TEATRO
Galleria Toledo
(da http://www.galleriatoledo.org/2013/enrico-iv/)
“La tragedia Shakespeariana con la regia di Laura Angiulli, direttrice dello stabile
d'innovazione, al teatro Galleria Toledo di Napoli. Il capolavoro Riccardo III
riguarda eventi della storia inglese avvenuti nel 1485, dopo la guerra delle Rose,
che scoppiò tra i Lancaster e i York. Riccardo è un re crudele, ambizioso,
manipolatore, ma anche insicuro, tormentato, spaventato dalla solitudine, pieno
di rabbia e di passione. Egli dichiara di volersi vendicare, con i suoi atti efferati, di
quella la natura che l’ha reso «privo di ogni bella proporzione» Fin dalle prime
battute rende manifesti, con sconcertante sincerità, i propositi peggiori (eliminerà
il fratello Clarence; attenderà con torva speranza la morte di Re Edoardo, altro suo
fratello; al fine di mandare in porto progetti inconfessabili sposerà Anna, moglie e
nuora di antagonisti assassinati per sua mano…).
Col suo violento furore, la sua feroce brama di potere, la sua follia omicida,
coinvolgerà il pubblico trasportandolo in un viaggio affascinante e tragico.[…]”
“un cavallo,
un cavallo
per
il mio regno!”
di
Pagliarulo Gaetano
IV D
R
iccardo III, una delle opere più importanti di
William Shakespeare, è da sempre stata
trascurata da registi e produttori, destino non
capitato, invece, ad opere come l’Amleto o Romeo e
Giulietta.
L’opera tratta delle perfide macchinazioni di
Riccardo stesso, atte alla conquista del trono
d’Inghilterra.
Per raggiungere il suo obiettivo è disposto a
qualsiasi cosa, addirittura a uccidere i propri cari,
che ormai disprezza perché lo considerano un
mostro vecchio e zoppicante.
Tralasciando la presentazione, il fulcro di questa
storia è il modo in cui la piccola compagnia ci ha
presentato l’opera.
Solo tre attori che si sono suddivisi i personaggi
più importanti e noi, oltre che spettatori, eravamo
nobili invitati a corte, per assistere in prima
persona alle vicende narrate.
L’intelligente sistema elaborato dall’eccentrica
regista ha visto il posizionarci in cerchio sul palco,
al cui centro si svolgeva l’opera.
In questo modo la storia è stata assorbita meglio
dal pubblico giovane e facilmente distraibile. A
questa rivoluzionaria novità dobbiamo aggiungere
l’evidente, e necessaria, riduzione e semplificazione
dell’opera. Così facendo la regista ha avuto la
capacità di rendere moderna una storia che, dal
mio punto di vista, sarebbe stata difficilmente
accettata da un pubblico non pronto ad assistere ad
un’opera di sei atti.
La chiave nella quale è stata “ridotta”, l’ha resa
simile alla migliore fra le recenti serie televisive
americane, ambientate in quel periodo storico, i
“Tudors”.
La
bravura
dell’attore
protagonista
nell’immedesimarsi perfettamente nel personaggio
ha stimolato curiosità nello spettatore, rendendo
ogni minuto ricco di hype.
L’opera è durata appena cinquanta minuti tutti,
però ben spesi e “volati” in un attimo.
L’attore è stato capace di farci adorare Riccardo
III, per i suoi intrighi, per i malefici progetti, e nel
frattempo di farcelo disprezzare per la sua atrocità.
Il finale è stato pieno di epicità, con la ben nota
frase di chiusura: “Un cavallo, un cavallo per il mio
regno!”, designante la solitudine degli animi infimi,
destinati all’inevitabile solitudine nel momento del
bisogno.
Mi è piaciuto molto.