Le pari opportunità nella responsabilità sociale delle imprese Giuseppe Piras referente area responsabilità sociale S.&T. Lo sviluppo sostenibile è un obiettivo chiave della politica europea, sancito dalla Dichiarazione sui principi direttori dello sviluppo sostenibile del giugno 20051; laddove si afferma che lo sviluppo si “poggia sui principi della democrazia e dello stato di diritto, nonché sul rispetto dei diritti fondamentali, compresa la libertà e le pari opportunità per tutti. […] Tende a promuovere un'economia dinamica, la piena occupazione, un livello elevato di istruzione, di tutela della salute, di coesione sociale e territoriale, nonché di tutela dell'ambiente in un mondo pacifico e sicuro, che rispetti la diversità culturale2”. Tra gli obiettivi chiave della Dichiarazione l’equità sociale e la coesione, ovvero “promuovere una società democratica, sana, sicura ed equa, fondata sull'integrazione sociale e la coesione, che rispetti i diritti fondamentali e la diversità culturale, assicuri la parità tra uomini e donne e combatta la discriminazione in tutte le sue forme3”. Questo obiettivo può essere raggiunto tramite la partecipazione delle imprese e delle parti sociali al fine di “rafforzare il dialogo sociale, la responsabilità sociale delle imprese (RSI) ed i partenariati pubblico/privato al fine di favorire la cooperazione e la condivisione di responsabilità riguardo all'attuazione di metodi di produzione e di consumo sostenibili4”. Allo stesso modo anche la “responsabilità sociale delle imprese viene definita dalla Commissione [Europea] come un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile, cioè un approccio di gestione aziendale che rafforza la competitività, la coesione sociale e la protezione dell’ambiente. Più in generale, la RSI è uno strumento che può contribuire al raggiungimento degli obiettivi delle politiche dell’Unione Europea, di competitività, di occupazione, di coesione sociale, di protezione dell’ambiente, ma anche allo sviluppo e ad una migliore governance globale, integrando gli attuali strumenti politici quali la legislazione e il dialogo sociale5”. Emerge chiaramente come la responsabilità sociale delle imprese possa, e meglio debba, essere uno degli strumenti principali per il raggiungimento di uno sviluppo realmente sostenibile contribuendo alla promozione di azioni a favore della parità. Ai due temi, strettamente correlati, guarda con grande interesse l'Europa che pone al centro delle politiche comunitarie la doppia strategia dello sviluppo economico e della coesione sociale, con una particolare attenzione alla qualità del lavoro e alle pari opportunità (PO). Dalla responsabilità Sociale delle Imprese può venire, quindi, un grande impulso al superamento di limiti che incidono sulla parità tra i sessi: dalla disparità di salari, al grave squilibrio nelle posizioni decisionali, dalle minori possibilità di carriera, alla sottovalutazione del lavoro femminile in settori segreganti. 1 Consiglio d’Europa, Conclusioni della Presidenza‐ Bruxelles, 16 e 17 giugno 2005. 2 Ibidem Ibidem 4 Idem 5 Progetto CSR‐SC. Il contributo italiano alla campagna di diffusione della CSR in Europa. Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. 2003 3 Tuttavia negli obiettivi dell’Alleanza europea per la responsabilità sociale delle imprese, promossa dalla Commissione europea del marzo 2006, emerge come, fra le possibili ricadute della RSI, il tema della parità di genere non sia contemplato. Carenza che, allo stesso modo, era stata rilevata dal Progetto di parere della Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali sulla Comunicazione della Commissione relativa alla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile del 2003, che, ancor oggi, riamane attuale nelle sue conclusioni. Il parere partendo dalla considerazione “che l'uguaglianza tra i sessi costituisce parte integrale delle politiche dell'UE volte a promuovere la RSI in ambito imprenditoriale […] esorta ad un maggiore riconoscimento dell'importante ruolo svolto dalle donne a livello di produzione di beni e di benessere sociale rafforzando la loro partecipazione alle procedure di dialogo, valutazione e presa di decisioni che garantiscono la riuscita applicazione della RSI e la coesistenza armoniosa delle imprese e della società6”. A distanza di quattro anni, le carenze rilevate nel mondo del lavoro sono ancora attuali (“la scarsità di donne nei consigli di amministrazione e nel ruolo di dirigente costituisce la barriera più importante al loro avanzamento nelle imprese e che la maggiore presenza di donne tra il personale direttivo delle società dell’UE ha portato alla formazione di un nuovo patrimonio di talenti con esperienza in molti settori industriali, soprattutto nei paesi in cui le iniziative in tal senso sono sostenute da misure finanziarie7”), così come è valida l’indicazione che “la promozione dell'imprenditorialità femminile può rafforzare la responsabilità sociale ed ambientale delle imprese e contribuire allo sviluppo sostenibile, alla coesione sociale e al rispetto dei diritti umani in virtù della comprovata sensibilità e della priorità conferita dalle donne alle questioni inerenti alla qualità della vita; […] sottolinea che le imprese, nel quadro della RSI, devono presentare iniziative volte ad integrare l'uguaglianza di genere e le pari opportunità a livello di assunzione, di retribuzione, di posti di responsabilità, di formazione lungo tutto l'arco della vita, di garanzia delle condizioni di igiene, di sicurezza e di salute riproduttiva, nonché di promozione di programmi che facilitino la conciliazione tra vita professionale e vita privata8”. Ma sono state scarse, in questi anni, le riflessioni sul legame che può esistere tra ciò che si intende per responsabilità sociale di un’impresa e le pari opportunità tra donne e uomini, con particolare, seppur non esclusivo, riferimento alla problematica della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare. Per questo motivo il progetto Padri Attivi nella Responsabilità Interna alla famiglia (P.A.R.I.), finanziato dalla Commissione Europea DG Occupazione e Affari sociali, nell’ambito del Programma concernente la Strategia-Quadro comunitaria in materia di parità tra donne e uomini (2001-2005) e promosso dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’Italia, ha proprio introdotto, come elemento innovativo di riflessione e di implementazione delle pratiche di parità di genere, il tema della conciliazione fra responsabilità familiari e responsabilità di lavoro, e la condivisione delle medesime da parte di uomini e donne, 6 Progetto di parere della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità destinato alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali sulla Comunicazione della Commissione relativa alla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile (COM(2002) 347 – C5‐0574/2002 – 2002/2261(INI)). Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, Bruxelles, 24 febbraio 2003. 7 Ibidem 8 Ibidem come elemento che può caratterizzare l’implementazione delle pratiche di responsabilità sociale delle imprese . Attraverso una ricerca qualitativa che ha portato all’intervista di un campione di imprese italiane di dimensione, settori e collocazione geografica differenti, si è voluto, oltre raccogliere esempi importanti di buone pratiche, comprendere il legame fra RSI e PO. La scarsità di riflessioni su tale legame ha anche determinato, infatti, che si sia ricercato poco sul piano empirico rispetto alla messa in pratica di tale relazione (che tuttavia non è escluso che esista), anche se in forma non sempre consapevole. In altre parole, non è escluso che in alcune o diverse realtà produttive si attuino pratiche di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare all’interno di una visione della conduzione aziendale o, comunque, dell’organizzazione, orientata alla responsabilità sociale: ovvero non è escluso che l’attuazione di pratiche di conciliazione siano considerate, anche se in maniera non sempre consapevole, pratiche di responsabilità sociale. Sono queste le considerazioni che hanno guidato la ricerca nello sforzo di indagare tale legame. Il risultato della ricerca, raccolto nel documento9 presentato nel dicembre del 2006, mette in luce come molto spesso non vi sia una chiara consapevolezza di come la conciliazione, o le più semplicemente le pari opportunità di genere, siano annoverate – e quindi comunicate – come pratiche di responsabilità sociale, e raramente, e solo nel caso delle imprese di grandi dimensioni, esse siano entrambe parte di una medesima visione e strategia. Output della ricerca sono state le linee guida per le autorità di gestione e le parti sociali e l’individuazione di due indicatori di parità, da inserire nella rendicontazione sociale delle imprese socialmente responsabili. Sembra oggi avviato un processo, quindi, che, anche se lentamente, sta operando per la definizione di una nuova proficua alleanza. Nel corso del 2007 sono stati pubblicati materiali di grande interesse sul tema: oltre gli elaborati di un progetto P.A.R.I., già citato; l’implementazione in un’ottica di genere dei temi dello standard prodotto da Valore Sociale, che verrà applicato alle imprese italiane che operano sul territorio nazionale e che hanno sedi delocalizzate; il progetto Bollino Rosa-Sono (Stesse Opportunità Nuove Opportunità), promosso dal Ministero del Lavoro nell’ambito delle iniziative nazionali per l’Anno europeo contro le discriminazioni di genere, razza e origine etnica, religione, età e orientamento sessuale. Inoltre è in corso di definizione un Tavolo di lavoro ad hoc che coinvolgerà la comunità scientifica. Molto di sta facendo in Italia, anche per inserire la dimensione di genere nei processi decisionali pubblici; in questo scenario di esperienze spiccano quelle degli enti locali, ma forse può essere utile iniziare ad analizzare secondo il genere anche altri settori dove la spesa pubblica investita è importante e l’impatto del settore nell’economia complessiva è rilevante. La consapevolezza emersa dal lungo lavoro di questi anni sul territorio della Provincia di Torino, e in particolare della Rete di Parità nello Sviluppo Locale, è che la promozione delle pari opportunità e le pratiche di responsabilità sociale possano trarre dalla loro integrazione una maggiore credibilità 9 Pari opportunità e responsabilità sociale delle imprese linee guida per le autorità di gestione e per le parti sociali, Progetto P.A.R.I. Padri Attivi nella Responsabilità Interna alla famiglia, promosso dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’Italia. e ricadute più efficaci, ma che per far ciò vi sia necessariamente bisogno di un’alleanza stabile fra autorità pubbliche, imprese private, organismi che operano a favore delle PO e soggetti che a diverso titolo si occupano di RSI. Infatti affinché si ottengano risultati duraturi e disseminati sul territorio occorre lavorare con le imprese e nelle imprese su progetti specifici e contemporaneamente costruire una cultura della responsabilità e della parità, attraverso azioni di sistema e un progetto integrato di azioni sul territorio, nell’ottica di una vera e propria responsabilità sociale di territorio. E’ logico, infatti, che nel momento in cui le imprese fossero disponibili a mettersi in gioco e lavorare per agevolare donne e uomini a conciliare tempi di vita e di lavoro, sul territorio debbano trovare una risposta soddisfacente da parte delle istituzioni e degli altri attori economici. Per fare un semplice esempio: è inutile che un’impresa garantisca flessibilità di ingresso e uscita dal lavoro, se non vi sono uffici pubblici o esercizi commerciali aperti in quegli orari. Al contempo, per far crescere interesse e favorire le imprese che vogliono impegnarsi in percorsi socialmente responsabili, occorrerebbe inserire il tema della responsabilità sociale nella programmazione economica degli enti, sia per ciò che concerne la formazione, nodo cruciale della crescita di lavoratori, uomini e donne, e di imprenditori e imprenditrici; sia per ciò che concerne crescita qualitativa e innovazione delle imprese. La riflessione in corso si colloca, quindi, utilmente nella fase di avvio della nuova fase di programmazione dei fondi strutturali che nel loro regolamento generale n. 1083 del luglio 2006 richiamano l’importanza della parità di genere e delle pari opportunità per tutti per conseguire gli obiettivi della Strategia di Lisbona. In questo scenario si inserisce il seminario della Provincia di Torino, che, per iniziativa dell’Assessora Tesio, coordinatrice della Rete di Parità nello Sviluppo Locale, ha avviato da tempo una riflessione sull’integrazione della Parità di genere negli obiettivi di responsabilità sociale delle imprese nonché nelle pratiche di rendicontazione sociale degli enti pubblici, sviluppata in modo puntuale nell’ambito della Rete, appunto. In coerenza con questa strategia ha prodotto numerose iniziative di sensibilizzazione e ha integrato il proprio Bilancio sociale con la lettura di genere delle politiche intraprese (Gender Budgeting).