Claudio Baglioni Laura Garavini Giorgio Diritti Anny

8. Jahrgang
Ausgabe 3/2010 Sommer
INTER Ven t i
€ 2.50
DEU TSCH-ITALIENISCHE SZENE IN BAY ERN
INTERVISTE
Claudio Baglioni
Laura Garavini
Giorgio Diritti
Anny Carraro
Serena Chilemi
Daniela Dente
2
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
ITALIENISCHE
BUCHHANDLUNG
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INTERVen t i
SOMMARIO
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
DOSSIER
Piove sempre sul bagnato
S. 31
SALUTE
Emofilia nobile
S. 36
Stitichezza
S. 37
IN COPERTINA
Intervista a
Claudio Baglioni
S. 4
ALMANACCO
Intervista alla pianista
catanese Serena Chillemi
S. 39
Claudio Baglioni
in concerto
S. 7
Un doveroso
aggiornamento
S. 41
DALL’ITALIA
Girotonno 2010
S. 8
Intervista all'artista
Daniela Dente
S. 42
Polvere di smog
S. 12
Lista degli artisti
italiani di Monaco,
rubrica arti figurative
S. 46
150 anni persi
S. 15
Intervista a Laura Garavini
S. 16
SEGNALAZIONI
Ai margini di un incontro
S. 18
Programma dell’Istituto
di Cultura di
Monaco di Baviera
S. 47
Lettres italiennes
S. 20
Appuntamenti
S. 49
CULTURA
Intervista al regista
Giorgio Diritti
S. 21
L’attenzione per l’arte
italiana della
Bruckmann Verlag
di Monaco
S. 24
Kaiser, Kult und Casanova
S. 26
Interview mit der
Dokumentarfilmerin
Anny Carraro
S. 28
INTERVen t i
E D I T ORI A L E
Nella Roma barocca e papalina del
XVI secolo, il giornalismo era ancora ben
lungi dall’essere strumento di informazione e democrazia. La denuncia dei
misfatti del potere aveva luogo attraverso le “Pasquinate”, dal nome dato alla
vecchia statua divenuta poi simbolo
parlante della satira politica più
tagliente. Da quei tempi ad oggi in Italia
le cose non sono cambiate molto e chi ha
il potere ne fa un uso spesso opinabile.
Da qualche settimana il mondo
dell’informazione è in subbuglio per via
di una nuova legge che limita la libertà di
stampa. La cosiddetta “legge bavaglio”
vieta agli editori dei giornali, pena gravi
sanzioni, la pubblicazione dei contenuti
delle intercettazioni telefoniche,
strumento utilizzato nelle indagini a
carico di reati importanti, in primis quelli
di mafia e corruzione. Il governo ha
ritenuto necessario tale divieto dopo che
alcuni giornali avevano pubblicato
colloqui telefonici troppo “aperti”, per
non dire compromettenti, di uomini
politici d’alto livello. Un’altra legge,
cosiddetta “milleproroghe”, dimezzerà i
contributi per la stampa estera. I tagli
riguarderanno ben 150 testate che
danno voce agli italiani all’estero e le cui
edizioni cartacee potrebbero divenire un
lusso non più sostenibile.
Ma i tagli non saranno bavagli.
Nell’era di internet chi impone il silenzio
forzato non può sperare di farla franca.
Non una, ma cento statue parlanti
gemelle di Pasquino verranno erette nei
luoghi più disparati del pianeta, dove la
lingua italiana ha bocche e orecchie e,
con queste, motivi e ragioni per elevare la
sua protesta.
La redazione
Copertina: Claudio Baglioni in concerto (Foto:
www.vanalmsick.com, Büro van Almsick)
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4
In copertina
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
In un
solo
mondo
Intervista a
Claudio Baglioni
Simona Morani
Claudio Baglioni è una pietra miliare della musica popolare italiana ed uno dei cantautori più amati dagli italiani;
questo non soltanto per le sue doti artistiche, ma anche
per la grande umanità, che lo porta a cercare il costante
contatto con il pubblico. Con il suo nuovo tour mondiale
Un Solo Mondo – One World Tour 2010 il cantautore
ambisce a portare nei cinque Continenti un messaggio di
dialogo tra le culture che passa attraverso la magia della
musica.
INTERVenti lo ha intervistato in occasione del concerto
tenuto al Circus Krone di Monaco di Baviera il sei maggio
scorso.
INTERVenti (IV): In febbraio è iniziato il tuo nuovo tour Un
Solo Mondo - One World 2010, un vero e proprio tour
mondiale: ci puoi dire qualcosa di più su questo progetto?
Claudio Baglioni (CB) Abbiamo iniziato il One World Tour
con una serie di concerti in Nord America, Stati Uniti e
Canada. La prossima settimana partirà a Bruxelles la
prima tranche europea del tour; il sei di maggio saremo a
Monaco e il giorno dopo a Stoccarda. Ho voluto chiamare
questa tournée Un Solo Mondo per tre ragioni: prima di
tutto rappresenta l’espressione del mondo in cui io e tutti
i miei compagni di viaggio ci muoviamo, ovvero il mondo
della musica, che cerca contemporaneamente di essere
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
In copertina
Einer der bekanntesten und beliebsten italienischen Sänger stellt sich vor
und berichtet über seine jüngste Welttournee.
Claudio Baglioni (Foto: www.vanalmsick.com, Büro van Almsick)
anche il mondo della bellezza, della conoscenza, della
passione. Sarà un viaggio molto lungo, che finirà a febbraio dell’anno prossimo e toccherà tutti e cinque i Continenti. La prima serie di tappe europee si concluderà a
Londra il 29 maggio; in autunno poi torneremo in Nord,
Centro e Sud America; seguiranno concerti in Giappone,
Cina, Africa e nell’Europa dell’Est per una seconda volta.
Insieme al viaggio artistico viene compiuto con questa
tournée anche un viaggio sentimentale e personale; in
ogni città, infatti, terrò degli incontri con il pubblico, in
particolare con gli italiani, prima o dopo le esibizioni. Un
Solo Mondo è anche il titolo di un brano che ho scritto
l’anno scorso e che è stato l’inno dei mondiali di nuoto di
Roma 2009; rappresenta quindi un modo per trasmettere
l’idea che viviamo in un unico mondo e che è bello sapere
che non ci siamo soltanto noi, ma che ci sono anche gli
altri, così come nella musica non esiste un solo genere,
ma tantissimi generi che si mescolano; quando vi è tale
mescolanza ne deriva sempre un arricchimento.
IV: Finora le prime date in Canada e negli Stati Uniti come
sono andate?
CB: Bene, è stato un grande successo. Ero già stato in
Nord America due anni e mezzo fa e ora ci sono tornato
con due date in Canada, a Montreal e a Toronto, e due
date negli Stati Uniti, a Mashantucket, vicino a Boston, e
ad Atlantic City. Sono stati quattro concerti dal tutto
esaurito, abbiamo ricevuto una accoglienza calorosissima.
Un po’ me lo aspettavo, dato che era già stato così due
anni e mezzo fa; ad ogni modo il concerto di chiusura a
Toronto è stato proprio una meraviglia, tant’è che ne
abbiamo realizzato un filmato. Il teatro era al completo e
contava più di settemila presenze.
IV: Trovi che ci sia differenza tra il pubblico in Italia e quello che viene ai tuoi concerti all’estero?
CB: Beh, qualche differenza c’è, dato che con il pubblico
all’estero vi è un contatto meno frequente; la composizione del pubblico inoltre è estremamente variegata, ci sono
tutte le generazioni, e non soltanto italiani o figli di italiani. È curioso, in un primo momento sembra esserci una
coesione minore, ma in ultima l’entusiasmo si rivela
ugualmente molto forte. In parte ciò è dovuto al fatto che
ci si ritrova ad ascoltare canzoni che per anni ci hanno
INTERVen t i
fatto compagnia e che per alcuni sono state vera e propria colonna sonora di molti anni di vita, in parte al fatto
che i concerti all’estero sono più “antologici” rispetto a
quelli in Italia, che si basano su una produzione ben precisa. I concerti all’estero sono una sorta di best of di quarant’anni di musica, più dinamici, una sorta di grande
festa. A parte a ciò grandissime differenze non ve ne
sono, proprio perché viviamo in un mondo in costante
comunicazione, una sorta di villaggio globale, e ovunque
si vada sembra tutto sommato di trovarsi nello stesso
posto.
IV: Ti eri già esibito in Germania?
CB: Sì, nell’84 e nell’85 ero stato a Monaco e a Francoforte, dove avevo presentato degli spettacoli molto particolari. Quest’anno ho voluto portare questo grande concerto in Germania e a tutti gli effetti ciò rappresenta per
me una sorta di debutto: sono passati tanti anni, infatti,
dalle esibizioni precedenti in questo Paese e vivo questo
concerto con una certa curiosità ed emozione… è un po’
come arrivare in un posto per la prima volta.
IV: È stata una scelta voluta quella di suonare al Circus
Krone di Monaco e a Stoccarda?
CB: Il Circus Krone è un posto molto prestigioso, lo so. In
realtà non si è trattato di una mia decisione, bensì di una
scelta dettata dalle esigenze di calendario e animata dall’
“intento logistico” di realizzare il meglio. Io avrei voluto
toccare anche altre città in Germania, magari ci saranno
a breve altre occasioni. Ritorneremo, infatti, in Europa tra
il mese di novembre e il mese di dicembre, facendo tappa
a Mosca, San Pietroburgo e in altre città dell’Est europeo.
IV: In occasione degli appuntamenti in Germania, ti tratterrai qui per qualche giorno?
CB: Forse; al momento siamo in contatto con il Ministero
degli Esteri, che in genere organizza incontri culturali con
le comunità di italiani all’estero; a questi incontri io
tengo in modo particolare. Per me dare un concerto e
raggiungere il contatto diretto con la gente non rappresenta soltanto un viaggio musicale, ma anche un viaggio
personale; è un viaggio che ho intenzione di raccontare in
un libro e in uno speciale televisivo. Spesso, soprattutto
quando si affrontano tematiche quali l’integrazione, si
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In copertina
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dimentica che gli italiani stessi sono stati un popolo di
viaggiatori. Ci troviamo di fatto di fronte ad una grande
scommessa per il futuro, ovvero realizzare una convivenza
pacifica e solidale tra i popoli. Da ormai sette anni organizzo un festival nell’isola di Lampedusa, che è l’isola più
a sud d’Europa e che per anni è stata uno dei principali
luoghi di approdo degli emigranti; l’intento del festival è
proprio quello di creare una cultura del dialogo e dell’incontro che prevalga sulla cultura dello scontro, della
separazione e della diffidenza. Oggigiorno è purtroppo la
diffidenza a prevalere, così come lo è stata spesso nella
storia; noi però dobbiamo ricordare che i popoli e le culture si mescolano e noi stessi siamo il risultato di tante
etnie diverse. Negli incontri che organizziamo nelle varie
città all’estero c’è la voglia di conoscere quello che ha
caratterizzato i percorsi di vita di tanta gente, di tanti
italiani che si sono trasferiti in altri Paesi del mondo.
IV: Dalla necessità dell’incontro con il pubblico è poi nata
anche l’idea del fan club, che è attivo da ormai quindici
anni. Come si sta sviluppando questa iniziativa?
CB: Ho voluto creare questo club per essere a diretto contatto con i fan. Negli ultimi anni io e i miei collaboratori
abbiamo puntato ad ampliare la nostra presenza sul web,
essendo convinti che ciò possa contribuire ad instaurare
un rapporto più vicino con le persone rispetto al classico
raduno annuale. Si tratta di una vera e propria associazione culturale, che cerca di volta in volta nuovi percorsi
creativi per raggiungere il pubblico.
IV: Hai alle spalle quarant’anni di carriera artistica. Qual è
il segreto per riuscire a mantenere il successo e ad essere
amato ed apprezzato nel tempo?
CB: Sicuramente la voglia di sperimentare e il desiderio di
provare diversi tipi di approcci. Il mio ultimo progetto si
chiama Q.P.G.A. (ndr Questo Piccolo Grande Amore); è
un’iniziativa partita alla fine del 2009 e si ispira ad un
disco del 1972. Si tratta di un progetto multidisciplinare,
che raccoglie un romanzo, un film, un ciclo di concerti ed
un album, arrangiato insieme a molti grandi artisti: Mina,
Laura Pausini, Ennio Morricone, Andrea Bocelli… e mi
fermo qui, perché la lista diventerebbe troppo lunga…
Proprio tra pochissimi giorni uscirà uno speciale dvd chiamato FilmOpera: raccoglie diverse immagini tratte dal
film Q.P.G.A e le collaborazioni con gli artisti, per un totale di quasi due ore e quaranta minuti; è una sorta di
“video clip eccezionale”, forse il più lungo realizzato nella
storia della musica popolare. Ho vissuto in prima persona
quasi tutti i tipi di concerti, da quelli con migliaia di spettatori al concerto con solamente un pianoforte, tenuto in
un piccolo teatro. Ecco, credo che sperimentare negli anni
cose sempre differenti sia la chiave, la formula giusta per
continuare a coinvolgere il pubblico e proporre un prodotto innovativo; non facendo così si corre il rischio di
trasformarsi un po’ nella caricatura di se stessi. In questo
sperimentare è lecito anche commettere degli errori, fondamentale è però non smettere di lavorare alla costante
ricerca di elementi innovativi.
IV: Come scrivi oggi le tue canzoni? È cambiato nel tempo
il tuo modo di trovare ispirazione e tradurla in musica?
CB: Di certo non sono più il ragazzino che scriveva sette
canzoni al giorno. Oggi può capitare di scrivere dieci note
e otto parole in un mese. Più che su una grande quantità
di pezzi tendo adesso a puntare sul linguaggio, cercando
di scrivere qualcosa che non sia già scritto. Ritengo che,
quando una persona è fatta in un certo modo, non vi possano essere cambiamenti radicali nel suo modo di scrivere. Il privilegio più grande è però proprio quello di potersi
raccontare, potere raccontare la propria vita attraverso
questo strumento bellissimo che è la musica. Questo rappresenta una grande fortuna, che credo vada apprezzata
ogni giorno, ed è ciò che io ripeto alla fine di ogni mio
concerto. A me piace ritornare su temi o passaggi che mi
hanno dato nel passato una determinata emozione, cercando di rielaborarli e di raccontarli in modi diversi.
IV: Da cantante romantico degli esordi sei passato ad
affrontare tematiche diverse come il tema del viaggio, del
tempo, dell’incontro con l’altro…
CB: Sì, quando una storia artistica procede da molto
tempo è inevitabile che vi siano fasi e periodi differenti.
Io ho iniziato con brani per lo più sentimentali, e per tutti
gli anni settanta ho cantato l’amore in forma, per così
dire, cinematografica; negli anni ottanta ho portato nella
musica esperienze di vita diverse e anche personali; gli
anni novanta sono stati forse i più introspettivi. Oggi,
invece, prevale finalmente la voglia di raccontare con
allegria, in un’atmosfera di festa, mischiando molto i
generi musicali. In questo tour internazionale, Un Solo
Mondo, propongo appunto il tema di un mondo unico,
all’interno del quale vi sono tantissimi differenti stili
musicali. Mi accompagnano nove musicisti, che sono dei
veri e propri strumentisti, capaci di passare dal violino
alla chitarra, alle percussioni. Presentiamo la musica
popolare, quella che io ho scritto negli anni, ma riusciamo
a raccontarla e ad arrangiarla come se gli strumenti e i
suoni fossero essi stessi protagonisti.
IV: Sul palco vedremo tra i musicisti anche tuo figlio Giovanni o altri artisti con i quali hai lavorato all’album
Q.P.G.A.?
CB: No, mio figlio ha intrapreso un’attività solistica differente e mi viene a trovare ai concerti solo di tanto in
tanto. Al momento non è prevista alcuna partecipazione
di altri artisti. È difficile conciliare gli impegni di tutti.
Potrebbero esserci qua e là delle sorprese, ma al momento
non sono in grado di decifrarle con certezza. <
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
IN COPERTINA
Claudio Baglioni
in concerto
Tante emozioni nella notte magica che il cantante
romano ha regalato a Monaco di Baviera
Simona Morani
Qualcosa di insolito si respira
nell’aria questa sera al Circus Krone.
Lo si intuisce subito dal brusio della
folla che si accalca all’interno del
locale, dagli uomini con il gel nei
capelli e le scarpe lucide, dalle donne
con abiti neri eleganti, tacchi a spillo
e acconciature fresche fresche di parrucchiera.
Claudio Baglioni assieme ai suoi fan in occasione del
concerto del sei maggio scorso a Monaco di Baviera.
(Foto: www.baglionifans.de)
Non è di certo il silenzioso pubblico
tedesco, che inizia i concerti con timidi applausi per poi sciogliersi soltanto
dopo le prime canzoni. Facendo un po’
di attenzione, si possono distinguere
chiaramente parole italiane tra il brusio del pubblico. Ecco cosa c’è di speciale questa sera: è una piccola notte
italiana che riscalda una giornata piovosa di inizio maggio che ha ben poco
di primaverile. Quando alle 20.40
Claudio Baglioni entra in silenzio, si
siede al pianoforte ed inizia ad intonare “Avrai“, si scatena un tripudio di
voci, mani alzate, luci fosforescenti
gialle, rosse, verdi e blu che fa sentire
subito a casa, in una di quelle feste
organizzate tra amici.
INTERVen t i
Una dopo l’altra, interrotte solo da
qualche parola di ringraziamento in
italiano e tedesco, Claudio Baglioni
interpreta le canzoni più belle che
hanno segnato la sua lunghissima
carriera artistica nonché la storia della
musica italiana, accompagnato da
nove musicisti che cambiano strumento quasi ad ogni canzone: “E tu
come stai”, “Noi no”, “Mai più come
te”, “Poster”, “Io me ne andrei”, “Con
tutto l’amore che posso”,
“Amore bello”, “Quante
volte”. Cambia giacca,
Claudio, resta in camicia
bianca e balla con la
disinvoltura di un ragazzo, estasiando il pubblico
con la sua voce intensa e
potente che migliora con
gli anni. Alcune donne
urlano all’unisono “Sei
bellissimo!”, prova che,
con gli anni, anche il suo
fascino non sfiorisce.
“È la terza tappa europea – spiega il cantante romano al
microfono – dopo Bruxelles e Parigi,
del tour mondiale iniziato a febbraio
in Canada e negli Stati Uniti”. Non è
un caso che il tour si chiami “Un solo
mondo”: un mondo astratto, fatto di
arte, musica e parole, ma anche un
mondo concreto, in cui vivono culture
differenti che, grazie alle tecnologie e
al progresso della globalizzazione,
hanno l’opportunità di rendere ogni
occasione di incontro un arricchimento personale. E il Circus Krone,
questa sera, è anch’esso un piccolo
pianeta fatto di note e magia, nel
cuore di Monaco.
Con “Io sono qui” decine di fan
lasciano i loro posti a sedere in gradi-
nata per correre in platea a ballare e
battere le mani a ritmo di musica. Non
c’è nemmeno il tempo di riprendere
fiato, che Claudio torna al pianoforte
ed emoziona con “E tu”, cantata a
squarciagola da tutti. Dopo la più
recente “Cuore di aliante”, è di nuovo
la volta di altri brani storici come
“Sabato pomeriggio”, “Mille giorni di
te e di me”, “Porta Portese”, per concludere, come doveva essere, con
“Questo piccolo grande amore”.
Alle 22.25, l’artista ringrazia, saluta
tutti ed esce, seguito da un boato di
voci ed applausi.
Ha cantato per quasi due ore, ma
sembrano passati soltanto cinque
minuti. Per fortuna non lascia i fan
delusi e ritorna sul palco per cantare
“Strada facendo”, “Via” e “La vita è
adesso”, con la quale auspica una
buona vita a tutti.
“Auguro a tutti gli italiani che sono
emigrati in altri Paesi, di diventare
persone migliori di quelli che stanno
costruendo l’Italia di oggi” sono le sue
parole di chiusura. E noi speriamo che
Claudio continui così, a regalare al
mondo la sua voce e la sua musica, e
a portare in patria e all’estero quell’immagine genuina che questa notte ci
ha reso felici di essere italiani. <
Im Rahmen seiner Tournee „Un solo
mondo“ begeistert der römische
Sänger Claudio Baglioni die Fans mit
seiner gigantischen Stimme und
durch seine einzigartige Ausstrahlung.
Das Konzert vom 6. Mai im Münchner
Circus Krone war komplett ausverkauft und ein großer Erfolg. Claudio
weckte vor allem die Emotionen der
im Ausland lebenden Italiener.
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DALL’ITALIA
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Girotonno 2010
Una tradizione dedicata al “tonno di corsa”,
indiscusso signore del mare Mediterraneo
Nazzarena Barni-Fritsch
San Pietro è un’isola nell’isola. È dove il tonno è di corsa
e i sardi parlano ligure. L’intera manifestazione ruota intorno al tonno di corsa, indiscusso signore del mare Mediterraneo. E onora il tonno rosso, il tonno di qualità, che ha
dato vita e sostentamento a tutte le popolazioni isolane e
di costa affacciate sul Mediterraneo.
Si definisce tonno di corsa il tonno che “di corsa” depone le uova e compie il rito della fecondazione, costeggiando Liguria, Sardegna, Sicilia e le coste adriatiche, toccando
nel suo viaggio di ritorno le coste greche, turche e tunisine.
I branchi, prendendo il nome di tonni di ritorno, si dirigono
poi nelle acque più fredde dell’Atlantico. È un tonno a
carne rossa, particolarmente dolce e saporita.
Ieri cibo povero e “carne” dei pescatori, oggi cibo raffinato e gourmet, se si pensa che i giapponesi sono disposti
a pagare per la parte migliore del tonno da preparare cruda
per sushi e sashimi, anche 500 euro/kg, molto di più di
quanto sia valutato il tonno sul mercato carlofortino.
Come il maiale per i contadini, il tonno rappresenta per
i pescatori un’assicurazione sulla vita, è procacciatore di
sussistenza, dio sacrificato e immolato per cibare e dare
quindi vita e sostentamento da secoli ai pescatori e alle
loro famiglie. Per questo onorato e omaggiato, al tonno
viene dedicata questa grande festa/festival dal nome giocoso, GIROTONNO, come un girotondo intorno al tema
tonno, con divagazioni sul tema, dalla rassegna enogastronomica alle tradizioni legate alla tonnare e alla mattanza.
La mattanza.
Vari sono i paesi che si affacciano sul Mare Nostrum che
hanno vissuto per secoli della pesca del tonno, con il suo
rituale sacrificale della mattanza, rito cruento ma improcrastinabile necessità. La mattanza è l’atto sacrificale compiuto sul signore del mare; si potrebbe ben paragonare alla
corrida in Spagna, ma, per quanto altrettanto spettacolare
e partecipativo da parte del pubblico, con una sostanziale
differenza. La corrida si riveste, come la mattanza (mattanza deriva dallo spagnolo matar, uccidere), di una forte
componente culturale, ma mentre la corrida sostanzialmente è un atto sacrificale tribale, simbolico ma gratuito,
la mattanza rappresenta invece l’eterna lotta per la sopravvivenza dell’uomo, che uccide sì, ma per sopravvivere.
Carloforte, Sardegna,
La mattanza.
Foto: Simone Repetto
Nei limiti del possibile, la mattanza è oggi perpetrata in
maniera meno cruenta e più rispettosa della dignità e
capacità di sofferenza del pesce: non più acque tinte di
rosso perché ribollenti di sangue, bensì un abile sistema di
arpionatura e sollevamento sulle barche del tonno, in modo
da evitare profusi dissanguamenti, lacerazioni della pelle
dell’animale e un lungo protrarsi della sua agonia. Forte
negli ultimi tempi l’ostilità a queste forme di pesca, con in
prima fila il ministro Stefania Prestigiacomo, che propugna
il divieto di pesca massiva, preoccupandosi dell’impatto
della pesca del tonno sulla conservazione della specie e
sull’equilibrio ecologico.
Ma il tonno dà vita; del tonno, come del maiale, non si
butta via niente, utilizzandolo in tutte le sue parti. Sarebbe
blasfemia, sacrilegio, non cibarsi di ogni sua parte. Le carni,
la testa con le guance, lo stomaco, il forte cuore, le ovaie,
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
il seme, tutto sarà utilizzato per nutrire il suo grande
amico/nemico: l’uomo.
I suoi amici/nemici sono in questo caso i carolini, i
tabarchini, i discendenti dei pescatori di Pegli, che per
volontà di Andrea Doria e concessione di Carlo V ebbero il
diritto di stabilirsi nella colonia tunisina di Tabarka per
pescare il corallo, e poi, quando questa fonte di sussistenza
venne a mancare, di colonizzare l’isola deserta di San Pietro per concessione di Carlo Emanuele III, re di Piemonte e
Sardegna (in suo onore si definirono perciò carolini). Questo piccolo gruppo si conservò e si conserva a tutt’oggi
come un’enclave in terra di Sardegna, con la propria lingua/dialetto ligure, la propria cultura, i propri costumi. A
pochi chilometri dalla costa sarda, ma lontani anni luce,
tanto che ancora oggi è in uso a Carloforte il modo di dire
”ma cosa vogliono questi sardi?!”
INTERVen t i
DALL’ITALIA
Il Festival e la rassegna
enogastronomica internazionale
L’organizzazione del festival ha preparato anche
quest’anno un programma molto vario, che si estende ad
ampio spettro per coprire differenti temi e dare quindi la
visione più completa ed eclettica del tema, con estese
divagazioni sul tema tonno, correlandolo con la storia e la
cultura carolina/tabarchina dei carlofortini.
Il programma, fitto e così nutrito che si vive quasi la
frustrazione di non riuscire a partecipare a tutti gli avvenimenti, perché molti si svolgono in contemporanea, si articola a coprire vari settori:
Storia
I carlofortini e le loro fonti di sussistenza economica.
Bella la mostra fotografica in un padiglione sul lungomare,
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DALL’ITALIA
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Il portone dʼingresso della tonnara
Foto: Renato Spinelli
ligure viene parlato in casa. E per
lungo tempo i matrimoni “misti” con
la popolazione sarda sono stati così
limitati, che per i ricercatori dell’Università di Cagliari è stato ancora possibile una decina di anni fa compiere
studi di genetica su malattie multifattoriali su di una popolazione pressoché omogenea.
Festa popolare.
Non era presente solo l’aspetto
“colto” in questa manifestazione. Per
grandi e piccini è stato conservato
anche l’aspetto festoso di sagra popolare con banchetti di vendita che
spaziavano dai prodotti tipici sardi, ai
dolciumi, giocattoli, ninnoli, vestiario
e di tutto un po’, sul lungomare interno. Mentre sul lungomare esterno
dalla parte del mare hanno avuto più
spazio l’artigianato tradizionale e più
culturalmente significativo della Sardegna.
che descrive per immagini le due fonti principali di sostentamento: la pesca del tonno e l’estrazione del sale dalle saline.
Sabato cinque e domenica sei, inoltre, si è svolta la
manifestazione Monumenti Aperti, che ha permesso la
visita gratuita dei più importanti edifici di carattere storico
della cittadina. Guide d’eccezione, i giovani carlofortini
delle scuole medie. Sono stati loro che, prendendo con
molta serietà ed entusiasmo il loro insolito ruolo, hanno
spiegato e guidato i turisti alla scoperta di una storia e di
una cultura poco conosciuta anche per molti italiani.
Cultura e Costumi.
L’identità culturale è molto sentita in quest’isola, tanto
che per esempio l’originario dialetto ligure si è conservato
e viene usato ancora di più che nella stessa Liguria. A scuola si parla esclusivamente l’italiano, perché in ogni caso il
Spettacoli
Anche nella scelta degli spettacoli
offerti, si è fatta attenzione a soddisfare il pubblico con offerte ben calibrate ma eclettiche.
Lo spirito carlofortino e quello
sardo si sono presentati con il gruppo
folkloristico in costume rappresentante la cultura marinara, mentre il gruppo Mamuthones di Mamoiada ha
impersonificato quella montana della Sardegna.
In campo musicale lo spettacolo serale gratuito sul
palco centrale ha visto come protagonisti, il venerdì sera, il
Mario Brai Quintet, che ha presentato brani del suo percorso musicale tra l’etnico e la world music, mentre il sabato
sera il mitico Maurizio Vandelli si è esibito con i suoi brani
più amati e conosciuti.
E sempre a gran richiesta si è svolta la terza edizione del
Buskers Festival. Gli artisti presenti vengono denominati
Buskers, termine inglese che può essere tradotto come
artisti di strada. Sono saltimbanchi, guitti, musicisti, acrobati, danzatori, che si sono esibiti a orari fissi ma non
troppo, come è nel loro spirito delle cose, in vari punti
strategici del centro e che hanno allietato e divertito grandi e piccoli. Il loro premio? Quello di essere seguiti dagli
astanti, di strappare loro un sorriso, di organizzare con loro
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
giochi a sorpresa, con un susseguirsi continuo di irruzioni
fra il pubblico. A tutti quelli a cui sono piaciuti è richiesto
un applauso e magari una moneta nel cappello, come obolo
e ringraziamento per i 10-15 minuti di spensieratezza e di
ritorno all’infanzia. Cosicché la città è diventata un palcoscenico naturale a cielo aperto di questi cinquanta artisti
internazionali, che alle rassicuranti quinte di un teatro
hanno preferito il diretto contatto con il pubblico e l’insicurezza di esibirsi con ogni condizione atmosferica.
Dulcis in fundo, e novità tecnologica quest’anno, un
collegamento internet wireless gratuito sul lungomare per
tutta la durata del GIROTONNO. Grazie ad un accordo fra il
Comune di Carloforte e il provider Tiscali, è stato possibile
navigare gratuitamente in rete per i possessori di unità
portatili wi-fi, previa registrazione presso l’apposito infopoint. Un servizio all’avanguardia a livello regionale.
Gastronomia
La gastronomia, collegata all’alimento tonno, era rappresentata a vari livelli.
Le “Piazze dei Sapori”, punti di degustazione gastronomica gestiti dalle nazioni ospiti dell’ottava manifestazione,
Turchia, Giappone, Spagna e Italia, come nazione ospitante, con la rappresentanza di Carloforte. Per un prezzo fra gli
otto e i dodici euro era possibile degustare le proposte
gastronomiche tipiche di queste nazioni, consistenti in due
portate, pane e vino, o un’altra bevanda. Ogni “Piazza”
consisteva di due gazebo bianchi di cinque metri per cinque. In uno si cucinava, nell’altro il cibo era servito al
pubblico su lunghe tavolate che permettevano la conoscenza e lo scambio di valutazioni. Per gli abitanti di Carloforte lo spazio a disposizione era un po’ di più, si sa,
giocavano in casa, ed era possibile gustare la famosa pasta
e il tonno alla carlofortina, oppure il tonno alla brace con
una grande insalata.
La “Gara Internazionale di gastronomia” richiede ogni
anno ai migliori chef di differenti paesi la loro interpretazione personale del materiale di pregio che è il tonno rosso
e solletica la loro fantasia e capacità nel dare risalto a
questo ingrediente. Ogni anno tre nazioni diverse si affiancano all’Italia in questa sfida. L’anno scorso è stato un
italiano ad assicurare la vittoria al nostro paese, Stefano
Aldreghetti, che quest’anno era invece presente come
coordinatore, nella mattinata del sabato, di un laboratorio
del gusto particolare.
Chef per un giorno, i bambini carlofortini hanno “inventato” le loro ricette sul tema tonno e nell’ambito delle
attività ludiche del CAM (Centro di aggregazione minorile)
di Carloforte, le hanno realizzate e presentate in un libriccino molto intrigante e carino. Per chi come me le ha
provate, le preparazioni si sono dimostrate molto allettanti sia nel gusto che nella realizzazione e presentazione
estetica. In un’epoca in cui le nuove generazioni sono
minacciate dall’obesità a causa della limitata attività fisica
INTERVen t i
DALL’ITALIA
e del fast food, questa iniziativa rappresenta un tentativo
encomiabile e riuscito di educazione alimentare e riappropriazione culturale, sia dal punto di vista nutrizionale che
da quello di presa di coscienza e trasmissione delle proprie
identità culturali.
Alla sfida gastronomica internazionale hanno partecipato quest’anno, oltre all’Italia, gli Stati Uniti, con il simpatico cuoco italo-americano Dominick Tesoriero, il Giappone,
con lo ieratico Sato Yuta, e la Turchia con Hasim Demirtas
e il suo sempre gentile e sorridente assistente. L’Italia era
rappresentata dal ligure Francesco Merlino, che ha assicurato ancora una volta la vittoria al Bel Paese.
Anfang Juni findet in Carloforte auf
der Insel San Pietro bei Sardinien zum
achten Mal das Festival „Girotonno”
statt. Die kulturellen und kulinarischen
Beiträge im Zeichen des Thunfischs
locken Jahr für Jahr viele tausend
Besucher in die historische Hafenstadt.
Sia la gara gastronomica che le officine del gusto hanno
avuto luogo presso il Museo del Mare in località Tacca
Rossa, in una struttura solo parzialmente ma sapientemente ristrutturata che fungeva nel passato da deposito per la
Tonnara, e sovrastante una splendida caletta teatro di tramonti mozzafiato.
Le Officine del Gusto hanno avuto luogo dal giovedì al
sabato con temi sempre diversi ed erano aperte al pubblico
che poteva prelevare i pass, fino ad esaurimento, all’infopoint di Carloforte al prezzo di sei Euro, e che includevano
anche la degustazione e il trasporto da/per Carloforte.
Ideatore, relatore e moderatore degli eventi il giornalista
enogastronomico Angelo Concas, presidente nazionale
dell’Accademia Epulae. I temi trattati: il giovedì, le delizie
del tonno rosso accostate a vini rossi sardi e non; il venerdì, la descrizione dei vari tipi di tagli del tonno, con relativi suggerimenti per la cottura e la presentazione e abbinamento con vini, il sabato la presentazione di due libri, “Alla
scoperta dell’America in Sardegna” e “Donne in vigna”, con
relativa degustazione di prelibatezze a base di tonno abbinate ai vini prodotti da 44 case vinicole condotte da
donne.
“Tutti sanno mangiare e bere, ma soli pochi sanno cosa
è il cibo”, sentenziò Confucio. Nutrirsi è un bisogno, mentre
la gastronomia è un’arte che inizia quando la preparazione
del cibo si trasforma in cultura di un popolo e delle sue
radici storiche e sociali, e si fonde con l’espressione artistica legata al piacere del cibo.
IL GIROTONNO rappresenta il cuore solare e caloroso del
Mediterraneo e delle etnie festose che si raccolgono ogni
anno nel periodo del passaggio dei tonni intorno al suo
ospite generoso: Carloforte e l’isola di San Pietro.
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DALL’ITALIA
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Polvere di... smog!
uno dei tanti e così capita che ogni
anno in Italia, a causa dei valori elevati di particolato nell’aria, spariscano
due cittadine come Norcia e Cascia
(rispettivamente patria di San BeneL’inquinamento in Italia e i richiami dell’Europa
detto e Santa Rita) senza che nessuno
alzi un dito per fermare la strage,
nonostante le roboanti promesse arrivate da ogni parte dell’agone politico.
Ma del resto questo è un Paese strano,
il limite di 50 microgr/mcubo non come dimostrano anche alcuni numeri.
Franco Casadidio
debba essere superato per più di 35 Le piste ciclabili italiane, di cui tanto
Alzi la mano chi è a conoscenza giorni in un anno, limite di gran lunga si vantano tutti gli amministratori
della procedura di infrazione che l’Eu- ignorato da noi. Basti pensare che a locali, tutte messe insieme non ragropa è in procinto di aprire nei con- Milano nel 2009 gli sforamenti sono giungono quelle di sole tre città eurofronti dell’Italia a causa dei ripetuti stati centoundici! E non è che nelle altre pee come Helsinki, Vienna e Copenhagen, con Napoli, un milione e passa di
sforamenti dei limiti imposti dalla regioni se la passino molto meglio.
Cosa significa tutto questo? Signi- abitanti, senza nemmeno un metro di
legge alla concentrazione di particolato fine e ultrafine in atmosfera! Non fica che milioni di italiani sono sotto- piste ciclabili (fonte: Legambiente
preoccupatevi se non ne sapevate posti a rischi gravissimi per la loro Ecosistema Urbano 2009). A Milano, ad
nulla; sappiate che siete in buona, salute se è vero che, stando a centina- esempio, ci sono 100 km di piste ciclaanzi in ottima, compagnia. La notizia, ia di autorevoli ricerche mediche con- bili (a Copenaghen sono 320 con metà
apparsa in un breve articolo sul Cor- dotte in ogni angolo del mondo, con- della popolazione), ma con un tasso di
riere della Sera di giovedì 6 maggio, è centrazioni elevate di PM10 hanno motorizzazione di 63 auto ogni 100
stata abilmente ignorata da quasi conseguenze devastanti sulla salute abitanti: tanto per avere un’idea, a
tutti gli altri media, televisioni in pri- umana, con patologie quali asma, Manhattan il rapporto è di tredici auto
mis anche se per gli addetti ai lavori BPCO (broncopneumopatia cronica ogni cento abitanti!
Ed è proprio questo uno dei dramnon giunge certo inaspettata perché ostruttiva), enfisemi e bronchiti, ma
mi: la mancanza di un piano di mobiun po’ tutti erano preparati all’evento, si anche leucemie e cancro.
lità alternativa, sia a livello
attendeva solamente il crisma
nazionale che locale, visto che il
dell’ufficialità che è arrivato Die Europäische Kommission hat Italien offiziell
traffico è responsabile di gran
nella prima settimana di que- ermahnt, weil das Land kaum etwas gegen die
parte del particolato immesso
sto strano maggio italiano, più Umweltver­schmutzung unternimmt. Trotz teurer
in atmosfera, come riportato
autunnale che primaverile.
Sanktionen, die auf Italien zukommen können,
dal rapporto Malaria 2010 di
In sostanza l’Unione Europea scheint die Bevölkerung die Ermahnung zu
Legambiente. Stando allo studio
ci ha inviato l’ultimo ammoni- ignorieren. Inzwischen haben Gesundheitsschäden
citato, in città quali Roma e
mento dopodiché scatteranno durch die Umwelt- und Luftverschmutzung
Milano il traffico veicolare arrile sanzioni (multe!) previste per deutlich zugenommen
va a produrre il 60% delle polgli stati inadempienti alle norCome dicevamo, l’OMS stima che le veri sottili, dato confermato anche da
mative in materia di tutela della salute
pubblica. Il fatto è che la UE da tempo vittime di questa situazione siano altri studi riferiti a piccole e medie
ci chiede pressantemente di ridurre i oltre 8.000 l’anno. Un dato impressio- città come quello effettuato dall’Uffilivelli di particolato fine e ultrafine (il nante se confrontato, ad esempio, con i cio ambiente della Provincia di Terni
famigerato PM10, ma non solo) che morti sul lavoro che nel 2008 in Italia che ha stimato come a livello cittadirisultano da anni al di fuori di ogni sono stati 1.120 (fonte: INAIL) mentre no il PM10 prodotto dal traffico sia
controllo e che, a detta dell’Organiz- per incidenti stradali sono decedute pari al 52,9% del totale e di questo
zazione Mondiale della Sanità, provo- 4.731 persone (fonte: ACI-Istat). Il ben il 98% sia da attribuire ad autocherebbero nel nostro Paese la bellez- fatto è che chi muore sul lavoro fa, vetture e veicoli commerciali. Di fronte
per così dire, notizia, così come i tanti a dati come questi, in un Paese civile la
za di 8.220 morti ogni anno.
La UE ce lo chiede da anni e noi da giovani che, purtroppo, perdono la vita classe politica correrebbe ai ripari
anni ce ne infischiamo, come solo noi in incidenti stradali all’uscita dalle rinunciando anche a dormire pur di
discoteche; chi muore per cancro ai trovare il sistema per porre rimedio ad
sappiamo fare.
La direttiva europea, recepita in polmoni o per complicazioni legate una situazione catastrofica. Ma il
Italia con anni di ritardo, prevede che alla BPCO, invece, non fa notizia, è nostro ha smesso da tempo di essere
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
un Paese civile, se mai lo è stato.
Mentre gli altri costruivano piste
ciclabili, incentivando e potenziando
il trasporto pubblico e disincentivando quello privato, da noi l’unico pensiero era, ed ancora è, come far vendere più auto a mamma Fiat, con i
risultati che ben conosciamo.
Report, uno di migliori programmi
del palinsesto televisivo, se non il
migliore, nella puntata del nove maggio, dedicata proprio al trasporto, ha
tracciato un quadro desolante della
situazione in Italia, mettendo a confronto le esperienze di alcuni Paesi
europei con le nostre. Nel corso della
trasmissione sono state presentate le
storie di Malmoe in Svezia e Friburgo
in Germania. Intervistando i responsabili della mobilità della cittadina
svedese, 300.000 abitanti che arrivano a tre milioni considerando le zone
immediatamente circostanti, si scopre che il problema traffico loro lo
hanno affrontato per la prima volta
nel 1976, quando da noi c’era al
governo Aldo Moro, Peppino Di Capri
vinceva Sanremo e Felice Gimondi il
giro d’Italia, e da allora sono riusciti a costruire ben 420 km di
piste ciclabili riducendo la
congestione dovuta al
traffico veicolare del
30%.
INTERVen t i
DALL’ITALIA
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DALL’ITALIA
A Malmoe gli spostamenti in bicicletta sono circa il 50% del totale
giornaliero e, in caso di neve, prima
vengono ripulite le piste ciclabili e
dopo le strade. I mezzi di trasporto
pubblico hanno corsie preferenziali
che consentono loro di rispettare gli
orari di transito creando un rapporto
di fiducia con i cittadini che ne usufruiscono volentieri. A Friburgo la
situazione è, se possibile, ancora
migliore. Negli anni Novanta l’amministrazione comunale riscatta dalle
truppe francesi una vecchia area militare dismessa e lancia un progetto per
la costruzione di un quartiere ecosostenibile; costruzioni realizzate con
particolari accorgimenti per garantire
un consistente risparmio energetico,
piste ciclabili, mezzi pubblici efficienti e nessuna auto. Il risultato è il
quartiere di Vauban, 5.500 abitanti e
la metà delle famiglie senza un’auto
di proprietà: un’utopia da noi! Il fatto
è che a Vauban l’auto non serve perché i progettisti hanno pensato prima
di tutto a sistemare nel quartiere tutti
i servizi essenziali come scuole, banche, uffici pubblici, negozi e poi hanno
costruito le abitazioni. Così facendo la
gente non ha bisogno di spostarsi, e
quando è obbligata a farlo, può contare sulla metropolitana di superficie
che ha tre fermate nel quartiere,
passa ogni sette minuti e, arrivata in
città, si interra nella linea metropolitana permettendo così di raggiungere
qualsiasi luogo.
Da noi le cose vanno in maniera
“leggermente” diversa.
Roma, Casal Monastero, 10.000
abitanti; qui, nonostante il quartiere
risalga agli anni Novanta, chi l’ha
progettato non ha pensato ai servizi
pubblici essenziali. Risultato: 10.000
abitanti che hanno bisogno di spostarsi ogni giorno per portare a scuola
i figli, andare in banca o al supermercato piuttosto che andare dal medico
o alle poste ma anche per andare al
lavoro. I mezzi pubblici quasi non esistono e quei pochi che viaggiano, non
avendo corsie preferenziali, restano
imbottigliati per ore nel caotico traf-
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
fico capitolino, perdendo così ogni
attrattiva per i potenziali clienti. Tutto
questo, ben inteso, in una città che ha
il più alto indice di motorizzazione in
Italia con 70 auto ogni 100 abitanti,
vecchi e bambini compresi!
Che ci sia qualcosa che non va nel
sistema dei trasporti in Italia è, lapalissianamente, scontato. Ma cosa e
perché non funziona? Prima di tutto a
non funzionare è la classe politica
nazionale e locale visto che, mentre
negli altri Paesi si progettavano quartieri senza auto e si investiva nel
potenziamento dei trasporti pubblici,
da noi ci si preoccupava di far arricchire i palazzinari e si incentivava la
vendita di autoveicoli in un mercato
al limite della saturazione, con scelte
a dir poco discutibili. Poi, visto che,
come recita la saggezza popolare,
ogni popolo ha la classe politica che si
merita, una larga fetta di colpe le
abbiamo anche noi semplici cittadini.
Primo perché in tanti lustri non siamo
riusciti a cacciar via questa cricca di
affaristi e lobbisti che ci governa,
regalando il giusto ricambio generazionale, sacrosanto e dovuto in un
Paese che ha la classe dirigente più
vecchia del continente, con un Presidente delle Repubblica ottuagenario
che siede sui banchi del Parlamento
dal lontano 1953 e che tra i suoi parlamentari annovera venti condannati
in via definitiva e una selva di prescritti (tra cui il capo del governo e
quello, in pectore, dell’opposizione!).
Oltre a questo siamo anche un popolo
che non riesce proprio a fare a meno
del mezzo di trasporto privato, sia
esso uno scooter quando siamo ragazzi o l’auto di seconda mano appena
patentati fino al SUV, ultimissimo
modo per dimostrare a se stessi e agli
altri il raggiungimento di una posizione di rispetto all'interno della scala
sociale, quasi a voler parafrasare una
vecchia pubblicità: per ottenere un
grande rispetto c’è bisogno di una
grande macchina!
Siamo un popolo che non cammina
più ma spende milioni di euro per
andare in palestra, segno evidente che
i nostri problemi nascono nella psiche
prima che altrove.
Cosa fare per invertire la rotta,
ammesso che non sia già troppo tardi?
Come prima cosa avere ben chiaro che
la bacchetta magica non ce l’ha nessuno e che per provare a fare qualcosa
di concreto c’è bisogno di stravolgere
i nostri modi di fare, le nostre abitudini, cominciando dai bambini, i cittadini di domani. Dare spazio a progetti
che riguardino l’ambiente e la salute a
partire dall’asilo, abituando i bambini
ad andare a scuola a piedi, rispolverando, ad esempio, un’idea semplice
semplice di qualche anno fa, il piedibus, nient’altro che un gruppo di
bambini che, tutti in fila, si recano a
scuola accompagnati a turno da alcuni dei loro genitori. Creare delle “zone
franche” intorno alle scuole, dove sia
vietato l’accesso alle auto private per
rendere più sicuri gli spostamenti dei
bambini. Incentivare la mobilità pubblica a discapito di quella privata,
riducendo i parcheggi e aumentando
le tariffe per i rimanenti, creare una
vera intermodalità nei trasporti, con
parcheggi protetti per le bici nei pressi delle stazioni e delle fermate degli
autobus, costruire e mantenere efficienti le piste ciclabili, incentivare
economicamente il ricambio dei mezzi
pubblici più vecchi con dei nuovi
mezzi a trazione elettrica, soprattutto
per i centri storici, mandare a casa
tutta la classe politica nazionale e
locale senza salvare nessuno, impegnandosi tutti, in prima persona, nella
gestione della cosa pubblica, dalle
scuole dei nostri figli ai luoghi di lavoro, dalle associazioni ai comitati spontanei nati per tutelare i diritti di
semplici comunità di cittadini. Il percorso è lungo e pieno di ostacoli ma il
tempo a nostra disposizione per agire
diminuisce sempre più lasciando esposti noi e i nostri figli ad un futuro
nero, nero come la polvere che respiriamo quotidianamente e che ci avvelena ogni giorno un po’ di più. <
INTERVen t i
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DALL’ITALIA
150 anni persi
Dopo un secolo e mezzo di unità l'Italia
si mostra sempre più divisa
Gianfranco Caccamo
Sono partiti in mille da Quarto per arrivare a Marsala
per dar vita ad una nazione. Tanti anonimi ma gloriosi eroi
in centocinquanta anni hanno dato la vita per la nazione.
Un’unione fatta di tante piccole grandi culture, dialetti,
specialità gastronomiche, idee, speranze e sogni. Centocinquanta anni nei quali tante identità locali si sono unite per
diffondere con orgoglio una delle culture più ammirate nel
mondo.
L’Italia non è solo una penisola, una Im Mai hat Giorgio Napolitano,
pianura, qualche fiume, montagne e Präsident der Italienischen Republik,
spiagge assolate; significa arte, lette- die offiziellen Festlichkeiten zum 150.
ratura, musica, gastronomia, scienza, Jahrestag der Vereinigung Italiens
invenzioni. Significa portare dentro di angestoßen. Das Land zeigt sich
sé Michelangelo, Leonardo, Rossini, aktuell jedoch eher zerrissen und
Verdi, Manzoni, Machiavelli, Galileo intolerant. Denn es leugnet die eigene
Galilei, Archimede, ma anche Mazzini, Geschichte, die reich an verschiedenen
Garibaldi, Giolitti, De Gasperi, Aldo Kulturen ist, die mittlerweile tief in
Moro, Falcone, Borsellino e tanti Italien wurzeln.
milioni di cittadini che con il loro
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
lavoro e le loro passioni hanno contribuito a far grande
viene visto dagli italiani come garante
l’Italia. Allora non si comprende perché c’è sempre più la
della Costituzione e simbolo dell'Unità d'Italia
tendenza a “buttare a mare” tutto questo, a sventrare la
(foto: ANSA)
storia e rinnegare l’opera dei padri della nazione. Perché c’è
tanto disfattismo? Perché si torna ad identificarsi come
padano, meridionale, siciliano, lombardo, napoletano e milanese? Si vuole forse tornare all’epoca delle città stato, delle
Repubbliche Marinare e dei Ducati? L’italiano è sempre più O forse chi chiude la porta al prossimo, in realtà è disposto
incomprensibile: rinnega il proprio fratello e rifiuta il fore- ad aprirla a patto che chi bussa si sottometta? Alcuni
stiero. Ma la domanda che sorge spontanea è: cosa ne atteggiamenti dell’italiano medio sembrano andare in quesarebbe della cultura italiana se ognuno di noi fosse rimasto sta direzione. Lo hanno vissuto sulla loro pelle i meridionachiuso tra le proprie mura? Probabilmente nulla o poco. li che in passato emigravano per lavorare nelle fabbriche
Allora perché continuare a devastare l’identità italiana, tanto del Nord, che non solo venivano sfruttati, ma anche trattaapprezzata nel mondo perché aperta e solidale con tutti? ti come bestie, rifiutati dai bar e ammassati in case fatiChi vi scrive è orgoglioso di essere italiano e allo stesso tempo scenti. Oggi la stessa cosa capita allo straniero che deve
di essere cittadino del mondo, di accogliere a braccia aper- accettare salari bassi, affitti alti, lavori in nero, magari
te chi ha bisogno, che esso sia un amico di un’altra locali- proprio nelle aziende o nelle case di coloro che gridano “via
gli stranieri dall’Italia”. Un tempo l’italiano guardava con
tà italiana o che provenga dall’altra parte del mondo.
Cambiare città o nazione non è un gioco, spesso dietro disprezzo quelle nazioni intolleranti, che giudicavano il
c’è una scelta dolorosa e forzata, una scelta di sopravvi- prossimo solo dalla provenienza. Oggi invece l’italiano sta
venza. Il confronto, l’incontro e perché no, anche lo scontro scomparendo: rimane un individuo che probabilmente con(inteso come dibattito civile), fa accrescere ed evolvere la tinua a sventolare il tricolore non per patriottismo ma per
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cultura, e ancor di più l’integrazione, il mescolare di idee. appartenenza calcistica. INTERVen t i
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DALL’ITALIA
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L'Italia rappresentata da noi
Intervista all’onorevole Laura Garavini, eletta con i voti degli italiani
residenti all'estero e capogruppo del Pd nella commissione antimafia
Giulio Bailetti
Credo che Laura Garavini possa rappresentare un buon
esempio per molti. Non era ricca, anzi, però ha studiato
diligentemente con passione e volontà. Ancora molto giovane, ma già ben qualificata, è venuta all’estero in Germania ed ha cominciato ad insegnare italiano agli italiani
ed anche ai tedeschi, come poi tanti di noi. Ma lei non si
è fermata solo qui. È andata poi molto più avanti. Seguiamo insieme il suo percorso.
Laura Garavini, Abgeordnete des italienischen Parlaments:
Immer mitten im Geschehen, aktiv im Kampf gegen die
Mafia, Idealistin, aber auch pragmatisch. An einem Nachmittag im April, im Hintergrund das ewige Rom, spricht Sie
mit uns. Sie erinnert sich, damit wir nicht vergessen ...
INTERVenti (IV): Cominciamo dall’inizio che è sempre
meglio. Dove e quando sei nata e che studi hai fatto?
Laura Garavini (LG): Sono nata a Vignola in Emilia nel
1966 in una famiglia contadina con pochi soldi ma tantissimo affetto. Mi sono laureata all’Università di Bologna
in Scienze politiche, indirizzo sociologico, con il massimo
dei voti. Alla Luiss di Roma ho fatto un Master in management di progetti comunitari.
IV: Quando e perché sei venuta all’estero?
LG: Sono partita per la Germania nel novembre del 1989,
proprio in quel periodo che ha cambiato la storia non solo
della Germania, ma anche dell’Europa e del mondo,
segnando la fine della Guerra Fredda. Sono emigrata per
curiosità professionale e culturale e per diversi anni ho
insegnato italiano ai figli di emigrati a Kiel, e più tardi, ad
Amburgo. Parallelamente ho avuto l’occasione di lavorare
come lettore alla Christian-Albrechts-Universität di Kiel.
Nel 1994 ho iniziato a collaborare ad Amburgo con l’associazione tedesca BQN (Beratungsstelle zur Qualifizierung von Nachwuchskräften mit Migrationshintergrund)
che si occupa della formazione lavorativa di giovani stranieri aiutando ragazze e ragazzi italiani a trovare posti di
lavoro. Pochi anni dopo mi è stato proposto di lavorare a
Colonia come dirigente italiana per un progetto del
Governo tedesco, Pro Qualifizierung. Collaborando con
diverse aziende nel Nordreno-Westfalia, Pro Qualifizierung promuove la qualificazione dei nostri connazionali
disoccupati o a rischio disoccupazione.
IV: Quando e come è cominciata la tua attività più propriamente politica?
LG: Successivamente ho lavorato come operatrice sociale
per il patronato Ital, che mi ha offerto l’occasione di
diventare la responsabile d’ufficio a Berlino, e per la
Unione Italiana nel Mondo (UIM). È stata una tappa
importante questa perché stavo quotidianamente a stretto
contatto con le famiglie e gli anziani, ho conosciuto più
da vicino i problemi, le esigenze, le idee degli italiani
all’estero.
Il 2007, poi, è stata una svolta: insieme a famosi gastronomi italo-tedeschi subito dopo la strage della ‘ndrangheta a Duisburg, nell’agosto 2007, ho fondato l’iniziativa
“Mafia? Nein danke!”. In quei giorni tanti media in Germania scrivevano: “Dove c’è pizza, c’è mafia”. L’iniziativa
fa vedere che è vero il contrario: dove ci sono italiani c’è
un forte No alla mafia – in Italia, in Germania, dappertutto. Tutti gli aderenti all’iniziativa si sono impegnati per
iscritto a denunciare subito ogni tentativo di estorsione
alla polizia e a non assumere nessuno che sia in contatto
con ambienti mafiosi. Abbiamo infatti riscosso importanti
successi: nel periodo natalizio dello stesso anno, decine di
ristoratori italiani a Berlino erano stati minacciati da una
serie di tentativi di estorsione. Ma i gastronomi non si
sono lasciati intimorire. Tanti si sono messi in contatto
con l’iniziativa “Mafia? Nein danke!”. Grazie alla collaborazione con la polizia berlinese sono stati catturati gli
autori dell’estorsione. Un bel successo!
IV: Ci parli un po’ della tua elezione a deputata?
LG: Nell’aprile 2008, dopo una campagna elettorale
intensissima che mi ha permesso di conoscere tante belle
realtà locali di impegno e passione politica, le italiane e
gli italiani in Europa mi hanno eletta alla Camera dei
deputati con il maggior numero di preferenze. Nella
Camera faccio parte della Commissiona Antimafia, dove
sono capogruppo, della Commissione Politiche Europee e
del Comitato permanente degli italiani all’estero.
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
DALL’ITALIA
Laura Garavini
IV: Sei sempre molto stringata nelle risposte, come se certi
risultati fossero ovvi e già scontati. Ci parlaci ora un po’
più diffusamente di come vivi il Parlamento e delle tue
impressioni, dei successi di cui vai più fiera ed anche eventualmente delle tue frustrazioni o delusioni?
LG: Dopo la mia elezione, ma in realtà anche già durante
la campagna elettorale, sapevo che mi avrebbe aspettato
un compito difficile, quello di contribuire – dai banchi
dell’opposizione! – a mettere in campo una seria politica
a favore degli italiani nel mondo, una politica che valorizzasse l’enorme patrimonio rappresentato dalle nostre
comunità all’estero, purtroppo spesso ignorate dal nostro
stesso Paese d’origine.
Dopo due anni a Roma sono convinta più che mai che
l’Italia ha bisogno di un Partito Democratico forte, moderno, unito, combattivo che dia ascolto alle giuste rivendicazioni della nostra gente oltreconfine. Dico questo di
fronte allo scandaloso scenario dei continui tagli che l’attuale maggioranza e l’attuale Governo stanno apportando
alle politiche per gli italiani all’estero. Infatti, il centrodestra ha rivelato ben presto le sue vere intenzioni verso i
INTERVen t i
nostri connazionali nel mondo, considerati sempre con
sospetto dall’attuale maggioranza, portando il sistema dei
rapporti con le comunità italiane ad un punto estremamente critico.
Con un Governo così apertamente ostile di fronte alle esigenze dei propri cittadini che vivono in Germania, in
Inghilterra o in Belgio, non c’è da meravigliarsi che molti
dei problemi siano rimasti irrisolti nonostante gli sforzi di
noi parlamentari dell’opposizione. Del resto non nascondo
che trovo spesso scoraggiante lavorare in un Parlamento
impegnato a convertire solo decreti, imbrigliato nelle iniziative parlamentari da un Governo che va avanti a colpi
di decreti legge blindati con la fiducia.
Insomma, il bilancio di tutti noi deputati eletti all’estero
sarebbe più ricco se non avessimo a che fare con un
Governo fino ad oggi unicamente impegnato a ridurre
sistematicamente le disponibilità e le risorse per le comunità italiane nel mondo. I numeri al parlamento sono
quelli che sono, ma con molta tenacia si può strappare lo
stesso qualche successo.
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DALL’ITALIA
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Ai margini di un incontro
Era il primo pomeriggio di giovedì otto
aprile scorso. Me ne stavo a Roma con mio
fratello Roberto ad uno dei pochi tavoli
all’aperto del bar ristorante, Ciampini
credo che si chiami. È un locale un po’
particolare, arrampicato a triangolo sulle
rocce antiche, tra Trinità dei Monti e il
Pincio, molto vicino all’Accademia di
Francia. Eravamo capitati lì e lì stavamo;
fuori, perché dentro ci era sembrato troppo pretenzioso e caro. Bevevamo qualcosa
e la vista era allo stesso tempo familiare e
meravigliosa.
Siamo diversi, ma ci vogliamo bene.
Mio fratello vive ancora a Roma ed io
spero invece tra pochi anni di aver passato a Monaco almeno la metà della mia
vita. La Germania forse no, ma Monaco è
di sicuro diventata la mia“casa”. Credo che
sia anche un po’ una questione di fiumi,
ma certo c’è anche dell’altro. Io preferisco
comunque di gran lunga l’Isar al Tevere,
che è sporco. No, non vengo spesso a
Roma, anche per via di certi miei ricordi.
Ci mancavo infatti da tre anni. Ne avevamo quindi abbastanza di belle e brutte
cose con mio fratello da raccontarci.
I miei amici già lo sanno. Per scendere
in Italia io ho bisogno di una lunga serie
di favorevoli coincidenze concordanti. E
allora le VHS (Volkshochschule, ndr), dove
insegno, erano in vacanza; mio figlio Alain
aveva le sue lezioni d’ingegneria; mia
figlia Stella era a Barcellona dal suo
ragazzo (io ero quindi diventato del tutto
superfluo); la macchina presa in leasing
funzionava ancora bene; c’erano le elezioni regionali e provinciali e ai votanti residenti all’estero avrebbero rimborsato 103
Euro e spicci, per il disturbo presosi. Inoltre un paio di VHS mi avevano anticipato
sulla fiducia il pagamento di due corsi e
avrei potuto dare anche un passaggio in
macchina a Roma a due amici, forse più
disperati di me, uno insieme al figlio piccolo. L’ultima motivazione al viaggio poi
ve la dico tra un momento. Abbiate
pazienza. Ho seguito quindi il mio destino
e tutte le favorevoli circostanze concordanti offertemisi.
Ce ne stavamo lì, dicevo, a parlare, a
sentire, spesso anche senza parlare, affacciati ad una bella finestra sul mondo,
quando ecco che suona il mio telefonino.
Lo so, non ci crederete. di sicuro eppure è
successo! Era Laura Garavini, che si scusava con me (?) per il giorno di ritardo, a
causa del disastroso risultato elettorale.
IV: Quali successi in particolare, per esempio?
Provo, ad esempio, grande soddisfazione per il via libera
alla doppia cittadinanza per tutti gli italiani in Europa.
Sicuramente uno degli esiti più concreti ottenuti in questi
due anni. Dal giugno 2010, infatti, gli italiani residenti in
Europa possono chiedere la nazionalità del loro Paese di
residenza senza dover rinunciare a quella italiana. È un
successo per il quale mi sono battuta insieme al PD, presentando un’interrogazione al Ministro degli esteri con la
quale si chiede che nessun italiano sia più costretto a
rinunciare alla propria cittadinanza per poter acquisire
quella del Paese in cui vive. Sono convinta che la possibilità della doppia cittadinanza possa portare a una più
completa e incisiva integrazione, anche politica, dei nostri
connazionali all’estero perché apre la strada a una maggiore partecipazione degli italiani oltreconfine alla vita
politica attiva proprio là dove risiedono.
Ritengo che sia un nostro importante successo essere riusciti, l’anno scorso, a ridurre i tagli previsti dal Governo.
Grazie a un tenace lavoro di opposizione, siamo riusciti a
salvare tanti milioni per i nostri connazionali nel mondo,
per le scuole e per il sociale. Anche se i tagli che il Governo ha imposto rimangono dolorosi. Personalmente sono,
Mi chiedeva se ora, che lei aveva un paio
di ore libere, io avessi tempo per fare la
passeggiata precedentemente concordata.
No, non sono stato molto lucido, lo confesso. Ho farfugliato risposte e proposte
per lo più senza senso. Certo che volevo.
Lei invece lucida ha scelto il posto più
conveniente per tutti e due. Alla galleria
Alberto Sordi a Piazza Colonna, certo.
Sarei sceso subito, facendo attenzione a
non inciampare, specie sulla lunga e
ondeggiante scalinata. Ora la sapete l’ultima motivazione al viaggio. Ne vale sempre la pena, di seguire diligentemente il
proprio destino, persino alla galleria Alberto Sordi! Con mio fratello comunque
avevo già fatto un figurone...
Non è che io tutti i giorni sia abituato
a girare per Roma con una Onorevole,
specialmente vivendo poi a Monaco. Anzi,
diciamo tranquillamente che a me questa
cosa non era ancora mai successa. Vi
posso però parlare un po’ dell’effetto che
mi ha fatto. Chissà perché?, l’idea originale portante era che io, romano, anche se
da decenni assente, l’avrei disinvoltamente guidata, lei forestiera, per i vicoli e le
piazze di Roma. Beh, non è andata proprio
così. Scordatevelo. Manco per sogno. Lei
infatti le strade le conosceva già molto
meglio di me e anche le scorciatoie. Io mi
sono in pratica accodato.
inoltre, riuscita a realizzare una piccola modernizzazione
che mi era stata richiesta da diverse donne italiane in
Europa. Anche a seguito di un’interrogazione parlamentare, la Direzione per i Servizi Demografici del Viminale ha
stabilito che i figli italiani all’estero ai quali i genitori
hanno assegnato il cognome della madre non vengano
più costretti d’ufficio dallo Stato italiano a cambiare il
loro cognome prendendo quello del papà. È una piccola
iniezione di modernità che viene dall’estero.
Inoltre sono contenta di essere riuscita a introdurre nella
discussione sulla riforma di CGIE e Comites una clausola
che prevede la presenza di giovani e di donne – tuttora
sottorappresentati – all’interno di questi organi. Ci sono,
poi, proposte di legge come PRIME per il ritorno dei cervelli italiani dall’estero o come Controesodo, che è proprio
in questi giorni all’esame dell’aula di Montecitorio.
Quest’ultima proposta di legge, in particolare, da un lato
prevede una serie di incentivi fiscali per coloro che tornano e intendono ricominciare un’attività d’impresa o un
lavoro autonomo; d’altro lato attraverso bonus fiscali
facilita l’assunzione di italiani residenti nel mondo da
parte di imprese che assumono con contratto indeterminato.
INTERVen t i
DALL’ITALIA
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
Mi ha fatto un certo effetto poter
avere per una volta notizie di prima
mano: per esempio che alla Camera c’è
in fondo solo un grande gruppo di persone e che valgono anche qui quindi le
normali regole della psicologia di gruppo. Si è semplicemente giudicati, per
come ci si presenta e per come ci si
comporta, nelle varie facili o critiche
situazioni. Il prestigio come al solito si
conquista o si perde tutto lì... È sempre
lì la resa dei conti. Alla mia precisa
domanda sul suo rapporto psicologico
con Berlusconi, mi ha risposto che lui
alla Camera non ci va. Ci manda piuttosto altri. Quando raramente ci deve per
forza andare, è circondato fisicamente
dai suoi e risulta di fatto inavvicinabile.
Non c’è perciò nessun diretto rapporto
psicologico. Certi rapporti probabilmente sono da evitare, perché potrebbero
fare molto male.
Arrivati a Piazza Navona, Laura Garavini mi ha anche indicato il palazzo del
Senato. E qui è stato un po’ troppo. Non
ho proprio potuto evitare un “lo so”,
forse anche leggermente secco. Ma per
tutto il tempo abbiamo parlato e ascoltato uno alla volta, come oggi non si fa
più troppo spesso, specie in Italia. Le ho
raccontato della Roma di trent’anni fa,
degli studenti, dei fascisti, delle bombe
e di tante altre cose che mi salivano alla
bocca... Lei mi ha parlato del nuovo buio
della Roma di oggi, senza studenti, con
i fascisti al potere, senza più bisogno
nemmeno di bombe e di tante altre cose
che le scendevano più dal cervello.
Poi le s’è fatto improvvisamente tardi.
Peccato, quando trovo una persona con
cui mi piace parlare, poi si fa sempre
presto tardi. Ha telefonato, guardato
l’ora e siamo tornati indietro. A Sant’Eustacchio abbiamo fatto ancora in tempo
a bere insieme un caffé al tavolo. Ha
pagato lei naturalmente, però quei soldi
lì ce l’avrei avuti pure io. Non credete!
Là mi ha anche telefonato mio fratello.
Poveretto, alla galleria era andato un
momento a comprarsi le sigarette e
d’allora ce l’eravamo perso. Ci aveva
aspettati con fiducia per tutto il tempo.
Ora sarebbe rientrato a casa.
Infine siamo tornati anche noi alla
galleria, da dove eravamo partiti. Finita
la sua, come dire?, ricreazione forse, lei
è andata di nuovo intrepida a lavorare.
Mentre scompariva tra la folla, ho pensato che ce ne vorrebbero ancora molte
altre di donne così, oltre certo anche a
tanti altri uomini. Io ero invece ancora
in vacanze non pagate ed ho continuato
più a ricordare.
Società Dante Alighieri
Monaco di Baviera
Presso l’Istituto Italiano di Cultura
Hermann-Schmid-Str. 8, München
Tel. 089 74 63 21 22
Fax 089 74 63 21 31
[email protected]
[email protected]
edito da Contatto Verein e.V.
bimestrale per la
Missione Cattolica Italiana
di Monaco
Lindwurmstr. 143
80337 München
Tel.: 089/74 63 06 0
Giulio Bailetti
IV: E nel tuo lavoro in Commissione Antimafia? Nonostante i problemi che hai
decritto, c’è anche qualche soddisfazione?
Ho sempre in mente l’appello dei tanti che, sin dalla campagna elettorale, mi
chiedono di non limitarmi a fare esclusivamente una politica “lobbyistica” per
gli italiani nel mondo, ma di dare il mio contributo per migliorare l’Italia e la
politica italiana in generale. Cerco, dunque, di fare entrambi le cose: portare
avanti le mie proposte per gli italiani nel mondo, ma di andare anche oltre.
Cerco di fare questo soprattutto in qualità di capogruppo del PD in Commissione antimafia. In questa funzione sono riuscita a dare il mio contributo
affinché venisse approvato il regolamento “liste pulite” per le elezioni regio­
nali e affinché venisse notevolmente migliorata la legge sull’Agenzia per i beni
confiscati. Inoltre, insieme alla società civile e ai socialdemocratici tedeschi,
mi sono impegnata affinché il Bundestag approvasse una legge che faciliti la
confisca dei beni mafiosi anche in Germania. Un contributo importante alla
lotta contro le mafie e un segnale incoraggiante che dimostra come la collaborazione internazionale nel contrasto alla criminalità organizzata possa dare
importanti frutti.
Sono, dunque, riuscita a ottenere piccoli risultati. Ma visti i numeri in Parlamento e l’ostilità del Governo Berlusconi ogni successo va strappato con le
unghie.
IV: Grazie, a nome di molti altri e buon lavoro. INTERVen t i
<
Biete Leistungen als
Gartenpfleger
im Großraum München
Auch am Wochenende
Tel.: 0170 5290054
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20
DALL’ITALIA
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Lettres italiennes
L’imprenditore
Corrado Conforti
Oggi vorrei approfittare dello spazio che qui mi viene concesso per
mettermi nei panni del signor Rossi,
ossia del cosiddetto italiano medio.
Sono dunque un uomo di una quarantina d’anni, sposato con prole
(diciamo due figli, anche se secondo le
statistiche la mia discendenza dovrebbe essere espressa in decimali), con un
lavoro che non mi consente lussi e
con qualche conseguente problema di
bilancio familiare. Non compro quasi
mai un giornale, e leggo, superficialmente, quelli che trovo nei bar dove mi
fermo a bere un caffè oppure, se vivo
in una grande città, quelli di poche
pagine distribuiti gratuitamente all’ingresso della metropolitana. La sera
per lo più resto a casa dove, durante e
dopo la cena, guardo i programmi che
le varie reti nazionali trasmettono. Mi
definisco cattolico, ma non sono un
praticante. Mi sono sposato in chiesa
ma, sinceramente, solo per offrire uno
scenario piacevole alla cerimonia. Non
mi sono mai appassionato di politica,
perché verso i politici ho sempre provato la naturale diffidenza che l’uomo
semplice e di poche parole prova per
chi di parole ne sa usare tante. Qualche volta ho votato e qualche volta
no. Quando l’ho fatto però ho sempre
scelto gli uomini dei quali diffidavo,
non per una forma di schizofrenia, ma
perché la costanza con cui quelle persone ripetevano da anni le stesse
parole era in qualche modo rassicurante. Dopo tutto, mi sono detto, se il
tale politico, pur non mantenendo mai
le promesse fatte, riesce da tanto
tempo a stare a galla, qualche numero
deve averlo. E poi in fondo in questo
paese non si vive così male. E inoltre,
come si dice, chi lascia la via vecchia
per la nuova, sa quel che lascia, ma
non sa quel che trova.
Da una quindicina d’anni però le
cose in Italia sono cambiate. Al potere
c’è adesso un signore che non è nato
alla politica, ma che alla politica è
arrivato dopo una strepitosa carriera
da imprenditore. Una carriera che ha
toccato tutti noi, visto che l’Imprenditore ci ha regalato tre reti televisive
con programmi ben diversi da quelli
barbosi della RAI. Non solo: la concorrenza che lui ha imposto alla RAI, ha
costretto questa a presentare programmi analoghi. Quiz soprattutto, ai
quali, con un po’ di fortuna, è possibile partecipare telefonando da casa.
L’Imprenditore, scendendo in politica,
si è fatto non pochi nemici, come è
naturale. I giudici soprattutto, che gli
intercettano le telefonate; ma l’Imprenditore ha annunciato che farà
presto una riforma della Giustizia che
metterà i giudici al loro posto. In vista
delle elezioni regionali l’Imprenditore
ha poi indetto per il venti marzo una
grande manifestazione a Roma in
piazza San Giovanni, e io ho deciso di
andarci insieme alla famiglia.
Eindrücke von "Signor Rossi"
während einer Regierungskund­
gebung in Italien.
Eccoci qua, è una bellissima giornata e la piazza è piena, ci sono bandiere del partito dell’Imprenditore
dappertutto. Quasi quasi ne compro
una ai figli. Quanto costa? È gratis.
Grazie! Ecco che adesso l’Imprenditore prende la parola. Attacca la sinistra
e i giudici suoi alleati. Chiede poi a noi
nella piazza se vogliamo una sinistra
al potere che aumenti le tasse, che
apra le porte agli immigrati e che
intercetti le nostre telefonate. E noi,
ovviamente, in coro ripetiamo no.
Promette poi che nei prossimi tre anni
cambierà tutto, addirittura che entro
il 2013 sconfiggerà il cancro. Anche di
questo è capace l’Imprenditore. E da
qui a tre anni! Come si fa a non
applaudirlo?
Alt. Noi qui ci fermiamo. Lasciamo
il signor Rossi che applaude in piazza
San Giovanni e ci rimettiamo i nostri
panni, perché a questo punto non
siamo più in grado di seguirlo, il
signor Rossi. Non ne siamo più in
grado, perché noi che qui scriviamo, il
cancro l’abbiamo conosciuto. Non
sulla nostra pelle, per fortuna, ma su
quella di un padre che non si era più
ripreso dopo una facile operazione al
cuore. E ce lo ricordiamo noi il cancro
nelle lacrime di nostra madre, nello
sgomento di noi figli maggiori e nella
disperazione di una sorella appena
diciannovenne che non riusciva ad
accettare l’idea che suo padre da lì a
qualche mese se ne sarebbe andato. E
ci ricordiamo delle visite all’ospedale,
dell’attesa fuori della sala operatoria.
Le sentiamo ancora dentro di noi le
parole del chirurgo, parole gentili che
però non ci lasciavano nessuna speranza. E non abbiamo dimenticato
quella telefonata notturna, breve e
crudele che però almeno metteva la
parola fine alle sofferenze di nostro
padre e alle nostre.
Ecco sì, sofferenze. Sofferenze profonde nel corpo del malato e nell’anima di chi gli voleva bene. Sofferenze
che non sono un argomento per strappare applausi. Ma per le quali ci si
aspetta invece pudore e rispetto,
soprattutto da parte di chi, come l’Imprenditore, quella malattia l’ha conosciuta. Sulla sua pelle. Ma per l’uomo
tutto fa brodo quando si tratta di
infiammare una piazza, quando si
tratta di difendere il suo potere e di
saziare il suo spaventoso ego. Tutto.
Anche le sofferenze degli altri. E perfino le sue. <
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
L’uomo
che verrà
CULTURA
Giorgio Diritti (Foto Pietro Pesce)
Intervista al regista Giorgio Diritti
Simona Morani
INTERVenti (IV): “L’uomo che verrà” ha vinto il David di
Donatello come migliore film dell’anno. Ti aspettavi un
riconoscimento così importante? Ci puoi raccontare le tue
impressioni su questa esperienza?
Giorgio Diritti (GD): Una speranza di vincere c’era, anche
se, man mano, durante la serata di premiazione, molti dei
premi andavano ad altri film, nonostante “L’uomo che
verrà” avesse ricevuto molte candidature. Sono molto
contento di aver ricevuto il David di Donatello come
miglior film dell’anno; è una vittoria che condivido con
tutti quelli che ci hanno lavorato perché “L’uomo che
verrà” è un’opera collettiva, dove ognuno ha contribuito
alla sua realizzazione. Era una gioia per me essere sul
palco insieme a Greta Zuccheri Montanari, la bambina
protagonista, candidata come miglior attrice, che, se
avesse vinto il premio, lo avrebbe condiviso con tutti gli
altri bambini che avevano lavorato nel film.
IV: Come è nata l’idea di trattare un tema così importante
come la strage di Marzabotto?
GD: Mi sono avvicinato alla storia di Marzabotto molti
anni fa, quando mi è stato regalato il libro “Le querce di
Monte Sole” dall’autore Mons. Luciano Gherardi. Leggendo quelle pagine sentivo nascere dentro di me il bisogno
di raccontare come la guerra avesse coinvolto persone
innocenti, rubando loro gli affetti e la vita. Era desolante
pensare che quella gente avesse dovuto aspettare fino al
recente processo di La Spezia, per ricevere un “riconoscimento” del dolore subito. “L’uomo che verrà” è stato lo
strumento per dare voce a quei martiri e ai martiri di tutti
i conflitti che continuano ad esserci ancora oggi nel
mondo, perché dal loro sacrificio ogni uomo acquisti consapevolezza delle ingiustizie nelle quali si trova coinvolto
suo malgrado e si attivi per il miglioramento della società
in cui vive.
Giorgio Diritti è nato a Bologna e ha iniziato la sua attività nel mondo del cinema
lavorando al fianco di Carlo Lizzani, Lina
Wertmüller e Pupi Avati. La sua carriera
da regista inizia nel 1990 con alcuni
medio e cortometraggi. Nel 2005 dirige il
suo primo lungometraggio per il cinema,
“Il vento fa il suo giro”, che riceve numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Il
suo ultimo film “L’uomo che verrà” racconta la strage di Marzabotto attraverso
gli occhi di Martina, una bambina che
dopo la morte del fratellino decide di non
parlare più. Il film vince il MarcʼAurelio
d’Oro del pubblico e il Gran Premio della
Giuria al Festival Internazionale del Film
di Roma 2009. Il 7 maggio 2010 vince il
David di Donatello come miglior film.
IV: Il film è girato interamente nel dialetto della montagna
bolognese. Secondo te, cosa offre in più un dialetto rispetto ad una lingua ufficiale?
GD: Sono convinto che l’identità di un popolo sia strettamente legata alla sua identità linguistica. Ne “L’uomo che
verrà” la scelta di raccontare in dialetto quelle vicende è
nata a pochi giorni dall’inizio delle riprese, quando era già
pronta la sceneggiatura in italiano. Man mano che quei
personaggi si delineavano ci siamo resi conto che il dialetto avrebbe dato realismo a quella storia, cosa che l’utilizzo di un bolognese più moderno, avrebbe rischiato di
rendere macchiettistica e poco veritiera. Era fondamenta-
INTERVen t i
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CULTURA
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
le per noi che lo spettatore compisse
un “viaggio nel tempo” e si immedesimasse con i membri della famiglia
che raccontavamo per poter meglio
comprendere il dolore di quell’umanità ferita e sconvolta dalla crudeltà
di una guerra inutile.
IV: Dietro alla lavorazione del film c’è
anche un grande lavoro di documentazione e ricerca. Oltre a servirsi delle
fonti scritte, ti sei anche dedicato alle
interviste ai partigiani e ai testimoni
sopravvissuti. C’è un aneddoto o un
incontro che ti ha toccato particolarmente?
GD: Tutti gli incontri fatti in fase di
scrittura del film e la lettura delle
testimonianze scritte, sulle quali mi
trovavo a lavorare insieme ai miei
co-sceneggiatori, Tania Pedroni e
Giovanni Galavotti, non erano facili
da affrontare per la durezza e la crudeltà che rispecchiavano. Le storie
che leggevamo ci lasciavano profondamente scossi, per giorni, ed era
anche lì poi che scaturiva la difficoltà e la consapevolezza
nel trovare i giusti equilibri della storia che avremmo raccontato. Durante la fase delle riprese mi ha colpito la reazione aggressiva che hanno avuto alcuni anziani del luogo
alla vista degli attori che interpretavano i nazisti nel film.
Questi attori erano di nazionalità tedesca e il suono della
lingua, insieme alla vista di quelle divise, ha fatto riaffiorare ricordi e angosce che avevano realmente vissuto in
quei giorni.
IV: Hai rielaborato le vicissitudini e i caratteri dei personaggi secondo le tue ispirazioni, o hai cercato di basarti il
più possibile sulle testimonianze orali?
GD: La realizzazione de “L’uomo che verrà” è stata preceduta da un lavoro di ricerca durato molti anni. Oltre al
lavoro di documentazione sulle tradizioni della civiltà contadina e la visione di centinaia di fotografie dell’epoca conservate negli archivi della Cineteca di Bologna ho anche
raccolto molte testimonianze orali, scaturite negli incontri
con i partigiani e i sopravvissuti, per meglio apprendere
cosa mangiavano le persone nel 1944, come si vestivano,
come parlavano e anche su quali gerarchie erano fondati i
rapporti umani. Poi, oltre tutto questo, si è rivelato di grande valore il rapporto instaurato con la gente che vive oggi
su quel territorio, con gli anziani che offrivano suggerimenti utili a me e a tutta la troupe, rivelatisi di grande aiuto
per la ricostruzione degli ambienti e della quotidianità, sia
prima che durante le riprese del film.
IV: Uno dei contadini che diventa partigiano (Diego Pagotto), in realtà si rivela essere una “talpa”. È una scelta fatta
per evitare lo stereotipo del partigiano “buono” contro i
tedeschi “cattivi”?
GD: Il personaggio interpretato da Diego Pagotto prende
spunto dalla realtà. In quelle circostanze ci sono stati
normalmente, come in altre epoche e vicende storiche, dei
traditori. Il fascismo all’epoca aveva imposto delle “taglie”
per stanare i capi partigiani. Spesso c’erano persone che
venivano assoldate dai fascisti per entrare in contatto con
i partigiani; in altri casi invece poteva succedere che uno
che veniva accusato di essere un collaborazionista della
Resistenza poteva riscattarsi e sfuggire alla tortura
andando come inviato tra i partigiani e riferendo ai fascisti i piani delle azioni che stavano preparando i nemici.
IV: Nel tuo film c’è un’attenzione particolare alla psicologia dei personaggi, non soltanto della popolazione locale,
ma anche dei soldati tedeschi. Emblematica ad esempio la
scena dell’ufficiale tedesco che salva Alba Rohrwacher
semplicemente perché assomiglia alla moglie. Cosa hai
voluto fare emergere da queste scelte?
GD: Diciamo che la maggior parte dei microracconti creati
in fase di sceneggiatura prendono spunto da fatti reali, più
o meno accaduti. Nell’episodio che citi in particolare volevo
evidenziare quanto la dimensione della sopravvivenza e
della morte, durante quelle vicende, fosse davvero strettamente legata alla casualità o ad eventi molto marginali.
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
Im Jahr 2005 hat Giorgio
Diritti seinen ersten
Spielfilm gedreht, „Il vento
fa il suo giro“, und damit
viele nationale und internationale Preise gewonnen. Das neue Werk des
Regisseurs aus Bologna,
„L’uomo che verrà“, wurde
dieses Jahr mit dem „David
di Donatello“ als bester
Film ausge­zeichet.
Nun feiert er seine
Deutschland-Premiere auf
dem Filmfest München.
Un’immagine dal film
“L’uomo che verrà”?
IV: Che sentimenti si nascondono dietro al canto di Martina? È un canto di speranza o di disillusione? Oppure è una
scelta puramente estetica?
Far cantare Martina alla fine del film non è una scelta
puramente estetica. Il suo canto racchiude una forte speranza verso il futuro. Il mutismo della bambina durante
tutto il film scaturisce in risposta al trauma che aveva
subito tempo prima quando le era morto tra le braccia un
fratellino. Il fatto che lei riacquisti la parola, proprio nel
momento in cui tutto della sua vita le è stato portato via,
i suoi affetti, la casa, gli amici, la sua stessa infanzia,
segna il risultato di una consapevolezza alla quale Martina arriva attraverso un’acquisizione del senso di responsabilità, la coscienza di essere diventata donna, l’accettazione di tutto quello che i suoi occhi hanno visto e la
speranza che la vita possa continuare, nonostante tutto.
IV: Il tuo film sarà presentato al Film Festival di Monaco di
Baviera e avrà in questa occasione la sua première in Germania. Che aspettative hai? Che impatto credi che il film
avrà sul pubblico tedesco?
GD: Credo che l’impatto di questo film sarà abbastanza
duro anche in Germania, in parte forse traumatico, ma
penso che sia un film che esce dagli stereotipi della raffigurazione classica dei tedeschi e che mostra uno sguardo
in parallelo più contemporaneo di come la guerra riesca a
mostrare intimamente la personalità dell’uomo.
INTERVen t i
CULTURA
IV: Ci puoi dire alcune tue personali considerazioni sul
cast? Come è stato lavorare in un ambiente eterogeneo
che spazia da attori del calibro di Claudio Casadio, Maya
Sansa e Alba Rohrwacher, a comparse ed attori non professionisti del luogo?
GD: La scelta del cast nei miei film è il risultato di una
fusione di sensazioni non solo professionali ma soprattutto
umane. Far recitare al fianco di attori professionisti altri alla
loro prima esperienza e addirittura persone che non sono
attori ma che abbiamo scelto perché vivono realmente in
quei luoghi, ha contribuito a creare sul set un’atmosfera di
grande scambio, che è alla base del mio fare cinema. Gli
attori professionisti hanno insegnato alle altre persone ad
essere credibili nella recitazione, mentre la gente del luogo
ha insegnato loro il dialetto, cercando di riprodurre le
cadenze e i gesti della gente che viveva lì. Il progetto di
questo film è stato abbracciato da tutti con grande passione
ed è stato come se ognuno, in qualche modo, si fosse sentito responsabile di dover tramandare qualcosa di doloroso
ma necessario da cui bisognava trarre insegnamento.
IV: Ne “L’uomo che verrà” i paesaggi, i boschi e il contatto
quotidiano degli uomini con la natura hanno un grande
rilievo. Lo stesso si può dire anche ne “Il vento fa il suo
giro”: è un caso, o hai personalmente un legame profondo
con la montagna?
GD: Indubbiamente nei miei due film traspare un forte
legame, anche personale, con la montagna.
La scelta di utilizzare un certo tipo di ambientazioni non
è casuale, oltre ad essere prima di tutto lo sfondo paesaggistico reale delle storie di cui racconto: credo, infatti,
che lo scenario, nella varietà di paesaggi ed eventi atmosferici che offre l’ambiente della montagna, diventi nei
miei film quasi personaggio esso stesso, facendosi interprete degli stati d’animo e della storia. Lo sfondo dell’Appennino bolognese nel caso de “L’uomo che verrà” (girato
in parte anche in Toscana) da un lato aiuta lo spettatore
ad immedesimarsi ancora di più in quei contadini che
nella realtà vivevano nelle borgate vicino ai boschi,
dall’altro crea uno sfondo drammatico e cambia i colori
scandendo così il ritmo delle stagioni e rispecchiando il
presagio degli eventi che si scateneranno.
IV: Come ti auguri che sia l’uomo che verrà?
GD: Spero che gli uomini che verranno siano in grado di
trarre insegnamento da quello che, di positivo o negativo,
è stato vissuto in passato, dalle generazioni che li hanno
preceduti, affinché possano indignarsi di fronte al razzismo
e alla rassegnazione e si attivino concretamente per
migliorare il mondo. Mi auguro che siano persone che sappiano riscoprire il senso delle piccole cose, quelle che davvero contano, e che si adoperino per vivere dignitosamente
la propria vita con i propri affetti, perché questo è il senso
profondo della vita. <
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CULTURA
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Il ”Panteon“ italiano della casa
editrice Bruckmann
L’attenzione per l’arte italiana della Bruckmann Verlag di Monaco
Giuseppe Muscardini
La costante volontà della casa editrice Bruckmann Verlag di Monaco di porre la lente sull’arte italiana attraverso
gli scritti di specialisti pubblicati nella rivista “Bruckmanns
Pantheon”, ha contrassegnato gli anni del boom economico. Ancora prima degli anni Sessanta, tra i molti titoli in
catalogo, figurava l’accreditato volume di Nina Caflisch
Carlo Maderno. Ein Beitrag zur Geschichte der römischen
Barockarchitektur, stampato a Monaco nel 1934. Fino ad
oggi l’edizione non ha goduto della traduzione italiana.
Nei primi anni Venti la redazione del prestigioso Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler (conosciuto dagli
studiosi come il Thième-Becker, dal nome dei primi curatori che nel 1907 elaborarono il piano editoriale dell’opera),
assegnò alla giovane studiosa Nina Caflisch un incarico
impegnativo. Le si proponeva di compilare la voce relativa
a Carlo Maderno, il celebre architetto che nei primi decenni del Seicento lavorò alla Basilica di San Pietro su mandaDer Münchner Bruckmann Fachverlag widmet der
italienischen Kunst schon seit den 1920er Jahren viel
Aufmerksamkeit. Besonders bemerkenswert sind die
kunstgeschichtlichen Studien von Nina Caflisch über den
italienischen Künstler Carlo Maderno.
to di Paolo V, intervenendo massicciamente sui volumi
della facciata e trasformando la precedente pianta a croce
greca voluta dal Bramante in pianta a croce latina. Nina
Caflisch adottò tra il 1926 e il 1928 una precisa metodologia di lavoro per concentrare al meglio ogni sforzo e
conseguire così un risultato soddisfacente. Con la pubblicazione di un ampio contributo nel XXIII volume del repertorio degli artisti, giunsero i consensi alle lunghe e certosine indagini sui raccordi bibliografici. Redigendo per l’occasione un autentico saggio dimostrò di aver scandagliato la
più aggiornata bibliografia sull’argomento: suddividendo il
testo in quattro parti, corrispondenti ai diversi periodi di
pontificato in cui Maderno operò (dalla morte di Clemente
VIII ad Urbano VIII), vi aggiunse una Charakteristik della
peculiare concezione spaziale adottata dall’architetto.
Quelle pagine sono ancora citate nelle più attuali monografie su Carlo Maderno in rapporto all’evoluzione del
Manierismo e del Barocco. Quelle pagine valsero a Nina
Caflisch nuovi onori nel 1934, anno in cui a Monaco di
Baviera pubblicò con la casa editrice Bruckmann la monografia intitolata Carlo Maderno. Ein Beitrag zur Geschichte
der Römischen Barockarchitektur. L’impianto del libro, in
cui confluirono le informazioni raccolte per l’Allgemeines
Lexicon, fu giudicato innovativo dal critico d’arte Ulrich
Christoffel, che in una lusinghiera recensione apparsa nel
1935 nel numero 15 nella rivista internazionale d’arte
”Pantheon“ - edita a Monaco dallo stesso Bruckmann riconosceva alla Caflisch una lodevole capacità d’indagine
storica, maturata e consolidata con la frequentazione di
archivi e biblioteche. Secondo Ulrich Christoffel finiva così
la crisi delle monografie sugli architetti del barocco romano: ad integrare quelle già edite su Domenico Fontana e
Francesco Borromini, ecco finalmente comparire il volume
sul Maderno, agile e ben argomentato.
Gli storici hanno potuto documentare il ruolo dei titolari della casa editrice monacense nell’ascesa del nazismo,
così come le sovvenzioni negli anni Venti di Hugo Bruckmann a favore del nascente Partito Nazional Socialista. Ne
La caduta degli dei Luchino Visconti affida a Dirk Bogard il
ruolo del magnate che sostiene Adolf Hitler nelle fasi della
sua scalata al potere. Nel film questi porta il nome di Friedrich Bruckmann, preso a prestito dal fondatore della nota
casa editrice. Ma il graduale processo di denazificazione
del dopoguerra ha consentito alla Bruckmann Verlag negli
anni del boom economico di convogliare i propri interessi
editoriali verso l’arte italiana, grazie ai qualificati interventi critici degli esperti pubblicati nella menzionata rivista
“Pantheon”. L’orientamento iniziale del capostipite Friedrich Bruckmann, studioso di storia dell’arte e fondatore
nel 1858 della Verlag für Kunst und Wissenschaft, veniva
così opportunamente onorato nella conduzione della casa
editrice di Monaco. Nata nel 1928 come “Pantheon Internazionale Zeitschrift fur Kunst”, la rivista fu stampata a
Monaco da Bruckmann fino al 1944, con una lunga
sospensione nel periodo bellico che si estese a tutto il
1959. Ripresa la pubblicazione nel 1960, la rivista assunse
poi nel 1980 l’intitolazione di ”Bruckmanns Pantheon“,
caratterizzandosi come storica continuazione dei primi
propositi della casa editrice. Solo nel 1999, subentrando
l’editore Stiebner, ritornò alla precedente denominazione di
“Pantheon”. A titolo esemplificativo gli articoli d’argomento, autore e soggetto italiano pubblicati su “Pantheon” nel
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
CULT URA
Friedrich Bruckmann
solo decennio 1960-1970, assommano a 156. Rodolfo Pallucchini vi compare con ben cinque articoli sugli eventi
espositivi veneziani di quegli anni: dalla mostra della pittura veneta nel Seicento realizzata a Ca’ Pesaro, alla
mostra su Carlo Crivelli allestita a Palazzo Ducale, entrambe realizzate da Pietro Zampetti rispettivamente nel 1960
e nel 1961. Eberhard Ruhmer è invece autore tra il 1960 e
il 1964 di testi significativi sulla pittura di Sperandio,
Cosmè Tura, Lorenzo Costa, Cristoforo da Milano, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, pubblicati in lingua
tedesca sulla rivista e tuttora ben note agli storici dell’arte.
Di alto valore esplorativo sono gli studi, sempre in tedesco,
di Lili Frohlich-Bume su Parmigianino, Marco Zoppo e Tiepolo, così come i due saggi di Enzo Carli: il primo, pubblicato in tedesco nel 1960 reca il titolo di Ein neuer Simone
Martini; il secondo, in italiano, è incentrato sui Problemi e
restauri di Giovanni di Paolo, e fu pubblicato nel 1961 in
occasione dell’esposizione alla Alte Pinakothek di Monaco
dei due pannelli restaurati con gli Episodi della Vita di San
Giovanni Battista, in concomitanza con la conversione dei
sotterranei del lati est ed ovest del celebre Museo monacense.
FOTOGRAFIE & JOURNALISMUS
TEXTE ALLER ART
Kirsten Ossoinig
[email protected]
0172/9019589
INTERVen t i
A distanza di un decennio dal passaggio della rivista
all’editore Stiebner di Monaco, e a distanza di oltre settanta anni dalla prima edizione dell’opera di Nina Caflisch,
l’impegno largito all’epoca dalla studiosa nelle indagini
d’archivio andrebbe oggi ricompensato con una doverosa
traduzione in lingua italiana del Beitrag sul Maderno.
Senza nulla togliere all’efficacia dell’idioma originario,
vorremmo poter leggere più agevolmente quella dissertazione anche in lingua italiana, mutuandola dall’ottima
edizione di Bruckmann e partendo dal suo possibile titolo,
già di per sé esaustivo: Carlo Maderno. Un contributo alla
storia dell’architettura barocca romana. Sfruttando celebrazioni e centenari, se ne auspica qui la realizzazione
editoriale, da destinarsi non solo ai curatori della materia,
ma a quanti credono nel valore della ricerca disciplinata,
puntuale e scientificamente corretta. Per chi non sa attendere e vive a Monaco, un buon esemplare del volume si può
sfogliare (o acquistare per poche decine di euro) ad Oberaudorf, presso l’antiquario Rainer Kurz, Watschöd 9. Altro
esemplare si può reperire a Stoccarda nel negozio di Ingrid
Degutsch, Gerstenstraße 4 c. <
Retired italian teacher
from Massa Carrara wishes
to have a corrispondence
with foreign people (50 and
more years old), to make new
friends, to Know other countries, to extend her culture.
Email: [email protected]
Universitäts-Dozentin
unterrichtet Italienisch
für jede Kenntnisstufe
Chiara Vigoriti-Zeller
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CULTURA
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Kaiser, Kult und Casanova
Bayerische Landesausstellung 2010: BAYERN - ITALIEN.
Eine Beziehungsgeschichte von der Antike bis zum
ausgehenden 18. Jahrhundert
Ernst Haase
Anna Zanco Prestel hat schon im
letzten INTERVenti die beiden Leit­
figuren der Bayerischen Landesausstellung 2010 treffend beschrieben.
Während die schöne Frauengestalt für
mich eher die zeitlose Schönheit
unseres Bildes von der italienischen
Frau darstellt, erinnert die Physiognomie des grantigen Löwenkopfs sofort
an den berühmtesten aller bayerischen Ministerpräsidenten. Er soll einmal gesagt haben: „Die Italiener kommen mit Verhältnissen zurecht, unter
denen die Deutschen längst ausgestorben wären.“ Vielleicht hat er deshalb den Verdienstorden der Republik
Italien früher erhalten als den KarlValentin-Orden. Aber das gehört mehr
zum zweiten Teil der Ausstellung, die in
Augsburg unter dem Titel „Sehnsucht,
Strand und Dolce Vita“ das neue Bayern und das neue Italien zeigt.
Die Ausstellung in Füssen an der
alten Via Claudia, im wunderschönen
ehemaligen Benediktinerkloster Sankt
Mang, zeigt den Zeitraum von der
Antike bis etwa zum ausgehenden 18.
Jahrhundert. Weil eine fast 2000-jährige Beziehung auch nicht annähernd
voll erfasst werden kann, hat man als
Konzept historische Themenbereiche
herausgegriffen, die an ausgewählten
Personen und Geschichten dargestellt
werden. Die getroffene Auswahl an
„Darstellern“, wertvollsten Exponaten
und die alle Sinne ansprechende Präsentation ist es, was diese Ausstellung
so spannend, faszinierend und sehenswert macht.
Es beginnt mit der lebensnahen
Darstellung des Legionärs Septimius
Impetratus, der als Rekrut der 3. Itali-
enischen Legion nach Castra Regina
(Regensburg) kam und es dort zum
Tubist brachte. Der Dichter Venantius
Fortunatus schrieb um 565 über eine
Reise in die Heimat: „... wenn dann
(nach Augsburg) der Weg frei ist und
dir nicht der Baier entgegentritt, so
ziehe durch die Alpen ...“
Fino al 10 ottobre rimarrà aperta a
Füssen e ad Augsburg la grande
esposizione culturale 2010: Bayern –
Italien organizzata dal Land Bavarese.
L’autore ci invita alla visita della
manifesta­zione soffermandosi sugli
aspetti più interessanti del rapporto
culturale tra i due Paesi.
Über das Mittelalter erfährt der
Besucher, wie ein Langobardenkönig
sich seiner Braut, der Agilolfingerin
Theodolinde zu erkennen gab, indem
er die Streitaxt mit gewaltigem Hieb
in den Baum schlug; wie der Leichnam
eines römischen Märtyrers aus den
Katakomben ins Kloster Tegernsee
kam und dort das nach ihm benannte,
heilsame Quirinsöl vermarktet wurde;
wie der italienische Herzog Welf IV
erfolgreich durch Heirat an die süddeutschen Besitzungen der Welfen
gelangte; aber der 16-jährige Konradin sein Staufererbe in der Schlacht
mit Karl von Anjou verlor und dafür
samt seinen Gefolgsleuten in Neapel
den Kopf hinhalten musste; wie der
Wittelsbacher Ludwig der Bayer nach
Rom zog und zum ersten deutschen
Kaiser wurde, der ohne die Zustimmung des Papstes gekrönt wurde und
auf dem Weg nachhause ein Madonnenbild aus Pisa als Gnadenbild für
die Gründung des Klosters Ettal mitnahm. Die Kaiserkrone in der Ausstel-
lung ist aber leider nur eine Replik aus
Neugablonz.
Dann erreichen wir den wirklich
spannenden Teil der Ausstellung zum
globalen Handel der damals existierenden Welt, für den die Alpenpässe
zu den wichtigsten Verkehrswegen
gehörten. Als Protagonist dieser Zeit
hat man den Füssener Goldschmied,
Schmuck- und Kunsthändler Hans
Jakob König gewählt, der in den
1570er Jahren nach Venedig übersiedelte. Sowohl die Gonzaga und Medici
als auch Kaiser Rudolf II. gehörten zu
seinen Kunden; ein prachtvolles Porträt, zugeschrieben Paolo Caliari, gen.
Veronese, drückt gleichermaßen seinen Reichtum und sein Selbstbewusstsein aus. Die Art der Waren, die
Rolle der großen Handelsfamilien, die
Abwicklung der Geschäfte z. B. im
berühmten Fondaco dei Tedeschi am
Rialto in Venedig, das Finanz- und das
strapaziöse, riskante und teure Transportwesen durch die Rottfuhrleute
werden anschaulichst und eindrucksvoll dargestellt.
Die nächsten Episoden drehen sich
um den Austausch von Kunst und
Wissenschaft zu dieser Zeit. Das Spiel
der Laute wurde am ausgehenden
Mittelalter überall in Europa Mode,
doch nur in und um Füssen, begründet
von der Familie Tieffenbrucker, war
die Herstellung des Instruments wirklich bedeutend. In einigen italienischen Städten beherrschten die Allgäuer Lautenbauer die Branche völlig.
Zu Beginn des 17. Jahrhunderts verlor
zwar die Laute in der Musik an Bedeutung, aber der Bau der jetzt führenden
Violine wurde in Cremona von den
Amati und Co. mit der Füssener Lautentechnik veredelt.
INTERVen t i
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CULTURA
Das Benediktinerkloster
St. Mang in Füssen
Foto: Füssen Tourismus
und Marketing / Rainer
Paulick, Füssen
Einen besonders passenden Rahmen finden die vielfältigen Werke der
Humanisten Regiomontanus, Celtis
und Peutinger, die alle drei auf längeren Reisen nach Italien wesentliche
Anstöße für ihre Bemühungen zur Verbreitung der humanistischen Kultur in
Bayern bezogen. Ihre Schaffensgebiete Astronomie und Mathematik, Dichtung und Bildungspolitik und die
humanistische Erforschung des römischen Augsburg werden mit prachtvollen Ausstellungsstücken belegt –
im 1. Stock der herrlichen Bibliothek
des Klosters.
Um 1600 begannen im Zeichen der
Gegenreformation und besonders ausgelöst durch den streng katholischen
Kurfürsten Maximilian religiöse Einflüsse aus Italien in Bayern wirksam
zu werden. Der Kurfürst rief die Kapuziner nach München, wo sie ihr erstes
Kloster gründeten. Ihr Oberhaupt war
der Hl. Laurentius von Brindisi, der für
Maximilian nicht nur bei Kaiser Rudolf
II in Prag politisch tätig wurde, sondern auch eine religiös geprägte
Freundschaft mit ihm hatte. Die Kapuziner wurden sehr beliebt durch Volksnähe und tätige Nächstenliebe.
In die gleiche Zeit fällt auch die
Episode der Stiftung einer LoretoINTERVen t i
Kapelle durch den Rosenheimer Kaufmann Georg Schaur, der dies auf einer
Reise nach Italien gelobte. Weitere
Loreto-Kapellen wurden gebaut und
entwickelten sich zu beliebten Wallfahrtsorten.
Nach dem 30-jährigen Krieg begann
in Bayern eine friedliche Zeit unter
dem Kurfürsten Ferdinand Maria, mit
dessen junger Frau Henrietta Maria
Adelaide aus Turin italienischer Stil in
das noch strenge Hofzeremoniell einzog. Zunächst wurde die französisch
orientierte Cousine Ludwigs XIV noch
zurückgehalten durch einen pingeligen
Hofkammerpräsidenten, der sich über
die Ausgaben für Limonen und Pomeranzen aufregte und eine gestrenge
Habsburger Schwiegermutter; doch
nach dem Sturz des ersteren und dem
Ableben der zweiten, vor allem aber
nach der Geburt eines Thronfolgers
konnte Henriette Adelaide ihre Vorstellungen vom italienischen Barock
durchsetzen. So verdanken wir dem
Ende ihrer Kinderlosigkeit die Theatinerkirche in München als Gelübde des
Königspaares für einen Thronfolger.
Wir belächeln heute vielleicht als
Prunksucht Extravaganzen wie den
Nachbau des venezianischen Bucintoro
auf dem Starnberger See, doch ge­schah
dies vor allem unter dem Aspekt der
Ansprüche absolutistischer Herrschaft
und einer neuen Stellung Bayerns
unter den europäischen Höfen, vor
allem im Spannungsfeld zwischen
Habsburg und den Bourbonen.
Gegen das Ende der Ausstellung
wird das Kloster St. Mang selbst zur
großartigen Ausstellung mit seinem
Kaisersaal, dessen herrliches Deckenfresko von dem „stiftkempischen Hofund Cabinetsmahler“ Franz Georg
Hermann von 1720 bis 1722 ausgeführt wurde. Auch er hatte seine Ausbildung acht Jahre lang in Rom empfangen, zur gleichen Zeit wie die
Gebrüder Asam; der Füssener Festsaal
ist eines der Glanzbeispiele des barocken Kulturtransfers zwischen Italien
und Bayern.
Schließlich ist noch ein Raum
Benedikt von Norcia gewidmet, denn
das Kloster Sankt Mang, das etwa 840
gegründet wurde, geht in seiner jetzigen Ausführung auf das frühe 18.
Jahrhundert zurück. Das Deckengemälde des Kapitelsaals ist dem mustergültigen Lebenswandel von Benedikt gewidmet, sodass die Mönche im
wahrsten Sinne des Wortes zu Ihrem
italienischen Vorbild aufschauen
konnten. <
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CULTURA
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Impossible
Venice
Interview mit der Dokumentarfilmerin
Anny Carraro
L’immagine della “Serenissima”, mostrata attraverso gli
occhi di diverse persone ed artisti è la principale prospettiva
che contraddistingue la produzione di Anny Carraro, documentarista indipendente. Nata a Mirano, in provincia di
Venezia, l’autrice mostra la sua città nei suoi mille aspetti e
infinite sfaccettature... Accanto al suo lavoro in qualità di
traduttrice ed interprete, gira e produce film documentari
che hanno come tema principale proprio la Serenissima.
Dopo la maturità conseguita a Venezia, Anny vive e studia in
diversi paesi europei, per poi stabilirsi definitivamente a
Monaco di Baviera, facendo la pendolare tra il capoluogo
bavarese e la sua amata Venezia. La 67esima edizione del
Festival di Venezia la vedrà protagonista con una co-produzione USA-Italia sulla vita del poeta russo Josef Brodsky,
premio Nobel nel 1987. È possibile scaricare alcuni trailer
dei film che la regista ha girato e prodotto a partire dal
2002. (www.italiandoc.it/films/1185.htm).
Sylvia Kroupa
INTERVenti (IV): Woher aus Italien
kommst Du genau und welches Bild
würdest du von deinem familiären
und kulturellen Background zeichnen?
Anny Carraro (AC): Ich stamme aus
Venedig, aus der gleichnamigen Provinz
vom Festland; ich bin in Venedig aufgewachsen und dort bis zum Abitur
in die Schule gegangen. Danach begab
ich mich auf die Reise durch Europa.
Ich habe in England, Frankreich und
Deutsch­land studiert. In Deutschland
habe ich dann auch geheiratet und in
München wurde meine Tochter geboren. Sie ist inzwischen erwachsen.
IV: Du nennst dich ja Anny mit Vornamen. Ist dies dein Künstlername?
AC: Mein echter Name ist eigentlich
Annamaria, aber ich wurde in der
Familie schon immer Annì genannt
und darum ist Annì auch zu meinem
Künstlername geworden.
IV: Wann und warum bist Du nach
Deutschland gekommen?
AC: Also es kommt mir so vor, als sei
ich schon seit ewigen Zeiten in
Deutschland, denn ich fühle mich
hier genauso zu Hause wie in Venedig. Der Hauptgrund, weshalb ich
nach Deutschland, und zwar nach
Wiesbaden kam, war die Liebe. Ich
folgte meinen zukünftigen Ehemann,
der in Wiesbaden lebte und studierte.
Später hat es mich – glücklicherweise – nach München verschlagen und
seitdem fühle ich mich hier heimisch.
IV: Du hast ja als Dolmetscherin und
Übersetzerin gearbeitet. Zum Dokumentarfilm kamst Du erst sehr viel
später? Was war der Auslöser dafür?
AC: Ich habe in München an der Uni
studiert und eine Übersetzer- und
Dolmetscherausbildung absolviert.
Diesen Beruf übe ich noch heute mit
Leidenschaft aus. Zum Filmen bin ich
eigentlich auch durch das Übersetzen
und Dolmetschen gekommen. Ich
besuchte einen Masterkurs an der
Universität von Forlì (in der Nähe von
Bologna), der das Dolmetschen und
Übersetzen für Medien zum Inhalt
hatte. Nach dem Masterstudium war
ich so neugierig, dass ich eine weitere
Ausbildung im Bereich Regie und
Filmproduktion abgeschlossen habe.
Seitdem drehe und produziere ich
aktiv Dokumentarfilme.
IV: Deine Dokumentarfilme sind unter
dem Begriff von Kunst/Kultur und
Venedig entstanden. Gibt es auch
andere Themen, die Du als Grundlage
verwendet hast?
AC: Im Grunde genommen sind
meine Themen hauptsächlich mit
Kunst und Kultur verbunden und vor
allem immer im Zusammenhang mit
der Stadt Venedig. Wann immer es
einen Bezug zu dieser unerschöpflichen Stadt gibt, versuche ich ihn
aufzugreifen.
INTERVen t i
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CULTURA
Stadt Venedig, gesehen mit den
Augen dieses vielleicht letzten großen und visionären venezianischen
Malers De Luigi.
IV: Sind einige Deiner Filme Auftragsarbeiten oder hast Du Dir die Themen
alle selber ausgesucht?
AC: Die meisten Filme behandeln
Themen, die ich mir selbst ausgesucht habe, die mich gereizt und
interessiert haben. Ungefähr fünf
Filme, die ich produziert habe, sind
als Auftragsarbeiten entstanden. Die
jüngste Auftragsarbeit ist der Film
über die Ankunft von Konfuzius in
Venedig aus dem Jahr 2009, den ich
im Auftrag der Universität von Venedig gedreht habe. Auch die Filme
„Eti-Etik Nahor - Home“, der nach
Israel verkauft wurde, sowie „Ursula
Huber - Teste“, „Viscuso - Twin Towers“ und „Ricarda Peters - Beyond
Polarity“ aus dem Jahr 2004 sind
Auftragsarbeiten gewesen.
IV: Welche Doku würdest du als Deinen Lieblingsfilm bezeichnen und auf
welche bist Du besonders stolz?
AC: Besonders stolz bin ich auf den
INTERVen t i
Kurzdokumentarfilm „Impossible
Venice“, für den ich auch internationale Auszeichnungen erhalten habe.
Der Film dauert nur 16 Minuten, hat
mich aber wahnsinnig viel Arbeit und
kreative Energie gekostet. Das Ergebnis hat mich dann besonders glücklich gemacht. Der Inhalt des Films ist
schwer zu beschreiben, da er keine
narrative Form hat, sondern sich aus
der Aneinanderreihung der Bilder des
Malers Ludovico De Luigi und der
Hintergrundmusik von Olga Neuwirth
ergibt. Diese Komponistin dachte ich
entdeckt zu haben, musste dann aber
feststellen, dass sie als Komponistin
elektronischer Musik weltweit sehr
berühmt ist. Ich habe sie persönlich
kennengelernt und war fasziniert von
ihrer Musik. Ich hatte nämlich sehr
lange nach den passenden Klängen
für die Bilder des Malers Ludovico De
Luigi gesucht und in der Musik von
Olga die kongeniale, passende Komposition gefunden. Der Film zeigt die
IV: Im Aufzeigen verschiedener
geschichtlicher Epochen und dem
Wandern zwischen den Epochen, wie
es etwa die Bankangestellte Karin
macht, die jedes Jahr am Venezianischen Karneval als Dame des 18.
Jahrhunderts teilnimmt, oder auch die
Bildinhalte in den Werken des Malers
Ludovico De Luigi, scheine ich einen
Hauch von Larmoyanz zu bemerken.
Ist dies eine Eigenart in der Mentalität der Venezianer, die Du zum Ausdruck bringen wolltest?
AC: Das weiß ich selbst nicht genau.
Im Grunde genommen verfolge ich
diese Gestalten, weil ich sie als
besonders interessante Personen oder
Künstler empfinde. Für mich ist es
interessant, durch deren Augen ein
Venedig zu erleben. Denn es gibt so
unendlich viele Facetten dieser Stadt
und es reizt mich immer wieder diese
aus der Sicht der verschiedenen Protagonisten meiner Filme zu zeigen.
IV: Dein Film „Viscuso Twin Towers“ ist
sehr beeindruckend. Wie ist dieser
Film entstanden?
AC: Er entstand als Auftragsarbeit für
die Marketinggesellschaft des Künstlers anlässlich einer großen Freiluftveranstaltung im Jahr 2004, an welcher viele Künstler zur Zeit der Filmfestspiele Venedigs ihre Werke ausgestellt haben. Der Künstler Viscuso
ist sehr vielseitig. Er arbeitet als Bildhauer, Maler und Musiker und hat
eine faszinierende Persönlichkeit. Er
hat am Strand vor dem Hotel Excelsi-
29
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CULTURA
or am Lido von Venedig die Twin
Towers aus Plexiglas aufgestellt. Sie
sind als seine Liebesbotschaft von
Kunst und Schönheit und als seine
Antwort auf das schreckliche Ereignis, die Zerstörung der Twin Towers
in New York, zu sehen.
IV: Kannst du ein bisschen was zu deiner jüngsten Doku über den Literaturnobelpreisträger Joseph Brodsky
erzählen, der demnächst auf dem
Internationalen Filmfestival in Venedig vorgestellt werden soll? Joseph
Brodsky wäre heuer 70 Jahre alt
geworden.
AC: Ich kann diesen Film nicht als
meinen eigenen Dokumentarfilm
bezeichnen, da es sich um eine CoProduktion handelt und ich die CoAutorin bin. Die Hauptautorin ist eine
amerikanische Kollegin, Jan Andrews,
die ich seit vielen Jahren kenne. Ich
habe die venezianische Seite der Doku
übernommen und sie hat den Hauptteil gedreht. Auch die Synchronisa­
tion der italienischen Version habe
ich fertig gestellt. Zurzeit wird an
einer russischen Version gearbeitet.
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IV: Ähnlich wie Joseph Brodsky bist Du
ebenso eine Wanderin zwischen zwei
Welten. Brodsky verbrachte die Winter in Venedig und die Sommer in New
York. Du hingegen pendelst zwischen
Venedig und München. Welche Vorzüge daran genießt du besonders?
AC: Ich glaube, ich genieße alle Vorzüge, die man sich nur ausdenken
kann. Für mich ist es eine große
Bereicherung, dieses Pendlerleben zu
führen. Es passt sehr gut zu meinem
Charakter und meiner Persönlichkeit
und ich könnte nicht mehr darauf verzichten, mich in den beiden Kulturen
zu bewegen und zu Hause zu fühlen.
Dies übrigens im Gegen­satz zu Brodsky, denn er hat nie Italienisch gelernt,
aus welchen Gründen auch immer. Er
sprach sehr gut Englisch, denn er hat
all seine Prosa auf Englisch geschrieben. Ich versuche immer zu verstehen,
warum Brodsky nie Italienisch gelernt
hat, bin aber bis dato nicht dahinter
gekommen. Aus sprachlicher Sicht
betrachtet war Brodsky in Italien
immer ein Fremder.
IV: Der Titel des Films über Brodsky „In
the Prison of Latitudes“ bezieht sich
natürlich in erster Linie darauf, dass
Brodsky verhaftet und nach Sibirien
ausgewiesen wurde. In einem weiteren
Sinn könnte man den Titel aber auch
so interpretieren, dass jeder ein Gefangener in seinem eigenen Selbst ist, das
heißt, nur schwer über den eigenen
Schatten springt. Wie siehst Du das?
Kann man nicht jederzeit die Fesseln
seines Schicksals sprengen?
AC: Dieser Titel ist ein Zitat aus dem
Werk von Brodsky und ein Verweis auf
seine Gefangenschaft in Sibirien. Er
hat sich immer als Gefangener
gefühlt, die ganze Zeit, schon als er
bei seinen Eltern in Leningrad lebte,
später natürlich in der Gefangenschaft
in Sibirien und auch, als er in die freie
Welt nach Amerika kam. Brodsky
hatte immer dieses Gefangenschaftsgefühl. Bei mir ist es total anders, ich
kann jederzeit über meinen eigenen
Schatten springen, vielleicht dank dieser Erfahrung, die ich in meinem
Leben gemacht habe, die mich immer
wieder belebt und bereichert.
IV: Wie würdest Du die Mission in Deinem filmischen Schaffen definieren
oder welche Mission verfolgst Du?
AC: Ich weiß nicht, ob ich wirklich
mit Absicht eine Mission verfolge. Ich
möchte den Menschen Kunst und
Kultur in dem Sinn vermitteln, dass
ich keine Antworten gebe, sondern
Fragen aufwerfe. Ich möchte etwas
zeigen und meistens sagt man mir,
dass meine Dokumentarfilme vielschichtig sind, so dass jeder eine
eigene Antwort finden kann. Ich
möchte keine aufgezwungenen Meinungen zu meinen Themen abgeben,
sondern die Antworten offen lassen.
Das wird nicht immer geschätzt. <
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
DOSSIER
Piove sempre sul bagnato
Paure e speranze dell’umanità, tra catastrofi
naturali, crisi economica e globalizzazione
pescatori di gamberi in Argentina, i coltivatori di rose in
Kenya, i produttori di mozzarella di bufala in Campania. La
Piove sulla Theresienwiese e sulle migliaia di pellegrini cenere ha mandato in cenere i conti delle compagnie aeree
che partecipano alla messa di chiusura del 2. Ökumenischer e di moltissime aziende attive nel commercio internazionaKirchentag. Piove e fa freddo. È domenica 16 maggio 2010, le e i cui affari sono strettamente legati al trasporto aereo.
ultimo dei cinque giorni della manifestazione. Festa Le borse non hanno esitato a reagire in senso negativo. Gli
dell’Ecumenismo, ovvero dell’universalità. Al centro del esperti che hanno giocato a fare i calcoli hanno stimato
campo una grande croce bianca. Sul palco, ai canti si alter- l’ammontare complessivo del danno economico intorno ai
nano i discorsi di laici e ministri delle religioni cristiane, venti miliardi di euro. Una cifra enorme. Niente male per un
evangelica, cattolica, ortodossa, valdese e quant’altro. Si solo vulcano. Fortunatamente ora si è calmato e si spera
rivolgono ai fedeli convenuti, ai credenti, ai meno credenti che la tregua duri a lungo. Ma la lezione da imparare è
e ai curiosi come me. Parlano alla gente, alle migliaia di stata chiara: siamo in balia della natura. E non tenerne
famiglie, ai gruppi venuti da tutta la Germania. Ci sono conto vuol dire aumentare i rischi che si nascondono in
moltissimi giovani. Li osservo e mi chiedo quali siano i loro ogni situazione caratterizzata da incertezza. Cosa può
costarci molto caro. Chi ha costruito la sua casa alle penpensieri, quali i loro sentimenti, i loro bisogni.
dici del Vesuvio farebbe meglio a non
dimenticare questa lezione.
Pioggia e cenere
Die Naturkatastrophen und die
La primavera 2010 verrà ricordata Auswirkungen der Globalisierung
come una delle più piovose e fredde zwingen zu einer Überprüfung der
Olio nero
mai registrate. Alla faccia del riscal- aktuellen Entwicklungsmunster.
Agli imprevisti e imprevedibili fenodamento globale. Nel mese di maggio Es ist aber nicht klar, wer die
meni naturali sopradescritti, si sono
a Monaco di Baviera è caduta tanta di notwendigen Maßnahmen treffen
aggiunti, in questa sfortunata primaquella pioggia come non si ricordava a sollte und wie. Wir leben im Herzen
vera, gli effetti meno imprevedibili,
memoria d’uomo. Fa bene all’agricol- einer tiefen Krise nicht nur der Ökoma ben più disastrosi della mano e
tura, ha detto qualcuno, sicuramente nomie aber auch der Gesellschaft
della testa dell’uomo. Nel Golfo del
non un gestore di Biergarten. In Polo- und der allgemeinen Werte.
Messico si sta consumando una catania ci sono state pesanti alluvioni, le Kann der heutige Mensch die Angst
strofe ecologica senza precedenti.
più gravi da oltre un secolo. Gli alla- in Vertrauen verwandeln und
Il venti aprile scorso la piattaforma
gamenti hanno interessato anche la erneut hoffen?
petrolifera Deepwater Horizon della
Germania e l’Ungheria. In gran parte
compagnia British Petrolium (BP) è
d’Europa il mal tempo ha causato danni notevoli e vittime. esplosa e ha preso fuoco. Due giorni dopo si è inabissata.
Piove sempre sul bagnato, dice un vecchio proverbio, a Le cause sono ancora poco chiare, e tuttavia sono emersi
significare la tendenza degli eventi a riprodursi, nel bene particolari inquietanti. L’anello di cemento collocato sul
come nel male, e perfino ad accanirsi, quando la malvagità foro di trivellazione del pozzo sottomarino era sottodimendel caso ci mette lo zampino. Ma non solo acqua è piovuta. sionato e non ha garantito la tenuta della pressione dei
Nell’isola più settentrionale e lontana del Vecchio Conti- gas. Questi sono risaliti sino alla piattaforma provocando
nente, l’Islanda, un vulcano dimenticato e dal nome impro- l’esplosione e l’incendio. Dal venti aprile ogni giorno una
nunciabile si è risvegliato e ha cominciato a sputare fuoco quantità stimata tra 800.000 litri e tre milioni di litri di olio
e cenere. Questa in parte è ripiovuta a terra in parte è nero si sono riversati nell’oceano. Il delta del Mississippi,
rimasta in quota in balia dei venti che hanno soffiato in una delle più grandi riserve naturalistiche degli Stati Uniti,
direzione Sud interessando un’area così vasta da bloccare è gravemente minacciato e con esso la vita di centinaia di
il traffico aereo di mezza Europa per quasi due settimane. specie animali e l’economia costiera di quella parte
Migliaia di aerei sono rimasti a terra. A terra sono rimasti dell’America. La grande profondità a cui è stato trivellato il
equipaggi, passeggeri e merci. Ne hanno fatto le spese i sottosuolo marino, 1500 metri, e a cui è avvenuta la fuoPasquale Episcopo
INTERVen t i
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DOSSIER
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Golfo del Messico 20 maggio 2010. Incendio della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon (Wikipedia).
riuscita di petrolio, rende difficile arginare la perdita. Una
prima azione, peraltro molto criticata, è consistita nel
riversare in mare milioni di litri di solventi. Sostanze chimiche biodegradabili, ma altamente tossiche, il cui scopo è
quello di dissolvere il greggio, disperdendolo. Sembra che
BP abbia ordinato l’acquisto in blocco di gran parte delle
riserve mondiali. Mentre in superficie sono stati usati i
solventi, in profondità si è tentato in vari modi di chiudere
la bocca del pozzo e fermare la fuoriuscita di greggio. Nel
momento in cui scriviamo, sono già stati effettuati tre
diversi tentativi, purtroppo senza successo. Non solo, dopo
il fallimento del terzo tentativo, l’operazione denominata
Top Kill, la quantità di olio nero che si è riversata in mare è
perfino aumentata. Ora si sta eseguendo il quarto tentativo. Ma pessimismo, frustrazione e rabbia non lasciano
spazio alla speranza e sono molti, adesso, coloro che credono che la perdita si fermerà soltanto all’esaurimento del
giacimento, quattro mila metri più sotto rispetto all’apertura del pozzo. Sempre che non si provveda a chiuderlo con
una carica nucleare. Di male in peggio. Secondo l’italiana
Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia
e lo sviluppo economico sostenibile) è probabile che il giacimento contenga complessivamente tre miliardi di barili
di petrolio, equivalenti a circa 450 milioni di tonnellate.
Una quantità impressionante. Si fanno intanto le prime
stime dei danni. Anche qui si tratta di miliardi. Miliardi di
dollari, nessuno può dire esattamente quanti. Il presidente
Obama ha affermato senza mezzi termini che il prezzo
economico del disastro dovrà essere interamente pagato
dalla BP, ma se la compagnia petrolifera britannica continuerà a precipitare in borsa come è successo dal giorno
dell’incidente (a tutt’oggi ha già perso un terzo del suo
valore), è improbabile che sarà in grado di farlo. La questione è però un’altra. La questione è se sia lecito e giusto
ridurre ogni cosa ad un conto economico, a un bilancio di
numeri, ad un flusso di cassa, o se invece non si debbano
considerare altre variabili, meno misurabili forse, ma non
per questo di minor valore. Al contrario. Variabili dal valore
così alto da essere inestimabile. Su tutta questa drammatica vicenda incombono molteplici interrogativi, uno però
prevale sugli altri: che conseguenze avrà l’inquinamento
sulla salute del pianeta? La dimensione della catastrofe è
tale da farci porre fin da ora la questione se l’enorme macchia di greggio rimarrà localizzata, o se si allargherà. Se a
contribuire all’allargamento non potrà essere la Corrente
del Golfo, che nasce proprio nel Golfo del Messico e che
trasporta acqua tiepida fino al Nord Europa, mitigandone il
clima. Quando i solventi chimici avranno scomposto la
struttura del greggio e lo avranno disperso, non ci sarà da
meravigliarsi se sciami di miliardi di invisibili particelle di
olio nero invaderanno l’Oceano Atlantico fino a giungere
sulle coste settentrionali dell’Europa e chissà dove ancora.
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
DOSSIER
li, la parola globalizzazione è nata in un contesto più spicGlobalizzazione
Cenere dal cielo e greggio dal mare: a quanto pare la catamente socio-economico. La sua origine storica è coinciglobalizzazione prima che dall’uomo è stata inventata da sa con il progressivo allargamento delle relazioni internazioMadre Natura. Che l’impatto dell’azione dell’uomo sugli nali, sulla spinta di sempre maggiori interessi economici. Il
equilibri naturali abbia una portata globale è cosa ormai 28 maggio l’azienda americana Apple ha avviato le vendite
accertata. Il tubo di scappamento della nostra auto contri- in Europa del suo ultimo prodotto, l’iPad. Un concentrato di
buisce a cambiare il clima sulle nostre teste come su quelle tecnologia, combinazione perfetta di hardware e di software,
di chi vive dall’altra parte del mondo, che probabilmente che si aggiunge ad altri prodotti come iPod e iPhone, tutti
un’auto nemmeno ce l’ha. Tutto questo lo sappiamo bene e altamente innovativi e che hanno sfondato i mercati montuttavia non rinunciamo all’auto. Ma quel che è più grave è diali. Solo qualche giorno prima era uscita la notizia che la
che non rinunciamo a intraprendere attività che comportano Apple ha superato la Microsoft per valore di capitalizzazione
rischi ben più alti per l’umanità intera. È evidente che se in borsa ed è diventata la prima azienda hi-tech americana
continuiamo a trivellare il fondo marino a profondità sempre e nel mondo. Se prendiamo in mano un iPod su retro leggiamaggiori, la capacità di contrastare efficacemente i rischi di mo che è stato assemblato non negli USA, ma nel Paese che
un incidente diventa minore. Ovviamente, un criterio elementare di prevenzione sarebbe quello di sovradimensionare gli impianti. Una cosa che
la BP deve aver sottovalutato. Ora sta
pagando l’errore e rischia di essere
fagocitata dal cinismo dei mercati. Ma
a farne le spese sarà soprattutto la
collettività. Sovradimensionare gli
impianti è una misura tecnica imprescindibile quando rischi e incertezze
sono alti. Ma non sempre basta. Pensiamo ad esempio alle centrali per la
produzione di energia nucleare. Una
centrale sicura al 100% non esiste. Si
dirà che oggi la tecnologia consente di
raggiungere standard di sicurezza
impensabili soltanto un quarto di secolo fa, al tempo dell’incidente di Chernobyl. Questo sarà anche vero, ma Islanda aprile 2010. Eruzione del vulcano Eyjafjallajökull (Wikipedia)
rimane il fatto che alla pur bassissima
probabilità che un incidente occorra, può corrispondere un è diventato la fabbrica del mondo, la Cina. La Cina ha infateffetto catastrofico per l’umanità intera. Molti ricorderanno ti ancora un costo della manodopera e salari molto bassi e
i giorni da incubo che seguirono quell’incidente, quando una per questo motivo riceve lavoro da Europa e America e crenube radioattiva si sollevò e gironzolò su vaste zone dell’Eu- sce a ritmi del 10% annuo. Un ritmo di crescita che riguarda
ropa e dell’Asia. Se lo ricordano sicuramente coloro che un miliardo e mezzo di individui, i cui governanti dopo la fine
hanno pagato il prezzo più alto. Un prezzo che nessun conto del comunismo hanno scelto la via dell’economia di mercato
adottando il modello di sviluppo occidentale. Quello stesso
economico può adeguatamente rappresentare.
Pur prestandosi a spiegare la portata delle alterazioni modello che oggi è sotto accusa per i guasti che ha creato
causate dall’uomo sui delicati equilibri dei fenomeni natura- nella società e i danni provocati al pianeta. È ovvio che se i
INTERVen t i
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DOSSIER
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
mercato, peraltro retto da regole poco trasparenti che privilegiano pochi e danneggiano i più, o se esistono altre vie
percorribili. La legge della domanda e dell’offerta rappresenta oggi il solo vero modello imperante, che domina sul
pianeta Terra e che lo sta trasformando in un immenso
bazar. Ma un mercato senza regole che non siano quelle
della convenienza e del profitto rischia di diventare una
giungla. Il bel giocattolo che abbiamo inventato si potrebbe
rompere. Oppure può sfuggirci di mano. Forse ci è già sfuggito di mano.
Alle fredde precipitazioni meteorologiche che hanno
caratterizzato la primavera 2010 si è aggiunta nelle ultime
settimane la doccia ghiacciata rappresentata dalla ipotesi
che la moneta unica possa scomparire dai conti in banca di
molti cittadini europei come dai loro
portafogli, e che questi possano ritornare a riempirsi, si fa per dire, delle
vecchie dracme greche, lire italiane,
franchi francesi, e persino degli indimenticati, se non rimpianti, marchi
tedeschi. “L’Euro è in pericolo e se
dovesse fallire, allora fallirà anche
l'Europa”. Parole inequivocabili pronunciate non dal signor Pinco Pallino,
ma dalla signora Angela Merkel.
Apparso nei nostri portafogli il primo
gennaio 2002, l’Euro vive oggi la sua
prima grande crisi. La crisi è iniziata in
Grecia, soltanto ad ottobre 2009 e ora
si teme che il contagio si estenda agli
altri Paesi del gruppo PIGS, acronimo
che sta per Portogallo, Italia, Grecia e
Spagna (e che in lingua inglese vuol
Chernobyl. Sarcofago del reattore N. 4 della centrale nucleare. Il disastro avvenne il 26 aprile 1986 (Wikipedia).
dire “porci”). Dire che l’Euro è figlio
della globalizzazione potrebbe essere
blematico. La dimensione del meccanismo è tale da render- una affermazione superficiale, e tuttavia è ragionevole
ne complessa la governabilità. È un meccanismo creato pensare che almeno in parte la sua creazione si deve alle
dall’uomo eppure in buona parte a lui sconosciuto e in cui spinte visibili e non visibili insite in quel complesso fenosi celano trappole insidiose. Dare lavoro ai Paesi emergenti meno. La moneta unica avrebbe fatto l’Europa più forte e
può aiutarne la crescita, e questo è positivo. Ma se poi a in grado di affrontare le sfide dei tempi. Ma la sua attuale
casa nostra la disoccupazione aumenta drammaticamente, malattia dimostra che una patologia forse ben maggiore
quella scelta diventa discutibile. Concorrenza e profitti interessa il contesto che l’ha prodotta.
“Mala tempora currunt”, dicevano gli antichi romani, e
aziendali non possono essere gli unici criteri di decisione.
Dobbiamo capire se vogliamo ridurre il mondo a un grande non si riferivano certo al maltempo. Buoni motivi per procinesi crescono a questi ritmi potranno tra non molto permettersi uno stile di vita paragonabile al nostro. Presto in
ogni famiglia cinese ci sarà un’automobile. E dopo i cinesi
verranno gli indiani d’India e via dicendo. Non vogliamo e
non possiamo impedire che questo succeda e tuttavia non
possiamo osservare la crescita di questi grandi Paesi senza
provare una certa inquietudine. Se i motori a scoppio delle
automobili continueranno ancora per molto ad essere alimentati a benzina, l’inquinamento globale raggiungerà
valori ben distanti da quelli tollerabili dall’ecosistema. Altro
che sviluppo sostenibile.
Con la globalizzazione abbiamo inventato un giocattolo
il cui meccanismo di funzionamento poteva essere utile
all’umanità e alla sua crescita, ma che si sta rivelando pro-
INTERVen t i
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DOSSIER
Tramonto su Stromboli visto da Tropea
(Wikipedia)
nunciare questa frase ce li hanno anche i romani di oggi e
non solo loro. Non si era ancora usciti dalla crisi drammatica causata dalla bolla immobiliare, scoppiata in America
e poi rimbalzata in Europa, che adesso dobbiamo confrontarci con l’amara prospettiva della bancarotta dell’Euro.
Che a sua volta rimbalzerà in America e poi nel resto del
mondo.
E poi c’è il terrorismo internazionale, l’Iran e l’arricchimento dell’uranio, i conflitti nelle aree calde del pianeta, e
via dicendo. Insomma pare proprio che pioverà, ancora e a
lungo, sul bagnato.
Sole e acqua
Che fare allora? Disegnare un nuovo modello di sviluppo,
prima che l’attuale modello basato sulla logica del capitalismo danneggi irreversibilmente il pianeta, comporta una
visione ed una forza di cui il genere umano non sembra
disporre in questo momento storico. Non avendo altre
alternative dobbiamo tenerci il modello che abbiamo creato e convivere con le paure che esso genera costantemente.
Ma possiamo tentare di modificarlo, almeno in parte, diminuendone le minacce e i rischi che nasconde. Bene ha fatto
Barack Obama ad annunciare la sospensione nell’Artico
delle trivellazioni off-shore. E bene ha fatto il senato americano ad approvare la riforma della borsa di Wall Street
voluta dal presidente. Ci auguriamo riuscirà a fermare la
speculazione selvaggia che affonda l’economia. Ma le principali modifiche di cui ha bisogno l’umanità dovranno
INTERVen t i
essere realizzate soprattutto nel
campo dello sfruttamento delle risorse energetiche e naturali. Sole e acqua
dovranno diventare le due principali
fonti d’energia, disponibili senza
restrizioni. Investimenti cospicui
dovranno essere fatti nella ricerca e
alla tecnologia che avvelena, contamina ed inquina bisognerà sostituire
una tecnologia sempre più pulita e
gentile. Drastiche modifiche all’attuale assetto sono possibili fin da oggi, se
si ha il coraggio di farle. Ma per farle
è soprattutto necessario non rinunciare a nutrire la speranza per noi e
per i nostri figli in un mondo migliore.
In fondo la storia insegna che l’umanità ha attraversato
periodi ben più difficili, che ha vissuto tragedie disumane,
che ha sofferto drammi inauditi, e poi ne è venuta fuori. La
crisi del mondo è oggi più che mai crisi di identità, una crisi
dei valori dell’umanità. Ma l’umanità è fatta di uomini e
questi sono dotati coscienza e di libertà. Ognuno di loro se
vuole può porsi domande e darsi risposte. Ognuno può
capire se dentro di lui trovano spazio e tempo e attenzione,
esigenze che riguardano le sfere dell’etica e, perché no,
anche della spiritualità. Questioni difficili che rischiano di
sconfinare nella retorica. E in un tempo in cui i luoghi di
culto vanno svuotandosi e sulle coscienze imperversano le
bufere causate da scandali vergognosi, risulta ancor più
difficile dare, darsi risposte. Piove sempre sul bagnato.
Pioveva domenica 16 maggio sulla Theresienwiese e
sulle migliaia di pellegrini che partecipavano alla messa.
“Ci siamo incontrati in un tempo che quasi ogni giorno ci
porta nuove incertezze e tuttavia siamo arrivati insieme a
comprendere il messaggio da trasmettere alle future generazioni: che non ci può essere crescita senza solidarietà e
riguardo per l’umanità, che è necessario avere coraggio per
osare una nuova partenza”. Sul palco la scritta: Damit ihr
Hoffnung habt. Perchè abbiate speranza.
Stasera è la sera del tre giugno. Dal Golfo è appena
giunta la notizia che il pozzo maledetto, dopo un mese e
mezzo di tentativi falliti, è stato parzialmente chiuso. Oggi
è piovuto tutto il giorno, ma adesso ha smesso. Domani,
dicono, sarà bello. <
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S ALU T E
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Emofilia nobile
La malattia con il sangue … blu
Leonardo Chen
L’emofilia è una malattia ereditaria dovuta ad un errore
genetico contenuto nel cromosoma X: tale difetto non
permette la produzione di un fattore necessario per iniziare il processo della coagulazione. Una persona malata di
emofilia può dissanguarsi solo a causa di una piccola ferita.
L`essere umano possiede 23 paia di cromosomi, l’ultimo
paio dei quali determina il sesso: se il 23o paio è XX, allora
il soggetto è una femmina, se è XY, il soggetto è un
maschio.. L’emofilia è rara nel sesso femminile perché il
cromosoma X sano compensa l’errore nel cromosoma X
affetto da emofilia. Nel maschio invece il cromosoma X, nel
quale sono contenuti i geni della malattia, non è compensato da quello Y.
Se per esempio una donna portatrice di emofilia con X
“sano” e X “emofiliaco” si sposa con un uomo XY non emofiliaco, per i figli vi saranno quattro possibilità:
1) X “sano” della donna + X “sano” dell’uomo
= una figlia sana (X X)
2) X “sano” della donna + Y dell’uomo
= un figlio sano (X Y)
3) X “emo” della donna + X “sano” dell’uomo
= una figlia portatrice (Xe X)
4) X “emo” della donna + Y dell’uomo
= un figlio emofiliaco (Xe Y)
Tra le curiosità che caratterizzano le famiglie reali, una
delle più note è l‘attitudine a contrarre l‘emofilia. Attraverso la genetica, cerchiamo di capire il perché.
In Europa una volta si credeva che la nobiltà fosse ereditaria e benedetta da Dio e che chi non avesse sangue nobile
non sarebbe potuto diventare re: la Grecia, per esempio,
quando fu liberata dalla dominazione ottomana nell’800,
scelse un re di origine tedesca purché di sangue nobile.
Anche il Messico nominò un re tedesco di sangue nobile.
Sfortunatamente, questo sangue nobile è alle volte anche
un sangue malato di emofilia: probabilmente è proprio
dalla famiglia tedesca di Saxe-Coburg che la malattia si è
diffusa in molte famiglie nobili dell’Europa.
Questa malattia “nobile” derivava probabilmente da una
“portatrice” della famiglia di Saxe-Coburg. Si dice infatti
che il principe di Saxe-Coburg avesse sposato una principessa ungherese, Antoinette de Kohary, che era portatrice
di emofilia. Sua nipote Victoria, principessa di Saxe-Coburg
(1786 – 1861), sposò Edward, Duca di Kent (1767 – 1820)
e da questo matrimonio nacque una figlia portatrice: Vittoria (1819 – 1901), la grande regina inglese. Si dice però
anche che la regina Vittoria fosse figlia illegittima e che
avesse ereditato l’emofilia da una donna portatrice amante
del padre. Vittoria sposò suo cugino Albrecht von SaxeCoburg-Gotha (1819 – 1861) e da questa unione nacquero
nove figli, dei quali Leopold era emofiliaco e Alice e Beatrice portatrici.
Leopold sposò Helena di Waldeck-Pyrmont dalla quale
ebbe due figli: Alice e Charles Edward. Quest´ultimo non
era emofiliaco, ma Alice, che era portatrice, sposò Alexander von Teck dalla cui unione nacque un figlio emofiliaco,
Rupert von Teck.
Alice (figlia della regina Vittoria) sposò Louis (Ludwig)
von Hesse-Darmstadt e dei loro sette figli tre erano affetti
da emofilia, tra cui Frederich von Hesse (1870-1873), e due
ne erano portatrici, Irene ed Alix. Frederich morì all’età di
tre anni. Irene sposò Heinrich von Preussen, dalla cui unione nacquero due figli emofiliaci, Waldemar e Heinrich von
Preussen. Alix diventò Zarina di Russia sposando Nicholas
II: essi ebbero cinque figli, quattro femmine e un figlio,
Alexei, emofiliaco. Siccome tutti i componenti della famiglia furono fucilati nel luglio 1918, non sappiamo quali
delle donne fossero portatrici.
Beatrice (figlia più giovane della regina Vittoria) sposò
Prinz Heinrich von Battenberg, e tre dei loro figli erano
affetti da emofilia; Leopold Mountbatten e Maurice von
Battenberg erano emofiliaci e Vittoria Eugenia von Battenberg (Ena) portatrice. Ena sposò Alfonso XIII di Spagna,
dalla cui unione risultarono due figli emofiliacil, Alfonso
(principe d’Asturias), e l’Infante Gonzalo, e un figlio sano,
Juan, padre di Juan Carlos di Spagna.
Questa malattia cosiddetta “reale”, iniziata dalla famiglia Saxe-Coburg, si è poi diffusa nelle famiglie reali della
Germania, dell’Inghilterra, della Prussia, della Russia e della
Spagna.
Oggi questa malattia ereditaria è trattabile con l’infusione di fattori di coagulazione, ma sembra che questo
male sia adesso sparito dalle famiglie reali di Spagna e
Inghilterra. <
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
SA L U T E
Stitichezza
I consigli del farmacista per lenire questo
fastidioso disturbo
Francesco Spanò
CHE COS'È
La stipsi, detta anche stitichezza o
costipazione, è in generale definita
come la difficoltà di svuotare con
regolarità l'intestino (meno di due o
tre evacuazioni alla settimana).
In presenza di stipsi, oltre ad evacuazioni molto diradate, si nota una
diminuzione della massa fecale, un
aumento della consistenza della stessa (le feci sono spesso dure), una difficoltosa espulsione e in alcuni casi un
senso di svuotamento incompleto del
retto.
Ciò può provocare, o può aggravare
se già presenti, disturbi emorroidali,
fistole e ragadi anali.
Le evacuazioni possono avere una
frequenza fra tre al giorno e tre alla
settimana, il tempo di transito intestinale è di circa 60 ore nell'uomo e 70
nelle donne.
Nei paesi occidentali circa il 20%
della popolazione adulta soffre di
questo disturbo, con una netta prevalenza del sesso femminile; il problema
della stitichezza esordisce intorno ai
20-30 anni di età e si intensifica col
passare del tempo.
Eine ebenso lästige wie häufige
Beeinträchtigung der Gesundheit ist
die Verstopfung. Eine typische
Störung unserer Zeit von der ein
größer Teil der westlichen Welt
betroffen ist.
Mit Hilfe eines angemessenen
Lebensstils – von ausgewogener
Ernährung bis zu leichter körperlicher Betätigung – kann man dem
Leiden jedoch entgegen wirken.
INTERVen t i
LE CAUSE
La stipsi è diventato un problema
particolarmente sentito specialmente
in questi ultimi decenni e uno dei
motivi che sta alla base di questo
disturbo è il ritmo frenetico imposto
dalla vita moderna. Le cause principali della stipsi sono però varie:
• Scorrette abitudini alimentari.
In particolare nei paesi occidentali
la dieta tende ad essere ricca di
cibi ad alto contenuto calorico,
ricchi di proteine e carenti di fibre
alimentari; le fibre sono infatti
capaci di stimolare naturalmente
la peristalsi intestinale e quindi di
favorire il corretto funzionamento
dell'intestino; un ridotto consumo
delle stesse, determina scompensi
a livello intestinale.
• Scarsa assunzione di acqua
durante la giornata.
• Stress
Anche l'inattività fisica e lo stress
sono stati proposti come fattori
capaci di alterare il transito intestinale, anche se ciò non è stato
ancora completamente dimostrato.
• L’intestino è un organo
particolarmente sensibile ai
fattori emotivi:
ansie, preoccupazioni, ritmi di
lavoro frenetici, nervosismo, possono influire negativamente sul
suo corretto funzionamento.
• Trattamenti farmacologici
L’utilizzo prolungato di lassativi
irritanti o di altri farmaci che
influiscono sull'apparato gastrointestinale può contribuire all'insorgenza o all’aggravamento della
stitichezza.
COME COMPORTARSI
La stipsi può essere prevenuta e/o
curata apportando alcune semplici
modifiche al proprio stile di vita. Bisogna imparare a mangiare regolarmente cibi ricchi di fibre, cereali integrali,
verdure e frutta, a bere molto durante
la giornata e fare attività fisica per
favorire la mobilità intestinale.
Inoltre è possibile fare uso periodicamente, ma senza abusarne, di lassativi.
Il farmacista saprà sicuramente
aiutarvi a scegliere il lassativo più
adatto al vostro problema. <
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ALMANACCO
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Una tastiera
”impegnata“
Intervista alla pianista catanese Serena Chillemi
Laura Martegani
INTERVenti (IV): Da Catania a
Monaco è un bel salto. La decisione di
venire a Monaco è stata dettata da
un desiderio personale oppure dalla
possibilità di perfezionarsi al Conservatorio Richard Strauss?
Serena Chillemi (SC): La decisione
è sicuramente stata dettata dal fatto
di poter studiare al Conservatorio
Richard Strauss. In Italia avevo conseguito il diploma al Conservatorio
Antonio Scontrino e volevo continuare a studiare. In Sicilia, in mancanza
di strutture, non c’era la possibilità di
continuare il perfezionamento. Ho
avuto la fortuna di poter partecipare
ad un corso della durata di due settimane in Germania, durante il quale
ho incontrato il maestro Thomas
Boeckheler, che insegna sia a
Salisburgo sia a Monaco. Tramite
questo maestro sono venuta a conoscenza dell’opportunità di studiare al
Conservatorio Richard Strauss. Ho
fatto pertanto l’esame, sono stata
ammessa e grazie a coincidenze fortuite mi sono ritrovata a Monaco.
IV: Com’è stato il primo approccio
con la città e la società tedesca?
SC: Durante i miei studi ho vissuto
in uno studentato per studenti spagnoli: è stato un periodo molto bello
in cui suonavo per gran parte del
tempo. L’impatto vero e proprio con
la Germania è avvenuto in un secondo momento, quando, terminati gli
studi, ho iniziato a lavorare e ad
acquisire una percezione della realtà
non più compatibile con quella siciliana.
IV: Avendo studiato in due contesti
così diversi, la Germania e la Sicilia,
hai notato un differente modo di fare
musica, di insegnamento, di approcciarsi allo strumento o proprio nella
tecnica di suonare?
Ci sono delle differenze fondamentali. In Germania in primis è riconosciuta la categoria dei musicisti. In
Italia quando ti viene chiesto “Che
lavoro fai?” la risposta “Sono musicista” risulta subito insufficiente, in
quanto viene subito ulteriormente
domandato “E poi? ”. In Germania si è
riconosciuti anche perché ci sono
delle strutture ben organizzate. Nel
nostro Paese, invece, l’idea di fare
musica è ancora legata ad un modello ottocentesco. Con questo intendo
quell’idea del genio, che nasce già
predisposto all’arte della musica.
Questo aspetto è sicuramente affascinante, in quanto spontaneo e creativo, ma non calato nella realtà
quotidiana.
In Italia manca una vera e propria
struttura organizzativa. Le ore di
musica alla scuola media sono lasciate molto alla volontà e all’iniziativa
dei singoli professori: non esistono
nella scuola media programmi ministeriali per l’insegnamento di uno
strumento. Anche al Conservatorio i
programmi sono obsoleti e non vengono quasi mai rispettati, per cui
bisogna avere la fortuna di incontrare un professore bravo che segua il
cammino artistico dei suoi studenti.
Mi ricordo che durante i dieci anni
di studio al conservatorio suonavo
per la maggior parte del tempo, ma
avevo molte lacune in storia e pedagogia della musica. Ciò perché l’educazione musicale ruota intorno al
fine concertistico, cioè al fine di suonare davanti ad un pubblico, che
però è relazionabile solo a pochi. Un
musicista, per poter vivere del suo
lavoro, ha bisogno anche di svolgere
attività correlate, come l’insegnamento.
In Germania, al contrario, lo stato
mette a disposizione una completezza di conoscenze necessarie per l’attività musicale, che supera il solo
aspetto pratico del suonare. Ad
esempio il primo periodo in cui mi
trovavo a Monaco, andavo a lezione
e mi accorgevo che tutto quello che
volevo imparare, me lo stavano insegnando. Per esempio il giovedì mattina, mi ricordo, si tenevano cinque ore
di storia della musica, il professore
mostrava diversi strumenti durante la
lezione e ci faceva ascoltare in classe
diversi brani attraverso uno stereo.
Questa realtà era del tutto inusuale
per me: a Catania c’erano appena le
sedie in classe. Il contrasto è stato
inizialmente drammatico, ma io ero
davvero felice di avere tutte queste
possibilità, addirittura gratuite.
IV: Puoi parlarci della scuola
Musik­forum Blutenberg e.V. dove
insegni?
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
Serena Chillemi, catanese, inizia fin da
giovanissima lo studio del pianoforte sotto
la guida del maestro Alessandra Toscano,
per poi nel 2003 conseguire il diploma
presso il Conservatorio Antonio Scontrino di
Trapani.
Nel 2004 è ammessa ai corsi di perfezionamento pianistico e specializzazione didattica
presso il Conservatorio Richard Strauss a
Monaco di Baviera. Nel 2008 consegue il
Paedagogisches und Kuenstlerisches Diplom
ed inizia il corso per direttrice di coro
presso la Musikhochschule fuer Musik und
Theater, sempre a Monaco di Baviera.
SC: La Musikforum Blutenberg e.V.
è una scuola musicale di Monaco
destinata ai bambini. In Germania fin
dalla scuola elementare viene proposto un corso, durante il quale i bambini iniziano ad approcciarsi alla
musica: possono inizialmente provare
diversi strumenti musicali, per poi
scegliere il più consono ai loro desideri. In Germania la Volkshochschule
organizza corsi musicali anche per la
terza età, venendo così a creare
binomi interessanti di nonni e nipoti,
che si ritrovano a suonare insieme.
Questa dimensione purtroppo manca
completamente in Italia.
IV: Cosa ne pensi di ciò che sta
accadendo in Italia riguardo al decreto su Spettacoli e Attività culturali?
Quanto incide sull’attività artistica
vivere in uno stato senza ancora una
legge in materia di spettacolo?
SC: In Italia il campo dell’arte
rimane legato ad un’idea ormai superata. Ci stiamo accorgendo adesso
con questa ultima riforma, che è la
più clamorosa, di una distruzione
delle realtà artistiche italiane, la
quale ormai si protrae da dieci anni.
Oltre ai tagli dei finanziamenti a
molteplici associazioni culturali, c’è
INTERVen t i
A LM A NACCO
La sua attività musicale è stata premiata
con diversi riconoscimenti, tra cui:
· Premio assoluto al concorso
“Tutt’arte 2004” di Catania
· Premio al concorso europeo
“Città di Villafranca Tirrena, premio
speciale Eliodoro Sollima 2002”
a Messina
· Premio al concorso “B. Albanese 2002”
di Caccamo (Palermo)
· Premio al concorso europeo
“Mendhelsson-cup 2004” a Lecce
La Chillemi si è esibita in diverse importanti
sale europee così come in prestigiosi
festival: Associazione Etnea di Catania,
Associazione Dante Alighieri di Catania,
Amici della Musica di Siracusa e Palazzolo
Acreide, Teatro Massimo Vincenzo Bellini di
Catania, Gasteig di Monaco di Baviera.
Oltre ad essere una brillante pianista
Serena Chillemi ha anche una forte personalità siciliana, come lei stessa afferma
“L’identità siciliana è molto forte, forse
dettata dal complesso dell’isolano, anche se
solo per pochi chilometri”, che rende un’ora
di intervista un viaggio musicale verso Sud.
stata una vera e propria aggressione
alla scuola. La nuova riforma scolastica è una presa in giro: la musica è
stata tolta quasi del tutto dai programmi scolastici, soprattutto per
quanto riguarda l’insegnamento dello
strumento.
In Sicilia la progettazione di solo
due licei “musicali e coreutici”
mostra come la situazione sia diventata drammatica. Riducendo lo spazio
dedicato alla musica nei programmi
educativi – soprattutto dalla scuola
media, dove le poche ore settimanali
rappresentano il primo approccio al
mondo musicale – non si riconosce la
musica stessa come qualcosa di prezioso. Se si andrà avanti così, probabilmente le arti andranno a scomparire nel nostro Paese. La maggior
parte degli artisti italiani è già
costretta ad emigrare. In Italia gli
artisti non vengono purtroppo più
considerati “soggetti utili”. Da un lato
è colpa della società, dall’altro è
anche colpa degli artisti, che forse
potrebbero essere più attivi. Dopo
l’emanazione del decreto mi sarei
aspettata un coinvolgimento totale
negli scioperi, anche da parte dei
giornali e degli editori, che al contrario sono rimasti molto passivi.
IV: Riferendoci ancora ai problemi
del nostro Paese, vorrei parlare con te
dell’iniziativa “Musica... per un’ altra
Italia”. Quanto è importante per te
unire nella tua attività all’aspetto
artistico un aspetto sociale?
SC: L’unione di questi due aspetti
è diventata importante dopo il confronto spietato tra la realtà siciliana
e quella tedesca. Questo confronto
coinvolge la mia vita continuamente:
non mi sarebbe possibile pensare di
passare la mia giornata davanti alla
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ALMANACCO
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Serena Chillemi, Pianistin aus
Catania, lebt und spielt seit 2004 in
München. Sie hat zahlreiche Auszeichnungen bekommen und ist in der
bayerischen Hauptstadt nicht nur
beim italienischen Publikum sehr
populär. Neben der Musik engagiert
sie sich mit ihrem Projekt „L'altra
Italia“ im Kampf gegen die Mafia.
suonando, quindi se voglio esprimere
la mia opinione o portare all’attenzione del pubblico un determinato
tema, lo faccio attraverso la musica.
tastiera, senza “fare qualcosa di
utile”. Da un paio di anni è perciò
diventato importante impegnarmi nel
sociale. “Musica... per un’altra Italia”
è l’appendice di “Un’altra Italia”:
un’iniziativa nata da una tavola
rotonda di italiani residenti a Monaco di Baviera il cui obiettivo era
quello di invitare a Monaco le realtà
italiane che operano contro la mafia
per farle conoscere al pubblico tedesco. Durante questa manifestazione
ho organizzato la rassegna di concerti “Musica... per Un’altra Italia”, fatti
per finanziare l’iniziativa. In particolare durante il mio concerto ho suonato, tra gli altri, brani di autori che
hanno scritto e composto opere contro la mafia.
IV: “Musica... per un’altra Italia” ti
ha visto impegnata nel concerto “Di
Padre in Figlio”. Cosa ti ha portato ad
unire le figure di Johann Sebastian e
Johann Christian Bach, Alessandro e
Domenico Scarlatti e Giovanni e Eliodoro Sollima, oltre appunto al fatto
che siano tutti padri e figli?
SC: L’unione è stata dettata in primis da una derivazione geografica:
gli Scarlatti come i Sollima sono di
Palermo. Domenico Scarlatti è stato
inoltre molto importante per Johann
Sebastian Bach. Il mio è stato un
viaggio dalla Sicilia alla Germania
con ritorno in Sicilia. Questo concerto, in particolare la scelta di questi
musicisti, ha voluto evidenziare come
in Italia ci sia una mancanza di dialogo tra le generazioni: la generazione prima della mia non dà spazio ai
giovani. Io credo, che un tale dialogo
sia fondamentale ed indispensabile e
possa aiutare in qualche modo la
situazione politica e sociale italiana.
IV: È possibile secondo te essere
degli artisti apolitici? Nel tuo caso
quanto incide la politica sulla tua
attività artistica?
SC: Ci sono tanti musicisti apolitici, soprattutto nel mondo della musica classica. In me c’è sempre stata
l’esigenza di fare spettacoli in qualche modo politici, ad esempio contro
la pena di morte o insieme ad un
gruppo di africani in Sicilia o contro
la mafia. Questo aspetto politicosociale è per me fondamentale in
quanto io faccio sentire la mia voce
IV: Quanto è importante l’impegno
sociale qui a Monaco nei confronti di
attività legate alle diverse tematiche
che interessano l’Italia?
SC: La città di Monaco offre la
possibilità di mettere in pratica i propri progetti. Io sono riuscita a fare
cose che in Sicilia sarebbero state
difficili da realizzare. Ci sono diritti
che qui (a Monaco) si danno per
scontati, ma che in Sicilia non esistono. In Sicilia, per esempio, non esiste
il concetto di “Biblioteca”: quando
stavo scrivendo la mia tesi sulla storia della musica siciliana nel ’900, ho
cercato in biblioteca libri, che erano
in mano a professori da più di tre
anni i quali non erano obbligati a
restituirli. Ciò fa capire quanto sia
assurda la realtà siciliana. Io credo
che sia frustrante dover emigrare in
un altro paese per poter proseguire la
propria attività. In Italia le realtà
artistiche più interessanti nascono da
situazioni di disagio; pochi sono gli
artisti italiani, conosciuti nel mondo,
diventati famosi in Italia. Giovanni
Sollima ne è un esempio lampante:
trasferendosi negli Stati Uniti ha raggiunto un successo mondiale.
Io spero un giorno di poter tornare
nel mio paese: le attività impegnate
che svolgo in Germania, avrebbero
molto più senso in Italia, anche se
forse la loro realizzazione sarebbe
molto più ardua. Vorrei portare in
Sicilia tutto quello che ho imparato a
Monaco. <
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
Il gatto amico
C’era una volta,
a Monaco di Baviera,
a Bogenhausen,
nella Möhlstrasse,
lì ci tengono molto
alla precisione.
C’era una volta,
dicevo,
un normale gatto
di mezza età
che si era innamorato,
come spesso una volta
ancora capitava,
di una bella gatta,
molto più giovane di lui
e questo anche ad occhio nudo
si vedeva.
Di quanto più giovane
esattamente, no,
lui proprio
non l’aveva mai saputo.
Lei su questo bel tema
ci giocava
e alla fine,
dopo tanti divertenti
indovinelli,
dispettosa,
non gliel’aveva comunque
mai detto.
La gatta nera,
così lui la chiamava,
veniva a trovarlo,
quando lei voleva,
in genere dopo le dieci
la sera.
Lui di professione
ormai
l’aspettava.
Cominciò in pieno inverno.
A lui per la verità
sembrava di ricordare
che c’era già la neve,
ma lei gentile
gli aveva fatto presente,
che almeno qui
lui si sbagliava
e quella prima sera
lui la neve
se l’era inventata
e proprio non c’era.
INTERVen t i
Giulio Bailetti
Lui naturalmente le credette,
come faceva poi sempre:
va bene,
la neve venne dopo,
ma nella fantasia poi
lui poteva sempre immaginare
quello che
meglio gli pareva.
Questo di invertire certe cose
del resto,
cominciava a capitargli
sempre più spesso.
La gatta nera,
così lui l’aveva chiamata,
gli arrivava
a piccoli passi silenziosi,
per lo più inavvertitamente,
(ora al cento per cento
però nella neve),
con quei suoi magnifici
capelli corvini,
pensando di non lasciare
nella neve fresca
nessuna compromettente
traccia.
Qualche volta
si faceva anche accarezzare
e gli faceva un po’ le fusa.
Lui la consolava allora,
nei suoi dolori della vita.
Poi lei tornava presto,
così rasserenata,
a passare la notte
a casa dai suoi gatti
e il giorno dopo
dagli altri gatti del suo
ufficio.
A L M ANA CCO
Marinella C.
Un aggiornamento doveroso
Doverosamente, la redazione di INTERVenti dà un
supplemento di informazione in merito alla storia pubblicata nel numero 2010-2 nel dossier “Alla ricerca
della Terra Promessa – Una storia di bambini contesi tra
Monaco di Baviera e Milano”. In quell’articolo avevamo
raccontato la vicenda umana di una coppia mista italotedesca e dei loro due bambini. Negli ultimi due anni
per ben tre volte questi bambini sono stati oggetto di
sottrazione o, se si vuole, di rapimento. A settembre
2008 la madre li aveva portati da Monaco a Milano. A
Maggio 2009, in ottemperanza ad una decisione del
Tribunale dei Minori di Milano, con la forza erano stati
prelevati a scuola dai carabinieri e riportati a Monaco.
A febbraio 2010 infine la madre li aveva nuovamente
prelevati da Monaco per portarli, sembra, in Polonia. Da
allora non se ne era saputo più niente.
Nell’articolo avevamo raccontato i fatti occorsi
attingendo alle svariate interviste rilasciate dalla madre
e dall’unica intervista concessa dal padre ad un giornale italiano. Avevamo descritto il ruolo svolto dallo
Jugendamt e analizzato il quadro giuridico e normativo
internazionale. Avevamo anche riferito dell’udienza,
tenutasi il 17 marzo scorso a Roma, della Corte di Cassazione sul ricorso, avanzato dagli avvocati della madre,
contro la decisione del Tribunale di Milano che aveva
disposto il rientro in Germania dei bambini. In quella
sede il Procuratore aveva riconosciuto la fondatezza del
ricorso e ne aveva chiesto l’accoglimento.
Il 24 maggio scorso la Corte ha stabilito che sulla
base della Convenzione dell’Aja il padre non aveva il
diritto di chiedere il rimpatrio dei figli in quanto affidati alla madre e non a lui. Il prossimo passo è quindi la
celebrazione di un nuovo processo, presumibilmente
presso il Tribunale dei Minori di Milano, in tempi
attualmente non ancora noti. È presumibile anche che,
in occasione del nuovo processo, i due bambini potranno essere ascoltati ed esprimere i loro pareri e i loro
desideri. Nel momento in cui scriviamo loro e la madre
sono ancora latitanti.
Nel riservarci di informare ulteriormente il nostro
pubblico sul seguito di questa storia singolare ed
inquietante, auspichiamo una soluzione definitiva al
calvario di questa famiglia.
La redazione
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42
A LMAN A CCO
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
DADE
Intervista a Daniela Dente, in arte DADE, restauratrice e artista poliedrica la
cui vita multicolore vi stenderà a colpi d’arte
Ester Sposato-Friedrich
Daniela Dente, in arte DADE, è una
di quelle donne vulcaniche che si
butta in tutto ciò in cui crede: dall’ecologia al sostegno d’importanti cause
sociali, dall’intensa attività di volontariato alle arti marziali, fino alla
posizione di Director mailing presso
l’E.S.O. (European School of Oncology), passando per lo studio del linguaggio dei sordo-muti, sempre trasportata dalla sua incontenibile passione per l’arte in ogni sua forma.
DADE oltre ad avere una consolidata
carriera come artista infatti ha lavorato anche come
restauratrice ed esperta di diverse tecniche. Fa un po’ invidia sapere che riesce a coniugare queste attività e i caleidoscopici interessi con il ruolo di mamma di due ragazzi!
INTERVenti (IV): DADE, lei ha dovuto inventare continue
soluzioni per avere la possibilità di studiare Arte ed acquistare il materiale (particolarmente costoso); tra le svariate
attività e lavori part-time, colpisce che abbia prodotto e
venduto ritratti e che abbia realizzato maglioni di lana
negli anni del liceo. La sua poliedricità artistica pare riflettere la sua natura ingegnosa e curiosa. Quanto è importante nella sua produzione, e nella sua vita, la sperimentazione?
Daniela Dente (DD): Molto! Si dice che gli artisti abbiano dentro un bambino che non cresce mai, con questa
frase credo si voglia alludere alla naturale curiosità infantile, che in un adulto si tramuta in sperimentazione cioè
voglia di giocare con nuovi giocattoli, di smontarli e ricostruirne di nuovi. La sperimentazione è la ricerca del
miglior modo con cui trasmettere il mio linguaggio
espressivo, per comunicare le mie emozioni, siano esse di
gioia, di sofferenza, o riflessione; e penso che in qualunque linguaggio della vita si applichi essa serva a trasmettere ciò che si ha dentro. Nel quotidiano è la capacità di
inventarsi una soluzione: come provare una torta inedita,
con gli ingredienti che si hanno a casa.
Künstlerin, Restauratorin und
überzeugte Befürworterin
ehrenamtlicher Arbeit:
Daniela Dente, Künstlername Dade,
zeigt in Leben und Werk eine
pragmatische Bereitschaft das
„Unveränderliche“ anzunehmen.
Dennoch hat sie den energischen
Willen „etwas zu tun und zu
verbessern“, für sich und für Andere,
wann immer es möglich ist.
IV: Nella sua esperienza di restauratrice quale incarico
ricorda con maggiore emozione?
Quasi tutti gli incarichi si sono trasformati in ricordi
speciali perché ogni volta che mi trovo di fronte ad
un’opera è sempre un vortice d’emozioni che mi travolge,
e di preoccupazioni... Ricordo a proposito un’esperienza
significativa. Avevo realizzato per un cliente il dipinto di
una Madonna, per il portico della sua casa (un ex Convento di Suore) e durante la benedizione dell’opera, cui
ero invitata, il parroco raccontò di una tela molto rovinata. Non riusciva trovare un restauratore, e così qualche
mese dopo cominciai ad occuparmi del mio nuovo
“paziente”: l’opera era di buona fattura, una tela eseguita
nell’ottocento da una donna (la mia prima opera autografa di una donna). Il colore era ormai polverizzato in molti
punti e su tutta la superficie si staccava dalla tela con
inaudita facilità; durante la fase di conservazione del
dipinto, i vari tentativi per fissare il colore alla tela non
avevano dato buon esito così, dopo aver riletto libri e
ricette, disperata, mi consulto con la mia stimata insegnante. “Cara Daniela”, mi confessa, “Ho avuto anch’io un
problema simile anni fa e purtroppo ti devo avvertire che
salvare la tela sarà davvero difficile, abituati all’idea che
forse non ci sarà rimedio”. Ho pianto, pensavo al fallimento cui mi sentivo irrimediabilmente destinata, invece, arrivata a casa, ho preparato la mia ricetta e con un lavoro
da certosino ho rincollato il colore alla tela. Dopo settimane di fatica potevo finalmente cominciare il restauro
pittorico, avevo salvato il dipinto ed ora dovevo solo renINTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
derlo al suo primario splendore. È una vittoria che pochi
possono comprendere, ma quando ricordo quei momenti
penso che non ci siano montagne invalicabili: basta non
avere fretta e mettere un piede avanti all’altro.
IV: DADE, lei è sempre stata, fin dalla tenera età, sicura
di voler “fare arte”. Com’è stato il cammino verso il successo e che cosa pensa del mondo e del mercato dell’arte?
DD: Sto semplicemente camminando nel percorso che
la vita mi riserva, per quanto più volte abbia pensato di
cambiare strada. Ci ho anche provato, ma quando tentavo
di cambiare rotta a causa di dispiaceri o delusioni,
improvvisamente c’era qualcuno che mi riportava sulla
strada maestra o mi si aprivano porte che lì mi riconducevano. Sul mondo dell’arte ho solo pensieri positivi, sul
mercato non posso dire altrettanto. Purtroppo credo si
tratti di una “baraonda”, lontana da quelle storie fantastiche che si leggono di caffè dove artisti di varie scuole e
letterati s’incontravano per parlare di cultura (penso al
“Cavaliere Azzurro”).
IV: Come si “risvegliano”, secondo lei, l’interesse e la
responsabilità sociale attraverso l’arte?
DD: Purtroppo non ho una risposta, mi piacerebbe
averla. La mia produzione artistica spera in un’emozione
nell’animo di chi guarda. Devo dire che per ora le mie
opere fanno chiacchierare e difficilmente quando qualcuno le vede, se le dimentica. Questo credo sia un buon
modo per smuovere dei contenitori aprendo le porte a
nuovi contenuti.
IV: La sua attività di volontariato è veramente ammirevole, ci racconta come e perché ha cominciato?
DD: È una storia molto personale, credo faccia parte
della mia anima, per quanto riguarda l’A.B.I.O. (www.abio.
org), tutto è nato a causa dei gravi problemi che nella
primissima infazia il mio secondogenito ha avuto. Pur-
IV: Abbiamo parlato del suo coinvolgimento e della partecipazione attiva e continua a diverse associazioni culturali e di volontariato: sembra che davanti ad ogni problema, personale o sociale, lei si rimbocchi le maniche. In che
rapporto è la sua arte con il suo interesse per le tematiche
sociali? Crede che le opere possano sensibilizzare e giocare
un ruolo nella coscienza collettiva?
DD: Credo che l’artista debba raccontare il suo tempo,
ed esprimere con i suoi mezzi ciò che lo circonda e che
vede, non solo con gli occhi, la sensibilità che un’artista
avverte è il mezzo che può aiutare lo spettatore a vedere
ciò che la quotidianità uniforma, sopratutto in un’epoca
in cui i media la fanno da padrone e appiattiscono anche
l’orrore di una guerra. La mia arte è in stretto dialogo con
le tematiche sociali; penso che la Terra sia solo in prestito
e solo se ne abbiamo cura potremo lasciare qualcosa di
buono ai nostri figli. Vorrei un giorno poter giocare con i
miei nipoti come ho giocato con i miei figli… vorrei che
potessero vedere e godere della natura. Ogni tanto mi
arrivano da restaurare quadri di artisti, per lo più sconosciuti, si tratta di tele di buona fattura che si catalogano
sotto il termine “opera di Genere” e che rappresentano la
quotidianità del loro tempo. Se oggi sappiamo com’era la
bottega di un campanaro lo dobbiamo anche a questi
artisti di genere, così come per un paesaggio con mucche
al pascolo: molti bambini oggi non hanno mai visto una
mucca, se non lilla come sulle tavolette di cioccolata, e se
anche le vedessero in batteria straziate da una produzione esasperata di latte, non assomiglierebbero a nessuna
rappresentata in quei quadri di genere… il quadro è per
me una fonte storica prima che un bene commerciale.
Eden
INTERVen t i
Almanacco
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44
A LMAN CCO
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
troppo non avendo avuto aiuti familiari, mi sono sobbarcata sofferenza e fatica, condivisa amabilmente con mio
marito. Un giorno mentre mi trovavo per l’ennesima volta
in ospedale con il piccolo in braccio e il fratello di tre
anni a seguito, una donna con il camice azzurro, vedendomi stanca e provata, mi ha detto che potevo lasciare a
lei i bambini, così da poter sbrigare le faccende burocratiche ospedaliere al piano inferiore. Così, quel giorno sono
venuta a contatto con un angelo azzurro dell’A.B.I.O. che
mi ha concesso un po’ di respiro e dato fiducia: quel
gesto è stato per me così importante, che mi sono ripromessa che, quando i tempi e i bambini me l’avessero concesso, avrei provato anch’io a regalare un po’ di quello
che mi era stato dato. Quando il mio Giorgio è andato
all’asilo ho seguito un corso preparatorio ed ho riempito
le mie mattinate libere andando a giocare con i bambini
della Pediatria. Attualmente partecipo anche all’associazione Donne in Nero (ndr: http://donneinnero.blogspot.
com), perché dopo la separazione da mio marito ho
avvertito dolori e problematiche che, finché non ci toccano in prima persona, non si ha possibilità di comprendere:
ciò mi ha reso più vicina alle sofferenze altrui ed alla
difesa dei diritti umani.
IV: Molte delle sue creazioni nascono dal rapporto con
la parola scritta, testi e poesie da cui trae ispirazione.
Vuole descrivere con quali criteri sceglie i testi e come si
sviluppa questa traduzione delle sensazioni o dei concetti
evocati nelle opere artistiche?
DD: I miei lavori nascono di solito da una sofferenza interiore, da
problemi sociali che mi sensibilizzano o dal titolo di una mostra che
m’ispira riflessioni. Comincio così
un lento fermento interiore in cui
mi documento mentre la mente
macina. A volte ci vogliono mesi
perché mi decida a realizzare
un’opera che vivo spesso come la
conclusione di un tormento. I testi
possono aiutarmi nel decifrare ed
esternare con più facilità l’emozione
che voglio esprimere, ma resta sempre complesso decidere come esprimerla. Il processo non è molto
diverso quando dipingo in modo più
figurativo: i colori, le pennellate,
l’espressione, la luce, tutto ciò che
uso per comporre un’immagine, ha
comunque a che fare con il mio
stato d’animo. Quando vedo le mie
opere finite, è come se guardassi la
mia anima allo specchio.
IV: Sempre a questo proposito, osservando la sua opera
“Inferno-Paradiso” in relazione al bel testo che l’accompagna, si nota che il nido domestico è presentato letteralmente come una gabbia. Anche in quest’ambito il destino
della coppia è, secondo lei, “nelle nostre mani”?
DD: Penso che tutta la vita sia nelle nostre mani, anche
la vita di coppia. Le gabbie ce le creiamo da soli: gabbie
sociali, culturali, religiose, mentali, a volte sono protezioni
dalle quali si può uscire o entrare, dipende solo da noi.
IV: Lei stessa parla di “satira” con riferimento al suo
modus comunicativo, ed effettivamente pare esserci una
nervatura sarcastica in molti dei suoi lavori. È sintomatico
di uno sguardo disincantato o di un’ironia comunque
accompagnata dall’ottimismo?
DD: Direi più un’ironia accompagnata dall’ottimismo,
anche se con le mie opere, non intendo assolutamente
puntare il dito su nessuno: esprimo solo il mio punto di
vista.
IV: La sua produzione artistica è energica, propositiva,
decisa, non pare lasciare spazio al dubbio, alla paura, alla
malinconia. È così? È questo anche il suo modo di essere?
DD: In fase di lavorazione, come ho detto in precedenza, un turbinio di emozioni mi attraversa. Proprio quelle
emozioni, che lei cita, mi spingono a reagire: non lascio
spazio a paura e malinconia e vado dritta alla causa. È la
causa che crea, ed è la causa che va, nel processo, rimossa. Nel caso dell’opera “Maria Maddalena”, è sulla condizione femminile che metto il dito, sugli stereotipi di donna che i media ci propongono, sulle strade piene di prostitute rapite dai loro paesi e costrette
al giogo: una schiavitù. Una volta
c’erano i mercati dove comprare gli
schiavi ora basta andare lungo la
statale. In Italia quest’anno è nato
un blog, “Donne Pensanti”, che si
occupa del problema dell’immagine
della donna protestando contro le
pubblicità che trovano oltraggiose,
per il comportamento del nostro
primo ministro, per i programmi
televisivi, insomma tentano in qualche modo di dare un contributo per
rimuovere certe gabbie mentali che
imprigionano e imbruttiscono il
genere umano.
IV: “Sora Morte” è un lavoro, ci
racconta, che prende forma nell’ambito della sua partecipazione ad una
mostra dedicata al Cantico delle
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
Creature di S. Francesco. Lei
ha attualizzato questa figura
confrontandola con la realtà
odierna.
DD: Ho pensato a cosa
scriverebbe se vivesse ai
nostri giorni, e l’ho immaginato al fianco di ecologisti
lottare per la caccia alle balene, in difesa delle foche, contro la vivisezione, disperarsi
per il petrolio che soffoca
Sorella Acqua, e tanto altro,
così è nata la mai opera, mi
sono guardata intorno e mi
sono domandata dov’è il sole
di Fra’ Francesco? E la sua
Madre Terra? Eccetera. E
quanti di noi possono non
temere "Sora Morte"?!...
Il ruggito
IV: In alcune delle sue opere
pittoriche si riconoscono
movimenti ampi, veloci ma
comunque calibrati e precisi; il suo tratto, anche quando
registra un movimento forte, pare controllato. C’è un d
ialogo tra la sua pratica artistica e lo studio delle arti
marziali?
DD: Sì, io pratico l’aikido: la parola significa “la via
dell’armonia” ed proprio l’armonia è quello che cerco di
creare quando fondo tutti gli elementi in un’opera. Si
tratta di uno stile filosofico di vita che prevede, attraverso un percorso interiore di controllo di se stessi, il controllo dell’avversario, al fine di neutralizzarlo, ma senza
ferirlo (evitare lo scontro è meglio). Pratico anche lo iaido,
ancora più controllato poiché l’avversario è solo da immaginare, che si svolge attraverso movimenti e tagli di spada
precisi (i miei non troppo). I tratti però nelle mie opere
credo dipendano della formazione di restauratrice: la precisione del segno ed in generale tutta la preparazione
tecnica influenzano enormemente l’artista. Il rapporto è
stretto e spesso unisco tecniche e materiali che adopero
per il restauro per realizzare le mie opere.
IV: Come definirebbe la sua arte? Ci sono correnti o artisti a cui si sente particolarmente vicina come linguaggio
espressivo?
DD: Ridendo spesso con gli amici l’ho chiamata PattumArt, rifacendomi ai materiali riciclati che uso per comporle, ma anche al fatto che spesso i contenuti che le mie
opere portano con sé sono argomenti che non si vogliono
affrontare nella propria coscienza: sono buttati in un
angolo della mente, per superficialità o paura. I critici
spesso mi hanno associata a Robert Rauschenberg e alla
INTERVen t i
AL M ANA CC O 45
Pop Art ma io penso che la
vita sia una serie di immagini
che si susseguono ed io esprimo solo le mie.
IV: L’opera d’arte deve
ancora avere una valenza
estetica?
DD: Durante una collettiva
sono stata coinvolta in un
dibattito sull’arte, ci intrattenevamo io, l’oratore, un altro
artista ed il critico e quest’ultimo ha domandato se secondo noi esistessero quadri
brutti. Secondo l’altro artista
tutti i quadri sono belli ed
ognuno si esprime come
meglio crede; io invece ho
risposto: “Assolutamente sì,
esistono quadri brutti (sgomento e stupore del critico)
se invece di parlare di arte
parlassimo di un testo letterario, quanta gente si impegna nello studiare la grammatica, la sintassi, i periodi, la
punteggiatura, eccetera, quanti letterati poi, sono capaci
realmente di prendere un foglio bianco e riempirlo di
parole, e poi un altro ed un altro ancora fino a creare un
racconto, una poesia... Mi risulta che ognuno di questi
generi abbia poi una sua precisa regola, altrimenti non ci
sarebbe distinzione l’uno dall’altro. Se adesso prendo un
foglio e scrivo a casaccio delle parole, metto della punteggiatura qua e là eccetera e alla fine insisto che il mio
è un romanzo, giustificandomi dicendo di essermi rifatta
al mio linguaggio prescolare e quindi di esprimere la mia
spontaneità, voglio proprio vedere chi mi dice che si tratta di un capolavoro.
IV: Le sue opere sono varie nei materiali e nelle tecniche
e la loro presenza nello spazio è rafforzata da una decisa
componente cromatica. Come definirebbe il ruolo che
hanno i colori nella sua produzione artistica?
DD: Fanno parte del mio linguaggio espressivo e aiutano a caricare di emozioni l’opera. Ho studiato la cromatologia, è un argomento che mi interessa molto: i colori
influenzano davvero il nostro stato d’animo e il mio sicuramente.
IV: Dove è possibile vedere le sue opere?
DD: On line mi trovate qui:
www.milanocosa.it,
www.museodelfango.it,
www.arte-quattro.it e
www.artedamangiare.it. <
46
A LMAN A CCO
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Artisti italiani in Baviera
Rubrica arti figurative
Erasmo Amato
arte-quattro
Pittura, digital painting
Therese-Giehse-Allee 39
81739 München
[email protected]
www.arte-quattro.com
www.amato-art.com
Regione: Campania
Enzo Arduini
Pitture, sculture ceramica, corsi
di pittura e modellato. Intervista
su INTERVenti 2008-2
Sauerbruchstr. 39
81377 München
Tel.: 0176-65067451
[email protected]
www.arduini.de
Nazzarena Barni-Fritsch
Arti figurative, sculture e quadri
in vetro fuso, mosaico in vetro
Seewiesstr. 7a
82340 Feldafing
Tel.: 08157-999 760
[email protected]
www.barnifritsch.com
Regione: Veneto/Campania
Angela Bassano
arte-quattro
Skulpturen aus Geweben und
Altstoffen, expressive Malerei,
Designarbeiten, Kurse für
ex­pressive Malerei/Bildhauerei
Hofgut Schwarzenbach 3
84419 Obertaufkirchen
Tel.: 0170/9350048
[email protected]
www.bassano-web.de
www.arte-quattro.com
Regione: Veneto
Salvatore Cante
Fotografia
[email protected]
www.salvatorecante.com
Antonio Cigna
Arti figurative
Intervista su INTERVenti 2009-3
Samhofstr. 1 a
85276 Pfaffenhofen
Tel.: 0844-15855
[email protected]
www.proeuropauna.repage7.de
Regione: Lazio
Annamaria Coda
Pittura
Niederalmstr. 12
81735 München
Tel.: 0171-7490036
[email protected]
www.narture.de
Regione: Piemonte
Monica Delli Jaconi
Fotografia
Articolo su INTERVenti 2004-3
Tel.: 0039-0587-730922
[email protected]
Andria Demarini
Pittura, Acquarello
Tel.: 089-48953749
[email protected]
Regione: Friuli-Venezia-Giulia
Serio Digitalino
Pittura, scultura
Grafingerstr. 50
81671 München
Tel.: 089-41851501
0173-5667145
[email protected]
www.serio-digitalino.de
Renée Fabbiocchi
Pittura
Intervista su INTERVenti 2006-1
Tel.: 0179-2953161
[email protected]
www.banca-museo-fabbiocchi.de
Regione: Abruzzo
Luciano Florio
Pittore d’arte, musicista,
(chitarra, canto e percussioni),
poeta, attore
Intervista su INTERVenti 2010-1
Tel.: 0162-4656985
[email protected]
www.lucianoflorioart.
blogspot.com
Regione: Campania
Francesco Frattolillo
Quadri, affreschi, decorazioni,
installazioni, interventi artistici
Intervista su INTERVenti 2007-2
Tel.: 0162/9322402
[email protected]
www.interventi.net/frattolillo
Regione: Calabria
Serena Granaroli
Pittura, Articolo su INTERVenti
2008-1, Künstlerinnen des
Münchener Frauenforums
Varnhagenstr. 5, 81241 München
Tel.: 089-8206526
0170-8876219
[email protected]
Regione: Lombardia
Rachel Heller
[email protected]
www.rachelheller.net.tc
Maura Marolla Metzdorf
Pittura
Tel.: 0173/8436804
[email protected]
Alessandra Motta-Rees
Pittura
Tel.: 0172 2135726
[email protected]
Regione: Piemonte
Maria Cristina Picciolini
Pittura
Intervista su INTERVenti 2004-1
Articolo su INTERVenti 2009-2
[email protected]
www.picciolini.de
Regione: Toscana
Biagio Piccolo
Pittura, Teatro, pantomima,
commedia dell'arte, teatro
napoletano, improvvisazione,
cinema, televisone
Albert-Roßhaupter-Str. 70
81379 München
Regione: Campania
Marilena Pilat
Pittura
Tizianstr. 108, 80638 München
Tel.: 089/174078
[email protected]
Regione: Sardegna
Miriam PietrangeliAnkermann
Pittura, oggetti in legno, pittura
e oggetti su piastre di vetro acrilico
Gartenstr. 1d, 82152 Krailling
Tel.: 089-51505719
0177-7291091
[email protected]
www.miriam-pietrangeli.de
Regione: Abruzzo
Sante Recca
Pittura, scultura, ceramica.
Scrittore e Musicista
Articolo su INTERVenti 2003-3
Intervista su INTERVenti 2008-3
Karlstr. 29
82152 Planegg
Tel.: 0175/9453588
[email protected]
www.sante-recca.com
Regione: Marche
Gabrio e Rosa Rossi
Scultura, Mosaico, Design
(lampade, tavoli), Azione „uno
sguardo indietro, un passo avanti”
Ysenburgstr. 9
80634 Muenchen
Tel.: 089-13939020
0175-2082096
[email protected]
www.cielo11.de
www.rossicabrio.de
Regione: Toscana
Iara Simonetti
Fotografia, Objeti
bidimensionali in legno
Intervista su INTERVenti 2007-1
Am Glockenbach 13
80337 München
Tel.: 089-43650474
[email protected]
www.iara-simonetti.de
Regione: Lombardia
Concetta Tatti
Pittura
[email protected]
Giuseppe Tumminaro
Pittura, fotografia
Marbachstr. 12 a
81369 München
Tel.: 089-7691556
Regione: Sicilia
Giovanna Valli
Grafica, pittura, istallazioni,
arte di concetto, arti costituite
da assemblaggi e sovrapposizioni di plastica trasparente
Articolo su INTERVenti 2004-4
Melchiorstr. 61
81479 München
[email protected]
www.giovalli.de
Rimandiamo al nostro sito web per la lista aggiornata: www.interventi.net/almanacco
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
AL M ANA CCO
„Sguardi“ III, „Blicke“ – Kunstausstellung
Sabato 14 agosto 2010, ore 17 Vernissage
Haus des Gastes. Marktplatz Bad Grönenbach
Isabella Di Berardino – Info: www.isadibi.altervista.org
I quadri di Isabella Di Berardino fanno pensare ad incontri
improvvisi del pensiero filosofico con poesia, pittura, forme
artistiche in molteplici espressioni. Il risultato, personalissimo,
attrae e stupisce per l’immediatezza delle immagini, per il racconto
personale, per l’idealizzazione di purissimi nudi che si stagliano sul
fondo nero che fa risaltare scultoree linearità. Si resta coinvolti
dalla riflessione filosofica umana e sociale di ogni racconto
pittorico… il bianco e nero prende vivacità nel grande stacco con
linee scultoree… (Prof.ssa Dede Brutti Cinquino)
Miriam Pietrangeli-Ankermann
Composizione IV, spatola e acrilico (2009)
“IT ART” 2010
Il 13 maggio si è tenuta a Germering in
occasione del decennale della fondazione
della Deusch-Italienische Gesellschaft
Germering una mostra collettiva a cui
hanno partecipato diversi artisti italiani
attivi a Monaco di Baviera.
Nella foto (da sin.): Simona Staglini,
Luciano Florio, Adria Demarini,
Iara Simonetti, Nazzarena Barni-Fritsch,
Simone la Biunda, Sante Recca, Annamaria
Coda, Serio Digitalino, Renée Fabbiocchi,
Alessandra Motta Rees e Giovanna Valli
INTERVen t i
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S EG NALAZ IONI
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
Kalender
des Italienischen Kulturinstituts München
10. Juni bis 10. Oktober 2010
Mo–So 9.00 bis 17.30 Uhr
Kloster St. Mang, Füssen; Bayerisches Textilund Industrie­museum (tim), Augsburg;
Maximilianmuseum, Augsburg
Bayerische Landesausstellung 2010
„Bayern – Italien“
Eine lange Geschichte verbindet Bayern und Italien – eine
Geschichten von Herrschern und Händlern, Heiligen und Künstlern, Reisenden und Gelehrten: Im Kloster St. Mang in Füssen
werden unter dem Titel „Kaiser, Kult und Casanova“ die bayerisch-italienischen Verbindungen von der Antike bis ins frühe 19.
Jahrhundert gezeigt. In Augsburg wird die Geschichte im Bayerischen Textil- und Industriemuseum bis in die Gegenwart fortgeführt: Sehnsucht, Strand und Dolce Vita, die Sehnsucht eben
nach Kultur, Sonne und Meer, die die Italienreisenden seit dem
19. Jahr hundert gen Süden zog. Weiterhin werden im Maximilianmuseum Das Welsche und das Deutsche in der Kunst des
15./16. Jahrhunderts beleuchtet.
Info: www.bayern-italien.hdbg.de oder unter Tel. 0821 32 950
Montag, 22. November 2010, 19 Uhr
Forum: Autoren im Literaturfest München
Dacia Maraini: Der Zug in die jüngste Nacht
Literaturhaus, Saal, Salvatorplatz 1, München
Dacia Maraini ist eine der bedeutendsten zeitgenössischen Autorinnen Italiens und ihre Romane wurden
in über zwanzig Sprachen übersetzt. Vom Grauen der
Shoah bis zu den blutigen Schrecken des nieder­
geschlagenen Budapester Aufstands – Dacia Maraini
spannt souverän den Bogen und man versteht, warum
es trotzdem durch Hoffnung und Menschlichkeit
immer wieder kleine Rettungen geben kann.
Moderation: Maike Albath
Kartenreservierung: Tel. 089-29193427
Eventi culturali organizzati
dall’Istituto Italiano di Cultura:
www.iicmonaco.esteri.it
Samstag, 24. Juli, 12.00–19.30 Uhr
»INTERVenti d’arte italiana@Monaco«,
Kulturveranstaltung
Italienische Künstler in München stellen sich vor
Gli artisti italiani di Monaco di Baviera si presentano in
comune in una grande manifestazione all’Istituto di Cultura: collettiva, musica, letteratura e tanto altro ancora.
In München lebende und arbeitende italienische Künstler
stellen sich in einer großen Gemeinschaftsveranstaltung
vor mit Bildern, Musik, Lesungen aus ihren Büchern u.v.m.
Info: Tel. 089-44900335 oder [email protected]
Freitag, 10. September,
20 Uhr
Orgelkonzert im
Rahmen der Reihe
„XVIII. Internationale
Orgelkonzerte 2010“
Basilika St. Bonifaz, Karlstraße 34, München
Luciano Zecca, Orgel
Luciano Zecca hat am Konservatorium »G. Verdi« in Mailand studiert. Unter der Leitung von Anita Porrini hat er
seine musikalische Ausbildung in Klavier am Konservatorium in Brescia beendet. Er war Professor an Staatlichen
Konservatorien von Musik in Cuneo, Turin und Como und
ist heute Organist der Basilika Collegiata S. Nicolò in
Lecco. Luciano Zecca hat zahlreiche Konzerte in Europa,
Japan und den USA gehalten.
Info: www.orgelkonzerte-international.de
Karten bei Hieber-Lindberg, Tel. 089-55146130 oder
VVK Marienplatz, Tel. 089-292540 für 6 bzw. 10 Euro
Freitag, 19. November 2010, 18 Uhr
Forum: Autoren im Literaturfest München
Umberto Eco und Jean-Claude Carrière: Die große Zukunft des Buches
Aula der Ludwig-Maximilians-Universität München, Geschwister-Scholl-Platz 1, München
Umberto Eco und der berühmte Drehbuchautor Jean-Paul Carrière, zwei leidenschaftliche Sammler und
Bücherliebhaber, führen ein Gespräch über die Zukunft des Buches. Das Ergebnis ist eine rasante Reise
durch die Zeit – von Papyrusrollen bis zu Internet und E-Book. Sie sprechen über die Faszination von
Bibliotheken, welche Bücher sie vor einem Feuer retten würden, über die Bedeutung der Dummheit und
die heutige Gesellschaft, die nicht weiß, »wie sie ihr Gedächtnis auf Dauer archivieren soll«. Sie erzählen
auch von ihrem Verhältnis zu moderner Technik und fragen sich, »ob es sinnvoll sein kann, Krieg und
Frieden auf einem E-Book zu lesen«.
Moderation: Volker Schlöndorff, Kartenreservierung: Tel. 089-29193427
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
3. und 4. September 2010
Internationale Fachtagung zu dem Thema „Grenz­
erfahrungen: Roma-Literaturen in der Romania“
Universität Regensburg, Institut für Romanistik
Mitglieder der Roma-Minderheit verfassen ihre Werke auf
Italienisch und drücken damit ihre starke kulturelle und ideelle
Zugehörigkeit zu Italien aus. Die Erforschung dieses bisher kaum
bekannten kulturell-wertvollen Phänomens trägt dazu bei,
die italienische Sprache und Kultur in ihrer ganzen Vielfalt darzustellen.
Eintritt frei, Anmeldung erforderlich unter
/www-cgi.uni-regensburg.de/Fakultaeten/Romanistik/Institut/
AL M ANA CCO
“Il Signor S. Pellica”
di Fabrizio Giannuzzi,
edito da “Kunst- und
Textwerk”, si può
acquistare tra l’altro
presso le librerie
Itallibri e Bücher­
gallerie Westend
nonché in internet da
www. baerendienstbuchversand.de
Incontri regolari
Istituto Italiano di Cultura
Hermann-Schmid-Str. 8 (Aula 22), Monaco.
Incontri di letteratura spontanea
con Giulio Bailetti. Se hai una poesia,
un piccolo racconto o anche un pensiero,
un sogno o un’idea, che vuoi leggere
o raccontare, vieni che sarai il/la
benvenuto/a. Le testimonianze e le
storie di tutti sono importanti e hanno
dignità. Esprimersi, ascoltare e conoscersi
fa comunque bene. Dopo tutti in pizzeria.
I prossimi appuntamenti:
10.09. – 08.10. – 12.11. e 10.12.
Caritas
Caritaszentrum Ost/Land, Berg am Laim,
Josephsburgstr. 92, München
L’ADAI – Gruppo Assistenza Anziani si
incontra ogni venerdì dalle 14.00 alle
17.00 e ogni lunedì, dalle 9.00 alle 11.00,
si possono avere consigli e consulenze varie
in italiano. Il gruppo organizza soggiorni
in luoghi di cura, gite, incontri con gruppi
di altre nazionalità e altre iniziative come
Qi Gong, yoga, esercizi per la memoria,
nonché feste di diverso tipo per gli italiani
di tutte le età.
Ultimo mercoledì del mese, alle 14.00:
“Stammtisch” per gli italiani.
Info: Herr Blazevic, Tel.: 089-43669614
Centro Sardo Su Gennargentu
Ogni sabato dalle ore 17 alle 22 e ogni
domenica dalle ore 17 alle 21 ci si
incontra al Centro, nella Fürstenrieder Str.
147, 80686 München
Info: Tel.: 089-3543308,
[email protected]
INTERVen t i
„Stammtisch der Trentini“
Jeden 1. Freitag im Monat, ab 19.00 Uhr
in der Trattoria „La Bruschetta“,
Nymphenburgerstr. 53, München.
Associazione Giuliani di Monaco
Ogni ultimo giovedì del mese dalle ore
19.30 ci si incontra presso il ristorante
pizzeria “Casa Mia” nella Implerstr. 47
(angolo Oberländerstr.), Monaco.
Info: Tel.: 089-2712053 oppure Giuliana
Jost (segreteria), Tel.: 089-7002738
Gruppo Marinai d’Italia:
Ogni venerdì sera, dalle 19.00 in poi
ci si incontra presso la sede dell’associazione nella Lilienstr. 20 a Monaco.
ITALCLUB – Ingolstadt
Incontri mensili – Stammtisch Italienisch
Info: Anna Benini, Tel.: 0841-41802,
[email protected]
Ass. di Cultura Italiana Weilheim
Italienischkurse für Erwachsene
und Kinder.
Info: Orazio Mangano,
Tel./Fax: 0881-61809,
[email protected]
Berufsbildungswerk ENAIP
Goethestr. 28, 2. Stock, 80336 München
Deutschkurse für Ausländer
Info: Tel.: 089-533902,
Fax: 089-89355300, [email protected]
Incontro italiano Gauting
Siamo un gruppo di italiani e tedeschi che
ama l’Italia e la sua lingua.
Ci incontriamo con il fine di mantenere,
esercitare e migliorare la nostra conoscenza
della lingua italiana e per scambiarci idee
ed informazioni sull’Italia e sui suoi
abitanti. Ci piace parlare di tutto quello
che troviamo interessante, in particolare
di temi che riguardano cultura e società.
Info: Christina Bredow,
Tel.: 089-89355300, Fax 89-308494,
[email protected]
Circolo culturale italo-tedesco
Gröbenzell – CcitG
Volete conversare in italiano? Siete
italiani o avete una media o buona
conoscenza della lingua italiana?
Vi piacerebbe ricercare e scoprire nuovi e
vecchi aspetti della cucina, dei giochi,
della musica, della storia, dell’attualità,
della società, insomma della cultura
italiana? Allora venite al nostro incontro
mensile! Generalmente ha luogo l’ultimo
martedì del mese alle ore 19.30 nel
Werkraum della VHS di Gröbenzell.
Vi aspettiamo!
Deutsch-Italienische Spielgruppe
Für Familien mit Kindern von 0 bis 4 Jahren
mit Übungen zur deutschen Sprache.
So., 10.30 Uhr, Familienzentrum Laim, EG,
Valpichlerstr. 36, München.
Info: Sara Benedetti-Baumanns
[email protected]
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IMP RE S SUM
Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er
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INTERVenti DEUTSCH-ITALIENISCHE SZENE IN BAYERN
Erscheint vier mal im Jahr; ISSN 1611-7506
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Herausgeber, verantwortlicher Redakteur und Anzeigen­
verantwortlicher: Dr. Gianni Minelli – Arzt, Römerstr. 16,
82205 Gilching
Redaktion: Marco Armeni (ma), Gianfranco Caccamo (gc),
Pasquale Episcopo (pe), Paola Gambaro (pg), Daniela Ghidini (dg),
Pamela Lanciotti (pl), Gianni Minelli (gm), Simona Morani (sm),
Kirsten Ossoinig (ko), Nausicaa Spinosa (ns), Ester SposatoFriedrich (es), Daniele Verri (vd), Daniel Vetró (dv).
Produktionsassistentin: Simona Morani
Mitarbeiter dieser Ausgabe: Giulio Bailetti, Nazzarena BarniFritsch, Franco Casadidio, Corrado Conforti, Elena Guglielmin,
Ernst Haase, Sylvia Kroupa, Egle Maguolo-Wenzel, Ulrike
Minelli, Giuseppe Muscardini, Francesco Spanò.
Layout: Monika Grötzinger – www.visualista.net
Druck: Nuove Arti Grafiche „Artigianelli“;
Loc. Ghiaie 166; I-38014 Gardolo (TN)
Auflage: 1.000
Kontakt: Mail: [email protected]; www.interventi.net
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Periodico aderente alla Fusie
Preghiamo gli abbonati che hanno versato la quota
d’abbonamento senza comunicare il loro indirizzo di
contattarci quanto prima.
Cosimo,
insegnante di italiano (Volkshochschule, privato),
dottorando in filosofia,
fiorentino, offre
lezioni di italiano,
anche a domicilio
L’asilo italo-tedesco
Girotondo e.V.
(asilo nido e scuola materna)
cerca insegnanti impegnati di
madrelingua italiana. Sono gradite
buone conoscenze della seconda
lingua insegnata.
Le candidature possono venire
inviate per email a
[email protected],
0176-23413205
089-32606891
[email protected]
oppure per posta a
Girotondo e.V.
Balanstr. 94, 81541 München
Notturno
Poemi e prosa di Luciano Florio
(in italiano e in tedesco)
Radu Barbulescu Verlag, Görresstr.105a,
81549 München, [email protected]
Si può richiedere presso l’autore:
[email protected], Tel.089/72493789
oppure ordinare presso l’editore
o in ogni libreria.
EURO 11,90 – ISBN: 978-3-930672-98-1
INTERVen t i
Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er
Associazione
a favore dell’informazione medica, psicologica e sociale
per gli italiani a Monaco di Baviera
L’associazione medici e psicologi bilingui di Monaco
è stata fondata nel 1992 con lo scopo di promuovere e
facilitare l’assistenza sanitaria degli italiani.
Da allora i suoi membri hanno collaborato con le
autorità mettendo a disposizione un elenco di medici
generici e specialisti che offrono a Monaco un servizio
di assistenza medica e psicologica basata su capacità
linguistiche, affinità culturali e preparazione profes­
sionale al fine di tutelare la salute degli italiani.
Questa competenza viene garantita da incontri perio­
dici di aggiornamento sia in Italia che in Germania.
AMSIT e.V.
c/o Dr. S. Guggenbichler, Frauenstraße 17, D-80649 München
Tel.: +49 (0)89 299952, Fax: +49 (0)89 29163732, [email protected]
www.amsit.net
Wolfram Alberti Christoph Becker-Lienau Tomas
Bethke Leonhard Chen Marco Conci Guido di
Mascio Reinhard Dingler Joachim Drews Bernhard
Eck Mario Elicio Susanne Freislederer-Caccia
Peter Fuchs Bernhard Gallenberger Stephan
Guggenbichler Kurt Henze Thomas Kästner Augustin
Kronester Thomas Langner Marcella Malmusi Cora
Mayer Hans Mehringer Gianni Minelli Andrea-Carlo
Pesarini Gregor Pfaff Wolfgang Pürschel Serena
Scarel Nico Schühle Thomas Winkler Anita Wuttge
Immagini del film “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti (Intervista a pagina 30)