Cornice esterna - Liceo Linguistico P. Lanza

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MAPPA CONCETTUALE 1
Decamerone
Intenzione narrativa
puramente edonistica
Cornice
esterna
Intervento
autore
cornice interna
La brigata di
novellatori
Novelle
Cittadini e borghesi
Nobili e cortesi
Condanna
dell’ipocrisia
Atmosfera di
ordine e
gentilezza in
opposizione
alla
disgregazione
morale della
peste
Organizzazion
e delle
giornate
Critica alla
corruzione
Eccezioni alle
regole
Tempo e
luoghi
Peso della fortuna
Valore
dell’ingegno e
dell’industria
Forza della
natura
avventure
Il valore e la funzione del Proemio e della cornice
1. la varia materia del Decameron
Un'analisi attenta del Decameron mostra che il Proemio e la cornice non sono elementi
puramente formali e decorativi, ma contengono un valore essenziale e svolgono una funzione
ben precisa nell'economia dell'insieme.
L'importanza del Proemio da due aspetti contenuti nel testo della dichiarazione delle
intenzioni dell'autore: intendo di raccontare cento novelle, o favole o parabole o istorie che
dire le vogliamo, raccontate in diece giorni, ...da una onesta brigata. Il primo aspetto è dato
proprio dall'elenco dei tipi di racconto (novelle, favole, parabole, istorie), che non è una
semplice enumerazione generica o di sinonimi, ma piuttosto l'indicazione specifica della varia
materia che l'autore intende utilizzare, inserendosi apertamente in tutta la tradizione narrativa
precedente,
per
rielaborarla,
scomporla,
arricchirla
e
soprattutto
superarla.
Le novellerichiamano la forma narrativa, piuttosto generica e non illustre, di racconti vari per
tema e quasi sempre brevi, legati specialmente a fatti contemporanei e assai spesso affidati
alla circolazione orale; le favole alludono più direttamente, nel nome stesso, ai fabliaux della
letteratura franco-provenzale, generalmente in versi, assai diffusi, spesso licenziosi e anch'essi
affidati all'oralità prima di trovare espressione scritta; col termine parabole si richiama tutta
la tradizione didascalico-moralistica, diffusamente presente nella letteratura religiosa del
Medioevo, specie nell'ambito della predicazione; infine, istorie riporta ad un tipo di racconti
di stile più elaborato e colto, aventi per oggetto personaggi o avvenimenti storici e anche
mitologici, suscettibili spesso di rielaborazione fantastica e romanzesca. Sulla base di tali
elementi, il Decameron risulta, perciò, una raccolta singolare e multiforme, che unisce e
fonde, trasformandole, tutte le possibili forme narrative, senza limiti e senza preclusioni né
d'argomenti né di generi né di epoche né di toni e registri, come si legge subito
dopo: piacevoli ed aspri casi d'amore ed altri fortunosi (= avventurosi) avvenimenti si
vedranno così nei moderni tempi avvenuti come negli antichi.
2. raccontare e raccontato
Il secondo elemento ricavabile dalla stessa dichiarazione si lega alla ripetizione raccontare ...
novelle ... raccontate..., che esprime un aspetto tipico della concezione poetica medievale:
quello di far consistere la novità e l'originalità del testo artistico -letterario non tanto
nell'inventiva e nella sorpresa, quanto invece nei modi e stili diversi di presentare, raccontare,
ridire le cose, i temi, gli argomenti già detti e conosciuti. Ma raccontare le
cose raccontate sta a significare, nel contesto specifico del Decameron e della poetica
boccacciana, l'adozione di un meccanismo letterario, piuttosto artificioso, costruito attraverso
vari gradi olivelli della narrazione stessa e mediante il quale organizzare tutta la materia
dell'opera.
3. I tre livelli della narrazione
Per chiarire meglio: se chiamiamo racconto di primo grado quello narrato direttamente
dall'autore al lettore (come nell'Introduzione, dove è Boccaccio stesso che racconta della
peste e della formazione della brigata), è di secondo grado quello in cui il narratore è uno
dei giovani che racconta ai compagni la sua novella; un ulteriore terzo grado è raggiunto
quando è il protagonista della novella che, a sua volta, racconta la sua storia. E' il caso, ad
esempio, della settima novella della Seconda giornata: Boccaccio riporta la novella di
Panfilo la cui protagonista, Alatiel, racconta alla fine in prima persona le proprie peripezie.
Pur essendoci qualcosa di artificioso in questa trovata, essa è sostanzialmente uno strumento
in grado di conferire varietà, mobilità e vivezza alla narrazione.
4. Il valore strutturale della cornice
Quanto alla cornice, essa non è in alcun modo un elemento aggiunto dall'esterno e con finalità
decorative, ma, al contrario, riveste un grande valore strutturale e compositivo ed assolve a
diverse funzioni. Innanzi tutto una funzione stilistica: la cornice giustifica e compensa la
difformità del linguaggio, nonché la varietà degli argomenti e dei registri stilistici; in secondo
luogo, una funzione artistica: mediante la cornice, lo scrittore è in grado di prendere le
distanze dalla materia trattata per osservarla con maggiore obiettività e per darle rilievo
narrativo; una terza funzione è di natura morale: la cornice rappresenta per l'autore un
espediente con cui distaccarsi prudentemente dalla scabrosità di certi temi; infine, una
funzione letteraria, che fa della cornice un'occasione per legare la struttura narrativa
dell'opera alla tradizione, in particolare anche a quella della Commedia.
La cornice deve essere considerata come parte integrante della narrazione, strumento che
permette di percepire il Decameron come un'opera unitaria, non solo perché unitaria è la sua
ispirazione, ma perché sostanzialmente unitaria è la sua articolazione narrativa, espressione di
un viaggio orizzontale alla ricerca della verità che nasce dalla realtà di ogni giorno e si
completa nel mondo dell'arte e della letteratura. In questa prospettiva, la scena dei dieci
giovani in fuga, elemento principale della cornice, diviene fondamentale per tutto il
Decameron.
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