Introduzione alla psicologia dello sviluppo
Prof.ssa Caterina Fiorilli
Lezione 21 Novembre
[email protected]
Indice della lezione:
Processo di elaborazione delle informazioni .................................................................................................. 2
Stato psico-fisico del neonato................................................................................................................................ 3
Test APGAR .............................................................................................................................................................. 3
Come si calcola il punteggio ...................................................................................................................... 3
Riflessi........................................................................................................................................................................ 3
Di rotazione......................................................................................................................................................... 4
Di suzione ............................................................................................................................................................ 4
Di marcia automatica ...................................................................................................................................... 4
Di prensione........................................................................................................................................................ 4
Di Moro ................................................................................................................................................................. 4
Di Babinsky ......................................................................................................................................................... 5
Innatismo linguistico ........................................................................................................................................... 5
Elaborare le informazioni (seconda parte) ...................................................................................................... 6
Capacità ..................................................................................................................................................................... 6
Velocità ...................................................................................................................................................................... 6
Strategie .................................................................................................................................................................... 6
L’attenzione: messa a fuoco di risorse mentali .............................................................................................. 6
Attenzione selettiva .............................................................................................................................................. 6
Attenzione divisa ................................................................................................................................................... 7
Attenzione sostenuta ........................................................................................................................................... 7
Attenzione esecutiva ............................................................................................................................................ 7
Indicatori importanti dello sviluppo.............................................................................................................. 8
Pointing intenzionale ...................................................................................................................................... 8
Social referencing ............................................................................................................................................. 8
Quanti tipi di memoria abbiamo? ........................................................................................................................ 8
Memoria di Lavoro (MbT) ............................................................................................................................. 8
Memoria Semantica (ML) .............................................................................................................................. 8
Memoria episodica e scripts ......................................................................................................................... 9
Memoria autobiografica ................................................................................................................................. 9
Memoria procedurale ..................................................................................................................................... 9
Modelli della memoria ............................................................................................................................................. 9
Atkìnson e Shiffrin (1968) ................................................................................................................................. 9
Baddeley e Hitch ..................................................................................................................................................10
Caratteristiche della Memoria di lavoro .....................................................................................................10
Span: Capacità della Memoria di lavoro.................................................................................................11
Loop Fonologico ..............................................................................................................................................11
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Memoria di taccuino ......................................................................................................................................12
Esecutivo centrale ...............................................................................................................................................12
Sviluppo della memoria fonologica ...................................................................................................................12
Processo di elaborazione delle informazioni
Il processo di influenza fra mappa cognitiva e mondo esterno è comunque bidirezionale, nel
senso che anche gli accadimenti, i fatti, le informazioni provenienti dall'ambiente esterno
influenzano e condizionano la nostra mappa cognitiva.
Per Neisser l'elaborazione dell'informazione è un processo attivo, in cui l'individuo decide di
prestare attenzione a determinati fattori e di ignorarne altri attraverso un processo di
selezione attiva e consapevole.
Il processo di percezione, ossia quello di elaborazione dell'informazione e quindi di
interazione con il mondo esterno, avviene non tramite il filtro o lo sbarramento delle
informazioni irrilevanti, bensì tramite l'attenzione selettiva rivolta alle informazioni salienti
per la nostra azione e funzionali al nostro scopo.
La percezione è già rappresentazione della realtà. In parte ci sono elementi fisiologici che ci
accomunano ma poi ci sono le ricostruzioni del percetto.
Il processo di elaborazione delle informazioni richiede l’utilizzo di diversi processi cognitivi.
Nei primi modelli cognitivistici, l'elaborazione dell'informazione era concepita come un
processo che avviene per stadi consecutivi: terminate le operazioni proprie di uno stadio si
passa al successivo, e così via. Negli anni '70 furono presentati nuovi modelli che mettevano in
evidenza sia la possibilità diretroazione di uno stadio di elaborazione su quelli precedenti, sia
la possibilità che si attivassero le operazioni di uno stadio successivo senza che quelli
precedenti avessero già elaborato l'informazione per quanto li riguardava.
Un altro aspetto importante fu l'accentuazione del carattere finalizzato dei processi mentali. Il
comportamento veniva ora concepito come una serie di atti guidati dai processi cognitivi ai
fini della soluzione di un problema, con continui aggiustamenti per garantire la migliore
soluzione. La nozione di “retroazione”, feedback, sviluppata dalla cibernetica divenne centrale
in questa concezione del comportamento orientato verso una meta. Lo psicologo sperimentale
del linguaggio George Armitage Miller, con le sue opere determinò un'autentica svolta nella
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rappresentazione del comportamento: il comportamento era visto come il prodotto di una
elaborazione dell'informazione, quale è compiuta da un calcolatore, per lo svolgimento di un
piano utile alla soluzione del problema.
Stato psico-fisico del neonato
Test APGAR
Il test di Apgar - chiamato così perché è stato sviluppato nel 1953 dall’anestesista newyorkese
Virginia Apgar - permette di valutare lo stato di salute del neonato dopo il parto.
I risultati del test mostrano come il neonato ha superato il parto, come sta affrontando il
processo di adattamento al di fuori del grembo materno e se si sta riprendendo rapidamente
dalle difficoltà iniziali
Vengono esaminate le cinque funzioni vitali: il colore della pelle, il battito cardiaco, i riflessi
nell’aspirazione, il tono muscolare e la respirazione. Per ogni singolo aspetto al neonato sono
assegnati da 0 a 2 punti. Se il totale è compreso tra 8 e 10 punti il bambino sta bene o molto
bene, se è inferiore a 7 ha difficoltà ad adattarsi alle nuove condizioni di vita e ha bisogno di
cure mediche.
Il test di Apgar viene ripetuto dopo 1 e 5 minuti dalla nascita. Se il neonato nel primo esame
ha ottenuto meno di quattro punti, viene immediatamente sottoposto a cure.
Inoltre viene effettuato un esame del sangue. Dall’arteria del cordone ombelicale, il medico
preleva del sangue e misura il grado di acidità (valore del pH). Se necessario, al bambino viene
somministrato ossigeno.
Come si calcola il punteggio
Parametri
0 punti
1 punto
2 punti
Colorito
viola o pallido roseo, estremità cianotiche
rosa su tutto il corpo
Battito cardiaco
assente
meno di 100 battiti al minuto
più di 100 battiti al minuto
Risposta a uno stimolo doloroso
assente
storce il viso
urla, tosse, starnuti
Tono muscolare
debole
movimenti pigri
movimenti vivaci
Respirazione
assente
lenta, irregolare
regolare
Riflessi



Risposte automatiche alla percezione degli stimoli
Precursori dell’apprendimento
Continuità con la specie animale
Quando un bambino nasce lascia un intorno protetto per entrare in un mondo dove viene a
contatto con una innumerevole quantità di stimoli sensoriali. Per poter sopravvivere a questo
cambiamento dispone di un insieme di riflessi arcaici primari, chiamati riflessi neonatali,
designati ad assicurare una risposta immediata al nuovo intorno.
La presenza dei riflessi primari è indispensabile per la sopravvivenza del nascituro.
Altrettanto indispensabile per l'organizzazione della sua vita relazionale, sensoriale, affettiva
e produttiva è che questi riflessi si estinguano completamente entro i 6-12 mesi di vita.
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Questi riflessi sono:
Di rotazione
Questo riflesso consente al bambino di coordinare i movimenti della testa e delle braccia:
ponendo il bebè in posizione supina e ruotandogli la testa verso destra, si vedrà che il piccolo
allargherà il braccio destro verso l'esterno, piegando al contempo il sinistro verso la testa
(viceversa se la testa viene fatta ruotare verso sinistra). Il riflesso di rotazione scompare
intorno al sesto mese.
Di suzione
questo riflesso scompare intorno ai 4 mesi di vita. Il pediatra sfiora con un dito la guancia
destra o sinistra del neonato e questo, istintivamente, si volta dalla parte dove lo si sta
toccando, spalancando la bocca e cercando il seno materno.
Di marcia automatica
il pediatra tiene il bimbo in piedi dritto sostenendolo dalle ascelle e il bimbo, puntando i piedi
su una superficie rigida. Il piccolo di riflesso muove le gambe alternandole come se stesse
marciando.
Esempio video: http://www.youtube.com/watch?v=cZYHwCWSKiE&NR=1
Di prensione
Grazie al riflesso della prensione il bambino compie le sue prime esperienze tattili: il piccolo
stringe le dita delle mani se il palmo della mano viene sfiorato, e flette le dita dei piedi se viene
toccata la pianta del piede. Si può notare che il neonato, dopo aver afferrato un oggetto,
difficilmente lascia la presa: al contrario del movimento con cui afferra gli oggetti, la capacità
di schiudere le dita costituisce un atto volontario e deve essere appresa dal bambino. La presa
palmare si trasforma in atto volontario entro il sesto mese, mentre la presa plantare scompare
entro l'anno.
Di Moro
Questo riflesso consente al bambino di coordinare i movimenti della testa e delle braccia:
ponendo il bebè in posizione supina e ruotandogli la testa verso destra, si vedrà che il piccolo
allargherà il braccio destro verso l'esterno, piegando al contempo il sinistro verso la testa
(viceversa se la testa viene fatta ruotare verso sinistra). Il riflesso di rotazione scompare
intorno al sesto mese.
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esempio video moro presente: http://www.youtube.com/watch?v=PTz-iVI2mf4
esempio video moro assente: http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=ofGsMzdnXFY
Di Babinsky
con il bambino sdraiato, a piede rilassato, se si stimola la pianta del piede le dita del neonato
si distendono e l'alluce si alza. Scompare tra i 9 e i 12 mesi.
Innatismo linguistico
Recentemente le analisi linguistiche della scuola di Noam Chomsky hanno indicato la
probabile esistenza di strutture grammaticali innate, cioè presenti nel cervello già alla nascita
(e.g. nell'area di Broca), grazie alle quali i bambini acquisiscono una (o più) lingue con
maggiore rapidità di quanto sarebbe possibile senza queste strutture innate (teoria
della grammatica universale).
L'innatismo continua ad essere riproposto oggi nell'ambito dell'antropologia a proposito dello
studio di Claude Lévi-Strauss delle strutture dei tabù e dei miti.
Concezioni psicologiche innatiste che giudicano di primaria importanza gli
elementi ereditari nella comprensione dell'origine e della struttura dei comportamenti umani,
sono presenti nella teoria degli istinti specifici di W. Mac Dougall, nella tipologia di W. Shelton
e nell'etologia di Konrad Lorenz.
Più recentemente, in psicologia dello sviluppo, si parla di innatismo modulare, assumendo
l'idea di base che la mente sia costituita da insiemi più o meno connessi di strutture o moduli
innati, incapsulati, specializzati e selezionati dall'evoluzione per eseguire funzioni particolari.
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Elaborare le informazioni (seconda parte)
Elaborare le informazioni richiede risorse cognitive che si modificano nel tempo rispetto a:
Capacità
Velocità
In che modo è possibile aumentare la velocità di elaborazione delle informazioni della mente
umana?
La velocità di elaborazione delle informazioni è uno dei principali fattori che influisce sulle
capacità intellettive di una persona, in quanto determina l'uso più o meno ottimale delle
limitate capacità della memoria di lavoro.
Dire che la memoria di lavoro ha una capacità limitata, significa che le informazioni decadono
rapidamente da essa. Per questo motivo, quanto più è veloce l'elaborazione delle
informazioni, tanto più grande è il numero di elementi che la persona può mentalmente
considerare per eseguire un calcolo mentale o per prendere una decisione ponderata.In
questo contesto, si inserisce la domanda di cui sopra.
Strategie
Sono comportamenti finalizzati ad uno scopo.
Una strategia è definita come un metodo per affrontare un compito o raggiungere un
obiettivo. L’uso della strategia implica il tentativo (controllato o meno) di adattare i processi
cognitivi alle esigenze del compito in vista degli obiettivi. Le strategie sono variabili,
adattabili, modificabili.
L’attenzione: messa a fuoco di risorse mentali
In che modo?
1. Attenzione selettiva
2. Attenzione divisa
3. Attenzione sostenuta
4. Attenzione esecutiva
L’attenzione è la messa a fuoco della mente su un particolare stimolo sensoriale, o un insieme
di stimoli. E’ la sensazione che proviamo quando dedichiamo una parte significativa delle
nostre risorse mentali a un evento, un oggetto, una persona, un gesto e così via. Non ha nulla a
che vedere con la concentrazione che per esempio esercitiamo quando leggiamo questo testo,
per esempio, o ascoltiamo una conferenza. Stiamo parlando della temporanea importanza che
la nostra mente dedica a una certa percezione.
Attenzione selettiva
L’attenzione selettiva consiste nella capacità, da parte di un agente, di selezionare, in base ad
un qualche criterio, un solo oggetto fra quelli presenti nel proprio ambiente: può essere
considerata come un “filtro” che seleziona le informazioni in input, decidendo quali debbano
essere ulteriormente elaborate e quali, viceversa, debbano essere ignorate.
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Complementare all’aspetto selettivo vi è il fenomeno della focalizzazione, che consiste nella
capacità di sottoporre lo stimolo selezionato ad ulteriori elaborazioni, permettendo sia di
sottoporre gli oggetti selezionati ad elaborazioni ulteriori, che di operare in maniera più
efficace verso questi oggetti stessi o le aree spaziali selezionate, attraverso una detezione più
veloce, una migliore capacità discriminativa ed una più alta predisposizione alla risposta
(Faglioni, 1995).
L'attenzione selettiva viene in genere considerata il prototipo dell'attenzione volontaria,
anche perché è quella che viene orientata dagli scopi. La selezione che viene operata nei
confronti del bersaglio, detto anche "focus attenzionale", sia esso un oggetto fisico o mentale
(un'idea), in pratica crea una situazione analoga a quella creata dallo spot-light, il fascio di
luce che illumina solo una zona del palcoscenico. Ciò che rientra nel fascio di luce viene messo
in risalto, mentre ciò che ne rimane fuori sfuma, o addirittura scompare nei casi di grande
forza del focus attenzionale.
Attenzione divisa
E’ la capacità Multitasking di fare almeno 2 cose contemporaneamente.
Quando si fa riferimento al concetto di attenzione divisa si pone l’accento su un particolare
aspetto dei processi attentivi, ovvero sulla capacità che tutti abbiamo di prestare attenzione a
più cose contemporaneamente. Va sottolineato che i due aspetti, quello di selezione studiato
nell’ambito dell’attenzione selettiva e quello di distribuzione studiato nell’ambito
dell’attenzione divisa, non sono due fenomeni indipendenti, ma due aspetti dello stesso
fenomeno che interagiscono.
Attenzione sostenuta
Molte attività cognitive ci richiedono di prestare attenzione a un’unica fonte di informazioni
per un tempo prolungato: quando l’informazione è difficile da percepire o la sua
presentazione è monotona, prestare attenzione è meno semplice. Se poi l’informazione è
infrequente, con il passare del tempo si ha un decadimento della prestazione. Mackworth è
stato il primo a condurre studi sistematici sulla vigilanza (esperimenti con il clock test),
dimostrando che si ha una rapida caduta dell’attenzione nei primi 30 minuti e più lentamente
nell’ora e mezza successiva. L'autore ritiene che il decremento di vigilanza sia causato da un
processo inibitorio simile a quello della teoria del condizionamento classico di Pavlov. Qui il
condizionamento avviene durante l’addestramento, quando i soggetti sono istruiti dallo
sperimentatore a premere il pulsante ad ogni scatto doppio della lancetta (rinforzo): quando
non si ha più l’istruzione, la risposta condizionata si estingue perché aumenta l’inibizione
interna al soggetto.
Attenzione esecutiva
Le Attenzioni esecutive sono un insieme di operazioni cognitive che ci consentono di svolgere
un’attività in modo cosciente (Welsh e Pennington,1988). Sono meccanismi cognitivi che ci
aiutano a migliorare le nostre prestazioni in situazioni che richiedono l’attivazione simultanea
di vari processi cognitivi differenti. Permettono di prendere decisioni, di selezionare quali
processi attivare al fine di mettere in atto comportamenti coerenti diretti verso uno scopo
specifico.
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Indicatori importanti dello sviluppo
L’assenza dell’attenzione condivisa pregiudica altre tappe successive:
Pointing intenzionale
La gran parte delle azioni vengono svolte in modo del tutto automatico: non ne siamo
consapevoli, né vi prestiamo attenzione. E' una vera fortuna perché possiamo indirizzare le
nostre limitate risorse ad altri compiti che invece richiedono un monitoraggio continuo da
parte del SAS (Sistema attentivo supervisore) che invece controlla l'attenzione intenzionale.
Molte attività possono diventare automatiche attraverso la pratica. Quando le stesse
operazioni vengono ripetutamente svolte in un ambiente stabile, anche se all’inizio richiedono
controllo e attenzione, successivamente si automatizzano, e presentano le stesse
caratteristiche delle operazioni automatiche.
Il pointing intenzionale (indicare intenzionalmente) è un importante predittore dell’autismo.
Social referencing
A 9-10 mesi, il bambino sviluppa il social referencing, la capacità di decifrare l’emozione
dell’altro (del caregiver) e utilizzarla per valutare la situazione e reagire di conseguenza, in
situazioni ambigue.
Questo vero e proprio meccanismo diadico si attiva tra i dieci ed i tredici mesi, quando il
bambino inizia ad esplorare motoriamente il mondo, ed il collegamento con l'adulto di
riferimento è mantenuto attraverso lo sguardo. Il social referencing è centrale nella
regolazione degli stati emozionali del bambino da parte del genitore, attraverso cui avviene la
contemporanea trasmissione di quei "valori" relativi all'interpretazione emozionale dei vari
contesti con cui il figlio è in interazione, soprattutto quelli relazionali, che costituiranno le
strutture di orientamento valutativo del muoversi del soggetto nel mondo. Nell'esperienza del
social referencing vi è, dunque, l'esperienza dello sguardo dell'adulto significativo (la madre)
che sostiene nel raggiungimento dello scopo condiviso, ed al contrario depotenzia, blocca
l'andare verso una meta non condivisa.
Quanti tipi di memoria abbiamo?
Così come esistono diversi tipi di intelligenza, esistono vari tipi di memoria, divisi per ambiti e
specializzazioni.
I tipi di memoria più significativi sono
Memoria di Lavoro (MbT)
Si caratterizza per essere un sistema a capacità limitata, nel quale può essere trattenuta una
quantità ristretta di informazioni per un breve periodo di tempo. Le unità (singoli elementi o
raggruppamenti comunque ricordati come unità) che possono essere ritenute in tale sistema
mnestico sono circa sette, più o meno due, come misurato in un famoso lavoro di Miller
(1956), e la traccia è soggetta a rapido decadimento, se non interviene un processo di
ripetizione.
Memoria Semantica (ML)
La memoria semantica è la parte della memoria dichiarativa che riguarda le conoscenze
generali sul mondo, per esempio il prezzo di un oggetto, il presidente della Repubblica
Italiana, i contenuti appresi a scuola.
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A differenza della memoria episodica non è personale ma comune a tutti coloro che parlano la
stessa lingua. Per esempio, il ricordo "l'uomo è un mammifero" fa parte della memoria
semantica, mentre il ricordo "alle elementari ho imparato che l'uomo è un mammifero" fa
parte della memoria episodica (e in particolare della memoria autobiografica).
La memoria episodica e la memoria semantica non sono localizzate nella stessa area del
cervello pertanto non sono soggette a processo degenerativo nello stesso momento.
Memoria episodica e scripts
La memoria episodica è la memoria di tutti gli avvenimenti della nostra vita, ed è un tipo
di memoria a lungo termine.
Sembra che i malati di Alzheimer non abbiano difficoltà a ricordare eventi del passato ma
possono dimenticare cose successe pochi minuti prima. Il ricordo di eventi lontani nel tempo
può interferire con la vita di ogni giorno del malato, il quale potrebbe eseguire
ripetitivamente gesti legati al lavoro svolto prima di ammalarsi. La memoria episodica
assicura l'identità e la continuità del Sé, conservando la storia personale del soggetto.
Memoria autobiografica
La memoria autobiografica è un caso particolare di memoria episodica, che riguarda episodi
realmente avvenuti al soggetto stesso.
Memoria procedurale
La memoria procedurale riguarda invece soprattutto le abilità motorie e fonetiche, che
vengono apprese con il semplice esercizio e utilizzate senza controllo attentivo volontario.
Modelli della memoria
Atkìnson e Shiffrin (1968)
Atkinson e Shiffrin hanno proposto un modello dell’elaborazione dell’informazione che è
ormai un classico della psicologia cognitivista.
Questo modello assume che l’informazione sia dapprima elaborata in parallelo da diversi
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magazzini sensoriali, che hanno sede nei vari organi, i quali trattengono l’informazione per
qualche frazione di secondo o per pochi secondi e operano un primo riconoscimento
dell’informazione. Questi poi inviano le informazioni ad un magazzino a breve termine
(MaBT), a capacità limitata, che a sua volta comunica con un magazzino a lungo termine
(MaLT). Si noti l’importanza cruciale del ruolo svolto dal magazzino a breve termine in questo
modello, poiché senza di esso l’informazione non può raggiungere e non può lasciare il MaLT;
per le sue funzioni è stato anche denominata memoria di lavoro, infatti, essa riconosce,
elabora, trasforma l’informazione in modo che possa essere conservata e riutilizzata per
comprendere e riconoscere informazioni nuove. Si assume inoltre che, oltre ad
immagazzinare informazione, il MaBT esegue alcune funzioni alle quali Atkinson e Shiffrin si
riferiscono con il termine di processo di controllo.
Baddeley e Hitch
La memoria di lavoro (abbreviato in MDL, in lingua inglese "working memory"), nell'ambito
degli studi della psicologia cognitiva sui processi mnestici, è un modello introdotto
nel 1974 da Alan Baddeley e Graham Hitch per descrivere con più accuratezza le dinamiche
della memoria a breve termine (MBT).
È quindi un sistema per l'immagazzinamento temporaneo e la prima gestione/manipolazione
dell'informazione, costituente un link funzionale tra percezione sensoriale ed azione
controllata.
L'architettura multicomponenziale del modello costituisce un superamento del classico
modello di Atkinson e Shiffrin, che descrivevano la memoria a breve termine come un
"magazzino unitario", capace di contenere e manipolare le informazioni e allo stesso tempo di
esercitare le funzioni cognitive, senza che i compiti interferissero tra loro.
Grazie alla teoria dei "livelli di elaborazione" (Craik e Lockhart, 1972), ed allo sviluppo delle
tecniche di ricerca come il "doppio compito" e l'"interferenza selettiva", nel 1974 viene quindi
proposto da Baddeley e Hitch un "modello tripartito" della working memory (poi perfezionato
e integrato negli anni anche grazie alle evidenze neuropsicologiche), che prevede l'esistenza
di un sistema attenzionale supervisore che controlla il flusso informativo, chiamato "esecutivo
centrale", e di due sottocomponenti funzionali: il loop fonologico ed il taccuino visuo-spaziale.
I sistemi gerarchicamente sottoposti all'esecutivo centrale sono magazzini a breve termine,
dedicati alla ritenzione dell'informazione rispettivamente verbale e visuo-spaziale.
Caratteristiche della Memoria di lavoro


Span: verbale e visivo
Processi: verbale, visivo, esecutivo
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Span: Capacità della Memoria di lavoro.
In età adulta:
- 7 (+/- 2) elementi fonologici no sense
- 4 oggetti visuo-spaziali
Miller, 1956; Luck e Vogel, 1997; Logie, 1997 –blocchi di Corsi
3–5–1
2–7–8–4
5–3–6–9–2
1–3–2–6–8–5
4–6–5–7–9–3–2
ripetizione in avanti: forward span
ripetizione al contrario: backward span
Miller (1956); Cowan (2001)
Digit Span Forward
Al pz viene chiesto di ripetere delle sequenze di cifre nello stesso ordine in cui vengono
pronunciate dall’esaminatore. Se il paziente sbaglia la ripetizione di una sequenza, ha una
seconda possibilità di ripetere una sequenza della stessa lunghezza. Lo span verbale sarò dato
dal numero di cifre della stringa più lunga che il pz è stato in grado di ripetere.
La capienza è stata quantificata dall’esperimento dello “span di cifre” di Ebbinghaus che
osservò come dopo aver ascoltato una lista di sillabe fosse possibile ricordarne mediamente 7.
Tale concetto di capienza fu approfondito anche da Miller che studiò il fenomeno nel 1956 e
che dimostrò che la MBT poteva trattenere da 5 a 9 cifre. Egli definì tale quantità come “il
magico n°7” proprio perché i contenuti trattenuti erano “7 più o meno 2” ed erano da
intendersi non come elementi singoli ma anche come Chunks cioè coppie, terne o
raggruppamenti di elementi ( quindi se devi ricordare un numero di dieci cifre, per esempio il
n° 1298546774, puoi tradurlo in chunks 12,98,54 oppure 129, 854 ). Un valore minore di
cinque ( per esempio 3) è considerato patologico ed è tipico di pazienti neurologici con lesioni
nella corteccia temporo – parietale sinistra. La MBT è utilissima nella lettura delle parole per
superare i brevissimi intervalli che si intercalano fra una parola e l’altra.
I contenuti possono passare dalla memoria sensoriale a quella a B.T. se sono sottoposti a
reiterazione, cioè ripetute più volte. Alcune classi di stimolo passano facilmente nel terzo
magazzino (della MLT), come tipicamente i volti umani.
Loop Fonologico
Il Loop Fonologico si occupa interamente del trattamento dell'informazione fonetica e
fonologica. È costituito da due sotto-componenti: un magazzino fonologico a breve termine,
cioè una memoria uditiva a rapido decadimento, ed un sistema di ripetizione articolatoria, che
evita il declino di una particolare traccia.
Si assume che ogni stimolo verbale uditivo entri automaticamente nel magazzino fonologico.
Stimoli verbali, presentati visivamente, possono essere trasformati in codice fonologico
dall'articolazione subvocalica, quindi codificati attraverso il magazzino fonologico. Questa
trasformazione è facilitata dai processi di controllo articolatorio.
Il magazzino fonologico può essere concepito come un "orecchio interno", grazie alle sue
capacità di ritenere l'informazione sonora del discorso conservandone le proprietà temporali.
Il sistema di ripetizione articolatoria invece, può essere concepito come una "voce interna",
che grazie alla ripetizione subvocalica previene il decadimento delle tracce. Il Loop Fonologico
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potrebbe giocare un ruolo chiave nell'acquisizione del vocabolario, in particolare nella prima
infanzia[4], e con tutta probabilità anche nell'apprendimento di una seconda lingua.
Memoria di taccuino
La Memoria di lavoro visuo-spaziale (o "visuo-spatial sketchpad"), intesa sia come capacità di
mantenimento ed elaborazione di informazioni visuo-spaziali, che come capacità di generare
immagini mentali, è stata studiata in maniera più approfondita a partire dagli anni '80
(Baddeley, 1986). In particolare, sono state messe in evidenza:
1. La distinzione tra materiale visivo e spaziale che corrisponde, come dimostrato da
studi su pazienti e da studi sperimentali a due tipi di elaborazioni dissociabili (What &
Where).
2. La distinzione tra elaborazione spaziale di tipo sequenziale e di tipo simultaneo.
3. La distinzione tra elaborazione spaziale coordinata (relazioni spaziali in un sistema di
riferimento geometrico euclideo), e l'elaborazione spaziale categorica (relazioni
spaziali relative, come "sopra", "a destra", etc.) (Kosslyn, 1989).
Esecutivo centrale




Ha il compito di pianificare e regolare l’attività cognitiva che si svolge nella
memoria di lavoro e di controllare e guidare il funzionamento dei due sotto-sistemi
di servizio
Stabilisce le risorse cognitive e attentive da impiegare nei diversi compiti in cui un
individuo è impegnato
Stabilisce e manitiene interazioni con il buffer episodico che a sua volta interagisce
con la Mlt
Quindi: l’E.C. pianifica e controlla l’attività della memoria di lavoro
Sviluppo della memoria fonologica
Capacità
 Numero di item verbali (span fonologico) aumenta progressivamente dai 4 ai 10 anni
 Circa 2 o 3 item a 4 anni
 Circa 6 item a 10-12 anni
Le strategie di immagazzinamento di tipo verbale si manifestano...
La codifica verbale emerge lentamente
Prove di reiterazione subvocalica non emergono
prima dei 5-7 anni
Studi di Flavell et al. (1966) in cui non hanno osservato movimenti delle labbra in
bambini di età inferiore ai 5-7 anni
(Flavell et al., 1996; Gathercole, 1998; Hitch et al., 1989; Johnston et al., 1987)
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nel bambino Non emergono errori di richiamo seriale di immagini il cui nome è simile
fonologicamente in bambini di età inferiore ai 5-7 anni
(Gathercole, 1998; Hitch et al., 1989; Johnston et al., 1987)
mentre le cose simili fonologicamente (come queste):
si fa più fatica a memorizzare
In sintesi la MbT segue questa traiettoria evolutiva:
1. Prima dei 5 anni i bambini usano prevalentemente la codifica visuo-spaziale degli
input (taccuino visuo-spaziale)
2. A partire dai 5-7 anni il loop fono-articolatorio codifica tutti gli input disponibili
verbalmente
3. Tra i 7 e i 10 anni si assiste ad un assestamento dei due sistemi (verbale e visuale)
4. A 10-11 anni non si osservano più errori di richiamo di oggetti simili visivamente
presenti a 5 anni
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