Radiofrequenza. Una procedura indolore dai rapidi risultati
per migliorare la respirazione in casi specifici di ipertrofia
dei turbinati. Negli anni la procedura a volte va ripetuta.
Cosa è la chirurgia con Radiofrequenze.
E’ una diatermocoagulazione programmata ad alta frequenza:
Si possono utilizzare due modalità: Alta potenza: si ottiene una rapida disidratazione
con un tempo di applicazione ridotto e con esigui volumi di tessuti coagulati. 2)
Bassa potenza: si ottiene una lenta disidratazione con un lungo tempo di applicazione
e cospicui volumi di tessuti coagulati
In genere noi utilizziamo le alte potenze ed i tempi brevi, in tal modo non si provoca
diffusione termica od elettrica ai tessuti circostanti ma si provoca la sola riduzione
volumetrica dell’area trattata: il tempo di emissione è di pochi secondi ed il tempo di
applicazione varia da paziente a paziente in base alla patologia.
Come si utilizza in Otorinolaringoiatria
Questa tecnica è utilizzata prevalentemente nel trattamento conservativo
dell’ipertrofia (rigonfiamento) dei turbinati. I turbinati, nella parete laterale nasale,
garantiscono il riscaldamento e l’umidificazione dell’aria inspirata. Tuttavia, se si
rigonfiano in maniera persistente, come avviene spesso per allergia, sinusite cronica,
esposizione a sostanze irritanti, deviazione del setto opposta alla parte che poi si
ipertrofizza, aumento di peso, predisposizione genetica, provocano una difficoltà
respiratoria persistente.
(Fig. 1) I turbinati nasali (inferiori, medi, superiori). I turbinati sono strutture ossee rivestite di
mucosa riccamente vascolarizzata, che occupano la parete laterale del naso, lateralmente al
setto. In genere sono presenti 3 turbinati per fossa nasale: inferiore, medio e superiore; in
alcuni individui esiste un quarto turbinato, il supremo. I turbinati hanno la funzione di
riscaldare, umidificare e filtrare l’aria che respiriamo, al fine di ottimizzare gli scambi gassosi
fra polmoni e sangue.
L’ipertrofia dei turbinati interessa soprattutto i turbinati inferiori, i più grandi e
significativi funzionalmente e costringe non di rado all’uso cronico di spray nasali
decongestionanti per poter respirare in maniera sufficiente. Si ha così una temporanea
retrazione della mucosa dei turbinati, cui segue però dopo poco un rilasciamento e
quindi la necessità di nuovo utilizzo di vasocostrittori, con l’effetto di sviluppare una
sorta di dipendenza verso questi farmaci.
Fig. Il naso ed i seni (cavità) paranasali
Quali sono le complicazioni di una difettosa respirazione nasale?
• Il muco si accumula nelle cavità del massiccio facciale.
• Insorgenza di sinusite cronica
• Frequenti raffreddori
• Diminuzione ed alterazioni dell’olfatto
• Crostosità e sanguinamenti nasali
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Frequenti otiti
Insorgenza di asma bronchiale
Comparsa di russamento ed apnee del sonno
Mal di testa ricorrente
Maggiore faticabilità e “fiato corto”
Le modalità
Un manipolo specifico viene inserito nella sottomucosa del turbinato ipertrofico, in
genere il turbinato inferiore, il cui tessuto in eccesso subisce un processo di
vaporizzazione. Si ottiene in tal modo uno spazio maggiore nella fossa nasale
corrispondente, senza la necessità di alterarne l’architettura osteocartilaginea. La
procedura è quasi sempre bilaterale.
Fig. Ipertrofia del turbinato inferiore.
La terapia è eseguita in anestesia locale, simile a quella del dentista senza necessità di
esami preoperatori, non richiede tamponamento post operatorio né alcuna terapia
antibiotica e consente la ripresa delle normali attività già in giornata. Durante
l’intervento non viene provocato sanguinamento significativo ed il dolore per il
paziente è pressoché assente. La riduzione volumetrica dei turbinati inferiori, nei casi
di russamento nasale, riduce anche il rumore respiratorio notturno.
Fig. Turbinato normale. Lieve Ipertrofia
Marcata ipertrofia
Fig, Intervento in Radiofrequenze
.
Fig. Al termine del trattamento con radiofrequenza dell’ipertrofia dei
turbinati, lo spazio respiratorio nasale risulta notevolmente aumentato.
Risultati
Il terminale invia impulsi brevi ed intensi ad alta frequenza sulle fibre nervose
presenti sulla superficie del turbinato, attivando una sorta di “devitalizzazione” di
queste fibre, e un blocco dei recettori sensoriali del nervo trigemino. Si ottiene così
non solo una riduzione dell’ipertrofia congestizia del turbinato ma porta anche una
diminuzione delle fastidiose ipersecrezioni nasali, con ulteriore miglioramento della
sintomatologia della persona. Il ripristino di una buona respirazione nasale si tradurrà
in una migliore qualità della vita (maggior capacità di attenzione e concentrazione,
minori infezioni delle vie respiratorie, minore faticabilità e maggiore efficienza
fisica) e del sonno (riduzione del russamento notturno e miglior recupero delle
energie).
Radiofrequenze in caso di ipertrofia del palato molle
Nei casi in cui il russamento sia dovuto ad aumentato volume e lassità delle mucose
del palato molle e dell’ugola, si può perseguire la riduzione del tessuto alterato,
(Sclero Riduzione Tissutale non ablativa del palato) inserendo il terminale delle
radiofrequenze nello spessore del palato ed erogando energia controllata per 10-15
secondi, in tempi successivi.
Si ottiene così la coagulazione e la retrazione cicatriziale del tessuto in eccesso, la
riduzione volumetrica del palato e l’irrigidimento del tessuto molle flottante
responsabile del russamento. L’intervento viene eseguito in anestesia locale, senza
sanguinamento significativo né dolore significativo per la persona. Il lieve dolore
faringeo scompare in 1-2 giorni.
Il pieno risultato si esplica dopo circa un mese.
Tuttavia noi riteniamo che mentre sui turbinati ipertrofici l’effetto delle
radiofrequenze è molto buono, i risultati della retrazione del palato mediante
radiofrequenze non sono soddisfacenti per i pazienti. Questo perché se l’ipertrofia
dell’ugola e del palato è lieve, le radiofrequenze sono utili ma la persona in genere
non ha motivo di fastidio significativo, se invece l’ipertrofia dell’ugola e del palato è
importante, la riduzione con radiofrequenze non è adeguata, e noi preferiamo in
questi casi l’uvulopalatoplastica (vedi nel sito) che è grandemente migliorativa
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