Siamo all’inizio di un nuovo anno scolastico, vorrei dire di “una pagina nuova da scrivere” insieme, noi e i nostri alunni, noi con i genitori, noi tra di noi. Mentre porgo a tutti il mio cordiale e affettuoso saluto di bentornati, desidero fermarmi brevemente con voi per riflettere su alcuni pensieri che mi hanno interpellato in questo periodo. Mi è capitato spesso di pensare al nostro compito di docenti e di educatori, cioè di persone che hanno l’impegno di istruire ma anche di educare e mi si pone una domanda, non insignificante: “Qual’è il nostro rapporto con la scuola, in quanto istituzione, ma anche scuola quale incontro di persone, siano esse bambini, genitori, colleghi, personale ausiliario, suore? Forse sembrerà una domanda oziosa ma penso non sia fuori luogo domandarsi, con “onestà intellettuale e intelletto d’amore”, con quale attitudine interiore abbiamo ripreso questo anno scolastico, questa “gioiosa fatica” dell’educare. Sappiamo tutti per esperienza, più o meno lunga, che educare è un’arte e come tale va rivista in continuazione per evitare di ridurla e avvilirla ad una ripetizione di programmi e progetti già troppo esperimentati. L’artista, lo sappiamo, non si ripete mai e benché l’opera d’arte si possa facilmente attribuire a colui che l’ha realizzata è altrettanto vero che ogni opera nasce nuova dalle sue mani perché nasce sempre di nuovo nella sua mente e nel suo cuore. Così si comporta Dio stesso nella creazione dell’uomo. Alla luce di questo ho pensato, che sarebbe stato utile riflettere insieme su qualche elemento fondante che aiuti tutti noi a ridefinire il senso dell’impegno scolastico e il significato dell’educare. Mi permetto perciò di proporvi alcune linee guida per l’anno scolastico che si apre dinanzi a noi. 1 - Costruire una relazione d’amore. Non bastano né normative, né strutture adeguate, né libri con validi contenuti per far sì che la scuola sia “celebrata” e frequentata con gioia. Occorre una convergenza sinfonica che possa creare uno stile dove si incrocino il dovere e la gioia di studiare, la fatica e la gioia dell’educare, il rapporto tra “maestro” e “discepolo”, la relazione virtuosa e fruttuosa tra famiglia e scuola. Ogni educatore attento alle sfide dell’attuale società, definita “fluida” e in rapida trasformazione e tenendo conto soprattutto dalle istanze che nascono dalle esigenze, implicite ed esplicite, delle persone a lui affidate, ha il compito di individuare le aree da privilegiare per realizzare, nella scuola, una educazione integrale, che sia rispettosa della persona e dei suoi ritmi, prima che dei programmi da svolgere. L’educazione infatti consiste nell’accompagnare la persona nel dialogo con la vita, sapendo che l’una ha bisogno dell’altra: questa con le sue sorprese liete o tristi, la persona con le sue potenzialità e i sui limiti. Soltanto dialogando con la vita, ascoltandola esprimersi attraverso le persone, gli avvenimenti e le sue imprevedibili e imponderabili sorprese, è possibile realizzare un cammino educativo che porti alla piena realizzazione della persona stessa. 1 2 - Nessuno si arrenda davanti alla fatica di coltivare l’intelligenza. Il pensare è dono e qualità eccellente della persona; la “sapienza” è virtù che dona senso al “faticoso mestiere di essere uomini”. Spesso, nella società in cui viviamo, si adottano criteri di estimazione della realtà che non guardano al significato complessivo della persona, ma la rendono succube di una lettura frammentata della vita. Non dobbiamo mai arrenderci di fronte alla ricerca della verità ma piuttosto dobbiamo renderci sempre più capaci di farla diventare luce ed alimento della nostra dignità di persone. Durante lo scorso anno scolastico abbiamo posto tale ricerca al cuore del nostro progetto educativo. Infatti abbiamo camminato “insieme alla ricerca della verità”, ma tale impegno è di tutta la vita. Porre la questione della verità e della formazione della coscienza delle giovani generazioni, a tema del nostro delicato servizio educativo, è per noi un dovere di coscienza e un impegno nei confronti dei bambini a noi affidati e delle famiglie che li affidano a noi con piena fiducia. La verità deve sempre guidarci nella ricerca di ciò che è vero, buono e bello per non lasciarci appannare la vista dalle varie teorie e ideologie che nel tempo si sono susseguite, alimentando interrogativi senza offrire risposte che definiscano l’identità dell’uomo. La verità è Dio e la verità sta in Dio e tutte le volte che si offusca questo nome, tutto si fa più difficile e nebbioso. Per questo mi sento di dirvi: non abbiate paura né del nome di Dio, né della sua Verità perché sarà solo essa a fare armonia tra la nostra sete di sapere e la comune debolezza di comprendere e spiegare. Sappiamo tutti che la vita non è riconducibile alle formule, né a delle azioni: essa piuttosto è mistero che si arricchisce di giorno in giorno e si svela, secondo un suo andare libero, a chi sa ascoltarla con stupore e con la sapienza del cuore. 3 - La scuola come luogo di un appassionato “canto di libertà” e scoperta amorosa dell’altro. C’è troppa tensione nel nostro contesto sociale. La scuola, proprio perché è luogo di tutti, deve farsi capace di raccordare, di avvicinare, di rispettare. Non si tratta di adottare una sorta di buonismo educativo, ma di invocare un lavoro culturale che faccia riscoprire l’universale vocazione al rispetto e l’universale reciproca corresponsabilità. “La scuola cattolica, che attinge alla sorgente dell’antropologia cristiana e dei valori portanti del Vangelo, può dare un contributo originale e significativo ai ragazzi e ai giovani, alle famiglie e all’intera società, accompagnando tutti in un processo di crescita umana e cristiana. I cristiani sono per un’immagine di persona desiderosa di relazioni, aperta al trascendente e profondamente contrassegnata dalla libertà nella quale si rispecchia l’impronta del suo Creatore. Per questo essi operano per una formazione integrale della persona, animati dall’intima consapevolezza che in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita”. Così scrivono i nostri Vescovi nel documento: “La scuola cattolica. Risorsa educativa della chiesa locale per la società” 4.- La questione antropologica Infine pongo una questione centrale della quale anche la scuola e ciascuno di noi deve farsi carico: la questione antropologica. A tale proposito vogliamo riflettere brevemente su un tema delicato che possiamo riassumere così: la persona è un “qualcuno”, mai un “qualcosa” e tantomeno un 2 “mezzo”. E’ necessario quindi guardare la persona nella sua dignità complessiva, per poter aiutarla a sviluppare le sue capacità e ad avere libera coscienza di sé. Il progetto educativo, del quale abbiamo già preso una qualche visione prima delle vacanze estive, e che ha come titolo: “L’amore in realtà”, si pone proprio in questa linea e, attraverso le sue declinazioni, intende aiutarci a condurre i nostri alunni a comprendere la bellezza dell’essere persone uniche, ciascuna con la propria personalità, carattere, identità, storia personale e impronta culturale. Leggiamo nella presentazione del nostro progetto: “Oggi si assiste ad una domanda di senso che pervade tutti gli orizzonti del sapere: la questione antropologica soggiace ed è mattone fondamentale di questa domanda. Questo percorso intende intercettare e formare ad una antropologia adeguata rispetto l’uomo – donna sia sul piano della docenza che nel rapporto con gli studenti e le loro famiglie”. A tale proposito desidero ribadire ancora che senza l’impegno comune di armonizzare il corpo e l’anima, difficilmente avremo una “antropologia di senso”. Il Documento dei Vescovi italiani: “La scuola cattolica” uscito nell’anno1983 sottolinea il ruolo fondamentale che la scuola esercita in tale ambito. Così il documento: “ La centralità dell'uomo e i diritti umani che derivano dalla sua stessa realtà personale sono oggi sempre più al centro dell'attenzione dei diversi movimenti culturali, sociali e politici. Ma l'uomo, nella sua concretezza e integralità, è anche "la via della Chiesa" Solo riportando l'uomo al centro del "senso" e dei progetti ci potrà essere un futuro per il mondo. Il progetto della Scuola Cattolica dovrà quindi manifestare queste centralità dell'uomo, facendone anzitutto il contenuto essenziale e anche lo scopo ultimo della proposta culturale, non come fine a se stessa, ma come offerta di strumenti capaci di interpretare, promuovere e orientare l'esistenza umana”. A questo punto mi fermo cosciente di avervi offerto pensieri impegnativi: l’ho fatto perché accredito alla scuola compiti e competenze di grande rilievo, perché ho di tutti voi una grande stima e perché ripongo in ciascuno grande speranza: quella che siate e siamo insieme, ogni giorno e sempre “maestri” di vita per i nostri alunni. Ci affidiamo alla intercessione del Beato Giuseppe Baldo, “educatore sapiente”, che ha intessuto tutta la sua vita con quella “sapienza del cuore” che l’ha reso e lo rende maestro di vita. Così Egli rifletteva rispetto all’educazione: “ Educare è un tra fuori, è quasi un trarre dal nulla, un creare o per lo meno un togliere dal sonno del torpore. L’educare comporta quindi un trasfondere la vita, il movimento l’attività ad una creatura imperfetta. In questo senso l’educazione intellettuale, morale e religiosa è la più grande opera umana che mai possa farsi, è la continuazione dell’opera divina, in quanto ha di più nobile e di più sublime, la creazione delle anime. L’educatore non crea il fanciullo, ma si sforza di formarlo, esso deve imprimergli la bellezza, l’elevatezza, la nobiltà, la perfezione, la maestà. Il fanciullo vi è, ma bisogna spirargli in volto la vita, la forza, la pace, la luce”. E qui Don Baldo sottolinea ancora una volta, che tutto questo lavoro è opera della grazia di Dio. Dice: “L’educatore dovrebbe dire: Ecco un lavoro della grazia di Dio. Colui che creò questo fanciullo dal niente, per mio mezzo si degnò di educarlo, sollevandolo nella mente e nel cuore a nobiltà, a purezza, a prudenza, a forza. Ma perché l’opera educativa porti i frutti sperati è necessaria la libera collaborazione del fanciullo”. 3 Concludo con il pensiero di un altro grande maestro di vita: “La vita viene destata e accesa solo dalla vita. La più potente “forza di educazione” consiste nel fatto che io stesso in prima persona mi protendo in avanti e mi affatico a crescere”. (Romano Guardini, Persona e libertà, p. 222). E ancora lo stesso autore sottolinea: “Fare sul serio non consiste nel dire parole sonore e fare a gara nell’esprimere grandi esigenze. Agisce seriamente colui che vede i compiti dove essi sono in realtà: nella vita di ogni giorno, nell’ambiente più vicino a lui. Agisce seriamente chi pone mano decisamente a questi compiti e li porta a termine giorno dopo giorno” (R.G. Lettere sull’autoformazione, Morcelliana 1999, pag 57). Vi ringrazio per la vostra attenzione e mi auguro che, i pensieri che ho proposto con semplicità, possano servire a riflettere sulla bellezza e la responsabilità che abbiamo come docenti – educatori in questa nostra scuola cattolica “Don Baldo”, contrassegnata dall’impronta educativa lasciataci in eredità dal Beato Giuseppe Baldo. Grazie. Suor Licia Rebonato 4