IPEPTROFIE e IPERPLASIE - Corso di Laurea in Scienze Motorie e

IPERTROFIE e IPERPLASIE
? L’accrescimento degli organi avviene secondo modalità e leggi costanti, che consentono il
raggiungimento dei livelli di dimensioni e funzioni propri (età e specie).
? Per ogni specie e ogni età il volume degli organi è abbastanza costante, entro certi limiti, che
dipendono dalla variabilità individuale. Possono verificarsi tuttavia deviazioni della norma.
? Queste possono riguardare soltanto differenze di volume e di funzione degli organi
limitate nel tempo e nello spazio, oppure cons istono in alterazioni più gravi
dell’accrescimento, fino a che le cellule acquisiscono caratteristiche proprie e
diventano autonome rispetto al resto dell’organismo.
? Le deviazioni del primo tipo, IPERTROFIE e IPOTROFIE che rimangono circoscritte nel
tempo e nello spazio, rappresentano spesso la risposta dell’organo di fronte a
modificate esigenze funzionali e di sviluppo.
? IPERTROFIA: aumento del volume di un organo
? IPERPLASIA: aumento del numero delle cellule che compongono un organo.
? Occorre distinguere dalle forme spurie, ovvero un aumento del volume che dipende dalla
presenza di materiale estranei o da altre alterazioni (stasi circolatoria, presenza di cellule
infiammatorie, metastasi neoplastiche o aumento del numero di adipociti).
? I processi ipertrofici si manifestano nelle cellule stabili o perenni, in cui l’aumento del
numero delle cellule (replicazione) è impossibile o rara, mentre i processi iperplasici si
verificano nei tessuti costituiti da cellule labili, particolarmente adatti alla riproduzione.
? In un caso o nell’altro si assiste ad un aumento della massa protoplasmatica che sottintende
un aumento di sintesi proteica; la quale a sua volta sottintende all’integrità dei sistemi
enzimatici che la compiono ed una adeguato rifornimento di sostanze nutritizie.
? Le cellule LABILI hanno vita breve e vengono continuamente sostituite da cellule giovani
della stessa specie (cellule della serie emopoietica, dell’epidermide, degli epiteli di
rivestimento delle vie aeree e digerenti).
? Le cellule STABILI hanno vita più lunga, generalmente non si replicano ma possono farlo
in particolari condizioni, mostrando quindi una certa potenzialità rigenerativa (cellule
parenchimali epatiche e dei glomeruli renali).
? Le cellule PERENNI sono invece elementi altamente differenziati, che hanno perduto la
capacità replicativa, una volta distrutte non possono essere sostituite. Hanno vita lunga,
talvolta uguale a quella dell’individuo, talvolta di poco inferiore (SNC e muscolari).
Le cause (o stimoli) che portano all’ipertrofia degli organi sono:
? fattori congeniti;
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? aumentata sollecitazione funzionale;
? fattori ormonali.
IPERTROFIE CONGENITE
Le ipertrofie congenite sono quelle già presenti alla nascita.
? Il GIGANTISMO può essere considerato una vera e propria iperplasia, caratterizzata da un
aumento di sviluppo armonico di tutto l’organismo. E’ in rapporto con un incremento di
secrezione di ormone somatotropo ipofisario.
? La MACROSOMIA FETALE è invece l’eccessivo sviluppo corporeo del feto alla nascita;
talvolta è in rapporto con il diabete materno, che porta ad un maggiore nutrimento del feto.
? Tra le iperplasie congenite vanno ricordate quelle su base ormonale compensatoria; da madri
diabetiche nascono figli con iperplasia congenita delle Isole del Langherans (compensazione
dell’iperglicemia).
? Altre iperplasie congenite riguardano gli organi cavi (iperplasia pilorica, che richiede
intervento chirurgico). Altre iperplasie possono riguardare il colon (megacolon congenito), il
sigma (megasigma) o l’esofago (megaesofago).
IPERTROFIE DA AUMENTATA SOLLECITAZIONE FUNZIONALE
? Le ipertrofie da aumentata sollecitazione funzionale sono anche dette da lavoro. Si tratta
delle forme più comuni di ipertrofie, per le quali lo stimolo all’aumento di volume è
rappresentato dalla richiesta di una maggiore prestazione funzionale.
? L’esempio più noto è quello dell’ipertrofia muscolare dei lavoratori o degli atleti.
L’esercizio stimola il trofismo delle fibre muscolari striate che aumentano di volume;
l’aumento riguarda sia le strutture contrattili sia il sarcoplasma.
? Un altro esempio di ipertrofia muscolare è quella che può coinvolgere il miocardio, in
seguito ad aumento di sollecitazioni funzionali.
L’ipertrofia può riguardare:
? tutto il miocardio in soggetti abituati a compiere prolungati e ripetuti sforzi (CUORE
D’ATLETA), oppure in individui che aumentano il lavoro del cuore ingerendo un’eccessiva
quantità di liquidi (CUORE BOVINO da bevitori di birra).
? sezioni limitate del cuore si verifica invece in caso di vizi valvolari, cioè di lesioni delle
valvole cardiache che compromettono il loro funzionamento. I vizi valvolari sono
soprattutto di due tipi:
? STENOSI, cioè restringimento dell’ostio valvolare, spesso per fenomeni cicatriziali;
? INSUFFICIENZE, cioè incapacità delle valvole di chiudersi completamente.
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? Spesso i due difetti sono congiunti e si parla di steno- insufficienze, in cui l’ostio è ristretto e
al tempo stesso insufficiente.
Conformazione interna del cuore
? Atrio destro comunica con il ventricolo destro tramite la valvola atrio ventricolare destra o
tricuspide
? Atrio sinistro comunica con il ventricolo sinistro tramite la valvola atrio ventricolare sinistra
o bicuspide o mitrale.
? Le valvole in uscita dai ventricoli sono dette semilunari: la valvola che mette in
comunicazione il ventricolo sinistro con l’aorta è la semilunare aortica; il ventricolo destro
con l’arteria polmonare è la semilunare polmonare.
? Le valvole sono unidirezionali, si aprono ovvero solo per permettere il flusso anterogrado di
sangue Un’insufficienza può provocare un parziale flusso retrogrado con conseguente
ispessimento dell’atrio corrispondente e successivamente ipertrofia del ventricolo a monte.
? Nelle stenosi si ha invece un ostacolo al deflusso anterogrado del sangue.
Stenosi della valvola semilunare aortica:
? il sangue non riesce ad essere espulso adeguatamente dal ventricolo sinistro verso l’aorta.
Ciò determina ipertensione e dilatazione del ventricolo che si ipertrofizza. Se la stenosi è
grave si verifica ipertensione dell’atrio sinistro e conseguente ipertrofia; poiché l’ipertrofia
atriale è in genere insufficiente, l’ipertensione si trasmette al distretto polmonare. Il
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ventricolo destro va incontro a ipertrofia poiché sono maggiori le resistenze che deve
vincere per assicurare la circolazione polmonare
Stenosi della valvola mitralica:
? impedisce il normale passaggio di sangue dall’atrio al ventricolo sinistro. Poiché la
muscolatura dell’atrio è debole, la modesta ipertrofia che si realizza non è in grado di
compensare sufficientemente. Ben presto si assiste ad ipertensione del circolo polmonare
con ipertrofia del ventricolo destro.
CONSEGUENZE DELL’ IPERTROFIA PATOLOGICA DEL CUORE
? L’osservazione microscopica dimostra che l’ipertrofia del miocardio è un’ipertrofia vera. La
fibra può aumentare di spessore fino a tre volte ed anche il nucleo aumenta notevolmente di
volume. Questo aumento di volume, che rappresenta un adattamento funzionale, rappresenta
anche un motivo di intrinseca debolezza.
? Infatti, poiché il letto capillare non aumenta di estensione in eguale misura, si produce uno
squilibrio fra la rete capillare e il parenchima da nutrire; inoltre, poiché i capillari passano
tra una fibra e l’altra, l’aumento di spessore delle fibre determinerà aumento della distanza
fra la parte centrale della fibra e il sangue.
? la fibra ipertrofica è una fibra potenzialmente mal irrorata, che è in grado di svolgere le sue
funzioni in condizioni di riposo, ma poco resistente di fronte a richieste straordinarie (es:
esercizio fisico); in tali condizioni, in cui si verifica per lo più tachicardia, l’aumento della
frequenza produce un aumento del tempo dedicato alla sistole, durante il quale la
contrazione delle fibre espelle il sangue dai capillari, e un parallelo decremento del tempo
dedicato alla diastole, in cui la fibra reintegra il proprio potenziale energetico ed è ben
nutrita dal sangue che affluisce nei capillari non più compressi.
? A lungo andare, la difettosa nutrizione, è responsabile di processi regressivi a carico di
gruppi di fibre, che sono di frequente riscontro nei soggetti con cuore ipertrofico; essi
possono essere di varia entità fino alla necrosi. In quest’ultimo caso le fibre morte
verranno sostituite da connettivo fibroso.
Altri esempi di ipertrofia da lavoro:
? Un aumento del carico funzionale provoca IPERTROFIA DEL RENE quando l’organo
contro laterale sia parzialmente o completamente distrutto da processi patologici o
asportato per necessità chirurgiche.
? Un’altra tipica iperplasia da lavoro è quella del fegato dopo ablazione di una parte
notevole dell’organo. Il ritorno al volume normale avviene in seguito a proliferazione delle
cellule residue. Spesso, se il numero delle cellule morte è limitato, la sostituzione avviene
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senza deviazioni apprezzabili dal piano anatomico dell’organo; quando le cellule perdute
sono molte si possono invece avere deviazioni più o meno accentuate da questo piano. Se
una parte dell’organo viene asportata chirurgicamente, la parte restante ricostituisce la parte
mancante.
? Spesso si parla impropriamente di “rigenerazione epatica”, tale termine è improprio poiché
l’architettura della parte distrutta non viene ricostruita. Se, ad esempio, in un intervento di
epatectomia parziale viene rimosso tutto il fegato meno che il lobo destro, è questo che
aumenta di volume fino a ricostituire completamente la massa perduta, senza però che si
abbia la riformazione dei lobi andati perduti.
IPERTROFIE DA CAUSE ORMONALI
? Il volume di molti organi è determinato dal livello ematico di particolari ormoni; la
stimolazione ormonale porta all’iperplasia di questi organi e condiziona una maggiore
prestazione.
? L’accrescimento corporeo è stimolato dall’elaborazione da parte dell’ipofisi di ormone
somatotropo (STH); in certe malattie, preesistenti alla nascita, si può avere aumento
comp lessivo del volume di tutto l’organismo (GIGANTISMO). Se l’ipersecrezione di STH
si ha da adulto, l’iperplasia colpisce solo alcuni organi, come le estremità degli arti, la parte
viscerale del cranio, la lingua, gli organi addominali e i genitali esterni; si parla allora di
ACROMEGALIA.
? Il trattamento con androgeni stimola la sintesi proteica in molti organi, come i muscoli.
? Il trattamento con estrogeni stimola particolarmente le ghiandole mammarie e l’utero. Le
ghiandole mammarie proliferano; si formano nuovi acini e dotti; questo effetto si ha anche
nel maschio. Nell’utero la prolungata stimolazione da parte degli estrogeni provoca
iperplasia della mucosa.
? Tra le iperplasie da causa ormonale dell’utero, la più importante è quella che si ha in
gravidanza.
? Ben definita è l’azione dell’ERITROPOIETINA, una proteina di origine renale che aumenta
di concentrazione in caso di ipossia ed è un fattore di crescita per il midollo osseo;
essenziale per la produzione degli eritrociti, stimola diverse fasi di proliferazione delle
cellule staminali primitive del midollo prima di avviarle alla mitosi terminale pre-eritrocita.
Il suo aumento di concentrazione è responsabile dell’iperplasia rigenerativa o adattativa del
midollo emopoietico.
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MECCANISMI MOLECOLARI DELLE IPERTROFIE
? aumento dei processi ossidativi che fornisce energia per sostenere le aumentate sintesi
proteiche;
? un aumento degli acidi nucleici che precede quello dell’azoto;
? un aumento delle sintesi proteiche.
IPOTROFIE
? Sono processi regressivi caratterizzati dalla diminuzione del volume di un organo
precedentemente raggiunto. Si distingue dall’aplasia o dall’ipoplasia in cui l’organo è
assente o il suo volume normale non è mai stato raggiunto.
? Si distinguono IPOTROFIE FISIOLOGICHE, che rappresentato un eve nto comune nel
quadro del continuo rimodellamento degli abbozzi d’organo. Nel corso dello sviluppo postnatale abbiamo, ad esempio, atrofia del timo in quanto dopo la nascita subisce una
progressiva diminuzione di volume.
? Le ipotrofie DA IPONUTRIZIONE sono in rapporto con la sospensione o riduzione della
nutrizione. Le atrofie cui vanno incontro tutti gli organi nel corso del digiuno sono dette da
INANIZIONE. L’individuo che mangia meno del necessario diminuisce di peso e di
volume. Il tessuto che va incontro ad atrofia da inanizione più rapidamente è quello adiposo,
seguito da quello linfatico che è causa della diminuita efficienza dei sistemi difensivi che
caratterizza lo stato di denutrizione. Altri tessuti particolarmente colpiti sono le mucose
dello stomaco e dell’intestino, la cute e muscoli scheletrici (escluso il cuore che mantiene il
suo peso fino all’ultimo).
? IPOTROFIE DA INANIZIONE LOCALE sono quelle che dipendono dal diminuito afflusso
di sangue ad un determinato organo; questo può dipendere da cause intravascolari (trombosi,
embolie) o extravascolari (compressioni esercitate dai tumori, processi infiammatori).
Affinché una causa del genere provochi atrofia occorre che la riduzione dell’apporto di
sangue non sia né brusca né eccessiva, altrimenti si parla di necrosi, cioè morte del tessuto.
? IPOTROFIE DA IPOFUNZIONE sono in rapporto con una riduzione di attività dell’organo.
Ne sono esempio l’atrofia muscolare degli arti immobilizzati.
? Dal punto di vista patogenetico, le atrofie sono in rapporto con uno squilibrio tra produzione
e distruzione di materiali plastici nel protoplasma: Un diminuito apporto di materiali
nutritizi (specie di proteine) è alla base delle atrofie da iponutrizione. In altre atrofie, come
quelle fisiologiche o da ipofunzione, prevale la distruzione dei materiali del protoplasma. Il
meccanismo è duplice:
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? in parte avviene all’interno dei lisosomi dopo sequestro dei protidi da degradare;
? in parte è extralisosomiale e richiede l’intervento di ubiquitina. Tale proteina si fissa al
protide da degradare. La formazione di questo coniugato richiede energia sotto forma di
ATP. Successivamente i coniugati vengono aggrediti da un complesso proteolitico
enzimatico, detto proteasoma, il quale compie materialmente la degradazione.
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