Diagnosi di laboratorio delle infezioni virali CL Medicina e Chirurgia CI MEDICINA DI LABORATORIO Anno Accademico 2012-2013 G. Di Bonaventura, PhD Università “G. D’Annunzio”, Chieti-Pescara [email protected] Tel 0871 3554812 Diagnosi di laboratorio delle infezioni virali Presuppone un’adeguata diagnosi clinica: corretto inquadramento differenziale sul piano clinico per restringere lo spettro delle indagini da eseguire Buona conoscenza della patogenesi delle infezioni sospette corretto prelievo ed invio di un adeguato campione clinico Diagnosi di laboratorio indispensabile quando: sia prospettabile uno specifico intervento profilattico o terapeutico il quadro clinico può essere sostenuto da più virus non correlati (forme esantematiche, forme enteriche acute, infezioni respiratorie) sia necessario seguire “particolari” categorie di pazienti (ad esempio, immunodepressi) si predisponga il controllo di preparazioni commerciali di emoderivati si ricerchi l’agente eziologico di nuove o gravi patologie si eseguano indagini a carattere epidemiologico su una determinata popolazione Diagnosi di laboratorio delle infezioni virali La diagnosi di laboratorio di una infezione virale può essere eseguita seguendo due approcci differenti: approccio DIRETTO, a cui è riconducibile una ricerca di tipo virologico, si avvale di tecniche atte ad identificare il virus direttamente nel campione clinico: Isolamento virale (coltivazione) ricerca di particelle virali (microscopia) ricerca di antigeni virus-specifici (immunoenzimatica, IF) ricerca di acidi nucleici virali (biologia molecolare) approccio INDIRETTO, a cui è riconducibile una diagnosi di tipo sierologico, si avvale di tecniche in grado di rilevare nel siero dei pazienti la presenza di anticorpi contro specifici antigeni virali: ricerca di anticorpi vs antigeni virus-specifici Isolamento e crescita virale Coltivazione dei virus E’ il GOLD STANDARD delle metodiche di diagnosi virologica. I virus sono patogeni “intracellulari obbligati”, quindi: richiedono l’inoculazione in ospiti viventi adeguati (cioè: sensibili e permissivi) Fagi (batteriofagi o virus batterici) Batteri Virus animali Animale Uova embrionate Coltura cellulare animale Virus vegetali Pianta Coltura cellulare vegetale Isolamento virale: pro e contro Permette di isolare, tipizzare e conservare il virus Consente di isolare anche virus non sospettabili o non conosciuti al momento dell’isolamento Importante per HIV (diagnosi precoce in bambini nati da madri sieropositive) e CMV (diagnosi in bambini da madri con infezione in atto od immunodeficienti) Altamente sensibile e specifica, se associata ad ID sierologica TUTTAVIA: Richiede lunghi tempi di esecuzione, strumentazione dedicata, “know-how” Si basa sulla presenza del virus vitale nel campione (la refrigerazione inattiva i virus enveloped ed i virus “labili” come BRSV) Non è applicabile a tutti i virus (HPV, EBV, HBV, HCV, rotavirus) Poco sensibile (in caso di infezioni paucivirali) e specifico, se non associata ad altri tests (sierologici) Coltivazione di batteriofagi Batteri seminati su agar colture, in brodo o agar, di batteri in fase esponenziale Aggiunta di batteriofagi l’infezione (litica) si manifesterà attraverso la: formazione di “placche” (zone chiare sulla piastra), in colture su agar riduzione della torbidità, in colture in brodo Coltivazione di virus animali Colture cellulari Monostrati di cellule animali Tecnica maggiormente usata per la coltivazione virale formazione di placche (aree localizzate di lisi/distruzione cellulare) comparsa di caratteristici “effetti citopatici” (CPE) Animale Topo, coniglio, maiale Embrione di pollo (uova embrionate) Ancora usata per la produzione di vaccini (influenzali) Coltivazione di virus animali Colture cellulari Colture cellulari “primarie” digestione enzimatica (tripsina, collagenasi) di organi/tessuti crescono in monostrato (cellule epiteliali) o in sospensione (linfociti) vita limitata (colture “a termine”) esempi: cellule di rene di scimmia (paramyxovirus, enterovirus, adenovirus) Linee cellulari diploidi o semicontinue colture di singolo tipo cellulare derivano dall’embrione umano stabili (non si differenziano) fino a 100 generazioni esempi: fibroblasti fetali umani (HSV, VZV, CMV, adenovirus) Linee cellulari “continue” (a vita illimitata) cellule “trasformate” (cellule tumorali aneuploidi) possono essere mantenute indefinitamente esempi: cellule HeLa ○ Henrietta Lax, 1951 (cancro cervice uterina) Tecnica di isolamento virale Effetto citopatico (CPE o placca) Esposizione del monostrato cellulare al campione (agente virale) Rilevazione di antigeni virali (virus a crescita lenta, virus CPE-negativi) CPE in vitro ed in vivo: sincizio Sincizi: cellule giganti multinucleate formate dalla fusione, indotta dal virus, di singole cellule Prodotti da: Paramyxovirus, Herpesvirus, HIV Sincizio prodotto in vitro dal virus del morbillo su carcinoma gastrico umano (A549). Sincizio prodotto in vivo dal virus del morbillo. Cellula gigante multinucleata in sezione istologica di campione bioptico di polmone prelevato da paziente immunocompromesso con polmonite. CPE: corpi di inclusione Corpi di inclusione: cambiamenti istopatologici delle cellule infettate causati direttamente all’azione di componenti virali o modificazioni delle strutture cellulari a seguito della infezione: Corpi del Negri (rhabdovirus) Inclusioni di Cowdry di tipo A (herpesvirus, varicella-zoster) Inclusioni ad “occhio di gufo” (CMV) CMV: inclusioni ad “occhio di gufo” Colture cellulari Effetto citopatico: formazione di placca litica Colture cellulari CPE in vitro (placca): vaiolo su rene di scimmia (BSC40) Bassa molteplicità di infezione (Molteplicity of Infection, MOI) Placca singola, 48 h Elevata MOI, 48 h Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Fig. 2-4 Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi La ricerca e l’identificazione diretta del virus direttamente nel campione clinico prevede l’utilizzo di metodiche rapide, in grado di fornire una risposta al quesito diagnostico in poche ore o, al più, in giornata. Microscopia elettronica La tecnica della colorazione negativa è quella più frequentemente utilizzata: adsorbimento virale su retino, quindi colorazione con un sale metallico pesante elettron-denso (acetato di uranile, acido fosfotungstico) colorazione del fondo ma non delle particelle virali (contrasto negativo) diagnosi rapida (15 min) e specifica sulla base di caratteri morfologici (forma, dimensioni, organizzazione) scarsa sensibilità: 106-107 virioni/ml; necessità di arricchire il campione prima di osservarlo (tranne che per campioni fecali o lesioni da HSV, in cui si hanno 1011 virioni/ml) aumentata sensibilità mediante utilizzo di anticorpi (immunoelettronmicroscopia) elevati costi di gestione, richiesta di elevato expertise e scarsa sensibilità ne limitano l’impiego routinario Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi: microscopia elettronica HIV Ebola virus SARS HBV Conteggio diretto delle particelle virali mediante microscopia elettronica La sospensione virale è posta su un retino per ME e colorato. L’inclusione di una quantità conosciuta di sfere di latex permette una stima quantitativa del virus Non è una tecnica standardizzata e di uso frequente Richiede un sufficiente numero di particelle virali. Adatto per diagnosi di infezioni con massiva eliminazione virale (Rotavirus) Aggiunta di anticorpi specifici per aumentare la sensibilità (immunoelettromicroscopia) Sovrastima del titolo Microfotografia di una goccia contenente 15 microsfere in lattice e 14 unità di virus vaccinico (Poxvirus) (leggermente più piccoli, forma a “mattone”). (da: Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, 2001) Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi Ricerca di antigeni virali E’ necessario disporre di sieri immuni (anticorpi anti-antigene) specifici A seconda del virus e, quindi, della tipologia del materiale da esaminare (cellule, feci, sangue-siero) possono essere applicate le seguenti tecniche: Immunofluorescenza (IF): rivelazione “fluorescente” del complesso Ag-Ab Diretta: l’antigene cellulare viene legato da un anticorpo coniugato con isotiocianato di fluorescina (o rodamina) Indiretta: l’antigene cellulare viene legato da un anticorpo 1ario che, a sua volta, viene legato da un anticorpo 2ario coniugato (diretto verso Fc delle Ig della specie in cui è stato prodotto l’anticorpo 1ario) Immunoperossidasi (IP): rivelazione “colorimetrica” del complesso Ag-Ab similare alla IF, sebbene l’anticorpo sia marcato con perossidasi di rafano che, in presenza di idoneo substrato, sviluppa una reazione colorimetrica molto utile se effettuata su preparati colorati per l’istochimica Immunoenzimatica (ELISA, EIA): rivelazione “colorimetrica” complex Ag-Ab “sandwich test”: anticorpo (specifico per un antigene) di cattura adsorbito ad una superficie plastica (pozzetto o biglia); legame con anticorpo di rilevazione direttamente marcato con un enzima o viene riconosciuto da un terzo anticorpo marcato in grado di legare Fc delle Ig utilizzabile anche per antigeni “solubili” non è influenzata dalla qualità (prelievo, trasporto) del campione Immunofluorescenza (IF): diretta vs indiretta IF: Coronavirus in cellule epiteliali di sfaldamento IF: CMV in leucociti IF impiegata per la ricerca di: -antigeni virali presenti nelle cellule epiteliali di sfaldamento delle vie respiratorie (adenovirus, coronavirus) o di occhio e cute (HSV, VZV); -antigene precoce pp65 di CMV nei leucociti infetti. Test con anticorpi fluorescenti per la ricerca e l’identificazione di antigeni virali. Nel test diretto, l’anticorpo marcato con colorante fluorescente è applicato al campione contenente l’antigene, quindi l’anticorpo in eccesso viene lavato e l’anticorpo rimasto legato viene visualizzato attraverso microscopio a fluorescenza. Nel test indiretto, l’antigene è rilevato mediante aggiunta di un anticorpo non marcato e successivamente con un anti-anticorpo marcato con una sostanza fluorescente, che amplifica il segnale (se il primo anticorpo è umano, il secondo anticorpo sarà un anticorpo contro le Ig umane). Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi: ricerca antigenica mediante IP Particolarmente utile se applicata a tessuti integri contromarcati con coloranti istochimici (definizione delle relazioni spaziali tra antigene virale e strutture cellulari) Ricerca di antigeni specifici mediante ELISA Ricerca immunoistochimica antigenica del West Nile virus nel cervello di hamsters infetti Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi: ricerca antigenica per ELISA - E’ la metodica più frequentemente impiegata nei laboratori di virologia. - Adatta per la ricerca di antigeni virali cellulo-associati, antigeni in fase fluida (sangue, liquor, siero) od antigeni rilasciati nel surnatante delle co-colture infette. - Impiegata nella diagnosi rapida di virus respiratori (influenza, RSV), enterici (rotavirus), epatitici (HBV) e HIV. Ricerca di antigeni specifici mediante ELISA Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi Ricerca di acidi nucleici Permettono la rilevazione di quantità infinitesimali di acidi nucleici virali Tecnica rapida ed altamente sensibile (sensibilità teorica: 1 virione) Trovano particolare applicazione nella ricerca di virus: difficili o impossibili da coltivare (HPV, HIV, poliomavirus) a lenta crescita (CMV, VZV) ad elevata (enterovirus) o scarsa variabilità antigenica Non influenzata dalla qualità del campione e dalla sua vitalità Differenti tipologie di saggi molecolari: Tecniche che amplificano la sequenza bersaglio (PCR, TMA) Polymerase Chain Reaction (PCR): amplificazione di DNA target e rivelazione elettroforetica Transcription Mediated Amplification (TMA): amplificazione isotermica che impiega una transcrittasi inversa e T7 RNA polimerasi (maggiore efficienza di amplificazione vs PCR) Tecniche che amplificano il segnale di rilevazione (bDNA, HC): bDNA: rilevazione in chemioluminescenza (sonde marcate con fosfatasi alcalina complementari alla molecola di bDNA) Hybrid capture (HC): ibridazione in fase liquida del DNA target denaturato con sonda a RNA specifica per la sequenza in esame Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi: PCR Indagini virologiche: ricerca DIRETTA Metodi rapidi: Hybrid capture (HC) Misurazione della carica virale Misurazione della concentrazione delle unità (virali) infettanti Titolo virale (ufp/ml) Concentrazione di unità infettanti in grado di indurre la formazione di placche (ufp) in cellule animali in coltura Dose di coltura tessutale (TVD) Numero di virioni che causa effetto citopatico in coltura cellulare Dose letale 50 (LD50) Numero di virioni che uccide il 50% di un gruppo di cavie Dose infettante (ID50) Numero di virioni che dà inizio a sintomi rivelabili, o risposta anticorpale, nel 50% di un gruppo di animali da esperimento Misurazione delle unità infettanti Metodo diretto: Plaque assay 1:100 1:10 1:10 1:10 1:10 1:10 virus serial dilution 10-2 10-3 10-4 10-5 10-6 10-7 100.000 10.000 1.000 100 10 1 plate 1 ml plaques (n) Titolo = 1 x 107 ufp (unità formanti placca) / ml Plaque assay da: Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Fig. 2-5 Misurazione delle unità infettanti Metodo indiretto: inoculazione di uova embrionate da: Davis, Duylbecco, Eisen, Ginsberg “Microbiology” 4th ed, J.B. Lippincott 1990, Fig. 48-1 Misurazione delle unità infettanti Metodo indiretto: inoculazione di uova embrionate Formazione di “pock” indotte da cowpox virus sulla membrana corion-allantoidea (CAM) di embrioni di pollo. CAM di embrioni sani di pollo (11 giorni) vengono inoculate con cowpox e le uova incubate per 3 gg a 37.5°C. La CAM viene quindi rimossa dall’uovo e fotografata. Le immagini evidenziano la formazione di pocks emorragici. (da: Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Fig. 2-1) Misurazione della concentrazione delle unità infettanti (virali) Titolo virale (ufp/ml) Concentrazione di unità infettanti in grado di indurre la formazione di placche in cellule animali in coltura Dose letale 50 (LD50) Numero (titolo) di virus che uccide il 50% di un gruppo di cavie infettate sperimentalmente Dose di coltura tessutale (TVD) Numero di virus che causa effetto citopatico in coltura cellulare Dose infettante (ID50) Numero di virus che dà inizio a sintomi rivelabili, o risposta anticorpale, nel 50% di un gruppo di animali da esperimento Calcolo di LD50 Conteggio indiretto di particelle virali: Emoagglutinazione (HA) virus No virus Test di emoagglutinazione 1. 2. 3. 1:8 1:2 1:2 Allestire diluizioni seriali “2-fold” del campione (1:2, 1:4, 1:8, 1:16, …) Aggiungere 1% RBC animali (maiale, pollo) Incubare a +4°C per 1-2 h 1:2 1:2 1:2 virus serial dilution 8 16 32 64 128 256 mix with red blood cells side view top view Titolo = 32 unità HA/ml (reciproco della max diluizione virale che causa emoagglutinazione) Test di Emoagglutinazione: virus influenzale Saggio di emoagglutinazione. Sette differenti campioni contenenti tipi di influenzavirus, numerati da 1 a 7, sono stati diluiti serialmente come indicato nella prima riga, esposti ad eritrociti di pollo (RBC), ed incubati in ghiaccio per 1-2 h. I pozzetti dell’ultima riga non contengono virus (ctrl negativo). Il Titolo (indicato nell’ultima colonna) è l’ultima diluizione in grado di causare emoagglutinazione completa. (da: Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Fig. 2-8) Diagnosi infezione virale sensibilità Comparazione della sensibilità delle metodiche quantitative Tecnica Quantità (per ml) Conta al microscopio elettronico 1010 particelle EM Saggio in uova embrionate 109 egg ID50 Saggio di formazione di placca 108 ufp Saggio di emoagglutinazione 103 unità HA Fields Virology, 4th ed, Knipe & Howley, eds, Lippincott Williams & Wilkins, 2001, Table 2-4 Diagnosi sierologica delle infezioni virali Meccanismi di difesa immunitari Risposta umorale (produzione anticorpale) Tutte le proteine virali sono immunogene. Nel corso dell’infezione virale vengono prodotte tutte le tipologie anticorpali: IgM, che si manifestano precocemente (indice di infezione in atto/recente) e solo nella “prima infezione” di soggetto non immune IgG, che si presentano più tardivamente e sono prontamente mobilizzate a seguito dei possibili successivi contatti con l’antigene. “Controllo” virale a livello sierico. Più efficaci delle IgM IgA secretorie mucosali, che svolgono un importante ruolo di “barriera” alla penetrazione virale delle mucose Non tutti gli anticorpi hanno una funzione protettiva: la migliore risposta anticorpale è quella sviluppata nei confronti degli antirecettori (capsidici o di peplos) Diagnosi sierologica La prevalente componente proteica della struttura virale rende il virione altamente immunogeno La diagnosi sierologica si basa essenzialmente sulla ricerca di IgM (indice di infezione in atto o recente) Alternativamente: sieroconversione (comparsa di Ab specifici): indice di infezione (primaria) in atto aumento (≥ 4-fold) del titolo anticorpale (2 campioni: fase acuta vs convalescenza): indice di infezione (riattivazione o reinfezione) in atto Diagnosi sierologica Tecniche sierologiche SAGGI FUNZIONALI: evidenziazione di specifiche attività derivanti dalla formazione dell’immunocomplex ○ Saggio di neutralizzazione: Abs specifici neutralizzano un caratteristico effetto citopatico. Rappresenta il “gold standard”, sebbene richieda elevati costi e tempi di esecuzione ○ Reazione di inibizione dell’emoagglutinazione: Abs specifici in grado di inibire l’attività emoagglutinante di alcuni virus (influenza, parainfluenza, morbillo) ○ Reazione di fissazione del Complemento: in presenza di Abs specifici si forma un immunocomplesso che lega il Complemento. In queste condizioni, il Complemento non può lisare gli eritrociti (sistema di rilevazione della formazione dell’immunocomplesso: Ag + eritrociti) Titolo anticorpale: reciproco della più alta diluizione in grado di neutralizzare/inibire … Diagnosi sierologica saggi di neutralizzazione CPE saggi di inibizione emoagglutinazione Saggio di inibizione della emoagglutinazione Virus HA Serum 8 wks 1 wk dilution 1/20 1/40 1/80 1/160 1/320 1/640 1/1280 -ve control Diagnosi sierologica Tecniche sierologiche SAGGIO SU MEMBRANA (Western blot): identificazione di Abs diretti verso singole e specifiche proteine virali ○ separazione degli Ags virali (da cellule infette) mediante ○ ○ ○ ○ ○ elettroforesi trasferimento Ags su membrana esposizione al siero in esame sistema di rilevazione colorimetrica dell’immunocomplex: Abs anti-Ig umane marcati con enzima aggiunta del substrato per l’enzima rilevazione segnale (colorimetrico, chemiluminescenza) Diagnosi sierologica Western blot Diagnosi sierologica Tecniche sierologiche SAGGI DI LEGAME (immunoenzimatico e radiometrico): ○ adsorbimento Ags su supporto solido (pozzetto o biglie di polistirene) ○ aggiunta del siero in esame ○ rilevazione immunocomplex mediante aggiunta Ab 2ario anti-IgG umane marcato con: EIA (saggio immunoenzimatico): enzima in grado di reagire con idonei substrati (reazione colorimetrica, misurata allo spettrotometro) RIA (saggio immunoradiometrico): isotopo radioattivo (125I), segnale misurato con un contatore di raggi gamma Il saggio EIA viene comunemente preferito perchè automatizzabile, versatile, standardizzabile