Psicologia
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Molestie tra i giovani
In Italia si registra una scarsa conoscenza e
reattività alle problematiche relative ai rapporti
tra i sessi nell’ambiente scolastico e lavorativo.
a cura della dott.ssa Valeria Marchiello
[email protected]
Non è facile parlare del fenomeno della molestia sessuale a causa di alcune trappole concettuali in cui spesso si
incorre quando si ha a che fare con questo argomento.
Spesso, infatti, si fa confusione tra violenza sessuale e molestia sessuale: erroneamente si ritiene che l’unico modo di
offendere sessualmente una persona sia quello di procurarle
una violenza, per cui se non c’è violenza non ci sarebbe
nemmeno molestia. Una seconda trappola concettuale è
rappresentata dalla comune tendenza, fondata anch’essa
sull’ignoranza del fenomeno, a ritenere “moralisti” coloro
che denunciano le molestie sessuali come comportamenti
riprovevoli. La reazioni a tali denuncie sono del tipo : “Ma non
si può fare nemmeno qualche complimento a una collega
carina?”. Ovviamente un complimento o una manifestazione d’interesse nei confronti di una persona non possono
essere considerati molestie; si tratta di molestia quando un
interesse a connotazione sessuale si manifesta ripetutamente
nei confronti di una persona che non lo gradisce oppure nei
riguardi di chi, trovandosi in una condizione di inferiorità, non
può nemmeno mostrare esplicitamente di non gradire.
In poche parole, la molestia è caratterizzata dal protrarsi nel
tempo di comportamenti cui la vittima non può sottrarsi, o
perchè condivide con il molestatore il luogo di lavoro o studio, oppure perché il molestatore ha più potere sulla vittima
(es. docente che molesta una studentessa), in quest’ultimo
caso costituisce un’aggravante.
Una terza falsa credenza è che la molestia non ha effetti
nocivi su chi la riceve; al contrario sono varie le ripercussioni
psicofisiche della vittima soprattutto per il senso di impotenza
che questo sopruso infonde. I comportamenti molestanti
possono essere ricondotti a tre dimensioni concettualmente
distinte. Molestie di genere: fanno parte di questa categoria
i commenti verbali, atti, gesti e comportamenti che esprimono un concetto discriminatorio nei riguardi di qualcuno
in quanto appartenente ad un dato genere sessuale (es:
le femmine non capiscono nulla di matematica). In questi
casi non bisogna sottovalutare l’umiliazione che ne deriva,
perché questo tipo di molestie si configurano come una
forma di attacco e di ostilità nei riguardi di un soggetto per
il solo fatto che appartiene ad un genere sessuale.
Attenzioni sessuali non gradite: si includono in questa categoria comportamenti verbali e agiti insistenti ed indesiderati da chi li subisce (es: richieste insistenti per ottenere un
appuntamento);
Ricatti sessuali: riguardano l’insieme di comportamenti basati
sul ricatto, corruzione e coercizione (es: richieste esplicite o
implicite di rapporti sessuali con la promessa di vantaggi per
la carriera). Alcune ricerche italiane condotte presso diverse
scuole superiori, hanno fatto emergere un dato allarmante:
la molestia sessuale in ambito scolastico è un fenomeno
molto frequente che in diverse forme viene esperita dalla
quasi totalità degli studenti e delle studentesse.
Tuttavia, difficilmente i ragazzi e le ragazze riescono a riconoscere la molestia sessuale a scuola, poichè gli stessi studenti
sono vittime di quelle trappole concettuali di cui si è parlato
all’inizio: essi sembrano proprio non avere il concetto di molestia sessuale, la ignorano e non la sanno riconoscere.
Di questo stato di cose non possono essere accusati gli
stessi ragazzi e ragazze che mettono in atto questi comportamenti.
Lo studio della personalità di questi individui che mettono in atto
questo tipo di comportamenti ha permesso di rilevare come
queste siano persone sostanzialmente “normali”, “qualsiasi”.
La molestia sessuale è piuttosto la manifestazione di una più
generale dimensione di misoginia*, di un atteggiamento
discriminatorio ed ostile, specie verso le donne. Non è un
caso che la maggior parte delle molestie sessuali sia subita
da queste ultime: è centrale nella nostra cultura l’idea del
maschio dominante e aggressivo e la molestia sessuale, nelle
diverse forme in cui si manifesta, spesso viene agita senza una
vera consapevolezza ma semplicemente come un modo
per conformarsi al ruolo maschile. In poche parole, si tratta
di un problema di mentalità, di una cultura diffusa piuttosto
che una scarsa attenzione ai diritti e alla dignità del singolo
individuo. Soprattutto tra gli adolescenti questo fenomeno
è diffuso poiché essi generalmente agiscono in gruppo e
questo, in genere, agisce con più aggressività essendo la
responsabilità distribuita ma anche perché si assumono le
regole e gli atteggiamenti del gruppo per conformarsi ad
esso ed essere accettati. Nel nostro Paese non esiste una
sensibilizzazione alle problematiche relative ai rapporti tra
i sessi nell’ambiente scolastico e lavorativo, pertanto tra gli
adolescenti si registra una scarsa conoscenza e reattività al
fenomeno. La scuola, in quanto istituzione educativa, non
può ignorare il problema piuttosto deve assumersi il dovere
di trasmettere una cultura del rispetto, deve promuovere
azioni positive per favorire quella maturazione emotiva che
sta alla base di rapporti maturi tra gli individui, basati sulla
consapevolezza dei bisogni e dei diritti dell’altro soprattutto nell’ambito delle scuole superiori poiché l’intensità dei
processi di socializzazione tra generi è notevole in questa
fase evolutiva e le caratteristiche che assumono le relazioni
interpersonali e dei ruoli legati a queste interazioni, rimarranno
abbastanza stabili negli anni successivi.
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