LE COSTANTI FONDAMENTALI E IL SISTEMA SI Anita Calcatelli, Franco Cabiati I.N.RI.M. Sarebbe sicuramente troppo ambizioso voler trattare in questa sede il grande capitolo delle costanti della fisica. E’ tuttavia necessario, dati gli sviluppi attuali della metrologia fondamentale, gettare uno sguardo sulle interazioni tra SI e costanti fisiche fondamentali. Infatti, con le crescenti esigenze di precisione in campo tecnologico e scientifico, si è fatta sentire la necessità di sostituire i campioni materiali di tipo tradizionale dapprima con campioni naturali, per le loro caratteristiche di indistruttibilità, invariabilità, accessibilità e indipendenza dal luogo della misurazione, e infine con invarianti fisici che giochino un ruolo fondamentale nelle teorie scientifiche. Quest’ultima esigenza è legata all’affermarsi di un uso anche scientifico del SI, che ha messo l’accento su altre opportunità, quali una maggiore garanzia di consistenza tra diverse famiglie di unità (unità meccaniche, elettriche, termiche, ecc.) e il vantaggio per la scienza di avere un valore esatto per certe importanti costanti. Il vantaggio deriva dal fatto che quando un parametro invariante viene adottato come riferimento per definire un’unità, il suo valore viene fissato dalla definizione stessa e la sua incertezza è quindi da ritenersi nulla. Inoltre, diverse altre costanti legate da relazioni a quella fissata dalla definizione possono avere la propria incertezza ridotta in misura sostanziale per effetto della stessa definizione. Tra le costanti fisiche note da tempo alla comunità scientifica si annoverano, ad esempio, la velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche nel vuoto (c), la costante di Planck (h), la carica dell'elettrone (e), la costante di Boltzmann (k), la costante di Avogadro (NA), la massa dell'elettrone (me) e quella del protone (mp), la costante di gravitazione universale (G). Il numero delle costanti attualmente oggetto di determinazione e i cui valori vengono periodicamente aggiornati supera di molto il centinaio. Alcune di queste si ottengono dalla combinazione di altre secondo importanti relazioni, come la costante di struttura fine α = e2/(2ε0hc), dove ε0 è la costante elettrica, o la costante di Rydberg R∞ = α2mec/(2h). Dapprima l’unità di corrente elettrica, l’ampere, è stata ridefinita in funzione della permeabilità del vuoto (costante elettrica) µ0, il cui valore è risultato perciò fissato esattamente, in seguito la velocità della luce nel vuoto c0 è stata fissata dalla definizione del metro. L’attuale SI e le prospettive di ridefinizione Vediamo ora in dettaglio le definizioni attualmente in vigore per le unità di base del SI, insieme ad alcune notizie sulla loro situazione. Riguardo all'unità di lunghezza, l'attuale definizione ("il metro è la lunghezza del tragitto compiuto dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo di 1/299 792 458 di secondo") stabilisce il metro in termini del secondo e del valore assegnato per definizione alla velocità della luce nel vuoto. Il passaggio dalla lunghezza d’onda (o dalla frequenza, che essendo c costante esatta può essere convertita in lunghezza d’onda senza aumentarne l’incertezza) al metro si attua mediante interferometri ottici. 1 La definizione dell’unità di tempo (“il secondo è l'intervallo di tempo che contiene 9 192 631 770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra i due livelli iperfini dello stato fondamentale dell'atomo di cesio 133”) assume come riferimento naturale, universale e costante nel tempo, l’atomo di cesio 133Cs non perturbato dalla radiazione di corpo nero (cioè alla temperatura termodinamica di 0 K) ed è realizzato con una serie di orologi atomici a fascio di cesio con accuratezze molto spinte. Oggi si parla di incertezze dell’ordine di 10-15, con frequenze nel campo delle microonde. Si opera dunque nel dominio della radiotecnica e dell’elettronica. La metrologia del tempo e della frequenza fa riferimento alla più avanzata fisica atomica ed è in atto una notevole competizione per arrivare ad avere orologi sempre più precisi, con ricerche molto sofisticate condotte in vari laboratori dislocati in varie nazioni. La futura possibile ri-definizione del secondo è un argomento aperto ma il cammino da percorrere è ancora lungo. Non si tratta di speculazioni di scienziati fine a se stesse, poiché la metrologia del tempo ha parecchie implicazioni nella vita quotidiana, si pensi all’uso del GPS (Global Position System) in navigazione e in tutte le applicazioni che implicano definizioni molto accurate della posizione di un corpo. Probabilmente ci sarà per il secondo, così come capita oggi per il metro, una definizione di tipo generale, accompagnata da regole per la “mise en pratique”, da seguire per la realizzazione dei campioni primari. Spingendo l’incertezza nella definizione del secondo a valori sempre più piccoli, oltre 10-17, ci si imbatterà in un limite rappresentato dalla gravità terrestre e così dovrà essere reso disponibile come riferimento un orologio orbitale. L’unità di corrente elettrica è definita attraverso l’assegnazione, sia pure in modo implicito, di un valore fisso alla costante magnetica (“l’ampere è l’intensità di una corrente costante che, mantenuta in due conduttori paralleli, rettilinei, di lunghezza infinita, di sezione circolare trascurabile e posti alla distanza di 1 metro l’uno dall’altro nel vuoto, produrrebbe in questi conduttori una forza uguale a 2×10-7 newton per metro di lunghezza”). Infatti, in base alla teoria elettrodinamica, il sistema ideale descritto dalla definizione produce la forza indicata solo assumendo per la costante magnetica il valore µ0 = 4π×10-7. E’ tuttavia evidente, come suggerisce l’uso del condizionale nel testo della definizione, che il sistema descritto non è realizzabile se non mediante dispositivi con effetti elettrodinamici riconducibili, attraverso la teoria, a quelli del sistema ideale. Le realizzazioni classiche dell’ampere sono sistemi in forma di bilancia, che confrontano la forza elettrodinamica, prodotta per interazione tra bobine percorse da corrente, con la forza peso di un campione di massa. L’accuratezza di questi sistemi era comunque limitata dalla difficoltà di calcolare il rapporto tra forza e corrente a partire dalle dimensioni e caratteristiche geometriche delle bobine. In tempi più recenti, grazie a scoperte effettuate nella seconda metà del secolo scorso, la metrologia delle grandezze elettromagnetiche è venuta a disporre di nuovi campioni naturali, utilizzati per la riproduzione delle unità di tensione (effetto Josephson alternato), di resistenza (effetto Hall quantistico) e di induzione magnetica (risonanza magnetica nucleare). 2 Le giunzioni Josephson si presentano come convertitori naturali frequenza-tensione; infatti quando due superconduttori, posti ad una distanza dell'ordine dei nanometri, tale da consentire un processo di tunnel da parte di una supercorrente, vengono irradiati con una radiazione elettromagnetica di frequenza f (nel campo delle microonde), si viene a stabilire attraverso la giunzione una tensione UJ (tensione Josephson) il cui valore quantizzato è dato dalla relazione UJ = n f h/2e dove n è un numero intero, h è la costante di Planck ed e è la carica dell'elettrone. UJ non dipende dal materiale utilizzato, né dalle dimensioni o dalle tecniche costruttive. La costante KJ = 2e/h (detta costante di Josephson) si può utilizzare per definire un "campione naturale" di tensione dipendente unicamente dall'unità di base nota con minore incertezza (il secondo). L'effetto Hall quantistico è un caso particolare di interazione elettodinamica tra un campo magnetico e una corrente tra loro perpendicolari. Esso trae importanza dal fatto di consentire la riproduzione dell'unità di resistenza mediante l'aggancio alla resistenza quantizzata di Hall 2 RH = h/ie 2 con i numero intero. L'aggancio è diretto perché la costante RK = h/e (detta costante di von Klitzing) ha le dimensioni di una resistenza. L'utilizzazione metrologica dei due effetti quantici descritti è resa conveniente essenzialmente dalla loro grande riproducibilità, che permette di ricavarne campioni con stabilità molto maggiore dell’accuratezza con cui le costanti implicate sono conosciute in unità SI. Tali campioni sono assai utili per ottenere e mantenere un elevato grado di compatibilità nelle misure delle rispettive grandezze, ma il loro valore può solo essere espresso, agli elevati livelli di incertezza con cui si attuano i confronti, in unità convenzionali prossime a quelle del SI e tuttavia estranee a quel sistema. Ciò vale attualmente per la tensione elettrica e per la resistenza, dove unità convenzionali sono state adottate nel 1990 assegnando valori esatti alle costanti di Josephson e di von Klitzing (rispettivamente KJ-90 e RK-90). Così i valori convenzionali dei campioni di tensione e di resistenza hanno incertezze minori di 10-8, ma queste incertezze valgono solo nell’ambito delle grandezze elettriche, mentre nell’ambito più generale delle grandezze SI (ad esempio nel confronto tra energie elettriche e meccaniche o termiche) le incertezze salgono a 4×10-7 per KJ e 1×10-7 per RK. I campioni quantici di tensione e di resistenza offrono infine un’altra straordinaria opportunità per le misurazioni di corrente elettrica. Infatti, se si misura una corrente I come rapporto tra una tensione di Josephson e una resistenza quantizzata di Hall, dalle espressioni sopra citate si ricava I= UJ = ni ef RH Dunque, attraverso i campioni elettrici quantici è possibile misurare una corrente in termini di numero di cariche elementari che fluiscono ogni secondo. 3 Questa opportunità si aggiunge alla recente disponibilità di dispositivi a singolo elettrone (SET), in grado di generare correnti come effettive sequenze di cariche elementari cadenzate dalla frequenza di un segnale elettrico. Sembra allora maturo il tempo per una ridefinizione anche dell’ampere in funzione della costante fondamentale e in questi semplici termini: “l’ampere è l’intensità di una corrente costante che corrisponde al fluire di 6,24150948x1018 cariche elementari al secondo”, dove il numero che compare è l’inverso del valore di e, che ne risulta pertanto fissato. L’unità di massa è l’unica che viene ancora definita con riferimento ad un campione materiale artificiale: il prototipo in lega di platino e iridio conservato a Sèvres (“il kilogrammo è l’unità di massa; essa è uguale alla massa del prototipo internazionale del kilogrammo”). Un campione materiale presenta ovvii svantaggi: i rischi di danni o addirittura di distruzione, la difficoltà della conservazione in uno stato ben definito, la scarsa praticità di un riferimento unico a livello mondiale, le restrizioni imposte all'utilizzo del campione dall'inevitabile usura. L'utilizzazione di bilance con incertezza di misura di 1 µg ha messo in evidenza tutti questi problemi e anche il fatto che il prototipo internazionale del kilogrammo può presentare variazioni di 1 µg al mese, nei primi mesi dopo che è stato pulito e lavato secondo particolari procedure oggetto di continuo studio e revisione. Infatti le sostanze adsorbite dal prototipo vengono rimosse con operazioni di lavaggio continuate finché viene meno la loro efficacia. Tuttavia, naturalmente, l'adsorbimento riprende immediatamente, ed è tanto più veloce quanto più pulita è la superficie. La necessaria operazione di pulizia induce quindi un periodo di instabilità e di non definita conoscenza dello stato reale del prototipo, come di tutte le copie. In seguito, in condizioni "stazionarie", l'adsorbimento si riduce a circa 1 µg all'anno. Per questo nel 1989, in occasione della terza verifica dei campioni nazionali, il CIPM raccomandò di considerare il kilogrammo come la massa del prototipo internazionale subito dopo l'operazione di pulizia-lavaggio secondo il metodo utilizzato dal BIPM (Bureau International des Poids et Mesures). Si tratta di una raccomandazione e non di una ridefinizione. Naturalmente anche tutti i campioni nazionali da confrontare vanno trattati nello stesso modo. Per questi motivi, in vari laboratori metrologici alcuni gruppi di ricerca stanno lavorando per cercare di riferire l'unità di massa a fenomeni fisici maggiormente riproducibili ovunque ed in qualsiasi momento. Una ridefinizione del kilogrammo direttamente legata al concetto classico di massa potrebbe essere così enunciata: "il kilogrammo è la massa di N particelle nello stato fondamentale, in quiete e non interagenti", dove si potrebbe identificare la particella con l'elettrone, il protone o un particolare atomo. La continuità con l'attuale definizione sarebbe data dalla relazione: N= mk mk = NA mx M x dove mk denota la massa del prototipo internazionale del kilogrammo, mx ed Mx sono rispettivamente la massa e la massa molare della particella scelta ed NA è la costante di Avogadro. Questa definizione impone la determinazione di NA ed mx con un'incertezza a 4 livello di 10-8 per evitare che in futuro determinazioni più accurate delle costanti richiedano una variazione intollerabile del valore dei campioni materiali usati nella pratica metrologica; questo livello non è stato ancora raggiunto, però questa è una delle direzioni in cui attualmente opera la ricerca. Presso alcuni laboratori metrologici, tra cui l'I.N.RI.M, con sofisticate tecniche di misura che fanno ricorso all'interferometria ottica abbinata con quella a raggi X, è stato messo a punto un esperimento per la determinazione del passo reticolare di un monocristallo di silicio con purezza e composizione isotopica note. Una volta determinato il passo reticolare, quindi il lato della cella elementare a0, del monocristallo preso in esame e misurato per altra via il volume molare M/ρ si ottiene la costante di Avogadro dalla relazione NA = 8 M/(ρ a03). Altre ricerche vengono inoltre compiute per determinare NA con altri metodi, come per esempio dalla relazione C = F/e, dove F è la costante di Faraday (carica elettrica di una mole di elettroni) ed e è la carica dell'elettrone. Un altro tipo di ridefinizione dell’unità di massa discende da una visione più ampia della realtà fisica implicata dalla massa, che include la teoria relativistica e in particolare l’equivalenza con l’energia stabilita dall’equazione probabilmente più celebre tra quelle dovute ad Einstein: E = mc2, dove E è l’energia equivalente e c è la velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche nel vuoto. Una volta stabilita la relazione massa-energia attraverso l’equazione suddetta, oppure mediante la più tradizionale espressione dell’energia cinetica, il riferimento agli invarianti fisici è fornito dalla costante fondamentale più strettamente legata all’energia: la costante di Planck h = E/f, dove f è la frequenza. Il mondo in cui questa relazione trova normalmente riscontro sperimentale è quello delle particelle elementari e dei fotoni. Quindi le diverse ipotesi di ridefinizione del kilogrammo che da quella equazione derivano, pur avendo pieno significato teorico non corrispondono a effettive possibilità di realizzazione diretta dell’unità. Un modo rivelatosi assai efficace di mettere in relazione una massa macroscopica, dell’ordine del kilogrammo, con la costante di Planck è offerto dai campioni elettrici basati sugli effetti Josephson e Hall quantistico. Infatti, combinando le equazioni sopra riportate per i due effetti, si ottiene una potenza elettrica PE, di scala macroscopica, espressa in funzione di h e della frequenza che interviene nel campione Josephson: PE = U J2 1 2 = n i hf2 RH 4 Per riferire una massa ad h è dunque possibile confrontare un’energia o potenza meccanica con una equivalente in forma elettrica, misurata per riferimento ai campioni quantici. Questo confronto è appunto l’obiettivo principale di esperimenti messi in atto da alcuni laboratori metrologici, i cui sistemi con denominazioni diverse (bilancia del watt, bilancia con bobina in movimento, kilogrammo elettrico o elettronico, ecc.) consentono nella sostanza la determinazione di h in termini di unità SI e quindi anche del kilogrammo. L’equazione generalmente stabilita da questi esperimenti mette in relazione una potenza meccanica con una elettrica: 5 m g v = U I = kS h f 2 dove g è l’accelerazione di gravità (quindi m g è la forza peso), v è la velocità (di pochi centimetri al secondo) impressa all’equipaggio mobile del sistema e kS una costante adimensionale dipendente dal sistema di misura. L’esperimento condotto presso il National Institute of Standards and Technology (NISTUSA) ha prodotto il valore fino ad oggi più accurato della costante di Planck. La sfida è ora la ripetizione delle misurazioni anche con altri sistemi e l’ottenimento di valori prossimi ai precedenti con uno scarto che dovrebbe essere vicino a 10-8. Sono attualmente in corso esperimenti sia per la determinazione di NA che di h, nell’intento di raggiungere il livello di incertezza necessario per una ridefinizione del kilogrammo. Va notato inoltre che le due costanti sono legate tra loro dalla relazione h= c α 2 Me 1 2 R∞ N A dove α è la costante di struttura fine, Me la massa molare dell’elettrone e R∞ la costante di Rydberg. Il vincolo tra h ed NA è reso particolarmente stretto dal fatto che le altre costanti coinvolte sono conosciute con incertezza almeno un ordine di grandezza minore di quella richiesta per una ridefinizione del kilogrammo. Ne consegue che la ricerca per la determinazione di NA confluisce con quella per la determinazione di h e i risultati dell’una costituiscono una verifica di quelli dell’altra. Al presente, l’unità di temperatura è definita con riferimento ad un fenomeno naturale: la coesistenza delle tre fasi dell’acqua (“il kelvin, unità di temperatura termodinamica, è la frazione 1/273,16 della temperatura termodinamica del punto triplo dell'acqua”). Esso è quindi legato per definizione a una proprietà di un materiale che può presentare degli effetti di deviazione quali: possibili interazioni con il vetro del contenitore, la purezza dell’acqua o la presenza di isotopi degli elementi componenti. Dunque sarebbe vantaggioso legare anche il kelvin ad una costante fisica fondamentale. Infatti si stanno svolgendo ricerche tendenti a rendere possibile una sua ridefinizione che adotti come riferimento la costante di Boltzman k, il cui valore rimarrebbe pertanto fissato. Una definizione potrebbe essere: “il kelvin è la variazione di temperatura termodinamica che determina una variazione di energia termica pari a 1,3806505x10-23 Joule”. Oggi il kelvin è realizzato con incertezza nel campo di 10-7 e sarebbe opportuno che la ridefinizione mantenesse almeno questo livello di incertezza, mentre k è ancora determinata con un’incertezza di 2x10-6, e perciò si auspica un’ampia collaborazione di tutti gli istituti metrologici. Una delle strade più promettenti, a cui lavorano anche ricercatori dell’I.N.RI.M., è quella della termometria acustica, basata sulla velocità del suono in un gas puro (elio o argo). Questa è ricavata da misure di frequenza e di volume in risonatori acustici di acciaio quasi sferici, cioè di forma più regolare possibile e ben verificabile anche con metodi interferometrici. La mole è attualmente definita come "la quantità di sostanza di un sistema che contiene tante entità elementari quanti sono gli atomi in 0,012 kg di carbonio 12. Le entità 6 elementari devono essere specificate e possono essere atomi, molecole, ioni, elettroni, ecc. ovvero gruppi specificati di tali particelle ". Quando si ha a che fare con reazioni chimiche e le relative equazioni, è necessario conoscere le proporzioni delle sostanze che reagiscono. Data la struttura atomica della materia, occorre quindi sapere quante particelle (individui chimici, o entità elementari) sono contenute in una certa massa di sostanza. Da questa definizione segue che la massa di una mole di 12C è esattamente eguale a 0,012 kg o, in modo equivalente, che la massa molare di 12C, M (12C), è eguale a 0,012 kg/mol. Il numero di entità per mole è, appunto, la costante di Avogadro NA ( ≈ 6,022x1023 mol-1), il che significa che in ogni mole di 12C ci sono NA atomi o ancora che NA entità elementari sono contenute in una mole di qualsiasi sostanza. Pertanto si potrebbe ridefinire la mole come ”la quantità di sostanza di un sistema che contiene 6,0221415x1023 entità elementari”, dove il numero indicato corrisponde al valore della costante di Avogadro, che pertanto verrebbe fissata esattamente a quel valore. Questa è infatti la proposta già da tempo avanzata e di cui si prevede l’attuazione. Al momento dell’introduzione della nuova definizione, il valore adottato sarebbe quello risultante dalle migliori determinazioni del rapporto M(12C)/m(12C). Infine l’attuale realizzazione della candela, definita come “l’intensità luminosa, in una data direzione, di una sorgente che emette una radiazione monocromatica di frequenza 540×1012 hertz e la cui intensità di radiazione in quella direzione è 1/683 watt allo steradiante” (essendo lo steradiante l’unità di angolo solido), fa riferimento al watt e si basa sulla capacità di misurare la potenza irradiata da una sorgente laser mediante un radiometro criogenico con accuratezza migliore di 0,01%. Il fascio laser così misurato viene usato per tarare un fotometro campione, ossia un rivelatore la cui risposta spettrale simula la risposta dell’occhio umano. Il fotometro viene a sua volta usato per determinare l’intensità luminosa (in candele) di una lampada ad incandescenza con filamento di tungsteno con un’accuratezza di 0,1%. Di fatto, diversamente dalle precedenti unità di base, la candela ha come grandezza di riferimento non un oggetto o un fenomeno fisico invariante, ma un parametro convenzionale legato alla percezione della luce da parte dell’occhio umano (l’efficacia luminosa). Tuttavia la candela è considerata unità di base data la sua importanza per le misure delle grandezze fotometriche, incluse quelle che dall’intensità luminosa derivano. Riassumendo L'attuale Sistema Internazionale di unità, fondato sulle sette unità di base, è collegato al mondo reale da riferimenti di tipo diverso, che portano traccia dell’intera evoluzione del tipo di definizione di un’unità di misura, come appare evidente dallo schema. 7 Si va infatti dalla massa m(K) di un artefatto alla quale è assegnato il valore unitario, al parametro di un fenomeno naturale, come il punto triplo dell’acqua PTH2O, o di un particolare atomo, come il 133Cs e il 12C, per terminare con le costanti fondamentali c e µ0. Le frecce indicano i legami di derivazione delle diverse unità dai rispettivi riferimenti e da altre unità. Ipotesi di ridefinizione per alcune unità di base, mediante riferimento a costanti fondamentali, sono oggi concretamente proposte agli organismi internazionali competenti. Una di quelle maggiormente accreditate è rappresentata dal seguente schema Essa riguarda le unità: – kilogrammo (h) – ampere (e) – kelvin (k) – mole (NA) e le costanti: – costante di Planck (h) – carica dell’elettrone (e) – costante di Boltzmann (k) – Costante di Avogadro (NA). Appendice 8 L’idea di fondare le unità di misura su costanti fisiche fondamentali era già in una proposta avanzata da Max Plank nel 1899 di “un sistema di unità assolute” basato sulla : - velocità della luce c - sulla costante di gravitazione universale G - sul quanto d’azione h su queste tre costanti si potrebbe costruire un sistema di unità semplicemente considerando h ⋅c per l’unità di massa: MPlank ≡ = 2,2 × 10 −5 g G per l’unità di lunghezza: LPlank ≡ per l’unità di tempo: TPlank ≡ dove h ⋅G = 1,6 × 10 −33 cm 3 c h ⋅G = 5,4 × 10 − 44 s 5 c h = h / 2π . Naturalmente dal punto di vista pratico la taglia di queste unità appare improponibile e, d’altra parte, l’incertezza delle tre unità sarebbe ancora oggi di ben 5x10-5 per effetto dell’incertezza con cui si conosce G. Tuttavia Max Planck era attratto dal fatto che si potessero ricavare tutte le unità da invarianti universali attraverso leggi fisiche e che quindi si potessero comunicare misure ovunque senza bisogno di inviare dei campioni materiali come accadeva per tutte le unità alla fine del 1800. Venendo alla situazione attuale, le iniziative più recenti degli organismi internazionali da cui dipende l’effettiva evoluzione del SI sono passi nella direzione già auspicata da Planck, sia pure interpretata alla luce delle esigenze pratiche, riguardo alla taglia delle unità, e dell’importanza assunta dalle grandezze elettriche. In particolare, l’estrema accuratezza dei campioni atomici di frequenza, insieme alla scoperta dell’effetto Josephson e dell’effetto Hall quantistico rendono conveniente l’aggiunta di una frequenza agli invarianti di riferimento del sistema e la sostituzione di G con la carica dell’elettrone e. Vediamo i documenti più significativi che preparano le nuove definizioni del kilogrammo, dell’ampere, del kelvin e della mole in termini di costanti fondamentali (tradotti dal francese o dall’inglese). Raccomandazione U1 (2005) Su possibili modifiche delle definizioni del kilogrammo, dell’ampere, del kelvin e della mole Il CCU [Comitato Consultivo per le Unità], considerando - il consenso che ora esiste sulla desiderabilità di trovare modi per definire tutte le unità di base del SI in termini di costanti fisiche fondamentali, così che esse siano universali, permanenti e invarianti nel tempo; - la Risoluzione 7 della 21a Conferenza Generale di Pesi e Misure, 1999, concernente una futura definizione del kilogrammo; - le recenti raccomandazioni da parte del CCM, del CCEM e del CCT al CIPM concernenti possibili ridefinizioni del kilogrammo, che fissi per esempio la costante di Planck, dell’ampere che fissi la carica elementare e del kelvin che fissi 9 - - la costante di Boltzmann, nonché da parte del CCQM in relazione agli interessi della comunità dei chimici; la recente raccomandazione al CCU da parte del Task Group del CODATA sulle Costanti Fondamentali che sostiene le suddette ridefinizioni ed anche la contemporanea ridefinizione della mole in termini di un valore fissato della costante di Avogadro; l’opinione largamente condivisa, emersa dalle discussioni in queste riunioni dei Comitati Consultivi e del Task Group del CODATA, che se hanno luogo modifiche nelle definizioni del kilogrammo, dell’ampere e del kelvin, esse debbano avvenire nello stesso tempo; chiede che - il CIPM approvi in principio la preparazione di nuove definizioni e mise-enpratique del kilogrammo, dell’ampere e del kelvin così che se i risultati delle determinazioni sperimentali saranno davvero accettabili, avendo avuto tutti il consenso dei vari Comitati Consultivi e dei vari altri organismi competenti, il CIPM possa preparare proposte da sottoporre ai Governi membri della Convenzione del Metro in tempo per una possibile adozione da parte della 24a CGPM nel 2011; - il CIPM consideri la possibilità di ridefinire, allo stesso tempo, la mole in termini di un valore fissato della costante di Avogadro; - il CIPM prepari una Risoluzione che da sottoporre alla 23a CGPM nel 2007 per informare gli stati membri di queste attività; - il CIPM incoraggi ulteriormente gli istituti metrologici nazionali a reperire finanziamenti statali per dare supporto alla continuazione delle pertinenti ricerche al fine di facilitare i cambiamenti sopra suggeriti e migliorare la nostra conoscenza delle costanti fondamentali coinvolte, nella prospettiva di ulteriori miglioramenti nel Sistema Internazionale di unità. RACCOMANDAZIONE 1 (CI-2005) Il Comitato Internazionale per Pesi e Misure (CIPM), considerando - la Raccomandazione del CCU [Racomandazione U 1 (2005)] approva, in principio, la preparazione delle nuove definizioni, come richiesto dal CCU nella sua Raccomandazione sopra citata; Invita tutti i Comitati Consultivi - particolarmente il CCM, il CCEM, il CCQM e il CCT, a considerare le implicazioni del cambiamento delle definizioni delle sopra citate unità di base del SI, e di sottoporre un rapporto al CIPM non più tardi del 2007; - a monitorare attentamente i risultati di nuovi esperimenti rilevanti per le nuove definizioni, per identificare le condizioni che è necessario soddisfare prima di procedere alla modifica delle definizioni stesse, e a considerare, in particolare, i modi alternativi di ridefinire le unità sopra citate; - a sollecitare interventi da parte della più vasta comunità scientifica e tecnica su questa importante materia; 10 raccomanda che gli Istituti Metrologici Nazionali - proseguano con vigore i lavori attualmente in corso tendenti a fornire i valori migliori possibili delle costanti fondamentali necessarie per le ridefinizioni che ora si stanno considerando; - si preparino per il mantenimento a lungo termine di quegli esperimenti che, a tempo debito, saranno necessari per la realizzazione pratica delle nuove definizioni. 23a CONFERENZA GENERALE SU PESI E MISURE (2007) Sulla possibile ridefinizione di alcune unità di base del Sistema Internazionale delle Unità Risoluzione 12 La 23a Conferenza Generale, considerando • che, per molti anni, gli Istituti Metrologici Nazionali (NMIs) così come il Bureau Internationale des Poids et Mesures (BIPM) hanno fatto sforzi considerevoli per aggiornare e migliorare il Sistema Internazionale delle Unità (SI) estendendo le frontiere della metrologia affinché le unità di base potessero essere definite in termini di invarianti della natura – le costanti fisiche fondamentali, • che, delle sette unità di base del SI, solo il kilogrammo è ancora definito in termini di un artefatto materiale – il prototipo internazionale del kilogrammo (2a CGPM, 1889, 3a • • CGPM, 1901) e che le definizioni dell’ampere, della mole e della candela dipendono dal kilogrammo, la Risoluzione 7 della 21a Conferenza Generale (1999) che raccomandava che “ i laboratori nazionali continuino i loro sforzi per affinare gli esperimenti che legano l’unità di massa a costanti fondamentali o atomiche in vista di una futura ridefinizione del kilogrammo”, i molti progressi, fatti in anni recenti, in esperimenti che mettono in relazione la massa del prototipo internazionale con la costante di Planck h o con la costante di Avogadro NA, • le iniziative per determinare il valore di un certo numero di costanti fondamentali pertinenti, incluso il lavoro per determinare la costante di Boltzmann kB, • che, come risultato di recenti progressi, ci sono significative motivazioni per, e potenziali benefici da, le ridefinizioni del kilogrammo, dell’ampere, del kelvin e della mole, • la Raccomandazione 1 del Comitato Internazionale (CI-2005) nella riunione dell’ottobre 2005, e le varie Raccomandazioni di Comitati Consultivi sull’argomento delle ridefinizione di una o più unità di base del SI, notando • che ogni cambiamento nelle definizioni del SI deve soddisfare il vincolo dell’autoconsistenza, • che è desiderabile che le definizioni delle unità di base siano facilmente comprensibili, • il lavoro del Comitato Internazionale e dei Comitati Consultivi, • la necessità di monitorare i risultati degli esperimenti pertinenti • l’importanza di sollecitare commenti e contributi dalle più ampie comunità scientifiche e di utenti, e 11 • la decisione del Comitato Internazionale del 2005 di approvare, in linea di principio, la preparazione di nuove definizioni del kilogrammo, dell’ampere, del kelvin e la possibilità di ridefinire la mole, raccomanda che gli Istituti Metrologici Nazionali e il BIPM • proseguano gli esperimenti pertinenti affinché il Comitato Internazionale possa formarsi un’opinione circa la possibilità di ridefinire il kilogrammo, l’ampere, il kelvin e la mole usando valori fissati delle costanti fondamentali in occasione della 24a Conferenza Generale (2011), • nel caso in cui, insieme con il Comitato Internazionale, i suoi Comitati Consultivi e appropriati gruppi di lavoro, lavorino su modi pratici di realizzare qualcuna delle nuove definizioni basate su valori fissati di costanti fondamentali, preparino una mise en pratique per ciascuna di esse e considerino il modo più appropriato di spiegare le nuove definizioni agli utenti, • inizino campagne di informazione per mettere al corrente le comunità degli utenti sulla possibilità di ridefinizioni e sul fatto che le implicazioni tecniche e legislative di tali definizioni e le loro realizzazioni sarebbero accuratamente discusse e considerate, e richiede che il Comitato Internazionale riferisca su queste materie alla 24a Conferenza Generale nel 2011 e intraprenda tutti quegli atti preparatori che si considerino necessari affinché, se i risultati degli esperimenti saranno trovati soddisfacenti e adeguati alle necessità degli utenti, proposte formali dei cambiamenti nelle definizioni del kilogrammo, dell’ampere, del kelvin e della mole possano essere avanzate alla 24a Conferenza Generale. Bibliografia essenziale Le BIPM et la Convention du Mètre, Bureau International des Poids et Mesures, Paris, 1997. Le Système International d’Unitès (SI), Bureau International des Poids et Mesures, Paris, 1998. F. Cabiati, G. Mana and A. Peuto, Le costanti fondamentali e la metrologia della massa, Il Nuovo Saggiatore, 9 (1993), 51-61. B.W. Petley, The fundamental constants and metrology, in Proceedings of the international school of physics “Enrico Fermi”, course CXLVI “Recent advances in metrology and fundamental constants”, Società Italiana di Fisica IOS Press Ohmsa, Amsterdam, 2001, 121-155. K. Fujii e altri, Present state of the Avogadro constant determination from silico crystals with natural isotopic composition, IEEE Trans. Instrum. Meas. , 54 (2005), 854-859. R. L. Steiner, E. R. Williams, D. B. Newell and R. Liu, Towards an electric kilogram: an improved measurement of the Plank constant and electron mass, Metrologia, 42 (2005) 431-441. M. Mills, P. J. Mohr, T. J. Quinn, B. N. Taylor and E. R. Williams, Redefiniton of the kilogram: a decision whose time has come, Metrologia, 42 (2005) 71-80. 12 C.J.Bordé, Base Units of SI, Fundamental Constants and Modern Quantum Physics, Phil. Trans. Roy. Soc. A, 363, (2005), 2177-2201. M. Mills, P. J. Mohr, T. J. Quinn, B. N. Taylor and E. R. Williams, Redefinition of the kilogram, ampere, kelvin and mole: a proposed approach to implementing CIPM recommendation 1 (CI-2005), Metrologia, 43 (2006) 227-246. Siti web utili BIPM (Bureau International des Poids et Mesures): www.bipm.org CODATA (Committee on Data for Science and Techonology of International Council for Science) : www.codata.org IUPAP (International Union for Pure and Applied Physics): www.iupap.org IUPAC (Inyternational Union of Pure and Applied Chemistry): www.iupac.org 13