Quaderni di Teoria Sociale n. 11 | 2011 Morlacchi Editore

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Quaderni di Teoria Sociale
n. 11 | 2011
Morlacchi Editore
Quaderni di Teoria Sociale
Direttore
Franco Crespi
Co-direttore
Ambrogio Santambrogio
Comitato Scientifico
Franco Crespi
Franco Cassano
Luigi Cimmino
Cecilia Cristofori
Alessandro Ferrara
Paolo Jedlowski
Carmen Leccardi
Massimo Pendenza
Walter Privitera
Loredana Sciolla
Roberto Segatori
Gabriella Turnaturi
Redazione a cura di RILES
Per il triennio 2010-2012
Ambrogio Santambrogio
Gianmarco Navarini
Teresa Grande
Nota per i collaboratori
I “Quaderni di Teoria Sociale” sono pubblicati con periodicità annuale. I contributi debbono essere inviati
a Quaderni di Teoria Sociale, Dip. Istituzioni e società – Sezione di Sociologia, Via Elce di Sotto, 06123,
Perugia, in dattiloscritto e su supporto elettronico (preferibilmente Word per Windows), seguendo le
modalità di impaginazione e di citazione usate nella rivista. Per contattare la redazione: [email protected]
Impaginazione e grafica: Pierandrea Ranicchi
Quaderni di Teoria Sociale, n. 1i, 201i. ISSN: 1824-4750
Copyright © 201i by Morlacchi Editore, Piazza Morlacchi 7/9 | Perugia.
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata.
www.teoriasociale.it | [email protected] | www.morlacchilibri.com
Chiuso in redazione il 25 luglio 2011 | Stampa: luglio 2011, Digital Print, Segrate (Milano).
Quaderni di Teoria Sociale
n. 11 | 2011
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Sommario
Parte monografica
L’etnometodologia oggi: prospettive e problemi
(a cura di Enrico Caniglia e Andrea Spreafico)
Enrico Caniglia, Andrea Spreafico
L’etnometodologia: una “filosofia naturale”
11
Eric Livingston
Etnometodologia sotto le cancellature
35
Louis Quéré, Cédric Terzi
Etnometodologia: una svolta problematica
61
Ken Liberman
Garfinkel o del rigore intellettuale senza compromessi
103
Luigi Muzzetto
L’influenza della fenomenologia sull’ultimo Garfinkel: le fonti teoriche del
campo fenomenico
153
John Heritage
Un momento galileiano nella teoria sociale? Il linguaggio, la cultura e le
loro proprietà emergenti
177
Aug Nishizaka
“Essere amici” nella conversazione telefonica giapponese
193
Federico Zanettin
Analisi della conversazione e linguistica
215
Francesca Sacchetti
Gurwitsch e l’etnometodologia: un legame inesplorato
237
A partire dai classici
Maurizio Ghisleni
Classici e scienza normale: la sociologia fra continuità e discontinuità
259
Gabriele Pollini
Il trattamento dei classici della sociologia tra storia e sistematica 279
Davide Ruggieri
Sociologia e filosofia della vita in Georg Simmel attraverso l’interpretazione
del pensiero di Arthur Schopenhauer: dalle inedite lezioni berlinesi del
Wintersemester 1913-1914 agli scritti del 1918
293
Franco Crespi
Attualità di Theodor W. Adorno
321
Emmanuel Renault
Adorno: dalla filosofia sociale alla teoria sociale
335
Francesco Antonelli
L’ambivalenza dell’individualizzazione
Attualità di Émile Durkheim nel pensiero sociologico di Zygmunt Bauman
361
Saggi
Roberto Segatori
Letture sociologiche del concetto di governance
389
Libri in discussione
I. Il testo in discussione
Peter L. Berger, Thomas Luckmann, a cura di Leonardo Allodi, Lo smarrimento dell’uomo
moderno, il Mulino, Bologna 2009
Leonardo Allodi
L’orientamento dell’uomo moderno tra pluralismo e crisi di senso
415
Luigi Berzano
Fine del sociale?
419
Lorenza Gattamorta
Berger e Luckmann: la crisi di significato nell’epoca del pluralismo
427
Benedetto Ippolito
Lo smarrimento moderno
433
Riccardo Prandini
Orientamento/Disorientamento
439
II. Altri testi
Matthew D’auria
Gerard Delanty, The Cosmopolitan Imagination. The Renewal of
Critical Social Theory, Cambridge University Press, Cambridge 2009
447
Massimo Rosati
Intellettuali durkheimiani.
Atteggiamenti verso il mondo, tipi di Self e network micro-sociologici
Alexander Tristan Riley, Godless Intellectuals? The Intellectual Pursuit of
the Sacred Reinvented, Berghahn Books, New York-Oxford, 2010-07-22
451
***
Abstract degli articoli
Notizie sugli Autori
465
477
Parte monografica
L’etnometodologia oggi: prospettive e problemi
(a cura di Enrico Caniglia e Andrea Spreafico)
Enrico Caniglia, Andrea Spreafico
L’etnometodologia: una “filosofia naturale”
1. Che cosa è l’etnometodologia?
S
ono passati quasi quarantacinque anni da quando, nel 1967, veniva pubblicato un testo destinato a scuotere la sociologia americana: Studies in Ethnomethodology. Il suo autore, Harold Garfinkel, professore dell’Università della
California a Los Angeles, era allora noto soprattutto per essere stato un brillante
allievo di Talcott Parsons ad Harvard, all’epoca il più importante ed influente
sociologo americano e non solo. È probabile che questo trascorso biografico del
suo autore abbia giocato un ruolo nell’immediata attenzione con cui fu accolto il
volume. Tuttavia, da tempo nell’establishment sociologico americano circolavano
voci circa l’invenzione, da parte di un gruppo di studiosi californiani, di un nuovo
modo di fare sociologia che aveva del misterioso perché, si vociferava, consisteva
in strani esperimenti che scioccavano la gente1. Il mistero attorno all’“etnometodologia”, questo il bizzarro nome con cui Garfinkel battezzò il suo nuovo modo
di fare sociologia2, si era alimentato anche dal fatto che i lavori etnometodologici
1 Appena otto anni prima e sempre in California, un altro sociologo, Erving Goffman,
aveva pubblicato un originalissimo lavoro, The Presentation of Self in Everyday Life, che aveva
fatto da battistrada a una diversa sociologia. Esisteva dunque una vocazione delle università
californiane degli anni Sessanta a essere la fucina dell’innovazione in campo sociologico.
2 Dopo aver discusso la tesi con Parsons, Garfinkel collaborò per due anni a delle ricerche
finanziate con fondi pubblici; nel corso di una di queste, sulle giurie d’assise, ebbe l’idea di
chiamare “etnometodologia” il tipo di approccio che cercava di sviluppare.
12 | Enrico Caniglia, Andrea Spreafico
circolarono a lungo esclusivamente in forma di ciclostilati e all’interno di una stretta cerchia. La pubblicazione degli Studies sanciva finalmente l’uscita allo scoperto di
questa nuova sociologia cresciuta in un misterioso silenzio. Solo pochi mesi dopo, il
volume veniva commentato nel corso del convegno annuale dell’American Sociological Association e nientemeno che durante il discorso inaugurale del suo presidente
James Coleman, capofila delle ricerche sul capitale sociale ed importante allievo di
Robert Merton. Ma una così immediata e autorevole ricezione non deve ingannare
circa gli atteggiamenti prevalenti verso il lavoro di Garfinkel: quello di Coleman fu
il primo di una lunga sequela di attacchi polemici. Negli anni successivi, Garfinkel
e i suoi collaboratori furono invitati in diversi simposi e convegni per spiegare l’etnometodologia3. Alcuni rimasero favorevolmente colpiti dalla proposta garfinkeliana4, altri invece ne rigettarono lo spirito radicale o non ne compresero gli obiettivi.
Era comunque nato un “caso” all’interno della sociologia.
Studies in Ethnomethodology è una raccolta di saggi di ricerca e di discussione
teorica preceduti da un’introduzione, “What is Ethnomethodology”, che nonostante il titolo invitante è un saggio denso e complesso, il cui valore non sta nel
riassumere il lavoro svolto fino a quel momento da Garfinkel, ma nel preparare il
terreno per lo sviluppo maturo dell’etnometodologia che avverrà soltanto alcuni
3 Di questi simposi restano alcune belle testimonianze che ci danno l’idea del tenore
delle discussioni e di quanto radicale apparisse la proposta etnometodologica. Si vedano,
ad esempio, gli atti del “Purdue Symposium on Ethomethodology” organizzato dall’Università americana di Purdue nel 1968 [cfr. Hill, Crittenden 1968]. Cicli di seminari e
conferenze favorirono poi la diffusione dell’etnometodologia fuori dalle sedi storiche californiane [Los Angeles, San Diego, Santa Barbara e Irvine], nelle università dell’area
di Boston e in Gran Bretagna, in particolare nell’università di Manchester [cfr. Psathas
2008]. In Italia, la prima presentazione sistematica è l’antologia curata da Giglioli e Dal
Lago [1983]. Un’ottima introduzione italiana è in Fele 2002.
4 Tra quelli affascinati dalla riflessione di Garfinkel un caso emblematico è quello di
Carlos Castaneda. Alla fine degli anni Sessanta, il futuro maestro dello spiritualismo
new age si trovava all’Ucla per il suo dottorato in antropologia e nel suo primo libro, The
Teachings of Don Juan, ringrazia calorosamente Garfinkel e racconta di averne seguito il
corso di sociologia e di esserne rimasto colpito. Sulla scorta di ciò, qualcuno è arrivato a
ipotizzare che dietro la figura di Don Juan, lo sciamano che conduce Castaneda nei labirinti del “reale”, si nasconda in realtà il sociologo californiano.
L’etnometodologia: una “filosofia naturale” | 13
anni più tardi. I saggi di ricerca contengono alcuni resoconti dei famosi esperimenti di rottura [breaching experiments], che hanno poi finito per identificare la
ricerca etnometodologica presso la maggioranza dei sociologi5. Tuttavia, l’etnometodologia non consiste negli “esperimenti di rottura” e neanche in un mero
gusto della provocazione, ma è innanzitutto un tentativo di aggiornare la sociologia alla luce di quanto è progressivamente maturato nella riflessione intellettuale
e nella pratica di ricerca: la svolta linguistica, la rivolta fenomenologica contro il
positivismo, la “svolta pratica” wittgensteiniana, le nuove opportunità di ricerca
rese possibili dalle moderne tecnologie di audio-video registrazione.
2. Che cosa studia: la natura ordinata della vita sociale
Noi tutti viviamo in un mondo che ci appare familiare, noto, scontato, e
anche quando succede qualcosa di straordinario e di strano, tale consapevolezza
è, per l’appunto, legata al presupposto di qualcosa che è ordinario e normale.
Non solo. Il mondo ci appare anche oggettivo, che esiste “là fuori”, e non come
una nostra creazione soggettiva. L’etnometodologia invita a chiedersi: da dove
provengono tali convinzioni? Come si producono e si mantengono socialmente?
Questi interrogativi ricordano da vicino i temi tipici della fenomenologia e, difatti, l’etnometodologia ha una evidente e rivendicata derivazione fenomenologica.
Garfinkel fu profondamente influenzato dalla fenomenologia sociale di Schütz –
di cui fu anche studente. Tuttavia, esistono alcune rilevanti differenze. Mentre la
fenomenologia schutziana indaga l’atteggiamento naturale concentrandosi principalmente sui processi mentali, sulla coscienza soggettiva, l’etnometodologia si
rivolge invece allo studio delle pratiche sociali, a ciò che le persone fanno. Per
Garfinkel non c’è alcun bisogno di “guardare dentro il cranio delle persone” o di
impelagarsi in fumose speculazioni teoriche sul funzionamento della psiche uma5 Si tratta di un grave fraintendimento, uno dei tanti di cui è stata oggetto l’etnometodologia. I breaching experiments sono soltanto espedienti didattici volti a far comprendere con
immediatezza di cosa si occupa l’etnometodologia, insomma cosa studiano Garfinkel ed i suoi
collaboratori. In nessun caso costituiscono un esperimento in senso scientifico, e mai e poi mai
identificano la pratica di ricerca dell’etnometodologia, che è molto più ricca, varia e complessa.
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