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SALA
D’ATT
ESA
PARENTESI)
TRA
La domanda
Il triangolo di Alessia,
Francesca e Nicole
Il bis dei gieffini
Ascanio e Katia
Ma quanto si dà daffare
la bella Ilary Blasi!
Francesco, Alessia, Nicole. Un
bel triangolo quello tra la
Marcuzzi, il suo ex, Facchinetti, e
la di lui fiamma, Minetti. Sì,
proprio quella Minetti. Insomma,
sembra che tra i tre ci sia un bel
pasticcio di cuori e batticuori.
Dopo Matilda, Tancredi.
Hanno fatto il bis Katia
Pedrotti (34) e Ascanio Pacelli
(39), ex concorrenti del
Grande Fratello 4. Nessuno
avrebbe scommesso una lira
sulla loro unione, invece...
Ilary Blasi (32) si dà daffare.
Non solo per mostrare la sua
bellezza, ultimamente forse
un po’ troppo, ma anche nel
talamo. Un altro figlio, infatti, è
il progetto di lei e del suo Er
Pupone, Totti (37).
Questo
nostro
a more
La risposta di Linda Rossi
L
ei mi permette di mettere in evidenza quanto un’attenzione maggiormente portata sulle aspettative piuttosto che sulle sensazioni che si stanno provando possa avere un impatto sul piacere erotico fino al punto da percepire una forza minore nel concludere l’atto sessuale. Senza dimenticare il ruolo, negativo s’intende, giocato dai
sensi di colpa per un’attività finalizzata in primo luogo a ri-
SI LASCI ANDARE
E SI CONCENTRI
SULLE SENSAZIONI
NELLA FASE FINALE MI SENTO
ECCESSIVAMENTE STANCO
Ho 33 anni e a quindici, per caso, ho scoperto la masturbazione. Ero piuttosto riservato e imbranato con le donne, così ho continuato a praticarla in segreto, immerso nei
sensi di colpa dettati da una certa morale religiosa. Ho avuto il primo rapporto a venticinque anni con una ventenne. Siamo stati insieme per pochi mesi. Il primo amplesso
è stato una delusione: le sensazioni erano inferiori alle aspettative e, di conseguenza,
anziché godere del momento, ho iniziato quasi a moScrivi a LINDA ROSSI
nitorare in terza persona quello che stavo facendo, il
psicoterapeuta e sessuologa
tutto condito dai sensi di colpa che mi hanno perseguitato anche in seguito. Dopo il primo rapporto ho
Posta: Linda Rossi – Il Caffè
voluto subito fare un bis, quasi per tentare di migliora- Via Luini 19 - 6600 Locarno
re le cose. I rapporti hanno continuato con una freE-mail:
quenza di tre a settimana. Notavo che la mia libido
[email protected]
stava calando, ma non capivo il perché, dal momento
che fino ad allora non avevo mai avuto problemi in tal
senso (anche con episodi masturbatori molto frequenti). Si è quindi sviluppata una
certa astenia, dalla quale, seppur con lenti miglioramenti, non sono mai riuscito a liberarmi totalmente. Infatti mi è rimasta una certa debolezza, non nel senso di una difficoltà erettile bensì eiaculatoria, come se l’eiaculazione mi scaricasse eccessivamente.
Da tre anni convivo con un’altra donna e le cose sembrerebbero funzionare. Vorrei però sapere se ci sono possibilità per migliorare il mio stato energetico. Ho tentato di applicare il metodo del Tao (coito senza eiaculazione), ma con miglioramenti solo apparenti e non senza preoccupazione da parte della mia compagna.
sollevare l’uomo dalla tensione sessuale. È una pratica che,
se accolta con naturalezza, può dare molto piacere e preparare l’uomo all’incontro con la donna. Il discorso vale anche per il genere femminile, con meno importanza data
alla questione della scarica ormonale che nell’uomo è davvero preponderante. Per entrambi vedrei l’opportunità degli apprendimenti che si possono fare grazie a questa gradevole occupazione erotica. Non capisco perché la chiesa
cattolica l’abbia tanto demonizzata. In fondo non fa male a
nessuno, anzi, fa solo del bene a chi la pratica.
Per quanto riguarda la sua difficoltà nel provare uno stato
energetico ottimale che le permetta di concludere un rapporto sessuale con facilità, penso che un importante ruolo
sia dovuto al suo non lasciarsi andare godendosi il percorso, per di più sostenuto dall’idea taoista che arrivare al lieto
finale porta via ulteriore energia. Ho proprio l’impressione
che tutte le sue inquietudini bloccano lo spontaneo svolgersi di un amplesso amoroso. Butti quindi ai sensi di colpa
ed errate credenze e permetta alla sua mente di ricorrere
alle sue fonti eccitatorie che stimolano l’incremento della
sua eccitazione fino al raggiungimento del culmine.
BenEssere
Piccoli elettrodi che rilasciano impulsi
elettrici nel cervello: interrompono
il dimagrimento e migliorano l’umore
IL PACEMAKER
CHE BLOCCA
L’ANORESSIA
NERVOSA
ANTONINO MICHIENZI
M
inuscoli elettrodi impiantati nel
cervello, in prossimità di quella
zona che divide la parte destra dalla
sinistra (il corpo calloso). Un piccolo generatore applicato sottopelle e
collegato agli elettrodi a cui rilascia periodicamente impulsi elettrici di lieve entità. È questa la
nuova frontiera per combattere l’anoressia. Non
tutti i casi, ma quelli più resistenti contro cui tutti
i tipi di trattamento effettuati in precedenza hanno fallito. A sperimentarlo un gruppo di ricercatori canadesi che hanno pubblicato i primi risultati del loro lavoro sulla rivista The Lancet. Per il momento il team ha verificato su un piccolo gruppo di pazienti - soltanto sei - che la tecnica non fosse nociva, ma nei nove mesi di sperimentazione sono emersi anche dati promettenti
sulla sua efficacia: la procedura, conosciuta
come stimolazione cerebrale profonda, sembra
funzionare ed essere in grado sia di migliorare il
benessere dei pazienti sia di interrompere il dimagrimento.
La realizzazione dello studio non è stata semplice. Metodo già impiegato da
oltre 25 anni per la cura
del morbo di Parkinson
Il primo passo è stato identificare i volontari:
sono state scelte sei donne tra i 24 e i 57 anni che
avevano cominciato a soffrire di anoressia da 4
fino a 37 anni prima. Il passo successivo è stato lo
studio dei loro casi e l’analisi delle caratteristiche
del cervello.
Solo a quel punto si è passato all’impianto del dispositivo. Che per la medicina non è una novità assoluta. Viene infatti impiegato da più di 25 anni per
modulare l’attività di specifiche aree del cervello in
diverse malattie: il morbo di Parkinson, la depressione, il disturbo ossessivo compulsivo, la sindrome di Tourette, l’Alzheimer. Per questo si è deciso di
testarlo anche nei pazienti con le forme più gravi di
anoressia, che rappresenta la malattia psichiatrica
con il più alto tasso di mortalità ed è tra i più comuni disturbi psichiatrici nelle donne tra i 15 e i 19
La malattia
Una diagnosi di questa malattia deve prendere in
considerazione alcuni fattori insostituibili, come:
• una perdita evidente di peso stimata intorno a circa l’85% del peso forma;
• l’eccessiva influenza del peso sull’autostima del paziente;
• la fobia di ingrassare e l’assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi.
La malnutrizione portata dall’anoressia ha
devastanti conseguenze sul fisico e sulla mente.
Fisicamente si rischia di incappare in:
ulcere intestinali, disidratazione, malattie al cavo orale e
agli elementi dentali, danni al cuore, ai reni e al fegato,
emorragie interne.
A livello psicologico risulta subito evidente: scarsa
autostima del paziente, episodi di depressione, disturbi della
sessualità, evidenti e costanti sbalzi d’umore, problemi nella
sfera sociale, con difficoltà nel mantenere rapporti stabili e
incapacità di instaurare un confronto con il prossimo.
anni. Una malattia, inoltre, che non sempre viene
contrastata con efficacia dai trattamenti disponibili. Quasi un paziente su cinque oggi non trae alcun
beneficio dalle cure e il protrarsi della malattia
comporta rischi elevatissimi per la salute. Ora, il
nuovo studio sembra aprire uno spiraglio. La metà
delle pazienti in cui è stata sperimentata la stimolazione cerebrale profonda aveva smesso di perdere
peso. Ma, cosa ancora più importante, l’impianto
ha consentito loro di ottenere miglioramenti dell’umore e di ridurre i comportamenti ossessivocompulsivi. Certo, non senza rischi: una delle sei
pazienti ha avuto attacchi epilettici dopo l’impianto del dispositivo e tutte le altre hanno avuto qualche effetto collaterale, seppur di minore entità.
Inoltre la ricerca è stata condotta su un piccolissimo campione di donne. Andrà quindi replicata in
studi più ampi. Soltanto a quel punto si potrà tracciare un bilancio conclusivo e la tecnica, se si sarà
dimostrata efficace, potrà essere offerta a tutti i pazienti che ne abbiano bisogno. Ma la strada intrapresa sembra possa essere quella giusta. “Il fatto
che la procedura è stata associata in alcune pazienti a miglioramenti nei sintomi affettivi e ossessivi è di importanza cruciale - ha sostenuto in un
commento che ha accompagnato lo studio Janet
Treasure docente al King’s College di Londra -.
Perché questi miglioramenti dicono ai pazienti
che la stimolazione cerebrale profonda non è l’ennesimo trattamento pensato soltanto per farle ingrassare e che non presta nessuna attenzione al
fatto che loro si sentano meglio o meno”.
Ma può farle stare meglio e in tal modo facilitare la
lotta alla malattia.