«Lui e Francesco hanno avvicinato Chiesa e fedeli» Bazoli ne ricorda l'umilità. Retali, primo cittadino di Concesio: «Per noi è un giorno memorabile» «Grande compostezza e un silenzio nel quale si percepisce la sacralità del momento». Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono non nasconde l'intensità di quanto vissuto con i componenti della delegazione ufficiale presente a Roma. «Papa Francesco è decisamente legato a Montini, come questo è stato con il Concilio il pontefice del cambiamento, così lo è oggi Francesco nel suo sforzo instancabile di avvicinare la Chiesa alle persone concrete», sottolinea Del Bono. «Credo ci sia un'analogia fra i due papi anche nella solitudine che Montini fu costretto a portare sulle sue spalle». COL SINDACO c'è anche Diego Peli, ex sindaco di Concesio, in rappresentanza della Provincia. Per il paese natale di Paolo VI c'è invece il sindaco Stefano Retali. «Per noi questa giornata è motivo di grandissimo orgoglio. E' un po' il compimento di un percorso lunghissimo. E' un punto di arrivo, ma soprattutto di partenza che ci invita a scoprire la modernità di Paolo VI. Credo che Papa Francesco con questa beatificazione abbia voluto dare un contributo di verità. C'è una forte similitudine - conclude Retali - fra il tragitto che lui sta compiendo e quello che ha vissuto Montini: traghettare la Chiesa verso dimensioni nuove, magari ancora non capite ma che lo saranno presto». Pochi i parlamentari bresciani presenti. Ci sono il deputato dei Popolari per l'Italia Mario Sberna, i Pd Gregorio Gitti, Paolo Corsini e l'europarlamentare Luigi Morgano, e defilato sul fondo del sagrato il senatore di Forza Italia Riccardo Conti. Sberna si dice commosso. Ricorda ancora quando da bambino era venuto in visita da Paolo VI portato da un grande amico del Papa bresciano, padre Ottorino Marcolini. «Noi ragazzi cresciuti nei suoi villaggi, io al Violino, arrivavamo in Vaticano portati da questo prete con la veste tutta lisa e consumata. Ma lui era in grado di aprire tutte le porte e di portarci davanti a Paolo VI. Mi è capitato due volte». Ma per Sberna e per sua moglie Egle c'è anche un altro motivo di vicinanza con Montini. «Negli anni Ottanta abbiamo insieme deciso di trascorrere alcuni anni della nostra vita in missione all'estero dopo aver letto la sua enciclica sociale, la "Populorum Progressio"». HA CONOSCIUTO Paolo VI pure l'imprenditrice Enrica Lombardi. «Oggi viene giustamente riscoperto. Credo sia un Papa che ha sofferto molto, ma adesso possiamo dire che ha vinto. Forse è stato un po' dimenticato ma il suo messaggio ha conservato una grandissima attualità. Penso che l'essenzialità a cui ci richiama Papa Francesco sia figlia anche di Montini». Per il vicepresidente della Fondazione San Benedetto Marco Nicolai Paolo VI «in tutto il suo pontificato ha lavorato per far emergere il nucleo vivo della fede che trova sempre il suo fondamento nel cuore di ciascuno di noi che non può essere appagato da risposte parziali o dettate dal pensiero dominante o dalla moda del momento. La sofferenza che ha vissuto e l'ostilità che ha subito - conclude Nicolai - vengono adesso in un certo senso riscattate». Tra i bresciani sul sagrato c'è anche il finanziere polacco-camuno Romain Zaleski che ricorda Paolo VI come «il Papa della sua gioventù. Non l'ho conosciuto ma lo ammiravo molto. Trovo non sia stato onorato come meritava, e adesso gli viene resa giustizia. Mi ha colpito molto anche l'umiltà con cui ha servito la Chiesa». A due passi da Zaleski il banchiere Giovanni Bazoli ha appena salutato l'ex presidente di Bankitalia Antonio Fazio. Per Bazoli che fa parte del comitato esecutivo dell'Istituto Paolo VI, Montini «nella sua riservatezza poteva apparire timido, ma in realtà era molto sicuro di sé. Sembrava restio ai bagni di folla, ma in realtà i suoi viaggi dimostrano il contrario. E credo che l'abbraccio della piazza di questa mattina sia un omaggio a lui, sono le cose belle della vita», sottolinea il banchiere che poi aggiunge. «Paolo VI ha sempre vissuto con una grande umiltà. Ricordo ancora la sua bara semplice al funerale, appoggiata sul sagrato di San Pietro. Non aveva una concezione regale del pontificato come testimoniò rinunciando alla tiara. Oggi stiamo raccogliendo i frutti di quello che ha seminato». Per il banchiere la stessa rinuncia al pontificato di Benedetto XVI «è stato un grandissimo gesto che va in questa direzione». NELLA DELEGAZIONE anche il presidente della Regione Maroni che esprime «riconoscenza per un grande lombardo che con la sua opera ha fatto diventare patrimonio della Chiesa le migliori espressioni della nostra terra». Col governatore il consigliere regionale Michele Busi e l'assessore al Commercio Mauro Parolini che sottolinea come «oggi sia apparsa evidente la grandezza di Paolo VI che seppe affrontare la modernità salvando il patrimonio della fede. Noi bresciani non possiamo che esserne orgogliosi. Soprattutto chi è impegnato in politica può solo trarre insegnamento e incoraggiamento dalla figura di Montini che ebbe l'audacia di definire proprio la politica "la più alta forma di carità"». DAL NOSTRO INVIATO Piergiorgio Chiarini CITTA' DEL VATICANO © RIPRODUZIONE RISERVATA http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/911858_lui_e_francesco_hanno_avvicinato_chiesa_e_fedeli/