabella 1). (10) A partire dal 2006, i Piani non hanno più natura esclusivamente programmatica (forward looking) ma espongono anche una valutazione delle riforme attuate (backward looking) per la realizzazione delle politiche descritte nel Piano dell’anno precedente. Nel rispetto di questi adempimenti, l’Italia ha presentato nell’ottobre del 2005, nella fase di transizione tra la vecchia e la nuova Strategia di Lisbona, il Piano per la crescita e l’occupazione 2005-2008 (Pico), anticipato nelle sue linee guida nel Dpef 2006-2009. Nel 2006 ha quindi presentato il Primo rapporto sullo stato di attuazione del Programma nazionale delle riforme, che, aggiornando il Piano elaborato l’anno precedente, ne ha confermato gli obiettivi: migliorare il funzionamento del mercato, incoraggiare la ricerca; accrescere la partecipazione femminile; conciliare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo. Il Rapporto italiano è stato valutato positivamente dalla Commissione europea e, successivamente il Consiglio europeo, nel marzo 2007, dopo aver riconosciuto all’Italia il raggiungimento di numerosi progressi per l’attuazione della Strategia, ha esposto le proprie raccomandazioni. (11) La novità più rilevante dei diversi Rapporti presentati, dunque, risiede nel tentativo di contribuire alla costruzione, all’interno del ciclo evolutivo del bilancio, di un approccio integrato del processo di coordinamento della politica economica e occupazionale, capace, in primo luogo, di “connettere” e rendere coerenti gli obiettivi posti dalla programmazione comunitaria con gli obiettivi strategici nazionali e, in secondo luogo, di monitorare e successivamente valutarne gli effetti. 9 Su questi aspetti si veda Manzella (2008), p 273 e ss. 10 Cfr. art. 121 Tuef. 11 Il Rapporto è stato quindi aggiornato e presentato alla Commissione europea nel 2007 (Secondo Rapporto sullo stato di attuazione della Strategia di Lisbona, 23 ottobre 2007) e nel 2008 (Terzo rapporto sullo stato di attuazione della Strategia di Lisbona, 6 novembre 2008) per le successive valutazioni. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 456 456 12-01-2010 16:35:07 Az.Pubb 3.09.indd 457 Camera e Senato Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Luglio (30) Agosto (31) Settembre (30) Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Giugno (30) Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Maggio (31) Giugno (30) Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Marzo (31) Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Febbraio (28) Giugno (30) SOGGETTI TEMPI 457 Ddl di bilancio (annuale e pluriennale) a legislazione vigente, d.d.l. finanziaria Relazione trimestrale di cassa Votazione di due distinte Risoluzioni per il Dpef Progetto di bilancio di assestamento Rendiconto generale dello Stato Documento di programmazione economico finanziaria Prima Relazione sulla gestione di cassa del settore pubblico allargato Relazione sulla situazione economica del Paese (*) Relazione sulla gestione di cassa del settore pubblico allargato DOCUMENTI CONTABILI Tabella 1 – Le fasi del ciclo di bilancio Presentazione al Parlamento dei principali documenti di bilancio Si dà conto della consistenza dei residui Nelle risoluzioni sono indicati, per ciascun anno coperto dal Dpef, i saldi di riferimento Viene presentato al Parlamento e si riferisce all’esercizio in corso. contiene le previsioni definitive, sia in termini di impegni e di accertamenti che di cassa. Deve essere approvato con legge Viene presentato al Parlamento. Si articola in un Conto del Bilancio e in un Conto del patrimonio e si riferisce alla gestione dell’anno precedente. Deve essere approvato con legge Viene presentato al Parlamento. Individua gli obiettivi, esposti in valori assoluti e in rapporto al Pil, per le principali grandezze di finanza pubblica Viene presentata dal Ministro delle finanze al Parlamento Viene presentata al Parlamento. Illustra l’andamento dell’economia italiana nell’anno precedente e aggiorna sulle previsioni per l’esercizio in corso Viene presentata dal Ministro delle finanze al Parlamento CONTENUTI/ATTI FORMALI Segue Artt. 1-bis, comma 1, lett. b), 2, 4, 11, l. 468/1978 Art. 30, comma 2, l. 468/1978 Art. 3, l. 468/1978 Art. 118-bis Reg. Camera Art. 125-bis Reg. Senato Art. 17, l. 468/1978 Artt. 21 e 23, l. 468/1978 Artt. 1-bis, comma 1 lett. a), 3, l. 468/1978 Art. 30, comma 2 , l. 468/1978 Art. 30, comma 1, l. 468/1978 Art. 30, comma 1, l. 468/1978 RIFERIMENTO NORMATIVO Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:07 Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 458 Governo Dicembre (31) Rapporto annuale sugli interventi nelle aree sottoutilizzate Legge di bilancio annuale e pluriennale e legge finanziaria Programma di stabilità Terza Relazione trimestrale di cassa Circolare per la predisposizione del Rendiconto generale dell’anno in corso Disegni di legge collegati Rapporto sulle riforme economiche Relazione previsionale e programmatica DOCUMENTI CONTABILI Inviata in Parlamento. Contiene gli strumenti di sviluppo territoriale alla luce delle tendenze congiunturali e strutturali Approvazione Viene presentato all’Unione europea e, se necessario, viene inviata al Parlamento una Nota informativa da discutere Presentazione al Parlamento Contiene gli adempimenti per la rendicontazione finale di tutte le entrate e di tutte le spese dell’esercizio in corso Provvedimenti del Governo su politiche di settore Stato di attuazione della Strategia di Lisbona. Documento assorbito a partire dal 2005 nel PICO, e nel 2006 nel PNR (**) Viene presentata al Parlamento. Espone il quadro economico e di finanza pubblica coerente con il d.d.l. finanziaria CONTENUTI/ATTI FORMALI Art. 15, comma 5, l. 468/1978 Art. 81 Cost., art. 1, l. 468/1978 Reg. Cons. Ue n. 1466/97; Reg. Cons. Ue n. 1055/2005; Reg. Cons. Ue n. 1056/2005. Art. 3, comma 4-bis, l. 468/1978 Art. 30, comma 2, l. 468/1978 Art. 23, comma 2, l. 468/1978 Art. 1-bis, comma 1 , lett. c), l. 468/1978 Consiglio europeo, Community Lisbon Programme: technical implementation Report, 2006, october 2006 Art. 15, l. 468/1978 RIFERIMENTO NORMATIVO Note: (*) Per prassi, insieme alla relazione il Governo in alcuni casi ha scelto di presentare al Parlamento l’Aggiornamento delle previsioni per l’anno in corso (AGGRPP) e la Relazione trimestrale di cassa. (**) Il Pico è il Piano per l’innovazione, la crescita e l’occupazione. Ha sostituito il Rapporto sulle riforme economiche a partire da 2005. Tale Rapporto era previsto dalle disposizioni comunitarie del 1998. A partire dal 2006, a seguito del rilancio della Strategia di Lisbona, il Pico è stato sostituito dal Piano nazionale di Riforma (Pnr). Parlamento Dicembre (31) Ragioneria generale dello Stato Novembre (15) Governo Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Novembre (15) Dicembre (1°) Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Ottobre (15) Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Governo/Ministro dell’economia e delle finanze Settembre (30) Novembre (30) SOGGETTI TEMPI Segue Tabella 1 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi 458 12-01-2010 16:35:07 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche L’influenza della programmazione economica comunitaria sugli equilibri finanziari nazionali è illustrata nella figura 1. Figura 1 – Il coordinamento delle politiche economiche Processo di sorveglianza multilaterale Vigilanza sul rispetto del Patto di stabilità e crescita Strategia di Lisbona Integrated Broad Economic Policy Guidelines (BEPGs) EQUILIBRI ECONOMICI E FINANZIARI NAZIONALI ciclo del bilancio (gennaio – dicembre) Programma di stabilità (febbraio) Rapporto sulle riforme economiche (fino al 2004) Piano per innovazione, crescita e occupazione (nel 2005) Piano nazionale di riforma (dal 2006) VALUTAZIONI DELLA COMMISSIONE EUROPEA E DEL CONSIGLIO Politica di coesione territoriale e attuazione degli Orientamenti strategici della Comunità per la coesione L’art. 15, comma 5 della legge 468/1978, come modificato dall’art. 51 comma 1-quater del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, prevede che, entro il 31 dicembre, il Governo, attraverso il Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione, presenti al Parlamento, a completamento della Relazione previsionale e programmatica, e quindi all’interno del ciclo evolutivo del bilancio, il c.d. Rapporto annuale sugli interventi realizzati nelle aree sottoutilizzate del Paese, in cui sono documentati gli strumenti di sviluppo territoriale alla luce delle tendenze economiche congiunturali e strutturali, le prospettive di breve e medio termine dei diversi territori del Paese, le risorse finanziarie pubbliche in conto capitale impiegate per lo sviluppo e lo stato di attuazione delle politiche adottate. Anche in questo caso, come in quelli precedenti, il Rapporto presentato annualmente dal Governo si inserisce all’interno di un più ampio disegno di programmazione che vede coinvolte, in momenti diversi, istituzioni comunitarie e istituzioni nazionali. In particolare, il Rapporto deve dare conto, non solo dell’utilizzo 459 Az.Pubb 3.09.indd 459 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:07 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi delle risorse nazionali destinate allo sviluppo territoriale, ma anche di quelle comunitarie erogate sulla base della programmazione dei fondi c.d. “strutturali”. Le istituzioni comunitarie, infatti, sulla base delle linee generali di politica economica, definiscono le linee di programmazione dei fondi strutturali destinati alle azioni di sviluppo territoriale. Dopo il primo e il secondo ciclo di programmazione, (12) l’Unione europea, nel 2006, ha definito, con propri regolamenti, la nuova cornice normativa di riferimento per la ripartizione, nel periodo 2007-2013, tra i diversi Paesi membri, delle risorse contenute nei fondi comunitari destinati a questi interventi (Fondo europeo di sviluppo regionale, FESR, Fondo sociale europeo, FSE e Fondo di coesione). (13) A corredo di questa nuova cornice, l’Unione europea ha definito anche i nuovi orientamenti in materia di c.d. “aiuti di Stato a finalità regionale” di cui gli Stati membri devono tenere conto in sede di programmazione e in sede di rendicontazione sullo stato di attuazione delle politiche di sviluppo e coesione. (14) L’Italia, sulla base della nuova disciplina comunitaria, in coerenza con gli “Orientamenti strategici della Comunità per la coesione” e nel quadro dei grandi orientamenti di politica economica (Gope) e della strategia europea per l’occupazione (Seo), (15) ha elaborato il “Quadro strategico nazionale 2007-2013” (di seguito QSN), successivamente approvato dalla Commissione europea. (16) Il QSN, contiene l’analisi delle priorità strategiche delle politiche nazionali coordinate anche a livello regionale, l’elenco dei programmi operativi di attuazione a carattere regionale (Por) e nazionale (Pon) con i relativi piani di finanziamento, le valutazioni ex ante dei programmi operativi, gli indicatori economici consuntivi regionali che giustificano le scelte di allocazione delle risorse. Tale modello di programmazione nazionale dei fondi comunitari 20072013 è impostato secondo una metodologia innovativa che identifica nel QSN la sede di programmazione unitaria delle risorse nazionali e comunitarie destinate alle azioni di sviluppo territoriale (cfr. figura 1). (17) 12 Rispettivamente 1994-1999 e 2000-2006. 13 I criteri per la ripartizione dei fondi sono definiti nel Regolamento (Ce) n. 1083/2006 del Consiglio dell’11 luglio 2006 che ha abrogato le norme che regolavano la disciplina della precedente programmazione 2000-2006 (Regolamento (Ce) n. 1260/1999). 14 La Commissione europea ha approvato, con la decisione 8 novembre del 2007, la c.d. “Carta degli aiuti 2007-2013”, riferita alle agevolazioni per specifiche porzioni del territorio nazionale. Per l’Italia è stato approvato il documento “Aiuto di Stato n. 324/2007” con cui si definiscono le aree in cui si applicano le disposizioni riguardanti il contributo pubblico massimo concedibile per regimi di agevolazione finanziaria. 15 Gli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione sono stati approvati con la Decisione del Consiglio Ce 702/2006 del 6 ottobre 2006; i grandi orientamenti di politica economica (Gope) per il periodo 2005-2008, sono contenuti nella raccomandazione del Consiglio Ce 601/2005 del 12 luglio 2005; la Strategia europea per l’occupazione (Seo) è contenuta nella decisione del Consiglio europeo Ce 600/2005 del 12 luglio 2005. 16 La Commissione europea si è espressa preliminarmente il 13 luglio 2007. Il Cipe ha approvato il QSN con la delibera 147 del 2007 a seguito della quale è intervenuta la decisione definitiva della Commissione CCI 2007 IT/ 16/ 1/UNS. 17 Tale modello trova il suo fondamento nella legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007). Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 460 460 12-01-2010 16:35:08 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Secondo questa metodologia unitaria di programmazione, il Comitato di programmazione economico-finanziaria (Cipe), con la delibera n. 166/2007, (18) ha approvato le assegnazioni delle risorse nazionali stanziate dalla legge finanziaria del 2007 e, più in generale, le strategie di programmazione che dovranno adottare sia le amministrazioni centrali che quelle regionali. (19) Questa modalità di programmazione unitaria e integrata, che rinvia, nello stesso tempo, a documenti comunitari, nazionali e regionali, richiede momenti di forte coordinamento con la politica di bilancio, di monitoraggio, di rendicontazione e di valutazione della capacità di realizzazione degli impegni assunti dalle singole amministrazioni e di verifica dei risultati conseguiti. In questa direzione il Rapporto che il Governo presenta a fine anno, prima dell’avvio della nuova programmazione comunitaria di medio e lungo periodo, rappresenta un valido esempio di “raccordo”. 4. La definizione delle politiche pubbliche nel bilancio dello Stato: l’individuazione delle missioni e dei programmi L’influenza delle decisioni assunte a livello comunitario sul ciclo evolutivo del bilancio nazionale, si riflettono non solo, come appena dimostrato, sull’ampliamento del numero dei documenti di programmazione economica in esso contenuti, ma anche sulla struttura stessa del bilancio dello Stato. Ancora una volta su impulso dell’Unione europea, che per prima ha definito un quadro unitario di regole contabili finalizzate ad una maggiore destinazione funzionale della spesa, (20) continuano ad essere segnalate anche in Italia una serie di criticità legate alla scarsa rappresentatività del documento di bilancio rispetto alle politiche pubbliche. La scarsa significatività della discussione e della decisione parlamentare sui singoli stati di previsione della spesa e dell’entrata di cui esso è composto hanno indotto ad una riflessione, sin dalla VIII legislatura, sul ruolo del bilancio dello Stato finalizzata ad una sua più forte caratterizzazione come strumento di definizione e attuazione delle politiche pubbliche (Carabba, 1998; Colombini, 1985; Buscema, 1985). 18 Con la delibera n. 77/2005 il Cipe ha approvato le “Linee guida per l’impostazione del Quadro strategico nazionale”; con la delibera n. 174/2006 ha approvato “Il Quadro strategico nazionale” e il relativo allegato concernente “La politica regionale nazionale del Fas nell’ambito della programmazione unitaria della politica regionale per il 2007-2013. 19 Sotto quest’ultimo profilo, in particolare, la delibera fissa alcuni principi generali della programmazione strategica unitaria richiedendo sia alle amministrazioni centrali che a quelle regionali di predisporre appositi documenti unitari di programmazione per delineare la propria strategia unitaria di politica regionale, territoriale e settoriale in relazione a tutte le fonti di finanziamento (nazionali e comunitarie). Tali documenti, denominati Documenti unitari di programmazione (Dup) per le amministrazioni regionali e Documenti unitari di strategia specifica (Duss) per le amministrazioni centrali, definiscono ed esplicitano le modalità di conseguimento degli obiettivi generali di politica regionale e delle priorità del QSN. 20 Il c.d. sistema Sec ’95 (Sistema europeo dei conti). Sul punto si veda Corte dei Conti (2000). 461 Az.Pubb 3.09.indd 461 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:08 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi Tale orientamento rappresenta la filosofia di fondo della riforma del 1997 approvata nel corso della XIII legislatura, che, in coerenza con gli orientamenti comunitari, si è posta diversi obiettivi: la semplificazione della decisione parlamentare di bilancio aggregando gli oltre 6000 preesistenti capitoli in unità di voto semplificate e omogenee, (21) denominate unità previsionali di base; l’individuazione, anche se solo a fini conoscitivi, delle “funzioni obiettivo” dello Stato, equivalenti alle politiche pubbliche nazionali; la responsabilizzazione dell’apparato burocratico, collegando le unità previsionali di base alle strutture amministrative autorizzate alla loro gestione e denominate centri di responsabilità amministrativa; conseguentemente, la distinzione di un bilancio per la gestione, affidato ai centri di responsabilità dei diversi ministeri, da un bilancio per la decisione, oggetto di discussione e approvazione parlamentare attraverso il voto sulle unità previsionali di base. Accanto a questi obiettivi, la legge n. 94/1997 ha rafforzato anche il rapporto tra la programmazione economica sviluppata all’interno del ciclo evolutivo del bilancio e la sua concreta attuazione operativa all’interno dell’amministrazione: prima attraverso la definizione di obiettivi e poi con il successivo raggiungimento di risultati. A questo fine è stato meglio definito il contenuto delle note preliminari al bilancio che, allegate a ciascuno stato di previsione della spesa dei Ministeri, hanno la funzione di illustrare i criteri utilizzati per la formulazione delle previsioni coerentemente con i parametri già indicati nel Dpef, nel mese di luglio. (22) Tuttavia, a distanza di circa dieci anni dalla legge di riforma del ’97, l’esperienza applicativa ha favorito l’avvio di un nuovo e intenso dibattito sulla necessità di rafforzare la valutazione e l’analisi delle politiche pubbliche, partendo da una riqualificazione della spesa pubblica e quindi di una diversa utilizzazione del bilancio dello Stato. Nel corso della XV legislatura, la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007) ha avviato un programma straordinario di analisi e valutazione della spesa delle amministrazioni centrali affidato al Ministro dell’economia, rafforzando, al tempo stesso, le attività e gli strumenti di analisi e monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica anche a livello parlamentare. (23) I primi risultati di questo programma sono contenuti nel Libro verde sulla spesa pubblica, che individua i ministeri “pilota” ( 24) oggetto di revisione delle politi- 21 Per una illustrazione dettagliata degli aspetti della riforma si vedano: Borgonovi, Canaletti (1998); Pacifico (1998); Canaletti (1998); D’Alessio (1998). 22 Art. 2 della legge n. 468/1978. 23 L’art. 1, comma 474 della legge 296/2006 ha istituito la Commissione tecnica per la finanza pubblica, l’art. 1 comma 476 della legge 296/2006 ha istituito il Servizio studi della Ragioneria generale dello Stato; l’art. 1 comma 481 della legge 297/2006 ha previsto l’istituzione, all’interno delle Commissioni bilancio di Camera e Senato, di un Comitato permanente per il monitoraggio della finanza pubblica. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 462 462 12-01-2010 16:35:08 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche che di spesa. A questa prima istruttoria è seguita una prima ipotesi di riclassificazione del bilancio dello Stato elaborata dal Governo (25) e la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri sulle modalità di presentazione del bilancio e della legge finanziaria. (26) Il 1° ottobre 2007 il bilancio dello Stato è stato presentato in Parlamento secondo una nuova impostazione che, lasciando totalmente inalterato il quadro normativo vigente, mantenendo l’analisi della spesa a seconda dell’aspetto funzionale (funzioni obiettivo), di quello contabile (unità previsionali di base) e di quello organizzativo (centri di responsabilità amministrativa), porta a pieno compimento gli obiettivi di fondo che avevano ispirato la riforma del 1997. Quest’ultima ha stabilito un collegamento più forte tra l’unità di voto in Parlamento (unità previsionale di base) e la struttura amministrativa incaricata della gestione delle rispettive risorse (centro di responsabilità amministrativa), ma la riforma veicolata in occasione della presentazione del bilancio dello Stato per il 2008, compie un passo ulteriore. La novità è quella di aver costruito degli aggregati contabili capaci di dare anche informazioni al Parlamento sulle finalità che il Governo intende perseguire in determinati settori sulla base delle risorse previste e programmate. Tali aggregati, infatti, che comprendono le diverse categorie di spesa, sono direttamente collegate ai programmi che con esse si intendono realizzare. Le tabelle 2, 3 e 4 mettono a confronto la struttura dello stato di previsione della spesa del Ministero dell’interno nel bilancio per il 1998 (anno in cui è entrata in vigore la riforma del 1997) con quella per il 2009. Dal confronto appare evidente come nel primo caso sia possibile individuare con chiarezza le strutture amministrative responsabili ma non le finalità della spesa pubblica. Viceversa, nel secondo caso, la sequenza Missione, Programma, Macroaggregato, Centro di responsabilità, fornisce ulteriori informazioni: chi gestisce le risorse (Centro di responsabilità), con quali risorse (Macroaggregati) e per fare cosa (Programma) (cfr. tabella 2). In questo senso viene privilegiato, rispetto al passato, il contenuto funzionale della spesa, rendendo più stringente il legame tra “risorse stanziate e azioni perseguite” (27) e visualizzando in modo chiaro e leggibile le scelte pubbliche, sia con riferimento alla quantificazione delle risorse che con riferimento alla loro destinazione rispetto al programma di governo (cfr. tabelle 3 e 4). La nuova articolazione del bilancio di previsione dello Stato per la deci24 I Ministeri “pilota”sono: giustizia, interni, istruzione, infrastrutture e trasporti. 25 Circolare del Presidente del Consiglio dei ministri del giugno 2007. 26 Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 luglio 2007. 27 Nota introduttiva alla lettura del Bilancio dello Stato per Missioni e Programmi, Ragioneria Generale dello Stato, Servizio studi Dipartimentale, ottobre 2007, p. 5. 463 Az.Pubb 3.09.indd 463 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:08 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi Tabella 2 – Estratto dal Bilancio di previsione dello Stato per l’anno 1998: stato di previsione del Ministero dell’Interno Centri di responsabilità amministrativa Unità di voto (UPB) Spese 1. 1.1.1.0 1.1.2.1 GABINETTO E UFFICI DI DIRETTA COLLABORAZIONE ALL’OPERA DEL MINISTRO Spese correnti FUNZIONAMENTO INTERVENTI Servizio informazioni e sicurezza democratica 2. AMMINISTRAZIONE GENERALE E AFFARI DEL PERSONALE 2.1 Spese correnti FUNZIONAMENTO 2.1.1.0 INTERVENTI Contributi ad enti ed altri organismi Accordi ed organismi internazionali Altri interventi enti locali Progetto finalizzati 2.1.2.1 2.1.2.2 2.1.2.3 2.1.2.4 2.1.3.1 2.2.1.1 TRATTAMENTI DI QUIESCENZA, INTEGRATIVI E SOSTITUIVI Indennità 2.2 Spese in conto capitale INVESTIMENTI Informatica di servizio 1. AMMINISTRAZIONE CIVILE 2. PROTEZIONE CIVILE E SERVIZI ANTINCENDI 3. SERVIZI CIVILI 4. AFFARI DEI CULTI 5. PUBBLICA SICUREZZA sione parlamentare è ancorata all’art. 4, comma 2, lett. a) della legge 94/1997 che, nel ripartire le spese per funzioni obiettivo stabilisce che le stesse “siano individuate con riguardo all’esigenza di definire le politiche pubbliche di settore e di misurarne il prodotto delle attività amministrative, ove possibile anche in termini di servizi resi ai cittadini”. Tuttavia, tale ripartizione delle spese per funzioni obiettivo, è stata fino ad ora interpretata come esercizio sperimentale a contenuto meramente informativo: in allegato alla legge del bilancio annuale di previsione, infatti, veniva collocata una tabella contenente una ripartizione della spesa complessiva suddivisa per funzioni obiettivo, basata sui primi quattro livelli della classificazione funzionale della spesa adottata a livello europeo. (28) Il quarto livello della classificazione era rappresentato Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 464 464 12-01-2010 16:35:08 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Tabella 3 – Estratto dal Bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2009: stato di previsione del Ministero dell’interno Unità di voto (UPB) Missione Programma Macroaggregato Centro di responsabilità amministrativa 2. RELAZIONI FINANZIARIE CON LE AUTONOMIE TERRITORIALI 2.2. Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali 2.2.1 2.2.2 FUNZIONAMENTO Dipartimento per gli affari interni e territoriali INTERVENTI Dipartimento per gli affari interni e territoriali 2.2.6 INVESTIMENTI Dipartimento per gli affari interni e territoriali Dipartimento per le politiche del personale dell’amministrazione Civile e per le risorse strumentali e finanziarie Tabella 4 – Rielaborazione dal Bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2009: stato di previsione del Ministero dell’interno, riepilogo missioni (7) e programmi (15) Missione Programmi Amministrazione generale e supporto alla rappresentanza generale di governo e dello Stato sul territorio Rappresentanza generale di Governo e dello Stato sul territorio Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali Interventi, servizi e supporto alle autonomie territoriali Trasferimenti a carattere generale ad enti locali Ordine pubblico e sicurezza Sicurezza democratica Contrasto al crimine, tutela all’ordine e alla sicurezza pubblica Servizio permanente dell’Arma dei Carabinieri per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica Pianificazione e coordinamento Forze di Polizia Soccorso civile Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile Prevenzione del rischio e soccorso pubblico Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti Garanzia dei diritti e interventi per lo sviluppo della coesione sociale Gestione flussi migratori Rapporti con le confessioni religiose Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche Indirizzo politico Servizi e affari generali per le amministrazioni di competenza Fondi da ripartire Fondi da assegnare 465 Az.Pubb 3.09.indd 465 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:08 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi dalle c.d. missioni istituzionali, tendenziale espressione delle principali politiche pubbliche del Paese. Tuttavia, tale analisi risultava poco efficace, sia per la scarsa capacità di raccordo con le classificazioni contabili utilizzate nel bilancio di previsione oggetto dell’approvazione parlamentare, sia per la mancanza di imputazione alle missioni istituzionali così identificate delle corrispettive risorse finanziarie. La riforma contenuta nel disegno di legge del bilancio annuale di previsione per il 2008 ha perfezionato questa impostazione introducendo, nella parte relativa alle spese dello Stato, aggregati contabili maggiormente raccordabili con la classificazione europea ed espressione di una più accurata analisi funzionale della spesa. Tali aggregati sono rappresentati dalle Missioni e dai Programmi: le prime, 34 sia nel bilancio di previsione per il 2008 che nel bilancio di previsione per il 2009, (29) esprimono “le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti con la spesa pubblica”e rappresentano le “grandi finalità” dello Stato. È possibile che alcune missioni istituzionali siano affidate alla responsabilità di più Ministeri. Per una puntuale individuazione delle Missioni contenute nel bilancio per il 2008 e per la rispettiva percentuale di assorbimento della spesa si veda la tabella 5. I Programmi, 168 nel bilancio di previsione per il 2008 e 163 nel bilancio di previsione per il 2009, nei quali si articolano le Missioni, hanno il loro fondamento normativo nell’art. 2, comma 2 della legge 468 del 1978 (come modificato dalla legge n. 94 del 1997), sono “aggregati omogenei di attività svolte all’interno di ogni singolo Ministero, allo scopo di perseguire obiettivi ben definiti nell’ambito delle finalità istituzionali, riconosciute dal Dicastero competente” e come tali esclusivi, salvo rare eccezioni, a ciascuna amministrazione. Essi rappresentano l’asse centrale della nuova classificazione e indicano i risultati da perseguire in termini di impatto dell’azione pubblica su cittadini e territorio. Ciascun programma si sviluppa poi in un insieme di sottostanti attività (azioni) che ogni amministrazione pone in essere per il raggiungimento delle proprie finalità. (30) 28 Il sistema di classificazione funzionale della spesa previsto dal Sistema europeo dei conti Sec ’95 è il sistema Cofog (classification of functions of government). Esso prevede quattro distinte articolazioni della spesa: il primo è rappresentato dalle Divisioni, il secondo dai Gruppi, il terzo dalle Classi e il quarto dalle Missioni. 29 Rispetto al bilancio per il 2008, i Programmi hanno subito delle modificazioni nel numero e nella denominazione sia per le intervenute modifiche legislative alla struttura organizzativa del Governo (cfr. decreto legge 16 maggio 2008, n. 85), sia per la più puntuale valutazione e consapevolezza delle attività svolte dalle singole amministrazioni. In particolare, le modifiche hanno interessato il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il Ministero dell’interno, il Ministero dei beni e delle attività culturali, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 466 466 12-01-2010 16:35:08 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Tabella 5 – La ripartizione del bilancio dello Stato per Missioni. Stanziamenti per il 2008 Stanziamenti del bilancio di previsione per il 2008, in milioni di euro (compresa la II Nota di variazione) Stanziamenti in % sul totale del bilancio di previsione 2008 (compresa la II Nota di variazione) 112,792 23,55 Debito pubblico 78.231 16,33 Politiche previdenziali 98.559 14,31 Istruzione scolastica 41.583 8,68 L’Italia e l’Europa nel mondo 27.205 5,68 Diritti sociali e solidarietà sociale 24.234 5,06 Fondi da ripartire 19.961 4,17 Difesa e sicurezza del territorio 19.008 3,97 Diritto alla mobilità 10.514 2,19 Ordine pubblico e sicurezza 9.321 1,95 Politiche finanziarie e di bilancio 8.920 1,86 Istruzione universitaria 8.760 1,83 Giustizia 7.268 1,52 Sviluppo e riequilibrio territoriale 5.489 1,15 Competitività e sviluppo imprese 4.433 0,93 Ricerca e Innovazione 4.060 0,85 Infrastrutture pubbliche e logistica 3.914 0,82 Soccorso civile 3.755 0,78 Politiche del lavoro 3.624 0,76 Organi costituzionali 3.334 0,70 Servizi generali amministrazioni 2.830 0,59 Sviluppo sostenibile 1.665 0,35 Tutela beni culturali 1.633 0,34 Immigrazione 1.486 0,31 Agricoltura e pesca 1.364 0,28 Comunicazioni 1.354 0,28 Casa e assetto urbanistico Missioni Relazioni autonomie locali 1.060 0,22 Giovani e sport 958 0,20 Tutela della salute 881 0,18 Amministrazione generale del territorio 352 0,07 Commercio internazionale 268 0,06 Turismo 113 0,02 Energia e fonti energetiche 59 0,01 Regolazione dei mercati 16 0,00 467 Az.Pubb 3.09.indd 467 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:08 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi Il sistema di classificazione della spesa, pur muovendosi entro la cornice normativa della legge n. 94/1997, aggiunge il Macroaggregato alla ripartizione per funzioni obiettivo, unità previsionali di base e capitoli. I Macroaggregati corrispondono alle Unità previsionali di base, vale a dire alle unità di voto parlamentari, ma a differenza di queste ultime, sono corredati da indicazioni di maggior dettaglio sulla spesa ad essi imputabile. Gli allegati tecnici degli stati di previsione della spesa di ogni Ministero, infatti, devono indicare i contenuti di ciascuna unità previsionale di base, esplicitando la missione da gestire, i programmi da sviluppare e le diverse categorie di spesa da sostenere (Macroaggregati). Inoltre, lo stato di previsione di ogni Ministero presenta una Scheda di analisi per ciascun programma che contiene specifiche informazioni contabili relative alla Missione di riferimento, alla distinzione delle diverse tipologie di spesa e ai sottostanti capitoli rilevanti per la gestione. (31) Ogni Macroaggregato, dunque, grazie alle numerose informazioni contenute negli allegati agli stati di previsione, evidenzia, per ciascun programma, le diverse tipologie di spesa ad esso attribuite suddividendole in tre voci: spese predeterminate per legge (c.d. fattori legislativi) e cioè le spese obbligatorie a carattere rigido previste da disposizioni normative che quantificano specificamente lo stanziamento da inserire in bilancio; oneri inderogabili, e cioè le spese obbligatorie previste da disposizioni normative che non quantificano lo stanziamento da inserire in bilancio; spese discrezionali che rappresentano gli stanziamenti non prefissati dalla legge. Solo a fini conoscitivi, ma non ai fini della decisione parlamentare, ai diversi Macroaggregati sono collegati anche i Centri di responsabilità amministrativa, e cioè le corrispondenti strutture amministrative a cui è affidato l’insieme organico delle risorse necessarie per realizzare i programmi (art. 1 del d.lgs. 279/1997). Il Macroaggregato, dunque, coincidendo con le Unità previsionali di base e quindi oggetto di approvazione, è una ripartizione che consente al Parlamento di individuare più agevolmente l’entità delle spese che il Governo intende sostenere per raggiungere determinati obiettivi (programmi). Al tempo stesso, restando ancorato anche ai Centri di responsabilità amministrativa identifica anche i soggetti responsabili delle rispettive azioni. La figura 2 illustra i tre livelli di classificazione della spesa (funzionale e contabile) attualmente esistenti, evidenziando e distinguendo il livello oggetto di approvazione parlamentare. Sulla base di questa ripartizione, ciascuno dei 18 stati di previsione della spesa del bilancio di previsione (32) è preceduto dalla nota preliminare, la cui funzione di raccordo tra programmazione economica e pianificazione 30 Per ogni Ministero esistono due programmi trasversali in cui sono allocate le spese “indi rette” non attribuibili ex ante a Programmi specifici e le spese di “indirizzo politico” collegati entrambi alla corrispondente Missione “Servizi istituzionali e generali”. 31 Cfr. Circolare del Mef del 5 giugno 2007. 32 Sulla base delle nuove articolazioni, il bilancio di previsione sottoposto all’esame e all’ap- Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 468 468 12-01-2010 16:35:08 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche strategica è stata ulteriormente valorizzata a sviluppata in occasione della predisposizione del bilancio di previsione per il 2008 e per il 2009. (33) La nuova ripartizione funzionale della spesa non incide sul sistema di classificazione delle entrate così come ridefinito a suo tempo dalla legge n. 94 del 1997 (cfr. figura 2). (34) 5. Dalla programmazione alla valutazione delle politiche Figura 2 – I livelli di classificazione della spesa pubbliche: l’individuazione degli indicatori di performance e il rafforzamento della capacità di giudizio La struttura del bilancio dello Stato così come illustrata, lascia inalterata la distinzione tra bilancio per la decisione, collegato alla ripartizione funzionale delle spese per missioni e programmi e alla classificazione contabile per unità previsionali di base e macroaggregati sulla quale si basa il voto provazione del Parlamento resta strutturato nel modo che segue: Elenco di tutte le unità previsionali di base del bilancio distinte per i vari Ministeri; Quadro generale riassuntivo del bilancio di competenza; Quadro generale riassuntivo del bilancio di cassa; Quadro generale riassuntivo del bilancio triennale a legislazione vigente; Quadro generale riassuntivo del bilancio triennale delle aziende autonome; Quadro generale riassuntivo pluriennale programmatico; Allegato tecnico: stati di previsione: 1 per l’entrata e 18 per la spesa di ciascun Ministero (tabelle). Ogni stato di previsione è corredato da numerosi “elenchi”, “riassunti”, “riepiloghi” e “tavole” che hanno l’obiettivo di facilitare e migliorare la lettura dei dati da parte del Parlamento. 33 Sul ruolo e sulla standardizzazione delle note preliminari si veda la circolare della Ragioneria generale dello Stato n. 21/2008. 34 La classificazione dell’entrata, avvicinata anch’essa alla classificazione basata sui criteri del sistema europeo dei conti, è strutturata su quattro livelli: il primo livello (titoli) rappresentato 469 Az.Pubb 3.09.indd 469 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:09 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi parlamentare, e bilancio per la gestione, articolato in capitoli e affidato ai responsabili delle strutture amministrative dei Ministeri. Tale distinzione, caratterizzata da un maggiore orientamento delle previsioni di spesa alle politiche pubbliche e agli obiettivi da esse perseguiti, conduce, al tempo stesso, ad un collegamento più forte tra la fase di programmazione economica, avviata con la presentazione del Dpef e sviluppata nel bilancio di previsione (annuale e pluriennale), nella legge finanziaria e nelle leggi collegate, e la fase di pianificazione strategica. (35) Quest’ultima ha inizio dal momento in cui i Ministri emanano la direttiva generale, strumento di raccordo tra la fase di indirizzo e quella gestionale. A questo proposito, il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (c.d. testo unico sul pubblico impiego) definisce il riparto di competenze tra organi di indirizzo politico e organi di gestione amministrativa, attribuendo ai Ministri la competenza ad individuare, entro dieci giorni dalla pubblicazione della legge di bilancio, obiettivi, priorità, piani e programmi affidati alla responsabilità gestionale dei dirigenti. (36) Tali istruzioni, impartite e concordate con i dirigenti delle burocrazie ministeriali, sono contenute nella direttiva di inizio anno. La direttiva annuale del Ministro, infatti, secondo quanto previsto dall’art. 8 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286 (in materia di riordino e potenziamento dei meccanismi e degli strumenti di monitoraggio e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati dell’attività svolta dalle amministrazioni pubbliche), costituisce il documento base per la programmazione e la definizione degli obiettivi delle unità dirigenziali di primo livello, individuando i principali risultati da realizzare. I dirigenti, a loro volta, attraverso la diretta gestione finanziaria, tecnica e amministrativa, compiono, sulla base dei programmi loro affidati, tutti gli atti che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, con autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo. (37) Contestualmente all’attribuzione degli obiettivi, dei piani e dei programdalle entrate tributarie, extratributarie, alienazione e ammortamento dei beni, riscossione prestiti e accensione prestiti, il secondo livello (natura) rappresentato dalle entrate correnti e non ricorrenti, il terzo livello (specie) relativo ai tributi, e il quarto livello (unità di voto) per le attività e i proventi. Solo il quarto livello delle entrate è oggetto di approvazione parlamentare. 35 Per processo di pianificazione strategica si intende la organizzazione, la partecipazio ne, la creazione di idee capaci di guidare gli interventi di un’azienda (pubblica o privata), la formazione di coalizioni capaci di implementare le strategie. Il process strategy (Mintzberg, Ahstrand, Lampel, 1998), il processual model of decision making (Barzelay, 2001) o activity based view of strategizing (Johnson, Melin, Whittington, 2003) sono sorretti da una logica di fondo che consente all’azienda pubblica di determinare un susseguirsi coordinato di scelte dettate da valutazioni di carattere generale per il raggiungimento di determinati obiettivi. Su questa definizione si veda Borgonovi (2002), p. 281 e ss. Più specificamente, sugli strumenti di programmazione nelle amministrazioni pubbliche si veda Castelnuovo (2002). 36 Artt. 4 e 14 del d.lgs.165/2001. 37 Accanto alle direttive annuali, a partire dal 2001, si è consolidata la prassi secondo la quale il Presidente del Consiglio dei ministri emana la c.d. “meta direttiva” ai Ministri con la quale vengono impartire indicazioni circa le modalità di predisposizione delle direttive annuali, e quindi di individuazione degli obiettivi e di misurazione dei risultati sulla base di specifici indicatori. Si veda, da ultimo, la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2007. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 470 470 12-01-2010 16:35:09 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche mi, il Ministro assegna a ciascun ufficio di livello dirigenziale generale una “quota parte” del bilancio dell’amministrazione. L’attribuzione di obiettivi e di risorse alle strutture amministrative consolidano lo stretto e necessario rapporto che intercorre tra la programmazione economica generale e la pianificazione strategica, contribuendo alla costruzione di un sistema di performance budgeting. (38) La pianificazione, infatti, non è altro che la traduzione operativa del programma di governo attraverso le direttive dei diversi Ministri. Essa, infatti, assume un rilevo strategico in quanto strettamente collegata alle priorità politiche definite nel programma di Governo opportunamente declinate in obiettivi macro (strategici) e obiettivi micro (operativi). Nell’esperienza applicativa, un impulso decisivo verso un maggiore collegamento tra la fase di programmazione e quella di pianificazione è dato da due circostanze. La prima è la istituzione di un Comitato tecnico scientifico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (39) a cui è stato affidato il compito di supportare il Presidente del Consiglio dei ministri nell’attuazione del programma di governo attraverso la pianificazione strategica dei Ministeri. A questo fine, il Comitato promuove l’utilizzo di metodologie e strumenti per la pianificazione strategica delle amministrazioni dello Stato e elabora metodologie e strumenti per assicurare e migliorare il collegamento tra obiettivi strategici e allocazione delle risorse. Può anche elaborare proposte per la progressiva integrazione tra il processo di formazione del bilancio e il processo di pianificazione strategica delle amministrazioni dello Stato. La seconda circostanza è l’instaurazione della prassi, ormai consolidata e fondata sul presupposto normativo contenuto nell’art. 8 del d.lgs. 286/1999, di emanazione delle c.d.”meta direttive” da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri contenenti istruzioni sulla predisposizione, metodologicamente uniforme, delle direttive dei Ministri. A partire dal 2001, i Rapporti del Comitato e le direttive del Presidente del Consiglio dei ministri (40) segnalano le criticità del processo di programmazione/pianificazione e individuano possibili soluzioni: alla eccessiva eterogeneità della metodologia di predisposizione delle direttive propongono un modello uniforme di individuazione, all’interno di una griglia comune, di missioni, obiettivi e progetti; alla scarsa attività di misurazione dei risultati suggeriscono una serie di indicatori di performance; alla debole capacità 38 Sul performance budgeting, si veda tra i più recenti: OECD (2008); Rubin (2008); Young (2003); Robinson (2007); sui principi del PB si veda Gao, United States General Accounting Office (1997); sulle riforme dei sistemi di budgeting nel settore pubblico si veda in particolare, per l’analisi del caso italiano, Mussari (2005), p. 139 e ss. 39 Dapprima istituito dall’art. 7 del d.lgs. 286/1999 e successivamente riordinato con il d.P.R. 12 dicembre 2006, n. 315. 40 Le meta direttive emanate sino ad ora sono 5: 12 dicembre 2000, 15 novembre 2001, 8 novembre 2002, 27 dicembre 2004, 12 marzo 2007; i Rapporti elaborati dal Comitato sono 4 : Rapporto del maggio 2001; Rapporto di gennaio 2003, Rapporto di aprile 2004; Rapporto di marzo 2006 (fine XV legislatura). 471 Az.Pubb 3.09.indd 471 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:09 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi di selezionare priorità contrappongono un approccio basato su uno più stretto collegamento con le risorse finanziarie del bilancio di previsione approvato dal Parlamento. In particolare, l’ultima direttiva del 12 marzo 2007, coerente con il più ampio processo di revisione della spesa pubblica avviato all’inizio della XV legislatura e conclusosi con la predisposizione del bilancio di previsione dello Stato per missioni e programmi, invita ad un rafforzamento del c.d. “ciclo integrato di pianificazione strategica e programmazione economico finanziaria” e suggerisce la scansione del processo in diverse fasi: la fase di definizione delle priorità politiche da parte dei Ministri (nel mese di marzo); la fase di elaborazione della prima proposta di obiettivi e della predisposizione della prima nota preliminare (nel mese di maggio/luglio); la fase di aggiornamento della proposta di obiettivi strategici e dei relativi piani di azione (nel mese di settembre); la fase di emanazione della direttiva annuale da parte del Ministro (entro dieci giorni dalla pubblicazione del bilancio dello Stato). In questa catena procedimentale le note preliminari riaffermano, rafforzandolo, il loro ruolo strategico. In esse devono essere indicati gli obiettivi che le amministrazioni intendono perseguire con riferimento ai livelli di servizi e di interventi, e gli indicatori di efficienza per valutare i risultati. Le note, dunque, assolvono la funzione di fornire elementi conoscitivi utili alla comprensione dei criteri di determinazione sottostanti alle previsioni di spesa inserite nelle proposte di bilancio. Tali criteri, inoltre, si basano sulla relazione strumentale che unisce le risorse agli obiettivi e che vede le prime stabilite in funzione dei secondi, una volta definiti i livelli attesi di efficienza. In sostanza, le note preliminari hanno il compito di sintetizzare e anticipare i contenuti programmatici dei successivi atti di indirizzo ministeriali emanati a seguito della approvazione del bilancio dello Stato entro il 31 dicembre. (41) La valenza delle note preliminari all’interno del processo di programmazione/pianificazione è stata di recente evidenziata in occasione della predisposizione del bilancio di previsione dello Stato per il 2009. In questa occasione, infatti, l’Ispettorato della Ragioneria generale dello Stato ha elaborato un sistema di acquisizione automatizzata delle note preliminari secondo lo schema cronologico individuato dalla meta direttiva del 2007 e sulla base di una struttura “tipo” così articolata: quadro di riferimento complessivo e breve descrizione delle priorità politiche dell’amministrazione; illustrazione degli stanziamenti complessivamente previsti e distinti per missione, programma e obiettivi; descrizione di eventuali fabbisogni di personale in relazione ai programmi esposti; scheda per ciascun programma, contenente indicazioni relative agli obiettivi, ai centri di responsabilità coinvolti e agli indicatori di performance per la misurazione dei risultati. A questo fine, per 41 Più specificamente sul ruolo delle note preliminari si veda Mussari (2002), p. 72 e ss. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 472 472 12-01-2010 16:35:09 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche qualificare meglio il contenuto di tali indicatori e dettare criteri omogenei per la loro individuazione e applicazione agli obiettivi, sono state seguite le indicazioni della “meta direttiva”. La tabella 6 illustra la tipologia degli indicatori utilizzati nella predisposizione delle note preliminari. Lo stretto collegamento tra le note preliminari, il bilancio di previsione (programmazione economico-finanziaria) e le direttive (pianificazione strategica), così come ribadito anche in occasione di quest’ultima sessione di bilancio, rafforzano un ciclo decisionale che ha inizio con la predisposizione dei principali documenti di bilancio da parte del Governo, si snoda nella “sessione parlamentare” e si conclude con il monitoraggio sull’attuazione degli obiettivi definiti nelle direttive e, più in generale, sulla valutazione delle politiche pubbliche di cui sono espressione. La valutazione delle politiche pubbliche, infatti, è un’attività di analisi sistematica condotta con i metodi della ricerca empirica, volta a formulare giudizi sulla definizione e deliberazione dei programmi, sulla loro attuazione ed efficacia. (42) Attraverso questa attività diviene possibile confrontare, con procedure rigorose e codificate, i risultati raggiunti dal Governo rispetto agli obiettivi da esso predeterminati (Vedung, 1997). In questo ciclo (policy cycle), che si apre con la programmazione e si conclude con la verifica dei risultati raggiunti per ciascuna politica pubblica, il Governo e il Parlamento si confrontano. Tale confronto, che richiede la disponibilità, l’attendibilità, la comprensibilità, l’accessibilità, la diffusione e la distribuzione delle informazioni, instaura tra Governo e Parlamento una relazione di accountability istituzionale connotata da un’attività di “resa del conto” cui dovrebbe seguire un feedback sottoforma di giudizio (Steccolini, 2003). Su ciò che il Governo intende realizzare, e quindi sull’attuazione del programma di governo, il Parlamento, infatti, svolge una delicata funzione di controllo (Lupo, 2007, p. 72). Si tratta di una funzione di vigilanza o sorveglianza (oversight) (Lippi, 2007, p. 89) sull’azione dell’esecutivo che necessita di un supporto tecnico conoscitivo propedeutico alla formulazione di giudizi empiricamente fondati. In questa direzione, la Corte dei conti, che in base all’art. 100 Cost. esercita la forma più significativa di “controllo successivo” sulla gestione del bilancio dello Stato, a partire dagli anni ’70, ha tentato di sperimentare, proprio in occasione della presentazione al Parlamento della relazione che accompagna il giudizio di parificazione sul Rendiconto generale dello Stato, forme di valutazione delle politiche per singoli comparti. E tuttavia, la scarsa attenzione politica e parlamentare verso il Rendiconto generale dello Stato, non ha consentito ulteriori sviluppi in questa direzione, 42 Sul collegamento tra valutazione delle politiche pubbliche e strategia si vedano Chelimsky (1989); Lindblom (1980); Wildavsky (1979). 473 Az.Pubb 3.09.indd 473 Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:09 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi determinando una occasione mancata. Al fine di rafforzare questa fase di verifica e di riscontro dei risultati raggiunti, la legge finanziaria per il 2008 (43) ha stabilito che entro il 15 giugno di ogni anno, ogni Ministero debba trasmettere alle Camere, per l’esame delle competenti Commissioni, una relazione sullo stato della spesa dei rispettivi ministeri che dia conto dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione in relazione ai programmi e alle missioni realizzate. Le relazioni sullo stato della spesa, che contengono gli esiti delle attività di reporting compiute all’interno delle strutture ministeriali, divengono oggetto di riflessione ed esame parlamentare per verificare la coerenza delle attività svolte rispetto al programma di Governo sul quale il Parlamento ha dato il proprio consenso. Un’analisi complessiva della spesa delle amministrazioni pubbliche compiuta dalla Ragioneria generale dello Stato (44) secondo quanto stabilito dalla legge finanziaria per il 2008, (45) evidenzia ancora molte rigidità nella gestione del bilancio e un consistente scostamento tra stanziamenti iniziali e impegni. Tuttavia, la stessa analisi segnala anche una maggiore attenzione al processo di verifica a consuntivo attraverso la individuazione di obiettivi stabili negli anni e la selezione di indicatori adeguati alla misurazione dei servizi erogati o degli interventi realizzati. Una maggiore attenzione verso la fase di monitoraggio e di successiva valutazione delle politiche pubbliche si riflette anche e soprattutto nel momento della elaborazione del Rendiconto generale dello Stato. Anche in questa occasione, infatti, la stessa legge finanziaria, (46) ha previsto che la Corte dei conti, nella presentazione della relazione annuale al Parlamento sul Rendiconto generale dello Stato, esprima valutazioni di sua competenza sullo stato della spesa e sull’efficienza della pubbliche amministrazioni, tenendo conto della nuova classificazione del bilancio per missioni e per programmi. Si tratta dunque di prime sperimentazioni dalle quali occorrerebbe partire per formulare una strategia complessiva di valutazione delle politiche pubbliche in Parlamento. Analogamente a quanto sta facendo il Parlamento francese che, alla luce della più recente riforma costituzionale, ha voluto rafforzare la sua funzione di controllo e valutazione sull’operato del Governo. (47) 43 Art. 3, comma 68 della legge 24 dicembre 2007, n. 244. 44 Cfr. Ministero dell’economia e della finanze, Rapporto sulla spesa della amministrazioni centrali dello Stato, 2009, disponibile sul sito www.tesoro.it. 45 Art. 3, comma 67 della legge 24 dicembre 2007, n. 244. 46 Art. 3, commi 70 e 71 della legge 24 dicembre 2007, n. 244. 47 LOI constitutionnelle n. 2008-724 du 23 juillet 2008. Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 474 474 12-01-2010 16:35:10 Az.Pubb 3.09.indd 475 475 _____________ Indicatori di risultato intermedio (output) Consentono di quantificare il volume di attività svolto dall’amministrazione, anche se non esprimono i risultati di tale attività. Non vanno quindi confusi con gli indicatori di risultato intermedio (output). Non sempre infatti ad un aumento del volume di attività corrisponde un aumento di volume di output. __________________________________ è il volume dei prodotti e dei servizi erogati dall’amministrazione, non vanno confusi con gli indicatori di volume di attività. La misurazione degli output presenta criticità particolari nella pubblica amministrazione, essendo costituiti prevalentemente non da beni ma da servizi, per i quali, a differenza del settore privato, non si dispone nemmeno del prezzo di vendita come elemento di misurazione e valutazione. Rappresentano le risorse finanziarie, umane o strumentali di cui l’amministrazione dispone per svolgere i suoi compiti. Indicatori di input Indicatori di volume di attività Rappresentano i bisogni e le istanze dei portatori di interesse con cui interagisce l’amministrazione, una parte dei quali andranno a costituire un impegno che l’amministrazione cercherà di soddisfare. Possono essere indicatori qualitativi o quantitativi. Indicatori di bisogno COSA MISURANO Rappresentano il contesto di riferimento in cui si muove l’amministrazione, la misura dell’ambiente in cui essa va ad agire. (*) Indicatori di scenario TIPI DI INDICATORE Tabella 6 – Tipologia di indicatori EFFICACIA/EFFICIENZA _________________ Efficacia gestionale o sociale Possono essere utili per misurare l’efficacia gestionale In combinazione con gli indicatori di output o di outcome misurano l’efficienza gestionale In combinazione con gli indicatori di output o di out come misurano l’efficacia sociale -- ESEMPI Segue Esempi: • Il numero di pratiche “lavorate” indica il volume di attività, il numero di pratiche “licenziate” è l’output • Il numero di km percorsi dai mezzi pubblici è un indicatore di volume di attività, il tasso di utilizzo dei mezzi pubblici è un indicatore di output Numero di addetti ad una certa data, numero di uffici, dotazione di autovetture, HW, … Domanda di sicurezza, di integrazione, di a accoglienza, …. Incidenza della popolazione immigrata sul totale popolazione, tasso di disoccupazione, composizione della popolazione per fascia di età, … Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:10 COSA MISURANO Esprimono l’impatto che l’azione dell’amministrazione, insieme ad altri enti e a fattori esterni, produce sulla collettività (o sulla parte dei portatori di interesse della collettività – stakeholder – con cui interagisce l’amministrazione) e sull’ambiente. Tali indicatori sono i più difficili da calcolare, perché hanno bisogno di un orizzonte temporale medio-lungo e perché sono caratterizzati da forti interdipendenze con sistemi esterni: l’azione dell’amministrazione, infatti, è solo una delle determinanti dell’impatto complessivo generale (**) Indicano l’avanzamento della spesa prevista per la realizzazione dell’obiettivo o dell’intervento (input “finanziari”). Sono un indicatore di quella che può essere definita come efficacia di spesa. Esprimono il risultato intermedio – output – rapportato alle risorse umane o strumentali – input – o finanziarie impiegate per raggiungerlo. Sono i classici indicatori di efficienza. Esprimono il grado di avanzamento fisico dell’obiettivo o dell’intervento rispetto a quanto atteso. Possono essere misurati rispetto agli input, agli output o agli outcome. Sono un indicatore sintetico di efficacia gestionale. TIPI DI INDICATORE Indicatori di risultato finale o di impatto (outcome) Indicatori di realizzazione finanziaria Indicatori di risultato unitario Indicatori di realizzazione fisica Segue Tabella 6 Azienda Pubblica 3.2009 Az.Pubb 3.09.indd 476 Efficacia gestionale Efficienza gestionale o finanziaria Efficacia finanziaria Servono, da soli o in combinazione con gli indicatori di bisogno, per misurare l’efficacia sociale EFFICACIA/EFFICIENZA Segue % di avanzamento dell’obiettivo rispetto ai risultati finali attesi espressi in termini di mezzi impiegati, beni e servizi prodotti o risultati attesi Numero di pratiche per impiegato; spese di manutenzione degli immobili per metro quadro % di avanzamento rispetto alla spesa prevista Numero di cittadini raggiunti da un nuovo servizio; riduzione % dei disservizi lamentati dalla cittadinanza; % di riduzione dei reati sul territorio; risultato di campagne innovative… ESEMPI Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi 476 12-01-2010 16:35:10 Az.Pubb 3.09.indd 477 477 EFFICACIA/EFFICIENZA Efficacia gestionale o Efficacia sociale Efficacia gestionale ESEMPI Grado di soddisfazione dell’utenza Evasione delle pratiche arretrate entro l’anno (si-no); apertura di nuovi sportelli al cittadino (si-no); … Note: (*) Circolare del Ministero dell’economia e della finanze, Dipartimento RGS, 28 aprile 2006, n. 18 e Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2007 e allegate Linee Guida. (**)Per misurare ad es. l’impatto di una campagna di informazione e di formazione per la prevenzione della obesità infantile svolta dal Ministero della salute occorrerebbe aspettare anni, raccogliere le informazioni e indagare il fenomeno per capire quanta parte del risultato è derivato da altri fattori esterni all’azione dell’amministrazione. Indicano il raggiungimento di certi risultati non misurabili in forma quantitativa ma su cui si può esprimere un generico giudizio qualitativo. Sono un indicatore estremamente semplificato delle efficacia gestionale o dell’efficacia sociale. Indicatori puramente qualitativi (alto/medio/basso) COSA MISURANO Indicano se sono stati raggiunti o meno certi risultati che ci si era premesso di raggiungere, in relazione ai quali non è possibile effettuare una misurazione quantitativa né esprimere un giudizio qualitativo. Sono un indicatore estremamente semplificato di efficacia gestionale. Indicatori binari (sì/no) TIPI DI INDICATORE Segue Tabella 6 Saggi Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Azienda Pubblica 3.2009 12-01-2010 16:35:10 Programmazione e valutazione delle politiche pubbliche Saggi Riferimenti bibliografici Aa.Vv. (1993), Le sentenze della Corte costituzionale e l’art. 81, u.c., della Costituzione, Milano: Giuffrè. Barbera A., Fusaro C. (2002), Corso di diritto pubblico, Bologna: Il Mulino. Barettoni Arleri (a cura di) (1989), Dizionario di contabilità pubblica, Milano. Borgonovi E. (2002), Principi e sistemi aziendali per le amministrazioni pubbliche, Milano: Egea. Borgonovi E., Canaletti F. (1998), Il nuovo bilancio dello Stato, Azienda pubblica, 3. Buscema S. (1985), “La riforma del bilancio dello Stato”, (relazione al Convegno Riforma del bilancio dello Stato, organizzato dall’ISLE, 5 giugno 1984), Rassegna Parlamentare, marzo, fasc. 1, pp. 83-102. Canaletti F. 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