8. Jahrgang Ausgabe 3/2010 Sommer INTER Ven t i € 2.50 DEU TSCH-ITALIENISCHE SZENE IN BAY ERN INTERVISTE Claudio Baglioni Laura Garavini Giorgio Diritti Anny Carraro Serena Chilemi Daniela Dente 2 Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er ITALIENISCHE BUCHHANDLUNG narrativa – saggistica libri per bambini – dizionari grammatiche cucina – turismo videocassette Nordendstr. 19 – 80799 München Tel. 089 / 272 99 441 Fax 089 / 272 99 442 e-mail: [email protected] www.itallibri.de Öffnungszeiten: Montag-Freitag: 11.00 - 18.30 Samstag 11.00 - 14.00 di Loredana Casula Promotion-Büro für Sardinien Hotels / Hotels Ferienwohnungen Case In Affitto Agriturismus / Agriturismi Kultur / Cultura Enogastronomie in Deutschland Enogastronomia in Germania Workshop Veranstaltungen / Organizzazione Eventi in Germania Mobil: 0172 7036504 Mobil IT: +39 348 3268519 Fax.: 0180 3663 388 56203 (0,09€/Min) [email protected] www.sardinienpoint.de INTERVen t i SOMMARIO Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er DOSSIER Piove sempre sul bagnato S. 31 SALUTE Emofilia nobile S. 36 Stitichezza S. 37 IN COPERTINA Intervista a Claudio Baglioni S. 4 ALMANACCO Intervista alla pianista catanese Serena Chillemi S. 39 Claudio Baglioni in concerto S. 7 Un doveroso aggiornamento S. 41 DALL’ITALIA Girotonno 2010 S. 8 Intervista all'artista Daniela Dente S. 42 Polvere di smog S. 12 Lista degli artisti italiani di Monaco, rubrica arti figurative S. 46 150 anni persi S. 15 Intervista a Laura Garavini S. 16 SEGNALAZIONI Ai margini di un incontro S. 18 Programma dell’Istituto di Cultura di Monaco di Baviera S. 47 Lettres italiennes S. 20 Appuntamenti S. 49 CULTURA Intervista al regista Giorgio Diritti S. 21 L’attenzione per l’arte italiana della Bruckmann Verlag di Monaco S. 24 Kaiser, Kult und Casanova S. 26 Interview mit der Dokumentarfilmerin Anny Carraro S. 28 INTERVen t i E D I T ORI A L E Nella Roma barocca e papalina del XVI secolo, il giornalismo era ancora ben lungi dall’essere strumento di informazione e democrazia. La denuncia dei misfatti del potere aveva luogo attraverso le “Pasquinate”, dal nome dato alla vecchia statua divenuta poi simbolo parlante della satira politica più tagliente. Da quei tempi ad oggi in Italia le cose non sono cambiate molto e chi ha il potere ne fa un uso spesso opinabile. Da qualche settimana il mondo dell’informazione è in subbuglio per via di una nuova legge che limita la libertà di stampa. La cosiddetta “legge bavaglio” vieta agli editori dei giornali, pena gravi sanzioni, la pubblicazione dei contenuti delle intercettazioni telefoniche, strumento utilizzato nelle indagini a carico di reati importanti, in primis quelli di mafia e corruzione. Il governo ha ritenuto necessario tale divieto dopo che alcuni giornali avevano pubblicato colloqui telefonici troppo “aperti”, per non dire compromettenti, di uomini politici d’alto livello. Un’altra legge, cosiddetta “milleproroghe”, dimezzerà i contributi per la stampa estera. I tagli riguarderanno ben 150 testate che danno voce agli italiani all’estero e le cui edizioni cartacee potrebbero divenire un lusso non più sostenibile. Ma i tagli non saranno bavagli. Nell’era di internet chi impone il silenzio forzato non può sperare di farla franca. Non una, ma cento statue parlanti gemelle di Pasquino verranno erette nei luoghi più disparati del pianeta, dove la lingua italiana ha bocche e orecchie e, con queste, motivi e ragioni per elevare la sua protesta. La redazione Copertina: Claudio Baglioni in concerto (Foto: www.vanalmsick.com, Büro van Almsick) 3 4 In copertina Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er In un solo mondo Intervista a Claudio Baglioni Simona Morani Claudio Baglioni è una pietra miliare della musica popolare italiana ed uno dei cantautori più amati dagli italiani; questo non soltanto per le sue doti artistiche, ma anche per la grande umanità, che lo porta a cercare il costante contatto con il pubblico. Con il suo nuovo tour mondiale Un Solo Mondo – One World Tour 2010 il cantautore ambisce a portare nei cinque Continenti un messaggio di dialogo tra le culture che passa attraverso la magia della musica. INTERVenti lo ha intervistato in occasione del concerto tenuto al Circus Krone di Monaco di Baviera il sei maggio scorso. INTERVenti (IV): In febbraio è iniziato il tuo nuovo tour Un Solo Mondo - One World 2010, un vero e proprio tour mondiale: ci puoi dire qualcosa di più su questo progetto? Claudio Baglioni (CB) Abbiamo iniziato il One World Tour con una serie di concerti in Nord America, Stati Uniti e Canada. La prossima settimana partirà a Bruxelles la prima tranche europea del tour; il sei di maggio saremo a Monaco e il giorno dopo a Stoccarda. Ho voluto chiamare questa tournée Un Solo Mondo per tre ragioni: prima di tutto rappresenta l’espressione del mondo in cui io e tutti i miei compagni di viaggio ci muoviamo, ovvero il mondo della musica, che cerca contemporaneamente di essere INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er In copertina Einer der bekanntesten und beliebsten italienischen Sänger stellt sich vor und berichtet über seine jüngste Welttournee. Claudio Baglioni (Foto: www.vanalmsick.com, Büro van Almsick) anche il mondo della bellezza, della conoscenza, della passione. Sarà un viaggio molto lungo, che finirà a febbraio dell’anno prossimo e toccherà tutti e cinque i Continenti. La prima serie di tappe europee si concluderà a Londra il 29 maggio; in autunno poi torneremo in Nord, Centro e Sud America; seguiranno concerti in Giappone, Cina, Africa e nell’Europa dell’Est per una seconda volta. Insieme al viaggio artistico viene compiuto con questa tournée anche un viaggio sentimentale e personale; in ogni città, infatti, terrò degli incontri con il pubblico, in particolare con gli italiani, prima o dopo le esibizioni. Un Solo Mondo è anche il titolo di un brano che ho scritto l’anno scorso e che è stato l’inno dei mondiali di nuoto di Roma 2009; rappresenta quindi un modo per trasmettere l’idea che viviamo in un unico mondo e che è bello sapere che non ci siamo soltanto noi, ma che ci sono anche gli altri, così come nella musica non esiste un solo genere, ma tantissimi generi che si mescolano; quando vi è tale mescolanza ne deriva sempre un arricchimento. IV: Finora le prime date in Canada e negli Stati Uniti come sono andate? CB: Bene, è stato un grande successo. Ero già stato in Nord America due anni e mezzo fa e ora ci sono tornato con due date in Canada, a Montreal e a Toronto, e due date negli Stati Uniti, a Mashantucket, vicino a Boston, e ad Atlantic City. Sono stati quattro concerti dal tutto esaurito, abbiamo ricevuto una accoglienza calorosissima. Un po’ me lo aspettavo, dato che era già stato così due anni e mezzo fa; ad ogni modo il concerto di chiusura a Toronto è stato proprio una meraviglia, tant’è che ne abbiamo realizzato un filmato. Il teatro era al completo e contava più di settemila presenze. IV: Trovi che ci sia differenza tra il pubblico in Italia e quello che viene ai tuoi concerti all’estero? CB: Beh, qualche differenza c’è, dato che con il pubblico all’estero vi è un contatto meno frequente; la composizione del pubblico inoltre è estremamente variegata, ci sono tutte le generazioni, e non soltanto italiani o figli di italiani. È curioso, in un primo momento sembra esserci una coesione minore, ma in ultima l’entusiasmo si rivela ugualmente molto forte. In parte ciò è dovuto al fatto che ci si ritrova ad ascoltare canzoni che per anni ci hanno INTERVen t i fatto compagnia e che per alcuni sono state vera e propria colonna sonora di molti anni di vita, in parte al fatto che i concerti all’estero sono più “antologici” rispetto a quelli in Italia, che si basano su una produzione ben precisa. I concerti all’estero sono una sorta di best of di quarant’anni di musica, più dinamici, una sorta di grande festa. A parte a ciò grandissime differenze non ve ne sono, proprio perché viviamo in un mondo in costante comunicazione, una sorta di villaggio globale, e ovunque si vada sembra tutto sommato di trovarsi nello stesso posto. IV: Ti eri già esibito in Germania? CB: Sì, nell’84 e nell’85 ero stato a Monaco e a Francoforte, dove avevo presentato degli spettacoli molto particolari. Quest’anno ho voluto portare questo grande concerto in Germania e a tutti gli effetti ciò rappresenta per me una sorta di debutto: sono passati tanti anni, infatti, dalle esibizioni precedenti in questo Paese e vivo questo concerto con una certa curiosità ed emozione… è un po’ come arrivare in un posto per la prima volta. IV: È stata una scelta voluta quella di suonare al Circus Krone di Monaco e a Stoccarda? CB: Il Circus Krone è un posto molto prestigioso, lo so. In realtà non si è trattato di una mia decisione, bensì di una scelta dettata dalle esigenze di calendario e animata dall’ “intento logistico” di realizzare il meglio. Io avrei voluto toccare anche altre città in Germania, magari ci saranno a breve altre occasioni. Ritorneremo, infatti, in Europa tra il mese di novembre e il mese di dicembre, facendo tappa a Mosca, San Pietroburgo e in altre città dell’Est europeo. IV: In occasione degli appuntamenti in Germania, ti tratterrai qui per qualche giorno? CB: Forse; al momento siamo in contatto con il Ministero degli Esteri, che in genere organizza incontri culturali con le comunità di italiani all’estero; a questi incontri io tengo in modo particolare. Per me dare un concerto e raggiungere il contatto diretto con la gente non rappresenta soltanto un viaggio musicale, ma anche un viaggio personale; è un viaggio che ho intenzione di raccontare in un libro e in uno speciale televisivo. Spesso, soprattutto quando si affrontano tematiche quali l’integrazione, si 5 6 In copertina Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er dimentica che gli italiani stessi sono stati un popolo di viaggiatori. Ci troviamo di fatto di fronte ad una grande scommessa per il futuro, ovvero realizzare una convivenza pacifica e solidale tra i popoli. Da ormai sette anni organizzo un festival nell’isola di Lampedusa, che è l’isola più a sud d’Europa e che per anni è stata uno dei principali luoghi di approdo degli emigranti; l’intento del festival è proprio quello di creare una cultura del dialogo e dell’incontro che prevalga sulla cultura dello scontro, della separazione e della diffidenza. Oggigiorno è purtroppo la diffidenza a prevalere, così come lo è stata spesso nella storia; noi però dobbiamo ricordare che i popoli e le culture si mescolano e noi stessi siamo il risultato di tante etnie diverse. Negli incontri che organizziamo nelle varie città all’estero c’è la voglia di conoscere quello che ha caratterizzato i percorsi di vita di tanta gente, di tanti italiani che si sono trasferiti in altri Paesi del mondo. IV: Dalla necessità dell’incontro con il pubblico è poi nata anche l’idea del fan club, che è attivo da ormai quindici anni. Come si sta sviluppando questa iniziativa? CB: Ho voluto creare questo club per essere a diretto contatto con i fan. Negli ultimi anni io e i miei collaboratori abbiamo puntato ad ampliare la nostra presenza sul web, essendo convinti che ciò possa contribuire ad instaurare un rapporto più vicino con le persone rispetto al classico raduno annuale. Si tratta di una vera e propria associazione culturale, che cerca di volta in volta nuovi percorsi creativi per raggiungere il pubblico. IV: Hai alle spalle quarant’anni di carriera artistica. Qual è il segreto per riuscire a mantenere il successo e ad essere amato ed apprezzato nel tempo? CB: Sicuramente la voglia di sperimentare e il desiderio di provare diversi tipi di approcci. Il mio ultimo progetto si chiama Q.P.G.A. (ndr Questo Piccolo Grande Amore); è un’iniziativa partita alla fine del 2009 e si ispira ad un disco del 1972. Si tratta di un progetto multidisciplinare, che raccoglie un romanzo, un film, un ciclo di concerti ed un album, arrangiato insieme a molti grandi artisti: Mina, Laura Pausini, Ennio Morricone, Andrea Bocelli… e mi fermo qui, perché la lista diventerebbe troppo lunga… Proprio tra pochissimi giorni uscirà uno speciale dvd chiamato FilmOpera: raccoglie diverse immagini tratte dal film Q.P.G.A e le collaborazioni con gli artisti, per un totale di quasi due ore e quaranta minuti; è una sorta di “video clip eccezionale”, forse il più lungo realizzato nella storia della musica popolare. Ho vissuto in prima persona quasi tutti i tipi di concerti, da quelli con migliaia di spettatori al concerto con solamente un pianoforte, tenuto in un piccolo teatro. Ecco, credo che sperimentare negli anni cose sempre differenti sia la chiave, la formula giusta per continuare a coinvolgere il pubblico e proporre un prodotto innovativo; non facendo così si corre il rischio di trasformarsi un po’ nella caricatura di se stessi. In questo sperimentare è lecito anche commettere degli errori, fondamentale è però non smettere di lavorare alla costante ricerca di elementi innovativi. IV: Come scrivi oggi le tue canzoni? È cambiato nel tempo il tuo modo di trovare ispirazione e tradurla in musica? CB: Di certo non sono più il ragazzino che scriveva sette canzoni al giorno. Oggi può capitare di scrivere dieci note e otto parole in un mese. Più che su una grande quantità di pezzi tendo adesso a puntare sul linguaggio, cercando di scrivere qualcosa che non sia già scritto. Ritengo che, quando una persona è fatta in un certo modo, non vi possano essere cambiamenti radicali nel suo modo di scrivere. Il privilegio più grande è però proprio quello di potersi raccontare, potere raccontare la propria vita attraverso questo strumento bellissimo che è la musica. Questo rappresenta una grande fortuna, che credo vada apprezzata ogni giorno, ed è ciò che io ripeto alla fine di ogni mio concerto. A me piace ritornare su temi o passaggi che mi hanno dato nel passato una determinata emozione, cercando di rielaborarli e di raccontarli in modi diversi. IV: Da cantante romantico degli esordi sei passato ad affrontare tematiche diverse come il tema del viaggio, del tempo, dell’incontro con l’altro… CB: Sì, quando una storia artistica procede da molto tempo è inevitabile che vi siano fasi e periodi differenti. Io ho iniziato con brani per lo più sentimentali, e per tutti gli anni settanta ho cantato l’amore in forma, per così dire, cinematografica; negli anni ottanta ho portato nella musica esperienze di vita diverse e anche personali; gli anni novanta sono stati forse i più introspettivi. Oggi, invece, prevale finalmente la voglia di raccontare con allegria, in un’atmosfera di festa, mischiando molto i generi musicali. In questo tour internazionale, Un Solo Mondo, propongo appunto il tema di un mondo unico, all’interno del quale vi sono tantissimi differenti stili musicali. Mi accompagnano nove musicisti, che sono dei veri e propri strumentisti, capaci di passare dal violino alla chitarra, alle percussioni. Presentiamo la musica popolare, quella che io ho scritto negli anni, ma riusciamo a raccontarla e ad arrangiarla come se gli strumenti e i suoni fossero essi stessi protagonisti. IV: Sul palco vedremo tra i musicisti anche tuo figlio Giovanni o altri artisti con i quali hai lavorato all’album Q.P.G.A.? CB: No, mio figlio ha intrapreso un’attività solistica differente e mi viene a trovare ai concerti solo di tanto in tanto. Al momento non è prevista alcuna partecipazione di altri artisti. È difficile conciliare gli impegni di tutti. Potrebbero esserci qua e là delle sorprese, ma al momento non sono in grado di decifrarle con certezza. < INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er IN COPERTINA Claudio Baglioni in concerto Tante emozioni nella notte magica che il cantante romano ha regalato a Monaco di Baviera Simona Morani Qualcosa di insolito si respira nell’aria questa sera al Circus Krone. Lo si intuisce subito dal brusio della folla che si accalca all’interno del locale, dagli uomini con il gel nei capelli e le scarpe lucide, dalle donne con abiti neri eleganti, tacchi a spillo e acconciature fresche fresche di parrucchiera. Claudio Baglioni assieme ai suoi fan in occasione del concerto del sei maggio scorso a Monaco di Baviera. (Foto: www.baglionifans.de) Non è di certo il silenzioso pubblico tedesco, che inizia i concerti con timidi applausi per poi sciogliersi soltanto dopo le prime canzoni. Facendo un po’ di attenzione, si possono distinguere chiaramente parole italiane tra il brusio del pubblico. Ecco cosa c’è di speciale questa sera: è una piccola notte italiana che riscalda una giornata piovosa di inizio maggio che ha ben poco di primaverile. Quando alle 20.40 Claudio Baglioni entra in silenzio, si siede al pianoforte ed inizia ad intonare “Avrai“, si scatena un tripudio di voci, mani alzate, luci fosforescenti gialle, rosse, verdi e blu che fa sentire subito a casa, in una di quelle feste organizzate tra amici. INTERVen t i Una dopo l’altra, interrotte solo da qualche parola di ringraziamento in italiano e tedesco, Claudio Baglioni interpreta le canzoni più belle che hanno segnato la sua lunghissima carriera artistica nonché la storia della musica italiana, accompagnato da nove musicisti che cambiano strumento quasi ad ogni canzone: “E tu come stai”, “Noi no”, “Mai più come te”, “Poster”, “Io me ne andrei”, “Con tutto l’amore che posso”, “Amore bello”, “Quante volte”. Cambia giacca, Claudio, resta in camicia bianca e balla con la disinvoltura di un ragazzo, estasiando il pubblico con la sua voce intensa e potente che migliora con gli anni. Alcune donne urlano all’unisono “Sei bellissimo!”, prova che, con gli anni, anche il suo fascino non sfiorisce. “È la terza tappa europea – spiega il cantante romano al microfono – dopo Bruxelles e Parigi, del tour mondiale iniziato a febbraio in Canada e negli Stati Uniti”. Non è un caso che il tour si chiami “Un solo mondo”: un mondo astratto, fatto di arte, musica e parole, ma anche un mondo concreto, in cui vivono culture differenti che, grazie alle tecnologie e al progresso della globalizzazione, hanno l’opportunità di rendere ogni occasione di incontro un arricchimento personale. E il Circus Krone, questa sera, è anch’esso un piccolo pianeta fatto di note e magia, nel cuore di Monaco. Con “Io sono qui” decine di fan lasciano i loro posti a sedere in gradi- nata per correre in platea a ballare e battere le mani a ritmo di musica. Non c’è nemmeno il tempo di riprendere fiato, che Claudio torna al pianoforte ed emoziona con “E tu”, cantata a squarciagola da tutti. Dopo la più recente “Cuore di aliante”, è di nuovo la volta di altri brani storici come “Sabato pomeriggio”, “Mille giorni di te e di me”, “Porta Portese”, per concludere, come doveva essere, con “Questo piccolo grande amore”. Alle 22.25, l’artista ringrazia, saluta tutti ed esce, seguito da un boato di voci ed applausi. Ha cantato per quasi due ore, ma sembrano passati soltanto cinque minuti. Per fortuna non lascia i fan delusi e ritorna sul palco per cantare “Strada facendo”, “Via” e “La vita è adesso”, con la quale auspica una buona vita a tutti. “Auguro a tutti gli italiani che sono emigrati in altri Paesi, di diventare persone migliori di quelli che stanno costruendo l’Italia di oggi” sono le sue parole di chiusura. E noi speriamo che Claudio continui così, a regalare al mondo la sua voce e la sua musica, e a portare in patria e all’estero quell’immagine genuina che questa notte ci ha reso felici di essere italiani. < Im Rahmen seiner Tournee „Un solo mondo“ begeistert der römische Sänger Claudio Baglioni die Fans mit seiner gigantischen Stimme und durch seine einzigartige Ausstrahlung. Das Konzert vom 6. Mai im Münchner Circus Krone war komplett ausverkauft und ein großer Erfolg. Claudio weckte vor allem die Emotionen der im Ausland lebenden Italiener. 7 8 DALL’ITALIA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Girotonno 2010 Una tradizione dedicata al “tonno di corsa”, indiscusso signore del mare Mediterraneo Nazzarena Barni-Fritsch San Pietro è un’isola nell’isola. È dove il tonno è di corsa e i sardi parlano ligure. L’intera manifestazione ruota intorno al tonno di corsa, indiscusso signore del mare Mediterraneo. E onora il tonno rosso, il tonno di qualità, che ha dato vita e sostentamento a tutte le popolazioni isolane e di costa affacciate sul Mediterraneo. Si definisce tonno di corsa il tonno che “di corsa” depone le uova e compie il rito della fecondazione, costeggiando Liguria, Sardegna, Sicilia e le coste adriatiche, toccando nel suo viaggio di ritorno le coste greche, turche e tunisine. I branchi, prendendo il nome di tonni di ritorno, si dirigono poi nelle acque più fredde dell’Atlantico. È un tonno a carne rossa, particolarmente dolce e saporita. Ieri cibo povero e “carne” dei pescatori, oggi cibo raffinato e gourmet, se si pensa che i giapponesi sono disposti a pagare per la parte migliore del tonno da preparare cruda per sushi e sashimi, anche 500 euro/kg, molto di più di quanto sia valutato il tonno sul mercato carlofortino. Come il maiale per i contadini, il tonno rappresenta per i pescatori un’assicurazione sulla vita, è procacciatore di sussistenza, dio sacrificato e immolato per cibare e dare quindi vita e sostentamento da secoli ai pescatori e alle loro famiglie. Per questo onorato e omaggiato, al tonno viene dedicata questa grande festa/festival dal nome giocoso, GIROTONNO, come un girotondo intorno al tema tonno, con divagazioni sul tema, dalla rassegna enogastronomica alle tradizioni legate alla tonnare e alla mattanza. La mattanza. Vari sono i paesi che si affacciano sul Mare Nostrum che hanno vissuto per secoli della pesca del tonno, con il suo rituale sacrificale della mattanza, rito cruento ma improcrastinabile necessità. La mattanza è l’atto sacrificale compiuto sul signore del mare; si potrebbe ben paragonare alla corrida in Spagna, ma, per quanto altrettanto spettacolare e partecipativo da parte del pubblico, con una sostanziale differenza. La corrida si riveste, come la mattanza (mattanza deriva dallo spagnolo matar, uccidere), di una forte componente culturale, ma mentre la corrida sostanzialmente è un atto sacrificale tribale, simbolico ma gratuito, la mattanza rappresenta invece l’eterna lotta per la sopravvivenza dell’uomo, che uccide sì, ma per sopravvivere. Carloforte, Sardegna, La mattanza. Foto: Simone Repetto Nei limiti del possibile, la mattanza è oggi perpetrata in maniera meno cruenta e più rispettosa della dignità e capacità di sofferenza del pesce: non più acque tinte di rosso perché ribollenti di sangue, bensì un abile sistema di arpionatura e sollevamento sulle barche del tonno, in modo da evitare profusi dissanguamenti, lacerazioni della pelle dell’animale e un lungo protrarsi della sua agonia. Forte negli ultimi tempi l’ostilità a queste forme di pesca, con in prima fila il ministro Stefania Prestigiacomo, che propugna il divieto di pesca massiva, preoccupandosi dell’impatto della pesca del tonno sulla conservazione della specie e sull’equilibrio ecologico. Ma il tonno dà vita; del tonno, come del maiale, non si butta via niente, utilizzandolo in tutte le sue parti. Sarebbe blasfemia, sacrilegio, non cibarsi di ogni sua parte. Le carni, la testa con le guance, lo stomaco, il forte cuore, le ovaie, INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er il seme, tutto sarà utilizzato per nutrire il suo grande amico/nemico: l’uomo. I suoi amici/nemici sono in questo caso i carolini, i tabarchini, i discendenti dei pescatori di Pegli, che per volontà di Andrea Doria e concessione di Carlo V ebbero il diritto di stabilirsi nella colonia tunisina di Tabarka per pescare il corallo, e poi, quando questa fonte di sussistenza venne a mancare, di colonizzare l’isola deserta di San Pietro per concessione di Carlo Emanuele III, re di Piemonte e Sardegna (in suo onore si definirono perciò carolini). Questo piccolo gruppo si conservò e si conserva a tutt’oggi come un’enclave in terra di Sardegna, con la propria lingua/dialetto ligure, la propria cultura, i propri costumi. A pochi chilometri dalla costa sarda, ma lontani anni luce, tanto che ancora oggi è in uso a Carloforte il modo di dire ”ma cosa vogliono questi sardi?!” INTERVen t i DALL’ITALIA Il Festival e la rassegna enogastronomica internazionale L’organizzazione del festival ha preparato anche quest’anno un programma molto vario, che si estende ad ampio spettro per coprire differenti temi e dare quindi la visione più completa ed eclettica del tema, con estese divagazioni sul tema tonno, correlandolo con la storia e la cultura carolina/tabarchina dei carlofortini. Il programma, fitto e così nutrito che si vive quasi la frustrazione di non riuscire a partecipare a tutti gli avvenimenti, perché molti si svolgono in contemporanea, si articola a coprire vari settori: Storia I carlofortini e le loro fonti di sussistenza economica. Bella la mostra fotografica in un padiglione sul lungomare, 9 10 DALL’ITALIA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Il portone dʼingresso della tonnara Foto: Renato Spinelli ligure viene parlato in casa. E per lungo tempo i matrimoni “misti” con la popolazione sarda sono stati così limitati, che per i ricercatori dell’Università di Cagliari è stato ancora possibile una decina di anni fa compiere studi di genetica su malattie multifattoriali su di una popolazione pressoché omogenea. Festa popolare. Non era presente solo l’aspetto “colto” in questa manifestazione. Per grandi e piccini è stato conservato anche l’aspetto festoso di sagra popolare con banchetti di vendita che spaziavano dai prodotti tipici sardi, ai dolciumi, giocattoli, ninnoli, vestiario e di tutto un po’, sul lungomare interno. Mentre sul lungomare esterno dalla parte del mare hanno avuto più spazio l’artigianato tradizionale e più culturalmente significativo della Sardegna. che descrive per immagini le due fonti principali di sostentamento: la pesca del tonno e l’estrazione del sale dalle saline. Sabato cinque e domenica sei, inoltre, si è svolta la manifestazione Monumenti Aperti, che ha permesso la visita gratuita dei più importanti edifici di carattere storico della cittadina. Guide d’eccezione, i giovani carlofortini delle scuole medie. Sono stati loro che, prendendo con molta serietà ed entusiasmo il loro insolito ruolo, hanno spiegato e guidato i turisti alla scoperta di una storia e di una cultura poco conosciuta anche per molti italiani. Cultura e Costumi. L’identità culturale è molto sentita in quest’isola, tanto che per esempio l’originario dialetto ligure si è conservato e viene usato ancora di più che nella stessa Liguria. A scuola si parla esclusivamente l’italiano, perché in ogni caso il Spettacoli Anche nella scelta degli spettacoli offerti, si è fatta attenzione a soddisfare il pubblico con offerte ben calibrate ma eclettiche. Lo spirito carlofortino e quello sardo si sono presentati con il gruppo folkloristico in costume rappresentante la cultura marinara, mentre il gruppo Mamuthones di Mamoiada ha impersonificato quella montana della Sardegna. In campo musicale lo spettacolo serale gratuito sul palco centrale ha visto come protagonisti, il venerdì sera, il Mario Brai Quintet, che ha presentato brani del suo percorso musicale tra l’etnico e la world music, mentre il sabato sera il mitico Maurizio Vandelli si è esibito con i suoi brani più amati e conosciuti. E sempre a gran richiesta si è svolta la terza edizione del Buskers Festival. Gli artisti presenti vengono denominati Buskers, termine inglese che può essere tradotto come artisti di strada. Sono saltimbanchi, guitti, musicisti, acrobati, danzatori, che si sono esibiti a orari fissi ma non troppo, come è nel loro spirito delle cose, in vari punti strategici del centro e che hanno allietato e divertito grandi e piccoli. Il loro premio? Quello di essere seguiti dagli astanti, di strappare loro un sorriso, di organizzare con loro INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er giochi a sorpresa, con un susseguirsi continuo di irruzioni fra il pubblico. A tutti quelli a cui sono piaciuti è richiesto un applauso e magari una moneta nel cappello, come obolo e ringraziamento per i 10-15 minuti di spensieratezza e di ritorno all’infanzia. Cosicché la città è diventata un palcoscenico naturale a cielo aperto di questi cinquanta artisti internazionali, che alle rassicuranti quinte di un teatro hanno preferito il diretto contatto con il pubblico e l’insicurezza di esibirsi con ogni condizione atmosferica. Dulcis in fundo, e novità tecnologica quest’anno, un collegamento internet wireless gratuito sul lungomare per tutta la durata del GIROTONNO. Grazie ad un accordo fra il Comune di Carloforte e il provider Tiscali, è stato possibile navigare gratuitamente in rete per i possessori di unità portatili wi-fi, previa registrazione presso l’apposito infopoint. Un servizio all’avanguardia a livello regionale. Gastronomia La gastronomia, collegata all’alimento tonno, era rappresentata a vari livelli. Le “Piazze dei Sapori”, punti di degustazione gastronomica gestiti dalle nazioni ospiti dell’ottava manifestazione, Turchia, Giappone, Spagna e Italia, come nazione ospitante, con la rappresentanza di Carloforte. Per un prezzo fra gli otto e i dodici euro era possibile degustare le proposte gastronomiche tipiche di queste nazioni, consistenti in due portate, pane e vino, o un’altra bevanda. Ogni “Piazza” consisteva di due gazebo bianchi di cinque metri per cinque. In uno si cucinava, nell’altro il cibo era servito al pubblico su lunghe tavolate che permettevano la conoscenza e lo scambio di valutazioni. Per gli abitanti di Carloforte lo spazio a disposizione era un po’ di più, si sa, giocavano in casa, ed era possibile gustare la famosa pasta e il tonno alla carlofortina, oppure il tonno alla brace con una grande insalata. La “Gara Internazionale di gastronomia” richiede ogni anno ai migliori chef di differenti paesi la loro interpretazione personale del materiale di pregio che è il tonno rosso e solletica la loro fantasia e capacità nel dare risalto a questo ingrediente. Ogni anno tre nazioni diverse si affiancano all’Italia in questa sfida. L’anno scorso è stato un italiano ad assicurare la vittoria al nostro paese, Stefano Aldreghetti, che quest’anno era invece presente come coordinatore, nella mattinata del sabato, di un laboratorio del gusto particolare. Chef per un giorno, i bambini carlofortini hanno “inventato” le loro ricette sul tema tonno e nell’ambito delle attività ludiche del CAM (Centro di aggregazione minorile) di Carloforte, le hanno realizzate e presentate in un libriccino molto intrigante e carino. Per chi come me le ha provate, le preparazioni si sono dimostrate molto allettanti sia nel gusto che nella realizzazione e presentazione estetica. In un’epoca in cui le nuove generazioni sono minacciate dall’obesità a causa della limitata attività fisica INTERVen t i DALL’ITALIA e del fast food, questa iniziativa rappresenta un tentativo encomiabile e riuscito di educazione alimentare e riappropriazione culturale, sia dal punto di vista nutrizionale che da quello di presa di coscienza e trasmissione delle proprie identità culturali. Alla sfida gastronomica internazionale hanno partecipato quest’anno, oltre all’Italia, gli Stati Uniti, con il simpatico cuoco italo-americano Dominick Tesoriero, il Giappone, con lo ieratico Sato Yuta, e la Turchia con Hasim Demirtas e il suo sempre gentile e sorridente assistente. L’Italia era rappresentata dal ligure Francesco Merlino, che ha assicurato ancora una volta la vittoria al Bel Paese. Anfang Juni findet in Carloforte auf der Insel San Pietro bei Sardinien zum achten Mal das Festival „Girotonno” statt. Die kulturellen und kulinarischen Beiträge im Zeichen des Thunfischs locken Jahr für Jahr viele tausend Besucher in die historische Hafenstadt. Sia la gara gastronomica che le officine del gusto hanno avuto luogo presso il Museo del Mare in località Tacca Rossa, in una struttura solo parzialmente ma sapientemente ristrutturata che fungeva nel passato da deposito per la Tonnara, e sovrastante una splendida caletta teatro di tramonti mozzafiato. Le Officine del Gusto hanno avuto luogo dal giovedì al sabato con temi sempre diversi ed erano aperte al pubblico che poteva prelevare i pass, fino ad esaurimento, all’infopoint di Carloforte al prezzo di sei Euro, e che includevano anche la degustazione e il trasporto da/per Carloforte. Ideatore, relatore e moderatore degli eventi il giornalista enogastronomico Angelo Concas, presidente nazionale dell’Accademia Epulae. I temi trattati: il giovedì, le delizie del tonno rosso accostate a vini rossi sardi e non; il venerdì, la descrizione dei vari tipi di tagli del tonno, con relativi suggerimenti per la cottura e la presentazione e abbinamento con vini, il sabato la presentazione di due libri, “Alla scoperta dell’America in Sardegna” e “Donne in vigna”, con relativa degustazione di prelibatezze a base di tonno abbinate ai vini prodotti da 44 case vinicole condotte da donne. “Tutti sanno mangiare e bere, ma soli pochi sanno cosa è il cibo”, sentenziò Confucio. Nutrirsi è un bisogno, mentre la gastronomia è un’arte che inizia quando la preparazione del cibo si trasforma in cultura di un popolo e delle sue radici storiche e sociali, e si fonde con l’espressione artistica legata al piacere del cibo. IL GIROTONNO rappresenta il cuore solare e caloroso del Mediterraneo e delle etnie festose che si raccolgono ogni anno nel periodo del passaggio dei tonni intorno al suo ospite generoso: Carloforte e l’isola di San Pietro. < 11 12 DALL’ITALIA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Polvere di... smog! uno dei tanti e così capita che ogni anno in Italia, a causa dei valori elevati di particolato nell’aria, spariscano due cittadine come Norcia e Cascia (rispettivamente patria di San BeneL’inquinamento in Italia e i richiami dell’Europa detto e Santa Rita) senza che nessuno alzi un dito per fermare la strage, nonostante le roboanti promesse arrivate da ogni parte dell’agone politico. Ma del resto questo è un Paese strano, il limite di 50 microgr/mcubo non come dimostrano anche alcuni numeri. Franco Casadidio debba essere superato per più di 35 Le piste ciclabili italiane, di cui tanto Alzi la mano chi è a conoscenza giorni in un anno, limite di gran lunga si vantano tutti gli amministratori della procedura di infrazione che l’Eu- ignorato da noi. Basti pensare che a locali, tutte messe insieme non ragropa è in procinto di aprire nei con- Milano nel 2009 gli sforamenti sono giungono quelle di sole tre città eurofronti dell’Italia a causa dei ripetuti stati centoundici! E non è che nelle altre pee come Helsinki, Vienna e Copenhagen, con Napoli, un milione e passa di sforamenti dei limiti imposti dalla regioni se la passino molto meglio. Cosa significa tutto questo? Signi- abitanti, senza nemmeno un metro di legge alla concentrazione di particolato fine e ultrafine in atmosfera! Non fica che milioni di italiani sono sotto- piste ciclabili (fonte: Legambiente preoccupatevi se non ne sapevate posti a rischi gravissimi per la loro Ecosistema Urbano 2009). A Milano, ad nulla; sappiate che siete in buona, salute se è vero che, stando a centina- esempio, ci sono 100 km di piste ciclaanzi in ottima, compagnia. La notizia, ia di autorevoli ricerche mediche con- bili (a Copenaghen sono 320 con metà apparsa in un breve articolo sul Cor- dotte in ogni angolo del mondo, con- della popolazione), ma con un tasso di riere della Sera di giovedì 6 maggio, è centrazioni elevate di PM10 hanno motorizzazione di 63 auto ogni 100 stata abilmente ignorata da quasi conseguenze devastanti sulla salute abitanti: tanto per avere un’idea, a tutti gli altri media, televisioni in pri- umana, con patologie quali asma, Manhattan il rapporto è di tredici auto mis anche se per gli addetti ai lavori BPCO (broncopneumopatia cronica ogni cento abitanti! Ed è proprio questo uno dei dramnon giunge certo inaspettata perché ostruttiva), enfisemi e bronchiti, ma mi: la mancanza di un piano di mobiun po’ tutti erano preparati all’evento, si anche leucemie e cancro. lità alternativa, sia a livello attendeva solamente il crisma nazionale che locale, visto che il dell’ufficialità che è arrivato Die Europäische Kommission hat Italien offiziell traffico è responsabile di gran nella prima settimana di que- ermahnt, weil das Land kaum etwas gegen die parte del particolato immesso sto strano maggio italiano, più Umweltver­schmutzung unternimmt. Trotz teurer in atmosfera, come riportato autunnale che primaverile. Sanktionen, die auf Italien zukommen können, dal rapporto Malaria 2010 di In sostanza l’Unione Europea scheint die Bevölkerung die Ermahnung zu Legambiente. Stando allo studio ci ha inviato l’ultimo ammoni- ignorieren. Inzwischen haben Gesundheitsschäden citato, in città quali Roma e mento dopodiché scatteranno durch die Umwelt- und Luftverschmutzung Milano il traffico veicolare arrile sanzioni (multe!) previste per deutlich zugenommen va a produrre il 60% delle polgli stati inadempienti alle norCome dicevamo, l’OMS stima che le veri sottili, dato confermato anche da mative in materia di tutela della salute pubblica. Il fatto è che la UE da tempo vittime di questa situazione siano altri studi riferiti a piccole e medie ci chiede pressantemente di ridurre i oltre 8.000 l’anno. Un dato impressio- città come quello effettuato dall’Uffilivelli di particolato fine e ultrafine (il nante se confrontato, ad esempio, con i cio ambiente della Provincia di Terni famigerato PM10, ma non solo) che morti sul lavoro che nel 2008 in Italia che ha stimato come a livello cittadirisultano da anni al di fuori di ogni sono stati 1.120 (fonte: INAIL) mentre no il PM10 prodotto dal traffico sia controllo e che, a detta dell’Organiz- per incidenti stradali sono decedute pari al 52,9% del totale e di questo zazione Mondiale della Sanità, provo- 4.731 persone (fonte: ACI-Istat). Il ben il 98% sia da attribuire ad autocherebbero nel nostro Paese la bellez- fatto è che chi muore sul lavoro fa, vetture e veicoli commerciali. Di fronte per così dire, notizia, così come i tanti a dati come questi, in un Paese civile la za di 8.220 morti ogni anno. La UE ce lo chiede da anni e noi da giovani che, purtroppo, perdono la vita classe politica correrebbe ai ripari anni ce ne infischiamo, come solo noi in incidenti stradali all’uscita dalle rinunciando anche a dormire pur di discoteche; chi muore per cancro ai trovare il sistema per porre rimedio ad sappiamo fare. La direttiva europea, recepita in polmoni o per complicazioni legate una situazione catastrofica. Ma il Italia con anni di ritardo, prevede che alla BPCO, invece, non fa notizia, è nostro ha smesso da tempo di essere INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er un Paese civile, se mai lo è stato. Mentre gli altri costruivano piste ciclabili, incentivando e potenziando il trasporto pubblico e disincentivando quello privato, da noi l’unico pensiero era, ed ancora è, come far vendere più auto a mamma Fiat, con i risultati che ben conosciamo. Report, uno di migliori programmi del palinsesto televisivo, se non il migliore, nella puntata del nove maggio, dedicata proprio al trasporto, ha tracciato un quadro desolante della situazione in Italia, mettendo a confronto le esperienze di alcuni Paesi europei con le nostre. Nel corso della trasmissione sono state presentate le storie di Malmoe in Svezia e Friburgo in Germania. Intervistando i responsabili della mobilità della cittadina svedese, 300.000 abitanti che arrivano a tre milioni considerando le zone immediatamente circostanti, si scopre che il problema traffico loro lo hanno affrontato per la prima volta nel 1976, quando da noi c’era al governo Aldo Moro, Peppino Di Capri vinceva Sanremo e Felice Gimondi il giro d’Italia, e da allora sono riusciti a costruire ben 420 km di piste ciclabili riducendo la congestione dovuta al traffico veicolare del 30%. INTERVen t i DALL’ITALIA 13 14 DALL’ITALIA A Malmoe gli spostamenti in bicicletta sono circa il 50% del totale giornaliero e, in caso di neve, prima vengono ripulite le piste ciclabili e dopo le strade. I mezzi di trasporto pubblico hanno corsie preferenziali che consentono loro di rispettare gli orari di transito creando un rapporto di fiducia con i cittadini che ne usufruiscono volentieri. A Friburgo la situazione è, se possibile, ancora migliore. Negli anni Novanta l’amministrazione comunale riscatta dalle truppe francesi una vecchia area militare dismessa e lancia un progetto per la costruzione di un quartiere ecosostenibile; costruzioni realizzate con particolari accorgimenti per garantire un consistente risparmio energetico, piste ciclabili, mezzi pubblici efficienti e nessuna auto. Il risultato è il quartiere di Vauban, 5.500 abitanti e la metà delle famiglie senza un’auto di proprietà: un’utopia da noi! Il fatto è che a Vauban l’auto non serve perché i progettisti hanno pensato prima di tutto a sistemare nel quartiere tutti i servizi essenziali come scuole, banche, uffici pubblici, negozi e poi hanno costruito le abitazioni. Così facendo la gente non ha bisogno di spostarsi, e quando è obbligata a farlo, può contare sulla metropolitana di superficie che ha tre fermate nel quartiere, passa ogni sette minuti e, arrivata in città, si interra nella linea metropolitana permettendo così di raggiungere qualsiasi luogo. Da noi le cose vanno in maniera “leggermente” diversa. Roma, Casal Monastero, 10.000 abitanti; qui, nonostante il quartiere risalga agli anni Novanta, chi l’ha progettato non ha pensato ai servizi pubblici essenziali. Risultato: 10.000 abitanti che hanno bisogno di spostarsi ogni giorno per portare a scuola i figli, andare in banca o al supermercato piuttosto che andare dal medico o alle poste ma anche per andare al lavoro. I mezzi pubblici quasi non esistono e quei pochi che viaggiano, non avendo corsie preferenziali, restano imbottigliati per ore nel caotico traf- Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er fico capitolino, perdendo così ogni attrattiva per i potenziali clienti. Tutto questo, ben inteso, in una città che ha il più alto indice di motorizzazione in Italia con 70 auto ogni 100 abitanti, vecchi e bambini compresi! Che ci sia qualcosa che non va nel sistema dei trasporti in Italia è, lapalissianamente, scontato. Ma cosa e perché non funziona? Prima di tutto a non funzionare è la classe politica nazionale e locale visto che, mentre negli altri Paesi si progettavano quartieri senza auto e si investiva nel potenziamento dei trasporti pubblici, da noi ci si preoccupava di far arricchire i palazzinari e si incentivava la vendita di autoveicoli in un mercato al limite della saturazione, con scelte a dir poco discutibili. Poi, visto che, come recita la saggezza popolare, ogni popolo ha la classe politica che si merita, una larga fetta di colpe le abbiamo anche noi semplici cittadini. Primo perché in tanti lustri non siamo riusciti a cacciar via questa cricca di affaristi e lobbisti che ci governa, regalando il giusto ricambio generazionale, sacrosanto e dovuto in un Paese che ha la classe dirigente più vecchia del continente, con un Presidente delle Repubblica ottuagenario che siede sui banchi del Parlamento dal lontano 1953 e che tra i suoi parlamentari annovera venti condannati in via definitiva e una selva di prescritti (tra cui il capo del governo e quello, in pectore, dell’opposizione!). Oltre a questo siamo anche un popolo che non riesce proprio a fare a meno del mezzo di trasporto privato, sia esso uno scooter quando siamo ragazzi o l’auto di seconda mano appena patentati fino al SUV, ultimissimo modo per dimostrare a se stessi e agli altri il raggiungimento di una posizione di rispetto all'interno della scala sociale, quasi a voler parafrasare una vecchia pubblicità: per ottenere un grande rispetto c’è bisogno di una grande macchina! Siamo un popolo che non cammina più ma spende milioni di euro per andare in palestra, segno evidente che i nostri problemi nascono nella psiche prima che altrove. Cosa fare per invertire la rotta, ammesso che non sia già troppo tardi? Come prima cosa avere ben chiaro che la bacchetta magica non ce l’ha nessuno e che per provare a fare qualcosa di concreto c’è bisogno di stravolgere i nostri modi di fare, le nostre abitudini, cominciando dai bambini, i cittadini di domani. Dare spazio a progetti che riguardino l’ambiente e la salute a partire dall’asilo, abituando i bambini ad andare a scuola a piedi, rispolverando, ad esempio, un’idea semplice semplice di qualche anno fa, il piedibus, nient’altro che un gruppo di bambini che, tutti in fila, si recano a scuola accompagnati a turno da alcuni dei loro genitori. Creare delle “zone franche” intorno alle scuole, dove sia vietato l’accesso alle auto private per rendere più sicuri gli spostamenti dei bambini. Incentivare la mobilità pubblica a discapito di quella privata, riducendo i parcheggi e aumentando le tariffe per i rimanenti, creare una vera intermodalità nei trasporti, con parcheggi protetti per le bici nei pressi delle stazioni e delle fermate degli autobus, costruire e mantenere efficienti le piste ciclabili, incentivare economicamente il ricambio dei mezzi pubblici più vecchi con dei nuovi mezzi a trazione elettrica, soprattutto per i centri storici, mandare a casa tutta la classe politica nazionale e locale senza salvare nessuno, impegnandosi tutti, in prima persona, nella gestione della cosa pubblica, dalle scuole dei nostri figli ai luoghi di lavoro, dalle associazioni ai comitati spontanei nati per tutelare i diritti di semplici comunità di cittadini. Il percorso è lungo e pieno di ostacoli ma il tempo a nostra disposizione per agire diminuisce sempre più lasciando esposti noi e i nostri figli ad un futuro nero, nero come la polvere che respiriamo quotidianamente e che ci avvelena ogni giorno un po’ di più. < INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er DALL’ITALIA 150 anni persi Dopo un secolo e mezzo di unità l'Italia si mostra sempre più divisa Gianfranco Caccamo Sono partiti in mille da Quarto per arrivare a Marsala per dar vita ad una nazione. Tanti anonimi ma gloriosi eroi in centocinquanta anni hanno dato la vita per la nazione. Un’unione fatta di tante piccole grandi culture, dialetti, specialità gastronomiche, idee, speranze e sogni. Centocinquanta anni nei quali tante identità locali si sono unite per diffondere con orgoglio una delle culture più ammirate nel mondo. L’Italia non è solo una penisola, una Im Mai hat Giorgio Napolitano, pianura, qualche fiume, montagne e Präsident der Italienischen Republik, spiagge assolate; significa arte, lette- die offiziellen Festlichkeiten zum 150. ratura, musica, gastronomia, scienza, Jahrestag der Vereinigung Italiens invenzioni. Significa portare dentro di angestoßen. Das Land zeigt sich sé Michelangelo, Leonardo, Rossini, aktuell jedoch eher zerrissen und Verdi, Manzoni, Machiavelli, Galileo intolerant. Denn es leugnet die eigene Galilei, Archimede, ma anche Mazzini, Geschichte, die reich an verschiedenen Garibaldi, Giolitti, De Gasperi, Aldo Kulturen ist, die mittlerweile tief in Moro, Falcone, Borsellino e tanti Italien wurzeln. milioni di cittadini che con il loro Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lavoro e le loro passioni hanno contribuito a far grande viene visto dagli italiani come garante l’Italia. Allora non si comprende perché c’è sempre più la della Costituzione e simbolo dell'Unità d'Italia tendenza a “buttare a mare” tutto questo, a sventrare la (foto: ANSA) storia e rinnegare l’opera dei padri della nazione. Perché c’è tanto disfattismo? Perché si torna ad identificarsi come padano, meridionale, siciliano, lombardo, napoletano e milanese? Si vuole forse tornare all’epoca delle città stato, delle Repubbliche Marinare e dei Ducati? L’italiano è sempre più O forse chi chiude la porta al prossimo, in realtà è disposto incomprensibile: rinnega il proprio fratello e rifiuta il fore- ad aprirla a patto che chi bussa si sottometta? Alcuni stiero. Ma la domanda che sorge spontanea è: cosa ne atteggiamenti dell’italiano medio sembrano andare in quesarebbe della cultura italiana se ognuno di noi fosse rimasto sta direzione. Lo hanno vissuto sulla loro pelle i meridionachiuso tra le proprie mura? Probabilmente nulla o poco. li che in passato emigravano per lavorare nelle fabbriche Allora perché continuare a devastare l’identità italiana, tanto del Nord, che non solo venivano sfruttati, ma anche trattaapprezzata nel mondo perché aperta e solidale con tutti? ti come bestie, rifiutati dai bar e ammassati in case fatiChi vi scrive è orgoglioso di essere italiano e allo stesso tempo scenti. Oggi la stessa cosa capita allo straniero che deve di essere cittadino del mondo, di accogliere a braccia aper- accettare salari bassi, affitti alti, lavori in nero, magari te chi ha bisogno, che esso sia un amico di un’altra locali- proprio nelle aziende o nelle case di coloro che gridano “via gli stranieri dall’Italia”. Un tempo l’italiano guardava con tà italiana o che provenga dall’altra parte del mondo. Cambiare città o nazione non è un gioco, spesso dietro disprezzo quelle nazioni intolleranti, che giudicavano il c’è una scelta dolorosa e forzata, una scelta di sopravvi- prossimo solo dalla provenienza. Oggi invece l’italiano sta venza. Il confronto, l’incontro e perché no, anche lo scontro scomparendo: rimane un individuo che probabilmente con(inteso come dibattito civile), fa accrescere ed evolvere la tinua a sventolare il tricolore non per patriottismo ma per < cultura, e ancor di più l’integrazione, il mescolare di idee. appartenenza calcistica. INTERVen t i 15 16 DALL’ITALIA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er L'Italia rappresentata da noi Intervista all’onorevole Laura Garavini, eletta con i voti degli italiani residenti all'estero e capogruppo del Pd nella commissione antimafia Giulio Bailetti Credo che Laura Garavini possa rappresentare un buon esempio per molti. Non era ricca, anzi, però ha studiato diligentemente con passione e volontà. Ancora molto giovane, ma già ben qualificata, è venuta all’estero in Germania ed ha cominciato ad insegnare italiano agli italiani ed anche ai tedeschi, come poi tanti di noi. Ma lei non si è fermata solo qui. È andata poi molto più avanti. Seguiamo insieme il suo percorso. Laura Garavini, Abgeordnete des italienischen Parlaments: Immer mitten im Geschehen, aktiv im Kampf gegen die Mafia, Idealistin, aber auch pragmatisch. An einem Nachmittag im April, im Hintergrund das ewige Rom, spricht Sie mit uns. Sie erinnert sich, damit wir nicht vergessen ... INTERVenti (IV): Cominciamo dall’inizio che è sempre meglio. Dove e quando sei nata e che studi hai fatto? Laura Garavini (LG): Sono nata a Vignola in Emilia nel 1966 in una famiglia contadina con pochi soldi ma tantissimo affetto. Mi sono laureata all’Università di Bologna in Scienze politiche, indirizzo sociologico, con il massimo dei voti. Alla Luiss di Roma ho fatto un Master in management di progetti comunitari. IV: Quando e perché sei venuta all’estero? LG: Sono partita per la Germania nel novembre del 1989, proprio in quel periodo che ha cambiato la storia non solo della Germania, ma anche dell’Europa e del mondo, segnando la fine della Guerra Fredda. Sono emigrata per curiosità professionale e culturale e per diversi anni ho insegnato italiano ai figli di emigrati a Kiel, e più tardi, ad Amburgo. Parallelamente ho avuto l’occasione di lavorare come lettore alla Christian-Albrechts-Universität di Kiel. Nel 1994 ho iniziato a collaborare ad Amburgo con l’associazione tedesca BQN (Beratungsstelle zur Qualifizierung von Nachwuchskräften mit Migrationshintergrund) che si occupa della formazione lavorativa di giovani stranieri aiutando ragazze e ragazzi italiani a trovare posti di lavoro. Pochi anni dopo mi è stato proposto di lavorare a Colonia come dirigente italiana per un progetto del Governo tedesco, Pro Qualifizierung. Collaborando con diverse aziende nel Nordreno-Westfalia, Pro Qualifizierung promuove la qualificazione dei nostri connazionali disoccupati o a rischio disoccupazione. IV: Quando e come è cominciata la tua attività più propriamente politica? LG: Successivamente ho lavorato come operatrice sociale per il patronato Ital, che mi ha offerto l’occasione di diventare la responsabile d’ufficio a Berlino, e per la Unione Italiana nel Mondo (UIM). È stata una tappa importante questa perché stavo quotidianamente a stretto contatto con le famiglie e gli anziani, ho conosciuto più da vicino i problemi, le esigenze, le idee degli italiani all’estero. Il 2007, poi, è stata una svolta: insieme a famosi gastronomi italo-tedeschi subito dopo la strage della ‘ndrangheta a Duisburg, nell’agosto 2007, ho fondato l’iniziativa “Mafia? Nein danke!”. In quei giorni tanti media in Germania scrivevano: “Dove c’è pizza, c’è mafia”. L’iniziativa fa vedere che è vero il contrario: dove ci sono italiani c’è un forte No alla mafia – in Italia, in Germania, dappertutto. Tutti gli aderenti all’iniziativa si sono impegnati per iscritto a denunciare subito ogni tentativo di estorsione alla polizia e a non assumere nessuno che sia in contatto con ambienti mafiosi. Abbiamo infatti riscosso importanti successi: nel periodo natalizio dello stesso anno, decine di ristoratori italiani a Berlino erano stati minacciati da una serie di tentativi di estorsione. Ma i gastronomi non si sono lasciati intimorire. Tanti si sono messi in contatto con l’iniziativa “Mafia? Nein danke!”. Grazie alla collaborazione con la polizia berlinese sono stati catturati gli autori dell’estorsione. Un bel successo! IV: Ci parli un po’ della tua elezione a deputata? LG: Nell’aprile 2008, dopo una campagna elettorale intensissima che mi ha permesso di conoscere tante belle realtà locali di impegno e passione politica, le italiane e gli italiani in Europa mi hanno eletta alla Camera dei deputati con il maggior numero di preferenze. Nella Camera faccio parte della Commissiona Antimafia, dove sono capogruppo, della Commissione Politiche Europee e del Comitato permanente degli italiani all’estero. INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er DALL’ITALIA Laura Garavini IV: Sei sempre molto stringata nelle risposte, come se certi risultati fossero ovvi e già scontati. Ci parlaci ora un po’ più diffusamente di come vivi il Parlamento e delle tue impressioni, dei successi di cui vai più fiera ed anche eventualmente delle tue frustrazioni o delusioni? LG: Dopo la mia elezione, ma in realtà anche già durante la campagna elettorale, sapevo che mi avrebbe aspettato un compito difficile, quello di contribuire – dai banchi dell’opposizione! – a mettere in campo una seria politica a favore degli italiani nel mondo, una politica che valorizzasse l’enorme patrimonio rappresentato dalle nostre comunità all’estero, purtroppo spesso ignorate dal nostro stesso Paese d’origine. Dopo due anni a Roma sono convinta più che mai che l’Italia ha bisogno di un Partito Democratico forte, moderno, unito, combattivo che dia ascolto alle giuste rivendicazioni della nostra gente oltreconfine. Dico questo di fronte allo scandaloso scenario dei continui tagli che l’attuale maggioranza e l’attuale Governo stanno apportando alle politiche per gli italiani all’estero. Infatti, il centrodestra ha rivelato ben presto le sue vere intenzioni verso i INTERVen t i nostri connazionali nel mondo, considerati sempre con sospetto dall’attuale maggioranza, portando il sistema dei rapporti con le comunità italiane ad un punto estremamente critico. Con un Governo così apertamente ostile di fronte alle esigenze dei propri cittadini che vivono in Germania, in Inghilterra o in Belgio, non c’è da meravigliarsi che molti dei problemi siano rimasti irrisolti nonostante gli sforzi di noi parlamentari dell’opposizione. Del resto non nascondo che trovo spesso scoraggiante lavorare in un Parlamento impegnato a convertire solo decreti, imbrigliato nelle iniziative parlamentari da un Governo che va avanti a colpi di decreti legge blindati con la fiducia. Insomma, il bilancio di tutti noi deputati eletti all’estero sarebbe più ricco se non avessimo a che fare con un Governo fino ad oggi unicamente impegnato a ridurre sistematicamente le disponibilità e le risorse per le comunità italiane nel mondo. I numeri al parlamento sono quelli che sono, ma con molta tenacia si può strappare lo stesso qualche successo. 17 18 DALL’ITALIA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Ai margini di un incontro Era il primo pomeriggio di giovedì otto aprile scorso. Me ne stavo a Roma con mio fratello Roberto ad uno dei pochi tavoli all’aperto del bar ristorante, Ciampini credo che si chiami. È un locale un po’ particolare, arrampicato a triangolo sulle rocce antiche, tra Trinità dei Monti e il Pincio, molto vicino all’Accademia di Francia. Eravamo capitati lì e lì stavamo; fuori, perché dentro ci era sembrato troppo pretenzioso e caro. Bevevamo qualcosa e la vista era allo stesso tempo familiare e meravigliosa. Siamo diversi, ma ci vogliamo bene. Mio fratello vive ancora a Roma ed io spero invece tra pochi anni di aver passato a Monaco almeno la metà della mia vita. La Germania forse no, ma Monaco è di sicuro diventata la mia“casa”. Credo che sia anche un po’ una questione di fiumi, ma certo c’è anche dell’altro. Io preferisco comunque di gran lunga l’Isar al Tevere, che è sporco. No, non vengo spesso a Roma, anche per via di certi miei ricordi. Ci mancavo infatti da tre anni. Ne avevamo quindi abbastanza di belle e brutte cose con mio fratello da raccontarci. I miei amici già lo sanno. Per scendere in Italia io ho bisogno di una lunga serie di favorevoli coincidenze concordanti. E allora le VHS (Volkshochschule, ndr), dove insegno, erano in vacanza; mio figlio Alain aveva le sue lezioni d’ingegneria; mia figlia Stella era a Barcellona dal suo ragazzo (io ero quindi diventato del tutto superfluo); la macchina presa in leasing funzionava ancora bene; c’erano le elezioni regionali e provinciali e ai votanti residenti all’estero avrebbero rimborsato 103 Euro e spicci, per il disturbo presosi. Inoltre un paio di VHS mi avevano anticipato sulla fiducia il pagamento di due corsi e avrei potuto dare anche un passaggio in macchina a Roma a due amici, forse più disperati di me, uno insieme al figlio piccolo. L’ultima motivazione al viaggio poi ve la dico tra un momento. Abbiate pazienza. Ho seguito quindi il mio destino e tutte le favorevoli circostanze concordanti offertemisi. Ce ne stavamo lì, dicevo, a parlare, a sentire, spesso anche senza parlare, affacciati ad una bella finestra sul mondo, quando ecco che suona il mio telefonino. Lo so, non ci crederete. di sicuro eppure è successo! Era Laura Garavini, che si scusava con me (?) per il giorno di ritardo, a causa del disastroso risultato elettorale. IV: Quali successi in particolare, per esempio? Provo, ad esempio, grande soddisfazione per il via libera alla doppia cittadinanza per tutti gli italiani in Europa. Sicuramente uno degli esiti più concreti ottenuti in questi due anni. Dal giugno 2010, infatti, gli italiani residenti in Europa possono chiedere la nazionalità del loro Paese di residenza senza dover rinunciare a quella italiana. È un successo per il quale mi sono battuta insieme al PD, presentando un’interrogazione al Ministro degli esteri con la quale si chiede che nessun italiano sia più costretto a rinunciare alla propria cittadinanza per poter acquisire quella del Paese in cui vive. Sono convinta che la possibilità della doppia cittadinanza possa portare a una più completa e incisiva integrazione, anche politica, dei nostri connazionali all’estero perché apre la strada a una maggiore partecipazione degli italiani oltreconfine alla vita politica attiva proprio là dove risiedono. Ritengo che sia un nostro importante successo essere riusciti, l’anno scorso, a ridurre i tagli previsti dal Governo. Grazie a un tenace lavoro di opposizione, siamo riusciti a salvare tanti milioni per i nostri connazionali nel mondo, per le scuole e per il sociale. Anche se i tagli che il Governo ha imposto rimangono dolorosi. Personalmente sono, Mi chiedeva se ora, che lei aveva un paio di ore libere, io avessi tempo per fare la passeggiata precedentemente concordata. No, non sono stato molto lucido, lo confesso. Ho farfugliato risposte e proposte per lo più senza senso. Certo che volevo. Lei invece lucida ha scelto il posto più conveniente per tutti e due. Alla galleria Alberto Sordi a Piazza Colonna, certo. Sarei sceso subito, facendo attenzione a non inciampare, specie sulla lunga e ondeggiante scalinata. Ora la sapete l’ultima motivazione al viaggio. Ne vale sempre la pena, di seguire diligentemente il proprio destino, persino alla galleria Alberto Sordi! Con mio fratello comunque avevo già fatto un figurone... Non è che io tutti i giorni sia abituato a girare per Roma con una Onorevole, specialmente vivendo poi a Monaco. Anzi, diciamo tranquillamente che a me questa cosa non era ancora mai successa. Vi posso però parlare un po’ dell’effetto che mi ha fatto. Chissà perché?, l’idea originale portante era che io, romano, anche se da decenni assente, l’avrei disinvoltamente guidata, lei forestiera, per i vicoli e le piazze di Roma. Beh, non è andata proprio così. Scordatevelo. Manco per sogno. Lei infatti le strade le conosceva già molto meglio di me e anche le scorciatoie. Io mi sono in pratica accodato. inoltre, riuscita a realizzare una piccola modernizzazione che mi era stata richiesta da diverse donne italiane in Europa. Anche a seguito di un’interrogazione parlamentare, la Direzione per i Servizi Demografici del Viminale ha stabilito che i figli italiani all’estero ai quali i genitori hanno assegnato il cognome della madre non vengano più costretti d’ufficio dallo Stato italiano a cambiare il loro cognome prendendo quello del papà. È una piccola iniezione di modernità che viene dall’estero. Inoltre sono contenta di essere riuscita a introdurre nella discussione sulla riforma di CGIE e Comites una clausola che prevede la presenza di giovani e di donne – tuttora sottorappresentati – all’interno di questi organi. Ci sono, poi, proposte di legge come PRIME per il ritorno dei cervelli italiani dall’estero o come Controesodo, che è proprio in questi giorni all’esame dell’aula di Montecitorio. Quest’ultima proposta di legge, in particolare, da un lato prevede una serie di incentivi fiscali per coloro che tornano e intendono ricominciare un’attività d’impresa o un lavoro autonomo; d’altro lato attraverso bonus fiscali facilita l’assunzione di italiani residenti nel mondo da parte di imprese che assumono con contratto indeterminato. INTERVen t i DALL’ITALIA Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er Mi ha fatto un certo effetto poter avere per una volta notizie di prima mano: per esempio che alla Camera c’è in fondo solo un grande gruppo di persone e che valgono anche qui quindi le normali regole della psicologia di gruppo. Si è semplicemente giudicati, per come ci si presenta e per come ci si comporta, nelle varie facili o critiche situazioni. Il prestigio come al solito si conquista o si perde tutto lì... È sempre lì la resa dei conti. Alla mia precisa domanda sul suo rapporto psicologico con Berlusconi, mi ha risposto che lui alla Camera non ci va. Ci manda piuttosto altri. Quando raramente ci deve per forza andare, è circondato fisicamente dai suoi e risulta di fatto inavvicinabile. Non c’è perciò nessun diretto rapporto psicologico. Certi rapporti probabilmente sono da evitare, perché potrebbero fare molto male. Arrivati a Piazza Navona, Laura Garavini mi ha anche indicato il palazzo del Senato. E qui è stato un po’ troppo. Non ho proprio potuto evitare un “lo so”, forse anche leggermente secco. Ma per tutto il tempo abbiamo parlato e ascoltato uno alla volta, come oggi non si fa più troppo spesso, specie in Italia. Le ho raccontato della Roma di trent’anni fa, degli studenti, dei fascisti, delle bombe e di tante altre cose che mi salivano alla bocca... Lei mi ha parlato del nuovo buio della Roma di oggi, senza studenti, con i fascisti al potere, senza più bisogno nemmeno di bombe e di tante altre cose che le scendevano più dal cervello. Poi le s’è fatto improvvisamente tardi. Peccato, quando trovo una persona con cui mi piace parlare, poi si fa sempre presto tardi. Ha telefonato, guardato l’ora e siamo tornati indietro. A Sant’Eustacchio abbiamo fatto ancora in tempo a bere insieme un caffé al tavolo. Ha pagato lei naturalmente, però quei soldi lì ce l’avrei avuti pure io. Non credete! Là mi ha anche telefonato mio fratello. Poveretto, alla galleria era andato un momento a comprarsi le sigarette e d’allora ce l’eravamo perso. Ci aveva aspettati con fiducia per tutto il tempo. Ora sarebbe rientrato a casa. Infine siamo tornati anche noi alla galleria, da dove eravamo partiti. Finita la sua, come dire?, ricreazione forse, lei è andata di nuovo intrepida a lavorare. Mentre scompariva tra la folla, ho pensato che ce ne vorrebbero ancora molte altre di donne così, oltre certo anche a tanti altri uomini. Io ero invece ancora in vacanze non pagate ed ho continuato più a ricordare. Società Dante Alighieri Monaco di Baviera Presso l’Istituto Italiano di Cultura Hermann-Schmid-Str. 8, München Tel. 089 74 63 21 22 Fax 089 74 63 21 31 [email protected] [email protected] edito da Contatto Verein e.V. bimestrale per la Missione Cattolica Italiana di Monaco Lindwurmstr. 143 80337 München Tel.: 089/74 63 06 0 Giulio Bailetti IV: E nel tuo lavoro in Commissione Antimafia? Nonostante i problemi che hai decritto, c’è anche qualche soddisfazione? Ho sempre in mente l’appello dei tanti che, sin dalla campagna elettorale, mi chiedono di non limitarmi a fare esclusivamente una politica “lobbyistica” per gli italiani nel mondo, ma di dare il mio contributo per migliorare l’Italia e la politica italiana in generale. Cerco, dunque, di fare entrambi le cose: portare avanti le mie proposte per gli italiani nel mondo, ma di andare anche oltre. Cerco di fare questo soprattutto in qualità di capogruppo del PD in Commissione antimafia. In questa funzione sono riuscita a dare il mio contributo affinché venisse approvato il regolamento “liste pulite” per le elezioni regio­ nali e affinché venisse notevolmente migliorata la legge sull’Agenzia per i beni confiscati. Inoltre, insieme alla società civile e ai socialdemocratici tedeschi, mi sono impegnata affinché il Bundestag approvasse una legge che faciliti la confisca dei beni mafiosi anche in Germania. Un contributo importante alla lotta contro le mafie e un segnale incoraggiante che dimostra come la collaborazione internazionale nel contrasto alla criminalità organizzata possa dare importanti frutti. Sono, dunque, riuscita a ottenere piccoli risultati. Ma visti i numeri in Parlamento e l’ostilità del Governo Berlusconi ogni successo va strappato con le unghie. IV: Grazie, a nome di molti altri e buon lavoro. INTERVen t i < Biete Leistungen als Gartenpfleger im Großraum München Auch am Wochenende Tel.: 0170 5290054 19 20 DALL’ITALIA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Lettres italiennes L’imprenditore Corrado Conforti Oggi vorrei approfittare dello spazio che qui mi viene concesso per mettermi nei panni del signor Rossi, ossia del cosiddetto italiano medio. Sono dunque un uomo di una quarantina d’anni, sposato con prole (diciamo due figli, anche se secondo le statistiche la mia discendenza dovrebbe essere espressa in decimali), con un lavoro che non mi consente lussi e con qualche conseguente problema di bilancio familiare. Non compro quasi mai un giornale, e leggo, superficialmente, quelli che trovo nei bar dove mi fermo a bere un caffè oppure, se vivo in una grande città, quelli di poche pagine distribuiti gratuitamente all’ingresso della metropolitana. La sera per lo più resto a casa dove, durante e dopo la cena, guardo i programmi che le varie reti nazionali trasmettono. Mi definisco cattolico, ma non sono un praticante. Mi sono sposato in chiesa ma, sinceramente, solo per offrire uno scenario piacevole alla cerimonia. Non mi sono mai appassionato di politica, perché verso i politici ho sempre provato la naturale diffidenza che l’uomo semplice e di poche parole prova per chi di parole ne sa usare tante. Qualche volta ho votato e qualche volta no. Quando l’ho fatto però ho sempre scelto gli uomini dei quali diffidavo, non per una forma di schizofrenia, ma perché la costanza con cui quelle persone ripetevano da anni le stesse parole era in qualche modo rassicurante. Dopo tutto, mi sono detto, se il tale politico, pur non mantenendo mai le promesse fatte, riesce da tanto tempo a stare a galla, qualche numero deve averlo. E poi in fondo in questo paese non si vive così male. E inoltre, come si dice, chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, ma non sa quel che trova. Da una quindicina d’anni però le cose in Italia sono cambiate. Al potere c’è adesso un signore che non è nato alla politica, ma che alla politica è arrivato dopo una strepitosa carriera da imprenditore. Una carriera che ha toccato tutti noi, visto che l’Imprenditore ci ha regalato tre reti televisive con programmi ben diversi da quelli barbosi della RAI. Non solo: la concorrenza che lui ha imposto alla RAI, ha costretto questa a presentare programmi analoghi. Quiz soprattutto, ai quali, con un po’ di fortuna, è possibile partecipare telefonando da casa. L’Imprenditore, scendendo in politica, si è fatto non pochi nemici, come è naturale. I giudici soprattutto, che gli intercettano le telefonate; ma l’Imprenditore ha annunciato che farà presto una riforma della Giustizia che metterà i giudici al loro posto. In vista delle elezioni regionali l’Imprenditore ha poi indetto per il venti marzo una grande manifestazione a Roma in piazza San Giovanni, e io ho deciso di andarci insieme alla famiglia. Eindrücke von "Signor Rossi" während einer Regierungskund­ gebung in Italien. Eccoci qua, è una bellissima giornata e la piazza è piena, ci sono bandiere del partito dell’Imprenditore dappertutto. Quasi quasi ne compro una ai figli. Quanto costa? È gratis. Grazie! Ecco che adesso l’Imprenditore prende la parola. Attacca la sinistra e i giudici suoi alleati. Chiede poi a noi nella piazza se vogliamo una sinistra al potere che aumenti le tasse, che apra le porte agli immigrati e che intercetti le nostre telefonate. E noi, ovviamente, in coro ripetiamo no. Promette poi che nei prossimi tre anni cambierà tutto, addirittura che entro il 2013 sconfiggerà il cancro. Anche di questo è capace l’Imprenditore. E da qui a tre anni! Come si fa a non applaudirlo? Alt. Noi qui ci fermiamo. Lasciamo il signor Rossi che applaude in piazza San Giovanni e ci rimettiamo i nostri panni, perché a questo punto non siamo più in grado di seguirlo, il signor Rossi. Non ne siamo più in grado, perché noi che qui scriviamo, il cancro l’abbiamo conosciuto. Non sulla nostra pelle, per fortuna, ma su quella di un padre che non si era più ripreso dopo una facile operazione al cuore. E ce lo ricordiamo noi il cancro nelle lacrime di nostra madre, nello sgomento di noi figli maggiori e nella disperazione di una sorella appena diciannovenne che non riusciva ad accettare l’idea che suo padre da lì a qualche mese se ne sarebbe andato. E ci ricordiamo delle visite all’ospedale, dell’attesa fuori della sala operatoria. Le sentiamo ancora dentro di noi le parole del chirurgo, parole gentili che però non ci lasciavano nessuna speranza. E non abbiamo dimenticato quella telefonata notturna, breve e crudele che però almeno metteva la parola fine alle sofferenze di nostro padre e alle nostre. Ecco sì, sofferenze. Sofferenze profonde nel corpo del malato e nell’anima di chi gli voleva bene. Sofferenze che non sono un argomento per strappare applausi. Ma per le quali ci si aspetta invece pudore e rispetto, soprattutto da parte di chi, come l’Imprenditore, quella malattia l’ha conosciuta. Sulla sua pelle. Ma per l’uomo tutto fa brodo quando si tratta di infiammare una piazza, quando si tratta di difendere il suo potere e di saziare il suo spaventoso ego. Tutto. Anche le sofferenze degli altri. E perfino le sue. < INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er L’uomo che verrà CULTURA Giorgio Diritti (Foto Pietro Pesce) Intervista al regista Giorgio Diritti Simona Morani INTERVenti (IV): “L’uomo che verrà” ha vinto il David di Donatello come migliore film dell’anno. Ti aspettavi un riconoscimento così importante? Ci puoi raccontare le tue impressioni su questa esperienza? Giorgio Diritti (GD): Una speranza di vincere c’era, anche se, man mano, durante la serata di premiazione, molti dei premi andavano ad altri film, nonostante “L’uomo che verrà” avesse ricevuto molte candidature. Sono molto contento di aver ricevuto il David di Donatello come miglior film dell’anno; è una vittoria che condivido con tutti quelli che ci hanno lavorato perché “L’uomo che verrà” è un’opera collettiva, dove ognuno ha contribuito alla sua realizzazione. Era una gioia per me essere sul palco insieme a Greta Zuccheri Montanari, la bambina protagonista, candidata come miglior attrice, che, se avesse vinto il premio, lo avrebbe condiviso con tutti gli altri bambini che avevano lavorato nel film. IV: Come è nata l’idea di trattare un tema così importante come la strage di Marzabotto? GD: Mi sono avvicinato alla storia di Marzabotto molti anni fa, quando mi è stato regalato il libro “Le querce di Monte Sole” dall’autore Mons. Luciano Gherardi. Leggendo quelle pagine sentivo nascere dentro di me il bisogno di raccontare come la guerra avesse coinvolto persone innocenti, rubando loro gli affetti e la vita. Era desolante pensare che quella gente avesse dovuto aspettare fino al recente processo di La Spezia, per ricevere un “riconoscimento” del dolore subito. “L’uomo che verrà” è stato lo strumento per dare voce a quei martiri e ai martiri di tutti i conflitti che continuano ad esserci ancora oggi nel mondo, perché dal loro sacrificio ogni uomo acquisti consapevolezza delle ingiustizie nelle quali si trova coinvolto suo malgrado e si attivi per il miglioramento della società in cui vive. Giorgio Diritti è nato a Bologna e ha iniziato la sua attività nel mondo del cinema lavorando al fianco di Carlo Lizzani, Lina Wertmüller e Pupi Avati. La sua carriera da regista inizia nel 1990 con alcuni medio e cortometraggi. Nel 2005 dirige il suo primo lungometraggio per il cinema, “Il vento fa il suo giro”, che riceve numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Il suo ultimo film “L’uomo che verrà” racconta la strage di Marzabotto attraverso gli occhi di Martina, una bambina che dopo la morte del fratellino decide di non parlare più. Il film vince il MarcʼAurelio d’Oro del pubblico e il Gran Premio della Giuria al Festival Internazionale del Film di Roma 2009. Il 7 maggio 2010 vince il David di Donatello come miglior film. IV: Il film è girato interamente nel dialetto della montagna bolognese. Secondo te, cosa offre in più un dialetto rispetto ad una lingua ufficiale? GD: Sono convinto che l’identità di un popolo sia strettamente legata alla sua identità linguistica. Ne “L’uomo che verrà” la scelta di raccontare in dialetto quelle vicende è nata a pochi giorni dall’inizio delle riprese, quando era già pronta la sceneggiatura in italiano. Man mano che quei personaggi si delineavano ci siamo resi conto che il dialetto avrebbe dato realismo a quella storia, cosa che l’utilizzo di un bolognese più moderno, avrebbe rischiato di rendere macchiettistica e poco veritiera. Era fondamenta- INTERVen t i 21 22 CULTURA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er le per noi che lo spettatore compisse un “viaggio nel tempo” e si immedesimasse con i membri della famiglia che raccontavamo per poter meglio comprendere il dolore di quell’umanità ferita e sconvolta dalla crudeltà di una guerra inutile. IV: Dietro alla lavorazione del film c’è anche un grande lavoro di documentazione e ricerca. Oltre a servirsi delle fonti scritte, ti sei anche dedicato alle interviste ai partigiani e ai testimoni sopravvissuti. C’è un aneddoto o un incontro che ti ha toccato particolarmente? GD: Tutti gli incontri fatti in fase di scrittura del film e la lettura delle testimonianze scritte, sulle quali mi trovavo a lavorare insieme ai miei co-sceneggiatori, Tania Pedroni e Giovanni Galavotti, non erano facili da affrontare per la durezza e la crudeltà che rispecchiavano. Le storie che leggevamo ci lasciavano profondamente scossi, per giorni, ed era anche lì poi che scaturiva la difficoltà e la consapevolezza nel trovare i giusti equilibri della storia che avremmo raccontato. Durante la fase delle riprese mi ha colpito la reazione aggressiva che hanno avuto alcuni anziani del luogo alla vista degli attori che interpretavano i nazisti nel film. Questi attori erano di nazionalità tedesca e il suono della lingua, insieme alla vista di quelle divise, ha fatto riaffiorare ricordi e angosce che avevano realmente vissuto in quei giorni. IV: Hai rielaborato le vicissitudini e i caratteri dei personaggi secondo le tue ispirazioni, o hai cercato di basarti il più possibile sulle testimonianze orali? GD: La realizzazione de “L’uomo che verrà” è stata preceduta da un lavoro di ricerca durato molti anni. Oltre al lavoro di documentazione sulle tradizioni della civiltà contadina e la visione di centinaia di fotografie dell’epoca conservate negli archivi della Cineteca di Bologna ho anche raccolto molte testimonianze orali, scaturite negli incontri con i partigiani e i sopravvissuti, per meglio apprendere cosa mangiavano le persone nel 1944, come si vestivano, come parlavano e anche su quali gerarchie erano fondati i rapporti umani. Poi, oltre tutto questo, si è rivelato di grande valore il rapporto instaurato con la gente che vive oggi su quel territorio, con gli anziani che offrivano suggerimenti utili a me e a tutta la troupe, rivelatisi di grande aiuto per la ricostruzione degli ambienti e della quotidianità, sia prima che durante le riprese del film. IV: Uno dei contadini che diventa partigiano (Diego Pagotto), in realtà si rivela essere una “talpa”. È una scelta fatta per evitare lo stereotipo del partigiano “buono” contro i tedeschi “cattivi”? GD: Il personaggio interpretato da Diego Pagotto prende spunto dalla realtà. In quelle circostanze ci sono stati normalmente, come in altre epoche e vicende storiche, dei traditori. Il fascismo all’epoca aveva imposto delle “taglie” per stanare i capi partigiani. Spesso c’erano persone che venivano assoldate dai fascisti per entrare in contatto con i partigiani; in altri casi invece poteva succedere che uno che veniva accusato di essere un collaborazionista della Resistenza poteva riscattarsi e sfuggire alla tortura andando come inviato tra i partigiani e riferendo ai fascisti i piani delle azioni che stavano preparando i nemici. IV: Nel tuo film c’è un’attenzione particolare alla psicologia dei personaggi, non soltanto della popolazione locale, ma anche dei soldati tedeschi. Emblematica ad esempio la scena dell’ufficiale tedesco che salva Alba Rohrwacher semplicemente perché assomiglia alla moglie. Cosa hai voluto fare emergere da queste scelte? GD: Diciamo che la maggior parte dei microracconti creati in fase di sceneggiatura prendono spunto da fatti reali, più o meno accaduti. Nell’episodio che citi in particolare volevo evidenziare quanto la dimensione della sopravvivenza e della morte, durante quelle vicende, fosse davvero strettamente legata alla casualità o ad eventi molto marginali. INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er Im Jahr 2005 hat Giorgio Diritti seinen ersten Spielfilm gedreht, „Il vento fa il suo giro“, und damit viele nationale und internationale Preise gewonnen. Das neue Werk des Regisseurs aus Bologna, „L’uomo che verrà“, wurde dieses Jahr mit dem „David di Donatello“ als bester Film ausge­zeichet. Nun feiert er seine Deutschland-Premiere auf dem Filmfest München. Un’immagine dal film “L’uomo che verrà”? IV: Che sentimenti si nascondono dietro al canto di Martina? È un canto di speranza o di disillusione? Oppure è una scelta puramente estetica? Far cantare Martina alla fine del film non è una scelta puramente estetica. Il suo canto racchiude una forte speranza verso il futuro. Il mutismo della bambina durante tutto il film scaturisce in risposta al trauma che aveva subito tempo prima quando le era morto tra le braccia un fratellino. Il fatto che lei riacquisti la parola, proprio nel momento in cui tutto della sua vita le è stato portato via, i suoi affetti, la casa, gli amici, la sua stessa infanzia, segna il risultato di una consapevolezza alla quale Martina arriva attraverso un’acquisizione del senso di responsabilità, la coscienza di essere diventata donna, l’accettazione di tutto quello che i suoi occhi hanno visto e la speranza che la vita possa continuare, nonostante tutto. IV: Il tuo film sarà presentato al Film Festival di Monaco di Baviera e avrà in questa occasione la sua première in Germania. Che aspettative hai? Che impatto credi che il film avrà sul pubblico tedesco? GD: Credo che l’impatto di questo film sarà abbastanza duro anche in Germania, in parte forse traumatico, ma penso che sia un film che esce dagli stereotipi della raffigurazione classica dei tedeschi e che mostra uno sguardo in parallelo più contemporaneo di come la guerra riesca a mostrare intimamente la personalità dell’uomo. INTERVen t i CULTURA IV: Ci puoi dire alcune tue personali considerazioni sul cast? Come è stato lavorare in un ambiente eterogeneo che spazia da attori del calibro di Claudio Casadio, Maya Sansa e Alba Rohrwacher, a comparse ed attori non professionisti del luogo? GD: La scelta del cast nei miei film è il risultato di una fusione di sensazioni non solo professionali ma soprattutto umane. Far recitare al fianco di attori professionisti altri alla loro prima esperienza e addirittura persone che non sono attori ma che abbiamo scelto perché vivono realmente in quei luoghi, ha contribuito a creare sul set un’atmosfera di grande scambio, che è alla base del mio fare cinema. Gli attori professionisti hanno insegnato alle altre persone ad essere credibili nella recitazione, mentre la gente del luogo ha insegnato loro il dialetto, cercando di riprodurre le cadenze e i gesti della gente che viveva lì. Il progetto di questo film è stato abbracciato da tutti con grande passione ed è stato come se ognuno, in qualche modo, si fosse sentito responsabile di dover tramandare qualcosa di doloroso ma necessario da cui bisognava trarre insegnamento. IV: Ne “L’uomo che verrà” i paesaggi, i boschi e il contatto quotidiano degli uomini con la natura hanno un grande rilievo. Lo stesso si può dire anche ne “Il vento fa il suo giro”: è un caso, o hai personalmente un legame profondo con la montagna? GD: Indubbiamente nei miei due film traspare un forte legame, anche personale, con la montagna. La scelta di utilizzare un certo tipo di ambientazioni non è casuale, oltre ad essere prima di tutto lo sfondo paesaggistico reale delle storie di cui racconto: credo, infatti, che lo scenario, nella varietà di paesaggi ed eventi atmosferici che offre l’ambiente della montagna, diventi nei miei film quasi personaggio esso stesso, facendosi interprete degli stati d’animo e della storia. Lo sfondo dell’Appennino bolognese nel caso de “L’uomo che verrà” (girato in parte anche in Toscana) da un lato aiuta lo spettatore ad immedesimarsi ancora di più in quei contadini che nella realtà vivevano nelle borgate vicino ai boschi, dall’altro crea uno sfondo drammatico e cambia i colori scandendo così il ritmo delle stagioni e rispecchiando il presagio degli eventi che si scateneranno. IV: Come ti auguri che sia l’uomo che verrà? GD: Spero che gli uomini che verranno siano in grado di trarre insegnamento da quello che, di positivo o negativo, è stato vissuto in passato, dalle generazioni che li hanno preceduti, affinché possano indignarsi di fronte al razzismo e alla rassegnazione e si attivino concretamente per migliorare il mondo. Mi auguro che siano persone che sappiano riscoprire il senso delle piccole cose, quelle che davvero contano, e che si adoperino per vivere dignitosamente la propria vita con i propri affetti, perché questo è il senso profondo della vita. < 23 24 CULTURA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Il ”Panteon“ italiano della casa editrice Bruckmann L’attenzione per l’arte italiana della Bruckmann Verlag di Monaco Giuseppe Muscardini La costante volontà della casa editrice Bruckmann Verlag di Monaco di porre la lente sull’arte italiana attraverso gli scritti di specialisti pubblicati nella rivista “Bruckmanns Pantheon”, ha contrassegnato gli anni del boom economico. Ancora prima degli anni Sessanta, tra i molti titoli in catalogo, figurava l’accreditato volume di Nina Caflisch Carlo Maderno. Ein Beitrag zur Geschichte der römischen Barockarchitektur, stampato a Monaco nel 1934. Fino ad oggi l’edizione non ha goduto della traduzione italiana. Nei primi anni Venti la redazione del prestigioso Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler (conosciuto dagli studiosi come il Thième-Becker, dal nome dei primi curatori che nel 1907 elaborarono il piano editoriale dell’opera), assegnò alla giovane studiosa Nina Caflisch un incarico impegnativo. Le si proponeva di compilare la voce relativa a Carlo Maderno, il celebre architetto che nei primi decenni del Seicento lavorò alla Basilica di San Pietro su mandaDer Münchner Bruckmann Fachverlag widmet der italienischen Kunst schon seit den 1920er Jahren viel Aufmerksamkeit. Besonders bemerkenswert sind die kunstgeschichtlichen Studien von Nina Caflisch über den italienischen Künstler Carlo Maderno. to di Paolo V, intervenendo massicciamente sui volumi della facciata e trasformando la precedente pianta a croce greca voluta dal Bramante in pianta a croce latina. Nina Caflisch adottò tra il 1926 e il 1928 una precisa metodologia di lavoro per concentrare al meglio ogni sforzo e conseguire così un risultato soddisfacente. Con la pubblicazione di un ampio contributo nel XXIII volume del repertorio degli artisti, giunsero i consensi alle lunghe e certosine indagini sui raccordi bibliografici. Redigendo per l’occasione un autentico saggio dimostrò di aver scandagliato la più aggiornata bibliografia sull’argomento: suddividendo il testo in quattro parti, corrispondenti ai diversi periodi di pontificato in cui Maderno operò (dalla morte di Clemente VIII ad Urbano VIII), vi aggiunse una Charakteristik della peculiare concezione spaziale adottata dall’architetto. Quelle pagine sono ancora citate nelle più attuali monografie su Carlo Maderno in rapporto all’evoluzione del Manierismo e del Barocco. Quelle pagine valsero a Nina Caflisch nuovi onori nel 1934, anno in cui a Monaco di Baviera pubblicò con la casa editrice Bruckmann la monografia intitolata Carlo Maderno. Ein Beitrag zur Geschichte der Römischen Barockarchitektur. L’impianto del libro, in cui confluirono le informazioni raccolte per l’Allgemeines Lexicon, fu giudicato innovativo dal critico d’arte Ulrich Christoffel, che in una lusinghiera recensione apparsa nel 1935 nel numero 15 nella rivista internazionale d’arte ”Pantheon“ - edita a Monaco dallo stesso Bruckmann riconosceva alla Caflisch una lodevole capacità d’indagine storica, maturata e consolidata con la frequentazione di archivi e biblioteche. Secondo Ulrich Christoffel finiva così la crisi delle monografie sugli architetti del barocco romano: ad integrare quelle già edite su Domenico Fontana e Francesco Borromini, ecco finalmente comparire il volume sul Maderno, agile e ben argomentato. Gli storici hanno potuto documentare il ruolo dei titolari della casa editrice monacense nell’ascesa del nazismo, così come le sovvenzioni negli anni Venti di Hugo Bruckmann a favore del nascente Partito Nazional Socialista. Ne La caduta degli dei Luchino Visconti affida a Dirk Bogard il ruolo del magnate che sostiene Adolf Hitler nelle fasi della sua scalata al potere. Nel film questi porta il nome di Friedrich Bruckmann, preso a prestito dal fondatore della nota casa editrice. Ma il graduale processo di denazificazione del dopoguerra ha consentito alla Bruckmann Verlag negli anni del boom economico di convogliare i propri interessi editoriali verso l’arte italiana, grazie ai qualificati interventi critici degli esperti pubblicati nella menzionata rivista “Pantheon”. L’orientamento iniziale del capostipite Friedrich Bruckmann, studioso di storia dell’arte e fondatore nel 1858 della Verlag für Kunst und Wissenschaft, veniva così opportunamente onorato nella conduzione della casa editrice di Monaco. Nata nel 1928 come “Pantheon Internazionale Zeitschrift fur Kunst”, la rivista fu stampata a Monaco da Bruckmann fino al 1944, con una lunga sospensione nel periodo bellico che si estese a tutto il 1959. Ripresa la pubblicazione nel 1960, la rivista assunse poi nel 1980 l’intitolazione di ”Bruckmanns Pantheon“, caratterizzandosi come storica continuazione dei primi propositi della casa editrice. Solo nel 1999, subentrando l’editore Stiebner, ritornò alla precedente denominazione di “Pantheon”. A titolo esemplificativo gli articoli d’argomento, autore e soggetto italiano pubblicati su “Pantheon” nel INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er CULT URA Friedrich Bruckmann solo decennio 1960-1970, assommano a 156. Rodolfo Pallucchini vi compare con ben cinque articoli sugli eventi espositivi veneziani di quegli anni: dalla mostra della pittura veneta nel Seicento realizzata a Ca’ Pesaro, alla mostra su Carlo Crivelli allestita a Palazzo Ducale, entrambe realizzate da Pietro Zampetti rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Eberhard Ruhmer è invece autore tra il 1960 e il 1964 di testi significativi sulla pittura di Sperandio, Cosmè Tura, Lorenzo Costa, Cristoforo da Milano, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, pubblicati in lingua tedesca sulla rivista e tuttora ben note agli storici dell’arte. Di alto valore esplorativo sono gli studi, sempre in tedesco, di Lili Frohlich-Bume su Parmigianino, Marco Zoppo e Tiepolo, così come i due saggi di Enzo Carli: il primo, pubblicato in tedesco nel 1960 reca il titolo di Ein neuer Simone Martini; il secondo, in italiano, è incentrato sui Problemi e restauri di Giovanni di Paolo, e fu pubblicato nel 1961 in occasione dell’esposizione alla Alte Pinakothek di Monaco dei due pannelli restaurati con gli Episodi della Vita di San Giovanni Battista, in concomitanza con la conversione dei sotterranei del lati est ed ovest del celebre Museo monacense. FOTOGRAFIE & JOURNALISMUS TEXTE ALLER ART Kirsten Ossoinig [email protected] 0172/9019589 INTERVen t i A distanza di un decennio dal passaggio della rivista all’editore Stiebner di Monaco, e a distanza di oltre settanta anni dalla prima edizione dell’opera di Nina Caflisch, l’impegno largito all’epoca dalla studiosa nelle indagini d’archivio andrebbe oggi ricompensato con una doverosa traduzione in lingua italiana del Beitrag sul Maderno. Senza nulla togliere all’efficacia dell’idioma originario, vorremmo poter leggere più agevolmente quella dissertazione anche in lingua italiana, mutuandola dall’ottima edizione di Bruckmann e partendo dal suo possibile titolo, già di per sé esaustivo: Carlo Maderno. Un contributo alla storia dell’architettura barocca romana. Sfruttando celebrazioni e centenari, se ne auspica qui la realizzazione editoriale, da destinarsi non solo ai curatori della materia, ma a quanti credono nel valore della ricerca disciplinata, puntuale e scientificamente corretta. Per chi non sa attendere e vive a Monaco, un buon esemplare del volume si può sfogliare (o acquistare per poche decine di euro) ad Oberaudorf, presso l’antiquario Rainer Kurz, Watschöd 9. Altro esemplare si può reperire a Stoccarda nel negozio di Ingrid Degutsch, Gerstenstraße 4 c. < Retired italian teacher from Massa Carrara wishes to have a corrispondence with foreign people (50 and more years old), to make new friends, to Know other countries, to extend her culture. Email: [email protected] Universitäts-Dozentin unterrichtet Italienisch für jede Kenntnisstufe Chiara Vigoriti-Zeller 089-13949882 [email protected] 25 26 CULTURA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Kaiser, Kult und Casanova Bayerische Landesausstellung 2010: BAYERN - ITALIEN. Eine Beziehungsgeschichte von der Antike bis zum ausgehenden 18. Jahrhundert Ernst Haase Anna Zanco Prestel hat schon im letzten INTERVenti die beiden Leit­ figuren der Bayerischen Landesausstellung 2010 treffend beschrieben. Während die schöne Frauengestalt für mich eher die zeitlose Schönheit unseres Bildes von der italienischen Frau darstellt, erinnert die Physiognomie des grantigen Löwenkopfs sofort an den berühmtesten aller bayerischen Ministerpräsidenten. Er soll einmal gesagt haben: „Die Italiener kommen mit Verhältnissen zurecht, unter denen die Deutschen längst ausgestorben wären.“ Vielleicht hat er deshalb den Verdienstorden der Republik Italien früher erhalten als den KarlValentin-Orden. Aber das gehört mehr zum zweiten Teil der Ausstellung, die in Augsburg unter dem Titel „Sehnsucht, Strand und Dolce Vita“ das neue Bayern und das neue Italien zeigt. Die Ausstellung in Füssen an der alten Via Claudia, im wunderschönen ehemaligen Benediktinerkloster Sankt Mang, zeigt den Zeitraum von der Antike bis etwa zum ausgehenden 18. Jahrhundert. Weil eine fast 2000-jährige Beziehung auch nicht annähernd voll erfasst werden kann, hat man als Konzept historische Themenbereiche herausgegriffen, die an ausgewählten Personen und Geschichten dargestellt werden. Die getroffene Auswahl an „Darstellern“, wertvollsten Exponaten und die alle Sinne ansprechende Präsentation ist es, was diese Ausstellung so spannend, faszinierend und sehenswert macht. Es beginnt mit der lebensnahen Darstellung des Legionärs Septimius Impetratus, der als Rekrut der 3. Itali- enischen Legion nach Castra Regina (Regensburg) kam und es dort zum Tubist brachte. Der Dichter Venantius Fortunatus schrieb um 565 über eine Reise in die Heimat: „... wenn dann (nach Augsburg) der Weg frei ist und dir nicht der Baier entgegentritt, so ziehe durch die Alpen ...“ Fino al 10 ottobre rimarrà aperta a Füssen e ad Augsburg la grande esposizione culturale 2010: Bayern – Italien organizzata dal Land Bavarese. L’autore ci invita alla visita della manifesta­zione soffermandosi sugli aspetti più interessanti del rapporto culturale tra i due Paesi. Über das Mittelalter erfährt der Besucher, wie ein Langobardenkönig sich seiner Braut, der Agilolfingerin Theodolinde zu erkennen gab, indem er die Streitaxt mit gewaltigem Hieb in den Baum schlug; wie der Leichnam eines römischen Märtyrers aus den Katakomben ins Kloster Tegernsee kam und dort das nach ihm benannte, heilsame Quirinsöl vermarktet wurde; wie der italienische Herzog Welf IV erfolgreich durch Heirat an die süddeutschen Besitzungen der Welfen gelangte; aber der 16-jährige Konradin sein Staufererbe in der Schlacht mit Karl von Anjou verlor und dafür samt seinen Gefolgsleuten in Neapel den Kopf hinhalten musste; wie der Wittelsbacher Ludwig der Bayer nach Rom zog und zum ersten deutschen Kaiser wurde, der ohne die Zustimmung des Papstes gekrönt wurde und auf dem Weg nachhause ein Madonnenbild aus Pisa als Gnadenbild für die Gründung des Klosters Ettal mitnahm. Die Kaiserkrone in der Ausstel- lung ist aber leider nur eine Replik aus Neugablonz. Dann erreichen wir den wirklich spannenden Teil der Ausstellung zum globalen Handel der damals existierenden Welt, für den die Alpenpässe zu den wichtigsten Verkehrswegen gehörten. Als Protagonist dieser Zeit hat man den Füssener Goldschmied, Schmuck- und Kunsthändler Hans Jakob König gewählt, der in den 1570er Jahren nach Venedig übersiedelte. Sowohl die Gonzaga und Medici als auch Kaiser Rudolf II. gehörten zu seinen Kunden; ein prachtvolles Porträt, zugeschrieben Paolo Caliari, gen. Veronese, drückt gleichermaßen seinen Reichtum und sein Selbstbewusstsein aus. Die Art der Waren, die Rolle der großen Handelsfamilien, die Abwicklung der Geschäfte z. B. im berühmten Fondaco dei Tedeschi am Rialto in Venedig, das Finanz- und das strapaziöse, riskante und teure Transportwesen durch die Rottfuhrleute werden anschaulichst und eindrucksvoll dargestellt. Die nächsten Episoden drehen sich um den Austausch von Kunst und Wissenschaft zu dieser Zeit. Das Spiel der Laute wurde am ausgehenden Mittelalter überall in Europa Mode, doch nur in und um Füssen, begründet von der Familie Tieffenbrucker, war die Herstellung des Instruments wirklich bedeutend. In einigen italienischen Städten beherrschten die Allgäuer Lautenbauer die Branche völlig. Zu Beginn des 17. Jahrhunderts verlor zwar die Laute in der Musik an Bedeutung, aber der Bau der jetzt führenden Violine wurde in Cremona von den Amati und Co. mit der Füssener Lautentechnik veredelt. INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er CULTURA Das Benediktinerkloster St. Mang in Füssen Foto: Füssen Tourismus und Marketing / Rainer Paulick, Füssen Einen besonders passenden Rahmen finden die vielfältigen Werke der Humanisten Regiomontanus, Celtis und Peutinger, die alle drei auf längeren Reisen nach Italien wesentliche Anstöße für ihre Bemühungen zur Verbreitung der humanistischen Kultur in Bayern bezogen. Ihre Schaffensgebiete Astronomie und Mathematik, Dichtung und Bildungspolitik und die humanistische Erforschung des römischen Augsburg werden mit prachtvollen Ausstellungsstücken belegt – im 1. Stock der herrlichen Bibliothek des Klosters. Um 1600 begannen im Zeichen der Gegenreformation und besonders ausgelöst durch den streng katholischen Kurfürsten Maximilian religiöse Einflüsse aus Italien in Bayern wirksam zu werden. Der Kurfürst rief die Kapuziner nach München, wo sie ihr erstes Kloster gründeten. Ihr Oberhaupt war der Hl. Laurentius von Brindisi, der für Maximilian nicht nur bei Kaiser Rudolf II in Prag politisch tätig wurde, sondern auch eine religiös geprägte Freundschaft mit ihm hatte. Die Kapuziner wurden sehr beliebt durch Volksnähe und tätige Nächstenliebe. In die gleiche Zeit fällt auch die Episode der Stiftung einer LoretoINTERVen t i Kapelle durch den Rosenheimer Kaufmann Georg Schaur, der dies auf einer Reise nach Italien gelobte. Weitere Loreto-Kapellen wurden gebaut und entwickelten sich zu beliebten Wallfahrtsorten. Nach dem 30-jährigen Krieg begann in Bayern eine friedliche Zeit unter dem Kurfürsten Ferdinand Maria, mit dessen junger Frau Henrietta Maria Adelaide aus Turin italienischer Stil in das noch strenge Hofzeremoniell einzog. Zunächst wurde die französisch orientierte Cousine Ludwigs XIV noch zurückgehalten durch einen pingeligen Hofkammerpräsidenten, der sich über die Ausgaben für Limonen und Pomeranzen aufregte und eine gestrenge Habsburger Schwiegermutter; doch nach dem Sturz des ersteren und dem Ableben der zweiten, vor allem aber nach der Geburt eines Thronfolgers konnte Henriette Adelaide ihre Vorstellungen vom italienischen Barock durchsetzen. So verdanken wir dem Ende ihrer Kinderlosigkeit die Theatinerkirche in München als Gelübde des Königspaares für einen Thronfolger. Wir belächeln heute vielleicht als Prunksucht Extravaganzen wie den Nachbau des venezianischen Bucintoro auf dem Starnberger See, doch ge­schah dies vor allem unter dem Aspekt der Ansprüche absolutistischer Herrschaft und einer neuen Stellung Bayerns unter den europäischen Höfen, vor allem im Spannungsfeld zwischen Habsburg und den Bourbonen. Gegen das Ende der Ausstellung wird das Kloster St. Mang selbst zur großartigen Ausstellung mit seinem Kaisersaal, dessen herrliches Deckenfresko von dem „stiftkempischen Hofund Cabinetsmahler“ Franz Georg Hermann von 1720 bis 1722 ausgeführt wurde. Auch er hatte seine Ausbildung acht Jahre lang in Rom empfangen, zur gleichen Zeit wie die Gebrüder Asam; der Füssener Festsaal ist eines der Glanzbeispiele des barocken Kulturtransfers zwischen Italien und Bayern. Schließlich ist noch ein Raum Benedikt von Norcia gewidmet, denn das Kloster Sankt Mang, das etwa 840 gegründet wurde, geht in seiner jetzigen Ausführung auf das frühe 18. Jahrhundert zurück. Das Deckengemälde des Kapitelsaals ist dem mustergültigen Lebenswandel von Benedikt gewidmet, sodass die Mönche im wahrsten Sinne des Wortes zu Ihrem italienischen Vorbild aufschauen konnten. < 27 28 CULTURA Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Impossible Venice Interview mit der Dokumentarfilmerin Anny Carraro L’immagine della “Serenissima”, mostrata attraverso gli occhi di diverse persone ed artisti è la principale prospettiva che contraddistingue la produzione di Anny Carraro, documentarista indipendente. Nata a Mirano, in provincia di Venezia, l’autrice mostra la sua città nei suoi mille aspetti e infinite sfaccettature... Accanto al suo lavoro in qualità di traduttrice ed interprete, gira e produce film documentari che hanno come tema principale proprio la Serenissima. Dopo la maturità conseguita a Venezia, Anny vive e studia in diversi paesi europei, per poi stabilirsi definitivamente a Monaco di Baviera, facendo la pendolare tra il capoluogo bavarese e la sua amata Venezia. La 67esima edizione del Festival di Venezia la vedrà protagonista con una co-produzione USA-Italia sulla vita del poeta russo Josef Brodsky, premio Nobel nel 1987. È possibile scaricare alcuni trailer dei film che la regista ha girato e prodotto a partire dal 2002. (www.italiandoc.it/films/1185.htm). Sylvia Kroupa INTERVenti (IV): Woher aus Italien kommst Du genau und welches Bild würdest du von deinem familiären und kulturellen Background zeichnen? Anny Carraro (AC): Ich stamme aus Venedig, aus der gleichnamigen Provinz vom Festland; ich bin in Venedig aufgewachsen und dort bis zum Abitur in die Schule gegangen. Danach begab ich mich auf die Reise durch Europa. Ich habe in England, Frankreich und Deutsch­land studiert. In Deutschland habe ich dann auch geheiratet und in München wurde meine Tochter geboren. Sie ist inzwischen erwachsen. IV: Du nennst dich ja Anny mit Vornamen. Ist dies dein Künstlername? AC: Mein echter Name ist eigentlich Annamaria, aber ich wurde in der Familie schon immer Annì genannt und darum ist Annì auch zu meinem Künstlername geworden. IV: Wann und warum bist Du nach Deutschland gekommen? AC: Also es kommt mir so vor, als sei ich schon seit ewigen Zeiten in Deutschland, denn ich fühle mich hier genauso zu Hause wie in Venedig. Der Hauptgrund, weshalb ich nach Deutschland, und zwar nach Wiesbaden kam, war die Liebe. Ich folgte meinen zukünftigen Ehemann, der in Wiesbaden lebte und studierte. Später hat es mich – glücklicherweise – nach München verschlagen und seitdem fühle ich mich hier heimisch. IV: Du hast ja als Dolmetscherin und Übersetzerin gearbeitet. Zum Dokumentarfilm kamst Du erst sehr viel später? Was war der Auslöser dafür? AC: Ich habe in München an der Uni studiert und eine Übersetzer- und Dolmetscherausbildung absolviert. Diesen Beruf übe ich noch heute mit Leidenschaft aus. Zum Filmen bin ich eigentlich auch durch das Übersetzen und Dolmetschen gekommen. Ich besuchte einen Masterkurs an der Universität von Forlì (in der Nähe von Bologna), der das Dolmetschen und Übersetzen für Medien zum Inhalt hatte. Nach dem Masterstudium war ich so neugierig, dass ich eine weitere Ausbildung im Bereich Regie und Filmproduktion abgeschlossen habe. Seitdem drehe und produziere ich aktiv Dokumentarfilme. IV: Deine Dokumentarfilme sind unter dem Begriff von Kunst/Kultur und Venedig entstanden. Gibt es auch andere Themen, die Du als Grundlage verwendet hast? AC: Im Grunde genommen sind meine Themen hauptsächlich mit Kunst und Kultur verbunden und vor allem immer im Zusammenhang mit der Stadt Venedig. Wann immer es einen Bezug zu dieser unerschöpflichen Stadt gibt, versuche ich ihn aufzugreifen. INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er CULTURA Stadt Venedig, gesehen mit den Augen dieses vielleicht letzten großen und visionären venezianischen Malers De Luigi. IV: Sind einige Deiner Filme Auftragsarbeiten oder hast Du Dir die Themen alle selber ausgesucht? AC: Die meisten Filme behandeln Themen, die ich mir selbst ausgesucht habe, die mich gereizt und interessiert haben. Ungefähr fünf Filme, die ich produziert habe, sind als Auftragsarbeiten entstanden. Die jüngste Auftragsarbeit ist der Film über die Ankunft von Konfuzius in Venedig aus dem Jahr 2009, den ich im Auftrag der Universität von Venedig gedreht habe. Auch die Filme „Eti-Etik Nahor - Home“, der nach Israel verkauft wurde, sowie „Ursula Huber - Teste“, „Viscuso - Twin Towers“ und „Ricarda Peters - Beyond Polarity“ aus dem Jahr 2004 sind Auftragsarbeiten gewesen. IV: Welche Doku würdest du als Deinen Lieblingsfilm bezeichnen und auf welche bist Du besonders stolz? AC: Besonders stolz bin ich auf den INTERVen t i Kurzdokumentarfilm „Impossible Venice“, für den ich auch internationale Auszeichnungen erhalten habe. Der Film dauert nur 16 Minuten, hat mich aber wahnsinnig viel Arbeit und kreative Energie gekostet. Das Ergebnis hat mich dann besonders glücklich gemacht. Der Inhalt des Films ist schwer zu beschreiben, da er keine narrative Form hat, sondern sich aus der Aneinanderreihung der Bilder des Malers Ludovico De Luigi und der Hintergrundmusik von Olga Neuwirth ergibt. Diese Komponistin dachte ich entdeckt zu haben, musste dann aber feststellen, dass sie als Komponistin elektronischer Musik weltweit sehr berühmt ist. Ich habe sie persönlich kennengelernt und war fasziniert von ihrer Musik. Ich hatte nämlich sehr lange nach den passenden Klängen für die Bilder des Malers Ludovico De Luigi gesucht und in der Musik von Olga die kongeniale, passende Komposition gefunden. Der Film zeigt die IV: Im Aufzeigen verschiedener geschichtlicher Epochen und dem Wandern zwischen den Epochen, wie es etwa die Bankangestellte Karin macht, die jedes Jahr am Venezianischen Karneval als Dame des 18. Jahrhunderts teilnimmt, oder auch die Bildinhalte in den Werken des Malers Ludovico De Luigi, scheine ich einen Hauch von Larmoyanz zu bemerken. Ist dies eine Eigenart in der Mentalität der Venezianer, die Du zum Ausdruck bringen wolltest? AC: Das weiß ich selbst nicht genau. Im Grunde genommen verfolge ich diese Gestalten, weil ich sie als besonders interessante Personen oder Künstler empfinde. Für mich ist es interessant, durch deren Augen ein Venedig zu erleben. Denn es gibt so unendlich viele Facetten dieser Stadt und es reizt mich immer wieder diese aus der Sicht der verschiedenen Protagonisten meiner Filme zu zeigen. IV: Dein Film „Viscuso Twin Towers“ ist sehr beeindruckend. Wie ist dieser Film entstanden? AC: Er entstand als Auftragsarbeit für die Marketinggesellschaft des Künstlers anlässlich einer großen Freiluftveranstaltung im Jahr 2004, an welcher viele Künstler zur Zeit der Filmfestspiele Venedigs ihre Werke ausgestellt haben. Der Künstler Viscuso ist sehr vielseitig. Er arbeitet als Bildhauer, Maler und Musiker und hat eine faszinierende Persönlichkeit. Er hat am Strand vor dem Hotel Excelsi- 29 30 CULTURA or am Lido von Venedig die Twin Towers aus Plexiglas aufgestellt. Sie sind als seine Liebesbotschaft von Kunst und Schönheit und als seine Antwort auf das schreckliche Ereignis, die Zerstörung der Twin Towers in New York, zu sehen. IV: Kannst du ein bisschen was zu deiner jüngsten Doku über den Literaturnobelpreisträger Joseph Brodsky erzählen, der demnächst auf dem Internationalen Filmfestival in Venedig vorgestellt werden soll? Joseph Brodsky wäre heuer 70 Jahre alt geworden. AC: Ich kann diesen Film nicht als meinen eigenen Dokumentarfilm bezeichnen, da es sich um eine CoProduktion handelt und ich die CoAutorin bin. Die Hauptautorin ist eine amerikanische Kollegin, Jan Andrews, die ich seit vielen Jahren kenne. Ich habe die venezianische Seite der Doku übernommen und sie hat den Hauptteil gedreht. Auch die Synchronisa­ tion der italienischen Version habe ich fertig gestellt. Zurzeit wird an einer russischen Version gearbeitet. Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er IV: Ähnlich wie Joseph Brodsky bist Du ebenso eine Wanderin zwischen zwei Welten. Brodsky verbrachte die Winter in Venedig und die Sommer in New York. Du hingegen pendelst zwischen Venedig und München. Welche Vorzüge daran genießt du besonders? AC: Ich glaube, ich genieße alle Vorzüge, die man sich nur ausdenken kann. Für mich ist es eine große Bereicherung, dieses Pendlerleben zu führen. Es passt sehr gut zu meinem Charakter und meiner Persönlichkeit und ich könnte nicht mehr darauf verzichten, mich in den beiden Kulturen zu bewegen und zu Hause zu fühlen. Dies übrigens im Gegen­satz zu Brodsky, denn er hat nie Italienisch gelernt, aus welchen Gründen auch immer. Er sprach sehr gut Englisch, denn er hat all seine Prosa auf Englisch geschrieben. Ich versuche immer zu verstehen, warum Brodsky nie Italienisch gelernt hat, bin aber bis dato nicht dahinter gekommen. Aus sprachlicher Sicht betrachtet war Brodsky in Italien immer ein Fremder. IV: Der Titel des Films über Brodsky „In the Prison of Latitudes“ bezieht sich natürlich in erster Linie darauf, dass Brodsky verhaftet und nach Sibirien ausgewiesen wurde. In einem weiteren Sinn könnte man den Titel aber auch so interpretieren, dass jeder ein Gefangener in seinem eigenen Selbst ist, das heißt, nur schwer über den eigenen Schatten springt. Wie siehst Du das? Kann man nicht jederzeit die Fesseln seines Schicksals sprengen? AC: Dieser Titel ist ein Zitat aus dem Werk von Brodsky und ein Verweis auf seine Gefangenschaft in Sibirien. Er hat sich immer als Gefangener gefühlt, die ganze Zeit, schon als er bei seinen Eltern in Leningrad lebte, später natürlich in der Gefangenschaft in Sibirien und auch, als er in die freie Welt nach Amerika kam. Brodsky hatte immer dieses Gefangenschaftsgefühl. Bei mir ist es total anders, ich kann jederzeit über meinen eigenen Schatten springen, vielleicht dank dieser Erfahrung, die ich in meinem Leben gemacht habe, die mich immer wieder belebt und bereichert. IV: Wie würdest Du die Mission in Deinem filmischen Schaffen definieren oder welche Mission verfolgst Du? AC: Ich weiß nicht, ob ich wirklich mit Absicht eine Mission verfolge. Ich möchte den Menschen Kunst und Kultur in dem Sinn vermitteln, dass ich keine Antworten gebe, sondern Fragen aufwerfe. Ich möchte etwas zeigen und meistens sagt man mir, dass meine Dokumentarfilme vielschichtig sind, so dass jeder eine eigene Antwort finden kann. Ich möchte keine aufgezwungenen Meinungen zu meinen Themen abgeben, sondern die Antworten offen lassen. Das wird nicht immer geschätzt. < INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er DOSSIER Piove sempre sul bagnato Paure e speranze dell’umanità, tra catastrofi naturali, crisi economica e globalizzazione pescatori di gamberi in Argentina, i coltivatori di rose in Kenya, i produttori di mozzarella di bufala in Campania. La Piove sulla Theresienwiese e sulle migliaia di pellegrini cenere ha mandato in cenere i conti delle compagnie aeree che partecipano alla messa di chiusura del 2. Ökumenischer e di moltissime aziende attive nel commercio internazionaKirchentag. Piove e fa freddo. È domenica 16 maggio 2010, le e i cui affari sono strettamente legati al trasporto aereo. ultimo dei cinque giorni della manifestazione. Festa Le borse non hanno esitato a reagire in senso negativo. Gli dell’Ecumenismo, ovvero dell’universalità. Al centro del esperti che hanno giocato a fare i calcoli hanno stimato campo una grande croce bianca. Sul palco, ai canti si alter- l’ammontare complessivo del danno economico intorno ai nano i discorsi di laici e ministri delle religioni cristiane, venti miliardi di euro. Una cifra enorme. Niente male per un evangelica, cattolica, ortodossa, valdese e quant’altro. Si solo vulcano. Fortunatamente ora si è calmato e si spera rivolgono ai fedeli convenuti, ai credenti, ai meno credenti che la tregua duri a lungo. Ma la lezione da imparare è e ai curiosi come me. Parlano alla gente, alle migliaia di stata chiara: siamo in balia della natura. E non tenerne famiglie, ai gruppi venuti da tutta la Germania. Ci sono conto vuol dire aumentare i rischi che si nascondono in moltissimi giovani. Li osservo e mi chiedo quali siano i loro ogni situazione caratterizzata da incertezza. Cosa può costarci molto caro. Chi ha costruito la sua casa alle penpensieri, quali i loro sentimenti, i loro bisogni. dici del Vesuvio farebbe meglio a non dimenticare questa lezione. Pioggia e cenere Die Naturkatastrophen und die La primavera 2010 verrà ricordata Auswirkungen der Globalisierung come una delle più piovose e fredde zwingen zu einer Überprüfung der Olio nero mai registrate. Alla faccia del riscal- aktuellen Entwicklungsmunster. Agli imprevisti e imprevedibili fenodamento globale. Nel mese di maggio Es ist aber nicht klar, wer die meni naturali sopradescritti, si sono a Monaco di Baviera è caduta tanta di notwendigen Maßnahmen treffen aggiunti, in questa sfortunata primaquella pioggia come non si ricordava a sollte und wie. Wir leben im Herzen vera, gli effetti meno imprevedibili, memoria d’uomo. Fa bene all’agricol- einer tiefen Krise nicht nur der Ökoma ben più disastrosi della mano e tura, ha detto qualcuno, sicuramente nomie aber auch der Gesellschaft della testa dell’uomo. Nel Golfo del non un gestore di Biergarten. In Polo- und der allgemeinen Werte. Messico si sta consumando una catania ci sono state pesanti alluvioni, le Kann der heutige Mensch die Angst strofe ecologica senza precedenti. più gravi da oltre un secolo. Gli alla- in Vertrauen verwandeln und Il venti aprile scorso la piattaforma gamenti hanno interessato anche la erneut hoffen? petrolifera Deepwater Horizon della Germania e l’Ungheria. In gran parte compagnia British Petrolium (BP) è d’Europa il mal tempo ha causato danni notevoli e vittime. esplosa e ha preso fuoco. Due giorni dopo si è inabissata. Piove sempre sul bagnato, dice un vecchio proverbio, a Le cause sono ancora poco chiare, e tuttavia sono emersi significare la tendenza degli eventi a riprodursi, nel bene particolari inquietanti. L’anello di cemento collocato sul come nel male, e perfino ad accanirsi, quando la malvagità foro di trivellazione del pozzo sottomarino era sottodimendel caso ci mette lo zampino. Ma non solo acqua è piovuta. sionato e non ha garantito la tenuta della pressione dei Nell’isola più settentrionale e lontana del Vecchio Conti- gas. Questi sono risaliti sino alla piattaforma provocando nente, l’Islanda, un vulcano dimenticato e dal nome impro- l’esplosione e l’incendio. Dal venti aprile ogni giorno una nunciabile si è risvegliato e ha cominciato a sputare fuoco quantità stimata tra 800.000 litri e tre milioni di litri di olio e cenere. Questa in parte è ripiovuta a terra in parte è nero si sono riversati nell’oceano. Il delta del Mississippi, rimasta in quota in balia dei venti che hanno soffiato in una delle più grandi riserve naturalistiche degli Stati Uniti, direzione Sud interessando un’area così vasta da bloccare è gravemente minacciato e con esso la vita di centinaia di il traffico aereo di mezza Europa per quasi due settimane. specie animali e l’economia costiera di quella parte Migliaia di aerei sono rimasti a terra. A terra sono rimasti dell’America. La grande profondità a cui è stato trivellato il equipaggi, passeggeri e merci. Ne hanno fatto le spese i sottosuolo marino, 1500 metri, e a cui è avvenuta la fuoPasquale Episcopo INTERVen t i 31 32 DOSSIER Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Golfo del Messico 20 maggio 2010. Incendio della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon (Wikipedia). riuscita di petrolio, rende difficile arginare la perdita. Una prima azione, peraltro molto criticata, è consistita nel riversare in mare milioni di litri di solventi. Sostanze chimiche biodegradabili, ma altamente tossiche, il cui scopo è quello di dissolvere il greggio, disperdendolo. Sembra che BP abbia ordinato l’acquisto in blocco di gran parte delle riserve mondiali. Mentre in superficie sono stati usati i solventi, in profondità si è tentato in vari modi di chiudere la bocca del pozzo e fermare la fuoriuscita di greggio. Nel momento in cui scriviamo, sono già stati effettuati tre diversi tentativi, purtroppo senza successo. Non solo, dopo il fallimento del terzo tentativo, l’operazione denominata Top Kill, la quantità di olio nero che si è riversata in mare è perfino aumentata. Ora si sta eseguendo il quarto tentativo. Ma pessimismo, frustrazione e rabbia non lasciano spazio alla speranza e sono molti, adesso, coloro che credono che la perdita si fermerà soltanto all’esaurimento del giacimento, quattro mila metri più sotto rispetto all’apertura del pozzo. Sempre che non si provveda a chiuderlo con una carica nucleare. Di male in peggio. Secondo l’italiana Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) è probabile che il giacimento contenga complessivamente tre miliardi di barili di petrolio, equivalenti a circa 450 milioni di tonnellate. Una quantità impressionante. Si fanno intanto le prime stime dei danni. Anche qui si tratta di miliardi. Miliardi di dollari, nessuno può dire esattamente quanti. Il presidente Obama ha affermato senza mezzi termini che il prezzo economico del disastro dovrà essere interamente pagato dalla BP, ma se la compagnia petrolifera britannica continuerà a precipitare in borsa come è successo dal giorno dell’incidente (a tutt’oggi ha già perso un terzo del suo valore), è improbabile che sarà in grado di farlo. La questione è però un’altra. La questione è se sia lecito e giusto ridurre ogni cosa ad un conto economico, a un bilancio di numeri, ad un flusso di cassa, o se invece non si debbano considerare altre variabili, meno misurabili forse, ma non per questo di minor valore. Al contrario. Variabili dal valore così alto da essere inestimabile. Su tutta questa drammatica vicenda incombono molteplici interrogativi, uno però prevale sugli altri: che conseguenze avrà l’inquinamento sulla salute del pianeta? La dimensione della catastrofe è tale da farci porre fin da ora la questione se l’enorme macchia di greggio rimarrà localizzata, o se si allargherà. Se a contribuire all’allargamento non potrà essere la Corrente del Golfo, che nasce proprio nel Golfo del Messico e che trasporta acqua tiepida fino al Nord Europa, mitigandone il clima. Quando i solventi chimici avranno scomposto la struttura del greggio e lo avranno disperso, non ci sarà da meravigliarsi se sciami di miliardi di invisibili particelle di olio nero invaderanno l’Oceano Atlantico fino a giungere sulle coste settentrionali dell’Europa e chissà dove ancora. INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er DOSSIER li, la parola globalizzazione è nata in un contesto più spicGlobalizzazione Cenere dal cielo e greggio dal mare: a quanto pare la catamente socio-economico. La sua origine storica è coinciglobalizzazione prima che dall’uomo è stata inventata da sa con il progressivo allargamento delle relazioni internazioMadre Natura. Che l’impatto dell’azione dell’uomo sugli nali, sulla spinta di sempre maggiori interessi economici. Il equilibri naturali abbia una portata globale è cosa ormai 28 maggio l’azienda americana Apple ha avviato le vendite accertata. Il tubo di scappamento della nostra auto contri- in Europa del suo ultimo prodotto, l’iPad. Un concentrato di buisce a cambiare il clima sulle nostre teste come su quelle tecnologia, combinazione perfetta di hardware e di software, di chi vive dall’altra parte del mondo, che probabilmente che si aggiunge ad altri prodotti come iPod e iPhone, tutti un’auto nemmeno ce l’ha. Tutto questo lo sappiamo bene e altamente innovativi e che hanno sfondato i mercati montuttavia non rinunciamo all’auto. Ma quel che è più grave è diali. Solo qualche giorno prima era uscita la notizia che la che non rinunciamo a intraprendere attività che comportano Apple ha superato la Microsoft per valore di capitalizzazione rischi ben più alti per l’umanità intera. È evidente che se in borsa ed è diventata la prima azienda hi-tech americana continuiamo a trivellare il fondo marino a profondità sempre e nel mondo. Se prendiamo in mano un iPod su retro leggiamaggiori, la capacità di contrastare efficacemente i rischi di mo che è stato assemblato non negli USA, ma nel Paese che un incidente diventa minore. Ovviamente, un criterio elementare di prevenzione sarebbe quello di sovradimensionare gli impianti. Una cosa che la BP deve aver sottovalutato. Ora sta pagando l’errore e rischia di essere fagocitata dal cinismo dei mercati. Ma a farne le spese sarà soprattutto la collettività. Sovradimensionare gli impianti è una misura tecnica imprescindibile quando rischi e incertezze sono alti. Ma non sempre basta. Pensiamo ad esempio alle centrali per la produzione di energia nucleare. Una centrale sicura al 100% non esiste. Si dirà che oggi la tecnologia consente di raggiungere standard di sicurezza impensabili soltanto un quarto di secolo fa, al tempo dell’incidente di Chernobyl. Questo sarà anche vero, ma Islanda aprile 2010. Eruzione del vulcano Eyjafjallajökull (Wikipedia) rimane il fatto che alla pur bassissima probabilità che un incidente occorra, può corrispondere un è diventato la fabbrica del mondo, la Cina. La Cina ha infateffetto catastrofico per l’umanità intera. Molti ricorderanno ti ancora un costo della manodopera e salari molto bassi e i giorni da incubo che seguirono quell’incidente, quando una per questo motivo riceve lavoro da Europa e America e crenube radioattiva si sollevò e gironzolò su vaste zone dell’Eu- sce a ritmi del 10% annuo. Un ritmo di crescita che riguarda ropa e dell’Asia. Se lo ricordano sicuramente coloro che un miliardo e mezzo di individui, i cui governanti dopo la fine hanno pagato il prezzo più alto. Un prezzo che nessun conto del comunismo hanno scelto la via dell’economia di mercato adottando il modello di sviluppo occidentale. Quello stesso economico può adeguatamente rappresentare. Pur prestandosi a spiegare la portata delle alterazioni modello che oggi è sotto accusa per i guasti che ha creato causate dall’uomo sui delicati equilibri dei fenomeni natura- nella società e i danni provocati al pianeta. È ovvio che se i INTERVen t i 33 34 DOSSIER Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er mercato, peraltro retto da regole poco trasparenti che privilegiano pochi e danneggiano i più, o se esistono altre vie percorribili. La legge della domanda e dell’offerta rappresenta oggi il solo vero modello imperante, che domina sul pianeta Terra e che lo sta trasformando in un immenso bazar. Ma un mercato senza regole che non siano quelle della convenienza e del profitto rischia di diventare una giungla. Il bel giocattolo che abbiamo inventato si potrebbe rompere. Oppure può sfuggirci di mano. Forse ci è già sfuggito di mano. Alle fredde precipitazioni meteorologiche che hanno caratterizzato la primavera 2010 si è aggiunta nelle ultime settimane la doccia ghiacciata rappresentata dalla ipotesi che la moneta unica possa scomparire dai conti in banca di molti cittadini europei come dai loro portafogli, e che questi possano ritornare a riempirsi, si fa per dire, delle vecchie dracme greche, lire italiane, franchi francesi, e persino degli indimenticati, se non rimpianti, marchi tedeschi. “L’Euro è in pericolo e se dovesse fallire, allora fallirà anche l'Europa”. Parole inequivocabili pronunciate non dal signor Pinco Pallino, ma dalla signora Angela Merkel. Apparso nei nostri portafogli il primo gennaio 2002, l’Euro vive oggi la sua prima grande crisi. La crisi è iniziata in Grecia, soltanto ad ottobre 2009 e ora si teme che il contagio si estenda agli altri Paesi del gruppo PIGS, acronimo che sta per Portogallo, Italia, Grecia e Spagna (e che in lingua inglese vuol Chernobyl. Sarcofago del reattore N. 4 della centrale nucleare. Il disastro avvenne il 26 aprile 1986 (Wikipedia). dire “porci”). Dire che l’Euro è figlio della globalizzazione potrebbe essere blematico. La dimensione del meccanismo è tale da render- una affermazione superficiale, e tuttavia è ragionevole ne complessa la governabilità. È un meccanismo creato pensare che almeno in parte la sua creazione si deve alle dall’uomo eppure in buona parte a lui sconosciuto e in cui spinte visibili e non visibili insite in quel complesso fenosi celano trappole insidiose. Dare lavoro ai Paesi emergenti meno. La moneta unica avrebbe fatto l’Europa più forte e può aiutarne la crescita, e questo è positivo. Ma se poi a in grado di affrontare le sfide dei tempi. Ma la sua attuale casa nostra la disoccupazione aumenta drammaticamente, malattia dimostra che una patologia forse ben maggiore quella scelta diventa discutibile. Concorrenza e profitti interessa il contesto che l’ha prodotta. “Mala tempora currunt”, dicevano gli antichi romani, e aziendali non possono essere gli unici criteri di decisione. Dobbiamo capire se vogliamo ridurre il mondo a un grande non si riferivano certo al maltempo. Buoni motivi per procinesi crescono a questi ritmi potranno tra non molto permettersi uno stile di vita paragonabile al nostro. Presto in ogni famiglia cinese ci sarà un’automobile. E dopo i cinesi verranno gli indiani d’India e via dicendo. Non vogliamo e non possiamo impedire che questo succeda e tuttavia non possiamo osservare la crescita di questi grandi Paesi senza provare una certa inquietudine. Se i motori a scoppio delle automobili continueranno ancora per molto ad essere alimentati a benzina, l’inquinamento globale raggiungerà valori ben distanti da quelli tollerabili dall’ecosistema. Altro che sviluppo sostenibile. Con la globalizzazione abbiamo inventato un giocattolo il cui meccanismo di funzionamento poteva essere utile all’umanità e alla sua crescita, ma che si sta rivelando pro- INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er DOSSIER Tramonto su Stromboli visto da Tropea (Wikipedia) nunciare questa frase ce li hanno anche i romani di oggi e non solo loro. Non si era ancora usciti dalla crisi drammatica causata dalla bolla immobiliare, scoppiata in America e poi rimbalzata in Europa, che adesso dobbiamo confrontarci con l’amara prospettiva della bancarotta dell’Euro. Che a sua volta rimbalzerà in America e poi nel resto del mondo. E poi c’è il terrorismo internazionale, l’Iran e l’arricchimento dell’uranio, i conflitti nelle aree calde del pianeta, e via dicendo. Insomma pare proprio che pioverà, ancora e a lungo, sul bagnato. Sole e acqua Che fare allora? Disegnare un nuovo modello di sviluppo, prima che l’attuale modello basato sulla logica del capitalismo danneggi irreversibilmente il pianeta, comporta una visione ed una forza di cui il genere umano non sembra disporre in questo momento storico. Non avendo altre alternative dobbiamo tenerci il modello che abbiamo creato e convivere con le paure che esso genera costantemente. Ma possiamo tentare di modificarlo, almeno in parte, diminuendone le minacce e i rischi che nasconde. Bene ha fatto Barack Obama ad annunciare la sospensione nell’Artico delle trivellazioni off-shore. E bene ha fatto il senato americano ad approvare la riforma della borsa di Wall Street voluta dal presidente. Ci auguriamo riuscirà a fermare la speculazione selvaggia che affonda l’economia. Ma le principali modifiche di cui ha bisogno l’umanità dovranno INTERVen t i essere realizzate soprattutto nel campo dello sfruttamento delle risorse energetiche e naturali. Sole e acqua dovranno diventare le due principali fonti d’energia, disponibili senza restrizioni. Investimenti cospicui dovranno essere fatti nella ricerca e alla tecnologia che avvelena, contamina ed inquina bisognerà sostituire una tecnologia sempre più pulita e gentile. Drastiche modifiche all’attuale assetto sono possibili fin da oggi, se si ha il coraggio di farle. Ma per farle è soprattutto necessario non rinunciare a nutrire la speranza per noi e per i nostri figli in un mondo migliore. In fondo la storia insegna che l’umanità ha attraversato periodi ben più difficili, che ha vissuto tragedie disumane, che ha sofferto drammi inauditi, e poi ne è venuta fuori. La crisi del mondo è oggi più che mai crisi di identità, una crisi dei valori dell’umanità. Ma l’umanità è fatta di uomini e questi sono dotati coscienza e di libertà. Ognuno di loro se vuole può porsi domande e darsi risposte. Ognuno può capire se dentro di lui trovano spazio e tempo e attenzione, esigenze che riguardano le sfere dell’etica e, perché no, anche della spiritualità. Questioni difficili che rischiano di sconfinare nella retorica. E in un tempo in cui i luoghi di culto vanno svuotandosi e sulle coscienze imperversano le bufere causate da scandali vergognosi, risulta ancor più difficile dare, darsi risposte. Piove sempre sul bagnato. Pioveva domenica 16 maggio sulla Theresienwiese e sulle migliaia di pellegrini che partecipavano alla messa. “Ci siamo incontrati in un tempo che quasi ogni giorno ci porta nuove incertezze e tuttavia siamo arrivati insieme a comprendere il messaggio da trasmettere alle future generazioni: che non ci può essere crescita senza solidarietà e riguardo per l’umanità, che è necessario avere coraggio per osare una nuova partenza”. Sul palco la scritta: Damit ihr Hoffnung habt. Perchè abbiate speranza. Stasera è la sera del tre giugno. Dal Golfo è appena giunta la notizia che il pozzo maledetto, dopo un mese e mezzo di tentativi falliti, è stato parzialmente chiuso. Oggi è piovuto tutto il giorno, ma adesso ha smesso. Domani, dicono, sarà bello. < 35 36 S ALU T E Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Emofilia nobile La malattia con il sangue … blu Leonardo Chen L’emofilia è una malattia ereditaria dovuta ad un errore genetico contenuto nel cromosoma X: tale difetto non permette la produzione di un fattore necessario per iniziare il processo della coagulazione. Una persona malata di emofilia può dissanguarsi solo a causa di una piccola ferita. L`essere umano possiede 23 paia di cromosomi, l’ultimo paio dei quali determina il sesso: se il 23o paio è XX, allora il soggetto è una femmina, se è XY, il soggetto è un maschio.. L’emofilia è rara nel sesso femminile perché il cromosoma X sano compensa l’errore nel cromosoma X affetto da emofilia. Nel maschio invece il cromosoma X, nel quale sono contenuti i geni della malattia, non è compensato da quello Y. Se per esempio una donna portatrice di emofilia con X “sano” e X “emofiliaco” si sposa con un uomo XY non emofiliaco, per i figli vi saranno quattro possibilità: 1) X “sano” della donna + X “sano” dell’uomo = una figlia sana (X X) 2) X “sano” della donna + Y dell’uomo = un figlio sano (X Y) 3) X “emo” della donna + X “sano” dell’uomo = una figlia portatrice (Xe X) 4) X “emo” della donna + Y dell’uomo = un figlio emofiliaco (Xe Y) Tra le curiosità che caratterizzano le famiglie reali, una delle più note è l‘attitudine a contrarre l‘emofilia. Attraverso la genetica, cerchiamo di capire il perché. In Europa una volta si credeva che la nobiltà fosse ereditaria e benedetta da Dio e che chi non avesse sangue nobile non sarebbe potuto diventare re: la Grecia, per esempio, quando fu liberata dalla dominazione ottomana nell’800, scelse un re di origine tedesca purché di sangue nobile. Anche il Messico nominò un re tedesco di sangue nobile. Sfortunatamente, questo sangue nobile è alle volte anche un sangue malato di emofilia: probabilmente è proprio dalla famiglia tedesca di Saxe-Coburg che la malattia si è diffusa in molte famiglie nobili dell’Europa. Questa malattia “nobile” derivava probabilmente da una “portatrice” della famiglia di Saxe-Coburg. Si dice infatti che il principe di Saxe-Coburg avesse sposato una principessa ungherese, Antoinette de Kohary, che era portatrice di emofilia. Sua nipote Victoria, principessa di Saxe-Coburg (1786 – 1861), sposò Edward, Duca di Kent (1767 – 1820) e da questo matrimonio nacque una figlia portatrice: Vittoria (1819 – 1901), la grande regina inglese. Si dice però anche che la regina Vittoria fosse figlia illegittima e che avesse ereditato l’emofilia da una donna portatrice amante del padre. Vittoria sposò suo cugino Albrecht von SaxeCoburg-Gotha (1819 – 1861) e da questa unione nacquero nove figli, dei quali Leopold era emofiliaco e Alice e Beatrice portatrici. Leopold sposò Helena di Waldeck-Pyrmont dalla quale ebbe due figli: Alice e Charles Edward. Quest´ultimo non era emofiliaco, ma Alice, che era portatrice, sposò Alexander von Teck dalla cui unione nacque un figlio emofiliaco, Rupert von Teck. Alice (figlia della regina Vittoria) sposò Louis (Ludwig) von Hesse-Darmstadt e dei loro sette figli tre erano affetti da emofilia, tra cui Frederich von Hesse (1870-1873), e due ne erano portatrici, Irene ed Alix. Frederich morì all’età di tre anni. Irene sposò Heinrich von Preussen, dalla cui unione nacquero due figli emofiliaci, Waldemar e Heinrich von Preussen. Alix diventò Zarina di Russia sposando Nicholas II: essi ebbero cinque figli, quattro femmine e un figlio, Alexei, emofiliaco. Siccome tutti i componenti della famiglia furono fucilati nel luglio 1918, non sappiamo quali delle donne fossero portatrici. Beatrice (figlia più giovane della regina Vittoria) sposò Prinz Heinrich von Battenberg, e tre dei loro figli erano affetti da emofilia; Leopold Mountbatten e Maurice von Battenberg erano emofiliaci e Vittoria Eugenia von Battenberg (Ena) portatrice. Ena sposò Alfonso XIII di Spagna, dalla cui unione risultarono due figli emofiliacil, Alfonso (principe d’Asturias), e l’Infante Gonzalo, e un figlio sano, Juan, padre di Juan Carlos di Spagna. Questa malattia cosiddetta “reale”, iniziata dalla famiglia Saxe-Coburg, si è poi diffusa nelle famiglie reali della Germania, dell’Inghilterra, della Prussia, della Russia e della Spagna. Oggi questa malattia ereditaria è trattabile con l’infusione di fattori di coagulazione, ma sembra che questo male sia adesso sparito dalle famiglie reali di Spagna e Inghilterra. < INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er SA L U T E Stitichezza I consigli del farmacista per lenire questo fastidioso disturbo Francesco Spanò CHE COS'È La stipsi, detta anche stitichezza o costipazione, è in generale definita come la difficoltà di svuotare con regolarità l'intestino (meno di due o tre evacuazioni alla settimana). In presenza di stipsi, oltre ad evacuazioni molto diradate, si nota una diminuzione della massa fecale, un aumento della consistenza della stessa (le feci sono spesso dure), una difficoltosa espulsione e in alcuni casi un senso di svuotamento incompleto del retto. Ciò può provocare, o può aggravare se già presenti, disturbi emorroidali, fistole e ragadi anali. Le evacuazioni possono avere una frequenza fra tre al giorno e tre alla settimana, il tempo di transito intestinale è di circa 60 ore nell'uomo e 70 nelle donne. Nei paesi occidentali circa il 20% della popolazione adulta soffre di questo disturbo, con una netta prevalenza del sesso femminile; il problema della stitichezza esordisce intorno ai 20-30 anni di età e si intensifica col passare del tempo. Eine ebenso lästige wie häufige Beeinträchtigung der Gesundheit ist die Verstopfung. Eine typische Störung unserer Zeit von der ein größer Teil der westlichen Welt betroffen ist. Mit Hilfe eines angemessenen Lebensstils – von ausgewogener Ernährung bis zu leichter körperlicher Betätigung – kann man dem Leiden jedoch entgegen wirken. INTERVen t i LE CAUSE La stipsi è diventato un problema particolarmente sentito specialmente in questi ultimi decenni e uno dei motivi che sta alla base di questo disturbo è il ritmo frenetico imposto dalla vita moderna. Le cause principali della stipsi sono però varie: • Scorrette abitudini alimentari. In particolare nei paesi occidentali la dieta tende ad essere ricca di cibi ad alto contenuto calorico, ricchi di proteine e carenti di fibre alimentari; le fibre sono infatti capaci di stimolare naturalmente la peristalsi intestinale e quindi di favorire il corretto funzionamento dell'intestino; un ridotto consumo delle stesse, determina scompensi a livello intestinale. • Scarsa assunzione di acqua durante la giornata. • Stress Anche l'inattività fisica e lo stress sono stati proposti come fattori capaci di alterare il transito intestinale, anche se ciò non è stato ancora completamente dimostrato. • L’intestino è un organo particolarmente sensibile ai fattori emotivi: ansie, preoccupazioni, ritmi di lavoro frenetici, nervosismo, possono influire negativamente sul suo corretto funzionamento. • Trattamenti farmacologici L’utilizzo prolungato di lassativi irritanti o di altri farmaci che influiscono sull'apparato gastrointestinale può contribuire all'insorgenza o all’aggravamento della stitichezza. COME COMPORTARSI La stipsi può essere prevenuta e/o curata apportando alcune semplici modifiche al proprio stile di vita. Bisogna imparare a mangiare regolarmente cibi ricchi di fibre, cereali integrali, verdure e frutta, a bere molto durante la giornata e fare attività fisica per favorire la mobilità intestinale. Inoltre è possibile fare uso periodicamente, ma senza abusarne, di lassativi. Il farmacista saprà sicuramente aiutarvi a scegliere il lassativo più adatto al vostro problema. < Praxiszentrum beim Viktualienmarkt CENTRO MEDICO BILINGUE Medicina generale, flebologia e scleroterapia Dott. Univ. Parma Stephan Guggenbichler Dr. med Katrin Hoehne Frauenstr. 17, 80469 München Tel.: 089/299952, Fax: 089/29163732 E-Mail: [email protected] www.beinsprechstunde.de 37 38 ALMANACCO Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Una tastiera ”impegnata“ Intervista alla pianista catanese Serena Chillemi Laura Martegani INTERVenti (IV): Da Catania a Monaco è un bel salto. La decisione di venire a Monaco è stata dettata da un desiderio personale oppure dalla possibilità di perfezionarsi al Conservatorio Richard Strauss? Serena Chillemi (SC): La decisione è sicuramente stata dettata dal fatto di poter studiare al Conservatorio Richard Strauss. In Italia avevo conseguito il diploma al Conservatorio Antonio Scontrino e volevo continuare a studiare. In Sicilia, in mancanza di strutture, non c’era la possibilità di continuare il perfezionamento. Ho avuto la fortuna di poter partecipare ad un corso della durata di due settimane in Germania, durante il quale ho incontrato il maestro Thomas Boeckheler, che insegna sia a Salisburgo sia a Monaco. Tramite questo maestro sono venuta a conoscenza dell’opportunità di studiare al Conservatorio Richard Strauss. Ho fatto pertanto l’esame, sono stata ammessa e grazie a coincidenze fortuite mi sono ritrovata a Monaco. IV: Com’è stato il primo approccio con la città e la società tedesca? SC: Durante i miei studi ho vissuto in uno studentato per studenti spagnoli: è stato un periodo molto bello in cui suonavo per gran parte del tempo. L’impatto vero e proprio con la Germania è avvenuto in un secondo momento, quando, terminati gli studi, ho iniziato a lavorare e ad acquisire una percezione della realtà non più compatibile con quella siciliana. IV: Avendo studiato in due contesti così diversi, la Germania e la Sicilia, hai notato un differente modo di fare musica, di insegnamento, di approcciarsi allo strumento o proprio nella tecnica di suonare? Ci sono delle differenze fondamentali. In Germania in primis è riconosciuta la categoria dei musicisti. In Italia quando ti viene chiesto “Che lavoro fai?” la risposta “Sono musicista” risulta subito insufficiente, in quanto viene subito ulteriormente domandato “E poi? ”. In Germania si è riconosciuti anche perché ci sono delle strutture ben organizzate. Nel nostro Paese, invece, l’idea di fare musica è ancora legata ad un modello ottocentesco. Con questo intendo quell’idea del genio, che nasce già predisposto all’arte della musica. Questo aspetto è sicuramente affascinante, in quanto spontaneo e creativo, ma non calato nella realtà quotidiana. In Italia manca una vera e propria struttura organizzativa. Le ore di musica alla scuola media sono lasciate molto alla volontà e all’iniziativa dei singoli professori: non esistono nella scuola media programmi ministeriali per l’insegnamento di uno strumento. Anche al Conservatorio i programmi sono obsoleti e non vengono quasi mai rispettati, per cui bisogna avere la fortuna di incontrare un professore bravo che segua il cammino artistico dei suoi studenti. Mi ricordo che durante i dieci anni di studio al conservatorio suonavo per la maggior parte del tempo, ma avevo molte lacune in storia e pedagogia della musica. Ciò perché l’educazione musicale ruota intorno al fine concertistico, cioè al fine di suonare davanti ad un pubblico, che però è relazionabile solo a pochi. Un musicista, per poter vivere del suo lavoro, ha bisogno anche di svolgere attività correlate, come l’insegnamento. In Germania, al contrario, lo stato mette a disposizione una completezza di conoscenze necessarie per l’attività musicale, che supera il solo aspetto pratico del suonare. Ad esempio il primo periodo in cui mi trovavo a Monaco, andavo a lezione e mi accorgevo che tutto quello che volevo imparare, me lo stavano insegnando. Per esempio il giovedì mattina, mi ricordo, si tenevano cinque ore di storia della musica, il professore mostrava diversi strumenti durante la lezione e ci faceva ascoltare in classe diversi brani attraverso uno stereo. Questa realtà era del tutto inusuale per me: a Catania c’erano appena le sedie in classe. Il contrasto è stato inizialmente drammatico, ma io ero davvero felice di avere tutte queste possibilità, addirittura gratuite. IV: Puoi parlarci della scuola Musik­forum Blutenberg e.V. dove insegni? INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er Serena Chillemi, catanese, inizia fin da giovanissima lo studio del pianoforte sotto la guida del maestro Alessandra Toscano, per poi nel 2003 conseguire il diploma presso il Conservatorio Antonio Scontrino di Trapani. Nel 2004 è ammessa ai corsi di perfezionamento pianistico e specializzazione didattica presso il Conservatorio Richard Strauss a Monaco di Baviera. Nel 2008 consegue il Paedagogisches und Kuenstlerisches Diplom ed inizia il corso per direttrice di coro presso la Musikhochschule fuer Musik und Theater, sempre a Monaco di Baviera. SC: La Musikforum Blutenberg e.V. è una scuola musicale di Monaco destinata ai bambini. In Germania fin dalla scuola elementare viene proposto un corso, durante il quale i bambini iniziano ad approcciarsi alla musica: possono inizialmente provare diversi strumenti musicali, per poi scegliere il più consono ai loro desideri. In Germania la Volkshochschule organizza corsi musicali anche per la terza età, venendo così a creare binomi interessanti di nonni e nipoti, che si ritrovano a suonare insieme. Questa dimensione purtroppo manca completamente in Italia. IV: Cosa ne pensi di ciò che sta accadendo in Italia riguardo al decreto su Spettacoli e Attività culturali? Quanto incide sull’attività artistica vivere in uno stato senza ancora una legge in materia di spettacolo? SC: In Italia il campo dell’arte rimane legato ad un’idea ormai superata. Ci stiamo accorgendo adesso con questa ultima riforma, che è la più clamorosa, di una distruzione delle realtà artistiche italiane, la quale ormai si protrae da dieci anni. Oltre ai tagli dei finanziamenti a molteplici associazioni culturali, c’è INTERVen t i A LM A NACCO La sua attività musicale è stata premiata con diversi riconoscimenti, tra cui: · Premio assoluto al concorso “Tutt’arte 2004” di Catania · Premio al concorso europeo “Città di Villafranca Tirrena, premio speciale Eliodoro Sollima 2002” a Messina · Premio al concorso “B. Albanese 2002” di Caccamo (Palermo) · Premio al concorso europeo “Mendhelsson-cup 2004” a Lecce La Chillemi si è esibita in diverse importanti sale europee così come in prestigiosi festival: Associazione Etnea di Catania, Associazione Dante Alighieri di Catania, Amici della Musica di Siracusa e Palazzolo Acreide, Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, Gasteig di Monaco di Baviera. Oltre ad essere una brillante pianista Serena Chillemi ha anche una forte personalità siciliana, come lei stessa afferma “L’identità siciliana è molto forte, forse dettata dal complesso dell’isolano, anche se solo per pochi chilometri”, che rende un’ora di intervista un viaggio musicale verso Sud. stata una vera e propria aggressione alla scuola. La nuova riforma scolastica è una presa in giro: la musica è stata tolta quasi del tutto dai programmi scolastici, soprattutto per quanto riguarda l’insegnamento dello strumento. In Sicilia la progettazione di solo due licei “musicali e coreutici” mostra come la situazione sia diventata drammatica. Riducendo lo spazio dedicato alla musica nei programmi educativi – soprattutto dalla scuola media, dove le poche ore settimanali rappresentano il primo approccio al mondo musicale – non si riconosce la musica stessa come qualcosa di prezioso. Se si andrà avanti così, probabilmente le arti andranno a scomparire nel nostro Paese. La maggior parte degli artisti italiani è già costretta ad emigrare. In Italia gli artisti non vengono purtroppo più considerati “soggetti utili”. Da un lato è colpa della società, dall’altro è anche colpa degli artisti, che forse potrebbero essere più attivi. Dopo l’emanazione del decreto mi sarei aspettata un coinvolgimento totale negli scioperi, anche da parte dei giornali e degli editori, che al contrario sono rimasti molto passivi. IV: Riferendoci ancora ai problemi del nostro Paese, vorrei parlare con te dell’iniziativa “Musica... per un’ altra Italia”. Quanto è importante per te unire nella tua attività all’aspetto artistico un aspetto sociale? SC: L’unione di questi due aspetti è diventata importante dopo il confronto spietato tra la realtà siciliana e quella tedesca. Questo confronto coinvolge la mia vita continuamente: non mi sarebbe possibile pensare di passare la mia giornata davanti alla 39 40 ALMANACCO Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Serena Chillemi, Pianistin aus Catania, lebt und spielt seit 2004 in München. Sie hat zahlreiche Auszeichnungen bekommen und ist in der bayerischen Hauptstadt nicht nur beim italienischen Publikum sehr populär. Neben der Musik engagiert sie sich mit ihrem Projekt „L'altra Italia“ im Kampf gegen die Mafia. suonando, quindi se voglio esprimere la mia opinione o portare all’attenzione del pubblico un determinato tema, lo faccio attraverso la musica. tastiera, senza “fare qualcosa di utile”. Da un paio di anni è perciò diventato importante impegnarmi nel sociale. “Musica... per un’altra Italia” è l’appendice di “Un’altra Italia”: un’iniziativa nata da una tavola rotonda di italiani residenti a Monaco di Baviera il cui obiettivo era quello di invitare a Monaco le realtà italiane che operano contro la mafia per farle conoscere al pubblico tedesco. Durante questa manifestazione ho organizzato la rassegna di concerti “Musica... per Un’altra Italia”, fatti per finanziare l’iniziativa. In particolare durante il mio concerto ho suonato, tra gli altri, brani di autori che hanno scritto e composto opere contro la mafia. IV: “Musica... per un’altra Italia” ti ha visto impegnata nel concerto “Di Padre in Figlio”. Cosa ti ha portato ad unire le figure di Johann Sebastian e Johann Christian Bach, Alessandro e Domenico Scarlatti e Giovanni e Eliodoro Sollima, oltre appunto al fatto che siano tutti padri e figli? SC: L’unione è stata dettata in primis da una derivazione geografica: gli Scarlatti come i Sollima sono di Palermo. Domenico Scarlatti è stato inoltre molto importante per Johann Sebastian Bach. Il mio è stato un viaggio dalla Sicilia alla Germania con ritorno in Sicilia. Questo concerto, in particolare la scelta di questi musicisti, ha voluto evidenziare come in Italia ci sia una mancanza di dialogo tra le generazioni: la generazione prima della mia non dà spazio ai giovani. Io credo, che un tale dialogo sia fondamentale ed indispensabile e possa aiutare in qualche modo la situazione politica e sociale italiana. IV: È possibile secondo te essere degli artisti apolitici? Nel tuo caso quanto incide la politica sulla tua attività artistica? SC: Ci sono tanti musicisti apolitici, soprattutto nel mondo della musica classica. In me c’è sempre stata l’esigenza di fare spettacoli in qualche modo politici, ad esempio contro la pena di morte o insieme ad un gruppo di africani in Sicilia o contro la mafia. Questo aspetto politicosociale è per me fondamentale in quanto io faccio sentire la mia voce IV: Quanto è importante l’impegno sociale qui a Monaco nei confronti di attività legate alle diverse tematiche che interessano l’Italia? SC: La città di Monaco offre la possibilità di mettere in pratica i propri progetti. Io sono riuscita a fare cose che in Sicilia sarebbero state difficili da realizzare. Ci sono diritti che qui (a Monaco) si danno per scontati, ma che in Sicilia non esistono. In Sicilia, per esempio, non esiste il concetto di “Biblioteca”: quando stavo scrivendo la mia tesi sulla storia della musica siciliana nel ’900, ho cercato in biblioteca libri, che erano in mano a professori da più di tre anni i quali non erano obbligati a restituirli. Ciò fa capire quanto sia assurda la realtà siciliana. Io credo che sia frustrante dover emigrare in un altro paese per poter proseguire la propria attività. In Italia le realtà artistiche più interessanti nascono da situazioni di disagio; pochi sono gli artisti italiani, conosciuti nel mondo, diventati famosi in Italia. Giovanni Sollima ne è un esempio lampante: trasferendosi negli Stati Uniti ha raggiunto un successo mondiale. Io spero un giorno di poter tornare nel mio paese: le attività impegnate che svolgo in Germania, avrebbero molto più senso in Italia, anche se forse la loro realizzazione sarebbe molto più ardua. Vorrei portare in Sicilia tutto quello che ho imparato a Monaco. < INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er Il gatto amico C’era una volta, a Monaco di Baviera, a Bogenhausen, nella Möhlstrasse, lì ci tengono molto alla precisione. C’era una volta, dicevo, un normale gatto di mezza età che si era innamorato, come spesso una volta ancora capitava, di una bella gatta, molto più giovane di lui e questo anche ad occhio nudo si vedeva. Di quanto più giovane esattamente, no, lui proprio non l’aveva mai saputo. Lei su questo bel tema ci giocava e alla fine, dopo tanti divertenti indovinelli, dispettosa, non gliel’aveva comunque mai detto. La gatta nera, così lui la chiamava, veniva a trovarlo, quando lei voleva, in genere dopo le dieci la sera. Lui di professione ormai l’aspettava. Cominciò in pieno inverno. A lui per la verità sembrava di ricordare che c’era già la neve, ma lei gentile gli aveva fatto presente, che almeno qui lui si sbagliava e quella prima sera lui la neve se l’era inventata e proprio non c’era. INTERVen t i Giulio Bailetti Lui naturalmente le credette, come faceva poi sempre: va bene, la neve venne dopo, ma nella fantasia poi lui poteva sempre immaginare quello che meglio gli pareva. Questo di invertire certe cose del resto, cominciava a capitargli sempre più spesso. La gatta nera, così lui l’aveva chiamata, gli arrivava a piccoli passi silenziosi, per lo più inavvertitamente, (ora al cento per cento però nella neve), con quei suoi magnifici capelli corvini, pensando di non lasciare nella neve fresca nessuna compromettente traccia. Qualche volta si faceva anche accarezzare e gli faceva un po’ le fusa. Lui la consolava allora, nei suoi dolori della vita. Poi lei tornava presto, così rasserenata, a passare la notte a casa dai suoi gatti e il giorno dopo dagli altri gatti del suo ufficio. A L M ANA CCO Marinella C. Un aggiornamento doveroso Doverosamente, la redazione di INTERVenti dà un supplemento di informazione in merito alla storia pubblicata nel numero 2010-2 nel dossier “Alla ricerca della Terra Promessa – Una storia di bambini contesi tra Monaco di Baviera e Milano”. In quell’articolo avevamo raccontato la vicenda umana di una coppia mista italotedesca e dei loro due bambini. Negli ultimi due anni per ben tre volte questi bambini sono stati oggetto di sottrazione o, se si vuole, di rapimento. A settembre 2008 la madre li aveva portati da Monaco a Milano. A Maggio 2009, in ottemperanza ad una decisione del Tribunale dei Minori di Milano, con la forza erano stati prelevati a scuola dai carabinieri e riportati a Monaco. A febbraio 2010 infine la madre li aveva nuovamente prelevati da Monaco per portarli, sembra, in Polonia. Da allora non se ne era saputo più niente. Nell’articolo avevamo raccontato i fatti occorsi attingendo alle svariate interviste rilasciate dalla madre e dall’unica intervista concessa dal padre ad un giornale italiano. Avevamo descritto il ruolo svolto dallo Jugendamt e analizzato il quadro giuridico e normativo internazionale. Avevamo anche riferito dell’udienza, tenutasi il 17 marzo scorso a Roma, della Corte di Cassazione sul ricorso, avanzato dagli avvocati della madre, contro la decisione del Tribunale di Milano che aveva disposto il rientro in Germania dei bambini. In quella sede il Procuratore aveva riconosciuto la fondatezza del ricorso e ne aveva chiesto l’accoglimento. Il 24 maggio scorso la Corte ha stabilito che sulla base della Convenzione dell’Aja il padre non aveva il diritto di chiedere il rimpatrio dei figli in quanto affidati alla madre e non a lui. Il prossimo passo è quindi la celebrazione di un nuovo processo, presumibilmente presso il Tribunale dei Minori di Milano, in tempi attualmente non ancora noti. È presumibile anche che, in occasione del nuovo processo, i due bambini potranno essere ascoltati ed esprimere i loro pareri e i loro desideri. Nel momento in cui scriviamo loro e la madre sono ancora latitanti. Nel riservarci di informare ulteriormente il nostro pubblico sul seguito di questa storia singolare ed inquietante, auspichiamo una soluzione definitiva al calvario di questa famiglia. La redazione 41 42 A LMAN A CCO Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er DADE Intervista a Daniela Dente, in arte DADE, restauratrice e artista poliedrica la cui vita multicolore vi stenderà a colpi d’arte Ester Sposato-Friedrich Daniela Dente, in arte DADE, è una di quelle donne vulcaniche che si butta in tutto ciò in cui crede: dall’ecologia al sostegno d’importanti cause sociali, dall’intensa attività di volontariato alle arti marziali, fino alla posizione di Director mailing presso l’E.S.O. (European School of Oncology), passando per lo studio del linguaggio dei sordo-muti, sempre trasportata dalla sua incontenibile passione per l’arte in ogni sua forma. DADE oltre ad avere una consolidata carriera come artista infatti ha lavorato anche come restauratrice ed esperta di diverse tecniche. Fa un po’ invidia sapere che riesce a coniugare queste attività e i caleidoscopici interessi con il ruolo di mamma di due ragazzi! INTERVenti (IV): DADE, lei ha dovuto inventare continue soluzioni per avere la possibilità di studiare Arte ed acquistare il materiale (particolarmente costoso); tra le svariate attività e lavori part-time, colpisce che abbia prodotto e venduto ritratti e che abbia realizzato maglioni di lana negli anni del liceo. La sua poliedricità artistica pare riflettere la sua natura ingegnosa e curiosa. Quanto è importante nella sua produzione, e nella sua vita, la sperimentazione? Daniela Dente (DD): Molto! Si dice che gli artisti abbiano dentro un bambino che non cresce mai, con questa frase credo si voglia alludere alla naturale curiosità infantile, che in un adulto si tramuta in sperimentazione cioè voglia di giocare con nuovi giocattoli, di smontarli e ricostruirne di nuovi. La sperimentazione è la ricerca del miglior modo con cui trasmettere il mio linguaggio espressivo, per comunicare le mie emozioni, siano esse di gioia, di sofferenza, o riflessione; e penso che in qualunque linguaggio della vita si applichi essa serva a trasmettere ciò che si ha dentro. Nel quotidiano è la capacità di inventarsi una soluzione: come provare una torta inedita, con gli ingredienti che si hanno a casa. Künstlerin, Restauratorin und überzeugte Befürworterin ehrenamtlicher Arbeit: Daniela Dente, Künstlername Dade, zeigt in Leben und Werk eine pragmatische Bereitschaft das „Unveränderliche“ anzunehmen. Dennoch hat sie den energischen Willen „etwas zu tun und zu verbessern“, für sich und für Andere, wann immer es möglich ist. IV: Nella sua esperienza di restauratrice quale incarico ricorda con maggiore emozione? Quasi tutti gli incarichi si sono trasformati in ricordi speciali perché ogni volta che mi trovo di fronte ad un’opera è sempre un vortice d’emozioni che mi travolge, e di preoccupazioni... Ricordo a proposito un’esperienza significativa. Avevo realizzato per un cliente il dipinto di una Madonna, per il portico della sua casa (un ex Convento di Suore) e durante la benedizione dell’opera, cui ero invitata, il parroco raccontò di una tela molto rovinata. Non riusciva trovare un restauratore, e così qualche mese dopo cominciai ad occuparmi del mio nuovo “paziente”: l’opera era di buona fattura, una tela eseguita nell’ottocento da una donna (la mia prima opera autografa di una donna). Il colore era ormai polverizzato in molti punti e su tutta la superficie si staccava dalla tela con inaudita facilità; durante la fase di conservazione del dipinto, i vari tentativi per fissare il colore alla tela non avevano dato buon esito così, dopo aver riletto libri e ricette, disperata, mi consulto con la mia stimata insegnante. “Cara Daniela”, mi confessa, “Ho avuto anch’io un problema simile anni fa e purtroppo ti devo avvertire che salvare la tela sarà davvero difficile, abituati all’idea che forse non ci sarà rimedio”. Ho pianto, pensavo al fallimento cui mi sentivo irrimediabilmente destinata, invece, arrivata a casa, ho preparato la mia ricetta e con un lavoro da certosino ho rincollato il colore alla tela. Dopo settimane di fatica potevo finalmente cominciare il restauro pittorico, avevo salvato il dipinto ed ora dovevo solo renINTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er derlo al suo primario splendore. È una vittoria che pochi possono comprendere, ma quando ricordo quei momenti penso che non ci siano montagne invalicabili: basta non avere fretta e mettere un piede avanti all’altro. IV: DADE, lei è sempre stata, fin dalla tenera età, sicura di voler “fare arte”. Com’è stato il cammino verso il successo e che cosa pensa del mondo e del mercato dell’arte? DD: Sto semplicemente camminando nel percorso che la vita mi riserva, per quanto più volte abbia pensato di cambiare strada. Ci ho anche provato, ma quando tentavo di cambiare rotta a causa di dispiaceri o delusioni, improvvisamente c’era qualcuno che mi riportava sulla strada maestra o mi si aprivano porte che lì mi riconducevano. Sul mondo dell’arte ho solo pensieri positivi, sul mercato non posso dire altrettanto. Purtroppo credo si tratti di una “baraonda”, lontana da quelle storie fantastiche che si leggono di caffè dove artisti di varie scuole e letterati s’incontravano per parlare di cultura (penso al “Cavaliere Azzurro”). IV: Come si “risvegliano”, secondo lei, l’interesse e la responsabilità sociale attraverso l’arte? DD: Purtroppo non ho una risposta, mi piacerebbe averla. La mia produzione artistica spera in un’emozione nell’animo di chi guarda. Devo dire che per ora le mie opere fanno chiacchierare e difficilmente quando qualcuno le vede, se le dimentica. Questo credo sia un buon modo per smuovere dei contenitori aprendo le porte a nuovi contenuti. IV: La sua attività di volontariato è veramente ammirevole, ci racconta come e perché ha cominciato? DD: È una storia molto personale, credo faccia parte della mia anima, per quanto riguarda l’A.B.I.O. (www.abio. org), tutto è nato a causa dei gravi problemi che nella primissima infazia il mio secondogenito ha avuto. Pur- IV: Abbiamo parlato del suo coinvolgimento e della partecipazione attiva e continua a diverse associazioni culturali e di volontariato: sembra che davanti ad ogni problema, personale o sociale, lei si rimbocchi le maniche. In che rapporto è la sua arte con il suo interesse per le tematiche sociali? Crede che le opere possano sensibilizzare e giocare un ruolo nella coscienza collettiva? DD: Credo che l’artista debba raccontare il suo tempo, ed esprimere con i suoi mezzi ciò che lo circonda e che vede, non solo con gli occhi, la sensibilità che un’artista avverte è il mezzo che può aiutare lo spettatore a vedere ciò che la quotidianità uniforma, sopratutto in un’epoca in cui i media la fanno da padrone e appiattiscono anche l’orrore di una guerra. La mia arte è in stretto dialogo con le tematiche sociali; penso che la Terra sia solo in prestito e solo se ne abbiamo cura potremo lasciare qualcosa di buono ai nostri figli. Vorrei un giorno poter giocare con i miei nipoti come ho giocato con i miei figli… vorrei che potessero vedere e godere della natura. Ogni tanto mi arrivano da restaurare quadri di artisti, per lo più sconosciuti, si tratta di tele di buona fattura che si catalogano sotto il termine “opera di Genere” e che rappresentano la quotidianità del loro tempo. Se oggi sappiamo com’era la bottega di un campanaro lo dobbiamo anche a questi artisti di genere, così come per un paesaggio con mucche al pascolo: molti bambini oggi non hanno mai visto una mucca, se non lilla come sulle tavolette di cioccolata, e se anche le vedessero in batteria straziate da una produzione esasperata di latte, non assomiglierebbero a nessuna rappresentata in quei quadri di genere… il quadro è per me una fonte storica prima che un bene commerciale. Eden INTERVen t i Almanacco 43 44 A LMAN CCO Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er troppo non avendo avuto aiuti familiari, mi sono sobbarcata sofferenza e fatica, condivisa amabilmente con mio marito. Un giorno mentre mi trovavo per l’ennesima volta in ospedale con il piccolo in braccio e il fratello di tre anni a seguito, una donna con il camice azzurro, vedendomi stanca e provata, mi ha detto che potevo lasciare a lei i bambini, così da poter sbrigare le faccende burocratiche ospedaliere al piano inferiore. Così, quel giorno sono venuta a contatto con un angelo azzurro dell’A.B.I.O. che mi ha concesso un po’ di respiro e dato fiducia: quel gesto è stato per me così importante, che mi sono ripromessa che, quando i tempi e i bambini me l’avessero concesso, avrei provato anch’io a regalare un po’ di quello che mi era stato dato. Quando il mio Giorgio è andato all’asilo ho seguito un corso preparatorio ed ho riempito le mie mattinate libere andando a giocare con i bambini della Pediatria. Attualmente partecipo anche all’associazione Donne in Nero (ndr: http://donneinnero.blogspot. com), perché dopo la separazione da mio marito ho avvertito dolori e problematiche che, finché non ci toccano in prima persona, non si ha possibilità di comprendere: ciò mi ha reso più vicina alle sofferenze altrui ed alla difesa dei diritti umani. IV: Molte delle sue creazioni nascono dal rapporto con la parola scritta, testi e poesie da cui trae ispirazione. Vuole descrivere con quali criteri sceglie i testi e come si sviluppa questa traduzione delle sensazioni o dei concetti evocati nelle opere artistiche? DD: I miei lavori nascono di solito da una sofferenza interiore, da problemi sociali che mi sensibilizzano o dal titolo di una mostra che m’ispira riflessioni. Comincio così un lento fermento interiore in cui mi documento mentre la mente macina. A volte ci vogliono mesi perché mi decida a realizzare un’opera che vivo spesso come la conclusione di un tormento. I testi possono aiutarmi nel decifrare ed esternare con più facilità l’emozione che voglio esprimere, ma resta sempre complesso decidere come esprimerla. Il processo non è molto diverso quando dipingo in modo più figurativo: i colori, le pennellate, l’espressione, la luce, tutto ciò che uso per comporre un’immagine, ha comunque a che fare con il mio stato d’animo. Quando vedo le mie opere finite, è come se guardassi la mia anima allo specchio. IV: Sempre a questo proposito, osservando la sua opera “Inferno-Paradiso” in relazione al bel testo che l’accompagna, si nota che il nido domestico è presentato letteralmente come una gabbia. Anche in quest’ambito il destino della coppia è, secondo lei, “nelle nostre mani”? DD: Penso che tutta la vita sia nelle nostre mani, anche la vita di coppia. Le gabbie ce le creiamo da soli: gabbie sociali, culturali, religiose, mentali, a volte sono protezioni dalle quali si può uscire o entrare, dipende solo da noi. IV: Lei stessa parla di “satira” con riferimento al suo modus comunicativo, ed effettivamente pare esserci una nervatura sarcastica in molti dei suoi lavori. È sintomatico di uno sguardo disincantato o di un’ironia comunque accompagnata dall’ottimismo? DD: Direi più un’ironia accompagnata dall’ottimismo, anche se con le mie opere, non intendo assolutamente puntare il dito su nessuno: esprimo solo il mio punto di vista. IV: La sua produzione artistica è energica, propositiva, decisa, non pare lasciare spazio al dubbio, alla paura, alla malinconia. È così? È questo anche il suo modo di essere? DD: In fase di lavorazione, come ho detto in precedenza, un turbinio di emozioni mi attraversa. Proprio quelle emozioni, che lei cita, mi spingono a reagire: non lascio spazio a paura e malinconia e vado dritta alla causa. È la causa che crea, ed è la causa che va, nel processo, rimossa. Nel caso dell’opera “Maria Maddalena”, è sulla condizione femminile che metto il dito, sugli stereotipi di donna che i media ci propongono, sulle strade piene di prostitute rapite dai loro paesi e costrette al giogo: una schiavitù. Una volta c’erano i mercati dove comprare gli schiavi ora basta andare lungo la statale. In Italia quest’anno è nato un blog, “Donne Pensanti”, che si occupa del problema dell’immagine della donna protestando contro le pubblicità che trovano oltraggiose, per il comportamento del nostro primo ministro, per i programmi televisivi, insomma tentano in qualche modo di dare un contributo per rimuovere certe gabbie mentali che imprigionano e imbruttiscono il genere umano. IV: “Sora Morte” è un lavoro, ci racconta, che prende forma nell’ambito della sua partecipazione ad una mostra dedicata al Cantico delle INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er Creature di S. Francesco. Lei ha attualizzato questa figura confrontandola con la realtà odierna. DD: Ho pensato a cosa scriverebbe se vivesse ai nostri giorni, e l’ho immaginato al fianco di ecologisti lottare per la caccia alle balene, in difesa delle foche, contro la vivisezione, disperarsi per il petrolio che soffoca Sorella Acqua, e tanto altro, così è nata la mai opera, mi sono guardata intorno e mi sono domandata dov’è il sole di Fra’ Francesco? E la sua Madre Terra? Eccetera. E quanti di noi possono non temere "Sora Morte"?!... Il ruggito IV: In alcune delle sue opere pittoriche si riconoscono movimenti ampi, veloci ma comunque calibrati e precisi; il suo tratto, anche quando registra un movimento forte, pare controllato. C’è un d ialogo tra la sua pratica artistica e lo studio delle arti marziali? DD: Sì, io pratico l’aikido: la parola significa “la via dell’armonia” ed proprio l’armonia è quello che cerco di creare quando fondo tutti gli elementi in un’opera. Si tratta di uno stile filosofico di vita che prevede, attraverso un percorso interiore di controllo di se stessi, il controllo dell’avversario, al fine di neutralizzarlo, ma senza ferirlo (evitare lo scontro è meglio). Pratico anche lo iaido, ancora più controllato poiché l’avversario è solo da immaginare, che si svolge attraverso movimenti e tagli di spada precisi (i miei non troppo). I tratti però nelle mie opere credo dipendano della formazione di restauratrice: la precisione del segno ed in generale tutta la preparazione tecnica influenzano enormemente l’artista. Il rapporto è stretto e spesso unisco tecniche e materiali che adopero per il restauro per realizzare le mie opere. IV: Come definirebbe la sua arte? Ci sono correnti o artisti a cui si sente particolarmente vicina come linguaggio espressivo? DD: Ridendo spesso con gli amici l’ho chiamata PattumArt, rifacendomi ai materiali riciclati che uso per comporle, ma anche al fatto che spesso i contenuti che le mie opere portano con sé sono argomenti che non si vogliono affrontare nella propria coscienza: sono buttati in un angolo della mente, per superficialità o paura. I critici spesso mi hanno associata a Robert Rauschenberg e alla INTERVen t i AL M ANA CC O 45 Pop Art ma io penso che la vita sia una serie di immagini che si susseguono ed io esprimo solo le mie. IV: L’opera d’arte deve ancora avere una valenza estetica? DD: Durante una collettiva sono stata coinvolta in un dibattito sull’arte, ci intrattenevamo io, l’oratore, un altro artista ed il critico e quest’ultimo ha domandato se secondo noi esistessero quadri brutti. Secondo l’altro artista tutti i quadri sono belli ed ognuno si esprime come meglio crede; io invece ho risposto: “Assolutamente sì, esistono quadri brutti (sgomento e stupore del critico) se invece di parlare di arte parlassimo di un testo letterario, quanta gente si impegna nello studiare la grammatica, la sintassi, i periodi, la punteggiatura, eccetera, quanti letterati poi, sono capaci realmente di prendere un foglio bianco e riempirlo di parole, e poi un altro ed un altro ancora fino a creare un racconto, una poesia... Mi risulta che ognuno di questi generi abbia poi una sua precisa regola, altrimenti non ci sarebbe distinzione l’uno dall’altro. Se adesso prendo un foglio e scrivo a casaccio delle parole, metto della punteggiatura qua e là eccetera e alla fine insisto che il mio è un romanzo, giustificandomi dicendo di essermi rifatta al mio linguaggio prescolare e quindi di esprimere la mia spontaneità, voglio proprio vedere chi mi dice che si tratta di un capolavoro. IV: Le sue opere sono varie nei materiali e nelle tecniche e la loro presenza nello spazio è rafforzata da una decisa componente cromatica. Come definirebbe il ruolo che hanno i colori nella sua produzione artistica? DD: Fanno parte del mio linguaggio espressivo e aiutano a caricare di emozioni l’opera. Ho studiato la cromatologia, è un argomento che mi interessa molto: i colori influenzano davvero il nostro stato d’animo e il mio sicuramente. IV: Dove è possibile vedere le sue opere? DD: On line mi trovate qui: www.milanocosa.it, www.museodelfango.it, www.arte-quattro.it e www.artedamangiare.it. < 46 A LMAN A CCO Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Artisti italiani in Baviera Rubrica arti figurative Erasmo Amato arte-quattro Pittura, digital painting Therese-Giehse-Allee 39 81739 München [email protected] www.arte-quattro.com www.amato-art.com Regione: Campania Enzo Arduini Pitture, sculture ceramica, corsi di pittura e modellato. Intervista su INTERVenti 2008-2 Sauerbruchstr. 39 81377 München Tel.: 0176-65067451 [email protected] www.arduini.de Nazzarena Barni-Fritsch Arti figurative, sculture e quadri in vetro fuso, mosaico in vetro Seewiesstr. 7a 82340 Feldafing Tel.: 08157-999 760 [email protected] www.barnifritsch.com Regione: Veneto/Campania Angela Bassano arte-quattro Skulpturen aus Geweben und Altstoffen, expressive Malerei, Designarbeiten, Kurse für ex­pressive Malerei/Bildhauerei Hofgut Schwarzenbach 3 84419 Obertaufkirchen Tel.: 0170/9350048 [email protected] www.bassano-web.de www.arte-quattro.com Regione: Veneto Salvatore Cante Fotografia [email protected] www.salvatorecante.com Antonio Cigna Arti figurative Intervista su INTERVenti 2009-3 Samhofstr. 1 a 85276 Pfaffenhofen Tel.: 0844-15855 [email protected] www.proeuropauna.repage7.de Regione: Lazio Annamaria Coda Pittura Niederalmstr. 12 81735 München Tel.: 0171-7490036 [email protected] www.narture.de Regione: Piemonte Monica Delli Jaconi Fotografia Articolo su INTERVenti 2004-3 Tel.: 0039-0587-730922 [email protected] Andria Demarini Pittura, Acquarello Tel.: 089-48953749 [email protected] Regione: Friuli-Venezia-Giulia Serio Digitalino Pittura, scultura Grafingerstr. 50 81671 München Tel.: 089-41851501 0173-5667145 [email protected] www.serio-digitalino.de Renée Fabbiocchi Pittura Intervista su INTERVenti 2006-1 Tel.: 0179-2953161 [email protected] www.banca-museo-fabbiocchi.de Regione: Abruzzo Luciano Florio Pittore d’arte, musicista, (chitarra, canto e percussioni), poeta, attore Intervista su INTERVenti 2010-1 Tel.: 0162-4656985 [email protected] www.lucianoflorioart. blogspot.com Regione: Campania Francesco Frattolillo Quadri, affreschi, decorazioni, installazioni, interventi artistici Intervista su INTERVenti 2007-2 Tel.: 0162/9322402 [email protected] www.interventi.net/frattolillo Regione: Calabria Serena Granaroli Pittura, Articolo su INTERVenti 2008-1, Künstlerinnen des Münchener Frauenforums Varnhagenstr. 5, 81241 München Tel.: 089-8206526 0170-8876219 [email protected] Regione: Lombardia Rachel Heller [email protected] www.rachelheller.net.tc Maura Marolla Metzdorf Pittura Tel.: 0173/8436804 [email protected] Alessandra Motta-Rees Pittura Tel.: 0172 2135726 [email protected] Regione: Piemonte Maria Cristina Picciolini Pittura Intervista su INTERVenti 2004-1 Articolo su INTERVenti 2009-2 [email protected] www.picciolini.de Regione: Toscana Biagio Piccolo Pittura, Teatro, pantomima, commedia dell'arte, teatro napoletano, improvvisazione, cinema, televisone Albert-Roßhaupter-Str. 70 81379 München Regione: Campania Marilena Pilat Pittura Tizianstr. 108, 80638 München Tel.: 089/174078 [email protected] Regione: Sardegna Miriam PietrangeliAnkermann Pittura, oggetti in legno, pittura e oggetti su piastre di vetro acrilico Gartenstr. 1d, 82152 Krailling Tel.: 089-51505719 0177-7291091 [email protected] www.miriam-pietrangeli.de Regione: Abruzzo Sante Recca Pittura, scultura, ceramica. Scrittore e Musicista Articolo su INTERVenti 2003-3 Intervista su INTERVenti 2008-3 Karlstr. 29 82152 Planegg Tel.: 0175/9453588 [email protected] www.sante-recca.com Regione: Marche Gabrio e Rosa Rossi Scultura, Mosaico, Design (lampade, tavoli), Azione „uno sguardo indietro, un passo avanti” Ysenburgstr. 9 80634 Muenchen Tel.: 089-13939020 0175-2082096 [email protected] www.cielo11.de www.rossicabrio.de Regione: Toscana Iara Simonetti Fotografia, Objeti bidimensionali in legno Intervista su INTERVenti 2007-1 Am Glockenbach 13 80337 München Tel.: 089-43650474 [email protected] www.iara-simonetti.de Regione: Lombardia Concetta Tatti Pittura [email protected] Giuseppe Tumminaro Pittura, fotografia Marbachstr. 12 a 81369 München Tel.: 089-7691556 Regione: Sicilia Giovanna Valli Grafica, pittura, istallazioni, arte di concetto, arti costituite da assemblaggi e sovrapposizioni di plastica trasparente Articolo su INTERVenti 2004-4 Melchiorstr. 61 81479 München [email protected] www.giovalli.de Rimandiamo al nostro sito web per la lista aggiornata: www.interventi.net/almanacco INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er AL M ANA CCO „Sguardi“ III, „Blicke“ – Kunstausstellung Sabato 14 agosto 2010, ore 17 Vernissage Haus des Gastes. Marktplatz Bad Grönenbach Isabella Di Berardino – Info: www.isadibi.altervista.org I quadri di Isabella Di Berardino fanno pensare ad incontri improvvisi del pensiero filosofico con poesia, pittura, forme artistiche in molteplici espressioni. Il risultato, personalissimo, attrae e stupisce per l’immediatezza delle immagini, per il racconto personale, per l’idealizzazione di purissimi nudi che si stagliano sul fondo nero che fa risaltare scultoree linearità. Si resta coinvolti dalla riflessione filosofica umana e sociale di ogni racconto pittorico… il bianco e nero prende vivacità nel grande stacco con linee scultoree… (Prof.ssa Dede Brutti Cinquino) Miriam Pietrangeli-Ankermann Composizione IV, spatola e acrilico (2009) “IT ART” 2010 Il 13 maggio si è tenuta a Germering in occasione del decennale della fondazione della Deusch-Italienische Gesellschaft Germering una mostra collettiva a cui hanno partecipato diversi artisti italiani attivi a Monaco di Baviera. Nella foto (da sin.): Simona Staglini, Luciano Florio, Adria Demarini, Iara Simonetti, Nazzarena Barni-Fritsch, Simone la Biunda, Sante Recca, Annamaria Coda, Serio Digitalino, Renée Fabbiocchi, Alessandra Motta Rees e Giovanna Valli INTERVen t i 47 48 S EG NALAZ IONI Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Kalender des Italienischen Kulturinstituts München 10. Juni bis 10. Oktober 2010 Mo–So 9.00 bis 17.30 Uhr Kloster St. Mang, Füssen; Bayerisches Textilund Industrie­museum (tim), Augsburg; Maximilianmuseum, Augsburg Bayerische Landesausstellung 2010 „Bayern – Italien“ Eine lange Geschichte verbindet Bayern und Italien – eine Geschichten von Herrschern und Händlern, Heiligen und Künstlern, Reisenden und Gelehrten: Im Kloster St. Mang in Füssen werden unter dem Titel „Kaiser, Kult und Casanova“ die bayerisch-italienischen Verbindungen von der Antike bis ins frühe 19. Jahrhundert gezeigt. In Augsburg wird die Geschichte im Bayerischen Textil- und Industriemuseum bis in die Gegenwart fortgeführt: Sehnsucht, Strand und Dolce Vita, die Sehnsucht eben nach Kultur, Sonne und Meer, die die Italienreisenden seit dem 19. Jahr hundert gen Süden zog. Weiterhin werden im Maximilianmuseum Das Welsche und das Deutsche in der Kunst des 15./16. Jahrhunderts beleuchtet. Info: www.bayern-italien.hdbg.de oder unter Tel. 0821 32 950 Montag, 22. November 2010, 19 Uhr Forum: Autoren im Literaturfest München Dacia Maraini: Der Zug in die jüngste Nacht Literaturhaus, Saal, Salvatorplatz 1, München Dacia Maraini ist eine der bedeutendsten zeitgenössischen Autorinnen Italiens und ihre Romane wurden in über zwanzig Sprachen übersetzt. Vom Grauen der Shoah bis zu den blutigen Schrecken des nieder­ geschlagenen Budapester Aufstands – Dacia Maraini spannt souverän den Bogen und man versteht, warum es trotzdem durch Hoffnung und Menschlichkeit immer wieder kleine Rettungen geben kann. Moderation: Maike Albath Kartenreservierung: Tel. 089-29193427 Eventi culturali organizzati dall’Istituto Italiano di Cultura: www.iicmonaco.esteri.it Samstag, 24. Juli, 12.00–19.30 Uhr »INTERVenti d’arte italiana@Monaco«, Kulturveranstaltung Italienische Künstler in München stellen sich vor Gli artisti italiani di Monaco di Baviera si presentano in comune in una grande manifestazione all’Istituto di Cultura: collettiva, musica, letteratura e tanto altro ancora. In München lebende und arbeitende italienische Künstler stellen sich in einer großen Gemeinschaftsveranstaltung vor mit Bildern, Musik, Lesungen aus ihren Büchern u.v.m. Info: Tel. 089-44900335 oder [email protected] Freitag, 10. September, 20 Uhr Orgelkonzert im Rahmen der Reihe „XVIII. Internationale Orgelkonzerte 2010“ Basilika St. Bonifaz, Karlstraße 34, München Luciano Zecca, Orgel Luciano Zecca hat am Konservatorium »G. Verdi« in Mailand studiert. Unter der Leitung von Anita Porrini hat er seine musikalische Ausbildung in Klavier am Konservatorium in Brescia beendet. Er war Professor an Staatlichen Konservatorien von Musik in Cuneo, Turin und Como und ist heute Organist der Basilika Collegiata S. Nicolò in Lecco. Luciano Zecca hat zahlreiche Konzerte in Europa, Japan und den USA gehalten. Info: www.orgelkonzerte-international.de Karten bei Hieber-Lindberg, Tel. 089-55146130 oder VVK Marienplatz, Tel. 089-292540 für 6 bzw. 10 Euro Freitag, 19. November 2010, 18 Uhr Forum: Autoren im Literaturfest München Umberto Eco und Jean-Claude Carrière: Die große Zukunft des Buches Aula der Ludwig-Maximilians-Universität München, Geschwister-Scholl-Platz 1, München Umberto Eco und der berühmte Drehbuchautor Jean-Paul Carrière, zwei leidenschaftliche Sammler und Bücherliebhaber, führen ein Gespräch über die Zukunft des Buches. Das Ergebnis ist eine rasante Reise durch die Zeit – von Papyrusrollen bis zu Internet und E-Book. Sie sprechen über die Faszination von Bibliotheken, welche Bücher sie vor einem Feuer retten würden, über die Bedeutung der Dummheit und die heutige Gesellschaft, die nicht weiß, »wie sie ihr Gedächtnis auf Dauer archivieren soll«. Sie erzählen auch von ihrem Verhältnis zu moderner Technik und fragen sich, »ob es sinnvoll sein kann, Krieg und Frieden auf einem E-Book zu lesen«. Moderation: Volker Schlöndorff, Kartenreservierung: Tel. 089-29193427 INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er 3. und 4. September 2010 Internationale Fachtagung zu dem Thema „Grenz­ erfahrungen: Roma-Literaturen in der Romania“ Universität Regensburg, Institut für Romanistik Mitglieder der Roma-Minderheit verfassen ihre Werke auf Italienisch und drücken damit ihre starke kulturelle und ideelle Zugehörigkeit zu Italien aus. Die Erforschung dieses bisher kaum bekannten kulturell-wertvollen Phänomens trägt dazu bei, die italienische Sprache und Kultur in ihrer ganzen Vielfalt darzustellen. Eintritt frei, Anmeldung erforderlich unter /www-cgi.uni-regensburg.de/Fakultaeten/Romanistik/Institut/ AL M ANA CCO “Il Signor S. Pellica” di Fabrizio Giannuzzi, edito da “Kunst- und Textwerk”, si può acquistare tra l’altro presso le librerie Itallibri e Bücher­ gallerie Westend nonché in internet da www. baerendienstbuchversand.de Incontri regolari Istituto Italiano di Cultura Hermann-Schmid-Str. 8 (Aula 22), Monaco. Incontri di letteratura spontanea con Giulio Bailetti. Se hai una poesia, un piccolo racconto o anche un pensiero, un sogno o un’idea, che vuoi leggere o raccontare, vieni che sarai il/la benvenuto/a. Le testimonianze e le storie di tutti sono importanti e hanno dignità. Esprimersi, ascoltare e conoscersi fa comunque bene. Dopo tutti in pizzeria. I prossimi appuntamenti: 10.09. – 08.10. – 12.11. e 10.12. Caritas Caritaszentrum Ost/Land, Berg am Laim, Josephsburgstr. 92, München L’ADAI – Gruppo Assistenza Anziani si incontra ogni venerdì dalle 14.00 alle 17.00 e ogni lunedì, dalle 9.00 alle 11.00, si possono avere consigli e consulenze varie in italiano. Il gruppo organizza soggiorni in luoghi di cura, gite, incontri con gruppi di altre nazionalità e altre iniziative come Qi Gong, yoga, esercizi per la memoria, nonché feste di diverso tipo per gli italiani di tutte le età. Ultimo mercoledì del mese, alle 14.00: “Stammtisch” per gli italiani. Info: Herr Blazevic, Tel.: 089-43669614 Centro Sardo Su Gennargentu Ogni sabato dalle ore 17 alle 22 e ogni domenica dalle ore 17 alle 21 ci si incontra al Centro, nella Fürstenrieder Str. 147, 80686 München Info: Tel.: 089-3543308, [email protected] INTERVen t i „Stammtisch der Trentini“ Jeden 1. Freitag im Monat, ab 19.00 Uhr in der Trattoria „La Bruschetta“, Nymphenburgerstr. 53, München. Associazione Giuliani di Monaco Ogni ultimo giovedì del mese dalle ore 19.30 ci si incontra presso il ristorante pizzeria “Casa Mia” nella Implerstr. 47 (angolo Oberländerstr.), Monaco. Info: Tel.: 089-2712053 oppure Giuliana Jost (segreteria), Tel.: 089-7002738 Gruppo Marinai d’Italia: Ogni venerdì sera, dalle 19.00 in poi ci si incontra presso la sede dell’associazione nella Lilienstr. 20 a Monaco. ITALCLUB – Ingolstadt Incontri mensili – Stammtisch Italienisch Info: Anna Benini, Tel.: 0841-41802, [email protected] Ass. di Cultura Italiana Weilheim Italienischkurse für Erwachsene und Kinder. Info: Orazio Mangano, Tel./Fax: 0881-61809, [email protected] Berufsbildungswerk ENAIP Goethestr. 28, 2. Stock, 80336 München Deutschkurse für Ausländer Info: Tel.: 089-533902, Fax: 089-89355300, [email protected] Incontro italiano Gauting Siamo un gruppo di italiani e tedeschi che ama l’Italia e la sua lingua. Ci incontriamo con il fine di mantenere, esercitare e migliorare la nostra conoscenza della lingua italiana e per scambiarci idee ed informazioni sull’Italia e sui suoi abitanti. Ci piace parlare di tutto quello che troviamo interessante, in particolare di temi che riguardano cultura e società. Info: Christina Bredow, Tel.: 089-89355300, Fax 89-308494, [email protected] Circolo culturale italo-tedesco Gröbenzell – CcitG Volete conversare in italiano? Siete italiani o avete una media o buona conoscenza della lingua italiana? Vi piacerebbe ricercare e scoprire nuovi e vecchi aspetti della cucina, dei giochi, della musica, della storia, dell’attualità, della società, insomma della cultura italiana? Allora venite al nostro incontro mensile! Generalmente ha luogo l’ultimo martedì del mese alle ore 19.30 nel Werkraum della VHS di Gröbenzell. Vi aspettiamo! Deutsch-Italienische Spielgruppe Für Familien mit Kindern von 0 bis 4 Jahren mit Übungen zur deutschen Sprache. So., 10.30 Uhr, Familienzentrum Laim, EG, Valpichlerstr. 36, München. Info: Sara Benedetti-Baumanns [email protected] 49 50 IMP RE S SUM Au sgab e 3 / 2 010 S o m m er Impressum Abbonatevi ad INTERVenti Abonnieren Sie INTERVenti INTERVenti DEUTSCH-ITALIENISCHE SZENE IN BAYERN Erscheint vier mal im Jahr; ISSN 1611-7506 Come? Wie? Comunicateci i vostri dati (nome, cognome, indirizzo) Teilen Sie uns Ihre Kontaktdaten (Vorname, Name und Adresse) mit • per Tel.: 089/44900335 (segr. tel. – AB) • per Fax: 089/44900336 • per E-Mail: [email protected] • per posta: INTERVenti, Römerstr. 16, 82205 Gilching • con bonifico bancario – durch Banküberweisung: Kto.: 6410708955; BLZ: 70020270; HypoVereinsbank München Herausgeber, verantwortlicher Redakteur und Anzeigen­ verantwortlicher: Dr. Gianni Minelli – Arzt, Römerstr. 16, 82205 Gilching Redaktion: Marco Armeni (ma), Gianfranco Caccamo (gc), Pasquale Episcopo (pe), Paola Gambaro (pg), Daniela Ghidini (dg), Pamela Lanciotti (pl), Gianni Minelli (gm), Simona Morani (sm), Kirsten Ossoinig (ko), Nausicaa Spinosa (ns), Ester SposatoFriedrich (es), Daniele Verri (vd), Daniel Vetró (dv). 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Abbonamento annuale/Jahresabonnement: € 10,00 Estero/Ausland: € 15,00 Bankverbindung: Interventi-Verlag Kto-Nr. 6410708955, HypoVereinsbank, BLZ 700 202 70 Preise: Einzelheft: € 2,50; Jahresabonnement € 10,00; Ausland: € 15,00 Anzeigen: Tel.: +49/89/44900335 / [email protected] Periodico aderente alla Fusie Preghiamo gli abbonati che hanno versato la quota d’abbonamento senza comunicare il loro indirizzo di contattarci quanto prima. Cosimo, insegnante di italiano (Volkshochschule, privato), dottorando in filosofia, fiorentino, offre lezioni di italiano, anche a domicilio L’asilo italo-tedesco Girotondo e.V. (asilo nido e scuola materna) cerca insegnanti impegnati di madrelingua italiana. Sono gradite buone conoscenze della seconda lingua insegnata. Le candidature possono venire inviate per email a [email protected], 0176-23413205 089-32606891 [email protected] oppure per posta a Girotondo e.V. Balanstr. 94, 81541 München Notturno Poemi e prosa di Luciano Florio (in italiano e in tedesco) Radu Barbulescu Verlag, Görresstr.105a, 81549 München, [email protected] Si può richiedere presso l’autore: [email protected], Tel.089/72493789 oppure ordinare presso l’editore o in ogni libreria. EURO 11,90 – ISBN: 978-3-930672-98-1 INTERVen t i Au s g a b e 3 / 2 010 S o m m er Associazione a favore dell’informazione medica, psicologica e sociale per gli italiani a Monaco di Baviera L’associazione medici e psicologi bilingui di Monaco è stata fondata nel 1992 con lo scopo di promuovere e facilitare l’assistenza sanitaria degli italiani. Da allora i suoi membri hanno collaborato con le autorità mettendo a disposizione un elenco di medici generici e specialisti che offrono a Monaco un servizio di assistenza medica e psicologica basata su capacità linguistiche, affinità culturali e preparazione profes­ sionale al fine di tutelare la salute degli italiani. Questa competenza viene garantita da incontri perio­ dici di aggiornamento sia in Italia che in Germania. AMSIT e.V. c/o Dr. S. Guggenbichler, Frauenstraße 17, D-80649 München Tel.: +49 (0)89 299952, Fax: +49 (0)89 29163732, [email protected] www.amsit.net Wolfram Alberti Christoph Becker-Lienau Tomas Bethke Leonhard Chen Marco Conci Guido di Mascio Reinhard Dingler Joachim Drews Bernhard Eck Mario Elicio Susanne Freislederer-Caccia Peter Fuchs Bernhard Gallenberger Stephan Guggenbichler Kurt Henze Thomas Kästner Augustin Kronester Thomas Langner Marcella Malmusi Cora Mayer Hans Mehringer Gianni Minelli Andrea-Carlo Pesarini Gregor Pfaff Wolfgang Pürschel Serena Scarel Nico Schühle Thomas Winkler Anita Wuttge Immagini del film “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti (Intervista a pagina 30)