Conservatorio di Musica “Niccolò Piccinni”
Direttore Francesco Monopoli
Presidente Stefano Carulli
Direttore amministrativo Annamaria Sforza
Regione Puglia
Provincia di Bari
Comune di Bari
comitato scientifico e artistico
Angela Annese, Detty Bozzi, Dinko Fabris, Nicola Scardicchio
Si ringraziano i maestri
Sara Allegretta, Carmelo Andriani, Angela Annese, Lucia Bova,
Giovanna Buccarella, Michele Bozzi, Francesco Girardi,
Maurizio Lomartire, Francesco Melisi, Paolo Messa,
Angela Montemurro, Corrado Roselli, Domenico Sarcina
Direttore onorario
Riccardo Muti
Rotary Club Bari
Per informazioni:
Conservatorio “Niccolò Piccinni”
Via M. Cifarelli, 26 - 70123 Bari
Tel. 080 5740022 - 080 5740301
www.conservatoriopiccinni.it
La formazione musicale di Nino Rota, precocissima, come ormai è noto,
si basò essenzialmente sullo studio, la pratica e l’ascolto della musica da camera:
nato da una famiglia che vantava un’antica tradizione di pratica musicale, fu subito
iniziato dalla madre Ernesta allo studio del pianoforte e con la cugina Maria Rota,
eccellente cantatrice interprete soprattutto del genere vocale cameristico, frequentò
tutto il repertorio antico e moderno per voce e pianoforte ed appena fatti i primi
passi di compositore – dall’età di otto anni – presto cominciò a scrivere per la
cugina e se stesso, spesso mettendo in musica poesie di una certa complessità. Da
Tagore al Tommaseo, dai popolari e popolareschi a D’Annunzio, le letture poetiche
del fanciullo compositore erano vaste ed insospettabilmente premature. Ecco che
troviamo nel suo catalogo moltissime liriche per canto e piano ed altre per canto e
strumenti – ad esempio Il Presepio, del 1929, con accompagnamento di quartetto
d’archi – che vanno dal 1922 al 1938. Nelle arie da camera con accompagnamento
pianistico ciò che più colpisce è come un fanciullo di poco più di dieci anni fosse
in grado non solo di comporre pagine di fattura rifinita e di certo spessore ed
interesse armonico, ma soprattutto avesse la capacità di aderire al contenuto ed allo
spirito dei versi musicati, non di rado relativi a tematiche complesse quando non
addirittura inquietanti: l’amore, il trascendente, l’intuizione di cose a venire, la vita
e la morte….. Fin da piccino Nino Rota manifestava una superiorità intellettiva e
culturale che negli anni apparirà come una caratteristica dell’uomo Rota, non meno
affascinante sul piano umanistico-filosofico che su quello strettamente musicale.
Nella musica strumentale di Rota, cameristica o sinfonica che fosse,
emergeva una particolare capacità di fondere la rilettura moderna di antiche forme
e generi con una dovizia melodica che rendono i suoi lavori particolarmente
affascinanti. Nel Quintetto per flauto, oboe, viola, violoncello ed arpa del 1935
troviamo una voce insieme aristocratica e piena di sentimento, di lucida tornitura
formale ed insieme una colloquialità cordiale e di immediata comprensibilità. Mai
la ricerca timbrica, armonica, sintattica, né tantomeno le inflessioni modali con
cui si articolano temi che vanno dal tono popolaresco a raffinatezze raveliane,
si frappongono tra l’autore e l’ascoltatore, direttamente coinvolto in un clima di
elegante eloquenza. Ai temi freschi e scorrevoli del I movimento, Allegro ben
moderato, seguono le inflessioni soavemente pensose del movimento centrale,
Adagio, tosto seguito da un finale Allegro vivace festoso e brillante, in cui tutti
gli strumenti definitivamente concorrono alla definizione di una musica che scorre
fluida e non esibisce mai la sua elevata complessità di scrittura.
Così avviene anche per il Quartetto per archi, composto tra il 1948 ed il
’54: il primo movimento, Allegro moderato, si avvia direttamente e senza indugi
e, dopo un primo tema franco e solido presenta un secondo tema più cantabile,
caratterizzato da una concezione modale quasi evocante i toni melodici della musica
dell’antica Grecia. Alla riflessività cantabile e sostenuta del centrale Adagio segue
un finale Allegro robusto energico e volitivo che conclude il lavoro sfruttando al
massimo le potenzialità degli strumenti.
Agli anni settanta sono ascrivibili i Cinque Pezzi facili per flauto e
pianoforte, in cui l’intento di fornire ai giovani strumentisti brani di relativamente
semplice esecuzione non priva i brani di una loro ricchezza tematica originale e
brillante: composti nel 1972, ad essi seguirono tra il ’72 ed il 73 i Tre pezzi per
due flauti, in cui il dialogo tra i due strumenti è sempre fecondo di immagini e
suggestioni che, pur nell’ottica di brevi quadretti musicali, rendono questo lavoro
del compositore, come il precedente, di ascolto non solo gradevole, ma anche
suscitatore di immagini e di pensieri ricchi di quella civiltà che caratterizzò l’opera
musicale e la vita stessa del Maestro.
Nicola Scardicchio
Quartetto per archi
Allegro moderato - Adagio - Allegro robusto
Ilaria Catanzaro, violino
Eleonora Turtur, violino
Claudia Laraspata, viola
Maria Pia D’Attolico, violoncello
Il Presepio
Quartetto d’archi con voce su parole popolari toscane
Teresa Caricola, mezzosoprano
Ilaria Catanzaro, violino - Eleonora Turtur, violino
Claudia Laraspata, viola - Maria Pia D’Attolico, violoncello
Ho veduto una fanciulla
Lirica per voce e pianoforte
Il pescatore
Lirica per voce e pianoforte su testo di Lina Schwarz
Tre canzoni dal film Il birichino di papà di Raffaello Matarazzo
Canzone del calesse * - Ninna nanna - La maestra se ne va
* Accompagnamento pianistico di Nicola Scardicchio
Marika Spadafino, soprano
Laura Buccarella, pianoforte
Bagatella - Valzer
Carlo Angione, pianoforte
Tre pezzi per due flauti
Il mulino - Vecchia romanza - Vecchio carillon
Alessio Bellarte – Francesco Lasorsa, flauti
Cinque pezzi facili per flauto e pianoforte
1.
2.
3.
4.
5.
La passeggiata di Puccettino
Serenata
Pavana
La chioccia
Il soldatino
Miriana Todisco, flauto
Francesco Pellecchia, pianoforte
Quintetto per flauto, oboe, viola, violoncello e arpa
Allegro ben moderato - Adagio - Allegro vivace
Giacomo Bozzi, flauto
Francesco Larenza, oboe
Marianna Dell’Olio, viola
Marco Clarizio, violoncello
Fabrizio Aiello, arpa