Studio e sperimentazione ■ Luana Perioli, Elena Massetti - Dipartimento di Chimica e Tecnologia del Farmaco, Università degli Studi di Perugia L’obiettivo principale è la normalizzazione dell’attività sebacea, tenendo conto che, trattandosi di una pelle predisposta all’irritazione, è necessario utilizzare ingredienti delicati e lenitivi Argille anioniche: trattamento pelli grasse, seborroiche e acneiche e ghiandole sebacee, localizzate su tutta la cute tranne che nei palmi delle mani e delle piante dei piedi, sono deputate alla produzione di sebo. Non presentano una distribuzione omogenea e sono più abbondanti e produttive in particolari zone del corpo (viso, cuoio capelluto); generalmente associate a un follicolo pilifero, riversano in modo continuo il loro secreto sulla pelle. Le cellule secernenti accumulano sebo (infundibulum) e lo riversano nel follicolo pilifero assieme ai residui delle cellule necrotizzate. Esauritosi questo ciclo nuove cellule si staccano dalla parete dell’acino e iniziano a produrre sebo migrando a ridosso del follicolo dove si disfano rilasciando il loro contenuto. L’attività cellulare è influenzata da molte cause come età, fattori genetici, particolari stati fisiologici come la gravidanza. Il più importante fattore regolatore L 46 della secrezione di sebo è la concentrazione degli ormoni androgeni, tipici dell’uomo ma presenti anche nella donna. In particolare, a livello delle ghiandole sebacee, è presente un enzima (5α−reduttasi) che converte il δ4androstenedione in diidrotestosterone, un metabolita in grado di aumentare notevolmente la secrezione sebacea. Il sebo presenta la seguente composizione media: squalene 10%, paraffina 5%, trigliceridi 35%, cere ed esteri sterolici 20%, acidi grassi liberi 20%, colesterolo 10% [1] contribuendo a donare un odore caratteristico e personale al corpo. È la principale fonte di lipidi che costituiscono il film idrolipidico cutaneo, sottile pellicola protettiva della cute che lubrifica la pelle e la protegge dall’umidità e dalla secchezza e, grazie al suo pH lievemente acido, anche dai batteri [2]. Con il termine seborrea si intende una disfunzione delle ghiandole sebacee con un’ec- cessiva produzione di sebo imputabile a una sovraespressione dell’enzima 5α−reduttasi; questa condizione conferisce a pelle e annessi cutanei un aspetto lucido e untuoso e l’eccesso di sebo può causare la comparsa di comedoni (punti neri). Grandi quantità di sebo fanno dilatare le pareti del follicolo pilifero (punto bianco) e l’eccessivo accumulo può provocare apertura all’esterno con formazione del punto nero. La seborrea può predisporre spesso all’acne, processo infiammatorio della ghiandola sebacea e del derma circostante, che compare con maggior incidenza durante il periodo adolescenziale. Sebo e detriti, accumulati nei follicoli piliferi, costituiscono un buon terreno di coltura per i batteri (Propionibacterium acnes) che si riproducono e liberano enzimi (lipasi) responsabili del metabolismo dei trigliceridi del sebo. Gli acidi grassi liberi esercitano Kosmetica • settembre 2010 Studio e sperimentazione un’azione irritante locale e si diffondono nel derma circostante aumentando il processo infiammatorio. Dopo i punti neri compaiono quindi le cosiddette papule, piccole chiazzette arrossate e in rilievo, che si possono infettare e trasformare in pustole (foruncoli con punta gialla). Si possono anche formare anche delle cisti più profonde che, a causa del materiale purulento, possono degenerare in noduli anche con esiti cicatriziali. Anche senza giungere all’acne, la seborrea può determinare semplicemente oleosità cutanea, problema particolarmente sentito dai giovani che spesso sono alla ricerca di prodotti detergenti trattamento dermocosmetici. L’oleosità cutanea si manifesta, infatti, in modo vistoso poiché il sebo si distribuisce sulla pelle conferendole un aspetto lucido e untuoso, esteticamente sgradevole; i follicoli possono inoltre essere dilatatati conferendo il classico aspetto a buccia di arancia. La pelle diventa opaca e grigiastra poiché il sebo si mescola alle cellule cornee sfaldate e diviene ceroso e denso [3]. Poichè l’oleosità cutanea tende a essere una condizione costante nel tempo, il suo trattamento può costituire una vera sfida terapeutica e cosmetica; spesso chi soffre di oleosità cutanea tenta istintivamente di allontanare l’eccesso di sebo prodotto con lavaggi frequenti (saponi e shampoo) utilizzando anche prodotti aggressivi. Questo comportamento, oltre a non risolvere il problema di base, può condurre alla comparsa di fenomeni irritativi in quanto la pelle seborroica è sicuramente più irritabile. 48 La produzione sebacea può essere controllata tramite la sebometria che permette di misurare la quantità di sebo presente sulla superficie epidermica. Uno speciale nastro, applicato sulla cute, diventa trasparente a contatto con il sebo della superficie cutanea e tale trasparenza si traduce in µg sebo/cm2. Valori normali di sebometria sono: fronte naso e mento 100–200, area zigomatica e perioculare 70-180, regione mediosternale e interscapolare 60-130. Per determinare se la cute di un soggetto è grassa, bisogna valutare le zone del volto ricche di ghiandole sebacee (fronte, naso, e mento). Clinicamente la cute appare spessa, translucida, con sbocchi follicolari evidenti, e talvolta si possono osservare comedoni aperti e/o chiusi e iperplasia delle ghiandole sebacee (papule giallastre) [3]. Dal punto di vista cosmetologico, la suddivisione in “tipi cutanei” è finalizzata alla scelta del prodotto topico più adeguato e prevede la distinzione in 4 tipi di pelle: normale, grassa, secca e sensibile. L’obiettivo principale dei trattamenti cosmetici per la pelle grassa è la normalizzazione dell’attività sebacea, tenendo conto che, trattandosi di una pelle predisposta all’irritazione, è necessario utilizzare ingredienti delicati e lenitivi. Esistono in commercio numerosi prodotti (cosiddetti sgrassanti) che, essendo abbastanza aggressivi, risultano piuttosto irritanti e anche mal tollerati. La pelle oleosa, infatti, può reagire a un trattamento troppo aggressivo, con saponi o shampoo, irritan- dosi e aumentando ancor più la secrezione sebacea, aggravando la situazione. Un razionale trattamento dermocosmetico della seborrea prevede l’impiego di più prodotti cosmetici che vengono suddivisi in quattro serie: opacizzanti, sebo regolatori, astringenti e una miscellanea di altri vari. 1. Gli opacizzanti (o adsorbenti): sono i prodotti cosmetologicamente più opportuni; comprendono polveri di vario tipo quali biossido di titanio, amidi, caolino, talco, silicato di alluminio, silicato di magnesio, ossido di zinco, ossido di magnesio, bentonite e argille in genere. Queste polveri, generalmente molto fini e con elevata area superficiale, assorbono l’oleosità in eccesso opacizzando la superficie della pelle e togliendo l’effetto lucido: riuniscono così un aspetto funzionale e uno più puramente estetico. 2. I sebo-regolatori: sono sostanze che, con meccanismi non del tutto chiariti, riescono a ridurre l’iperseborrea. La loro efficacia non è sempre comprovata e alcuni di essi, come l’acido salicilico, possono indurre fenomeni irritativi su una cute già sensibile. Questi composti sono acido pantotenico, sodio acetato, acido salicilico, acido lattico, sali di glicirrizina, catrami, cisteina, acido tannico e, sicuramente il più utilizzato, zolfo. Esso esplica attività antiparassitaria, antipruriginosa, cheratolitica e cheratoplastica, purtroppo ha un odore sgradevole e deve essere usato con cautela per i suoi effetti irritativi. Tra i suoi derivati c’è il selenio disolfuro, utilizzato spesso come prodotto deforforante, anch’esso provvisto di potere irritante. I catrami sono stati utilizzati per molto tempo in numerose condizioni dermatologiche come la psoriasi, gli eczemi, la dermatite atopica e possiedono anche attività astringente, seboregolatrice, antipruriginosa e antisettica e sono in grado di ridurre la proliferazione cellulare. La loro composizione chimica è molto complessa, comprendendo polifenoli, acidi, alcooli ad alto peso molecolare, esteri, chetoni, cere e idrocarburi. 3. Gli astringenti: sono costituiti generalmente da soluzioni alcoliche o idroalcoliche utili per rimuovere meccanicamente l’eccesso di sebo dalla pelle. La loro componente alcolica (40-50%) consente la rapida evaporazione del prodotto dopo l’applicazione e la dissoluzione di parte del sebo cutaneo che può quindi essere rimosso agevolmente con Kosmetica • settembre 2010 Studio e sperimentazione pulizia meccanica. Il loro effetto è fugace e possono causare fenomeni irritativi. 4. Miscellanea: appartengono a questa categoria vari prodotti con azione diversa tra loro. Vengono talvolta utilizzati come seboregolatori alcuni antisettici (es. clorexidina) per la loro attività antibatterica sull’unità pilo sebacea. Si impiegano inoltre: acido azelaico, in grado di inibire la trasformazione del testosterone in diidrostestosterone a livello della ghiandola sebacea con conseguente effetto sebo regolatore; fitosteroli (in modo particolare il β-sitosterolo), forniti soprattutto dal mondo vegetale (Serenoa repens) e in grado di agire come l’acido azelaico; retinoati, introdotti più recentemente, in grado di agire sulla differenziazione sebacea e sulla conseguente riduzione del volume ghiandolare. Il trattamento cosmetico dell’oleosità cutanea, oltre a controllare l’iperseborrea, dovrebbe anche contenere gli effetti infiammatori-irritativi che la seborrea stessa induce sulla cute. Studi relativamente recenti hanno messo in luce le proprietà di una vitamina solo recentemente rivalutata per l’uso topico: la PP (nicotinamide). È la forma biologicamente attiva della niacina (acido nicotinico, o vitamina B3); è stata utilizzata per via sistemica nel trattamento di alcune malattie e recentemente è stata studiata nel trattamento dell’acne formulata in gel. La sua efficacia è risultata sovrapponibile a un gel di clindamicina all’1% [4]. Argilla in prodotti anti antisebo L’argilla risulta dunque essere un prodotto polifunzionale idoneo al trattamento di pelli grasse e acneiche. Materiali argillosi sono infatti largamente usati, in formulazioni topiche, per la loro natura di polveri assorbenti e per la loro capacità di proteggere la pelle da agenti esterni; sono inoltre idonei a formare un film che aderisce intimamente alla pelle proteggendola anche meccanicamente. L’applicazione topica di argille è molto antica, già l’Homo Erectus e Neanderthalensis usavano argille, mescolate all’acqua, per curare ferite e irritazioni, forse per emulazione degli animali feriti o malati che istintivamente cercavano il fango per spalmarne il corpo [5]. Vari tipi di argille erano impiegate in Cina, India e America del Sud per detergere la pelle ma soprattutto gli Egizi sfruttavano le 50 proprietà antisettiche, depuranti, assorbenti e mineralizzanti a fini cosmetici [5]. Recentemente le benefiche proprietà delle argille hanno riscosso grande successo sia per l’impiego professionale (trattamenti dermatologici o in centri estetici e termali) che per la preparazione di cosmetici ad uso domestico [6-8]. L’argilla bianca, ricca di minerali e idonea ad assorbire impurità [5], è molto utilizzata sulla pelle e sul cuoio capelluto poiché non altera la normale protezione dovuta al film idrolipidico. Sono ampiamente descritti gli usi di argille sia di tipo cationico come zeolite, bentonite e montmorillonite [9-11] che di tipo anionico come le idrotalciti (HTlc) [12-15] che quindi non sono solo eccipienti inerti di una formulazione ma dei veri e propri ingredienti attivi con proprietà lenitive, decongestionanti, addolcenti, antiinfiammatorie nonché assorbenti, drenanti e rimineralizzanti [5]. Assorbendo inoltre grassi, secrezioni cutanee e acqua creano un ambiente sfavorevole per la proliferazione batterica e svolgono azione detergente, rinfrescante e antisettica. In commercio esistono già prodotti (Oleocut) a base di polveri inorganiche assorbenti (biossido di titanio) in associazione con antisebo (acido nicotinico), con azione lenitiva [1]. Argille anioniche lamellari: idrotalciti a) funzione di assorbimento Le argille anioniche lamellari o idrotalciti (HTlc), grazie alle proprietà generali e comuni a tutte le argille, garantiscono l’opacizzazione e la detersione della pelle [16-17] mascherando odori spiacevoli e coprendo le sue imperfezioni. Queste particolari materiali hanno però una “marcia in più” dovuta alla loro particolare struttura. Sono dei mi- crocristalli piatti e amorfi di struttura lamellare nei cui piani ci sono cariche positive (generalmente Al+) in grado di coordinare acqua e soprattutto anioni inorganici scambiabili [6-8]. Proprio questo ultimo aspetto è di fondamentale importanza per il loro funzionamento in quanto la possibilità di scambiare questi anioni le rende molto specifiche nel settore della detersione della pelle e del trattamento cosmetico della seborrea. Infatti grazie alla possibilità dello scambio anionico, similmente a delle resine, possono cedere gli anioni inorganici intercalati tra le lamelle e “acquistare” in cambio detriti, impurezze [6] e soprattutto acidi grassi, i maggiori responsabili dell’effetto irritante e infiammatorio. L’internalizzazione di questi composti tra le lamelle non avviene per semplice fenomeno fisico ma si formano dei legami chimici (host-guest) che permettono un assemblaggio stabile e una rimozione consistente di materiale indesiderato dalla pelle. Le argille cationiche asportano materiale dalla pelle solo in virtù della loro capacità di assorbire e rigonfiare, ovvero solo con un meccanismo fisico. Tra l’argilla e il materiale organico si formano quindi delle deboli interazioni, che possono talvolta anche essere di carattere repulsivo, non in grado di assicurare un’efficace rimozione di impurezze. Le argille anioniche invece legano saldamente detriti epidermici, impurezze e grassi che sono, nella maggior parte dei casi, caricati negativamente e in grado di innescare il meccanismo di scambio ionico. In figura 1 è riportato, come esempio, quanto avverrebbe a seguito di contatto tra un’idrotalcite lamellare e gli acidi grassi presenti sulla pelle: è proprio l’acido grasso che attiva lo scambio con il duplice vantaggio di Figura 1 Kosmetica • settembre 2010 Studio e sperimentazione far liberare ioni rimineralizzanti sulla pelle e rimanere intrappolato tra i piani dell’argilla. Questo produce un effetto pulente, antilucido, opacizzante e lenitivo. Grazie a questa proprietà, le argille anioniche possono entrare come ingredienti attivi nella composizione di molti prodotti cosmetici per il trattamento della pelle grassa, anche con tendenza seborroica, sia del viso che del corpo e anche in shampoo o impacchi per il trattamento di capelli e cuoio capelluto grassi, sia in presenza che in assenza di forfora. Queste argille, oggi disponibili anche in commercio (Prolabin&Tefarm), sono chimicamente inerti, stabili, non tossiche, biocompatibili [13] e sono pure sia sotto il profilo chimico che microbiologico. Possiedono dunque moltissime caratteristiche e funzioni che le rendono idonee e interessanti per impieghi cosmetici. b) funzione di assorbimento e rilascio Tale meccanismo può essere sfruttato per concepire e realizzare un prodotto ancora migliore dal punto di vista funzionale, completo per il trattamento della pelle grassa in quanto potrebbe riunire la funzione opacizzante con quella sebo-regolatrice, astringente, disinfettante ecc. Infatti in luogo di una HTlc che contiene tra le lamelle ioni inorganici si impiega una HTlc “caricata” con molecole organiche biologicamente attive, dopo l’applicazione del prodotto e contatto di HTlc con la pelle, l’assorbimento dei grassi, attivando lo scambio ionico, attiverebbe il rilascio delle molecole attive precedentemente intercalate tra le lamelle (fig. 2), come descritto anche per la vitamina C [6]. Tra le lamelle si possono infatti inserire più componenti con diverse attività, sia da sole che cointercalate (HTlc con carico misto), unendo molecole utili per il trattamento della seborrea con altre che presentano attività: f astringente e antisettica come ad esempio vitamina B6, acido nicotinico, diosmectite, beta sitosterolo, capriloglicina, zincogluconato, fluidactive, derivati di amamelide, bardana, betulla, melaleuca [3]; f lenitiva come acido caffeico; f addolcente e decongestionante come i derivati dell’echinacea. In commercio esiste già una formula d’avanguardia polivalente “Sebum Absorbing Technology” che combina un’innovativa tecnologia antilucido a base di micro polveri porose ultrafini con funzione assor- 52 Figura 2 bente superficiale, con un complesso idroriequilibrante. L’effetto sinergico delle due strategie migliora l’aspetto della pelle e contribuisce a ristabilire il livello ottimale d’idratazione nello strato corneo dell’epidermide, rinforzando la barriera cutanea [18-21]. Se l‘effetto superficiale fosse affidato a HTlc, in luogo delle polveri porose ultrafini, il meccanismo seboadsorbente sarebbe senz’altro più specifico e mirato; inoltre la grandezza particellare di HTlc, omogenea e non inferiore al micron, garantirebbe l’esclusiva azione di superficie scongiurando qualsiasi problema di assorbimento e/o penetrazione del materiale inorganico. Sempre a riguardo del rilascio di molecole idonee per il trattamento della seborrea, e in considerazione di quanto proposto dalla ricerca di Shiseido, è interessante valutare anche la possibilità di intercalare molecole odorose funzionali al trattamento. Dai risultati di tale ricerca è emerso che lo stress indotto sperimentalmente determina un aumento della secrezione sebacea e pertanto un aumento delle impurità a livello cutaneo; inalando sostanze aromatiche specifiche tali impurità si riducono. Un prodotto innovativo potrebbe quindi essere rappresentato da una formulazione contenente HTlc caricata sia con una sostanza sebo equilibrante che con una fragranza aromatologica. In tal modo, quando il cosmetico viene applicato sulla pelle, a seguito dell’attivazione del meccanismo di scambio ionico, HTlc potrebbe attirare e sottrarre dall’ambiente gli acidi grassi e le impurezze rilasciando molecole sia sebo regolatrici che profumate. In questo modo si avrebbe un duplice contributo, sia diretto che indiretto, alla pelle con tendenza seborroica. Formulazioni Le idrotalciti risultano quindi essere dei promettenti materiali per cosmetici dedicati a pelli grasse e seborroiche; sono degli ottimi “contenitori” per intercalare ingredienti attivi e per controllarne il rilascio. Il prodotto di intercalazione organo-inorganico (ingrediente attivo-idrotalcite) è idoneo per essere inserito in vari tipi di formulazioni. Creme, geli La presenza di HTlc nella formulazione è senza dubbio vantaggiosa per le sue proprietà di viscosizzante e stabilizzante di formulazioni semisolide [22-23] e perché apporta anche altri vantaggi sia alla formulazione, e quindi per la compliance dell’utente, che per la pelle in quanto: f si distribuisce omogeneamente nella formulazione condizionando la microstruttura e il comportamento reologico. Conferisce un comportamento pseudoplastico/tissotropico migliorando conservabilità e caratteristiche fluidodinamiche. In fase di applicazione il prodotto sarà sicuramente scorrevole e facilmente spalmabile [24], caratteristiche non trascurabili per pelli stressate e talvolta anche infiammate; f caricata con molecole ad azione astringente e/o sebo normalizzante, oltre all’effetto antilucido/opacizzante immediato, Kosmetica • settembre 2010 Studio e sperimentazione può rilasciare anche ingredienti che consentono di trattare il problema dell’eccessiva produzione di sebo. Maschere per la pelle Le maschere sono un trattamento aggiuntivo a ogni problema di pelle e rappresentano un valido aiuto soprattutto per le pelli impure. Dovrebbero essere effettuate saltuariamente, ma con regolarità, e applicate sulla pelle umida e pulita preferibilmente dopo una pulizia del viso, quando i pori sono aperti, per facilitare la penetrazione delle sostanze attive. È noto che le maschere sono costituite quasi completamente da argilla, assorbente e lenitiva per sua natura, e quindi sono ampiamente usate nel trattamento della pelle grassa e impura. Un’idea innovativa potrebbe essere quella di realizzare maschere a base di HTlc a “carico misto” con molecole disinfettanti, sebo regolatrici, astringenti, leviganti unite ad acido lattico, acido glicolico e ad alfa e beta idrossi acidi. Come precedentemente illustrato ciò consentirebbe lo sfruttamento dell’azione sinergica di HTlc (assorbente e lenitiva) e degli attivi che si liberano. Risulterebbe molto idonea e interessante anche l’intercalazione in HTlc di acido azelaico, in grado di ridurre la formazione di acidi grassi liberi sulla superficie della pelle [4]. Questo attivo, se impiegato tal quale, risulta essere molto poco solubile e appiccicoso e quindi il suo rilascio in forma molecolare dagli spazi interlamellari di HTlc sicuramente migliorerebbe la sua dispersione/solubilizzazione sulla pelle e quindi anche la sua biodisponibilità locale. Impacchi per capelli e shampoo Polveri In una maschera anti-sebo per capelli o uno shampoo l’attività è legata proprio alla presenza dell’argilla e alle sue proprietà assorbenti. La sostituzione della classica argilla cationica con HTlc sarebbe una valida proposta sia per l’assorbimento di sebo e detriti che per l’eventuale apporto di sostanze minerali e nutrienti. Shampoo a base di argille già si trovano in commercio e vengono ulteriormente studiati e messi a punto [25]. Quando l’argilla è costituita da HTlc, durante il lavaggio si attiva lo scambio ionico che richiama a sé detriti sebo e rilasciando molecole astringenti, come i derivati dell’ortica, ma anche molecole purificanti e disinfettanti. L’HTlc potrebbe essere anche un ottimo ingrediente per l’allestimento di cosmetici in polvere da applicare direttamente sulla pelle (ciprie, fard). Oltre a “dare corpo” alla formulazione, potrebbe avere anche un ruolo funzionale come opacizzante-antilucido, desiderabile soprattutto in pelli ricche di trigliceridi e acidi grassi liberi. L’impiego di idrotalciti sarebbe mirato per la loro affinità chimica per gli acidi grassi e capacità di “asportare l’oleosità” immagazzinandola all’interno degli strati lamellari. Inoltre se caricate con coloranti potrebbero anche rendere il colorito più luminoso e gradevole [6]. Scrub Patches e sticks Un’altra formulazione cosmetica utile e pratica, in particolar modo per chi soffre di pelle impura sono i patches: dischetti trasparenti e discreti da applicare sul viso con duplice funzione: f si possono applicare come una maschera usa e getta, specifica per la zona T e possono asportare tutte le impurità. f si possono applicare come rimedio di emergenza su un brufolo; ad esempio HTlc a base di zinco-gluconato e cucurbita pepo assieme a derivati dell’echinacea svolge un’azione lenitiva, disinfettante e astringente [3]. Con una funzione analoga ci sono anche gli sticks che, in aggiunta, possono contenere anche pigmenti colorati per mascherare infiammazione e imperfezioni (correttori). Bibliografia 1. G. Parodi. La Seborrea-la cosmesi della pelle seborroica (2009). www. giuseppeparodi.it/seborrea. 2. N. Cassano et al. Clin Derm Università di Bari www.matera.fimmg-org/index2_ file/Acne_retinoidi. 3. G. D’Agostinis et al Manuale del Cosmetologo. 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In considerazione di ciò l’impiego di HTlc a “carico misto” è senz’altro un’idea innovativa e utile. Ad esempio una molecola sicuramente interessante da intercalare tra le lamelle di HTlc è il potassio azeloil glicinato (sebo regolatore e schiarente). L’inserimento di uno schiarente nel trattamento per la pelle impura e seborroica è infatti indicato per le macchie cutanee spesso presenti. 12. C. Forano et al. Lagaly G. (Eds.) Handbook of clay science, developments in clay science. Elsevier Amsterdam 1021-1096 (2006). 13. C. del Hoyo Appl. Clay Sci. 36, 103-121 (2007). 14. J.H. Choy et al Appl. Clay Sci. 36, 122-132 (2007). 15. M.I. Carrettero Appl. Clay Sci. 21, 155-163 (2002). 16. T. Nakane et al JP 03153767 (1991). 17. N. Toshihiko et al JP 03190811 (1991). 18. T. Tsuchiya et al Shiseido Research Center www.shiseido-italy.com 19. H. Fukui et al Shiseido Life Science Research Center-Shiseido Products Research Center. Japan Aeromedical Research Center. www.shiseido-italy.com 20. M. 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