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Apertura Cattedrale
12 aprile 2014
Fratelli e sorelle: è tempo di gioia e di festa
per il dono che il Signore questa sera ci
permette di condividere. Con questa
solenne liturgia, [con la quale abbiamo dato
di nuovo inizio alle celebrazioni liturgiche
nella nostra Cattedrale,] ci sentiamo ancora
di più inseriti vitalmente nella santa Chiesa
che è in Crema, di cui siamo figli e discepoli.
Sono stati lunghi anni di attesa operosa,
soprattutto per quanti si sono impegnati a
fondo e con passione per poter giungere a
questo momento, utilizzando tutta la loro
competenza professionale e i loro doni
artistici.
La cattedrale rinnovata è sì dono di Dio, ma
insieme frutto del coraggioso impegno di
quanti hanno sentito la gioia e l’onore di
poter partecipare responsabilmente a
questa impegnativa opera: vorrei ricordarli
tutti questa sera con viva gratitudine, come
quanti hanno contribuito economicamente
alla realizzazione di questo ingente lavoro.
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Per noi che siamo qui è un momento di
grande commozione perché, aperte le
porte della nostra cattedrale, rinnovata nel
suo insieme, all’esterno e all’interno,
arricchita della cattedra episcopale e
dell’ambone, [per la proclamazione della
Parola di Dio,] in questo sfolgorio di luce,
possiamo sperimentare di essere “Chiesa
accolta” dal Signore, figli tanto amati e
attesi che ritornano nella casa del Padre,
uomini e donne di tutte le età e di tutte le
vocazioni. E’ un’ora che a lungo abbiamo
atteso, perché la cattedrale è un punto di
riferimento comune, è la casa di tutti. In
modo speciale, questa sera, possiamo
toccare con mano la grazia della
comunione filiale con Dio e della comunione
fraterna, che discende dalla medesima
appartenenza a quel popolo di Dio, che da
secoli riconosce in questo tempio il principio
unificante della sua storia e della sua
missione.
Con noi, presenti a questa celebrazione,
sono spiritualmente vicini i nostri ammalati, le
persone anziane (alcune delle quali ci
stanno seguendo via radio), ma anche i
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nostri missionari/e, diffusi nel mondo, i
religiosi, le suore, i sacerdoti e i vescovi, figli
della nostra Chiesa di Crema e nostri fratelli
e sorelle. La comunione dei Santi ci
permette poi di sentirci una sola famiglia
con la Chiesa di lassù, dove le Sante e i Santi
intercedono per noi, a partire da s.Maria
assunta, a cui è dedicata la nostra
cattedrale, da s.Pantaleone, nostro patrono,
(la cui reliquia è stata deposta ai piedi della
sua statua nella cappella a lui dedicata).
Gioiscono e pregano per noi i nostri vescovi
defunti, le cui spoglie mortali sono qui
custodite, ma anche tutti coloro che ci
hanno preceduto nel cammino della fede e
che in questa cattedrale, madre di tutte le
chiese della nostra diocesi, hanno attinto,
come noi oggi, nuove energie di vita, a
sostegno del loro impegno e della loro
testimonianza nel mondo. Vogliamo
esprimere la nostra riconoscenza perché,
per la grazia battesimale, siamo stati
chiamati a far parte di questa Chiesa dal
“volto pluriforme” (EG 116) e nella sua
“multiforme armonia” (EG 117).
Nell’assemblea liturgica, infatti, ascoltando e
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rispondendo alla parola di Dio, parola che
illumina, purifica e converte, e nella
comunione all’unico corpo e al sangue di
Cristo, abbiamo ricevuto la fisionomia di
battezzati e membri della comunità
ecclesiale, chiamati a non trattenere la
nostra vita per noi stessi, ma a donarla
perché gli uomini trovino la vita in Colui che
è Via, Verità e Vita.
Ci è stata proposto, nella prima lettura, un
brano dal libro del profeta Neemia, che ci
aiuta a riconoscerci popolo convocato
dalla Parola di Dio e a comprendere le
conseguenze della dimensione ecclesiale
dell’ascolto. Si narra, infatti, che gli abitanti
di Gerusalemme, radunati attorno alla
parola di Dio, proclamata dalla voce dello
scriba Esdra, si sono sentiti incoraggiati e
stimolati ad una nuova rinascita, dopo
l’esperienza di morte dell’esilio babilonese. Il
popolo, riunito da Esdra, ha ascoltato con
gioia ed accolto con entusiasmo l’annuncio
della Parola: da essa ha preso
consapevolezza della missione che il Signore
gli aveva affidato e ha ritrovato nuova
fiducia. Anche noi, guidati dalla Parola e
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sostenuti dalla forza dei Sacramenti, di cui
l’Eucaristia è pienezza, siamo chiamati a
riattualizzare l’esperienza della
convocazione post esilica, narrata dalla
lettura che abbiamo ascoltato, perché
come cristiani prendiamo coscienza delle
responsabilità che Dio ci affida a servizio del
mondo e perché questa speciale occasione
di grazia che stiamo vivendo segni davvero
anche per noi una nuova partenza.
Facciamo in modo che la Parola di Dio
“diventi sempre più il cuore di ogni attività
ecclesiale” e nello stesso tempo ravviviamo
la certezza che la Chiesa non evangelizza se
prima non si lascia continuamente per prima
evangelizzare. Chiamati a rientrare in
cattedrale, avendo sperimentato di essere
accolti dalla misericordia del Signore,
operiamo perchè la nostra diventi una
Chiesa “in uscita”, come sovente ci ricorda
Papa Francesco, una Chiesa che, a sua
volta, è capace di accogliere, ossia è
pronta ad accompagnare gli uomini e le
donne del nostro tempo, stando accanto
nelle loro notti, come una fiaccola che
cammina e fa luce, una Chiesa che sa
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mettersi dalla parte dei poveri, dei deboli,
degli immigrati, dei profughi, che ci
chiedono ospitalità, ossia ci stimolano ad un
supplemento d’amore.
L’occasione della nostra Cattedrale
rinnovata, inoltre, ci dia la possibilità di
scoprire che la chiesa, edificio di mattoni, è
solo un’ immagine e segno della Chiesa
santa, edificata sulla roccia che è Cristo, il
vero tempio in cui gli uomini possono
incontrare Dio, come ha dichiarato Gesù nel
suo incontro con la Samaritana al pozzo di
Giacobbe, narrato dal vangelo di Giovanni
appena proclamato, mentre lo Spirito Santo
gestisce, amministra e annuncia la verità
propria di Cristo. Questo edificio che la
Chiesa, quale cantiere sempre aperto, in
costruzione sino alla fine dei secoli, è
costituito da molte pietre vive, collegate al
fondamento che è Cristo, con doni,
chiamate e responsabilità diverse.
La Chiesa, infatti, è lo spazio in cui ogni
fedele fa crescere e matura la propria
fisionomia di battezzato e di membro della
comunità perché divenga sale della terra e
luce del mondo, testimoniando in questo
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modo che la missione è per tutti parte
costitutiva, compito irrinunciabile per ogni
discepolo di Cristo. Ce lo testimoniano
questa sera, con entusiasmo e freschezza,
in modo speciale, questi giovani e queste
ragazze che stanno per unirsi a noi nella
“professione di fede”, al termine di un
itinerario mistagogico, percorso in questi
anni. E’ provvidenziale che, assieme alla
benedizione della cattedra e dell’ambone,
siano presenti alcuni giovani che vogliono
essere immagine e segno di una Chiesa di
“pietre vive”, chiamata a servire mediante
tutte le vocazioni, ossia “giocandosi la vita”.
Cari giovani, presenti a questo solenne
momento di Chiesa, nel giorno in cui viene
celebrata la 29^giornata della gioventù:
Cristo si fida di voi, conta su di voi. Tocca a
voi ora divenire quel “tempio vivo” in cui Dio
si compiace e rivela la sua gloria: è “la
liturgia della vita”, la vera novità portata da
Cristo. La nostra comunità cristiana, riunita
nella rinnovata cattedrale, con la sua storia
secolare, questa sera vi accoglie con
grande gioia perché sappiate custodire il
dono della fede che vi è stata trasmessa e in
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forza del dono ricevuto possiate essere nel
mondo testimoni gioiosi e credibili di quella
pienezza di umanità che Cristo realizza in
coloro che lo seguono.
A tutti voi, qui presenti, cristiani di tutte le
generazioni, auguro di sentirvi responsabili
del Vangelo davanti a tutti, nei luoghi in cui
vivete, partecipando così dal di dentro alla
missione stessa della Chiesa. Testimoniate la
bellezza della fede, mentre trasmettete
quello che avete ricevuto, e insieme, come
comunità cristiana, impegniamoci a
cercare i mezzi più efficaci per proclamarla
oggi. Un momento ecclesiale molto
importante e coinvolgente sarà la prossima
“assemblea diocesana” di settembre, a cui
ogni comunità offrirà il proprio apporto,
frutto dell’esperienza, delle fatiche, delle
difficoltà dell’annuncio, ma anche della
gioia di chi, avendo incontrato il Signore,
non può fare a meno di presentarlo agli altri.
Ora che siamo rientrati nella nostra
cattedrale rinnovata, facciamo in modo
che si rinnovi anche la nostra azione
evangelizzatrice, intravvedendo nuove
strade, metodi creativi, altre forme di
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espressione, segni più eloquenti, parole
cariche di rinnovato significato per il mondo
attuale, affidandoci sempre a Gesù, “il
primo e il più grande evangelizzatore” (EG
13).
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