INDICE
PREMESSA
PAG.
1
RELAZIONE GEOLOGICA
LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA
DELL'AREA IN ESAME
PAG.
2
CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE
PAG.
3
CARATTERI SISMICI, GEOSTRUTTURALI
E TETTONICI DELL’AREA
PAG.
12
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
PAG.
16
CARATTERISTICHE IDROLOGICHE
PAG.
20
CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE E
PERMEABILITA’ DEI LITOTIPI
PAG.
24
COMPATIBILITA’ CON IL PIANO DI ASSETTO
IDROGEOLOGICO
PAG.
28
CONCLUSIONI
PAG.
33
Allegati:
- Carta geologica e sezioni geologiche in scala 1:25.000
- Carta d’inquadramento rispetto alle perimetrazioni PAI relative al rischio
frane in scala 1:10.000
- Carta d’inquadramento rispetto alle perimetrazioni PAI relative al rischio
idraulico in scala 1:25.000
Parco Eolico di Agnana Calabra
Studio di Geologia Tecnica
Dott.ssa Geol. Alessandra Cullari
PREMESSA
Sono esposti di seguito i risultati delle indagini geologiche effettuate, su
incarico conferitomi dalla società “dYnamica s. r. l.”, nel territorio
comunale di Agnana Calabra (provincia di Reggio Calabria), in un’area in
cui la società committente intende attuare il progetto preliminare per la
realizzazione di un parco eolico costituito da nº 12 aerogeneratori.
Lo studio effettuato ha consentito di:
•
ricostruire i lineamenti geologici della superficie d’interesse;
•
definire le caratteristiche stratigrafiche generali e la natura dei
terreni del sottosuolo;
•
individuare i lineamenti geomorfologici, idrologici e idrogeologici
dell’area;
•
valutare il grado di stabilità dell’area ed i dissesti in atto o
potenziali;
•
determinare le caratteristiche tettonico – strutturali e sismiche
locali.
I risultati e le determinazioni alle quali si è pervenuti sono riportati nel
corso della presente relazione e negli elaborati cartografici allegati.
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Dott.ssa Geol. Alessandra Cullari
RELAZIONE GEOLOGICA
LOCALIZZAZIONE GEOGRAFICA DELL'AREA IN ESAME
La superficie di progetto si colloca nel settore orientale e nord –
orientale del territorio comunale di Agnana Calabra (provincia di Reggio
Calabria). La zona interessata dal parco eolico si articola a quote
topografiche comprese tra un minimo di circa 240 metri s.l.m, fino ad un
massimo di 510 metri s.l.m.
Lo studio espletato è stato esteso a tutta la superficie su cui insisterà
direttamente l’impianto eolico, ed inoltre ha interessato più in generale le
regioni al contorno, per un ambito sufficientemente ampio allo scopo di
comprendere le peculiarità geologiche dell’area.
Essa è inquadrata:
-in riferimento alla Carta Topografica d’Italia edita dall’I.G.M. alla scala
1:25.000, nel foglio nº 255 I quadrante tavoletta NO (Siderno);
-in riferimento alla Carta Topografica d’Italia edita dall’I.G.M. alla scala
1:10.000, nel foglio nº 255 I quadrante tavoletta NO sezione D (Agnana
Calabra).
In particolare il parco eolico sarà ubicato in corrispondenza delle aree
riportate in Catasto Terreni nei Fogli di Mappa: Foglio nº 1, 2, 3 e 4 alle
particelle elencate nel certificato comunale di destinazione urbanistica
(Allegato 1 della Relazione Preliminare Ambientale facente parte del
progetto).
Per una più precisa individuazione topografica dell’area d’intervento e
del suo ambito territoriale si rimanda alle tavole cartografiche allegate al
presente studio ed alle tavole di progetto.
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CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE
Gli affioramenti presenti nella superficie d’interesse ed i loro rapporti
stratigrafici sono stati dedotti avvalendosi di consultazioni bibliografiche e
cartografiche che sono state comparate con i dati scaturiti dall’esecuzione
di un dettagliato rilevamento geologico di campagna compiuto attraverso
una serie di sopralluoghi effettuati direttamente in sito nelle aree di
affioramento dei terreni. Successivamente, i risultati ottenuti da tali analisi
sono stati verificati, confrontati e integrati con quelli ricavati da studi a
carattere geologico eseguiti in passato in zone limitrofe a quella in
questione. Il tutto è stato poi inserito in un più ampio inquadramento
geologico generale dell’area, della quale sono state definite le
caratteristiche geologiche e geotettoniche, oltre ad un riferimento alla
genesi delle litologie e del contesto geologico generale.
La successione geolitologica rilevata è caratterizzata da una serie di
formazioni di origine sedimentaria, differenti per litologia e comportamento
geomeccanico, poggianti su un substrato roccioso affiorante ad ovest
rispetto all’area d’intervento.
La distribuzione areale dei vari terreni è riportata nella Carta
Geolitologica in scala 1:25.000 allegata al presente lavoro, in cui le
dimensioni delle aree previste per l’ubicazione degli aerogeneratori sono
state leggermente aumentate, rispetto a quelle da progetto, per poter
meglio essere visualizzate.
Procedendo dai terreni più recenti rilevati nell’area d’interesse verso
quelli più antichi, la loro successione stratigrafica è risultata la seguente:
Sabbie ed arenarie (Ps2-3 )
Pliocene
Argille siltose (Pa2-3 )
Pliocene
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Argille marnose e marne (P
a
1-2 )
Pliocene
Conglomerati poligenici (Pcl1)
Pliocene
Argille policromi (Mac1-2)
Miocene
Siltiti (Mss1-2)
Miocene
Conglomerati (Mcl-s1-2)
Miocene
Calcare (Gc3)
Mesozoico
Scisti filladici (sf)
Paleozoico
Le diverse formazioni sono descritte di seguito procedendo da quelle
più recenti, plioceniche, verso il substrato più antico, paleozoico.
PLIOCENE
Sabbie ed arenarie (P
s
2-3 )
Compongono l’Unità, riportata nelle tavole geologiche ufficiali con la
sigla Ps2-3, sabbie ed arenarie tenere, di colorazione giallatra, che spesso
si presentano a stratificazione incrociata e localmente contengono delle
intercalazioni calcarenitiche. Verso il tetto si sviluppa un Calcare
biostromale arenaceo in associazione con Calcareniti ed Arenarie tenere
(Pc-ar2-3).
Tale complesso sabbioso - arenaceo, di età Pliocene superiore-
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Calabriano, è caratterizzato da una modesta resistenza all’erosione e
permeabilità generalmente elevata.
Argille siltose (P
a
2-3 )
L’unità, anch’essa come la precedente di età Pliocene superioreCalabriano, è ufficialmente cartografata con la sigla P
a
2-3
e consta di
argille siltose a colorazione variabile da grigio-azzurre a brune. Questa
facies ha inizio con le Argille, nelle quali sottili intercalazioni di sabbie
grossolane sostituiscono i livelli marnosi della facies argillosa. Verso l’alto
la successione argillosa diventa più siltosa e poi sabbiosa, con distinti
orizzonti di sabbie anche grossolane. La permeabilità delle argille è bassa,
così come la loro resistenza all’erosione: lungo i pendii maggiormente
acclivi mostrano la tendenza all’innesco di movimenti franosi.
Le aree previste per l’ubicazione degli aerogeneratori nº 3 e nº 4 sono
siti su tale formazione, che interessa in parte anche le superfici preposte
alla collocazione degli aerogeneratori nº 2 , nº 6 e nº 8.
Argille marnose e marne (Pa1-2 )
Tale complesso litologico, siglato formalmente con le lettere Pa1-2, si
compone di argille marnose e marne, che nella parte inferiore si
presentano biancastre e siltose, mentre superiormente sono più argillose
e tendenti al colore grigio-azzurro. Nell’area di studio, a est della Fiumara
Novito, si presentano più sabbiose. La facies più argillosa dell’unità è
costituita da un’alternanza di argille marnose grigio-azzurre e giallogrigiastre. Gli strati più gialli tendono ad essere più ricchi di contenuti
calcarei, mentre quelli azzurri, più argillosi, sono nettamente plastici.
I litotipi argillosi a luoghi contengono un orizzonte di calcare bianco-
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giallastro (P
c
1-2).
Le argille sono poco resistenti all’erosione e possiedono
bassa permeabilità: lungo i pendii più ripidi tendono a dar luogo a
movimenti franosi. Su tale formazione insistono quasi completamente le
aree previste per l’ubicazione degli aerogeneratori nº 1, nº 6 e nº 8 e
parzialmente quelle previste per i nº 2, nº 5 e nº 7.
cl
Conglomerati poligenici (P 1)
Nel territorio in esame l’unità, ufficialmente siglata come Pcl1,
rappresenta stratigraficamente la base del Pliocene. Essa è rappresentata
da conglomerati poligenici, con ciottoli di rocce cristalline e sedimentarie,
a luoghi con intercalazioni sabbiose molto addensate e giace in
discordanza angolare sulle unità sottostanti. I Conglomerati pliocenici
rappresentano il prodotto di erosione e deposizione rapide a seguito del
sollevamento tettonico regionale e derivano in gran parte da un
rimaneggiamento dei conglomerati miocenici. Essi sono altamente
permeabili e dotati di discreta resistenza ai fenomeni erosivi.
Su tale formazione sono ubicate in parte le aree destinate
all’ubicazione degli aerogeneratori nº 1, nº 2, nº 5, nº 7 e nº 9.
MIOCENE
ac
1-2)
Argille policromi (M
Il litotipo, che la carta geologica ufficiale indica con la sigla Mac1-2 , è
composto da argille policrome (“varicolori”), e rappresenta uno dei terreni
più instabili affioranti nell’Italia meridionale in generale e nella Calabria
ionica in particolare. La caratteristica principale che differenzia questa
formazione dagli altri complessi argillosi è che si tratta di “argille
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scagliose”, le quali a scala microscopica presentano lamelle argillose
sovrapposte ed iso-orientate per effetto dei movimenti tettonici di trasporto
e franamento che hanno interessato in passato tutto il complesso durante
eventi tettonici importanti. Pertanto, per la loro struttura microtettonica,
presentano una scarsa resistenza ai processi erosivi e danno origine a
movimenti franosi e scorrimenti anche in condizioni di bassa pendenza del
rilievo. Esse sono infatti facilmente sfaldabili e hanno una spiccata
tendenza alla generazione di fenomeni di instabilità. Presentano scarse
caratteristiche geomeccaniche e, particolarmente se impregnate d’acqua,
assumono un comportamento di tipo plastico, e possono andare incontro
a variazioni della consistenza e modificazioni volumetriche al variare delle
condizioni di umidità, determinando movimenti franosi che coinvolgono
vaste aree.
Tuttavia le argille presentano intercalazioni di arenarie brune a grana
fine, suddivise in blocchi anche di forme allungate e piatte, ed altre
intercalazioni quali olistoliti di calcari e rocce metamorfiche variamente
inglobati. Se queste ultime fossero di un’adeguata estensione, potrebbero
conferire al litotipo una discreta resistenza: in fase di progettazione
esecutiva, si verificherà, per mezzo di opportuni rilievi ed indagini
geognostiche, l’esistenza o meno di tale condizione favorevole per la
stabilità dell’area e dell’opera in questione e si provvederà eventualmente
ad installare gli aerogeneratori e le opere accessorie ad essi connesse in
corrispondenza di tali zone maggiormente stabili.
La giacitura della formazione è caotica per tettonica e per gli estesi e
profondi movimenti di massa che la caratterizzano ed è assente una
stratificazione continua nell’ambito di tutto il complesso. Si tratta di terreni
caratterizzati da una bassa permeabilità, che aumenta localmente nelle
porzioni arenacee o calcaree.
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Le argille giacciono in discordanza sulle formazioni più antiche ed il
grado di discordanza varia da luogo a luogo ed è complicato in qualche
zona da faglie.
Su tale formazione sono ubicate nella loro totalità le aree destinate
all’ubicazione degli aerogeneratori nº 10, nº 11 e nº 12 ed in minima parte
quella prevista per il nº 9.
Siltiti (Mss1-2)
Tale formazione, indicata nella carta geologica ufficiale, con la sigla
Mss1-2 , è composta da siltiti grigie in strati sottili, che comunemente
presentano delle frequenti intercalazioni sabbiose. Nei pressi di Agnana,
localmente, alla base, è possibile rinvenire delle intercalazioni carboniose.
La loro resistenza all’erosione è moderata, mentre la permeabilità è
variabile da bassa a media.
L’area prevista per l’ubicazione dell’aerogeneratore nº 1 è sita in parte
su tale formazione.
Conglomerati (Mcl-s1-2)
I sedimenti, indicati in modo formale con l’abbreviazione Mcl-s1-2, si
compongono di conglomerati mal stratificati formati da ciottoli di granito e
rocce metamorfiche, localmente con intercalazioni di arenarie quarzose a
granulometria media e con rare bande siltose. La stratificazione, mal
distinguibile nella parte bassa, diventa più evidente al tetto dell’Unità, ove
compaiono intercalazioni di arenarie grossolane La permeabilità del
litotipo di solito è elevata, ed inoltre esso è generalmente consistente e
caratterizzato da una buona resistenza all’erosione.
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Il litotipo, nell’area d’intervento, rappresenta la base della successione
detritica del Miocene Inferiore – Medio.
L’area prevista per l’ubicazione dell’aerogeneratore nº 9 è sita su tale
formazione, che interessa in parte anche la superficie individuata per la
realizzazione del nº 5.
MESOZOICO
Calcare (Gc3)
Tale complesso, di età Giurassica superiore, ufficialmente siglato come
Gc3, è rappresentato da calcare, a luoghi fortemente ricristallizato e
contenente foraminiferi ed alghe. Contraddistinguono la roccia una
permeabilità alta ed un’elevata resistenza ai processi erosivi ma, poiché
essa si presenta generalmente molto brecciata e fratturata, può dar luogo
alla caduta di blocchi anche di importanti dimensioni.
L’area prevista per l’ubicazione dell’aerogeneratore nº 5 è sita in parte
su tale formazione.
PALEOZOICO
Scisti filladici (sf)
Tale complesso, che la carta geologica indica in maniera formale con la
sigla sf, rappresenta il substrato roccioso paleozoico, affiorante ad ovest
rispetto all’area d’intervento, su cui poggiano le formazioni di origine
sedimentaria appena descritte. Si tratta di rocce generalmente scistose
quali filladi, a composizione clorotico – sericitica, occasionalmente
biotitiche, che derivano da rocce pelitiche e semipelitiche e localmente
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contengono delle intercalzioni arenacee e calcaree. Sono spesso
attraversati da vene di pegmatite e quarzo, queste ultime a volte
caratterizzate da mineralizzazioni a solfuri metallici. A causa del contatto,
non visibile in affioramento, con la formazione granitica (γ) presente in
località “Coste Mancuso”, che si trova a sud – ovest della superficie di
progetto, gli scisti sono attraversati, nei pressi di Mº Ianno, sito ad ovest
dell’abitato di Agnana Calabra, e quindi dell’area d’intervento, da esigui
filoni di porfido granitico, con formazione di scisti cornubianitici.
La venuta a giorno della massa litoide può essere correlata ai fenomeni
di sollevamento tettonico che hanno portato all’emersione tale zona
aspromontana fino al raggiungimento della configurazione attuale.
La roccia integra, le cui caratteristiche geologico - tecniche sono buone,
si presenta compatta; tuttavia si riscontrano fasce in cui le filladi hanno
subito alterazione durante o successivamente al loro insediamento a
causa di varie fasi tettoniche Paleozoiche, Plioceniche e Quaternarie. Da
ciò deriva che di frequente l’omogeneità del complesso è interrotta da vari
sistemi di litoclasi che lo suddividono in blocchi di forma geometrica
grossolana, disposti secondo un ordinamento spaziale che rispecchia la
distribuzione e l’orientazione delle fenditure, conferendogli l’aspetto
geomeccanico di un “ammasso roccioso” in cui le condizioni di equilibrio
locale sono correlate sia al numero e all’orientazione dei piani di frattura
che all’andamento morfologico del rilievo e quindi, di conseguenza, le
proprietà geomeccaniche diventano molto più scadenti. Gli scisti
presentano infatti, come evidenziato anche nella carta geologica ufficiale,
svariate
rotture,
dovute
a
deformazioni
gravitative
profonde
e
considerevoli discontinuità meccaniche.
Le fasce di locale degradazione e fratturazione predispongono, nel
caso di pendenze, alla possibilità di innesco di movimenti franosi,
nonostante l’erodibilità del materiale integro sia generalmente bassa.
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Nonostante anche la permeabilità primaria media sia generalmente
bassa, essa aumenta nelle zone di alterazione.
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CARATTERI SISMICI, GEOSTRUTTURALI E TETTONICI DELL’AREA
Lo studio dei caratteri tettonici dell’area di Agnana Calabra ha avuto lo
scopo di valutare le condizioni di pericolosità e la probabilità che il
territorio possa essere in futuro interessato da forti terremoti, così come in
passato è stato coinvolto da eventi sismici importanti. L’analisi delle
condizioni paleogeografiche e tettoniche ha consentito di ricostruire i
diversi ambienti che si sono succeduti e che hanno portato alla
formazione dei terreni affioranti ed alla configurazione attuale dell’area.
Il territorio studiato ricade in un contesto caratterizzato da una
condizione di rischio sismico elevato: infatti la zona, così come in generale
tutto il territorio calabrese, rappresenta una delle aree a più elevato rischio
sismico di tutta la penisola italiana. Questa affermazione è sostenuta dai
risultati di numerosi studi sismotettonici, e la sua validità appare evidente
sulla base degli eventi sismici che hanno interessato in passato la zona.
Alla rete di discontinuità a piccola scala che interessa l’ammasso
roccioso e che scompone le rocce cristalline integre in blocchi giustapposti
lungo fenditure e giunti, si sovrappone l’esistenza di fratture di natura
tettonica, riportate nella “Carta geologica ufficiale della Calabria”. Si tratta
di faglie sia prossime che interne all’area d’intervento, che si sviluppano
con orientazione prevalente NW – SE e NE - SW, coinvolgendo sia le
rocce paleozoiche che i terreni sedimentari. L’origine di tali fenditure e
l’intensa sismicità, che si è manifestata nel corso degli anni, è legata a
processi tettonici importanti, ancora in atto, che coinvolgono direttamente
la Calabria e che si esplicano nella crosta terrestre fino a profondità di
decine di chilometri. Al di sotto dell'Arco Calabro - Peloritano, infatti, si
sviluppa una frattura importante lungo la quale si realizza la collisione fra
la placca africana e quella euroasiatica, che ha provocato in epoche
passate una notevole evoluzione geodinamica alla quale è ricollegabile
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non soltanto la conformazione attuale della Calabria, ma anche quella
dell'intera penisola. In Calabria l'impatto fra le zolle ha avuto anche
l'effetto di segmentare la regione in blocchi, separati fra loro da faglie che
la attraversano in senso longitudinale e trasversale, lungo le quali
avvengono tutt'ora movimenti reciproci di sollevamento, sprofondamento e
scorrimenti trasversali.
Dal punto di vista “strutturale” il territorio esaminato è sito all’interno di
una depressione tettonica: la “Fossa di Siderno”; la tettonica dell’area di
studio è dunque direttamente collegata a quella dell’intera Fossa. Essa è
stata direttamente coinvolta in passato da eventi tettonici importanti, che
hanno da una parte determinato il sollevamento del rilievo aspromontano
sino
alle
quote
attuali,
mentre
dall’altra
hanno
provocato
lo
sprofondamento dell’area in cui ricade la superficie d’intervento al di sotto
del livello del mare, in epoca Miocenica, con conseguente deposizione di
sedimenti marini. L’area sprofondata costituiva un bacino, appartenente
alla più estesa Fossa di Siderno sviluppata secondo l’orientazione NW –
SE
trasversalmente
rispetto
all’andamento
dell’arco
calabro,
ed
individuata lungo il margine settentrionale dal sistema di faglie Marina di
Nicotera – Marina di Gioiosa Jonica, e lungo il margine meridionale dalle
faglie sviluppate in direzione Siderno Marina - Cittanova. Tali faglie
debordavano la depressione con rigetti dell’ordine di centinaia di metri e
costituivano cerniere di sollevamento e troncamento del basamento
roccioso.
Tale situazione paleogeografica, pressocchè costante in tutto il
Miocene, subiva successivamente un’inversione di tendenza con una
nuova fase tettonica prevalentemente compressiva che portava sia la
fossa di Siderno che l'Aspromonte in blocco ad un rapido fenomeno di
sollevamento sino al raggiungimento della configurazione attuale. Tale
fase tettonica nella zona indagata determinava la regressione del mare e
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l’emersione dei terreni marini precedentemente deposti, entro i quali oggi
si rinvengono testimonianze fossili.
I movimenti tettonici che hanno caratterizzato le epoche passate
determinando
profonde
trasformazioni
dell’assetto
territoriale,
condizionano tutt’ora lo sviluppo del territorio e sono testimoniati sia dalla
intensa capacità erosiva delle acque lungo gli alvei, conseguente ai
processi di sollevamento della zona, sia dagli eventi sismici recenti che si
esplicano con campi di stress la cui direzione ricalca l’assetto strutturale
della fossa tettonica di Siderno. Ciò porta a ritenere che, nell’eventualità di
sollecitazioni sismiche, nell’area interessata dall’intervento di progetto, si
possano verificare fenomeni di amplificazione locale delle sollecitazioni e
degli scuotimenti di elevata intensità: infatti le faglie rappresentano una via
preferenziale di propagazione delle onde sismiche dalle zone profonde
verso la superficie.
Per quanto riguarda il grado di pericolosità sismica, considerate le
scarse informazioni per i terremoti del passato, risulta difficile individuare
un “tempo di ritorno” ragionevolmente attendibile per l’area di studio. A ciò
si aggiunge il fatto che gli studi e le ricerche geosismiche a tutt’oggi non
consentono di individuare con un congruo anticipo ed entro un limite
territoriale ristretto il luogo, l’istante e l’energia di un terremoto. Esistono
infatti ancora oggettive difficoltà di conoscere in maniera soddisfacente le
caratteristiche meccaniche e geometriche della sorgente di un sisma, ed i
meccanismi di propagazione delle onde sismiche che stanno alla base
dell’esplicarsi di un terremoto in una determinata area.
In ogni caso le caratteristiche neotettoniche e sismiche portano a
ritenere che il territorio di Agnana Calabra si trova in una condizione di
pericolosità sismica elevata. In queste condizioni è evidente che l’ambito
di intervento si inserisce in un contesto territoriale sismicamente attivo, ad
alta sismicità, in cui è possibile anche in futuro l’esplicarsi di terremoti di
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elevata magnitudo ed accelerazione, di intensità prossima al massimo
grado della scala Mercalli.
Pertanto, ai fini della progettazione antisismica, in fase esecutiva, per
qualsiasi intervento, occorrerà prendere le dovute accortezze e dovranno
essere rigorosamente osservate le disposizioni di legge contenute nelle
normative tecniche vigenti per le costruzioni in zone sismiche.
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CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
Il comune di Agnana Calabra appartiene alla provincia di Reggio
Calabria e dista 100 chilometri da Reggio Calabria, capoluogo della
omonima provincia; l’area geografica in cui è compreso è quella della
Locride. Conta circa 653 abitanti e ha una superficie di circa 8 Km² per
una densità abitativa di circa 80 abitanti per chilometro quadrato. Sorge
alla quota di circa 210 metri s. l. m. Il territorio del comune risulta
compreso tra i 77 e i 524 metri s. l. m, pertanto l'escursione altimetrica
complessiva risulta essere pari a 447 metri. Le sue coordinate sono le
seguenti: LATITUDINE 38º 18' 13'' 32 N; LONGITUDINE 16º 13' 25'' 32 E.
L’abitato di Agnana Calabra confina a nord con Mammola, a sud – est
con Siderno, a sud con Gerace e a nord - ovest con Canolo.
Agnana
sorge
su
uno
sprone
collinare
del
primo
entroterra
aspromontano, ad una quota di circa 250 m s. l. m.. L’abitato odierno si
inerpica sul versante rivolto verso sud della collina, che ha una pendenza
ben evidente e degrada verso valle fino a raggiungere l’area in cui si
impostano i terrazzi alluvionali più antichi della Fiumara Novito.
E’ presumibile che Agnana Calabra sorse nel 1.300 nei pressi di un
antico Monastero Brasiliano che, posto sul Monte D’Agnana, diede origine
al toponimo. Nel corso dei secoli il paese fu governato da diversi
feudatari, tra i quali si ricordano in maniera particolare i Borboni che
valorizzarono le diverse miniere di lignite e antracite presenti nel territorio.
Esse furono ampiamente sfruttate nel corso del 1800 fino al 1910: nel
1882 l’antracite estratta ad Agnana fu impiegata per la costruzione della
prima linea ferroviaria italiana (percorso Roma – Frascati) e il primo treno
a carbone. L’antracite e la lignite estratte venivano trasportate sui fiumi
per essere utilizzate nei vicini centri della costa ionica. Intorno al 1855, nel
pieno dell’attivitá estrattiva, nelle ligniti vennero trovati i resti fossili di un
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Antracoterio, un grosso mammifero vissuto 30 milioni di anni fa. (I fossili
sono attualmente custoditi preso il Museo di Paleontologia dell´Universitá
di Napoli "Federico II"). Tale ritrovamento rappresenta una testimonianza
che a quel tempo la zona era occupata da una foresta con ampie zone
paludose, che nei milleni venne invasa dal mare, che depositò sabbie,
ghiaia e frammenti di conchiglie. I rilevamenti geologici ed i fossili
forniscono dati importanti per ricostruire la geografia dell’Italia di 30 milioni
di anni fa. L´antracoterio infatti ha origini eurasiatiche ed é stato ritrovato
anche in giacimenti di ligniti del Nord-Italia e del centro Europa.
Il parco di progetto si colloca nel settore orientale e nord – orientale del
territorio comunale e si insedia morfologicamente in una zona costituita da
versanti impostati principalmente in terreni sedimentari miocenici e
pliocenici, ed in misura minore, esclusivamente nella porzione nord –
occidentale della superficie di progetto, in un complesso cristallino
paleozoico, coinvolgendo inoltre, sebbene in misura ridotta, una
formazione calcarea mesozoica. Ci troviamo in presenza di un territorio
devastato da grandi movimenti di massa e antiche frane, molte delle quali
ancora attive e fortemente soggette ad erosione. Esse potrebbero
coinvolgere zone anche apparentemente stabili, ed inoltre si può notare la
presenza di versanti in frana in quasi tutte le formazioni.
Infatti la natura dei terreni affioranti nell’area ne condiziona fortemente
lo stato di equilibrio, ed a ciò si aggiunge l’azione della rete idrografica
locale caratterizzata da una serie di solchi vallivi. Si tratta di reticoli
idrografici in corrispondenza dei quali le acque ruscellano velocemente a
causa della natura dei terreni attraversati, ed esercitano capacità erosive
rilevanti come testimoniato dall’approfondimento dei solchi e dai
movimenti franosi impostati in corrispondenza dei compluvi. Le acque di
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circolazione sia diffusa che incanalata mantengono attivi i processi erosivi
che caratterizzano in modo particolare le argille variegate.
Tali depositi hanno infatti un comportamento “pseudocoerente” per il
fatto che il loro grado di equilibrio è subordinato alla quantità d’acqua che
ne varia la stabilità. All’interno di tali depositi le acque di infiltrazione,
particolarmente nei periodi di maggiore piovosità, determinano fenomeni
di saturazione e l’instaurarsi di pressioni neutre e di moti di filtrazione, in
modo particolare al contatto tra la copertura più alterata ed i terreni più
profondi, con conseguente decremento della resistenza al taglio della
formazione e del valore di coesione. L’acqua sia diffusa che incanalata
lungo le incisioni vallive inoltre, mentre da una parte riduce la resistenza
dei terreni, dall’altra appesantisce la coltre superficiale incrementando le
componenti gravitative tangenziali ed i fenomeni di lubrificazione,
contribuendo in maniera sostanziale ad aumentare la tendenza allo
scorrimento del litotipo. I dissesti che caratterizzano la zona hanno ritmi
evolutivi che possono subire accelerazioni importanti nei periodi più
intensamente piovosi. Le problematiche geologiche locali dunque
derivano dalla natura dei terreni di appoggio del parco eolico, ed in
particolare dalla presenza delle argille varicolori, che affiorano in
corrispondenza del sito in cui è prevista l’ubicazione degli aerogeneratori
nº 10, nº 11 e nº 12 e su parte dell’area di cotruzione dell’aerogeneratore
nº 9.
Le argille in condizioni di imbibizione possono dar luogo a rigonfiamenti
ed avvallamenti che possono coinvolgere l’area di progetto con
conseguenti cedimenti e deformazioni.
L’aerogeneratore nº 4 si colloca a sud del M. Scifa, un rilievo bordato
per l’intero perimetro da scarpate subverticali impostate in sabbie ed
arenarie. Esse sono diffusamente interessate da crolli che, ammantando
le parti basali delle scarpate medesime con i loro detriti, obliterano la
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prosecuzione delle superfici di taglio in profondità. Dette scarpate
costituiscono le porzioni esposte delle superfici di taglio delle grandi frane
di tipo misto (scorrimenti evolventi verso spandimenti laterali e quindi
colate) che rappresentano il motivo geomorfologico dominante di tale
ambito territoriale.
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CARATTERISTICHE IDROLOGICHE
L’area di progetto si trova sulla sinistra idrografica della Fiumara Novito,
che rappresenta il solco vallivo più importante della zona e che lambisce a
nord – ovest, ad ovest e a sud il territorio comunale di Agnana Calabra. Il
suo alveo, nel tratto considerato, negli elaborati del Piano Stralcio di
Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione Calabria (PAI) relativi al
rischio idraulico, è perimetrato come area di attenzione: il parco eolico
comunque ricade al di fuori della suddetta area di attenzione poiché si
colloca ad est rispetto ad essa e pertanto il P. A. I. non pone alcun
vincolo, per quanto riguarda il rischio idraulico, alla zona su cui andrà ad
insistere l’impianto di energia alternativa.
Il corso d’acqua presenta le peculiarità tipiche delle fiumare, che sono
corsi d’acqua di breve lunghezza ed elevate pendenze nel tratto montano,
con piene brevi e improvvise, nel corso delle quali avviene un ingente
apporto di materiale solido grossolano, che viene depositato nei tratti
vallivi, con larghezza ragguardevole, andando a costituire un alveo spesso
pensile rispetto alla campagna circostante, dove la corrente delle piene va
poi ad aprirsi un varco. Si tratta di canali con un regime idrologico a
carattere torrentizio che presentano portate idriche consistenti e
concentrate, estremamente variabili nel corso dell'anno in funzione
dell’andamento degli afflussi meteorici. Durante i mesi più piovosi
dell’anno i corsi d’acqua risentono dell’azione delle elevate precipitazioni e
pertanto sono possibili deflussi incanalati caratterizzati da portate idriche
consistenti e da trasporti torbidi e solidi periodicamente elevati.
Il bacino della suddetta asta valliva si compone di tanti bacini minori
confluenti nell’alveo principale: sono infatti molti i tributari che si diramano
da esso, sia in sinistra che in destra idrografica.
L’asta fluviale si origina nel complesso degli scisti filladici (sf) presenti in
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affioramento nell’area nord – occidentale del territorio comunale di
Agnana Calabra e lambisce quest’ultimo lungo il suo corso. Nel tratto di
monte anche i suoi affluenti incidono la formazione cristallina.
Il suo sviluppo prosegue attraversando alcuni depositi sedimentari
c
miocenici e una formazione calcarea mesozoica (G 3), per poi andare ad
incidere, nei pressi di località “Coste Mancuso”, a sud dell’area di
progetto, una formazione granitica paleozoica (y). Successivamente il
corso d’acqua si imposta in terreni sedimentari miocenici e pliocenici, fino
ad attraversare, nella parte medio – bassa del bacino, un’ampia e
subpianeggiante pianura alluvionale impostata in terreni pliocenici e
pleistocenici, per poi concludere il suo tragitto andando ad immettersi nel
Mar Ionio.
La suddetta pianura alluvionale si compone di depositi alluvionali
stabilizzati (af) rappresentati da alluvioni terrazzate, fissate naturalmente o
in modo artificiale, affioranti intorno all’alveo della Fiumara Novito.
L’origine di tale deposito e l’attuale posizione stratigrafica sono da mettere
in relazione diretta con le attività deposizionali di epoche passate e recenti
da parte delle acque superficiali incanalate. Litologicamente si tratta di
una formazione eterogenea ed eterometrica, caratterizzata da sabbie a
granulometria variabile con livelli prevalentemente ghiaioso – ciottolosi e
livelli prevalentemente sabbiosi o argilloso - limosi distribuiti a profondità
variabili dal piano di campagna. I litotipi sono sufficientemente addensati e
sono caratterizzati da una permeabilità generalmente medio - elevata,
variabile in funzione delle locali caratteristiche granulometriche.
Per quanto attiene ai caratteri geostrutturali locali, considerando le
modalità deposizionali, è prevedibile una disomogeneità non soltanto in
senso verticale ma anche laterale dei terreni, e l'esistenza di intercalazioni
piano parallele di tipo cross – bedding, le quali determinano nel
complesso una struttura tabulare. Inoltre, visto l'ambiente formazionale, è
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possibile che inglobati nei materiali sopra descritti si trovino veri e propri
paleosuoli, argille torbose e torbe s. s.
Per quel che riguarda il letto della Fiumara, lungo le cui fasce arginali,
nella parte medio – alta del bacino, spesso sono presenti dei detriti di
frana, esso si compone di depositi alluvionali mobili (ac): si tratta in genere
di alluvioni mobili, ciottolose e sabbiose, dei letti fluviali. Essi sono il
risultato della deposizione attuale dei materiali erosi sulle rocce affioranti
nell’entroterra, in corrispondenza delle quali si imposta il reticolo
idrografico sotteso. Dal punto di vista litologico si tratta di sabbie, ciottoli e
blocchi cristallini di natura ignea e metamorfica immersi in materiale fine
quali intercalazioni limo - argillose localizzate a profondità variabili dal
piano di campagna. La formazione è poco costipata ed è soggetta a
ripetuti fenomeni di mobilizzazione da parte delle acque di scorrimento.
Per quel che concerne il regime pluviometrico del versante meridionale
ionico calabrese, esso è contraddistinto da precipitazioni di poca durata e
molto vigore. In particolare l’andamento delle piogge della zona esaminata
si caratterizza per l’esistenza di picchi di precipitazione che, innescandosi
in periodi piovosi, impediscono al sottosuolo di assorbire i volumi d’ acqua.
Ne deriva la quasi globale trasformazione degli afflussi in deflussi con
valori alti assunti dalla portata al colmo di piena. Ecco perché tale territorio
è stato spesso devastato da eventi metereologici molto gravi, come le
innumerevoli inondazioni storicamente registrate.
La regione più piovosa dell’Italia meridionale è la Calabria, con una
media attorno ai 1200 mm di totale annuo di precipitazione a fronte di
quella media nazionale che si aggira attorno ai 1000 mm. Valutando la
distribuzione annuale dei valori di precipitazione media mensile si evince
che la distribuzione della piovosità presenta un minimo in estate ed un
massimo in inverno: è dunque di tipo marittimo. I contributi complementari
di temperature, orografia e mare sono la causa scatenante delle forti
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precipitazioni. Le correnti orientali ed occidentali vengono intralciate dai
Massicci dell’ Aspromonte e delle Serre: si crea in tal modo una
condizione di convezione forzata che fa sì che piogge molto forti vengano
scaricate sui rilievi.
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CARATTERISTICHE
IDROGEOLOGICHE
E
PERMEABILITA’
DEI
LITOTIPI
Dallo studio condotto sui terreni, e dalle considerazioni geologiche e
geostrutturali espresse nella descrizione delle singole formazioni, è
emerso che i litotipi affioranti nell’area di progetto presentano permeabilità
differenti fra loro ed appartengono a diverse classi di permeabilità,
caratterizzate dal seguente raggruppamento di terreni:
Permeabilità bassa
•
Argille siltose (Pa2-3 ), (Pliocene);
•
Argille marnose e marne (Pa1-2 ), (Pliocene);
•
Argille policromi (Mac1-2), (Miocene);
•
Siltiti (Mss1-2), (Miocene).
Tali depositi sono caratterizzati da granulometria in prevalenza fine e
da una permeabilità bassa, con valori del coefficiente di permeabilità
variabili da 10-5 -10-9 cm/sec e valori di porosità elevati e pari a n = 0.50.
L’attitudine di questi terreni ad essere sede di infiltrazione efficace è
bassa, e la circolazione delle acque si instaura nella fascia più superficiale
degradata generando falde spesso effimere e poco continue lateralmente,
la cui morfologia segue l’andamento topografico. In tal modo le acque di
pioggia non assorbite dai terreni ruscellano velocemente raccogliendosi
nelle zone di fondovalle, e determinano il carattere torrentizio dei corsi
d’acqua con tempi di corrivazione ridotti e portate variabili in relazione agli
apporti pluviometrici. La permeabilità di tali formazioni, generalmente
ridotta, aumenta in corrispondenza delle eventuali porzioni arenacee o
calcaree, delle componenti sabbiose e delle locali frazioni siltose che
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modificano localmente le direttrici di percolazione delle acque. Il
comportamento idraulico delle formazioni pertanto varia localmente ed è
legato alle caratteristiche litologiche puntuali.
Permeabilità medio – elevata ed elevata per porosità
•
Sabbie ed arenarie (P
•
Conglomerati poligenici (Pcl1), (Pliocene);
•
Conglomerati (Mcl-s1-2), (Miocene).
s
2-3 ),
(Pliocene);
Tali terreni sono caratterizzati da una permeabilità medio – elevata ed
elevata, con valori di porosità che variano da n = 0.30 a n= 0.40. Hanno
la capacità di immagazzinare acque in profondità e possono essere sede
di falde acquifere. Inoltre l’elevata permeabilità tende a favorire i fenomeni
di infiltrazione idrica in profondità, e da ciò deriva un più basso valore del
coefficiente di deflusso nelle zone di affioramento dei litotipi. Entro tali
complessi sedimentari eterogenei la circolazione sotterranea delle acque
si realizza spesso lungo percorsi che generano una rete di circolazione
anastomizzata, in relazione alle condizioni litologiche e di permeabilità
puntuali. Considerata l’eterogeneità delle formazioni, bisogna valutare che
la permeabilità si riduce sia in corrispondenza delle eventuali frazioni
arenacee compatte che in corrispondenza delle intercalazioni più fini, le
quali modificano localmente le direttrici di percolazione delle acque in
profondità. Anche il comportamento idraulico di tali formazioni, così come
quello delle precedenti, pertanto varia localmente ed è legato alle
caratteristiche litologiche puntuali.
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Permeabilità medio – elevata ed elevata per fessurazione
•
Calcare (Gc3), (Mesozoico);
•
Scisti filladici (sf), (Paleozoico).
Sia la formazione filladica, che quella calcarea, non presentano una
permeabilità primaria per porosità, ma sono intensamente fratturate e
diaclasate e la loro permeabilità si svolge attraverso le numerose
discontinuità, molte delle quali seguono un andamento in senso sub verticale e la cui distribuzione determina il loro grado di permeabilità: si
parla, in tal caso, di una permeabilità di tipo secondario “per
fessurazione”. Essa all’interno di tali rocce è notevole e conferisce loro
una permeabilità "in grande" per fessurazione: pertanto in esse è presente
un esteso deflusso idrico sotterraneo. I giunti costituiscono vie
preferenziali di percolazione idrica sotterranea e generano una rete di
deflusso idrico; nelle zone maggiormente fratturate si determina un
repentino aumento della trasmissività, che si riduce in corrispondenza
delle aree meno fratturate. L’effetto indotto sono modificazioni locali del
valore della permeabilità e variazioni puntuali nella geometria del campo
delle pressioni neutre in dipendenza alle particolarità dei giunti, del loro
assetto, della loro distribuzione spaziale, del grado di apertura e
spaziatura, della rugosità e dell’esistenza di materiali di riempimento a
granulometria
fine,
fattori
da
cui
dipende
anche
il
grado
di
approfondimento della percolazione idrica sotterranea. La circolazione
profonda delle acque è dunque legata alle caratteristiche litologiche e
geostrutturali delle rocce, e particolarmente all'esistenza di un elevato
grado di fratturazione delle formazioni. Le rocce cristalline infatti
presentano
una
porzione
superficiale
intensamente
fessurata,
in
corrispondenza della quale hanno la capacità di immagazzinare notevoli
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quantità idriche e costituiscono estesi serbatoi idrici naturali. Pertanto le
capacità di immagazzinamento idrico del complesso sono elevate. Le
discontinuità litologiche che interessano tali rocce facilitano la possibilità di
sviluppo di bacini idrici sotterranei, a profondità elevate.
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COMPATIBILITA’ CON IL P. A. I.
Le zone a rischio di tutti i centri abitati della Calabria e delle frazioni con
popolazione superiore ai 200 abitanti sono rappresentate negli elaborati
cartografici del Piano di Assetto Idrogeologico redatti dall’Autorità di
Bacino Regionale, nei quali sono individuate le zone a rischio idraulico e
le aree a rischio frane. La procedura di perimetrazione delle aree a rischio
del PAI è stata effettuata sulla base della distinzione di quattro diverse
classi di rischio, indicate come R4, R3, R2, R1 per condizioni di rischio
decrescente da rischio molto elevato a basso.
Nelle zone a rischio R4, per come definito dall’art. 8 delle Norme di
Attuazione e Misure di Salvaguardia del PAI, esistono condizioni che
determinano la possibilità di perdita di vite umane o lesioni gravi alle
persone, danni gravi agli edifici ed alle infrastrutture, e gravi danni alle
attività socio – economiche locali.
Nelle aree a rischio R3 – rischio elevato – esiste la possibilità di danni a
persone o a beni, danni funzionali ad edifici ed infrastrutture che ne
comportino l’inagibilità, e l’interruzione di attività socio – economiche.
Nelle aree a rischio R2 – rischio medio – esistono condizioni che
determinano la possibilità di danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed
al patrimonio ambientale senza pregiudizio diretto per l’incolumità delle
persone e senza comprometterne l’inagibilità e la funzionalità delle attività
economiche.
Nelle aree a rischio R1 – rischio basso – i danni sociali, economici ed al
patrimonio ambientale sono limitati.
Le zone a rischio frane sono state perimetrate tenendo conto delle
metodologie sancite dal DPCM del 29.9.1998 ed utilizzando i dati storici di
archivio
riguardanti
le
frane
già
presenti
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sul
territorio,
l’analisi
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fotointerpretativa in scala 1:10.000, il confronto diretto con gli Enti Locali
ed i sopralluoghi di verifica.
Il PAI disciplina l’uso del territorio anche nelle aree in frana non oggetto
delle perimetrazioni di cui al DPCM del 29.9.1998, se associate ad aree a
rischio. Nelle aree in frana, riportate negli elaborati del PAI senza rischio
associato gli enti competenti dovranno tenere conto delle normative
vigenti, in particolare di quanto previsto dall'art. 13 della Legge 64/74.
Per la perimetrazione delle zone a rischio idraulico, l’analisi del PAI è
stata conseguita utilizzando:
•
i risultati di modelli idrologico – idraulici, che hanno consentito di
individuare le sezioni di esondazione per portate di piena con assegnati
tempi di ritorno, per i corsi d’acqua di cui si disponeva di una idonea mole
di dati;
•
criteri geomorfologici che tengono conto dell’andamento plano –
altimetrico degli alvei fluviali e delle evidenze relative ai depositi alluvionali
conseguenti a fenomeni di trasporto dei materiali solidi;
•
le informazioni storiche riguardanti i vari eventi alluvionali del
passato;
•
le aerofotogrammetrie utili per l’osservazione delle tracce di piena;
•
il rilevamento di punti critici rilevati quali riduzioni di sezioni
dell’alveo, ostruzioni, rotture di argini ecc…
Sulla base dei criteri geomorfologici, in assenza di dati idrologici
sufficienti e di documentazioni storiche, sono state considerate a rischio
idraulico:
• le aree alluvionali comprendenti l’alveo di magra dei tronchi
pedemontani e terminali;
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• le aree di conoidi pedemontane attive o di recente formazione.
Il Comune di Agnana Calabra è censito negli elaborati cartografici PAI
di seguito elencati:
Rischio e/o Pericolo di Frana:
– Elaborato 15.1 “Carta inventario dei centri abitati instabili” Tavola
FCI 080 – 002 Comune di Agnana Calabra, in scala 1: 10.000 ;
– Elaborato 15.2 “Carta inventario delle frane e delle relative aree a
rischio” Tavola FRI 080 – 002 Comune di Agnana Calabra, in scala 1:
10.000.
Rischio Idraulico:
– Tavole AV 080002,
“Aree Vulnerate ed elementi a Rischio”
Comune di Agnana Calabra, in scala 1: 25.000 ;
– Tavole RI 080002
“Perimetrazione Aree a Rischio Idraulico”
Comune di Agnana Calabra, in scala 1: 25.000.
Il presente studio ha previsto la sovrapposizione delle posizioni dei 12
aerogeneratori di progetto alla cartografia redatta dall’Autorità di Bacino.
Per come desunto da tale sovrapposizione, il cui risultato è stato riportato
graficamente nella relativa tavola cartografica allegata, l’area interessata
dall’opera in argomento ricade in un ambito in cui il PAI non pone alcun
vincolo per quanto riguarda il rischio frane.
In ogni caso si evidenzia che l’aerogeneratore nº 8 si colloca in
prossimità di un’area di rispetto associata ad un rischio R4 ed interessata
da una “frana attiva di tipo scorrimento” e pertanto soggetta all’Art. 16
(Disciplina delle aree a rischio R4 e delle aree in frana ad esse associate)
delle Norme di Attuazione del PAI. Nonostante il suddetto aerogeneratore
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non ricada all’interno dell’area di rispetto, si colloca nelle sue immediate
vicinanze, e precisamente a nord – ovest rispetto al perimetro dell’area di
rispetto, indicato indicate tramite una linea rossa tratteggiata, e alla
scarpata di frana. Si fa inoltre presente che anche l’aerogeneratore nº 7 si
colloca sulla sinistra di tale area di rispetto, ma a distanze maggiori
rispetto al nº 8, il quale, insieme a tutte le eventuali opere ad esso
accessorie, dovrà essere posto ad opportune distanze dall’area di rispetto.
Si fa inoltre presente che tutta l’area posta a destra rispetto alla
superficie su cui insisterà il parco eolico è interessata da due aree a
rischio R4 e da diverse aree di rispetto associate a rischio R4 ed
interessate da fenomeni quali: una colata rapida attiva, due frane
complesse attive, due zone franose profonde attive, due frane di tipo
scorrimento attive e tre quiescenti.
La porzione di territorio presente a sud e a sud – ovest rispetto alla
superficie di progetto è interessata da diverse zone classificate come aree
a rischio che vanno dal rischio R1 fino al rischio R4, da aree di rispetto
associate anch’esse a rischio da R1 fino ad R4, e da frane. A tali aree
sono associati fenomeni quali: frane complesse attive, colamenti attivi,
frane di tipo scorrimento sia attive che passive e zone franose profonde
sia attive che passive.
Tali movimenti in ogni caso non interessano la zona di intervento.
Nella cartografia del PAI le zone a rischio idraulico sono distinte in:
-
aree di attenzione, già delimitate e indicate tramite una
retinatura rossa, nelle quali in mancanza di studi di dettaglio ai fini della
tutela preventiva valgono le prescrizioni vigenti per le aree a rischio R4;
-
zone di attenzione (indicate tramite una linea rossa marcata) e
punti di attenzione (individuati da punti rossi), per i quali va definita
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l’estensione delle aree di attenzione (a rischio R4) secondo i criteri
definiti nel PAI.
Il territorio comunale di Agnana Calabra è lambito a nord – ovest, a
ovest e a sud dalla Fiumara Novito, il cui alveo, nel tratto considerato,
negli elaborati del P. A. I. relativi al rischio idraulico, è perimetrato come
area di attenzione.
Il presente studio ha previsto la sovrapposizione delle posizioni dei 12
aerogeneratori di progetto alla cartografia redatta dall’Autorità di Bacino.
Si è in tal modo potuto rilevare, ed inoltre evidenziare graficamente nella
relativa tavola cartografica allegata, che il parco eolico in esame ricade al
di fuori della suddetta area di attenzione poiché si colloca ad est rispetto
ad essa e pertanto il PAI non pone alcun vincolo, per quanto riguarda il
rischio idraulico, alla zona su cui andrà ad insistere l’impianto di progetto.
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