Luca Somigli 410 ALBERTO SAVINIO: TRE STUDI RECENTI MARÍA ELENA GUTIÉRREZ ALBERTO SAVINIO: LO PSICHISMO DELLE FORME Firenze: Cadmo, 2000. 202 pp. ALESSANDRO TINTERRI SAVINIO E L ALTRO Genova: Il Melangolo, 1999. 126 pp. UN AMICIZIA SENZA CORPO. LA CORRISPONDENZA PARISOT-SAVINIO 1938-1952 A cura di Giuditta Isotti Rosowsky Palermo: Sellerio, 1999. 252 pp. e ancora all inizio degli anni 90 lo sparuto, ancorché agguerrito, manipolo di estimatori e studiosi della poliedrica opera di Alberto Savinio era costretto a lamentarne non tanto la marginalità quanto la sostanziale assenza dai canoni letterari ed artistici del nostro Novecento, nel cinquantesimo anniversario della morte dell artista sarebbe ingiusto non riconoscere che la situazione è profondamente cambiata, e a Savinio è stato riconosciuto un ruolo cruciale di mediazione, nel periodo tra le due guerre, tra una cultura italiana sempre più insulare ed autarchica e i nuovi fermenti culturali europei (in particolari francesi). Indipendente da tutti gli ismi del primo Novecento per indole e per vocazione, Savinio ha allo stesso tempo allacciato rapporti di amicizia e di collaborazione con praticamente tutti i maggiori esponenti della modernità letteraria ed artistica italiana e francese, elaborando una coerente e personalissima avanguardia di cui egli è stato l unico membro. Si è assistito quindi nell ultima decina di anni ad un intenso lavoro critico volto anche a sistemare in maniera organica la vasta e variegata produzione dello scrittore / artista / commediografo / musicista / critico, con notevoli risultati che vanno dal catalogo generale dell opera figurativa curato da Pia Vivarelli nel 1996 all edizione delle opere complete diretta da Alessandro Tinterri per Adelphi, di cui sono usciti, ad oggi, i due volumi dedicati alla narrativa (1995 e 1999). È anche alla luce delle più recenti acquisizioni della critica che María Elena Gutiérrez, docente di letteratura italiana presso la State University of New York Alberto Savinio: tre studi recenti 411 at Buffalo, tenta di tracciare un quadro complessivo dell opera saviniana nel suo volume Alberto Savinio: lo psichismo delle forme. Asse portante dello studio è l ipotesi che per Savinio l arte, nella modernità, ha la funzione cruciale e fondamentale di scioccare e disorientare il lettore, di metterne in discussione le certezze, di mostrargli ciò che egli non vorrebbe vedere (103). Al principio della verità unica , al grumo nel quale si impastano, ad esclusione di ogni altra opzione, le pretese certezze della società borghese, Savinio oppone una scrittura mobile, polifonica, provocatoria, che rifiuta etichette di genere (narrativa, poesia, autobiografia, saggistica) per spiazzare le aspettative del lettore tramite quelle strategie di straniamento care tanto ai formalisti russi che ai surrealisti cui spesso, a torto o a ragione, Savinio è stato avvicinato. Attento conoscitore (anche se su posizioni decisamente eretiche) della psicanalisi, l autore de Les Chants de la Mi-Mort sottolinea il rapporto profondo che connette la sfera del privato a quella del sociale, e, come scrive bene Gutiérrez, identifica il compito della vera arte nel rivelare il sistema di proibizioni e di repressioni che sta alla base tanto della fondazione della civiltà quanto della formazione del soggetto individuale (114). L oggetto della ricerca artistica è quindi lo psichismo delle forme , cioè, secondo le affermazioni dello stesso autore in un saggio dedicato, significativamente, a Freud, la scoperta delle motivazioni occulte che muovono le vicende dell umanità (100). Il quadro teorico del libro di Gutiérrez viene sviluppato nel secondo dei cinque capitoli di cui esso si compone (il primo traccia in maniera molto puntuale la biografia intellettuale dell autore). Già ne Les Chants de la Mi-Mort (1914), primo coacervo delle immagini e dei simboli che si rincorreranno per tutta l opera dell autore, si può infatti individuare splendidamente articolato anche a livello linguistico nella mescola di idiomi che caratterizza il testo una sistematica aggressione (74) alle rassicuranti idées reçues della società borghese. La poliespressività di Savinio è per Gutiérrez il risultato di questa tensione costitutiva contro il pensiero unico, anche se la conclusione che essa concorra a costruire una struttura unitaria e integrata, che nel suo sistema polimorfico rappresenta la verità finalmente svelata (91) potrebbe apparire in qualche modo contraddittoria rispetto alla tesi di fondo del libro. Forse sarebbe meglio dire che nell incessante tessere e ritessere una serie di temi secondo le possibilità espressive delle varie arti, Savinio continuamente mette in gioco i risultati raggiunti, affrontandoli da una nuova angolatura e portandone alla luce sempre diverse implicazioni e temporanee soluzioni. Negli ultimi tre capitoli, Gutiérrez analizza in maniera più dettagliata alcuni dei temi ricorrenti dell immaginario saviniano. Il terzo capitolo è dedicato alle tecniche di spaesamento utilizzate dall autore, ed in particolare a quelle strategie come la parapraxis e il lapsus in cui avviene un cortocircuito negli automatismi della lingua che improvvisamente aprono nuovi orizzonti al soggetto vittima di Luca Somigli 412 queste apparenti disfunzioni del discorso. Sulla scorta delle tesi freudiane su questi sfasamenti linguistici e della successiva riformulazione del modello psicanalitico in termini di analisi culturale operata da Julia Kristeva ne La rivoluzione del linguaggio poetico, Gutiérrez individua nella scrittura saviniana un ulteriore sintomo di quella frattura tra artista e società che è una delle caratteristiche fondamentali dell arte modernista. Il quarto capitolo affronta la questione del ruolo del mito nell opera dello scrittore. Il fascino di Savinio per il politeismo non è soltanto conseguenza della giovinezza vissuta all ombra dei miti greci, ma anche una scelta coerente con quella poetica della differenza di cui si parlava sopra, e fornisce una sorta di antidoto all ulteriore forma di totalitarismo che sono i vari monoteismi, arroccati sulla pretesa di offrire la verità unica e rivelata. Come il poeta del famoso poemetto in prosa di Baudelaire, gli dei e gli eroi della mitologia privata di Savinio Eros, Psiche, Mercurio, Ulisse hanno perduto la propria aureola e si sono calati nella storia e nella temporalità. In questa caduta Gutiérrez individua giustamente una articolazione di uno dei grandi temi dell opera di Savinio: la morte. La morte , scrive l autrice, diviene cosí la chiave per dare un senso alle azioni umane, che sono rilevanti proprio perché immerse nel flusso del tempo, e quindi irripetibili e uniche, in contrapposizione alle irrilevanti , perché infinitamente ripetibili, azioni atemporali degli dei (136). È forse ne Il Signor Münster , uno dei racconti di Casa La Vita , che è possibile individuare il trattamento più complesso di questo tema. Qui Savinio cerca di andare oltre la soglia della morte fisica seguendo le sensazioni e le percezioni del protagonista che, appunto, si vede morire e segue con pacata curiosità il processo del proprio disfacimento fisico. La morte, cosí come è vissuta dal Signor Münster, appare in realtà come un processo di scioglimento dal grumo della soggettività in cui svaniscono le inibizioni sociali (post-mortem, il Signor Münster può addirittura rinunciare alla propria identità sessuale) e si moltiplicano i punti di vista. La morte si configura cosí come ritorno alle origini, allo stato indifferenziato dell infanzia prima che il soggetto sia formato ed integrato nell universo simbolico degli adulti. Ed è appunto all infanzia, ed in particolare ai due romanzi autobiografici Tragedia dell infanzia e Infanzia di Nivasio Dolcemare che Gutiérrez dedica l ultimo capitolo della sua monografia. Il bambino ha in comune con l artista la capacità di vedere in modo non comune ciò che agli adulti appare come la realtà. Esiste quindi uno stretto rapporto tra fanciullezza e vocazione artistica: il bambino, come l artista (Gutiérrez parla addirittura di artista-fanciullo ), resiste alla socializzazione e, continuando a metterla in questione, sfida la costruzione della realtà invece di conformarvisi (154). In questo senso, conclude il critico, la creatività è il sintomo della sopravvivenza nella realtà quotidiana della libertà e della plurivocità dell infanzia. Alberto Savinio: tre studi recenti 413 In Savinio e l Altro Alessandro Tinterri, autore di numerosi lavori sullo scrittore greco-italiano nonché, come ricordato sopra, curatore dell opera omnia, raccoglie sei saggi, due dei quali pubblicati per la prima volta in questo volume, che mettono a confronto Savinio con una serie di possibili alter-ego: Apollinaire, Bontempelli, Pirandello, Ulisse, Ibsen e Sciascia. Invece di un bilancio globale dell opera di Savinio, come nel caso del volume di Gutiérrez, abbiamo qui una serie di microinterventi che mettono bene in luce la poliedricità dell artista. Scrive Tinterri nella Giustificazione che apre la raccolta che il libro si sarebbe potuto intitolare meglio Savinio e gli Altri, se non fosse stato per la tentazione di parafrasare un famoso titolo saviniano, Maupassant e l Altro . Mi sembra che in realtà il titolo sia comunque ben scelto se si intende quel singolare non tanto in riferimento ad un specifico altro ma piuttosto all alterità come ulteriore grande tema della opera (e della biografia) dello scrittore. Alberto Savinio, lo pseudonimo scelto per distinguersi dall ingombrante e precocemente famoso fratello Giorgio De Chirico, non è che il primo di una serie di eteronimi dietro i quali si nasconde e rifrange la figura dell autore: Nivasio Dolcemare, Animo, il Signor Dido, Aniceto, e via dicendo. L incontro con un altro è insomma sempre l occasione per re-inventare se stesso, per resistere l imposizione di una identità singola e stabile. Apollinaire e Pirandello appaiono, in modi diversi, come figure di maestri. Tinterri ripercorre in dettaglio l amicizia tra Savinio ed il poeta dei Calligrammes, che fra l altro ne aveva patrocinato i primi concerti e le prime pubblicazioni sulla rivista Les soirées de Paris. Savinio sarebbe rimasto fedele alla memoria di questa sorta di padrino culturale per tutta la vita. L incontro con Pirandello, invece, avviene negli anni 20, quando la fama del drammaturgo siciliano è ormai già consolidata. Più giovane di venticinque anni, Savinio sembra trovare in lui un padre spirituale : non a caso, nel dedicargli La casa ispirata, scrive: A Luigi Pirandello/ come figlio e discepolo/ al padre e al maestro/ Alberto Savinio (54). Savinio era naturalmente attratto dal teatro come palestra ideale, dove esercitare la sua vocazione a un plurilinguismo artistico (59), e in Pirandello aveva individuato un modello per quell assalto alle convenzioni del teatro borghese che intendeva egli stesso condurre. Il sodalizio con l autore dei Sei personaggi si consolidò con la breve avventura del Teatro d Arte, di cui Savinio fu uno dei membri fondatori e per il quale scrisse il dramma Capitano Ulisse, il prodotto più importante dell incontro fra i due scrittori. Anche dopo la fine di quell esperienza, però, Pirandello continuerà a rappresentare un modello da contrapporre alla normalizzazione del teatro negli anni 30. Più paritario appare invece il rapporto con Massimo Bontempelli, un altro degli undici del Teatro d Arte. A ragione, Tinterri definisce la coppia Savinio-Bontempelli gli altri Dioscuri, in contrapposizione alla più canonica coppia de Chirico-Savinio. La collaborazione tra i due è fitta: subito dopo la Luca Somigli 414 Grande Guerra, Bontempelli pubblica Savinio sulle riviste a cui collabora, e Savinio da parte sua ne traccia un acuto ritratto in francese per La Vraie Italie (1919). I percorsi dei due autori continuano ad incrociarsi per tutto l arco del fascismo e tracciando queste vite parallele Tinterri mette anche molto bene in luce le notevoli consonanze delle rispettive poetiche. Nel saggio su Ulisse, Tinterri ripercorre la fortuna del personaggio nella letteratura e in particolare nel teatro primonovecentesco, dalla evocazione dell eroe in chiave retorica e mitografica nella Maia dannunziana, alla riproposizione disincantata del mito nella commedia di Raffaele Calzini La tela di Penelope, in cui il ritorno di Ulisse diventa metafora di quello dei reduci della guerra, alla definitiva demitizzazione del personaggio nell atto unico di Jean Cocteau e André Paysan La Patience de Penélope. In questa tradizione si inserisce il Capitano Ulisse saviniano, in cui l eroe, disilluso dalla realtà trovata al ritorno ad Itaca, spezza la quarta parete e, raggiunto uno degli spettatori della commedia, abbandona definitivamente lo spazio del mito per calarsi in quello prosaico della vita. Insieme ad Ariosto, Maupassant ed un pugno di altri autori (molti tratteggiati nel volume Narrate, uomini, la vostra storia) Ibsen è un costante punto di riferimento per Savinio, che gli aveva anche dedicato un ampio saggio, Vita di Enrico Ibsen appunto, pubblicato a puntate sul periodico Film nel 1943. Secondo Tinterri, Savinio credeva nell arte come apostolico fine. Questo l apostolico fine dell arte di Ibsen: liberare l anima della donna (100). Spingendosi oltre lo scrittore norvegese, Savinio individua un ulteriore frontiera per questa opera di liberazione: l infanzia. Se i grandi fossero in grado di ritrovare in se stessi le facoltà del bambino, scrive Savinio, la vita dell uomo diverrebbe quello che naturalmente dovrebbe essere: una continuazione, uno sviluppo, un ingigantimento dell infanzia...invece che l ordinamento monotono, e grigio, e noioso che è (107). Nel saggio su Sciascia, infine, assistiamo ad un ribaltamento del rapporto Ibsen-Savinio: adesso è quest ultimo ad essere oggetto dell attenzione critica del suo altro . Lo scrittore siciliano, curatore fra l altro di un volume di scritti dispersi di Savinio edito da Bompiani, sottolinea il felice dilettantismo saviniano, declinato in termini anche politici e più specificamente antifascisti. Alla retorica nazionalista, grandiloquente e rigida del regime, Savinio opporrebbe infatti una intelligenza sempre vivace ed aperta alle novità insite anche nelle più banali pieghe del quotidiano. Un altro molto particolare, per uno scrittore, è senza dubbio il suo traduttore che, secondo il vecchio ed abusato adagio, è sempre anche traditore: alter-ego dell autore dunque in quanto ha il compito di riscriverne, in un altra lingua, l opera, ma allo stesso tempo figura distinta che nel processo di transcodificazione culturale si trova a compiere scelte che trasformano il testo di partenza in qualcosa di inevitabilmente diverso, al di là della semplice differenza linguistica. La storia del rapporto tra Savinio ed Henri Parisot, suo Alberto Savinio: tre studi recenti 415 editore e traduttore, ma prima di tutto entusiasta lettore e patrocinatore, è documentata dal carteggio curato da Giuditta Isotti Rosowsky, composto da 41 lettere di Savini e trentatré di Parisot (di quest ultimo però sono andate perdute quelle per il periodo tra il giugno 1943 e il febbraio 1948), tutte in francese, e pubblicate qui con traduzione italiana a fronte. Si tratta di una amicizia senza corpo , secondo l espressione dello stesso Savinio, non soltanto perché i due si incontrarono soltanto nel 1949, ad undici anni dall inizio del rapporto epistolare, ma anche perché raramente il contenuto delle loro lettere esula da questioni strettamente professionali. Ne dà una felice descrizione la curatrice: Tutto il carteggio è incentrato sull opera letteraria e artistica, come se nient altro esistesse, quasi a scavare un vuoto intorno a questo oggetto magico che porge sempre nuovi aspetti e piaceri all interlocutore (11-12). Nato a Parigi (ma di famiglia alsaziana e lorenese) nel 1908, Henri Parisot si divide, negli anni 30, tra la carriera ufficiale di addetto all ufficio contenziosi per la compagnia di taxi G7 e la frequentazione dei circoli surrealisti della capitale, a cui viene introdotto da Max Jacob conosciuto in occasione di un contenzioso tra il poeta e la ditta di Parisot, e da René Char, incontrato molto più prosaicamente presso la libreria José Corti. Parisot si impegna sia come traduttore dall inglese e dal tedesco (Coleridge, Lewis Carroll e Kafka sono solo alcuni degli autori tradotti per la casa editrice G.L.M.) che come editore in proprio con la collana Un Divertissement , per la quale sollecita un testo a Savinio. Inizia cosí fra i due una corrispondenza che prosegue, con una interruzione tra il richiamo alle armi di Parisot nel marzo 1940 e l estate del 1942, fino alla morte dello scrittore e si trasforma nel dopoguerra in collaborazione fattiva con la traduzione a quattro mani de La nostra anima. Parisot si prodiga con passione a diffondere l opera di Savinio in Francia tramite i propri contatti nel mondo dell editoria e nelle riviste dell avanguardia surrealista, con grande riconoscenza dello scrittore che risponde con entusiasmo alle iniziative proposte dall amico. Di particolare interesse sono alcune lettere tra la seconda metà del 1949 e il 1950, e cioè posteriori alla vacanza trascorsa dai Parisot in Italia ospiti di Savinio, in cui il tono della corrispondenza si fa più intimo e Savinio, invitando calorosamente il suo corrispondente a dedicarsi alla scrittura ( Lei deve scrivere. Lei ha il dovere di scrivere , afferma in tono perentorio) si lascia però andare a considerazioni critiche sulle sirene letterarie di Parisot, suggerendogli di non [fare] dell onirico un assoluto, una condizione sine qua non (213). E in un altra lettera, datata 23 ottobre 1949, nel commentare l opera di Henri Michaux, che comunque ritiene un grande poeta, sottolinea il proprio rifiuto per un surrealismo di maniera: Mi dà fastidio certo meccanismo surrealista che permane in lui: parole prive di un senso ammesso, ecc. (217). La bella introduzione di Isotti Rosowsky prende il carteggio come spunto per Luca Somigli 416 una più ampia investigazione del rapporto di Savinio con l avanguardia parigina da una parte e con il regime fascista dall altra. Ripercorrendo alcuni scritti pubblicati tra la fine degli anni 30 e i primi anni della guerra, la studiosa mostra come Savinio si trovi in una posizione ambigua di rifiuto per il surrealismo, politicamente schierato a sinistra, e, più in generale, per l intellettualismo francese che trova la sua massima espressione nella Nouvelle Revue française, ma anche di difficile integrazione con la cultura fascista (come è noto, proprio un suo irriverente articolo su Leopardi portò alla chiusura della rivista Omnibus nel 1939 e ad un periodo di lavoro sotto pseudonimo per aggirare la censura del regime). Sulle pagine della rivista Mediterraneo, Savinio giunge quindi ad astrarre il conflitto dalle proprie radici politiche ed a leggerlo come uno scontro tra civiltà, opponendo alla cultura astratta e artificiosa dei paesi nordici la sana civiltà italiana che ritrova quei principi naturali che rendono possibile una vita rinnovata (20). L astio contro lo sciovinismo francese non scompare neanche dopo la liberazione, ma viene casomai a stemperarsi in una più ampia critica di tutti i nazionalismi (e in conclusione di tutte le forme di pensiero totalitario). Il saggio di Isotti Rosowsky è quindi un importante complemento al lavoro di Gutiérrez in quanto dimostra come la rivolta di Savinio contro il principio della verità unica è in realtà il risultato di una lunga ed impegnativa maturazione culturale e, in fondo, anche politica. LUCA SOMIGLI University of Toronto, Toronto, Ontario