Pietre della Brianza

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Pietre della Brianza
Oasi di Baggero 24 settembre 2 ottobre 2016
Cooperativa REA Impresa Sociale Monza
Rocce in Brianza
In Brianza scarseggiano affioramenti di rocce litotidi e abbondano quelli di materiali sciolti quaternari, con
le relative coperture pedologiche. La roccia litoide, tuttavia, nella collina dell’Alta e Media Brianza, si
rinviene a piccola profondità, sotto modesti spessori di sedimenti glaciali e fluvioglaciali.
Le rocce più antiche riconosciute nell’area sono rappresentate da alcune unità della successone torbiditica
cretacea del bacino lombardo, cioè l’Arenaria di Sarnico, che affiora tra Oggiono e Bosisio P., il
Conglomerato di Sirone, che costituisce il colle omonimo, e il Flysch di Bergamo, frequente nella parte est e
nord est dell’area, tra Montevecchia, Merone e Barzago, e comprensiva del Megastrato (Megabed) di
Missaglia, incluso nell’elenco dei “geositi” della Lombardia. Seguono, tra Paleocene ed Eocene, le unità
prevalentemente marnose in facies di “Scaglia Lombarda”, tipiche della Brianza centrale e caratteristiche di
depositi pelagici sedimentati in un contesto di piana marina bacinale. Sono rappresentate dalle Formazioni
di Brenno, di Tabiago e di Cibrone. La prima è affiorante in varie località, ma soprattutto alle ex cave
(miniere) di Baggero e di Brenno della Torre; quest’ultima indicata come località tipo della formazione e da
poco dismessa per essere utilizzata come bacino di laminazione delle piene della Bevera di Molteno. La
Formazione di Tabiago affiora lungo la SS36 e alla miniera di marna e calcare da cemento di Rio Gambaione
Nord, a Bulciago-Cassago. Essa comprende anche il Membro del Montorfano lariano, cioè i conglomerati e
le biocalcareniti che costituiscono il colle di Montorfano. Infine la Formazione di Cibrone è rappresentata da
marne prevalentemente, in modesti affioramenti. Con l’Oligocene/Miocene si avvia la sedimentazione delle
unità più caratteristiche della fase principale del sollevamento alpino, con la conseguente deposizione delle
molasse del Gruppo della Gonfolite lombarda. In Brianza, diversamente dal settore di Como s.s., la
Gonfolite è rappresentata dalle Marne di Fornaci di Briosco e dalle Arenarie di Briosco, le prime costituite
da marne e arenarie fini di ambiente di avanfossa precedente alla sedimentazione più grossolana delle
successive arenarie, rappresentative di torbiditi deposte durante il sollevamento della catena. Queste unità
geologiche sono le ultime di deposizione marina di cui si abbiano affioramenti riconoscibili. Ad esse
seguono infatti piccoli lembi di formazioni plioceniche argillose (Formazione di Lambrugo) o sabbiose
(Sabbie di Ponte Nuovo), indicatrici di deposizione lacustre o fluviale in ambienti molto prossimi al limite tra
terraferma e mare pliocenico. Assai più frequenti invece, e noti, sono gli affioramenti dei conglomerati del
c.d. Ceppo Lombardo, ora diviso in diverse unità su base morfologica, stratigrafica e petrografica. Si tratta
sempre di conglomerati poligenici a diversa composizione petrografica, ma comunque con prevalenti clasti
prealpini, formatisi a partire da sedimenti fluviali grossolani in corsi d’acqua intrecciati (braided) o
meandriformi che trasportavano al mare grandi quantità di sedimenti derivanti dalla erosione della catena
già in gran parte sollevata. Sono tutti attribuiti al Pleistocene inferiore (Quaternario) e i più importanti, per
diffusione, in Brianza centrale e Valle del Lambro sono il Ceppo di Inverigo e il Ceppo di Calpuno, più il
Ceppo della Molgora (Valli Nava e Lavandaia) e il Ceppo di Monguzzo, limitatamente affiorante a nord del
colle omonimo. Se i sedimenti del “ceppo” hanno un ambiente genetico abbastanza omogeneo, lo stesso
non si può dire per le unità quaternarie successive che sono riconosciute in facies glaciali e fluvioglaciali
(prevalenti), ma anche fluviali e lacustri. Esse sono tuttavia individuate con notevole dettaglio in base ai
caratteri dei depositi e della loro alterazione, soprattutto in funzione del riconoscimento delle superfici
limite (suoli, superfici erosionali, …). Rispetto alla vecchia semplificata interpretazione dei depositi glaciali e
fluvioglaciali attribuiti a 3 o 4 principali avanzate glaciali coeve sull’intero fronte pedemontano, si
differenziano unità appartenenti a bacini diversi secondo la nomenclatura gerarchica che utilizza i termini di
“supersintema, sintema, subsintema e unità”.
Nella relativa complicazione delle unità geologiche dell’area, si possono comunque segnalare le principali
attribuzioni, facendo anche riferimento, dove possibile, alla interpretazione storica del Quaternario in
Brianza, messa su carta organicamente per la prima volta da Arturo Riva negli anni ’50.
Le aree più meridionali della collina briantea ad est del Lambro, già attribuite al fluvioglaciale più antico e
fortemente alterato in superficie (c.d. ferretto) sono assegnate al Sintema di Cascina Fontana (BOF Pleistocene medio), descritto sulle superfici del pianalto di Tradate, mentre il settore del glaciale e, in parte,
fluvioglaciale antico a nord di Triuggio e a sud di Casatenovo è assegnato al Sintema della Specola (PEO),
unità comprensiva di parte del morenico Riss e parte del Mindel a ferretto. Subito a nord di queste unità è
collocata una fascia di terreni in facies di deposito glaciale definita Sintema di Binago (BIN) e assimilabile al
morenico Riss precedente. Più oltre, per una ampia fascia, fino alla Bevera di Renate, più o meno dove si
collocava il passaggio tra morenico Riss e Wurm, si riconoscono almeno 4 unità quaternarie, in facies
diverse, glaciale, fluvioglaciale e lacustre, appartenenti al Supersintema di Besnate (BE). Si tratta, più o
meno da sud a nord, e dunque dalla unità più avanzata a quella più interna, della Unità di Guanzate (BEZ),
l’Unità di Cadorago (BEE), la Unità di Minoprio (BMI), e la Unità di Bulgarograsso (BXE), tutte attribuite al
Pleistocene medio-superiore. Proseguendo verso l’interno della cerchia glaciale del ramo brianteo del
paleo Adda-Lambro si entra nel dominio del Sintema di Cantù, appartenente al Supersintema dei Laghi e in
gran parte corrispondente al precedente wurmiano (Pleistocene superiore). In questo lobo glaciale il
Sintema manca degli elementi per differenziare unità (subsintemi) di rango inferiore, come avviene nel lobo
di Cantù e nell’area comasca. Anche in termini di facies prevalgono in questa area, in destra e sinistra
Lambro, till indifferenziati, fatte salve le ampie aree occupate da depositi lacustri e glaciolacustri, come
quelli, molto vasti, ad est e sud est di Molteno e tra Monguzzo, Anzano e Lurago d’E. I depositi olocenici,
infine, delle valli e a nord del Lago di Alserio (lacustre) e tra Alserio e Pusiano (origine mista in gran parte
relativa al conoide di Erba), sono attribuiti al Sintema del Po.
In tutte le unità geologiche di genesi di trasporto glaciale, comprese quelle antiche, con profili di
alterazione “a ferretto”, è possibile rinvenire clasti di medie e grandi dimensioni, classificatili come trovanti
o erratici. Tuttavia, gli stessi risultano ben conservati nei settori del glaciale più recente o medio recente
(Pleistocene superiore o medio-superiore). In queste aree si trovano blocchi anche di grandi dimensioni di
rocce cristalline, intrusive e metamorfiche. Questi materiali hanno sempre rappresentato una fonte di
approvvigionamento di buona pietra e tuttora vengono raccolti e utilizzati o conservati in vista negli spazi
aperti. Sono soprattutto rocce granitoidi o granodioritiche, Serizzo e Ghiandone della Valtellina, rocce
metamorfiche gneissiche o micascistose (Scisti di Edolo), e rocce metamorfiche verdi serpentinitiche (Val
Malenco).
Per trovare le rocce principali guarda le 2 mappe e le descrizioni, e collega i numeri
1
2
3
4
5
6
7
8
1bis
2bis
3bis
Conglomerato di Sirone (conglomerato delle mole da macina)
Calcareniti del Flysch di Bergamo (molera dei monumenti)
Formazione di Brenno (marne da cemento nelle miniere di Baggero e Brenno della Torre)
Formazione di Tabiago (comprensiva del Membro dei conglomerati di Montorfano)
Marne di Fornaci (arenarie fini e siltiti; non c’è la foto)
Arenarie di Briosco (arenarie fini e micacee per costruzioni e mole – molera)
Ceppo di Monguzzo (a nord del colle di Monguzzo)
Ceppo di Inverigo (area centrale Lambro e valli laterali)
Granodiorite della Val Màsino denominata localmente “Ghiandone” (a facies porfirica con
macrocristalli di feldspato potassico)
Serpentiniti della Val Malenco (rocce ultramafiche serpentinizzate con presenze localizzate di
oficarbonati, gabbri e granuliti)
Scisti di Edolo (micascisti, quarzosciti, scisti cloritici, ecc. del substrato metamorfico delle Alpi
Meridionali)
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