Scarica il pdf di Inchiostro edizione speciale

annuncio pubblicitario
Numero speciale
in occasione di
15 marzo 2014
Palazzo delle Arti
Napoli
Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli
www.inchiostronline.it
Intervista a Fish L’ex Marillion premiato al Pan
“Io, uno scozzese
nel cuore di Napoli”
Non sono cresciuto ascoltando musica scozzese, e
sono entrato nella sfera del rock quando da adolescente ho iniziato a suonare in una band composta
da un irlandese, un inglese del nord e uno del sud.
Non credo che la mia musica sia particolarmente
influenzata dalle mie radici, in quanto attinge da numerosi generi. La forte identità del mio Paese nasce
dalla storia piena di dolore vissuta dal suo tessuto
sociale, sempre basato sulla famiglia e sulla comunità.
Le cose sono cambiate molto, come dimostra la divisione attuale nel dibattito sul referendum per l’indipendenza. Alcuni
miei connazionali si
sentono più inglesi,
ma io mi sono sempre
sentito più scozzese”.
P
rimo e storico frontman dei Marillion, poi apprezzato interprete solista. Quali sono le differenze tra
due tipi così diversi di carriera?
“In una band, tutti sono in evoluzione e non sempre i componenti cambiano allo stesso ritmo. A livello creativo, arriva
sempre un punto dove la chimica tra gli individui si indebolisce o si trascina stancamente. Bisogna essere forti per
tenere tutto insieme, per guidare nella stessa direzione. Alla
fine, fare musica con una band equivale a fare musica per
un committente, e io non amo particolarmente i committenti.
Trattengono lo slancio e le idee. A livello economico, essere una band è positivo perchè ti dà stabilità e sicurezza, la
certezza di poter continuare a lavorare. Ci sono un sacco
di aspetti positivi nell’essere in una band, ma la politica e il
compromesso essenziale possono logorare.
Lavorare da solista può essere molto eccitante, può portarti a diventare un altro tipo di autore. Se l’artista è forte
ed ha personalità, la sua carriera di solista può funzionare.
Un artista che decide di lavorare come solista è in grado di
circondarsi di consulenti di fiducia, allora le sue decisioni
saranno probabilmente più giuste. Quando le cose vanno
male, l’artista solista diventa un individuo solitario, non ci
sono altre spalle su cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà.
Penso che la corsa sulle montagne russe dell’artista solista
sia allo stesso tempo più divertente e pericolosa”
Lei viene dalla Scozia, una nazione con una fortissima
identificazione con le proprie radici. Ci spiega in cosa,
nella musica e nella vita, uno scozzese è diverso da un
inglese? Crede che la sua provenienza abbia in qualche
modo influenzato la sua carriera musicale?
“Le isole britanniche hanno diverse identità, e nella stessa
Scozia esistono numerose differenziazioni tra le regioni.
INCHIOSTRO
NUMERO SPECIALE
SCRIVERE IL SETTORE
Per identificazione e amore per la propria terra,
Napoli e la Scozia sono comparabili?
“Le caratteristiche tipiche degli scozzesi, quelle
elencate prima, uniscono le due culture: il senso della comunità, il rispetto per la famiglia, l’amore della
vita che nasce dalla difficoltà storica, la capacità di
sopravvivere di fronte alle avversità e un forte senso
di passione. Due terre diverse ma molto simili”.
Lei ha spesso lavorato con Mr. Wilkinson, altro
ospite d’onore della mostra napoletana. Cosa
può dirci del suo modo di fare arte? Qual è la
copertina di Wilkinson
che ricorda con più affetto?
“Mark fonde le immagini con la mia musica
e i miei testi. Siamo entrambi molto in sintonia
E’ la prima volta che
con l’altro e mi piace laviene a Napoli? Cosa
vorare con lui. Per il mio
conosce, apprezza o
ultimo album, “Feast of
vorrebbe sapere delConsequences”, ha sula nostra città? Qual è
perato sè stesso e prol’immagine rappresenbabilmente creato il suo
tativa di Napoli all’estemiglior lavoro di sempre.
ro in questo momento?
C’era un’atmosfera ma“Sono stato a Napogica durante la creazioli un paio di volte nella
ne di quell’album. Per
mia carriera , ma come
l’era Marillion ricordo in
sempre un musicista itiparticolare ‘Misplaced
nerante non ha la libertà
Childhood’, e sono molLa cover dell’album di Fish “Vigil In A Wildness Mirrors”
di scoprire ciò che lo cirto affezionato al mio priconda . Conosco un po’ dalla vostra storia, è un ar- mo album solista ‘Vigil in un Wilderness of Mirrors’.
gomento che mi affascina. Avrò un paio di giorni durante questo fine settimana per scoprire di più e non Quali sono i suoi prossimi progetti?
vedo l’ora di sfruttare l’opportunità che mi è stata “In aprile uscirà la versione in vinile di ‘Feaste of
concessa. Come un importante porto del commer- Consequences’ e ill 5 giugno il tour ‘The Moveable
cio e degli scambi e punto d’incontro delle culture, Feast” toccherà l’Italia. Io e la mia band saremo di
Napoli è molto apprezzata all’estero. E’ ben nota an- scena al Teatro Europa di Aprilia in provincia di Lache per la sua tagliente dark side, il suo lato oscuro”. tina”.
è arrivata alla sua quarta edizione. La mostra, di
scena al Pan fino al 6 Aprile, è ideata e diretta da
Carmine Aymone e Michelangelo Iossa e racconta i sessanta anni del genere musicale che più ha
riscosso successo tra le giovani generazioni. Un’esposizione internazionale che celebra i miti del rock, da Elvis Presley ai Deep Purple, dai
Pink Floyd ai Kiss, fino ad arrivare agli Iron Maiden. Il viaggio nel tempo
inizia percorrendo una sala nominata “What If…” in cui dieci artisti partenopei presentano la propria rilettura di alcune copertine famose. Si
continua visitando la mostra di Mark Wilkinson, tra i maggiori illustratori
della storia del rock. Il visitatore potrà ammirare ventiquattro stampe
che mostrano band e musicisti come Marillion, Juda’s Priest e Bon Jovi.
All’interno della mostra è possibile visitare in tutto dodici aree tematiche
organizzate da grandi artisti internazionali, che hanno voluto rendere omaggio al mondo del rock.
La novità di quest’anno è una sezione dedicata a Massimo Troisi, intitolata “Ricomincio…da te”, che ripercorre la carriera dell’attore a vent’anni dalla sua prematura scomparsa.
Mark Wilkinson L’illustratore si racconta
“La vita delle cover
va al di là delle note”
Com’è nata la passione per questo lavoro? Ci racconta qualcosa della sua carriera?
“Quando uscivo da scuola, visitavo Audiocraft, un negozio di dischi della mia città, Windsor. Passavo molte
ore davanti a scaffali pieni di copertine di dischi, ne ero
affascinato. Volevo diventare disegnatore e creatore di
copertine di dischi, e per questo sono approdato all’università d’arte per migliorare le mie abilità di illustratore.
Speravo che un giorno un gruppo potesse lavorare a lungo con me. Dopo quattro anni è iniziata la mia relazione
lavorativa con Marillion e Fish. Il mio lavoro è un sogno
realizzato che dura da trent’anni, e se ho spinto qualcuno
sulla stessa strada con le mie copertine, allora ho fatto
qualcosa di buono”.
Nella sua carriera di illustratore è riuscito a unire il
disegno con la musica. Quali possono essere i legami tra questi due modi completamente diversi di fare
arte? E per quali sue copertine riconosce questo rapporto tra musica e arti figurative?
“Adoro lavorare con l’atmosfera musicale, ha la capacità
di influenzare il mio umore. Questo rende più inventivo
il mio lavoro, stimola l’immaginazione. Io seguo questa
inventiva influenzata dal paesaggio musicale, seguo questo umore, entro in un patto con la musica e il mio lavoro diventa magico. Lo sento, lo vivo. Credo che una
copertina di successo abbia una vita fuori dalla musica,
esista in una dimensione separata, definita esattamente
come la musica stessa. Basti pensare alla cover di ‘The
Dark Side of The Moon’: riconosci subito i Pink Floyd,
ma ha anche la capacità di spingerti ad alcune domande.
Perché il prisma, perché la luce riflessa, eccetera. E’ difficile definire il perché di questo tipo di lavoro, è il frutto
di un dialogo interno con quello che tu hai visto. Penso
che il mio lavoro di maggior successo abbia una stretta
connessione con la musica che cerca di rappresentare,
ma allo stesso tempo ha vita propria. Sono abbastanza
critico, spero di non guardarmi dietro troppo spesso e di
non ripetermi. I lavori fatti per ‘A Feast of Consequences’
sono certamente i miei preferiti fino ad ora. Sono ancora
ricordi freschi nella mia mente. Quando ho terminato il disegno, la musica mi accompagnava ancora. Le tragiche
conseguenze di 100 anni di azioni umane erano le grandi
tele su cui Fish metteva a punto il suo viaggio con questo album. Noi pensammo a una catastrofe della specie,
mentre c’è sempre una speranza quando i problemi vengono chiusi in una nota, in una musica. Io credo che l’arte
si faccia così. Si dovrebbe fare sempre così”.
Inchiostro
Anno XIV numero speciale
15 marzo 2014
www.unisob.na.it/inchiostro
www.inchiostronline.it
Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da
Paolo Mieli dell’Università degli Studi
Suor Orsola Benincasa
Direttore editoriale
Lucio d’Alessandro
Direttore responsabile
Pierluigi Camilli
Coordinamento scientifico
Arturo Lando
Coordinamento redazionale
Alfredo d’Agnese
Carla Mannelli
Alessandra Origo
Guido Pocobelli Ragosta
INCHIOSTRO
NUMERO SPECIALE
Nella genesi e nel successo di un disco, quanto è importante una copertina? E per quale motivo?
“Quando inizio a lavorare a una copertina è per vendere l’album, per promuoverlo nella stampa specializzata o
nell’advertising delle maggiori città. Provo a dargli un’identità, che viene dalla band e che può essere fonte di
guadagno per il merchandising. La band deve essere
riconosciuta e riconoscibile all’istante, in modo da affermare la relazione tra la musica e l’arte figurativa”.
Quali sono le copertine con le quali si è divertito
di più? E per quali motivi?
“Lavorare alla copertina di ‘Script For A Jester’s
Tear’ è stato molto bello, così come per “Nostradamus” dei Judas Priest’s”.
In occasione del suo viaggio a Napoli, lei riceverà il
premio ROCK! Legend, seguendo a Ian Paice e Pete
Best. Quali sono le sue sensazioni riguardo
questo premio?
“Mi sento a disagio col termine leggenda, ma sono
molto felice di ricevere questo premio. Preferirei
essere definito come un professionista al servizio
dell’industria musicale. Magari miglior disegnatore di
giullari nella storia del rock…”.
E’ la prima volta che viene a Napoli? Cosa conosce,
apprezza o vorrebbe sapere della nostra città? Qual è
la sua immagine all’estero?
“In Inghilterra, Napoli è sempre stata parte del grande
tour d’Europa. E’ il posto da visitare prima di morire. Per
me sarà la prima volta, ma sono certo che sia diverso da
qualsiasi altro posto in Italia, con i suoi castelli al mare,
le cave naturali piene di misticismo, gli artigiani e ovviamente la superba cucina”.
Nella cultura del rock, è quasi un obbligo vivere una
vita sregolata e piena d’eccessi. Nella sua esperienza
dall’interno di questo mondo, qual è il personaggio
che rappresenta al meglio questo modo di vivere? Ci
racconta qualche aneddoto particolare?
“Sono tentato di citare The Young Ones, un’irriverente
satira che descrisse l’universo parallelo dove il più grande dio del rock era Cliff Richards e il peggiore eccesso
che potessi immaginare era alzarsi alle 23.30 mangiando
biscotti. Per quanto riguarda gli aneddoti, nonostante i
molti anni issuti nell’ambiente rock, non ho rivelazioni importanti o compromettenti da fare”.
In redazione
Gianmarco Altieri, Roberta Campassi, Mariana Cavallone,
Roberta Cordisco, Lisa D’Ignazio, Diego De Carlo, Elisabetta de Luca, Lara De Luna, Gianmarco Della Ragione,
Anna Dichiarante, Diletta Della Rocca, Gianluca Esposito,
Lorenzo Ena, Alfonso Fasano, Barbara Gigante, Daniele
Gargagliano, Rossella Grasso, Simone Giannatiempo,
Nicola Lo Conte, Paola Marano, Rita Murgese, Vincenzo
Nappo, Roberto Panetta, Claudio Pellecchia, Lucilla Trisolini, Germana Squillace, Valentina Trifiletti, Francesxo
Ungaro, Ciriaco Viggiano
Grafica
Biagio Di Stefano
Editore
Università degli Studi
Suor Orsola Benincasa 80135 Napoli
via Suor Orsola 10
Partita Iva 03375800632
Redazione
80135 Napoli
via Suor Orsola 10
tel. 081.2522212/226/234 fax 081.2522212
Registrazione Tribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001
Trent’anni insieme:
un’amicizia a ritmo rock
Fish, al secolo Derek William Dick, nasce a Dalkeith, Scozia,
nel 1958. Si unisce ai Marillion nel 1981, tre anni dopo la fondazione del gruppo di Aylesbury.
Il rock progressive dei Marillion prende forma attraverso le immagini di Mark Wilkinson. Il disegnatore ufficiale della band britannica nasce a Windsor, città dei reali d’Inghilterra, nel 1952.
Comincia la sua carriera disegnando la cover dell’album “Market Square Heroes”. Questa sua prima esperienza segna la
collaborazione con il gruppo: Wilkinson lavorerà per i Marillion
fino al 1988, anno in cui esce il disco “The Thieving Magpie”.
In quello stesso anno Fish abbandona il gruppo. L’interprete
scozzese, noto per aver fatto conoscere al grande pubblico la
band, ha creato insieme al gruppo una continuità per il rock
progressive negli anni Ottanta. Il genere, tipico del decennio
precedente, è riuscito a sopravvivere dopo la crisi di fine anni
Settanta grazie alla personalità eccentrica del cantante di
Dalkeith, la cui ispirazione deriva da Peter Gabriel.
Wilkinson lo segue nella sua nuova esperienza da solista disegnando per lui molti artwork. Utilizza uno svariato numero di
tecniche, ma predomina quella dell’aerografo, di cui è considerato il maestro. La collaborazione con Fish e i Marillion non è
certamente l’unica della carriera dell’illustratore; disegna anche
per gli Europe, The Who, Jimmy Page, Iron Maiden, Bon Jovi.
Il rapporto con tra Wilkinson e Fish va anche oltre l’ambito
strettamente musicale; i due artisti, nel 2000, hanno collaborato alla stesura del libro “The Masque”, nel quale descrivono
le modalità con cui furono create le copertine degli album dei
Marillion. La collaborazione tra i due è viva ancora oggi: l’ultima
fatica congiunta è “A Feast of Consequences” del 2013, decimo album da solista di Fish.
Il Pan li accoglie per premiarli con il Rock! Award, onoreficenza
andata in passato a icone del genere musicale come Ian Paice
e Pete Best.
Scarica