Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - Aut. GIPA/C/ PD /18/2014 . Reg. Trib. Roma n. 454/00 del 3171072000 . Edito a cura di Press & Image 2001 SpA . Via L. Serra, 32 - 00153 Roma . Prezzo a copia: euro 0,15 trimestrale luglio-settembre 2015 Anno XV n. 121/15 Organo Ufficiale del Sindacato Totoricevitori Sportivi aderente alla Federazione Italiana Tabaccai www.stsfit.it PIÙ CHE LA CRISI, POTÈ IL SINDACO STS SCRIVE AL GOVERNO L’EDITORIALE PIÙ CHE LA CRISI, POTÈ IL SINDACO NIENTE ALLARMISMI MA IL FALLIMENTO È UN RISCHIO REALE Sono innumerevoli le aziende di ogni settore economico che, colpite irrimediabilmente dalla più grave crisi degli ultimi decenni, hanno chiuso i battenti. Anche il comparto dei giochi, sebbene più al riparo di altri, non è stato esente da difficoltà; tuttavia, le chiusure e la conseguente perdita di posti di lavoro sembrano causate da fattori esterni alla crisi economica. Nei territori che hanno deliberato provvedimenti restrittivi dell’offerta di gioco pubblico (orari limitati nell’accensione delle newslot, divieto di collocazione in prossimità di luoghi sensibili) si sono registrate criticità piuttosto preoccupanti. Alcune sale da gioco ed esercizi pubblici, per evitare il fallimento, hanno optato per il licenziamento di più dipendenti al fine di fronteggiare la diminuzione delle entrate. Si tratta di una reazione inevitabile, a cui peraltro non ci si deve abituare. Infatti, se da una parte il taglio del personale permette la sopravvivenza della singola impresa, dall’altra alimenta il già gravissimo stato di disoccupazione del Paese. Il risultato è che i problemi aumentano anziché diminuire. Non siamo qui a lanciare allarmismi ingiustificati, non vogliamo di certo passare per uccelli del malaugurio! Ma non possiamo ignorare che il default di centinaia di aziende potrebbe essere uno scenario possibile, qualora lo Stato non attuasse un preciso piano nazionale mettendo fine alle battaglie personali e demagogiche contro il gioco legale ingaggiate dalle amministrazioni locali. Ecco perché, arrivati a questo punto, una presa di posizione da parte del Governo assun me il carattere d’urgenza. SOMMARIO Reg. Trib. Roma n. 454/00 del 3171072000 Prezzo a copia euro 0,15 Direttore Responsabile Stefano Bartoli Direzione e Redazione Press&Image 2001, Via L. Serra, 32 - 00153 Roma Tel. 06/585501, Fax 06/58550531 Inserzioni informative Edipubblicità Srl, Via Nicolodi 15 - 20161 Milano Tel. 02/66200315, Fax 02/66200318, e-mail: [email protected] Progetto grafico Monica Cirillo, Dina Dancu Testi, foto & disegni 123RF, Monica Cirillo, Paola Crapulli Stampa Mediagraf SpA, Via della Navigazione Interna 89 - 35027 Noventa Padovana (PD) - Tel. 049/8991 Numero chiuso in tipografia il 25.09.2015 5 STS scrive al Governo 7 “In medio stat virtus” 10 A.A.A. razionalità cercasi 12 Il controllo è uguale per tutti 14 Un’attività in via di estinzione www.stsfit.it Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS 3 ATTIVITÀ SINDACALE STS SCRIVE AL GOVERNO ACCORATO APPELLO DEL SINDACATO A DIFESA DELLA CATEGORIA È ancora forte il clamore suscitato dall’operazione con la quale, alla fine di luglio, la Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha smantellato il giro di scommesse clandestine on line, gestito dalla ‘ndrangheta. Un clamore giustificato considerata la vastità dell’indagine e i numeri: oltre 40 arresti e sequestri di beni e immobili per 2 milioni di euro. La questione però non è chiusa essendo in corso altre inchieste che potrebbero portare a ulteriori, eclatanti, conclusioni. In qualità di ricevitori autorizzati dallo Stato ci auguriamo che si continui a combattere il gioco illegale esattamente come si fa, quotidianamente con il contrabbando di sigarette. Perché ciò che è legale crea piccoli problemi, ciò che è illegale fa sempre male! Si tratta di una considerazione quanto Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS mai ovvia che, tuttavia, non sembra essere stata colta dai tanti che, all’indomani del blitz della DIA, hanno attaccato il gioco legale. Si, si, avete letto bene: se la sono presa con il gioco legale, non con quello clandestino come sarebbe stato logico fare... In poche parole, l’operazione “Gambling” ha dato lo spunto a molti per riaffermare la tesi della nocività dei giochi in generale, come se non ci fosse alcuna differenza tra quelli pubblici – regolati dalla legge dello Stato, gestiti dai concessionari e raccolti dai ricevitori autorizzati – e quelli offerti sul mercato nero. Tra le reazioni in questo senso più marcate, c’è quella dell’on. Paglia, deputato SEL, il quale non ha esitato a presentare un’interrogazione parlamentare per richiedere l’immediata moratoria all’apertura di nuovi punti di vendita di gioco legale. 5 Questa illogica, ma per molti versi non inaspettata reazione, ci ha spinti a stendere una nota sindacale trasmessa al Presidente del Consiglio, ai Ministri della Salute, dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo Economico nonché ai Presidenti delle Commissioni Finanze e Affari Sociali di Camera e Senato. Nella nota – avente a eloquente oggetto “Tutela della rete terrestre di giochi pubblici” – osserviamo come l’iniziativa dell’on. Paglia così come altre analoghe, sia “l’epilogo di un paradosso che ormai da anni caratterizza il gioco legale e la considerazione che di esso hanno, in particolare, gli Enti locali che hanno emanato, nel tempo, numerose disposizioni restrittive dell’offerta di gioco pubblico con ciò alimentando, piuttosto che combattere, il fenomeno clandestino e prevenire i rischi sulla salute connessi al gioco”. Di fatto – è questo il pensiero che abbiamo trasferito al Governo – il vero problema da affrontare è quello del gioco illegale e irregolare, con particolare attenzione alla modalità di offerta on line. Immediata e inevitabile conseguenza di siffatto stato di cose, è la necessità che lo Stato alzi il livello di tutela della rete legale di raccolta del gioco piuttosto che penalizzarla ulteriormente. A sostegno di questo accorato appello, abbiamo sottolineato l’irrinunciabilità del “valore aggiunto dato dalla mediazione fisica di operatori di gioco professionali che agiscono sulla base di apposita autorizzazione da parte di concessionari statali”. E abbiamo fatto notare come le sempre più numerose misure restrittive adottate dalle amministrazioni locali nei confronti del gioco pubblico siano potenzialmente 6 inefficaci, potendo addirittura creare effetti controproducenti. Se infatti, da una parte, il divieto di gioco fissato da un determinato comune provoca semplicemente la migrazione dei giocatori verso centri limitrofi ove non vigono limitazioni, dall’altra la ganascia normativa posta all’offerta legale – in una parola il proibizionismo – ha come unico e nocivo effetto quello di aprire spazi all’offerta clandestina. Alla luce di tutte le considerazioni svolte, la nostra lettera al Governo, che qui abbiamo riassunto nei suoi punti cruciali, si chiude con una richiesta semplice e cristallina: “piuttosto che accanirsi con impulsività contro il gioco legale (…) sarà necessario invertire la tendenza creando maggiori occasioni di tutela per la rete di raccolta autorizzata anche per rendere sempre più netta e inequivocabile la linea di demarcazione tra gioco legale e gioco illegale”. Un simile intervento, del resto, apporterebbe vantaggi per tutti: per lo Stato, che dal comparto consegue notevoli entrate, per i consumatori, che nella regolarità e trasparenza delle operazioni di gioco trovano la loro protezione dagli eccessi e dalle truffe, e, infine, per i ricevitori autorizzati che vedrebbero salvaguardata la loro redditività. Abbiamo messo tutto ciò nero su bianco nella lettera che, ci auguriamo, venga presa in seria considerazione dal Governo. Crediamo che proprio il Governo, dopo il mancato esercizio della delega in materia di giochi, non possa sottrarsi dall’affrontare questo tema, considerate le pesanti ripercussioni dovute allo strano connubio tra inattività del legislatore nazionale e ipen rattività degli amministratori locali. Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS ATTIVITÀ SINDACALE “IN MEDIO STAT VIRTUS” NELLA QUESTIONE DELLA PUBBLICITÀ C’È BISOGNO DI EQUILIBRIO A fine luglio, alcuni senatori del Movimento Cinque Stelle hanno presentato un disegno di legge volto a introdurre il divieto di pubblicità per tutti i giochi pubblici. Pochi giorni dopo, sono stati bissati da un gruppo di colleghi del Partito Democratico che ha avanzato un altro disegno avente a oggetto il “divieto della propaganda pubblicitaria per i giochi a premio con vincita in denaro”. Poco dopo, anche la Lega ha esposto il proprio disegno di legge in materia. Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS Lo scopo di tali azioni è bandire completamente la pubblicità dei giochi pubblici sotto qualsiasi forma. La posizione dei senatori pentastellati, dem e leghisti, così netta e intransigente, pare dettata dall’esigenza di tutelare i consumatori, con particolare attenzione alle fasce economicamente e socialmente più deboli. Qualora uno di questi disegni diventasse legge, andrebbe di fatto a sostituire, abrogandole, le attuali disposizioni sulla pubblicità fissate dal Decreto Balduzzi nel 2012, introdotte con lo scopo principale di tutelare i minori. 7 I messaggi pubblicitari dedicati ai giochi pubblici, infatti, sono vietati nel corso di programmi destinati ai più piccoli e sulle riviste a loro dedicate. L’immagine dei bambini non deve essere accostata al gioco in alcun modo così come, per la realizzazione delle pubblicità dei giochi, i creativi non possono avvalersi di baby-attori. Inoltre la pubblicità deve essere “neutra”, nel senso che non deve incitare al gioco né esaltarne la pratica. Dovendo, infine, contenere obbligatoriamente le avvertenze 8 circa i rischi di dipendenza connessi al gioco, si può dire che essa faccia un po’ il contrario di ciò che dovrebbe fare – invitare a giocare – limitandosi a divulgare i nomi dei concessionari e i siti, fisici e on line, ove si può scommettere. La violazione delle disposizioni è punita con una sanzione particolarmente elevata: da un minimo di 100.000 a un massimo di 500.000 euro. Un bel deterrente capace di dare adeguata garanzia circa il loro rispetto. Tuttavia, stando alle iniziative dei senatori e alle tante voci critiche provenienti dalle amministrazioni locali e dalle associazioni dei consumatori, queste disposizioni sembrano insufficienti a salvaguardare la salute dei cittadini dal “mostro” del gioco. L’offerta di gioco da parte dei diversi concessionari pubblicizzata, in particolar modo, durante le partite di calcio o sugli striscioni a bordo campo, così come sui giornali o sui cartelli stradali, è pesantemente stigmatizzata da chi anela al coprifuoco totale. Evidentemente, i fautori della posizione oltranzista ignorano l’antico detto latino “in medio stat virtus”: la virtù sta nel mezzo. Una pubblicità ispirata a questo modello di saggezza non può di certo generare effetti indesiderati. La disciplina del Decreto Balduzzi sopra richiamata presenta requisiti equilibrati, peraltro già fissati negli atti di concessione dei giochi. In questo momento, però sembra più importante azzerare tutto, piuttosto che razionalizzare le risorse del settore anche attraverso una sapiente gestione della pubblicità. Questa amara considerazione è frutto dell’osservazione obiettiva di come il gioco viene visto da una parte della società civile e della politica. Purtroppo dobbiamo fare attenzione: proibizionismo, veti assoluti ed estremismi comportano sempre effetti negativi. Cosicché, se un domani la pubblicità dei giochi pubblici scomparisse, i giocatori non sarebbero più in grado di percepire la differenza tra offerta legale e illegale e tra operatore autorizzato e non autorizzato. Riassumendo: senza una pubblicità ragionevolmente disciplinata, non saremmo più in grado di distinguere tra gioco “buono” e gioco “cattivo”. Qualora si arrivasse a tal punto, ci troveremmo a dover affrontare un nuovo e assai più grave problema sociale, creato dagli stessi soggetti che, oggi, ritengono di avere in mano la soluzione per debellare i rischi legati al n gioco. Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS GIOCHI E SOCIETÀ A.A.A. RAZIONALITÀ CERCASI DEVE ESSERE L’OBIETTIVITÀ IL CRITERIO PRINCIPE DELLA NORMATIVA DEI GIOCHI La ludopatia, stando alle notizie che si alternano sui giornali, al copioso cumulo di interrogazioni parlamentari, ai progetti di legge presentati e alle dichiarazioni di sedicenti esperti, sarebbe la malattia del secolo, almeno qui in Italia. Tante volte, dalle pagine di questo giornale così come attraverso comunicati sindacali e newsletter trasmesse agli associati, abbiamo evidenziato come la diffusione di numeri che dànno per affette da sindrome da gioco d’azzardo patologico centinaia di migliaia di persone, siano palesemente gonfiati. Sembrerebbe, a ben guardare, che in tale materia trionfi la logica del sensazionalismo piuttosto che quella dell’obiettività. Ma la nostra, fortunatamente, non è l’unica voce fuori del coro. Anche se non sono pubblicizzati a dovere (proprio perché non fanno notizia) esistono interessanti contributi che forniscono una dimensione del gioco patologico decisamente più attinente alla realtà e, per ciò stesso, meno preoccupante. Un recente intervento, molto autorevole, è stato quello svolto in Senato da Emilia Grazia De Biasi, Presidente della 12^ Commissione permanente (Igiene e Sanità). Impegnata nella trattazione in Aula del Disegno di Legge sulla Riforma del Servizio Pubblico Radiotelevisivo (approvato dal Senato lo scorso 31 luglio) la senatrice ha invitato i propri colleghi a “non dare numeri a casaccio” in tema di ludopatia, sostenendo che non è vero che ci sono tre o quattro milioni di persone in cura né che si spendono cinque miliardi per l’assistenza ai ludopati. 10 Poiché i numeri sono decisamente più circoscritti, anche se ovviamente non da sottovalutare, la De Biasi ha raccomandato ai senatori di mantenersi tutti nel campo della razionalità altrimenti – è il suo duro monito – “raccontiamo menzogne alla gente e ingeneriamo una paura che non ha ragion d’essere”. Il richiamo all’obiettività è quanto mai opportuno, in un momento di estrema incertezza per il futuro normativo dei giochi. Alla riapertura dei lavori parlamentari, nessuno sa esattamente quale fine farà il lavoro svolto in occasione della delega fiscale in materia, tristemente naufragata alla fine del giugno scorso. Sia che si proceda con un nuovo testo da discutere in sede parlamentare (ipotesi che non ci convince), sia che si scelga una soluzione più diretta e veloce, sarà necessario tenere bene a mente questo importante appello alla razionalità e all’imparzialità, viste come criteri basilari e insostituibili di tutte le norme che presiederanno alla regon lamentazione dei giochi pubblici. Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS PIANETA GIOCHI IL CONTROLLO È UGUALE PER TUTTI CONTROLLI SUL TERRITORIO UNIFORMI E IMPARZIALI Nel triennio 2015-2017, si prevede un imponente rafforzamento delle attività di controllo sul settore dei giochi pubblici. I dati, contenuti negli allegati del Documento di Programmazione Finanziaria aggiornato e approvato recentemente dal Consiglio dei Ministri, sono eloquenti: soltanto nel 2014, grazie all’effettuazione di ben 43.245 controlli, l’incremento percentuale rispetto all’anno precedente è stato del 14,6. Un salto importante che è soltanto il preludio di ciò che si intende fare nel futuro prossimo, in nome della legalità e del recupero di quella fetta di mercato ancora saldamente in mano alla criminalità. Chiaramente, il rafforzamento dei controlli non sarà circoscritto ai soli soggetti titolari di regolare autorizzazione alla raccolta dei giochi ma anche a quelli che esercitano attività di gioco illegale o irregolare. Questi ultimi, presenti in tutto il territorio nazionale con punte di concentrazione in determinate zone, sono ancora numerosi nonostante la vasta operazione di pulizia messa in campo dallo Stato negli ultimi anni. L’ultima azione in ordine di tempo è stata la regolarizzazione per emersione fiscale dei centri di trasmissione dati, fissata dalla legge 190/2014 vale a dire la Legge di Stabilità 2015. Sono diversi gli operatori stranieri privi di concessione italiana che hanno avviato le pratiche volte ad adeguare l’attività dei propri punti scommesse al sistema italiano. All’appello manca ancora Stanley Bet, primo bookmakers estero ad accasarsi in Italia, 12 che, puntando a una posizione sui generis sul mercato italiano, non sembra intenzionata a imboccare il sentiero della regolarizzazione segnato dalla Legge di Stabilità. Qualunque sarà il modo con il quale la Stanley, in accordo con lo Stato italiano, regolarizzerà i propri punti (ammesso che ciò un giorno accada) affermiamo che, fino ad allora, i suoi CTD debbano essere inclusi nei preannunciati controlli al pari di tutti gli altri locali che, regolarmente o no, esercitano attività di gioco. In tal senso, l’adattamento al sistema dei controlli del noto motto riferito alla legge risulta quanto mai appropriato. Poiché i controlli devono essere uguali per tutti, non vorremmo che le verifiche si concentrassero prevalentemente sui due estremi, vale a dire i punti di raccolta autorizzati da una parte e le bische clandestine dall’altra, lasciando indenni tutti i casi ann cora gravitanti nella zona grigia. Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS PIANETA GIOCHI UN’ATTIVITÀ IN VIA DI ESTINZIONE TRA QUALCHE ANNO TUTTI SENZA SLOT? Tra i tanti colleghi che nella loro rivendita offrono gioco tramite newslot, sono molti quelli che, risiedendo in Comuni che hanno deliberato il divieto di installazione in prossimità di luoghi sensibili, si trovano a fare i conti con una sopravvenuta situazione di incompatibilità. C’è da dire che, generalmente, le leggi regionali così come i regolamenti comunali, salvaguardano le fattispecie preesistenti all’entrata in vigore del “distanziometro” rendendolo efficace solo nei casi di nuove aperture di sale gioco o di installazioni ex novo di apparecchi. Tuttavia, in determinati Comuni come ad esempio quelli della Lombardia, a quest’ultima situazione sono equiparati i casi in cui si proceda alla sottoscrizione di un nuovo contratto con un diverso concessionario di apparecchi (a fronte della conclusione di una precedente contratto avente il medesimo oggetto) ovvero all’aumento di macchine presenti in negozio. In tali casi, se il locale si trova sotto distanza rispetto a un luogo sensibile, il Comune potrebbe negare l’installazione delle nuove slot. Vediamo perché... Innanzitutto è bene precisare che, nei Comuni che lo prevedono, è necessario informare il competente ufficio licenze dell’installazione con il nuovo concessionario o 14 della variazione in aumento del numero di apparecchi. Si tratta di una procedura che non può essere evitata anche se si possiede già una licenza rilasciata dal Comune stesso ai sensi dell’art. 86, comma 3 TULPS. La variazione intervenuta, infatti, si va a inserire in un contesto normativo mutato rispetto al tempo di rilascio della licenza originaria, quando l’area in cui si trova il negozio non era assoggettata ad alcun divieto. Per questa stessa ragione, l’ente pubblico potrebbe respingere la richiesta dell’esercente con la conseguente chiusura a qualsiasi modifica. Detto ciò, è chiaro ed evidente che, restando così le cose, nel giro di qualche anno chi opera in certi territori sarà costretto a togliere le slot. Che ciò avvenga a seguito di cambio di titolarità o per il trasferimento di sede o, ancora, per via di un nuovo contratto o semplicemente per il passare del tempo (le licenze comunali in essere al momento dell’entrata in vigore delle leggi limitative hanno in genere validità per cinque anni), alla fine tutti prima o poi si ritroveranno nell’impossibilità di ottenere la licenza per gli apparecchi. Questo, se le cose non cambiano. Fallito il tentativo della delega fiscale di portare a unità le ormai innumerevoli norme che, in maniera del tutto eterogenea, regolano la collocazione delle slot sul territorio, trovare un’intesa con le amministrazioni locali appare quanto mai arduo. Eppure, il nodo andrà sciolto nella futura normativa nazionale, qualunque sia la scelta legislativa che si intenderà intran prendere. Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS