Il risorgimento incompiuto, il punto di vista delle

Il risorgimento incompiuto, il punto di vista delle giovani
donne
Roma 26 maggio 2011
ELISA NATALE
Laureata in Scienze politiche, ha conseguito un Master in Pari Opportunità e
studi genere.
Ha svolto il Servizio Civile Nazionale c/o il Comitato Pari Opportunità
dell’Università Roma Tre e scritto un saggio sulla figura di A.M. Mozzoni;
collabora con il Dipartimento di filosofia di Roma tre, scrive sul blog
Nonchidercilaparola.
Quella oggi presento è solo una breve riflessione personale sul
tema oggetto del Convegno;
mi sono domandata infatti, se ha senso e in che senso oggi si può e
si deve parlare di patriote.
Per rispondere a questo interrogativo creda sia utile servirsi
dell’ottica di genere come metodo di indagine
dalle quale, a mio avviso, non si dovrebbe più prescindere in una
qualsiasi analisi.
Questo metodo infatti, come è noto, ci permette di focalizzare in diversi
sistemi e in diversi contesti come la divisione sessuale della società sia stata
pregiudizievole nei confronti delle donne.
L’ottica di genere mi appare ancora più utile e appropriata
quando si parla di recupero dell’identità di un popolo;
in primo luogo perché le donne devono avere la dignità storica
che gli spetta, al di là della retorica e dei luoghi comuni che spesso
accompagnano questo il tema,
considerando che Sui libri di scuola abbiamo studiato un
Risorgimento esclusivamente "al maschile". Mentre Le donne sono
sempre rimaste al di fuori, in ombra (o peggio schiacciate dal neutro
maschile che nasconde la presenza delle donne così come ne occulta
l’assenza.).
Bisogna quindi restituire alle donne ciò che continua a essere
loro sottratto nell’immaginario simbolico come nella realtà delle
relazioni. Occorre riportarle alla ribalta della Storia, tramite il
racconto della loro storia.
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Perché sappiamo che anche le donne ebbero un ruolo rilevante
nel processo di costruzione dello Stato nazionale italiano e lo
abbiamo visto anche questa mattina grazie ai contributi delle
relazioni che mi hanno preceduta.
Ma una rilettura in questa ottica mi pare ancora più utile e
appropriata perché ci potrebbe aiutare a superare
la diffusa cultura maschilista e sessista che a mio avviso oggi
ancora permane nella nostra società
e che si manifesta in diversi contesti che tutte conosciamo
alimentata dai mass media e da una certa politica istituzionale
che ci offrono troppo spesso solo modelli femminili stereotipati ed
allineati.
Perché (credo) la narrazione delle azioni di donne che si sono
distinte per indipendenza, autonomia, e coraggio, che abbiamo visto
esserci, può essere uno strumento utile per risvegliare le coscienze
critiche di molte donne, soprattutto giovani come me, che non
osano essere diverse.
Credo che alle ragazze della “generazione a futuro zero”, alla
mia,
sia giusto dare, quanto meno, la possibilità operare delle
scelte in maniera consapevole e libera.
Per questi motivi Il festeggiamento del 150 esimo anniversario
dell’Unità italiana si presenta come una occasione unica per inserire
nelle nostre agende i principi della cultura delle pari opportunità
come corollario del principio della democrazia paritaria a partire dal
recupero della memoria storica, per ripartire dal Risorgimento come
momento cruciale in cui sono state poste le basi del movimento
femminile e femminista e poter realizzare appieno quegli ideali
risorgimentali che appaiono così ancora incompiuti.
Dunque per tornare alla mia domanda iniziale:
ha senso e in che senso oggi si può e si deve parlare di patriote
rispondo, e qui concludo il mio intervento, che a mio avviso
parlare di patriote oggi mi pare non solo necessario ma altresì
urgente.
Perché rileggere in un ottica diversa il Risorgimento non solo
potrebbe dare un valore aggiunto alla storia ma anche aiutarci a
superare gli ostacoli che ancora oggi incontriamo in termini di
discriminazione femminile
giacchè chi non conosce la storia è costretto a riviverla
(primo levi)
grazie
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