gennaio - maggio 2015 Teatro Civico La Spezia ore 21.00 Concerti a Teatro Giovedì 22 gennaio Ramin Bahrami pianoforte - Ensemble d’archi della Spezia Johann Sebastian Bach Venerdì 13 febbraio Mario Brunello violoncello - Ezio Bosso pianoforte Johann Sebastian Bach, John Cage, Arvo Pärt, Ezio Bosso Venerdì 6 marzo Lorna Windsor soprano - Antonio Ballista pianoforte Gioachino Rossini, Jacques Offenbach Martedì 31 marzo Krystian Zimerman pianoforte programma da definire Martedì 21 aprile Kyoko Takezawa violino - Edoardo Strabbioli pianoforte Johannes Brahms Giovedì 7 maggio Quatuor 4 Hélène Roblin violino - Anne Gravoin violino Laurence Carpentier viola - Cyrille Lacrouts violoncello Felix Mendelssohn, Erwin Schulhoff, Samuel Barber Consulenza artistica: Miren Etxaniz La produzione strumentale di Johann Sebastian Bach non è particolarmente corposa rispetto a quanto prodotto da autori a lui contemporanei, ma la bellezza e la particolarità dei brani che ci ha lasciato raggiungono livelli ineguagliati. La genialità dell’autore emerge in ogni particolare: compositivo, formale, timbrico. La celeberrima “Aria sulla IV corda”, secondo movimento della Suite n. 3 in re maggiore, appartiene alla categoria dei brani universalmente conosciuti. Privilegio della musica assoluta, come è quella che molto spesso Bach riesce a regalarci, in questo caso dimostra che non sempre si possono ingabbiare e classificare gli autori in uno specifico stile. Come si può infatti definire semplicemente “barocca” e non “romantica” quest’Aria, intendendo con tale termine la capacità di parlare direttamente al nostro cuore per bellezza e spontaneità di ispirazione? Bach fu anche innovatore e precursore nell’utilizzo dello strumento a tastiera, il clavicembalo, come solista nella forma del concerto con archi. Carl Philip Emanuel, il più geniale ed innovativo fra i figli musicisti e compositori, era anche un ottimo clavicembalista, probabilmente il migliore del suo tempo, ed è proprio pensando a lui che Johann Sebastian scrisse dei concerti per cembalo ed archi, in certi casi originali o trascrivendone altri concepiti per strumenti espressivi, senza nulla perdere in termini di bellezza e piacevolezza. Il BWV 1052 è sicuramente il più famoso, probabilmente trascrizione di un concerto per violino oggi perduto. Il dialogo fra il solista ed il “tutti” è entusiasmante per l’energia che trasmette nei movimenti veloci contrapposti alla serenità dell’adagio centrale. Anche il BWV 1054 è una trascrizione del celebre concerto per violino in mi maggiore, ed in questo caso la familiarità della versione con il violino consente di apprezzare l’universalità della scrittura bachiana. Il BWV 1056 contiene uno dei più begli adagi bachiani, utilizzato dall’autore, era una prassi nell’epoca, anche in altre occasioni: in un concerto per oboe, per violino ed in una cantata. La presenza di Mozart nel programma non è marginale né casuale. Mozart amava particolarmente Bach e la sua genialità nel trattare il contrappunto. Grazie alle opere possedute dall’amico barone Gottfried van Swieten, ebbe modo di conoscere, trascrivere ed assimilare la musica di Bach raggiungendo risultati, nel momento in cui decise di affrontare la forma della fuga ed il contrappunto, paragonabili ed equivalenti al genio di Eisenach. Piero Barbareschi Giovedì 22 gennaio Ramin Bahrami pianoforte Ensemble d’archi della Spezia Violini primi Erica Mazzacua, Damiano Tognetti, Sara Montefiori, Giuditta Nardini Violini secondi Paolo Cimino, Camilla Bonanini, Claudio Perigozzo Viola Tommaso Valenti, Giulia Ceroni, Cosimo Lippi Violoncello Alessandro Maccione, Claudia Poz Contrabbasso Riccardo Donati Johann Sebastian Bach Wolfgang Amadeus Mozart “Aria sulla quarta corda” dalla Suite n. 3 in re maggiore BWV 1068 Trascrizione sul primo contrappunto dell’Arte della Fuga di J. S. Bach Concerto in re minore BWV 1052 Concerto in re maggiore BWV 1054 Allegro Adagio Allegro Johann Sebastian Bach Senza indicazione di tempo Adagio Allegro Concerto in fa minore BWV 1056 Senza indicazione di tempo Largo Presto Ramin Bahrami, nato a Teheran nel 1976, allora Persia, da famiglia benestante, rimane folgorato dalla musica di J. S. Bach fin da giovane. Con l’avvento del regime degli Ayatollah a seguito della Rivoluzione iraniana, il padre Paviz fu incarcerato con l’accusa di essere oppositore del regime e di aver collaborato con lo Scià e poi ucciso nel 1991. Bahrami trova rifugio in Italia, dove studia il pianoforte e si diploma con Piero Rattalino al Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Approfondisce gli studi all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda. Si perfeziona con Alexis Weissenberg, Charles Rosen, András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck. Considerato uno tra i più interessanti interpreti bachiani viventi a livello internazionale, si è esibito in importanti festival pianistici, in prestigiose sedi italiane (Teatro Comunale di Bologna, La Fenice, Accademia di Santa Cecilia) ed europee (Konzerthaus di Berlino, Gewandhaus di Lipsia, Wigmore Hall di Londra). Incide esclusivamente per Decca-Universal. Il disco con i cinque concerti per tastiera di J. S. Bach, registrato a Lipsia con Riccardo Chailly alla guida della Gewandhausorchester, ha meritato 5 stelle nel mensile Amadeus. Un programma con musica “del nostro tempo” suscita curiosità ed una sorta di inquietudine. Curiosità per l’attesa di scoprire quale tipo di linguaggio sonoro sarà utilizzato, inquietudine per il timore che quanto proposto, nella sua diversità e distanza dal repertorio tradizionale, possa porre problemi di comprensione ed apprezzamento, anche se due artisti come Mario Brunello e Ezio Bosso rappresentano una garanzia per lo spessore e la valenza intellettuale e musicale. Leggendo il programma di sala si scoprono autori, oltre allo stesso Bosso, che hanno contribuito alla codificazione e diffusione della cosiddetta musica minimalista, una corrente estetica e compositiva che ha prodotto e produce musica che si può definire “del nostro tempo” ma che, per scelte armoniche e formali, non risulta ostica e problematica ad un primo ascolto, privilegiando una semplicità ed essenzialità nella scrittura e risultando, forse anche sorprendendo gli ascoltatori non abituali, piacevole e rilassante. Il primo brano in programma di Ezio Bosso può far capire lo spirito e l’impostazione stilistica degli autori minimalisti: una semplice cellula melodico-ritmica proposta dal violoncello e progressivamente “commentata” ed elaborata insieme al pianoforte, in un dialogo complice e scorrevole, nel quale i timbri degli strumenti si fondono in un impasto suggestivo. John Cage ha continuamente sorpreso il pubblico, ma anche la critica, per le idee innovative sulla fruizione della musica, sul modo di produrla, di scriverla e interpretarla. In questo caso le Six Melodies, utilizzate da Bosso in questa trascrizione insieme a brani bachiani, svelano invece un Cage più tradizionale, al limite della semplicità melodica e ritmica. Sono composizioni che applicano un principio tipico del minimalismo: due voci che dialogano elaborando schemi ritmici ed armonici essenziali, facendo succedere senza soluzione di continuità una melodia, cioè una sezione, all’altra. L’accostamento con le invenzioni “a due voci” e con corali bachiani, nei quali la parte melodica del canto luterano si sovrappone ad un basso che ne connota lo stile armonico ed il ritmo, rivela che in fondo siamo di fronte allo stesso concetto che ispira il minimalismo nell’utilizzo, appunto, delle “due voci”. Anche nel brano di Arvo Pärt il gioco di scambio di frammenti melodici e ritmici fra il cello ed il pianoforte è utilizzato per creare un dipinto sonoro nel quale la voce del cello, articolata ed ondeggiante, è abbracciata da una serie di accordi che scandiscono lo scorrere del tempo del brano con solenne nobiltà. Piero Barbareschi Venerdì 13 febbraio Mario Brunello violoncello Ezio Bosso pianoforte Sulle radici Ezio Bosso da Unconditioned: Following (a Bird) per violoncello e pianoforte Moderato John Sebastian Cage Suite (trascrizione di Ezio Bosso) per violoncello e pianoforte J. S. Bach Corale BWV 639 “Ich ruf’ zu dir, Herr Jesus Christ” J. S. Bach Invenzione n. 13 (da Invenzioni a due voci) J. Cage Six Melodie: n. 5 e 6 J. S. Bach Corale BWV 617 “Herr Gott, nun schleuss der Himmel auf” Arvo Pärt Fratres per violoncello e pianoforte ******** J. Cage Six Melodies: n. 1 e 2 Ezio Bosso J. S. Bach Invenzione n. 2 (da Invenzioni a due voci) Adagio (come una marcia funebre) quasi Allegro Allegro molto ma giusto J. Cage Six Melodies: n. 3 e 4 Sonata n. 1 per violoncello e pianoforte Mario Brunello è il primo artista italiano a vincere, nel 1986, il Concorso Caikovskij di ˇ Mosca che lo proietta sulla scena internazionale. Invitato dalle più rinomate orchestre con prestigiosi direttori, Brunello si presenta sempre più di frequente nella doppia veste di direttore e solista, riservando ampio spazio a progetti che coinvolgono forme d’arte e saperi diversi (teatro, letteratura, filosofia, scienza), integrandoli con il repertorio tradizionale. Attraverso nuovi canali di comunicazione cerca di avvicinare il pubblico a un’idea diversa e multiforme del far musica. È Accademico di Santa Cecilia. Suona il violoncello Maggini dei primi del Seicento, appartenuto a Franco Rossi. Ezio Bosso è uno dei musicisti-compositori italiani più riconosciuti al mondo della sua generazione. Da sempre la sua carriera si divide tra la direzione d’orchestra, il concertismo e la composizione. L’incontro con Ludwig Streicher cambia la sua vita: il maestro lo spinge a studiare, oltre che con lui, Composizione e Direzione d’orchestra all’Accademia di Vienna. Nel 2003 con il film “Io non ho paura” di Gabriele Salvatores, la musica di Bosso ottiene l’attenzione del grande pubblico e della critica internazionale. È l’unico compositore italiano ad aver vinto l’Italian Grammy. Le sue composizioni vengono definite uno dei rari casi di connubio tra avanguardia e accessibilità popolare della musica di oggi. La vita musicale di Rossini (1792-1868) si divide in due periodi distinti: uno di grande successo artistico, fama e notorietà, ed un altro più riservato, appartato, in una sorta di autoisolamento dai clamori della vita artistica all’età di appena 37 anni, dopo la scrittura del Guglielmo Tell. In questo secondo periodo, sino alla morte, la vita in Francia in generale ed a Parigi in particolare non lo fece del tutto uscire dal mondo della musica, ma il suo approccio con l’arte assunse modalità diverse, lontane forse dalla enorme popolarità del periodo operistico, ma non per questo meno interessanti. Le composizioni presenti nel programma appartengono a questa fase “privata” della vita musicale di Rossini, che si dilettava, come lui stesso scriveva, a comporre brani per esecuzioni private o riservate a pochi amici, spesso senza concedere il permesso che venissero copiate o pubblicate. Si è scritto spesso sul particolare carattere di Rossini, uomo che univa alla grande sensibilità musicale un gusto per l’ironia, il calembour e la dissacrazione forse in anticipo con i tempi, e che apprezzava in egual maniera i piaceri della cucina, sia come gourmet sia come creatore di ricette, ma che appariva anche in certe occasioni schivo e ombroso, ai limiti della misantropia. Lo stile ed i testi utilizzati derivano dalla libertà con la quale Rossini poteva scrivere, vista l’assenza di una destinazione specifica. Ecco quindi i riferimenti al Metastasio, alla tradizione popolare dialettale veneziana, all’ironica imitazione dei mezzi di trasporto, la particolare fantasia nella creazione dei titoli. Il tutto con una spontaneità creativa e tematica ed una scrittura pianisticamente non sempre facile e scontata che tradivano lo spessore e l’esperienza dell’autore. L’accostamento con i brani di Offenbach (1819-1880) non è casuale e non solo riferito ad un brano per pianoforte di Rossini che ne imita lo stile. La musica composta da Offenbach, dominatore incontrastato nell’operetta, era quella che imperava nella Parigi nella quale viveva Rossini e che, nel bene o nel male, rappresentava il genere che il pubblico amava ascoltare. Sicuramente Rossini ne aveva colto l’aspetto dissacrante ed alternativo rispetto ai cliché dell’opera tradizionale e forse questa caratteristica, unita ad una scrittura molto frizzante e ritmica, la sentiva vicina alla propria visione della musica operistica, dalla quale si era allontanato non riuscendo ad adeguarsi alla malinconica inquietudine del nascente romanticismo. Piero Barbareschi Venerdì 6 marzo Lorna Windsor soprano Antonio Ballista pianoforte Rossini e Offenbach a Parigi Dialogue entre “Le Gros Bébé” et “Tati, le Mozart des Champs Elysées” È lo stesso Rossini che nella sua “Chanson du bébé” si definisce “gros bébé”, mentre risulta che ad Offenbach (“Tati”) attribuiva il titolo di “il Mozart degli Champs Elysées”. Gioachino Rossini Jacques Offenbach da Musique Anodine da La Périchole Prélude pour le piano Mi lagnerò tacendo... (“Aragonese”) Mi lagnerò tacendo... (“Arietta all’Antica”) Mi lagnerò tacendo... (Allegretto moderato) da Soirées Musicales L’Invito (Boléro) La Pastorella Un petit train de plaisir (Comique - Imitatif) pianoforte solo da La Regata Veneziana Anzoleta avanti la regata Anzoleta co passa la regata Anzoleta dopo la regata Lettre de la Périchole “Ah, mon cher amant” da “Pépita” A tous les métiers, moi, j’excelle (“Le grand factotum du canton”) da La Chatte métamorphosée en femme Minette: “Changez-moi, Brahma” Gioachino Rossini Petit caprice (Style Offenbach) pianoforte solo Jacques Offenbach da Orphée aux enfers Cupidon: “Couplets des baisers” da Fables de La Fontaine La Cigale et La Fourmis da La Vie Parisienne La Veuve du Colonel Antonio Ballista, pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, fin dall’inizio della carriera non ha posto restrizioni alla sua curiosità e si è dedicato all’approfondimento delle espressioni musicali più diverse. Ha suonato con i più importanti direttori in tutto il mondo, invitato in prestigiosi festival. Incide per La Bottega Discantica, Emi, Rca, Ricordi, Wergo. Ha insegnato nei Conservatori di Parma e Milano e all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” di Imola. Lorna Windsor, dopo gli studi in pianoforte e viola e il diploma in canto all’Associate of the Guildhall School of Music and Drama di Londra, si perfeziona a Vienna e Parigi. La sua attività è prevalentemente dedicata al recital cameristico, che ha portato con diverse formazioni strumentali nei maggiori festival europei. Collabora con numerosi solisti ed ensemble internazionali, in duo con Antonio Ballista nel repertorio tradizionale liederistico e in spettacoli dove s’incontrano musica, parole e teatro. Martedì 31 marzo Krystian Zimerman pianoforte Programma da definire Krystian Zimerman proviene da una famiglia legata alla musica da una lunga tradizione. Ha fatto i primi passi sotto la supervisione del padre e a 7 anni ha cominciato a lavorare sistematicamente con Andrzej Jasinski, allora professore associato senior del Conservatorio di Katowice, dove 14 anni dopo si è diplomato. Zimerman non ama i concorsi, ma ha seguito la strada di tutti i concertisti, partecipando e vincendo molte competizioni di prestigio. La vittoria del Grand Prix al Concorso Chopin del 1975 gli ha aperto le porte di una brillante carriera internazionale. Nel 1976 Artur Rubinstein lo ha invitato a Parigi: un incontro che avrebbe influenzato durevolmente lo sviluppo del giovane pianista. Nel 1977 ha suonato per la prima volta negli Stati Uniti e in Giappone. Il repertorio di Zimerman comprende, fra l’altro, opere di Chopin, Franz Liszt, Franz Schubert, Johannes Brahms, Edvard Grieg, Béla Bartok, Maurice Ravel, Claude Debussy nonché musica da camera di César Franck e Karol Szymanowski. I suoi incontri con grandi artisti, sia nel campo della musica da camera sia con direttori d’orchestra, sono stati secondo lui la sua più grande fortuna. Ha suonato con Gidon Kremer, Kyung-Wha Chung, Kaja Danczowska, Yehudi Menuhin e sotto la direzione di Bernstein, Karajan, Abbado, Ozawa, Muti, Maazel, Previn, Boulez, Mehta, Haitink, Skrowaczewski e Rattle. Il pianoforte non è la sua sola passione: è sempre stato un abilissimo organista e inoltre l’aver frequentato molti tra i più prestigiosi direttori d’orchestra dei nostri tempi gli ha permesso di approfondire la sua conoscenza della direzione d’orchestra. Zimerman divide il suo tempo tra la famiglia, l’attività concertistica e cameristica. Si è posto il limite di 50 concerti all’anno e ha un’aderenza totale alla sua professione: organizza personalmente la gestione della sua carriera, studia l’acustica delle sale da concerti, le ultimissime tecnologie di registrazione e della costruzione degli strumenti. Ha sviluppato un analogo approccio nei confronti della registrazione discografica: processo di cui si occupa nella sua totalità. In 30 anni di collaborazione con la Deutsche Grammophon, ha inciso 22 dischi che hanno ricevuto importanti premi. Tra le esecuzioni storiche che lo hanno posto per sempre nell’olimpo della musica classica, ci sono quella con i Wiener Philharmoniker nel 1985, la sua interpretazione del Concerto per pianoforte di Robert Schumann sotto la direzione di Herbert von Karajan, e i Concerti n. 3, 4 e 5 di Beethoven nel 1989 sotto la direzione di Leonard Bernstein. Il 24 gennaio 2005, giorno dell’apertura del MIDEM a Cannes, il Ministro della cultura Renaud Donnedieu de Vabres gli ha conferito la Legione d’Onore francese. La musica da camera nel catalogo brahmsiano occupa 24 numeri d’opera su un totale di 122, pari quasi alla produzione pianistica. Questo genere, specie nel romanticismo, raggiunge un’importanza per i compositori e per gli esecutori che va al di là del semplice concetto di far “musica insieme”, creando occasioni di condivisione e fruizione della musica in ambito semidilettantistico o familiare. É l’opportunità di usare l’impasto timbrico di strumenti diversi in varie formazioni per proporre idee musicali, sviluppare forme, rinnovare il gusto armonico in maniera paritetica rispetto agli organici sinfonici. La sinfonia, da Mozart in poi, è sintesi ed esaltazione della visione estetica del compositore. La musica da camera ne svela la parte più intima, meno appariscente ed ostentata, ma non per questo meno coinvolgente ed emozionante. Johannes Brahms incarna perfettamente quest’approccio. Produzione cameristica come detto corposa che occupa, a partire dal quintetto op. 34, la seconda parte della vita arrivando, senza cali di qualità, sino quasi alla morte con la Sonata per clarinetto op. 120 n. 2 del 1895. Brahms decide quindi di affrontare questo genere nel momento in cui ha la sensazione di aver acquisito la necessaria esperienza artistica ed intellettuale per comporre qualcosa di significativo, consapevole di avere la possibilità di svelare se stesso senza maschere o sovrastrutture. Il linguaggio, per chi già lo ama e ne conosce le composizioni, ascoltando le tre Sonate per violino, risulterà familiare come il timbro di una voce amica. Musica solida, priva di slanci realmente innovativi nella forma e nelle armonie come troviamo in altri autori romantici, ma non per questo banale o scontata. Anzi, tale solidità è rassicurante, e lo svolgimento delle idee musicali ed il dialogo fra due strumenti così espressivi, pienamente sfruttati, riscalda il cuore. Le tre sonate op. 78, 100 e 108, riassumono molte caratteristiche dello stile brahmsiano: ampi affreschi sonori, presenza importante, diremmo fondamentale, del pianoforte, senza tuttavia sconfinare nell’invadenza, splendidi temi esaltati dal violino, riferimenti alla tradizione popolare mitteleuropea, adagi poetici, difficoltà tecniche che non indulgono al virtuosismo o all’esibizione delle capacità ma semplicemente al servizio dell’idea musicale. Tre capolavori che collocano queste sonate nell’olimpo della letteratura musicale romantica. Clara Schumann, moglie del grande Robert, eccellente pianista, la più grande del suo tempo, ottima didatta, si dilettò anche con la composizione: le tre romanze op. 22, composte nel 1853, sono un ottimo esempio delle sue capacità in questo ambito. Piero Barbareschi Martedì 21 aprile Kyoko Takezawa violino Edoardo Maria Strabbioli pianoforte Johannes Brahms Sonata n. 2 in la maggiore op. 100 Clara Schumann Tre Romanze op. 22 Allegro amabile Andante tranquillo Allegretto grazioso quasi Andante Andante molto Allegretto Leidenschaftich Schnell Sonata n. 3 in re minore op. 108 Johannes Brahms Sonata n. 1 in sol maggiore op. 78 Allegro Adagio Un poco presto e con sentimento Presto agitato Vivace ma non troppo Adagio Allegro molto moderato Kyoko Takezawa ha intrapreso lo studio del violino all’età di tre anni e a sette si è recata negli Stati Uniti, in Canada e in Svizzera come membro del Suzuki Method Association. A diciassette anni è entrata all’Aspen Music School per studiare con Dorothy DeLay, con la quale si è diplomata alla Juilliard School nel 1989. Si è esibita con le più rinomate orchestre, collaborando con celebri direttori tra i quali Seiji Ozawa, Sir Colin Davis, Wolfgang Sawallisch, Kurt Masur, Sir Neville Marriner, Leonard Slatkin, Charles Dutoit, Roberto Abbado e Riccardo Chailly e ha suonato nelle principali sale del mondo, tra cui Carnegie Hall, Kennedy Center di Washington, London’s BBC Proms, Wigmore Hall e Suntory Hall. Kyoko Takezawa vanta un ampio catalogo discografico per BMG/RCA. Suona il violino “Camposelice” (1710) di Antonio Stradivari di proprietà della Nippon Music Foundation e il violino Guarneri del Gesù “Wieniawski” della Stradivari Society di Chicago. Edoardo Maria Strabbioli, dopo aver completato i suoi studi al Conservatorio di Milano con Carlo Vidusso, ha iniziato una carriera che lo ha visto protagonista in numerosi recital e ospite di orchestre prestigiose. Negli anni ha collaborato con artisti quali Frank Peter Zimmermann, Sergej Krylov, Kyoko Takezawa, Pierre Amoyal, Marco Rizzi, Liana Issakadze, Wen-Sinn Yang, Saschko Gawriloff, il Shostakovich Quartet, suonando nelle più importanti istituzioni musicali europee. Numerose sono le sue registrazioni radiofoniche per Rai, BBC, Drs2, Avro, Bayerischer Rundfunk, Mitteldeutscher Rundfunk e Radio France. Un programma raffinato e di forte impatto emotivo per la scelta dei brani e dei compositori. Il Quartetto op. 80 n. 6 di Mendelssohn (1809-1847) è l’ultima opera composta dall’autore tedesco. Un’opera che ha un significato particolare e si differenzia da tutta la produzione precedente. Mendelssohn deve la sua meritata fama nel panorama del romanticismo europeo e nella storia della musica per l’inconfondibile stile alimentato da una vena creativa ed una capacità di creare temi rara, unita ad un gusto raffinato per l’orchestrazione ed una conoscenza profonda della musica del suo tempo e del passato. In questo senso, anche se paradossalmente non avesse lasciato nessuna composizione, andrebbe ricordato con eterna riconoscenza per aver “riscoperto” e riproposto, dando il via alla definitiva rivalutazione, la musica di J. S. Bach, con l’esecuzione, nel 1829, della monumentale Passione secondo San Matteo, a quell’epoca ormai dimenticata. Nel Quartetto questo Mendelssohn positivo e prolifico non è presente. Scritto nel 1847 in un momento tragico della vita, segnata da problemi lavorativi ma soprattutto per la scomparsa della sorella Fanny, che rappresentava una sorta di alter ego musicale, è pervaso sin dal primo movimento da un’atmosfera tragica, malinconica e rassegnata, quasi un amaro testamento dell’autore che, svuotato dell’energia vitale, sarebbe morto nello stesso anno. L’Adagio per archi di Barber (1910-1981) è uno dei brani più celebri del ‘900. Utilizzato anche in occasioni non specificamente concertistiche (non ultimo il mondo del cinema), è conosciuto probabilmente più nella versione orchestrale che l’autore realizzò nel 1938 trascrivendo appunto questo movimento di un quartetto per archi (scritto nel 1936). Oggettivamente è distante dal linguaggio musicale che altri autori contemporanei a Barber praticavano in quegli anni: moderno ma di grande suggestione, è probabilmente per questo motivo immediatamente entrato sia nel repertorio che nel gradimento del pubblico. Nel 1968 l’autore propose una nuova trascrizione per coro ad otto voci, con il testo dell’Agnus Dei. Erwin Schulhoff (1894-1942), cecoslovacco, fa parte di una schiera, purtroppo numerosa, di compositori di origini ebraiche che hanno visto troncare la carriera e l’esistenza per l’avvento del nazismo. Compositore e pianista geniale, allievo a Praga grazie all’interesse di Dvorak, lasciò sinfonie, concerti per pianoforte, musica da camera e quartetti, in una carriera stroncata dalla morte per tisi nel lager di Weissemburg nel 1942. Piero Barbareschi Giovedì 7 maggio Quatuor 4 Hélène Roblin violino Anne Gravoin violino Laurence Carpentier viola Cyrille Lacrouts violoncello Felix Mendelssohn Quartetto n. 6 in fa minore op. 80 Erwin Schulhoff Quartetto n. 1 Allegro vivace assai Allegro assai Adagio Finale: Allegro molto Presto con fuoco Allegretto con moto e con malinconia grotesca Allegro giocoso alla slovacca Andante molto sostenuto ******** Samuel Barber Adagio per archi op. 11 Erwin Schulhoff dai 5 Pezzi: Alla Tarantella Quatuor 4 è un quartetto d’archi composto da quattro artisti le cui vite musicali si sono continuamente intrecciate. Il Quatuor 4 ha sede a Parigi. Tutti e quattro i musicisti si sono formati al Conservatorio Superiore di musica di Parigi e suonano nell’orchestra Alma, fondata dalla violinista Anne Gravoin. Hélène Roblin, Laurence Carpentier e Cyrille Lacrouts sono inoltre musicisti dell’Orchestra de l’Opera di Parigi e Lacrouts è inoltre primo “violoncello solo” dell’Opera. Si sono esibiti in orchestra o come solisti con direttori quali Gergiv, Whun Chung, Solti, Boulez, Prête e Muti. La loro crescente sinergia, unita alle molteplici attività in comune, ha fatto sì che si riunissero per proporre repertori di musica ricercata per quartetto, rappresentando un riferimento nel mondo musicale francese. Conversazioni Musicali a cura di Piero Barbareschi Incontri in preparazione all’ascolto il giovedì prima di ogni concerto a partire da febbraio. 5 febbraio Il mondo compositivo di Ezio Bosso: da J. S. Bach a John Cage e Arvo Pärt 26 febbraio Rossini e Offenbach: storie di odio e amore nella ville de lumière 26 marzo Krystian Zimerman e i grandi pianisti della storia 16 aprile Le tre sonate per violino e pianoforte di Brahms 30 aprile La cultura ebraica nella musica ore 18.00 - Fondazione Carispezia via D. Chiodo 36 - La Spezia ingresso gratuito Musica al Cinema a cura di Classica HD Rassegna di documentari per 4 giovedì dedicati ai grandi artisti del Teatro alla Scala di Milano. 29 gennaio La Scala al Colón, con Daniel Barenboim 19 febbraio Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Gaetano Donizetti, backstage, regia di Antonio Albanese 12 marzo Omaggio a Franco Corelli 9 aprile Danza in scena: Roberto Bolle in Onegin, backstage ore 21.00 - Cinema Il Nuovo via C. Colombo 99 - La Spezia ingresso gratuito per gli abbonati a Concerti a Teatro info e biglietti: www.cinemailnuovolaspezia.it BIGLIETTI 1° Settore Platea, Barcacce, Palchi 1° ordine, 2° Settore Platea Intero € 15,00 - Ridotto € 10,00 1° Settore Galleria, Palchi 2° Fila, 2° Settore Galleria, Palchi 3° Fila Intero € 10,00 - Ridotto € 8,00 - Studenti € 5,00 ABBONAMENTO 5 CONCERTI (Krystian Zimerman 31/03/2015 fuori abbonamento) 1° Settore Platea, Barcacce, Palchi 1° ordine, 2° Settore Platea Intero € 50,00 - Abbonati Teatro Civico € 40,00 - Ridotto € 35,00 - Studenti € 20,00 BIGLIETTI KRYSTIAN ZIMERMAN (fuori abbonamento) 1° Settore Platea, Barcacce, Palchi 1° ordine, 2° Settore Platea Intero € 20,00 - Ridotto* € 15,00 1° Settore Galleria, Palchi 2° Fila, 2° Settore Galleria, Palchi 3° Fila Intero € 15,00 - Ridotto* € 10,00 - Studenti € 5,00 Ridotto: giovani under 26 anni, adulti over 65 anni, associazioni di legge, gruppi organizzati di oltre 15 persone E’ obbligatoria la presentazione di documento valido d’identità, tessera associativa e tessera studenti *riservato anche agli abbonati a Concerti a Teatro Previsto diritto di prevendita BIGLIETTERIA Teatro Civico via Fazio 5 e via Carpenino, La Spezia, tel. 0187 757075 (lunedì-sabato 8.30-12.00 / mercoledì 16.00-19.00) Circolo Culturale Fantoni corso Cavour 339, La Spezia, tel. 0187 716106 (martedì-venerdì 9.30-13.00 e 16.00-19.30) Online www.vivaticket.it Info Fondazione Carispezia tel. 0187 258617 - www.fondazionecarispezia.it -