tanto nei regimi transitori: in fase di regime continuo, difatti le energie entranti sotto diverse forme devono essere uguali a quelle uscenti, per la legge generale di conservazione dell'energia. Così, se entrano in un reattore due componenti che danno luogo ad una reazione esotermica e ad altri componenti, è chiaro che la somma delle energie chimiche entranti con le prime due specie chimiche è uguale a quella uscente sotto forma di calore con le specie derivate. Tuttavia, spesso nella pratica si eseguono i bilanci di energia che interessano le applicazioni più immediate: così nella reazione di combustione metano ossigeno, si scrive come in figura: CAPITOLO I LA TRASMISSIONE DEL CALORE LE TEORIE l) Fig. 4 senza tener conto delle variazioni delle energie chimiche delle specie entranti ed uscenti. I1 calcolo dei rapporti quantitativi tra le energie entranti ed uscenti è eseguito, come per le masse, mediante i procedimenti particolari delle diverse operazioni, come si vedrà nel corso. A conclusione dell'argomento si ripete che, spesso, i bilanci delle masse o bilanci materiali si possono effettuare indipendemente da quelli delle energie, costituendo uno studio preliminare del bilancio totale;,i bilanci energetici sono, invece, quasi sempre vincolati a quelli delle masse e costituiscono, perciò, un bilancio misto. col quale si calcolano i valori delle masse e delle energie che interessano l'operazione industriale. L'applicazione teorica dei bilanci materiali ed energie sarà eseguita nella parte teorica riguardante le operazioni di scambio del calore, di concentrazione di distillazione e di essiccazione: l'applicazione pratica verrà eseguita negli esercizi con particolare estensione agli schemi di operazioni generiche, sotto forma di diagrammi di flusso quantificati, nel supplemento Diagrammi industriali e Temi rninisteriali. - GENERALITA' I processi chimici realizzati su scala industriale comportano l'assorbimento, lo sviluppo e lo scambio di energia termica, generata da reazioni chimiche varie: la progettazione e la esecuzione delle apparecchiature impiegate sono spesso eseguite in relazione allo scambio, alla produzione ed in generale alla trasmissione del calore. I meccanismi fondamentali di tale trasmissione sono tre: la conduzione, la conv'-zione e l'irradiazione, ed una quarta modalità di trasmissione, secondo alcuni autori, è relativa alla miscela di due fluidi a diverse temperature; si accennano brevi definizioni che saranno estese in seguito. Conduzione: è la trasmissione del calore nell'interno di un corpo tra due zone a differenti temperature (o tra corpi a contatto), per flusso del calore tra le molecole, senza che queste si spostino dalla loro posizione media. Convezione: è la trasmissione del calore, associata a contemporaneo trasporto di materia, tra corpi fluidi e solidi. Irradiazione: è la trasmissione del calore per effetto di radiazioni (onde o trasmissione di quanti di energia, a seconda le teorie), anche in assenza di materia, tra due corpi che si trovano a temperature differenti. Trasmissione per miscelazione: come già accennato, essa è dovuta alla mescolanza di due fluidi a temperatura diversa: il fluido risultante ha una temperatura intermedia tra le due tem- Ingegneria Chimica Ambientale - Esercitazione - Trasmissione del Calore. perature, e può considerarsi come derivante dalle trasmissioni del calore per convezione e per conduzione. Nei paragrafi seguenti si illustrano i meccanismi ora definiti. 2) - CONDUZIONE La trasmissione del calore per conduzione avviene, in pratica, solo nei corpi solidi; nei fluidi è infatti molto difficile separare il processo di conduzione da quello di convezione, e, .soltanto in casi partiqolari, il calore si trasmette per sola conduzione attraverso i fluidi (gas o liquidi): ad esempio, nei corpi di porosità spinta, con alveoli molto piccoli (sughero, pomice, resine espanse, etc.), dove il gas nell'interno dei pori non può avere moti convettivi. La leeee fondamentale della conduzione è quella del Fourier; essa applicata ai casi semplici, quali le pareti piane e cilindriche a piccolo spessore, e nella fase di regime stazionario delle temperature (ossia quando le temperature dei vari punti del corpo sono invariabili nel tempo) è di sem, plice interpretazione ed applicazione. Si con-sideri (fig. 5) una parete piana e siano: -- - superficie della parete, in mq a - spessore della parete, in mq t, - temperatura della faccia A, in 'C t, - temperatura della faccia B, in 'C r - tempo, in h t- k $ B k una costante che dipende dal materiaFig. 5 - Parete semle, ed è variabile con temperatura; plice con diagramma temperatura. la legge di. Fourier, per regime stazionario di trasmissione del calore della parete l a quella 2 del solido considerato nella fig. 5 e per perdite nulle a r flusso idel calore, permette il calnelle d i r e ~ i o n i ~ e r ~ e n d i c o lal colo della quantità Q, secondo la formula: Q si ottiene: 1 Q = k l - l = k 1 e dalla stessa si ricavano le dimensioni di k, che sono: kcal m/mq OC h - (t, -t.) (1) R La quantità di calore, che passa per conduzione attraverso una parete piana, è direttamente proporzionale alla superfice della parete, al salto termico, al tempo, ed inversamente proporzionale allo spessore della parete stessa, secondo un coefficiente k »; questo è detto << coefficiente di conduttività interna x e dipende dalla natura del materiale e varia con la temperatura; questa variabilità, in prima approssimazione, si trascura, ma deve considerarsi nei calcoli precisi e per elevati salti termici. Dalla (1) si deduce il significato fisico di k: esso rappresenta la quantità di calore che passa per conduzione in un'ora attraverso una parete piana di spessore 1 m, di superfice 1 mq e tra le cui facce esista la differenza di temperatura di 1%. Difatti, ponendo nella (1): = kS ed è enunciata come segue: a T kcal Si osserva che, in generale, si considera la quantità di calore trasmessa in un'ora attraverso una data superficie di un corpo, con un salto di temperatura t, - t,, per cui la formula ( l ) risulta semplificata, con la trasformazione di r nell'unità. Si supponga ora che la parete piana sia costituita non più da un semplice strato, ma da più strati posti in serie: ad esempio, sia realizzata con tre strati di materiale diverso, come è rappresentato nella fig. 6 . Nella ipotesi che le temperature delle facce adiacenti degli strati successivi siano uguali per la perfetta aderenza, ed usando i simboli precedenti, applicando successivamente Ia ( l ) , con la osservazione prima eseguita si ha Q, = k, S che, risolta rispetto a Q, da: s (t, - -(t, '- t'} (2) Q = QP kiS al ai a3 kt k? k 3 -+-+- a1 (t' t2) -t") kcaI/h a, Q, = k, S (t" -t,) a5 che danno, rispettivamente, le quantità di carore che fluiscono da 1 a 2, da 2 a 3, da 3 a 4, ecc,, in un'ora. In condizioni di regime, ed ammesse nulle le perdite in direzione perpendicolare a quella deI flusso del caIore, la quantith di calore che passa daIla parete i aIla 2 è uguale a queIIa che passa dalla 2 alla 3, e così via, per cui è: Mediante la equazione (2) ci caIcola la quantitb di calore che passa per conduzione attraverso la parete piana composta, da una faccia ad un'altra nell'unità di tempo, quando siano noti il salto termico totale (nella formuIa non compaiono infatti t' e t") e la natura dei corpi. La (2) può scriversi nella forma più generale: Ricavando dalle relazioni scritte i salti termici si ha: relativa a pareti piane composte, con un numero i di strati in serie. Si prenda ora in esame il caso di una parete cilindrica (fig. 7) e siano, oltre i simboli già stabiliti per Io studio delle pareti piane: Fig. 6 - Pareti multiple con diagramma tem- peratusa, t" -t, = Q a, "C k3 S e sommando membro a membro: da cui, ponendo in evidenza i fattori comuni: r, - raggio esterno del ciIindro, in m r, - saggia interno deI cilindro, in m I - Iunghezza del cilindro, in m. L'applicazione della legge del Fourier conduce alla reIazione: 2 76 k I (ti - t?) (4) Q = rl In r2 Fig. 7 kcal/h ed alla equivalente, passando ai logaritmi base 10: 2 x k l (t, - t.). (5) Q = kcal/h L 2,3 log rz La formula (4) si ottiene dal calcolo, applicando la legge della conduzione ad un elemento del tubo, di spessore dr, come rappresentato nella fig. 8. La temperatura sulla super. ficie interna del cilindro elementare, di spessore dr, sia t; sulla superficie Q esterna dello stesso, sarà evidentemente t + dt, se il flusso di calore va dall'esterno del tubo verso I'inter. no. Detta 1 la lunghezza del tubo, la superficie del cilindro elementare. sulla faccia interna, sarà: Fip. 8 S = 2xrl e la quantità di calore che attraversa la superficie in un'ora è data da: Operando su tale espressione si ha: ed integrando tra i limiti 1 e 2, corrispondenti alle temperature ti e t%ed ai raggi r, esterno ed r, interno del tubo, si avrà: dalla quale si ottiene la formula (4) riportata. In appendice sono riportati i valori medi del coefficiente k per alcune sostanze. 3) - IRRADIAZIONE - PREMESSE Tutti i corpi, in qualsiasi stato di aggregazione, che abbiano una temperatura maggiore dello zero assoluto emettono energia sotto forma di radiazioni, che possono essere assorbite, riflesse, o trasmesse per trasparenza da un altro corpo a temperatura minore, senza che tra di essi vi sia contatto o esista materia. Un esempio immediato è fornito dalla enorme quantità di energia trasmessa dal Sole ai pianeti per irraggiamento, ed è semplice osservare che tale energia si manifesta - ad una sommaria analisi - sotto due forme diverse: una prima quale energia luminosa ed una seconda quale termica. Ora, com'è noto dalla fisica, la luce bianca è composta da più radiazioni, dette monocromatiche, dovute a differenti lunghezze: d'onda: un'analisi più profonda rivela radiazioni non visibili, nel campo delle grandi lunghezze d'onda (infrarosse) e delle piccolissime lunghezze d'onda (ultravioletto, raggi X, raggi y etc.). Le moderne teorie espongono meccanismi delle radiazioni piuttosto complessi, che non interessa esaminare poichè nelle applicazioni fisiche e tecniche sono sufficienti gli schemi teorici classici, che attribuiscono all'energia radiante una natura ondulatoria, della quale una grandezza tipica è la lunghezza dell'nnda, misurata in micron (1 p = IO-' cm). Così, l'energia radiante che si manifesta con il fenomeno della luminosità o luce, sarebbe dovuta a radiazioni conlunghezza d'onda compresa tra 0,l e 0,75 p, e l'energia termica mediamente tra 0,75 e 40 p; nelle altre forme di energia le onde hanno lunp per i raggi y). ghezze molto maggiori o molto minori (fino a Nello studio della trasmissione del calore per irradiazione è evidente che interessa soltanto .l'energia radiante termica, compresa nel campo specifico di lunghezze d'onda, poiche le altre di lunghezze diverse non danno un contributo apprezzabile. alla trasmissione di calore; comunque, nello studio delle leggi foridamentali dell'irradiazione si considera l'energia totale emessa da un corpo ad una determinata temperatura. la formula diviene: - il fattore di temperatura f riduce la funzione da quartici Ora, moltiplicando e dividendo per la differenza delle temperature centigrade corrispondenti a T, e T, e cioè per t, - t,, si ottiene: T, ' Q = 4,92 S , [ (2)'(x) 1 (t, -t,) t, -t, ed indicando con f il rapporto: T, f = 1 - (T) t, -t, detto fattore di temperatura, perche dipende esclusivamente dalle temperature dei corpi A e B, la formula viene semplificata come segue: Q = 4,92 S, f (t, - t3 Per i casi pratici, cioè per corpi non neri, il valore del coefficiente 4.92 si trasforma in uno ridotto: essendo E a lineare, ed è dipendente solo dalle temperature. Evidentemente il valore a' è un valore ricavato sperimentalmente in tutti i casi specifici delle pratiche applicazioni: con successiva semplice trasformazione si ha la formula tecnica della trasmissione del calore per irradiazione, nella forma seguente: (10) Q = i .S (t, - t.) kcal/h Essa esprime la quantità di calore trasmessa per irradiazione dalla superfice S che si trova alla temperatura t,, in un'ora, ad un altro corpo che è alla temperatura t,, in funzione di un coefficiente i dipendente dalla natura della superfice irradiante, dalle temperature etc. Dalla (10) si deduce il significato fisico di i: esso rappresenta la quantità di calore irradiata dalla superfice di 1 mq in un'ora, quando tra superfici irradiata ed irradiante esiste la differenza di temperatura di 1°C: le dimensioni di i, detto coefficiente di trasmissione per irradiazione, sono, di conseguenza: Esistono molte formule empiriche, le quali permettono di calcolare detto coefficiente con una certa approssimazione: una relazione, che vale solo per temperature ambienti o basse, è la seguente: < '1 e la formula diviene: I1 coefficiente E , riduttivo della costante teorica a, è detto di emissione ed è determinato sperimentalmente per le superfici emittenti (o assorbenti) di vari materiali (v. manuale). La precedente formula è ottenuta dall'introduzione dei fattori reali della trasmissione per irraggiamento tra due corpi, che qui si riassumono: - i corpi non sono neri (o); - la superfice non è nè quella del corpo a temperatura t, nè quella del corpo a temperatura t,, ma una superfice equivalente S,; essendo t, la media fra t, e t, ed e il coefficiente di emissione. Nel manuale sono riportati i valori del potere di emissione, uguale a quello di assorbimento, per alcuni materiali. 4) - CONVEZIONE - PREMESSE Si consideri (fig. 12) un sistema, costituito da due superfici 1 e 2 separate da un fluido, le cuj pareti siano a temperatura t, e t, rispettivamente, e sia ancora t, > t,. In queste condizioni lo straterello di fluido a diretto contatto della parete più calda acquista una temperatura superiore ed una densità minore delt,v////////////////////////////~ la massa fluida sovrastante, ed essendo mef no denso tende a spostarsi verso l'alto, men\ l ‘ i,~' tre un altro strato più denso, perchè più fredt' V / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / I Fig. 12 do, andrà in contatto con la parete calda: il processo continua in modo che il fluido a temperatura più alta giunge a contatto con la parete superiore, con la quale scambia il calore ricevuto dalla parete più calda; dopo, essendo diminuita l a sua temperatura, scende verso la parete calda per riprendere il ciclo. L'esempio riportato k solo dimostrativo del fenomeno più semplice di trasmissione di calore da un corpo ad un altro con trasporto contemporaneo di materia (liquido o gas): per questo tale trasmissione è detta per convezione, che, nel caso rappresentato, viene det,, -ta libera o naturale. Esaminando un altro schema di convezione libera (fig. 13), che riguarda il raffreddamento di una parete verticale disposta in aria fredda, si osserva che alla, parete verticale aderisce un sottilissimo strato -- film o strato liminare - di aria che resta immobile per adesione alla parete stessa, ed il cui spessore, sempre molFig. 13 to piccolo, dipende, ad una analisi immediata, 'dalle caratteristiche del fluido (viscosità, densità) e dal tipo di movimento (velocità e sua direzione relativa). I1 calore passa perciò dalla parete alla faccia interna dello strato'liminare per contatto, e dalla faccia interna a quella ester- (-7 1 1 -7 I l c na di detto strato per conduttività interna: poichè i liquidi ed i gas hanno un coefficiente di conduttività interna molto basso, lo strato limite, anche se di piccolo spessore, oppone una notevole resistenza al passaggio del calore dalla parete al fluido, e in altri casi, dal fluido alla parete. I1 fenomeno della resistenza opposta allo strato limite nella trasmissione del calore per convezione assume maggiore importanza nei moti convettivi forzati, che si hanno quando s'impone ad un dato fluido un percorso obbligato, durante il quale scambia calore con le pareti di un'apparecchiatura specifica (scambiatore di calore). In sintesi, le condizioni di trasmissione si riportano brevemente come segue: a) Moto di un' fluido convettivo libero o naturale Si definisce così il flusso di un fluido dipendente solo dalla continua variazione che si ha nella massa fluida scambiante calore; in dipendenza dalla variazione si generano correnti elementari nell'interno della massa fluida ed il suo movimento globale o macroscopico non ha una direzione unica o determinata. Lo scambio di calore per moto convettivo libero è utilizzato in alcune apparecchiature che si esamineranno nel capitolo seguente; esso si manifesta spesso quale dispersione o entrata di calore per scambio termico con l'aria dell'ambiente esterno, rispettivamente per apparecchiature funzionanti a temperature mag. giori o minori di quella ambiente. h) Moto convettii~oforzato o moto ordinato I1 moto dei fluidi si dice ordinato quando si impone loro un percorso obbligato, mediante una conveniente differenza di pressione tra l'ingresso e l'uscita degli stessi dall'apparecchiatura di scambio, ed i flussi hanno quindi direzioni determinate. Le correnti elementari generate nelle masse fluide non sono tutte parallele tra loro ed alla direzione del flusso totale, in dipendenza dalle continue ed istantanee variazioni di densità che si hanno nelle fasi elementari di scambio termico, ma le correnti globali sono obbligate, dalla differenza di pressione che si impone dall'esterno, a seguire nell'insieme una sola determinata direzione. Questo moto dei fluidi nello scambio termico ha notevoli ap- plicazioni nelle apparecchiature relative, perchè permette la trasmissione di quantità di calore nell'unità di tempo molto maggiori di quelle trasmesse w n il moto naturale o convettivo, e poichè si realizzano sistemi di scambio termico controllabili e regolabili entro i limiti di progettazione dell'apparecchiatura. I1 calcolo del calore trasmesso per convezione ad una superfice S, in un'ora e per un determinato salto termico, da un dato fluido, si esegue con la formula generale: (12) Q = h, S (tl -t.) kcal/h dove h, è il coefficiente di convezione, ottenuto come si esporrà. Dalla (12) si ottiene il significato fisico di h,: esso rappresenta la quantità di calore trasmessa per convezione in un'ora, ad una superfice di 1 mq per differenza di temperatura di 1°C dal fluido alla superfice, ed è espresso, nelle unità pratiche, in kcal/mq h OC; la sua determinazione presenta alcune difficoltà e perciò si tratta l'argomento in particolare. loro disposizione rispetto alla direzione del moto del fluido: l'insieme di queste caratteristiche, specifiche per ogni apparecchiatura, è detta geometria delle superfici di scambio. I1 coefficiente h,, come hanno accertato studi in merito, risulta una funzione delle grandezze ora dette: avendo indicato con D una dimensione lineare generica rappresentante la geometria della superficie di scambio: nel caso più semplice D è il diametro di una tubazione entro la quale scorre il fluido che scambia calore con la parete interna della tubazione stessa. Le combinazioni delle grandezze che figurano nei tre fattori della trasmissione rientrano in un numero praticamente illimitato di applicazioni tecniche; basta osservare che i fluidi trattati nell'industria chimica sono moltissimi ed in diversi stati di aggregazione, - gas, vapori surriscaldati, vapori condensanti, li. quidi - e che le apparecchiature hanno forme e funzionamento diverso - quindi con varie velocità di flusso e varie portate -; nel seguente quadro illustrativo, si premettono le condizioni di trasmissione più frequenti, che saranno poi esaminate nel capitolo secondo. I Tipo di trasmissione IL COEFFICIENTE DI TRASMISSIONE La formula prima riportata è di semplice applicazione, come le precedenti relative alle trasmissioni per conduzione e per irradiazione; tuttavia, il coefficiente h, assume valori molto diversi e non sempre facilmente determinabili, poiche la trasmissione del calore per convezione - da un fluido liquido o gassoso ad una parete o viteversa - è una funzione: a) delle caratteristiche specifiche del fluido: in particolare, della densità p, del calore specifico a pressione costante C,, della viscosità dinamica p, e del coefficiente di canduttività termica interna k. b) delle caratteristiche del moto del fluido nella tubazione o nell'apparecchiatura di scambio termico, il quale può essere un moto laminare o turbolento. C) della natura e forma delle superfici di scambio, e della A B A B C D E - convezione - convezione naturale o libera forzata - gas - vapori surriscaldati - vapori ., saturi o condensanti - liquidi in ebollizione - liquidi non bollenti . , 111 Geometria dello scambiatore A, - flusso all'interno di una tubazione rettilinea A, - flusso all'esterno di una tubazione rettilinea, con diverse direzioni della velocità del fluido B, - fiusso all'interno di serpentina B, - flusso all'esterno d i serpentina C - flusso all'esterno di fascio tubiero D - flusso su pareti orizzontali o yerticali Per la determinazione dei diversi coefficienti sono a disposizione del tecnico i risultati di una lunga e complessa serie di lavori teorico-sperimentali eseguiti in America, i quali hanno condotto alla formulazione di varie funzioni ed alla determinazione di appropriati coefficienti; mediante tali funzioni basate su alcuni moduli o numeri fondamentali, si possono determinare i valori degli h, dalle grandezze caratteristiche prima riportate - densità, viscosità, calore specifico etc. ... -, con il vantaggio di ridurre le variabili della trasmissione. Dai lavori detti è stato accertato che il coefficiente h, è una funzione del prodotto di potenze delle grandezze in gioco nel fenomeno del12 trasmissione del calore per convezione: il procedimento teorico che esporremo h a validità generale ed è qui esposto, per semplicità, il caso di convezione forzata del calore tra un fluido circolante nell'interno di un tubo e la sua parete interna. Le variabili interessate nella trasmissione del calore sono: D - il diametro del tubo v - la velocità del fluido - la massa volumica del fluido e - la viscosità dinamica del fluido P - il calore specifico del fluido (se gas, a pressione costante) CP k - la conduttività interna del fluido ed il coefficiente di trasmissione è espresso da: quale prodotto di potenze, con diversi esponenti, delle grandezze suddette. Quattro esponenti sono determinati applicando l'analisi dimensionale - con la notazione che d rappresenta il tempo e T la temperatura - mentre il coefficiente rr e due esponenti (b ed e) devono essere determinati per via sperimentale. Applicando I'analisi detta, abbiamo: h, = kcal 9-1 LZ T-I; D = L; e = ML-'; a = ML-' = kcal M-' T-'; k = kcal 8-' L-' T-' e, sostituendo nella (I), avremo: kcal 9-' L-2 T-' = a La Lb 8-b MC L-3c ~d . kcap M-e T-e kcalf 8-f L-f T-f. Moto convettivo forzato Per i1 moto convettivo forzato, che ha la maggiore importanza nelle applicazioni industriali di scambio del calore, l'equazione fondamentale alla quale si è pervenuti è detta equazione di Nusselt, espressa da: L-d Ordinando ora le cinque dimensioni nel secondo membro, abbiamo: dove abbiamo posto nel primo membro 1 = Mae dalla quale otteniamo, uguagliando gli esponenti del primo a quelli del secondo membro: 12 - 3 4 - nella quale i tre gruppi - adimensionali, come si può semplicemente verificare - sono detti rispettivamente numero di Nusselt (Nu) il primo, numero di Reynolds (Re, già noto dalla dinamica dei fluidi), il secondo e numero di Prandtl, l'ultimo; il coefficiente a e gli esponenti b e$ e sono da determinare sperimentalmente per classi di trasmissione delle medesime caratteristiche generali, definite sinteticamente geometria della trasmissione (da fluido a parete interna o esterna di una tubazione, a parete piana, con velocità parallela o perpendicolare alla parete, per tubo singolo o per fascio tubiero etc.). 8-'; 5 - 1 = e -1 -2 -1 + f (per la grandezza kcal) + ' = - b - f (per la grandezza 9) = a b - 3c - d - f (per la grandezza L) =. - e - f (per la grandezza' T) O = C d e (per la grandezza M). + + Disponiamo ora di quattro equazioni - essendo la 4 uguale alla 1 - e d i s e t t e . incognite, delle quali seiesponenti: eseguendo le sostituzioni: f = l - e (dall'equazione 1) d = e - b (sostituendo f nella 2) C = b (dalla precedente nell'equazione 5) Riportando i valori ora trovati nella equazione 3, si ottiene: a = b - l cosi, ridotti gli esponenti ai soli due b ed e, sostituendo nella (i potremo ) scrivere: (11) e - b (come le altre differenze) h, = Db-l "b eb ,'-b C; k l - ~ lo- Convezione di liquido poco viscoso (p < 2 cpoise) entro un tubo cilindrico di diametro D, con moto turbolento Nu = 0,023 Reo,' . PP' da cui: ed, in forma diversa, ordinando: le cui determinazioni sperimentali furono eseguite da Mc Adams. Z0 - Convezione di liquido viscoso (p > 2 cpoise) entro un tubo cilindrico di diametro D, con moto turbolento: Nu = 0,027 che fornisce il valore di h, in funzione delle variabili D, v, Q..., del coefficiente W e degli esponenti b ed e. i quali. come detto, sono da determinare sperimentalmente. Ricordando ancora che ve = G (portata di massa per unità di sezione del tubo), otteniamo la forma più sintetica dalla (111): ed. in simboli, l'equazione di Nusselt (1") Nu = a Reb PP. In conclusione, come si e visto, il problema non può essere risolto in assoluto per via matematica: si è resa necessaria la determinazione sperimentale, per tutte le classi simili che interessano le applicazioni industriali, sia del coefficiente oi che degli esponenti b ed e. Tuttavia, anche se non si pub avere l'esatto valore dell'h, in linea esclusivamente teorica - per la complessità del fenomeno - il procedimento seguito consente di individuarlo con precisione molto maggiore rispetto alle formule empiriche. A titolo illustratiyo si riportano qui due casi, rinviando, per una più completa rassegna, al manuale di impianti chimici. . Reo.' da cui: essendo p la viscosità del liquido alla sua temperatura media di scambio e p, la sua viscosità alla temperatura media della parete. Altre formule per le pratiche applicazioni saranno riportate nel manuale insieme ad alcuni valori sperimentali medii per i casi più correnti. M&O convettivo libero . La trasmissione del calore per convezione naturale ha minore applicazione nelle apparecchiature industriali: tuttavia' negli scambiatori ad acqua o ad aria e nella dispersione o nel rientro di calore per serbatoi, depositi, fabbricati etc., lo scambio per convezione libera ha un'importanza non inferiore a quello. ora studiato. Perciò si accennerà alla formul'a fondamentale, nella quale non compare il numero di Reynolds, poichè le correnti fluide che si riscaldano o quelle che si raffreddano non hanno un moto ordinato entro condotti di dimensioni determinate, ma soltanto moti ascensionali o rispettivamente discensionali del tutto irregolari. Comunque la formula del Nusselt è formalmente valida anche per il moto convettivo libero: soltanto che è di pratica applicazione una formula da essa derivata, nella quale, in luogo del numero di Reynold's, compare un altro modulo detto di Grashof: Nu = C, (Pr)' Più in particolare, avendo l'esperienza dimostrato che si possono ritenere uguali, la formula diviene: Nu = C, (Pr C e d . Gr)' ed k . h, = C, - (Pr Gr)' L nella quale il numero di Prandtl è già noto, ed il modulo o numero di Grashof è dato dalla espressione: nella quale, i simboli sono: p - coefficiente di dilatazione cubica del fluido g - accelerazione di gravità At - differenza di temperatura tra il fluido e la parete L - una dimensione caratteristica della parete, in dipendenza della sua forma e - densith del fluido .1' - viscosità dinamica del fluido alla sua temperatura media di scambio. L'applicazione della formula riportata presenta alcune difficoltà, per la definizione sia del At che della dimensione caratteristica della parete: comunque, dati sperimentali permettono il calcolo dell'h, nella maggioranza delle applicazioni. Vapori condensanti e liquidi bollenti Un'importanza notevolissima acquista la determinazione dell'h, nello scambio di calore tra un vapore condensante ed una parete: i valori degli h, sono in questo caso sempre molto ele- vati, e dipendono dalla natura del vapore e dal modo in cui il vapore condensa sulla parete. E' stato dimostrato, difatti, che la condensazione di un vapore avviene con formazione di gocce, che scorrono sulla superficie della parete, se verticale, o se ne distaccano rapidamente, se orizzontale, quando la parete è pulita e molto liscia ed il vapore non contiene impurezze: il fenomeno è più complesso, perchè alcune sostanze, aggiunte in piccolissime quantità al vapore mercaptani, particolari acidi grassi etc. - favoriscono la condensazione a goccia anche su pareti non troppo levigate. In questo caso il contatto tra vapore e parete realizza le migliori condizioni di scambio termico, poichè non esiste alcuno strato liminare che si oppone al passaggio del calore. In generale, tuttavia, nelle applicazioni industriali difficilmente sono realizzate le condizioni precedenti e la condensazione del vapore avviene con formazione di un velo o strato di liquido che aderisce alla parete scorrendo su di essa: evidentemente, la trasmissione del calore non avviene più tra vapore condensante e parete ma tra vapore condensante e strato liquido e tra strato liquido e parete, diminuendo chiaraxente la sua efficienza rispetto alla condizione prima detta. Le formule applicabili nei diversi casi sono numerose, e, non potendosi più coilsiderare moti ordinati e grandezze modulari, sono espresse i n funzione delle caratteristiche del vapore condensante e della geometria dello scambiatore. In appendice saranno riportati alcuni valori medi dei principali vapori cond'ensanti e di alcuni liquidi bollenti, per i quali la trasmi,ssione per convezione assume aspetti simili a quella dei vapori condensanti. Come si è potuto esporre in breve sintesi, la trasmis'sione del calore per convezione avviene con diversi meccanismi fisici, nei vari casi che si sono accennati: in pratica, è opportuno, perciò eseguire accuratamente i calcoli per la determinazione del coefficiente di trasmissione specifico per ogni caso,. controllando, p e r quanto è possibile, i dati ottenuti con i risultati sperimentali e, meglio, industriali di apparecchiature già funzionanti. D'altra parte, essendo stati sviluppati estesi studi sull'argo- mento, la letteratura riporta una notevole mole di nomogrammi e dati che consentono di determinare, anche con lieve approssimazione, i coefficienti di trasmissione per convezione in tutte le applicazioni correnti. 5) - TRASMISSIONE PER MESCOLANZA Due fluidi a temperatura t, e t, si scambiano calore se vengono miscelati: questo meccanismo costituisce una modalità propria di trasmissione del calore, ma in effetti si può ricondurre ad una combinazione delle due trasmi,ssioni per convezione e per conduzione. L'esoressione matematica che stabilisce le relazioni quantitative della trasmissione è, difatti, una espressione di bilanci di energia e di massa ottenuta come segue: dette Q, e Q, le quantità di calore, possedute dal fluido 1 e 2 rispettivamente, la miscela deve avere una quantità di calore uguale alla somma dei calori dei due fluidi, ossia: - Q = Q, . Q, = C, P, t, Q, = C, P, t, essendo; genericamente: C - il calore specifico, in kcal/kp C ' P - il peso del fluido in kp t - la temperatura in C ' l'espressione del bilancio temiico e materiali si può scrivele come segue: (c,P,+czP,)t =c,P,t,+czPst, Da qiiesta si ottiene: C, P, t, C, P, t, t = C, p, CI p2 che dà il valori della temperatura finale del miscuglio, evidentemente uguale per i due fluidi esistenti nella miscela. + + 32 6) - CONDUTTNITA ESTERNA Come già detto, non si può separare la trasmissione del calore per convezione pura dall'irradiazione, trascurando il piccolo contributo della conduzione: perciò non si può adottare sempre la relazione (lo), che dev'essere modificata tenendo conto di tutti i fattori del fenomeno, che viene più generalmente denominato di conduttività esterna nella quale il calore trasmesso è dovuto ai due fenomeni; la formula che espiame quantitativamente detto calore è la seguente: + Q, Poichè: . L'espressione può essere estesa ad n fluidi che vengono mescolati, e la temperatura finale del miscuglio dei detti fluidi, a temperature iniziali diverse, assume la forma più generale: dove tutti i simboli hanno un valore noto e h è un coefficiente,di proporzionalità dipendente dai parametri della trasmissione: esso dipende dall'i e dall'h, del caso ed anche tale coefficiente è dato da misure sperimentali. Si nota che, per temperature non elevate, i valori di' h differiscono di poco da quelli di h,, perchè l'irradiazione e quindi il coefficiente influenza la trasmissione solo alle elevate,temperature. I1 significato fisico di h, detto coefficiente di conduttività esterna, si deduce, dalla (14): esso rappresenta la quantità.. di calore trasmessa in un'ora, per conduttività esterna, da..un fluido ad una superfice di 1 mq per differenza di temperatura di 1°C, e le sue dimensioni sono: kcal/mq h OC, omogenee .con. quelle dei coefficienti i ed h,. . 7) - TRASMISSIONE . TOTALE DEL CALORE TRA FLUIDI I1 caso di trasmissione totale del calore che si riscontra in pratica è quello dello scambio fra due fluidi separati da una pa- rete, supponendo che non si abbiano dispersioni di calore in senso perpendicolare al flusso. Si studiano brevemente i casi principali di trasmissione del calore, in relazione alla disposizione delle superfici, che dipendono dalla cùrvàtura del solido, interessato nella trasmissione: per chiarire, un solido a due facce piane possiede aree uguali sulle due facce; un solido cilindrico cavo ha l'area della faccia interna minore di quella esterna. Ricavando i salti termici si ottengono le tre relazioni: PARETE PIANA Si considera il sistema costituito (fig. 14) da due fluidi 1 e 2, rispettivamente a temperatura t, . e t, (t, > t,), separati da una parete piana solida C; raggiunte le condizioni di regime le facce A e B della parete avranno assunto le temperature t' e t", ed evidentemente le temperature sono: > t'> t" > t, La trasmissione del calore da 1 a 2 avviene con un flusso nella direzione perpendicolare alle pareti e nel senso delle temperature decrescenti, come segue: - dal fluido 1 alla faccia A della parete, per irradiazione e convezione, - dalla faccia A della parete a quella B, per conduzione, -dalla faccia B della parete al fluido 2, per. irradiazione e convezione; ti f e sommando le tre differenze di temperatura, che sono al primo membro ed ugualmente quelle che si trovano al secondo membro, si ottiene, con le dovute operazioni algebriche: , , da cui: Q= s (t, -t,) 1 -+-+- A . a 1 kcal /h h, k h, Per semplificare la formula, conglobando contemporaneamente tutti i coefficienti di scambio, si pone: Fig. 14 adottando i simboli ormai noti, si può scrivere: Q, = k s (t1-tu) a kcal/h Qs = h; S (t" -t,) kcal/h e poichè il sistema di scambio termico si considera a regime, si ha che: Q, = Q, = Q, = Q e la quantità di calore trasmessa dal fluido 1 al fluido 2 è espressa da una formula analoga a quelle studiate per ogni singolo caso di trasmissione del calore: Questa è espressa in funzione della superfice, del tempo, del salto termico e di un coefficiente dato dall'espressione (15) o meglio ancora determinato sperimentalmente. Nel caso in cui la parete sia multipla, come nella fig. 6, l'espressione di a diviene più generalmente: ed essendo come precedentemente: Q, = Q, = Qs = Q si deduce l'espressione seguente: che può essere scritta: PARETE CILINDRICA Si considera il sistema costituito (fig. 15) da due fluidi 1 e 2, rispettivamente a temperatura t, e t, (t, > t,), separati da una parete cilindrica solida C di lunghezza 1; nel caso presente, si pone che la trasmissione del calore avvenga dal fluido interno a quello esterno, e cioè in senso contrario a quello esaminato precedentemente a proposito della sola conduttività interna. Considerando le condizioni. di regime dello scambio, le facce A' e Br della 2 : parete' cilindrica hanno temperature costanti nel tempo ed uguali a t' e t", esFig. 15 sendo, come per le pareti piane: t, > t' 2 n l (t, -t.) (18) Q = kcal/h 1 r h 1 +-Ink re ri 1 +rehz La relazione trovata è adatta per il calcolo della trasmissione di calore attraverso le tubazioni o i recipienti cilindrici a forte spessore; per un calcolo di prima approssimazione o per piccoli spessori, si può ammettere che le superfici esterna ed interna siano uguali ad una superfice media, data da: Perciò la quantità' di calore trasmesso si può calcolare più facilmente mediante la formula relativa alle pareti piane: > t" > t* Sviluppando la trattazione come nel caso della parete piana, usando simboli omologhi e noti, ed avendo presente che le superfici della trasmissione sono diverse per la parete interna (di raggio r,') e la parete esterna del cilindro (di raggio re), si ottiene: Inoltre, il valore del raggio medio, se il rapporto tra il raggio esterno ed interno è minore di 2, ossia se è r,/r, < 2, si può calcolare quale media aritmetica dei due raggi: ~. Q , = h , 271 rr 1 (t,-t') . , .. Q, = kcalfh 2 n k l (t'-t") kcal/h In re ri - Q, = h, 2 x re 1 (t" - t2) kcal/h mentre, per rapporti superiori, il raggio medio dev'essere calcolato quale media logaritmica, come già studiato nella conduzione: PARETI NERVATE L'errore che si commette, per il rapporto r./r, = 2, usando il valore di r, dato dalla formula (20) in luogo di quello della formula (21) è accettabile entro i limiti di una prima approssimazione. 8) - EL COEFFICIENTE DI TRASMISSIONE TOTALE 11 significato ed i valori del coefficiente a introdotto dal punto di vista algebrico nel paragrafo precedente si ottengono datla formula (15); a congloba tutti gli elementi della trasmissione termica e la sua importanza sta nel fatto che è possibile misurarlo direttamente senza passare per le determinazioni degli h e dei k, commettendo un errore sperimentale minore. Esso è detto coefficiente di trasmissione totale, e rappresenta la quantità di calore che passa, in un'ora, da un fluido ad un altro, attraverso 1 mq a i parete per differenza di temperatura di 1%: dalla (16) si deducono le dim,ensioni di a il quale è espresso in kcal/mq h 'C. Ijetta'fonnula esprime che, a parità di ogni altra condizione, la qua'ntita di calore scambiata varia direttamente con a: nella tecnica della trasmissione del calore è quindi necessario agire su tale coefficiente p e r aumentare o diminuire l'intensità dello scambio termico, mediante una serie di accorgimenti. Si descrivono due sistemi usati per aumentare lo scambio termico tra due fluidi separati da una parete cilindrica quando un fluido è costituito da aria; successivamente si accenna al problema dell'isolamento termico, necessario per limitare la perdita di calore da apparecchiature 'funzionanti a temperature superiori a quella ambiente, rinviando -alla particolare trattazione sviluppata ael seguito. ' Dalla formula (15) si deduce che a dipende da h,, h,, k, a; se la parete piana o cilindrica è di piccolo spessore, come è normalmente nelle superfici trasmittenti delle apparecchiature chimiche, il rapporto a/k trascurabile, ed a dipende principalmente da h, ed h,. Ancora, eseguendo calcoli numerici, si vede che a è minore del minore dei tre valori h,, h, e k/a, che interessano la trasmissione. Nel caso detto - k/a Fig. 16 a molto grande - per aumentare a si eseguono, dal lato ove si verifica il minor valore di h, pareti a superfice estesa dette pareti nervate: la fig. 16 a e b, illiistrano le sezioni cli tubi con nervature circonferenziali (16 a) e longitudinali o assiali (16 b). L'aumento della trasmissione del calore è dovuto all'aumento della superfice di trasmissione ed al fatto che le correnti fluide urtano sulle nervature, provvedendo quindi ad un ricambio degli strati limiti che ad'eriscono per viscosità alla superfice del tubo: la nervatura ha il duplice scopo di aumentare la superlice ed il coefficiente di trasmissione, che raggiunge un valore superiore dal 300 fino al 500% a quello di una tubazione senza ner-. vatura. Fig. 16 b . . PARETI MULTIPLE Si accenna al problema dell'isolamento termico, che sarà trattato più dettagliatamente: la formula (17) dimostra che, a parità di valori di h, e h,;il valore di a diminuisce al crescere della sommatoria degli a,/k,, cioè si ottiene una riduzione. dello scambio termico: - aumentando il valore degli a,, cioè lo spessare della parete; - diminuendo il valore dei k,, scegliendo cioè sostanze cattive conduttrici di calore, dette isolanti termici; - aumentando il valore degli a, e, contemporaneamente, diminuendo quello dei k,. L'aumento dello spessore consente isolamenti. molto moderati e richiede spessori notevoli della parete multipla; si hanno risultati migliori usando isolanti termici con bassi valori della conduttività interna; essi hanno, però, in generale poca resistenza meccanica e possono fondere od alterarsi alle alte temperature, e sono perciò accoppiati a materiali che hanno le caratteristiche di resistenza. Nei forni, ad esempio, la struttura portante è costituita da refrattari, che hanno buona resistenza al calore ed anche meccanica, ricoperti con mattoni isolanti, che impediscono il flusso del calore all'esterno. 9) - TRASMISSIONE DEL CALORE FRA FLUIDI IN MOTO ORDINATO La trasmissione del calore tra due fluidi si effettua nelle apparecchiature industriali imponendo ad essi direzioni obbligate, sia perchè i due fluidi scambianti calore appartengono ad un circuito chiuso, e quindi devono entrare ed uscire da determinate tubazioni, sia perchè con la convezione forzata si ottiene una migliore efficienza della trasmissione del calore. Fig. 17 Si consideri il sistema costituito (fig. 17) da due fluidi 1 e 2 separati da una parete solida S: le temperature siano t, per 1 e t, per 2. con t, > t,. I tluidi scambiano calore procedendo nel loro moto e mentre la temperatura di 1 si abbassa quella del fluido 2 si innalza: ne deriva che in una sezione S', distinta da S. le temperature saranno rispettivamente t', minore di t,, e t", maggiore di t,. I1 calcolo esprime la legge di variazione delle temperature di 1 e 2 col procedere del moto dei fluidi: in un diagramma carte- siano, avente sulle ascisse le superfici di scambio e sulle ordinate le temperature, l'andamento delle temperature dei due fluidi è dato da due curve che tendono assintoticarnente ad un valore comune. Ciò premesso si passa allo studio di quattro casi, che si presentano in pratica nello scambio termico fra fluidi in moto ordinato, riportando le espressioni d d salto termico da introdurre nella relazione (16), per ii calcolo della quantità di calore. La trasmissione del calore tra fluidi in moto separati da una parete, nelle applicazioni tecniche, si può ricondurre ai casi seguenti: - due fluidi hanno flusso di eguali direzioni e verso, essendo separati da superfici trasmittenti (correnti equiverse o moto in equicorrente); - due fluidi hanno flusso di eguale direzione ma di verso contrario essendo separati da superfici trasmittenti (correnti controverse o moto in controcorrente); - due fluidi hanno direzioni di flusso perpendicolari, essendo separati da supefici trasmittenti (correnti incrociate); - un fluido caldo mantiene costante la propria temperatura mentre varia quella di un altro fluido, che fluisce in direzione qualsiasi; oppure un fluido freddo mantiene costante la propria temperatura mentre varia quella dell'altro, che fluisce anche in qualsiasi direzione (correnti. indifferenti). Per le formule si useranno i simboli: t,, - temperatura iniziale del fluido caldo, O C t,, - temperatura finale del fluido caldo, O C t,, - temperatura iniziale del fluido freddo, 'C t,, - temperatura finale del fluido freddo, C ' t, - temperatura costante del fluido caldo, O C t, - temperatura costante del fluido freddo, OC. Ora, riferendosi per semplicità nelle figure a fluidi che -scorrono entro tubi coassiali, si riporteranno le formule da Usare per i calcoli ed i grafici illustrativi corrispondenti. . . CORRENTI EQUIVERSE Lo schema della trasmissione è riportato in fig. 18, e l'andamento delle temperature nel diagra'mma di fig. 19, nel quale si è posto: Sempre dal diagramma e dalla (22), risulta che, teoricamente, può essere: t,, < t,, mentre in pratica sarà sempre: CORRENTI CONTROVERSE CE = t,, ...... L . CD = t,, i Lo schema è quello riportato nella fig. 20 e i'andamento delle temperature è rappresentato nel diagramma della fig. 21, nel quale si è posto: 18 OB = t,, ed il salto termico è dato, dal calcolo, nella formula: CE = t,, (tc,- L,) -(tc,-tr,) (22) < t,* t,f OB = t,, A t, = t"i -t,i OA = t,, OC CD = t,, Fig. 20 In ter -t r r Dal. diagramma, si nota che col procedere del moto equicorrente il salto termico fra i due fluidi va diminuendo, cioè il fluido caldo abbassa sempre più la sua temperatura mentre quello fredro innalza la propria: ciò significa che .le successive porzioni di superfi"ce trasmittente sono sempre meno utilizzate, e dal punto di vista pratico ,ciò ~ t , , significa che .le su/ o 1,' perfici di scambio I l hanno buona effiI I cienza per il tratto *.*,i I I nel quale le diffeI I renze di temperatu-o C s m=* ra sono elevate. Da Fig. 19 ciò si deduce che, per il caso studiato è preferibile fare un numero maggiore di tubi ,.corti, ànziché un numero minore di tubi lunghi. ' I1 salto termico medio è dato dalla formula: '(tC,- trt) -(t"f - t7') A t, = (23) tei - tr, , t In te, - tri e l'esame del diagramma dimostra che 18 scambio in controco~rente,per la utilizzazione deiie superfici di scambio, è preferibile a quello in equicorrente; difatti, in questoil fluido caldo, nel procedere nel senso in cui la sua tem- I, - u Eh, I . , l &. t r t - 1 2 . ;otri , I I I I o C Fig. 21 - sm' peratura diminuisce, incontra l'altro fluido che è a temperatura sempre minore e perciò lo scambio avviene in modo che, a pa- rità di altre condizioni, la quantità di calore scambiata per unità di lunghezza del tubo si mantiene quasi costante per l'intera lunghezza del tubo. Difatti, salvo .le Variazioni derivanti dai diversi calori specifici dei due fluidi, le due curve hanno andamento tale che, in ogni sezione, il salto termico è quasi costante. Tuttavia, anche in questo caso, è opportuno che le superfici di scambio non si prolunghino oltre un certo limite. Per quanto riguarda le temperature, in pratica sarà sempre: CORRENTI INCROCIATE ~e correnti incrociate rappresentano una variante delle due precedentemente descritte. Negli scambiatori, difatti, in generale, il fluido che cede calore, passa nell'interno delle tubazioni costituenti il fascio tubiero, mentre il secondo fluido investe il fascio perpendicolarmente alla direzione del flusso interno, medi'ante la disposizione di setti di deviazione del flusso esterno. Lo schema di calcolo delle correnti incrociate si può riportare a quello delle correnti equiverse o controverse 'a seconda che l'andamento dei due fluidi scambianti il calore sia globalmente equiverso O controverso. I1 salto termico medio è dato dalla formula: trr A t, = (24) - tri in 'C t, - tsi. In t, - t r r e riguarda lo scambio tennico tra un fluido 2 corrente entro una tubazione a temperatura i,niziale minore del fluido 1 corrente o meno nel tubo esterno; detto fluido 1 non varia la sua temperatura ---rchè è un vapore condensante o è un fluido che acquista dalu- pci l'este:mo costantemente il calore ceduto al fluido 2. Esaminando il diagramma rel'ativo all'e temperature si vede .,, anche in questo caso, è opportuno adottare superfici di scambio corte, e che durante lo scambio termico sarà sempre: t, > t r r Un andamento simile al precedente si ha quando il fluido che cede calore è a temperatura variabile, ed il fluido che lo riceve i mantiene costante Ia temperatura. Lo schema è ancora 0: quello della fig. 22 con i simboli tra parentesi, mentre l'andamento delle t E I c temperature è quello ri5' 1 I portato nel diagramma I0l.i della figura 24, nel quale I I I si è posto: C I1 primo schema è riportato nella fig. 22 e l'andamento delle temperature è rappresentato nel diagramma della fig. 23, nel quale si è posto: , A. l I I tri Fig. 23 OA = t,, OB = t,, CE 7 t,, IT salto termico medio è dato, nel presente caso di scambio, dalla relazione seguente: . . ... . . CD = t,, Fig. 22