IL MAGNETISMO DELLA MATERIA. LA LEZIONE L’INDUZIONE MAGNETICA La trattazione delle proprietà magnetiche della materia è spesso sviluppata in analogia alla polarizzazione elettrica. In molti testi liceali prevale il termine generico campo magnetico. Si distingue così un campo esterno B0, uno dovuto alla presenza di materia Bm e infine quello risultante pari alla somma vettoriale dei precedenti: B=B0+ Bm. Se ci si affida al Sistema Internazionale il simbolo B va esplicitamente utilizzato per l’induzione magnetica, avente unità tesla (simbolo T), mentre l’intensità di campo magnetico H ha l’unità ampere al metro. Il passaggio da una grandezza all’altra avviene attraverso la permeabilità magnetica μ0 del vuoto, una costante che è fissata, indirettamente, nella definizione di ampere. Si ha: B=μ0H, con μ0= 4π10-7Tm/A. Nel caso in cui il campo magnetizzante H agisca su un corpo, si crea all’interno dello stesso una magnetizzazione M (dipendente dai momenti magnetici microscopici) che ha la stessa unità di misura di H e l’intensità magnetica complessiva è ora H + M, l’induzione diviene allora: B = μ0(H + M). Se la risposta del materiale è lineare si può scrivere che l’effetto M è proporzionale alla causa H secondo l’equazione: M = χ H, in cui la nuova costante, adimensionale, è chiamata suscettività magnetica. La risposta costante χ per un mezzo omogeneo e isotropo permette di classificare i diversi materiali dal punto di vista magnetico. Se la sostanza subisce una leggera repulsione nelle vicinanze di un magnete, si definisce diamagnetica. In questo caso H e M sono opposti, χ è negativa. Se viceversa χ è positiva e ha valori piccoli la sostanza, detta paramagnetica, subisce una leggera forza attrattiva. fig.1 Suscettività magnetica di alcune sostanze Infine ferro, nichel, cobalto e altri materiali ferromagnetici hanno grandi valori di suscettività e mostrano proprietà uniche nelle vicinanze di un magnete, ma in questo caso la dipendenza della magnetizzazione dall’intensità non è lineare. SUSCETTIVITÀ E TEMPERATURA L’interpretazione microscopica delle proprietà magnetiche della materia dalle correnti di Ampere, ai campi molecolari di Weiss, fino agli spin, rimanda a un sistema di momenti magnetici microscopici interagenti che tendono ad assumere lo stesso verso del campo magnetizzante. D’altra parte l’agitazione termica tende a cancellare l’ordine magnetico. La suscettività viene quindi intuitivamente collegata alla temperatura e si riesce a spiegare perché le sostanze paramagnetiche alle alte temperature assumano valori bassi. Dove prevale l’agitazione termica i momenti magnetici microscopici non riescono a seguire l’azione ordinatrice di H, mentre alle basse temperature l’induzione magnetica raggiunge valori elevati. La curva della suscettività in funzione della temperatura in prima approssimazione è un ramo d’iperbole. fig.2 Dipendenza della suscettività magnetica dalla temperatura D’altra parte le sostanze ferromagnetiche a una temperatura finita, chiamata punto di Curie Tc, mostrano il passaggio ordine-disordine con il prevalere di un comportamento paramagnetico (per il ferro il punto di Curie è pari a 1043 K), la suscettività è inversamente proporzionale alla differenza T-Tc. Riscaldando così del ferro fino a fargli raggiungere una temperatura di circa 800 °C, dove emette luce rossa, e facendolo avvicinare a un magnete non si osserva più la forte attrazione, basta però aspettare il raffreddamento per ritornare al comportamento ferromagnetico. Una fiamma un magnete e una sostanza ferromagnetica sono gli elementi di semplici esperimenti dimostrativi per visualizzare il passaggio di stato alla temperatura di Curie che può avvenire anche in tempi brevi con opportuni valori di temperatura e dimensioni degli oggetti. fig.3 Temperatura di Curie di alcuni materiali ferromagnetici; fig.4 Curva della magnetizzazione in funzione della temperatura In termini quantitativi la curva di magnetizzazione all’aumentare della temperatura assume valori decrescenti e tende a zero per T=Tc. Nello studio delle proprietà magnetiche della materia la ricchezza del comportamento non si limita alla classificazione precedente. Lo studio di determinate sostanze, quali l’ossido di manganese, ha portato a ipotizzare momenti magnetici elementari ordinati in sottoreticoli. Essi si compenetrano l’un con l’altro, in modo da formare catene di magneti che si dispongono alternativamente con poli omonimi orientati il primo verso l’alto e il successivo verso il basso. La tendenza opposta rispetto al ferromagnetismo ha portato a classificare questi materiali come antiferromagnetici. fig.5 Struttura semplificata di un cristallo antiferromagnetico; fig.6 Dipendenza della suscettività magnetica dalla temperatura di un materiale diamagnetico Per queste sostanze alle basse temperature la suscettività tende a valori sempre più bassi (il sistema ordinato ha magnetizzazione zero), mentre assume un massimo a una temperatura TN, chiamata punto di Néel, per poi decrescere secondo un andamento simile a quello delle sostanze paramagnetiche. In figura 7 sono riportati, per confronto, i casi delle sostanze diamagnetiche e paramagnetiche. fig.7 Confronto della suscettività di materiali antiferromagnetici, paramagnetici e ferromagnetici CICLO D’ISTERESI Nel caso di piccole magnetizzazioni di materiali omogenei e isotropi la suscettività (a una data temperatura) si può considerare come il coefficiente angolare della retta in un piano intensità-magnetizzazione. fig.8 Grafici intensità campo magneticomagnetizzazione e temperaturasuscettività per materiali diamagnetici e paramagnetici Nel caso del ferromagnetismo lo studio della magnetizzazione in funzione del campo magnetizzante pur mostrando un andamento crescente ben presto si allontana da una retta. La crescita di M tende a rallentare se confrontata a quella di H. La curva di M piega avvicinandosi a un valore chiamato magnetizzazione di saturazione. fig.9 Curva intensità campo-magnetizzazione per materiali ferromagnetici; fig.10 Domini di Weiss di un materiale magnetico in assenza di campo esterno (a sinistra) e in presenza di campo (a destra) Dal punto di vista dei domini di Weiss in assenza di campo magnetizzante i magneti “microscopici” hanno orientamenti arbitrari, mentre quando il materiale ha raggiunto la saturazione tutti i domini hanno la stessa orientazione. Se si pensa a una bobina che avvolge un materiale ferromagnetico, il campo magnetizzante è creato dalla corrente che circola nella bobina, variando l’intensità di corrente si cambia l’intensità di campo magnetico. Cercando di seguire un ciclo con un alimentatore variabile da valori bassi della corrente a valori alti e di nuovo indietro verso H=0, si osserva una magnetizzazione residua e quindi un’induzione Br. Per eliminare l’induzione residua bisogna invertire la corrente e raggiungere un valore Hc (campo coercitivo) al quale corrisponde una magnetizzazione nulla. fig.11 Curva d’isteresi di una sostanza ferromagnetica Il ciclo può essere continuato abbassando ulteriormente la corrente negativa e trovando una saturazione speculare alla precedente. Completando la curva si può rappresentare l’induzione, misurata in tesla, in funzione del campo magnetizzante in ampere al metro, individuando i valori caratteristici. La curva ottenuta è detta d’isteresi magnetica e dipende fortemente oltre che dal valore di H in un dato istante, dal modo come si è raggiunto questo valore, ovvero la storia del processo. I domini magnetici mostrano una sorta d’inerzia a seguire gli effetti del campo e tendono a persistere nello stato raggiunto. Una parte dell’energia viene così spesa in calore, come se gli elementi del sistema si muovessero in un fluido viscoso sotto l’azione di forze ordinatrici. Una misura dell’energia utilizzata per vincere la forza resistente è proporzionale all’area del ciclo d’isteresi. L’isteresi è un fenomeno comune a molti campi della fisica. Così studiando una molla sottoposta a trazione si possono ottenere curve simili, oppure analizzando un dielettrico sotto l’azione di un campo elettrico. MODELLI MICROSCOPICI Nel 1915, un secolo fa, Einstein, ormai famoso per la relatività, descriveva in una lettera a un suo amico, la collaborazione sperimentale con de Haas. “Ho fatto un lavoro sperimentale meraviglioso, insieme al genero di Lorentz. Abbiamo fornito una solida prova delle correnti molecolari di Ampere.” Prima della nascita del concetto di spin, il modello di atomo con elettrone in rotazione su un’orbita chiusa portava a un momento della quantità di moto opposto al momento magnetico. Il rapporto dei due momenti L/m era determinato solo dal rapporto massa e carica dell’elettrone e precisamente dall’espressione: 2me/e. Il valore microscopico conosciuto con le esperienze sui raggi catodici era confrontato da Einstein con il rapporto dei momenti relativi di un cilindro in ferro, sospeso con un filo di torsione, magnetizzato da una bobina alimentata da corrente alternata in una situazione di risonanza. fig.12 Momenti angolare L e magnetico m secondo un modello atomico classico Solo dopo l’esperienza di Stern e Gerlach si capì che dal punto di vista atomico il più semplice rapporto tra momento magnetico e momento angolare era pari al rapporto tra la carica elementare e la massa dell’elettrone. La spiegazione microscopica delle proprietà magnetiche della materia venne da allora ricondotta a modelli più o meno complessi, spesso chiamati di Ising (Ernst Ising lavorò per primo con la sua tesi suggerita da Lenz a una catena lineare) caratterizzati da momenti magnetici rivolti verso l’alto con valore +1 e rivolti verso il basso con valore -1. Prendendo in considerazione un reticolo piano composto da soli quattro spin interagenti si possono calcolare le probabilità di ciascuna configurazione (aumentando le dimensioni ci si può far aiutare da programmi, ma il modello bidimensionale è comunque completamente risolubile), ipotizzando che i momenti magnetici preferiscano una situazione in cui gli spin adiacenti siano allineati. La magnetizzazione si può calcolare semplicemente come somma algebrica dei valori positivi e negativi dei singoli momenti magnetici. fig.13 Possibili configurazioni di 4 momenti magnetici di un reticolo bidimensionale e probabilità relative a una sostanza ferromagnetica con interazione tra primi vicini Lo stato di energia libera minima per la sostanza ferromagnetica è per T < Tc quella in cui tutti i domini abbiano i momenti magnetici allineati verso l’alto o verso il basso. fig.14 Due minimi simmetrici (corrispondenti a una riflessione in cui tutti gli spin sono capovolti) dell’energia libera di una sostanza ferromagnetica in assenza di campo; fig.15 Il minimo assoluto dell’energia libera di una sostanza paramagnetica Mentre per una sostanza paramagnetica T>Tc, il minimo è uno solo, corrispondente alla situazione in cui la magnetizzazione è nulla. L’interazione tra spin è dovuta, da una parte, alla tendenza all’allineamento dei primi vicini, dall’altra all’azione dell’agitazione termica che tende a rovesciare casualmente alcuni spin. Alla temperatura critica avviene una transizione di fase tale che la simmetria (l’equivalenza tra spin su e spin giù) caratteristica del paramagnetismo è rotta. Essa provoca la comparsa di due minimi dell’energia libera. Nelle vicinanze del punto critico gli effetti di un eventuale rovesciamento di un momento magnetico non sarebbero limitati ai primi vicini, ma si propagherebbe a grandi distanze. Il raggio di influenza di un singolo momento magnetico viene misurato studiando la situazione in cui la sua inversione provoca un complessivo aumento di spin verso il basso in una regione distante dal passo reticolare. Questa distanza è detta lunghezza di correlazione. Se la temperatura è alta, gli spin sono praticamente indipendenti e la lunghezza di correlazione tende a zero (prevale l’agitazione termica), se la temperatura tende alla temperatura critica il comportamento cooperativo coinvolge porzioni del sistema sempre più grandi del sistema fino a raggiungere l’intero sistema con lunghezze via via crescenti (dal punto di vista della statistica si dice che la lunghezza di correlazione diverge per T=Tc). Così in transizioni di fase simili in un liquido vicino alla temperatura critica si ha il fenomeno dell’opalescenza critica: il liquido da trasparente diventa color latte a causa della diffusione della luce dovuta a fluttuazioni di densità che avvengono a tutte le scale di lunghezza. Ritornando al modello di spin bidimensionale, la magnetizzazione in assenza di campo è nulla per temperature maggiori del punto di Curie. A temperature inferiori, sono possibili due diverse situazioni: la prima con M positiva nel caso in cui prevalgano gli spin rivolti verso l’alto; la seconda, con M negativa. Entrambe le configurazioni sono, in assenza di campo esterno, equiprobabili, e la magnetizzazione è per il modello una curva simmetrica che ha il valore zero per T=Tc. Il parametro d’ordine della transizione è la magnetizzazione che si annulla per T=Tc anche in presenza di H. Alla temperatura di Curie per il ferromagnetismo (o alla temperatura di Néel per le sostanze antiferromagnetiche) alcune grandezze come la suscettività divergono seguendo un andamento del tipo (T-Tc)-γ, con γ coefficiente, indicato come esponente critico, dipendente solo dal parametro d’ordine e dalla dimensionalità dello spazio. fig.16 Curve della magnetizzazione e della suscettività di un materiale ferromagnetico. Alla temperatura di Curie, secondo il modello di Ising bidimensionale, corrisponde la transizione di fase Così ad esempio in prossimità della temperatura critica l’andamento del calore specifico mostra una divergenza, ma non vi è discontinuità tra le fasi come avviene nelle transizioni del primo ordine. A partire dai lavori di Kadanoff degli anni Sessanta, Kenneth Wilson ha sviluppato negli anni Settanta (premio Nobel per la fisica nel 1982) una teoria delle transizioni di fase del secondo ordine capace di calcolare esattamente gli esponenti critici, attraverso un processo iterativo in cui ciascuna regione si può decomporre in sottoregioni simili fino a raggiungere un’area piccola di dimensioni lineari prossime al passo reticolare, con una procedura analoga a quella utilizzata in meccanica quantistica per eliminare le divergenze di alcune quantità elementari. La visualizzazione del fenomeno è possibile utilizzando una rappresentazione del modello di spin, molto utile nelle simulazioni, come spiega Giorgio Parisi nell’Enciclopedia del Novecento: “Consideriamo un sistema di Ising bidimensionale (di superficie infinita), i cui spins positivi appaiano come macchioline nere e i cui spins negativi come macchioline bianche. Supponiamo di osservare il sistema su uno schermo televisivo con la telecamera posta a distanza variabile dal sistema. Quando la distanza d è piccola, possiamo vedere i singoli spins, quando la distanza è grande, a causa della risoluzione dello schermo televisivo possiamo vedere solo il contributo medio di molti spins. Nella regione ad alta temperatura, per d molto grande, l'immagine televisiva è priva di interesse ed è molto simile a quella di un televisore che riceve solo rumore: ogni punto e, indipendentemente dai punti vicini, bianco o nero. Al contrario, nella regione a bassa temperatura, non appena d è sufficientemente grande, lo schermo sarà tutto bianco o tutto nero, a seconda che la magnetizzazione spontanea sia negativa o positiva. In questa similitudine l'ipotesi d'invarianza di scala implica che, osservando l'immagine televisiva per d grande, non è praticamente possibile determinare il valore di d.” In tutte le transizioni del secondo ordine vi sono comportamenti universali che accomunano fenomeni apparentemente molto diversi tra di loro. fig.17 Tre diverse configurazioni del modello di Ising bidimensionale. Le orientazioni spin su e spin giù corrispondono a due diversi colori. Nella figura a sinistra, il sistema si trova alle alte temperature e non prevale nessuna delle due orientazioni, il parametro d’ordine (la magnetizzazione) è uguale a zero. Al centro, il sistema in prossimità del punto critico mostra gli spin raggruppati in isole. A destra, alle basse temperature, prevale una delle due orientazioni e si ha una magnetizzazione spontanea, tanto più alta quanto più ci si avvicina allo zero assoluto