In questo momento, sopraggiunto da crudeli colpi, anche Lucio Emilio
morì in battaglia, un uomo che aveva compiuto quant'altri mai tutto
il suo dovere verso la patria, nel resto della vita e nel momento finale.
I Romani nello stesso momento, finché combatterono dirigendosi da ogni
lato contro quelli che li avevano circondati, si opponevano; ma poiché
ininterrottamente morivano quelli intorno a loro ed erano rinchiusi in
breve spazio, alla fine precipitarono sul posto tutti e fra essi Marco
e Gneo, i consoli dell'anno scorso, comportatisi da uomini audaci e
mostratisi dignitosi di Roma durante quella guerra. Mentre avveniva lo
scontro e la strage di questi, i Numidi, inseguendo gli uomini a cavallo
in fuga, ne ammazzarono la maggior parte e scaraventarono gli altri
da cavallo. Solo pochi trovarono salvezza a Venosa e fra questi ci fu
anche il generale dei Romani Gaio Terenzio, uomo di animo spregevole,
che era stato di danno alla patria col suo potere.