Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento

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Mappe interculturali della letteratura italiana nel Risorgimento
Ugo Foscolo, Vincenzo Cuoco, Giuseppe Mazzini, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Giuseppe Gioachino
Belli
Bearbeitet von
Angelo Pagliardini
1. Auflage 2013. Buch. 307 S. Hardcover
ISBN 978 3 631 64174 3
Format (B x L): 14,8 x 21 cm
Gewicht: 510 g
Weitere Fachgebiete > Literatur, Sprache > Romanische, französische Literaturen >
Italienische Literatur
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1.1. Risorgimento e letteratura italiana: coordinate
storiche
1.1. Premessa
Nella definizione dei processi di elaborazione concettuale per la costruzione
dell’identità nazionale italiana, la letteratura entra in gioco come un solido punto di
riferimento. A proposito del nesso peculiare fra letteratura e identità nazionale il
filologo e poeta Giosue Carducci dichiara esplicitamente 1:
Quando il principe di Metternich disse l’Italia essere una espressione geografica, non aveva
capito la cosa; ella era una espressione letteraria, una tradizione poetica. [...] Io non so se sia
vero ciò che il Villemain racconta, che il governo austriaco vietasse certa volta a Milano la
recita della canzone all’Italia: ma, se lo fece, certo n’ebbe ragione, benché ormai fosse tardi.
(Carducci, Tomba di Francesco Petrarca, 15)
Il giudizio carducciano si colloca a pochi anni dal coronamento istituzionale di tale
prospettiva culturale e letteraria, dopo la cosiddetta «breccia di Porta Pia», che ha
comportato il (ri-)congiungimento di Roma all’Italia come capitale, il 20 settembre
1870, una data tradizionalmente indicata come conclusione del Risorgimento, cioè del
processo storico-politico e movimento culturale che ha portato la realizzazione,
geograficamente concreta, di uno Stato nazionale italiano 2. Per quanto riguarda
l’interpretazione storica, il dibattito diverge su questo punto in quanto da un lato si
sostiene che l’unificazione politica e militare dello Stato italiano abbia realizzato
concretamente una costruzione concettuale e identitaria secolare, dall’altra che, dopo
la formazione dello Stato italiano, si sia cercato un significato identitario culturale da
attribuire al nuovo soggetto statale 3. Nel nostro lavoro non intendiamo intervenire
sulle interpretazioni storiche generali del Risorgimento italiano, bensì analizzare il
ruolo assegnato alla letteratura e la funzione attiva degli scrittori nella costruzione
d’identità che ha preceduto e accompagnato la realizzazione dello Stato nazionale.
1.2. Scelta del corpus
Di fronte a una visione dell’identità italiana, e in particolare del suo rispecchiamento
letterario, basata su una persistente idea di unitarietà, primato e autoreferenzialità,
riteniamo opportuno andare alla ricerca di quegli elementi di rottura e contraddizione
identitaria interna che proprio nella letteratura si enucleano e si attivano. Da
un’adeguata lettura di testi centrali nella letteratura del Risorgimento emerge la
tensione avvertita nel costruire, su base letteraria e culturale, il fondamento di un
1 Il discorso è pronunciato ad Arquà, oggi Arquà Petrarca, in occasione del quinto centenario della
morte del poeta.
2 Anche Francesco Bruni attribuisce la stessa centralità alla letteratura nella formazione di quella che
lui chiama l’«idea dell’Italia che da Roma tardorepubblicana e imperiale arriva a oggi» (Bruni
2010, 13).
3 Gilles Pécout lo ricostruisce a partire dalle divergenze presenti fra i protagonisti del Risorgimento
(Pécout 2011, 189-194).
12
1. Risorgimento e letteratura italiana: coordinate storiche
progetto di unificazione politica che non aveva precedenti storici diretti. Per questo
abbiamo scelto cinque scrittori protagonisti del Risorgimento con ruoli molto diversi e
appartenenti a fasi cronologiche differenti del processo. Essi hanno contribuito nelle
loro opere a costruire, analizzare e promuovere l’identità nazionale italiana, con i
mezzi della letteratura, e le loro cinque voci, in parte discordi, mostrano sia
l’orientamento corale seguito per contribuire alla costruzione nazionale, sia le
dissonanze e le contraddizioni di tale processo.
La costruzione dell’identità italiana ha fatto uso della letteratura richiamandosi
alla tradizione letteraria italiana, ma è stato durante il Risorgimento che gli scrittori
hanno elaborato l’idea d’identità nazionale da attribuire al nuovo Stato italiano
realizzato concretamente nel 1861. Sono stati inoltre gli scrittori del Risorgimento che
hanno rivisitato e rimodulato in chiave identitaria italiana la tradizione letteraria a
partire dal Medioevo e, cercando elementi di continuità, hanno attribuito in parte
all’italianità anche la cultura classica greca e latina, che aveva avuto i suoi centri di
irradiazione nelle città italiote della Magna Grecia e nell’antica Roma.
Prenderemo in considerazione un corpus formato dalle opere di cinque autori,
rappresentativi di tipologie differenti per provenienza geografica, scrittura e azione
concreta, per cui appare proficua un’analisi in parallelo: Ugo Foscolo (1778-1827),
Vincenzo Cuoco (1770-1823), Giuseppe Mazzini (1805-1872), Cristina Trivulzio di
Belgiojoso (1808-1871), Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863). Cuoco e Foscolo
sono esponenti della prima fase del Risorgimento, coincidente con il periodo
napoleonico, ma il primo si è integrato pienamente nelle politiche dei regimi
napoleonici, mentre il secondo ne ha combattuto il dispotismo e ha lottato come
intellettuale per denunciarne le contraddizioni. Mazzini e Trivulzio sono protagonisti
del processo di unificazione italiana culminante nella realizzazione del Regno d’Italia
nel 1861, l’uno su posizioni repubblicane e democratiche estreme, l’altra su posizioni
moderate, tuttavia entrambi sono stati esclusi dalla realizzazione concreta
dell’unificazione italiana, il primo perché portatore di istanze socialmente e
politicamente troppo aperte e avanzate, la seconda in primo luogo perché, essendo
donna, non poteva corrispondere ai prototipi dell’eroe e dello scrittore risorgimentale.
Il poeta Belli, la cui esperienza biografica e produzione poetica comprende tutte le fasi
del Risorgimento, costituisce una voce in controcanto, ufficialmente contrario al
Risorgimento, nel segreto della poesia romanesca testimone di una forte identità
culturale locale, di cui però denuncia al tempo stesso, per via letteraria, tutti i limiti.
1.3. Le tappe storiche e letterarie
Il processo storico di unificazione italiana, intrapreso alla fine del Settecento e portato
a termine nel secolo successivo, è stato denominato Risorgimento, termine che
comprende un’intrinseca contraddizione, in quanto designa come «resurrezione» una
realizzazione statale senza precedenti, non essendo mai esistito uno Stato
corrispondente al nuovo Stato italiano, una contraddizione strettamente legata al ruolo
1. Risorgimento e letteratura italiana: coordinate storiche
13
che la tradizione culturale e letteraria è stata chiamata a svolgere 4. Sarà battezzato
Risorgimento il giornale fondato a Torino nel 1847 da Camillo Benso Conte di Cavour
(1810-1861), il futuro primo ministro del Regno di Sardegna che riuscirà a trovare la
via politico-diplomatica per realizzare militarmente l’unificazione italiana. Il termine
compare in alcuni autori della seconda metà del Settecento, come il milanese Pietro
Verri (1728-1797) (Cortelazzo-Zolli 1985, 1091), per indicare un auspicato
rinnovamento politico, ma soprattutto etico e culturale, dell’Italia, mentre sarebbe poi
diventato uno dei concetti chiave dell’azione e della storiografia 5.
Carducci mette a fuoco in questi termini l’orientamento etico e civico del
Risorgimento, di cui invita a non cosiderare solo l’aspetto politico-istituzionale:
La storia delle idee e della letteratura del Risorgimento è la ricerca e l’esposizione dei
contrasti e degli accordi fra le iniziative innovatrici e le tradizioni conservatrici nell’intento
di restaurare o d’instaurare lo spirito moderno e l’impronta nazionale nelle produzioni della
fantasia e del sentimento: storia contemporanea e consentanea all’altra d’una stessa
restaurazione o instaurazione nelle dottrine filosofiche e morali e negl’istituti e ordini
politici: comincia co ’l 1749 e va fino al 1870. (Carducci, Risorgimento 3)
Come si può notare, le contraddizioni e le interferenze fra il piano storico e quello
culturale riguardano anche la definizione dei termini cronologici del Risorgimento.
1.3.1. Italia napoleonica: il ruolo di Foscolo e Cuoco
La storiografia ufficiale italiana, affermatasi negli ultimi decenni del XIX secolo, ha
minimizzato o escluso dal processo di formazione dello Stato unitario italiano il
4 Alberto Maria Banti trova, fra le prime attestazioni della metafora religiosa del Risorgimento riferita
all’Italia, la dedica del Misogallo di Alfieri, il libello contro gli eccessi giacobini della
rivoluzione francese, in cui l’autore così si rivolge all’Italia: «[a te], che un giorno (quando ch’ei
sia) sei per risorgere, virtuosa, magnanima, libera, ed Una» (Banti 2012, 35). È interessante
notare che nel periodo napoleonico si era stabilizzato il valore positivo del termine, ma non
altrettanto il significato politico, tanto che il generale austriaco Nugent, nel 1813, esorta gli
italiani al loro «Risorgimento», intendendo con ciò la rivolta a Napoleone e il ritorno agli
antichi sovrani e al dominio austriaco in Lombardia e in Veneto, mentre Antonio Maghella,
ministro della polizia del Regno di Napoli, invita a concorrere al «Risorgimento di tutta
l’Italia», intendendo con ciò la difesa del regno napoleonico di Murat a Napoli e la lotta contro
l’Impero austriaco e le altre potenze europee che progettano la Restaurazione degli antichi
sovrani (vedi Banti 2011c, 35).
5 Per il significato del termine si registra l’uso analogo a proposito di un altro moto di liberazione e
unificazione nazionale, quello che ha interessato la Grecia, anch’esso collegato alla cultura e
alla storia dell’antichità classica, in questo caso greca, in cui tuttavia un vero e proprio Stato
greco unitario non era mai esistito. Nel 1824, dunque prima della fondazione del Regno di
Grecia, esce in Italia un’opera dell’esule greco Mario Pieri Corcirese, sulla storia della rivolta
dei Greci contro i Turchi dal titolo: Compendio della storia del Risorgimento della Grecia dal
1740 al 1824 (Pieri Corcirese 1825). Nel già citato Atlante culturale del Risorgimento si trova la
voce «Decadenza»: come presupposto logico al concetto di «Risorgimento» ci deve essere il
principio di un’identità originaria perduta e di una decadenza contro cui reagire, identificati
genericamente da Marcello Verga con il concetto di «spagnolismo» e «antispagnolismo» (Verga
2011, 15-17); si occupa del significato e della storia del termine Risorgimento anche Anna
Maria Isastia (Isastia 2011, 267-268).
14
1. Risorgimento e letteratura italiana: coordinate storiche
periodo napoleonico, in cui, pur sotto la forte ipoteca del sostegno delle armi francesi,
per la prima volta si è arrivati alla costituzione di una Repubblica, poi Regno d’Italia,
con capitale a Milano 6. Napoleone Bonaparte (1769-1821), accolto in Italia come il
paladino degli ideali giacobini di libertà, entra trionfalmente a Milano il 15 maggio
1796, realizzando un fatto del tutto imprevedibile: la nascita di un’Italia napoleonica 7.
A Venezia Foscolo è tra i primi a celebrare Napoleone come liberatore: ancor prima
della caduta della Repubblica di San Marco varca il confine e si arruola a Bologna fra i
Cacciatori delle Alpi della Repubblica Cispadana, fondata dai soldati francesi,
mantenendo la propria condizione di militare fino alla fine dell’avventura napoleonica.
Il generale Bonaparte incoraggia la formazione di istituzioni in parte democratiche
formate da intellettuali e scrittori 8, purché restino divise e non riunite in un solo Stato
(cfr. Villari 2012, 19-21); nascono le cosiddette Repubbliche sorelle, cioè una serie di
Stati repubblicani con capitale a Genova, Milano, Bologna, Venezia, poi anche Roma
e Napoli 9.
In questa prima fase del Risorgimento «napoleonico», il laboratorio politico più
indipendente è quello di Napoli, dove la repubblica è fondata nel 1799 dal generale
francese Jean Étienne Championnet (1762-1800), ma cade sotto i colpi della
restaurazione borbonica a pochi mesi dalla fondazione. Dalla riflessione e
dall’autocritica di un protagonista nasce l’opera di Cuoco, che fa della rivoluzione
napoletana una rilettura moderata, e che cerca di elaborare un’immagine identitaria
dell’Italia da costruire, collocandola all’interno di un nuovo equilibrio europeo.
6 Le realizzazioni politiche dell’età napoleonica in Italia hanno dato l’occasione di manifestarsi alle
posizioni dei sostenitori dell’esigenza di un risorgimento dell’Italia. Una posizione particolare è
occupata dalla figura di Vittorio Alfieri (1749-1803), il poeta e drammaturgo piemontese che
acclama la Rivoluzione francese e invoca una resurrezione dello spirito nazionale e democratico
italiano, ma prende in seguito le distanze dal giacobinismo e arriva a scrivere un’opera
antifrancese, il Misogallo (Battistini 2011, 31).
7 «Designato da Carnot come sostituto di Schérer, prende il comando di un esercito disorganizzato e
privo di equipaggiamento offensivo pesante, esercito al quale il Direttorio ha affidato la
missione di una manovra diversiva a sud dell’Impero austriaco, proprio come l’armata
dell’Ovest, che deve rivolgere la sua attenzione verso l’Irlanda. In brevissimo tempo, sotto il
testa di un giovane esercito [...] che aveva dimostrato al
scrive Stendhal nell’Incipit della sua Certosa di Parma, la campagna d’Italia sarebbe diventata
ben più che una semplice concatenazione di manovre diversive» (Pécout 2011, 46).
8 A proposito della fioritura della pubblicistica e del giornalismo in Italia durante il primo Triennio
napoleonico, così osserva Guido Santato: «Il giornalismo politico del triennio, se non fu un
fenomeno quantitativamente paragonabile a quello francese, fu comunque di dimensioni
assolutamente inedite per l’Italia, e non troverà riscontri ad esso paragonabili per intensità nella
storia italiana successiva» (Santato 1990, 45).
9 Nel governo di Milano viene coinvolto il gruppo di intellettuali che, come i fratelli Pietro e
Alessandro Verri (1741-1816), si raccoglievano attorno al giornale milanese «Il Caffè» e
avevano dato vita all’Illuminismo lombardo, l’ambiente in cui si forma Alessandro Manzoni
(Santato 2003a, 23); anche il poeta Giuseppe Parini (1729-1799), autore del Giorno, satira
spietata della decadenza e mancanza di valori nella nobiltà dell’ancien régime, entra a far parte
del governo della città.
1. Risorgimento e letteratura italiana: coordinate storiche
15
Fra i protagonisti della rivoluzione c’erano stati gli intellettuali che
rappresentavano l’elemento di continuità fra la cultura illuministica meridionale e il
giacobinismo dell’Italia napoleonica (Santato 1990, 40-41). Al giurista Francesco
Pagano e alle altre vittime della repressione borbonica, Cuoco dedica l’ultimo capitolo
del suo Saggio storico, un vero e proprio martirologio della rivoluzione.
Nel 1799, dopo la controffensiva delle potenze europee e la caduta delle
repubbliche giacobine italiane. Napoleone riprende l’iniziativa e riesce a stabilire la
sua egemonia su tutta la Penisola: Milano è la capitale della Repubblica poi diventata
Regno d’Italia. La duplice incoronazione di Napoleone a Parigi e a Milano, imperatore
dei francesi e re d’Italia, apre un nuovo corso della costruzione nazionale italiana. A
Napoli s’instaura un Regno napoleonico, guidato da Giuseppe Bonaparte (1768-1844),
fratello dell’imperatore, poi dal cognato Gioacchino Murat (1767-1815). Questo
consentirà a Cuoco di rientrare a Napoli dopo l’esilio a Milano, per partecipare
attivamente alla politica culturale del sovrano 10.
Foscolo produce i suoi capolavori poetici nell’Italia napoleonica, dal
monumentale Carme Dei Sepolcri (1807), alla tormentata scrittura delle Grazie, e
prosegue nell’attività di promozione letteraria e culturale per costruire la libertà e
l’identità italiana. Il paradigma imperiale napoleonico presenta una notevole
consonanza con la cultura del Neoclassicismo: l’intellettuale che interpreta la linea
ufficiale della cultura italiana napoleonica è Vincenzo Monti (1754-1824), prima
amico poi avversario di Foscolo 11. Come animatore della vita culturale della
Repubblica e poi del Regno d’Italia, è Monti che promuove l’iniziativa di affidare a
Foscolo il corso di retorica istituito nell’Università di Pavia, nel 1809. Ciononostante,
Foscolo rimane in rapporto polemico, con il regime napoleonico, anche se torna a
combattere con le truppe napoleoniche nel 1813, quando le milizie dell’impero
francese e del regno italico cominciano a perdere su tutti i fronti di battaglia. Nella sua
vicenda ritroviamo le tracce della contraddizione, secondo cui il dominio napoleonico,
con i suoi compromessi fra imperialismo e democrazia partecipata, ha portato, non
solo in Italia, al risveglio della coscienza nazionale.
Nella Milano napoleonica trova rifugio l’esule Cuoco, che si lega di amicizia ad
Alessandro Manzoni (1785-1873), intellettuale e scrittore alle prime prove poetiche,
acceso sostenitore dell’Illuminismo e delle idee democratiche. In quello stesso
10 Nel rapporto fra scrittori e Risorgimento, Fabio Danelon osserva che, pur condividendo
sostanzialmente tutti e tre la stessa idea di «Italia», Foscolo e Manzoni celebrano l’impresa
murattiana e deplorano la sua sconfitta a Tolentino, mentre Leopardi celebra la sua sconfitta
interpretandola come sconfitta del tiranno straniero (Danelon 2012, 176).
11 La sua traduzione italiana dell’Iliade (1811) costituisce a un tempo l’esaltazione della lingua
letteraria italiana e la celebrazione della rinascita culturale nazionale sotto l’egida imperiale
napoleonica, sullo sfondo di un primato della classicità, come osserva anche Gennaro Barbarisi:
«Intento primario del Monti fu raccontare ai contemporanei la storia della guerra troiana,
esempio eccelso e insuperabile di grandezza umana e di eloquenza, cercando nella tradizione
letteraria italiana le forme piú adeguate per una moderna narrazione epica, capace di avvincere
il lettore senza mai venir meno alla solennità del dettato. Ed era quanto (e in ciò il Foscolo
concordava pienamente con lui) non aveva saputo fare nessuno dei traduttori italiani
settecenteschi, ai quali egli, come il Foscolo) intendeva nettamente contrapporsi» (Barbarisi
2007, 178).
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1. Risorgimento e letteratura italiana: coordinate storiche
periodo, a Roma Belli partecipa attivamente all’Accademia Ellenica, fondata
dall’archeologo Antonio Nibby (1792-1839) nel 1809. Le attività accademiche si
pongono nel solco del recupero e della valorizzazione dell’eredità classica, di cui
rimarranno tracce anche nei sonetti in dialetto romanesco, e dell’esaltazione del ruolo
imperiale di Napoleone per la rinascita culturale e politica dell’Italia.
Dopo la sconfitta di Waterloo e la definitiva abdicazione di Napoleone, il Regno
d’Italia tenta di salvarsi, ma dovrà tornare sotto il dominio dell’Impero austriaco, nella
forma istituzionale di Regno Lombardo-Veneto. Un resoconto efficace e dettagliato di
questa vicenda, con il linciaggio e l’assassinio del primo ministro Giuseppe Prina, si
trova nel libro sulla storia lombarda attribuito a Trivulzio (Trivulzio, Storia della
Lombardia).
1.3.2. La Restaurazione: l’esilio europeo di Foscolo, Mazzini e
Trivulzio
Inizia la Restaurazione: il Congresso di Vienna (1814-1815) ridisegna la carta europea
e stabilisce il ritorno dell’Italia alla situazione precedente al dominio napoleonico. Il
processo di restaurazione comporta tre fattori che rinvigoriscono le idee del
Risorgimento: la delusione per le promesse mancate di «risorgimento» nazionale, fatte
per incitare alla rivolta contro l’imperialismo napoleonico; l’abolizione delle riforme
giuridiche e delle forme di partecipazione democratica negli Stati napoleonici; la forte
egemonia straniera, in forma di controllo poliziesco e militare contro ogni tentativo di
insurrezione o cospirazione liberale, con il dominio austriaco diretto sul Regno
Lombardo-Veneto e i presidi militari austriaci nello Stato della Chiesa. Belli
rappresenta nei suoi sonetti dialettali l’arretratezza culturale e politica, la corruzione e
il clima di oppressione poliziesca che si vive a Roma fra gli anni Venti e gli anni
Trenta dell’Ottocento: la sua produzione dialettale si colloca quasi tutta in questa fase
del Risorgimento.
Nella Restaurazione si colloca l’esilio londinese di Foscolo, che dopo la fine del
regno napoleonico non farà più ritorno in Italia, appendendo al chiodo la penna del
poeta per prendere quella del critico e del filologo. Lo scrittore in esilio si dedica alla
rielaborazione delle Grazie, epopea della storia civile e culturale dell’Italia e
dell’Europa, rimasta significativamente incompiuta e frammentaria, e scrive articoli e
saggi, in italiano e in inglese, dove affronta la riflessione sull’Italia napoleonica e sulle
linee identitarie della storia letteraria e culturale italiana.
Mazzini, che inizia in questo periodo la sua attività di critico letterario
sull’Indicatore genovese, e in seguito sull’Indicatore livornese, farà riferimento alle
idee romantiche di rinnovamento e di forte impegno della letteratura nel Risorgimento
italiano, espresse a Milano nelle pagine del Conciliatore. 12 Pur sotto la morsa del
controllo ideologico e anti-cospirativo, nella capitale lombarda il dibattito culturale si
accende sulla disputa fra Classicisti e Romantici, rispettivamente sulle pagine di due
periodici: la Biblioteca italiana, di orientamento classicista, e il Conciliatore, che
12 Il profondo significato rivoluzionario e la dimensione europea del Romanticismo sono stati
affrontati in modo panoramico da Pino Fasano (Fasano 2004).
1. Risorgimento e letteratura italiana: coordinate storiche
17
ospita gli scritti di orientamento romantico. Quando la discussione assume una forte
valenza politica, la Biblioteca adotta una linea del tutto reazionaria, mentre il
Conciliatore, nato nel 1818 per controbattere questa linea, è costretto a chiudere dalla
censura già nel 1819.
Se alcuni aspetti del Romanticismo potevano andare incontro alla restaurazione
anti-illuministica del potere ecclesiastico e della repressione delle idee laiche e
democratiche, d’altra parte la valorizzazione dell’individuo e della sua indipendenza
dalle regole, la riscoperta dei valori popolari, cioè dei valori identitari di un popolo,
l’idea stessa di identità dei popoli, l’attenzione per le forme comunicazione culturale
rivolte al pubblico popolare, come il teatro, si scontravano frontalmente contro i regimi
instaurati in Italia dopo il Congresso di Vienna.
Dopo una prima attività giovanile di saggista e critico letterario militante, Mazzini
intraprende l’attività di ispirazione e organizzazione di moti rivoluzionari e congiure,
che gli procureranno l’esilio già nel 1831. Destinato a diventare il principale punto di
riferimento dei democratici repubblicani, di quel partito per la creazione dell’Italia
unita che voleva il massimo grado di rottura rispetto all’assetto basato su una serie di
monarchie reazionarie, Mazzini inizia dalla riflessione letteraria e culturale
l’elaborazione del proprio sistema concettuale.
L’iniziativa politica del Risorgimento, nonostante l’apparato repressivo messo in
atto dal Congresso di Vienna, aveva visto l’azione delle sette o società segrete, in
primo luogo, in Italia, della Carboneria. Già nel 1821, in seguito al pronunciamento
militare di Cadice, in Spagna, anche nel Regno delle Due Sicilie i militari insorgono e
impongono al re l’adozione della costituzione spagnola del 1812, innestando una serie
di successive rivolte e richieste di separazione della Sicilia dalla parte continentale del
Regno. Mazzini annota fra i suoi ricordi d’infanzia l’incontro a Genova, con i
proscritti del 1821 che chiedevano aiuto economico in nome della causa italiana
(Mazzini, Note 49).
Manzoni dedica una delle sue liriche più famose a questi fatti, l’ode Marzo
1821 13. Lo scrittore milanese inoltre contribuisce in modo concreto alla costruzione
nazionale italiana con la sua elaborazione letteraria e linguistica del romanzo, I
promessi sposi, pubblicato nel 1827 e riscritto, in versione linguistica rinnovata, nel
1840 (cfr. Serianni 1986) 14. Al romanzo di Manzoni, ma anche alla scelta del milanese
Carlo Porta (1775-1821) di scrivere un’epopea dialettale in milanese e di dare voce
letteraria direttamente al popolo, s’ispira la poesia dialettale di Belli: nel suo «libro» di
Sonetti romaneschi rappresenta il modo di vivere, il mondo delle idee, ma soprattutto
13 Per l’ode di Manzoni (Manzoni, Poesie 197-200) così si esprime Fabio Danelon, che vede l’Italia
sabauda e poi repubblicana (e democristiana) molto vicina all’idea nazionale espressa dal poeta
milanese: «È emblematico che uno storico di oggi, ben attento al problema dell’identità
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Regno d’Italia, n.d.r.], le ultime quattro strofe di Marzo 1821 / "
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14 Massimo D’Azeglio pubblica nel 1841 il suo romanzo storico Niccolò de’ Lapi; per l’analisi in
chiave risorgimentale della letteratura di questo periodo si vedano i saggi di Giovanni Falaschi e
Claudio Gigante (Falaschi 2012; Gigante 2011).
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