Contributi scientifici IL PANORAMA INTERNA2i5IONALE Gene di trasmissione e gene cl’cspressione dell’occhio La ricerca si pone due obiettivi: capire i meccanismi della degenerazione retinica; elaborare una teoria in modo da sviluppare un potenziale trattamento terapico genetico per la Retinite Pigmentosa. 1 ricercatori, per studiare quali geni sono attivi o non attivi durante la degenerazione retinica, hanno osservato una cavia che soffriva di un particolare tipo di R.P., causata da un gene difettoso per un enzima coinvolto nel processo visivo. La cavia era anche affetta da una forma recessiva di R.P. umana. Usando una tecnica che evidenziasse lo schema dei geni attivi nella degenerazione retinica, come un codice a barre, i ricercatori hanno identificato geni che erano stati attivati precedentemente nella vita della cavia, ma in tempi successivi a secondo che la cavia abbia avuto o meno la degenerazione. 1 ricercatori sono rimasti particolarmente sorpresi dal trovare i geni gammacristallini nella retina dal momento che prima di allora si pensava fossero attivi solo nel cristallino. Non è ancora chiara la loro presenza nella retina; si pensa che abbiano qualche tipo di ruolo nella risposta allo stress. Forse questi geni anti-stress o simili potrebbero essere utili nell’aiutare i fotorecettori a sopravvivere. Con una maggiore conoscenza di queste alterazioni genetiche, potrebbero intentare approcci terapeutici più efficaci per il trattamento delle R.P. La rice’rca in continuo progresso, sta identificando quei geni la cui attivazione può risultare particolarmente benefica alla retina affetta. 1 ricercatori proveranno a breve la preparazione migliorata del virus adenoassociato (AAV) il quale trasporta la forma corretta del gene degenerato nel topo. Intanto stanno incrementando gli sforzi per assembleare nuovi virus (AAV) che trasporteranno altri geni potenzialmente terapeutici, i quali, come si spera potrebbero definitivamente essere benefici a dispetto delle cause nascoste della R.P. Il Lavoro e stato portato avanti dal Dr. Jomery con l’assistenza di Mr. John Crist e Mr. Mike Thomas. Si ringrazia il BK.P.S e «Iris Fund for Prevention of Blindness» e la «Guide Dogs» e la «Blind Association». Occhio per occhio: nnovi campioni di malattia oculare genetica Campioni animali di distrofie retiniche ereditate, geneticamente costruite, saranno alla base dei futuri progressi nella conoscenza delle cause della cecità genetica. In questo lavoro Petters et Al descrivono lo sviluppo di un maiale transgenetico come modello di retinite pigmentosa. Questo rappresenta un notevole passo avanti rispetto ai modelli precedenti di distrofia retinica. Le mutazioni della rodopsina - il gene dei fotopigmenti dei bastoncelli e centro del lavoro di Petters et Al - si sono mostrate particolarmente prevalenti. Questa conoscenza è stata sfruttata usando l’ingegneria genetica per produrre modelli animali della malattia che può essere studiata molto più dettagliatamente. Molti di questi modelli già esistono. Si tratta per lo più di roditori. L’utilita di questi modelli è comunque limitata dalle notevoli differenze che vi sono tra gli occhi dei roditori e quelli umani. Le due differenze principali e pertinenti sono: il numero e la distribuzione dei fotorecettori nella retina, specialmente i coni ed il fatto che i l’occhio dei roditori è molto più piccolo di quello umano. Nella retina umana i coni si trovano in abbondanza nella zona centrale della retina chiamata macula. Nella retina dei roditori questi si presentano molto più sparsi. Sebbene il difetto genetico nelle rodopsine mutanti i: confinato ai fotorecettori bastoncelli, l’handicap visivo nei casi umani di, R.P. è ampiamente riconducibile ad una secondaria perdita delle funzioni dei coni. Pur non avendo una regione maculare formata, il numero e la distribuzione dei coni tregli occhi del maiale sono molto piìr simili a quelli umani e quindi un campione costituito dal maiale dovrebbe rispondere in modo più o meno simile all’uomo alle stesse difese genetiche. La validità di tutto ciò è stata confermata da Petters et Al. Questi animali (maiali) mostrano degenerazioni relativamente rapide dei bastoncelli ed una lenta degenerazione dei coni. Questi risultati sono molto simili all’evoluzione della malattia che è stata osservata negli studi istopatologici del tessuto umano R.P. L’altro grande vantaggio del campione suino su tutti gli altri disponibili, è costituito dalla somiglianza delle dimensioni oculari con quelle umane. Cecith genetica: concetti correnti nella patologia della distrofia retinica esterna umana La distrofia retinica esterna, è una delle maggiori cause di cecita nel mondo occidentale. Le distrofie esterne della retina possono essere classificate in due tipi: quelle che colpiscono la retina periferica come la R.P.; quelle che inizialmente colpiscono la retina centrale. La R.P. è la distrofia retinale maggiormente riconosciuta e caratterizzata da una progressiva bilaterale e simmetrica degenerazione del tessuto retinico. Gli studi di genetica molecolare ad oggi hanno identificato un largo insieme di geni coinvolti nel processo di sviluppo della retinopatia. Tre grandi aree possono essere definite come importanti nella patofisiologia della distrofia retinica esterna: 1) fotorecettori; 2) le protein,e strutturali; 3) le mutazioni che conducono a difetti metabolici nei fotorecettori R.P.E. Nei bastoncelli la rodopsina assorbe la luce ed ì: la proteina più frequentemente associata alla distrofia retinica esterna. Studi in vitro hanno dimostrato che le rodopsine mutanti possono legarsi con il reticolo endoplasmatico dei bastoncelli; questo conduce all’inibizione nel trasporto delle proteine e quindi alle patologie collegate alla distrofia retinica. Le mutazioni, inoltre, possono condurre a variazioni nelle forme delle molecole proteiniche tali da ucciderle. Un altro meccanismo patogeno è la mutazione indotta nella proteina da una costante esposizione alla luce che inibisce l’attività dell’opsina e conduce parimenti alla morte delle cellule. Alcuni esperimenti condotti su gatti e topi, benché riproducenti situazioni simili al cor.p.0 umano, hanno condotto a risultati che vanno presi con beneficio d’inventario. Nei pazienti con retinite periferica 1.d presenza dl mutazioni nella rodopsina ha comportato una crescita rilevante nei bastoncelli fino al limite estremo della membrana: Ciìj comporta serie difficoltà nel definire terapie efficaci a causa di un tasso di crescita delle cellule troppo rapido. Alcune ricerche genetiche dimostrano che nella distrofia maculare di Stargardt la causa principale del deficit risiede nella debolezza dei coni. Questo interessa anche la degenerazione della macula in relazione all’età (AMRD). La AMRD è la causa più comune della cecità retinica. La sindrome di Usher è una condizione recessiva autosomica considerata la causa più comune di cecità c sordità. Il suo principale sottotipo USHTB è associato con le mutazioni di un particolare tipo di miosina, la VII A, il cui deficit comporta carenze di trasporto intracellulare. La matrice extracellulare nella retina e regolata da una serie di proteine. 1 disturbi della retina collegati al deficit di queste proteine so- dovuti ad un inibitore, TIMPS. Questa inibizione conduce ad una perdita della vista centrale e ad un’atrofia maculare. Nonostante si sia rilevata una grossa varieta di anomalie biochimiche che conducono alla R.P., i danni della retina sembrano essere gli stessi. È inoltre poco chiaro perche una anomalia che colpisce una parte non essenziale per la sopravvivenza dei coni, possa portare le cellule stesse alla morte. Inoltre può una mutazione nei bastoncelli e specificatamente nella rodopsina portare alla morte dei coni? Una risposta viene da recenti ricerche che individuano un meccanismo comune di morte dei fotorecettori nell’Apoptosis. Strumento d’osservazione sono state delle cavie animali. Benché si siano usate cavie che presentavano diverse caratteristiche, in tutti gli esperimenti, partendo dalla mutazione base della rodopsina, il processo di morte delle cellule ha presentato caratteri assai similari. Le anomalie genetiche che sottostanno a molte retiniti distrofiche devono ancora essere spiegate. La maggior parte degli studi istopatologici evidenziano che il gene mutante scatenante le retinopatie sta nei bastoncelli. Proprio questa evidenza sembra indicare nell’ingegneria genetica, la corretta strategia su cui puntare per risolvere in un futuro più 0 meno prossimo i problemi connessi con le retinopatie. 1 n,o Decisione dell’Assemblea generale dell ’ A s s o c i a z i o n e svizzcru di retinite pigmentosn del 28 marzo 1998 No nll’iniziutivn protezione genetica L’Associazione svizzera di retini& pigmentosa è un’associazione di aiuto reci~IYICO di persone con retinite pigmentosu e analoghe malattie degenerative della retina. Queste malattie sono ereditarie e R tutt’oggi non ancora trattabili, se non in qualche rarissimo caso. 1 primi sintomi che si mnnifestnno sono cecità notturna, limitazioni del campo visivo e un’elevata sensibilità all’abbagliamento. Le malattie degenerative della retina possono portare R cecità completa. Una forma p a r t i c o l a r e i: l a S i n d r o m e d i Usher, una malattia in cui ai problemi visivi sono associati dei difetti dell’udito. Oggi la Sindrome di Ushrr k la principale causa di soldo-cwità. In SvizzeTU, sono circa 5.000 le persone affette da malattie degenerative di tipo ereditorio interessanti la retina. In occasione della loro Assemblea Generale del 28 tnarzo 1998, i membri dell ’ A s s o c i a z i o n e svizzera di retinite pigmentosa hanno espresso la loro pwoccupnzione per le potenziali ripercussioni che I’nccettnzione d e l l ’ i n i z i a t i v a protezione genetica potrebbe comportare. Essi fanno appello alla popolazione affinché non decida in modo dn privare le persone con malattie genetiche, della libertk di ricorrere u una futura terapia genica. Gli attuali risoltati della riccrcn lasciano presupporre che, una volta mess8 a punto una simile terapia, una parte delle persone malate p o t r a n n o trarne giovamento. Fino a quel momento esse rivendicano lu liberti1 di ricercare le cnuse genetiche della loro malattia. Dalle ricerche si aspettano per prima cosa una migliorata consulenza genetica, come pure delle basi scientifiche per sviluppare una terapia che possa rallentare il decorso della loro malattia o addirittura un suo arresto al fine di prevenire la cecit& La ricerca sulle cause genetiche delle malattie degenerative della retina e In verifica preclinica di una potenziale terapia non sono fattibili s e n z a l ’ i m p i e g o di cnvic transgeniche. Se I’iniziativu protezione genetica venisse accettata in votazione popokwe, in Svizzera tali riccwhe n o n v e r r e b b e r o più permesse. 19