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Bisogni sociali:
quadrante degli attori
Dove collocare il Servizio Civile?
Bisogni sociali: quadrante degli attori
ISTITUZIONI
Pubblico
MERCATO
bisogni
VOLONTARIATO
privato
FAMIGLIA
(da: Roberto Lionetti, Antropologia & Co. Cooperazione, volontariato, sanità. Trieste, 2004, pag. 68)
Bisogni sociali: quadrante degli attori
ISTITUZIONI
maggiore distanza sociale: approccio etico, minore qualità umana
Pubblico
MERCATO
bisogni
VOLONTARIATO
privato
minore distanza sociale: approccio emico, migliore qualità umana
FAMIGLIA
(da: Roberto Lionetti, Antropologia & Co. Cooperazione, volontariato, sanità. Trieste, 2004, pag. 68)
Bisogni sociali: quadrante degli attori
ISTITUZIONI
maggiore distanza sociale: approccio etico, minore qualità umana
Pubblico
BENI PUBBLICI (Stato)
La loro condivisione (“sharing”) è vincolante per legge
MERCATO
BENI PRIVATI
(la relazione è residuale)
bisogni
VOLONTARIATO
BENI RELAZIONALI
ASSOCIATIVI (Privato sociale)
privato
BENI RELAZIONALI PRIMARI (Famiglie e reti informali)
minore distanza sociale: approccio emico, migliore qualità umana
FAMIGLIA
(da: Roberto Lionetti, Antropologia & Co. Cooperazione, volontariato, sanità. Trieste, 2004, pag. 68)
Dall’erogazione di prestazioni alla
produzione di beni relazionali

Passare da un sistema di welfare che
eroga prestazioni (come outputs, uscite)
ad uno che produce beni relazionali
(come outcomes, risultati ottentuti)
L’intervento sociale deve mirare al
capitale sociale del portatore del
bisogno, attivando le reti che generano
beni relazionali (buone prassi)

(Pierpaolo Donati)
Prestazioni vs relazioni
EROGANO PRESTAZIONI
• CONSUMANO CAPITALE SOCIALE
• NON PRODUCONO BENI RELAZIONALI
•
Strategie
lib-lab
MIRANO A ESITI COME PROCESSI RELAZIONALI
• CREANO CAPITALE SOCIALE
• PRODUCONO BENI RELAZIONALI
•
Strategie
societarie
(Pierpaolo Donati)
Dove collocare il Servizio Civile?
ISTITUZIONI
Pubblico
MERCATO
bisogni
privato
FAMIGLIA
VOLONTARIATO
Istituzioni, comunità e società civile
Un approccio antropologico
A cura di Roberto Lionetti, Ottobre 2007
Istituzioni
 Le istituzioni sono organizzazioni, meccani-
smi, o strutture sociali, che governano il
comportamento di due o più individui. Esse si
identificano con uno scopo e una durata che
trascendono la vita e le intenzioni umane, e
con la creazione e l'applicazione di regole che
orientano il comportamento umano.
 In quanto meccanismi e strutture sociali, le
istituzioni sono uno dei principali oggetti di
studio delle scienze sociali, (sociologia,
antropologia, scienze politiche ed economia),
della psicologia e della filosofia
approccio
interdisciplinare
Istituzioni
 Antropologia e sociologia definiscono l‘istituzio-
ne come una forma di aggregazione sociale
caratterizzata da tutti quei modelli di comportamento che, grazie al processo di ripetizione,
tipizzazione ed oggettivazione, si sono
cristallizzati in ruoli all'interno della società.
 L'istituzione è qualcosa di più generale di un
ente, è un comportamento oggettivato, è una
entità sovraindividuale, costituita dall’insieme di
regole e/o ruoli sociali che servono a dare
significato ai comportamenti umani in un
determinato ambito di esperienze
Istituzioni
 Antropologia e sociologia definiscono l‘istituzio-
ne come una forma di aggregazione sociale
caratterizzata da tutti quei modelli di comportamento che, grazie al processo di ripetizione,
tipizzazione ed oggettivazione, si sono
cristallizzati in ruoli all'interno della società.
 L'istituzione è qualcosa di più generale di un
ente, è un comportamento oggettivato, è una
entità sovraindividuale, costituita dall’insieme di
regole e/o ruoli sociali che servono a dare
significato ai comportamenti umani in un
determinato ambito di esperienze
Tipizzazione + ripetizione + significato
RITO
Diverse concezioni di istituzione
 Tipo di organizzazione usata dai comuni o
dalle province per fornire ai cittadini alcuni
servizi sociali, sanitari, ricreativi o culturali
(per esempio, ospedali, musei, biblioteche).
 L’insieme delle norme e delle consuetudini di
un popolo.
 Attualmente il termine viene riferito anche
all’ordinamento giuridico dello Stato. In
questo senso circoscritto sono Istituzioni
pubbliche, per esempio, i comuni, le Asl, la
scuola.
Società civile: ambiguità della nozione
 La nozione di società civile ha conosciuto nella storia
un rovesciamento completo del senso.
 Nel XVII secolo, la società civile si oppone allo Stato
di natura, e rappresenta ogni società politicamente
organizzata. I termini civitas, res publica e società
civile sono in quell’epoca sostanzialmente sinonimi.
 Solo dopo la Rivoluzione francese, e con la
concezione unitaria dello Stato-nazione da essa
imposta, la nozione di società civile sarà
contrapposta a quella di Stato, a indicare ciò che
proviene dal settore privato, dalla società senza lo
Stato.
Civico vs civile
 Tracce di questa ambiguità si ritrovano nei
vocabolari. Gli aggettivi «civile» e «civico»
hanno, in effetti, la stessa radice; ma mentre i
diritti civici riguardano colui che si associa al
potere dello Stato e fa parte della comunità
politica, i diritti civili definiscono gli obblighi
che regolano i rapporti tra gli individui nella
loro vita privata.
Borghesia e società civile
 Il concetto di società civile trova la sua
formulazione sistematica nel 1821 in Lineamenti
della filosofia del diritto di Hegel.
 Introducendo questo concetto, Hegel prendeva atto
del cambiamento più significativo della modernità
politica: la separazione di "vita civile" e "vita politica",
di società e Stato; cambiamento peraltro
concomitante alla rivoluzione industriale (ascesa
della letteratura borghese, accrescimento
dell'importanza e dell'autonomia della sfera
economica) e politicamente consacrato dal crollo del
regime monarchico assoluto precedente la
Rivoluzione francese.
Società civile e associazionismo
 Oggi prevale una definizione pragmatica della
società civile. La nozione designa la vita
sociale organizzata secondo la propria logica,
prevalentemente associativa, che sta alla
base della dinamica economica, culturale e
politica.
 Le variazioni storiche del concetto mostrano
bene fino a che punto la società civile sia una
nozione conflittuale ed ideologica. Ai nostri
giorni, questa è ricomparsa, in seguito alla crisi
dello Stato assistenziale, ed è investita di
molteplici connotazioni positive.
Società civile
 Possiamo definire come società civile l’insieme delle
organizzazioni che lavorano in favore di un
cambiamento politico e sociale. Il ruolo specifico di
questi organismi, nelle democrazie moderne, è
connesso con il diritto fondamentale dei cittadini di
formare associazioni per perseguire finalità comuni.
Dunque, con il termine di società civile, si designa
l’insieme di organizzazioni e associazioni che non
fanno parte del mondo governativo, ma
rappresentano il mondo del lavoro, i gruppi che
condividono un medesimo interesse o determinati
settori della società. Le persone si organizzano per
vari scopi, per cui possono costituire organizzazioni
ambientali o per la difesa dei diritti dell’uomo, come
possono essere società civile i club e altre forme di
associazionismo con fini di svago.
La società civile come mito politico
 Secondo François Rangeon, essa è, almeno in parte,
assimilabile a un mito politico. «Prima ancora di
essere un concetto o un'idea, la società civile rimanda
innanzitutto ad un insieme di valori positivi: l'autonomia,
la responsabilità, il fatto che gli individui si prendano
carico in prima persona dei loro problemi. Per la sua
dimensione collettiva, la società civile sembra sfuggire
ai pericoli dell'individualismo e incitare alla solidarietà.
Per la sua dimensione civile, evoca l'emancipazione
dalla tutela statale, ma anche dei valori più affettivi
come l'intimità, la familiarità, ecc. In questo modo si
spiega anche l'istituzione, peraltro recente, della coppia
società civile-Stato” (La société civile, a cura di Jacques
Chevallier, Paris, 1986, Ed. PUF) .
Società civile e “sogno europeo” 1
 La società civile assume un ruolo
centrale in quello che Jermy Rifkin
chiama il “sogno europeo”: una
concezione della politica che pone
l’integrazione sociale, la responsabilità
collettiva e lo sviluppo sostenibile alla
base della coesistenza civile.
Società civile e “sogno europeo” 2
 Nell’era dello Stato-nazione, la politica
agiva su due leve: mercato e governo
 Nell’UE, la politica agisce invece su 3
nodi: economia, governo e società civile
 Il modello europeo costituisce un
progresso radicale nell’evoluzione della
vita politica
La dinamica
istituzioni/individuo/società civile
 Per analizzare la dinamica culturale che
segna i rapporti fra istituzioni, individui e
società civile, torna utile il modello
teorico proposto da Mary Douglas, con
il nome di “matrice socio-culturale”.
(+) AUTONOMIA (-)
Matrice socio-culturale
ISOLATO
B
C
COMUNITA’
CENTRALE
INDIVIDUALISTA
A
D
ENCLAVE
Diagonale
Diagonale
(-)
INTEGRAZIONE
(+)
positiva
negativa
(+) AUTONOMIA (-)
La dimensione verticale indica i gradi di autonomia,
quella orizzontali i gradi di integrazione
ISOLATO
B
C
COMUNITA’
CENTRALE
INDIVIDUALISTA
A
D
ENCLAVE
Diagonale
Diagonale
(-)
INTEGRAZIONE
(+)
positiva
negativa
Riti privati e riti pubblici
 Esistono rituali privati, idiosincratici, e
rituali pubblici, collettivi: questi ultimi
rivestono lo stesso significato per molti
individui, anche se praticati quando
una persona è sola (es.: preghiera)
 E' a questo secondo tipo di rituali,
espressi dalle diverse culture, che
l'antropologo è in particolar modo
interessato.
Le funzioni del rito
Due sono le funzioni fondamentali del rituale:
 Funzione espressivo-comunicativa (il rito
raffigura in maniera simbolica alcuni
orientamenti culturali e valori chiave; il rito
esprime questi valori in maniera
drammatica, e li comunica a partecipanti e
spettatori)
 Funzione creativa (il rito crea, o ri-crea, le
categorie attraverso le quali gli uomini
pensano e percepiscono la realtà)
Simboli e contesti
I simboli rituali possono essere
"decodificati" solo tenendo presente il
contesto in cui essi appaiono. Così, ad
esempio, un camice bianco indossato in
ospedale ha una serie di significati
diversi da quelli associati ad un analogo
camice bianco, portato dal commesso di
un supermarket.
Simboli rituali e istituzioni:
significati simbolici associati al camice bianco


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
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





formazione medica o infermieristica
appartenenza ad un albo professionale
responsabilità di fronte ad un'organizzazione professionale
l'essere depositario di una conoscenza specializzata
potere di richiedere la storia clinica dei pazienti, ottenere dettagli
intimi sulla loro vita, esaminare i loro corpi, prescrivere farmaci o
altri tipi di trattamento, prendere decisioni che concernono la
vita e la morte
controllo su chi sta più in basso nella gerarchia professionale
orientamento scientifico nei concetti e nelle tecniche
riservatezza
affidabilità, efficienza
distacco emotivo e sessuale
pulizia
rispettabilità
familiarità con le situazioni di malattia, sofferenza e morte
Due caratteristiche
del simbolo rituale
 Polarizzazione dei significati (polo
fisico e polo normativo: il camice,
ad es., esprime al tempo stesso
significati fisici come la pulizia e
relazioni sociali)
 Polisemia (pluralità di significati.
Es.: il serpente come simbolo
fallico, ctonio, psicopompo, ecc.)
Differenti tipi di rito
Gli antropologi hanno descritto 4 principali tipi
di rituale pubblico:
 riti calendariali
 riti di passaggio (transizione sociale)
 riti di afflizione
 riti organizzazionali
Tutti e quattro questi tipi di rituale possono
riguardare direttamente oppure estendersi ad
alcuni aspetti del processo di salute/malattia.
Rito e istituzioni sanitarie




riti calendariali
riti di passaggio
riti di afflizione
riti organizzazionali
(check up..)
(ospedalizzazione..)
(prescrizione..)
(procedure ospedal.)
L’azienda come contesto rituale
Coniugando la letteratura antropologica a quella
manageriale, possiamo individuare, nelle moderne
organizzazioni, 6 differenti tipi di rito
 Riti di passaggio (attribuzione d’una carica, formazione di base..)
 Riti di accrescimento (premiazioni, appartenenza a una cerchia
ristretta che gode di alcuni privilegi, ecc.)




Riti di degradazione (licenziamento di un alto funzionario..)
Riti di riduzione della conflittualità (competizioni sportive..)
Riti di integrazione (esempi: cene sociali)
Riti di rinnovo (incontri fra dipendenti e dirigenti..)
Purezza, ordine e pericolo
 E' probabile che l'origine dei rituali di
passaggio vada ricercata nella tendenza
umana a dividere le cose e le azioni in
categorie. Quando noi distinguiamo una
classe di oggetti o di azioni da un'altra,
creiamo in realtà dei confini artificiali in un
campo che è "naturalmente" continuo. Questi
confini nel campo continuo della percezione
sono caratterizzati da un senso di ambiguità
e di pericolo.
Le fasi del rito di passaggio
Van Gennep ha descritto tre distinte fasi nei riti di
passaggio: la fase di separazione, quella di
transizione e quella, infine, di reintegrazione. Molti
rituali terapeutici, ivi compresi quelli della medicina
occidentale, sono al tempo stesso riti di passaggio, di
transizione sociale, attraverso i quali una "persona
malata" viene trasformata in una "persona sana".
Tutto ciò implica spesso il ritiro del paziente dalla vita
quotidiana, seguito da determinati trattamenti e
dall'osservanza di certi tabù. Se il paziente guarisce,
egli viene ritualmente reintegrato nella normale vita
sociale.
I riti di passaggio
 I riti di passaggio sono presenti, in una forma o
nell'altra, in tutte le società. Essi collegano le
trasformazioni presenti nel ciclo umano della vita a
cambiamenti nella posizione sociale all'interno della
società, legando gli aspetti fisiologici della vita
individuale a quelli sociali. Riti di passaggio
accompagnano ad esempio la pubertà, le prime
mestruazioni, la gravidanza, la nascita, il lutto, la
sepoltura, gli episodi gravi di malattia. In ciascuna di
queste fasi, il rituale segnala il passaggio
dell'individuo da uno status all'altro, come nel
passaggio dalla condizione di moglie a quella di
madre, nella gravidanza.
Ciclo della vita,
fisiologia e società
 In molte società tradizionali, la prima mestruazione è
legata a uno specifico rituale. Alcuni dei simboli utilizzati in
questo rituale sono associati sia all'evento fisiologico che
a quello sociale, rappresentato dall'entrata della giovane
nella comunità delle donne adulte e fertili.
 I riti costituiscono una modalità di integrazione dei
cambiamenti fisiologici (specialmente quelli legati alla
pubertà), che possono apparire socialmente pericolosi se
incontrollati, nel tessuto delle leggi e dei valori che
contribuiscono a mantenere unita la società. Impulsi ed
emozioni potenti associati alla fisiologica umana, quelli
soprattutto legati alla fisiologia della riproduzione, nel
processo rituale sono spogliati del loro aspetto antisociale
e ricondotti all'ordine normativo.
L’ospedalizzazione
come rito di passaggio
L’ospedale può essere visto come scenario in cui ha luogo un
rito terapeutico di passaggio. Un paziente ammesso
all'ospedale lascia dietro a sé la sua vita normale, ed entra in
uno stato di limbo caratterizzato da un senso di vulnerabilità e
di pericolo. Come avviene per altre istituzioni totali, quali
l'esercito o la prigione, i pazienti si sottopongono ad un rituale
standardizzato di ammissione, in cui essi vengono privati di
molti dei sostegni della loro identità sociale. I loro vestiti sono
prelevati e sostituiti da un'uniforme fatta di pigiama e veste da
camera. Nel reparto viene loro assegnato un numero, ed essi
vengono trasformati in un "caso" pronto per la diagnosi ed il
trattamento. Quando poi guariscono, i pazienti riottengono i
propri vestiti e raggiungono la comunità nella nuova identità
sociale di persona "guarita" o "curata".
Consultazione come rito terapeutico
 La consultazione fra un medico occidentale
ed il suo paziente è sensibilmente diversa
dall'incontro fra malato e guaritore nelle
società tradizionali extra-occidentali, e
tuttavia è anch'essa una forma di rituale
terapeutico. Le consultazioni mediche
avvengono in un luogo e tempo definiti, e
sono governate da regole implicite ed
esplicite di comportamento, deferenza,
abbigliamento e argomento della discussione.
Consultazione come rito terapeutico
 Gli avvenimenti hanno luogo in un ordine fisso: si






entra nell'ambulatorio, si dà il proprio nome alla
persona che accoglie i pazienti, ci si siede nella
sala di attesa, si viene chiamati quando è giunto il
proprio turno, si entra nella stanza del dottore, si
scambiano dei saluti formali, e infine comincia la
consultazione, che consta normalmente di sei fasi:
avvio del rapporto fra medico e paziente;
individuazione delle ragioni che hanno portato il
paziente alla consultazione;
l'esame verbale e/o fisico;
entrambe le parti in causa considerano la
condizione del paziente;
il medico stabilisce il trattamento o ulteriori tests;
fine dell'incontro, ad opera del medico
La stanza del medico
La stanza del medico, sebbene designata per uno
scopo "tecnico", include molti oggetti che non
saranno usati in una particolare visita, e che
possono assumere il significato di simboli rituali: il
diploma incorniciato sul muro, lo stetoscopio,
l'oftalmoscopio, l'abbassalingua, i divaricatori, un
armadietto di vetro pieno di strumenti, uno o più
telefoni, una libreria piena di testi, la scrivania, lo
schedario, il computer. Nell'ambito di questo tempo e
spazio terapeutico altamente formalizzati, i sintomi
del paziente vengono organizzati secondo il modello
medico e ricevono un'etichetta diagnostica. In questo
contesto, la più potente medicina somministrata è
senza dubbio la fede nei poteri terapeutici del
medico.
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