Il Ricevitore Italiano di luglio - settembre 2015 - Sts-Fit

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. Reg. Trib. Roma n. 454/00 del 3171072000 . Edito a cura di Press & Image 2001 SpA . Via L. Serra, 32 - 00153 Roma . Prezzo a copia: euro 0,15
trimestrale
luglio-settembre 2015
Anno XV n. 121/15
Organo Ufficiale del Sindacato Totoricevitori Sportivi aderente alla Federazione Italiana Tabaccai
www.stsfit.it
PIÙ CHE
LA CRISI,
POTÈ
IL SINDACO
STS SCRIVE
AL GOVERNO
L’EDITORIALE
PIÙ CHE LA CRISI,
POTÈ
IL SINDACO
NIENTE ALLARMISMI MA IL FALLIMENTO
È UN RISCHIO REALE
Sono innumerevoli le aziende di ogni settore economico che, colpite irrimediabilmente
dalla più grave crisi degli ultimi decenni, hanno
chiuso i battenti.
Anche il comparto dei giochi, sebbene
più al riparo di altri, non è stato esente da difficoltà; tuttavia, le chiusure e la conseguente
perdita di posti di lavoro sembrano causate da fattori esterni alla crisi economica.
Nei territori che hanno deliberato
provvedimenti restrittivi dell’offerta
di gioco pubblico (orari limitati nell’accensione delle newslot, divieto di collocazione in prossimità
di luoghi sensibili) si sono
registrate criticità piuttosto
preoccupanti.
Alcune sale da gioco ed esercizi pubblici,
per evitare il fallimento, hanno optato per il
licenziamento di più dipendenti al fine di fronteggiare la diminuzione delle entrate.
Si tratta di una reazione inevitabile, a
cui peraltro non ci si deve abituare.
Infatti, se da una parte il taglio del personale permette la sopravvivenza della singola
impresa, dall’altra alimenta il già gravissimo
stato di disoccupazione del Paese. Il risultato è
che i problemi aumentano anziché diminuire.
Non siamo qui a lanciare allarmismi ingiustificati, non vogliamo di certo passare per
uccelli del malaugurio!
Ma non possiamo ignorare che il
default di centinaia di aziende potrebbe
essere uno scenario possibile, qualora lo
Stato non attuasse un preciso piano nazionale mettendo fine alle battaglie personali e
demagogiche contro il gioco legale ingaggiate dalle amministrazioni locali.
Ecco perché, arrivati a questo punto, una
presa di posizione da parte del Governo assun
me il carattere d’urgenza.
SOMMARIO
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STS scrive al Governo
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“In medio stat virtus”
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A.A.A. razionalità cercasi
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Il controllo è uguale per tutti
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Un’attività in via di estinzione
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ATTIVITÀ SINDACALE
STS
SCRIVE
AL GOVERNO
ACCORATO APPELLO DEL SINDACATO
A DIFESA DELLA CATEGORIA
È ancora forte il clamore suscitato dall’operazione con la quale, alla fine di luglio, la
Direzione Investigativa Antimafia di Reggio
Calabria ha smantellato il giro di scommesse
clandestine on line, gestito dalla ‘ndrangheta.
Un clamore giustificato considerata la vastità dell’indagine e i numeri: oltre 40 arresti e
sequestri di beni e immobili per 2 milioni di
euro. La questione però non è chiusa essendo
in corso altre inchieste che potrebbero portare
a ulteriori, eclatanti, conclusioni.
In qualità di ricevitori autorizzati dallo
Stato ci auguriamo che si continui a combattere il gioco illegale esattamente come
si fa, quotidianamente con il contrabbando
di sigarette.
Perché ciò che è legale crea piccoli
problemi, ciò che è illegale fa sempre male!
Si tratta di una considerazione quanto
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mai ovvia che, tuttavia, non sembra essere
stata colta dai tanti che, all’indomani del blitz
della DIA, hanno attaccato il gioco legale.
Si, si, avete letto bene: se la sono presa
con il gioco legale, non con quello clandestino come sarebbe stato logico fare...
In poche parole, l’operazione “Gambling”
ha dato lo spunto a molti per riaffermare la tesi
della nocività dei giochi in generale, come se
non ci fosse alcuna differenza tra quelli pubblici – regolati dalla legge dello Stato, gestiti dai
concessionari e raccolti dai ricevitori autorizzati – e quelli offerti sul mercato nero.
Tra le reazioni in questo senso più marcate, c’è quella dell’on. Paglia, deputato SEL, il
quale non ha esitato a presentare un’interrogazione parlamentare per richiedere l’immediata
moratoria all’apertura di nuovi punti di vendita
di gioco legale.
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Questa illogica, ma per molti versi non
inaspettata reazione, ci ha spinti a stendere
una nota sindacale trasmessa al Presidente
del Consiglio, ai Ministri della Salute, dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo
Economico nonché ai Presidenti delle
Commissioni Finanze e Affari Sociali di
Camera e Senato.
Nella nota – avente a eloquente oggetto
“Tutela della rete terrestre di giochi pubblici”
– osserviamo come l’iniziativa dell’on. Paglia
così come altre analoghe, sia “l’epilogo di un
paradosso che ormai da anni caratterizza il
gioco legale e la considerazione che di esso
hanno, in particolare, gli Enti locali che hanno
emanato, nel tempo, numerose disposizioni
restrittive dell’offerta di gioco pubblico con
ciò alimentando, piuttosto che combattere, il
fenomeno clandestino e prevenire i rischi sulla salute connessi al gioco”.
Di fatto – è questo il pensiero che abbiamo trasferito al Governo – il vero problema
da affrontare è quello del gioco illegale e irregolare, con particolare attenzione alla modalità di offerta on line. Immediata e inevitabile
conseguenza di siffatto stato di cose, è la
necessità che lo Stato alzi il livello di tutela
della rete legale di raccolta del gioco piuttosto che penalizzarla ulteriormente.
A sostegno di questo accorato appello,
abbiamo sottolineato l’irrinunciabilità del
“valore aggiunto dato dalla mediazione fisica
di operatori di gioco professionali che agiscono sulla base di apposita autorizzazione da
parte di concessionari statali”.
E abbiamo fatto notare come le sempre
più numerose misure restrittive adottate
dalle amministrazioni locali nei confronti
del gioco pubblico siano potenzialmente
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inefficaci, potendo addirittura creare effetti
controproducenti.
Se infatti, da una parte, il divieto di gioco
fissato da un determinato comune provoca
semplicemente la migrazione dei giocatori
verso centri limitrofi ove non vigono limitazioni, dall’altra la ganascia normativa posta
all’offerta legale – in una parola il proibizionismo – ha come unico e nocivo effetto quello
di aprire spazi all’offerta clandestina.
Alla luce di tutte le considerazioni svolte, la nostra lettera al Governo, che qui
abbiamo riassunto nei suoi punti cruciali, si
chiude con una richiesta semplice e cristallina: “piuttosto che accanirsi con impulsività
contro il gioco legale (…) sarà necessario
invertire la tendenza creando maggiori occasioni di tutela per la rete di raccolta autorizzata anche per rendere sempre più netta e
inequivocabile la linea di demarcazione tra
gioco legale e gioco illegale”.
Un simile intervento, del resto, apporterebbe vantaggi per tutti: per lo Stato, che dal
comparto consegue notevoli entrate, per i
consumatori, che nella regolarità e trasparenza delle operazioni di gioco trovano la loro
protezione dagli eccessi e dalle truffe, e, infine, per i ricevitori autorizzati che vedrebbero
salvaguardata la loro redditività.
Abbiamo messo tutto ciò nero su bianco
nella lettera che, ci auguriamo, venga presa
in seria considerazione dal Governo.
Crediamo che proprio il Governo, dopo
il mancato esercizio della delega in materia
di giochi, non possa sottrarsi dall’affrontare questo tema, considerate le pesanti ripercussioni dovute allo strano connubio
tra inattività del legislatore nazionale e ipen
rattività degli amministratori locali.
Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS
ATTIVITÀ SINDACALE
“IN MEDIO
STAT
VIRTUS”
NELLA QUESTIONE DELLA PUBBLICITÀ
C’È BISOGNO DI EQUILIBRIO
A fine luglio, alcuni senatori del Movimento
Cinque Stelle hanno presentato un disegno di
legge volto a introdurre il divieto di pubblicità
per tutti i giochi pubblici. Pochi giorni dopo,
sono stati bissati da un gruppo di colleghi del
Partito Democratico che ha avanzato un altro
disegno avente a oggetto il “divieto della propaganda pubblicitaria per i giochi a premio
con vincita in denaro”. Poco dopo, anche la
Lega ha esposto il proprio disegno di legge in
materia.
Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS
Lo scopo di tali azioni è bandire completamente la pubblicità dei giochi pubblici
sotto qualsiasi forma.
La posizione dei senatori pentastellati,
dem e leghisti, così netta e intransigente, pare
dettata dall’esigenza di tutelare i consumatori,
con particolare attenzione alle fasce economicamente e socialmente più deboli.
Qualora uno di questi disegni diventasse legge, andrebbe di fatto a sostituire,
abrogandole, le attuali disposizioni sulla
pubblicità fissate dal Decreto Balduzzi nel
2012, introdotte con lo scopo principale di
tutelare i minori.
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I messaggi pubblicitari dedicati ai giochi
pubblici, infatti, sono vietati nel corso di programmi destinati ai più piccoli e sulle riviste a
loro dedicate. L’immagine dei bambini non
deve essere accostata al gioco in alcun modo
così come, per la realizzazione delle pubblicità dei giochi, i creativi non possono avvalersi
di baby-attori. Inoltre la pubblicità deve essere “neutra”, nel senso che non deve incitare al
gioco né esaltarne la pratica. Dovendo, infine,
contenere obbligatoriamente le avvertenze
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circa i rischi di dipendenza connessi al gioco,
si può dire che essa faccia un po’ il contrario
di ciò che dovrebbe fare – invitare a giocare –
limitandosi a divulgare i nomi dei concessionari e i siti, fisici e on line, ove si può scommettere.
La violazione delle disposizioni è punita
con una sanzione particolarmente elevata:
da un minimo di 100.000 a un massimo di
500.000 euro. Un bel deterrente capace di
dare adeguata garanzia circa il loro rispetto.
Tuttavia, stando alle iniziative dei senatori e alle tante voci critiche provenienti
dalle amministrazioni locali e dalle associazioni dei consumatori, queste disposizioni
sembrano insufficienti a salvaguardare la
salute dei cittadini dal “mostro” del gioco.
L’offerta di gioco da parte dei diversi concessionari pubblicizzata, in particolar modo,
durante le partite di calcio o sugli striscioni a
bordo campo, così come sui giornali o sui cartelli stradali, è pesantemente stigmatizzata da
chi anela al coprifuoco totale.
Evidentemente, i fautori della posizione oltranzista ignorano l’antico detto latino
“in medio stat virtus”: la virtù sta nel
mezzo. Una pubblicità ispirata a questo
modello di saggezza non può di certo generare effetti indesiderati.
La disciplina del Decreto Balduzzi sopra
richiamata presenta requisiti equilibrati, peraltro
già fissati negli atti di concessione dei giochi.
In questo momento, però sembra più
importante azzerare tutto, piuttosto che
razionalizzare le risorse del settore anche
attraverso una sapiente gestione della pubblicità. Questa amara considerazione è frutto dell’osservazione obiettiva di come il
gioco viene visto da una parte della società
civile e della politica.
Purtroppo dobbiamo fare attenzione: proibizionismo, veti assoluti ed estremismi comportano sempre effetti negativi. Cosicché, se
un domani la pubblicità dei giochi pubblici
scomparisse, i giocatori non sarebbero più in
grado di percepire la differenza tra offerta legale e illegale e tra operatore autorizzato e non
autorizzato.
Riassumendo: senza una pubblicità
ragionevolmente disciplinata, non saremmo più in grado di distinguere tra gioco
“buono” e gioco “cattivo”.
Qualora si arrivasse a tal punto, ci troveremmo a dover affrontare un nuovo e assai più
grave problema sociale, creato dagli stessi
soggetti che, oggi, ritengono di avere in mano
la soluzione per debellare i rischi legati al
n
gioco.
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GIOCHI E SOCIETÀ
A.A.A.
RAZIONALITÀ
CERCASI
DEVE ESSERE
L’OBIETTIVITÀ
IL CRITERIO PRINCIPE
DELLA NORMATIVA
DEI GIOCHI
La ludopatia, stando alle notizie che si alternano sui giornali, al copioso cumulo di interrogazioni parlamentari, ai progetti di legge presentati e alle dichiarazioni di sedicenti esperti, sarebbe la malattia del secolo, almeno qui in Italia.
Tante volte, dalle pagine di questo giornale così come attraverso comunicati sindacali e
newsletter trasmesse agli associati, abbiamo
evidenziato come la diffusione di numeri che
dànno per affette da sindrome da gioco d’azzardo patologico centinaia di migliaia di persone, siano palesemente gonfiati.
Sembrerebbe, a ben guardare, che in
tale materia trionfi la logica del sensazionalismo piuttosto che quella dell’obiettività.
Ma la nostra, fortunatamente, non è l’unica voce fuori del coro. Anche se non sono pubblicizzati a dovere (proprio perché non fanno
notizia) esistono interessanti contributi che forniscono una dimensione del gioco patologico
decisamente più attinente alla realtà e, per ciò
stesso, meno preoccupante.
Un recente intervento, molto autorevole, è stato quello svolto in Senato da Emilia
Grazia De Biasi, Presidente della 12^ Commissione permanente (Igiene e Sanità).
Impegnata nella trattazione in Aula del Disegno di Legge sulla Riforma del Servizio Pubblico Radiotelevisivo (approvato dal Senato
lo scorso 31 luglio) la senatrice ha invitato i
propri colleghi a “non dare numeri a casaccio”
in tema di ludopatia, sostenendo che non è
vero che ci sono tre o quattro milioni di persone in cura né che si spendono cinque miliardi
per l’assistenza ai ludopati.
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Poiché i numeri sono decisamente più
circoscritti, anche se ovviamente non da
sottovalutare, la De Biasi ha raccomandato
ai senatori di mantenersi tutti nel campo
della razionalità altrimenti – è il suo duro
monito – “raccontiamo menzogne alla
gente e ingeneriamo una paura che non ha
ragion d’essere”.
Il richiamo all’obiettività è quanto mai opportuno, in un momento di estrema incertezza
per il futuro normativo dei giochi. Alla riapertura dei lavori parlamentari, nessuno sa esattamente quale fine farà il lavoro svolto in occasione della delega fiscale in materia, tristemente naufragata alla fine del giugno scorso.
Sia che si proceda con un nuovo testo
da discutere in sede parlamentare (ipotesi
che non ci convince), sia che si scelga una
soluzione più diretta e veloce, sarà necessario tenere bene a mente questo importante appello alla razionalità e all’imparzialità,
viste come criteri basilari e insostituibili di
tutte le norme che presiederanno alla regon
lamentazione dei giochi pubblici.
Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS
PIANETA GIOCHI
IL CONTROLLO
È UGUALE
PER TUTTI
CONTROLLI
SUL TERRITORIO
UNIFORMI E IMPARZIALI
Nel triennio 2015-2017, si prevede un imponente rafforzamento delle attività
di controllo sul settore dei giochi
pubblici.
I dati, contenuti negli allegati
del Documento di Programmazione Finanziaria aggiornato e approvato
recentemente dal Consiglio dei Ministri,
sono eloquenti: soltanto nel 2014, grazie
all’effettuazione di ben 43.245 controlli,
l’incremento percentuale rispetto all’anno
precedente è stato del 14,6.
Un salto importante che è soltanto
il preludio di ciò che si intende fare nel
futuro prossimo, in nome della legalità e
del recupero di quella fetta di mercato
ancora saldamente in mano alla criminalità.
Chiaramente, il rafforzamento dei controlli
non sarà circoscritto ai soli soggetti titolari di
regolare autorizzazione alla raccolta dei giochi
ma anche a quelli che esercitano attività di
gioco illegale o irregolare. Questi ultimi, presenti in tutto il territorio nazionale con punte di
concentrazione in determinate zone, sono
ancora numerosi nonostante la vasta operazione di pulizia messa in campo dallo Stato
negli ultimi anni.
L’ultima azione in ordine di tempo è stata
la regolarizzazione per emersione fiscale dei
centri di trasmissione dati, fissata dalla legge
190/2014 vale a dire la Legge di Stabilità 2015.
Sono diversi gli operatori stranieri
privi di concessione italiana che hanno
avviato le pratiche volte ad adeguare l’attività dei propri punti scommesse al sistema
italiano.
All’appello manca ancora Stanley Bet, primo bookmakers estero ad accasarsi in Italia,
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che, puntando a una posizione sui generis sul
mercato italiano, non sembra intenzionata a
imboccare il sentiero della regolarizzazione
segnato dalla Legge di Stabilità.
Qualunque sarà il modo con il quale la
Stanley, in accordo con lo Stato italiano,
regolarizzerà i propri punti (ammesso che
ciò un giorno accada) affermiamo che, fino
ad allora, i suoi CTD debbano essere inclusi nei preannunciati controlli al pari di tutti
gli altri locali che, regolarmente o no, esercitano attività di gioco.
In tal senso, l’adattamento al sistema dei
controlli del noto motto riferito alla legge risulta
quanto mai appropriato.
Poiché i controlli devono essere uguali per tutti, non vorremmo che le verifiche si
concentrassero prevalentemente sui due
estremi, vale a dire i punti di raccolta autorizzati da una parte e le bische clandestine
dall’altra, lasciando indenni tutti i casi ann
cora gravitanti nella zona grigia.
Il Ricevitore Italiano - Organo Ufficiale STS
PIANETA GIOCHI
UN’ATTIVITÀ
IN VIA
DI ESTINZIONE
TRA QUALCHE ANNO TUTTI SENZA SLOT?
Tra i tanti colleghi che nella loro rivendita offrono gioco tramite newslot, sono
molti quelli che, risiedendo in Comuni che
hanno deliberato il divieto di installazione
in prossimità di luoghi sensibili, si trovano
a fare i conti con una sopravvenuta situazione di incompatibilità.
C’è da dire che, generalmente, le leggi
regionali così come i regolamenti comunali,
salvaguardano le fattispecie preesistenti all’entrata in vigore del “distanziometro” rendendolo
efficace solo nei casi di nuove aperture di sale
gioco o di installazioni ex novo di apparecchi.
Tuttavia, in determinati Comuni come ad
esempio quelli della Lombardia, a quest’ultima
situazione sono equiparati i casi in cui si proceda alla sottoscrizione di un nuovo contratto con
un diverso concessionario di apparecchi (a fronte della conclusione di una precedente contratto avente il medesimo oggetto) ovvero all’aumento di macchine presenti in negozio.
In tali casi, se il locale si trova sotto
distanza rispetto a un luogo sensibile, il
Comune potrebbe negare l’installazione
delle nuove slot. Vediamo perché...
Innanzitutto è bene precisare che, nei
Comuni che lo prevedono, è necessario
informare il competente ufficio licenze dell’installazione con il nuovo concessionario o
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della variazione in aumento del numero di
apparecchi.
Si tratta di una procedura che non può
essere evitata anche se si possiede già una
licenza rilasciata dal Comune stesso ai sensi
dell’art. 86, comma 3 TULPS.
La variazione intervenuta, infatti, si va a
inserire in un contesto normativo mutato rispetto al tempo di rilascio della licenza originaria,
quando l’area in cui si trova il negozio non era
assoggettata ad alcun divieto.
Per questa stessa ragione, l’ente pubblico potrebbe respingere la richiesta dell’esercente con la conseguente chiusura a
qualsiasi modifica.
Detto ciò, è chiaro ed evidente che,
restando così le cose, nel giro di qualche anno
chi opera in certi territori sarà costretto a togliere le slot.
Che ciò avvenga a seguito di cambio di
titolarità o per il trasferimento di sede o, ancora, per via di un nuovo contratto o semplicemente per il passare del tempo (le licenze
comunali in essere al momento dell’entrata in
vigore delle leggi limitative hanno in genere
validità per cinque anni), alla fine tutti prima o
poi si ritroveranno nell’impossibilità di ottenere
la licenza per gli apparecchi.
Questo, se le cose non cambiano.
Fallito il tentativo della delega fiscale di
portare a unità le ormai innumerevoli norme
che, in maniera del tutto eterogenea, regolano
la collocazione delle slot sul territorio, trovare
un’intesa con le amministrazioni locali appare
quanto mai arduo.
Eppure, il nodo andrà sciolto nella
futura normativa nazionale, qualunque sia
la scelta legislativa che si intenderà intran
prendere.
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