IL CUORE E LA MANO Ritrovare il senso di appar tenenza Tra le più significative caratteristiche dei cambiamenti di mentalità e costumi, avvenuti nei paesi occidentali negli ultimi secoli, si conta la presa di coscienza dell’inviolabilità della coscienza dell’individuo umano. di fra Martino Dotta, assistente spirituale ACLI Svizzera È avvenuto un autentico stravolgimento di prospettive, assimilabile ad una sorta di violento sconvolgimento ideologico, sovente dagli esiti cruenti. A titolo indicativo, penso alla Rivoluzione francese, spinta da forti ideali libertari, di giustizia sociale, ma trasformatasi ben presto in un’orrenda carneficina. Si potrebbe dire lo stesso delle Rivoluzioni del XX secolo (nazista, sovietica, cinese o cubana), segnate da distruzioni immani. A rigor del vero, tali trasformazioni culturali e politiche sono state promosse nel nome della democrazia e della libertà, di fatto sono state delle imposizioni con la forza di forme di governo falsamente popolari, per il bene comune. Non di rado, le società attraversate e sconvolte dai moti rivoluzionari, hanno subito autentiche “stragi d’innocenti”, con illusorie promesse di progresso collettivo e di maggiore età dei cittadini. Al fronte di simili mutamenti, spesso i cristiani si sono limi- tati ad assumere un atteggiamento remissivo o vittimistico, senza dimostrare il coraggio profetico di chi denuncia ingiustizie e menzogne. Per quanto riguarda più direttamente l’Occidente, si è passati da un sistema di pensiero collettivista (la priorità attribuita alla comunità, a partire dagli interessi familiari) ad un ordinamento individualistico (la singola persona, soggetto ed oggetto di diritto, è posta quasi esclusivamente al centro dell’attenzione). La dignità personale ed i diritti privati sono giustamente riconosciuti dalla società e dallo Stato. Tuttavia, tra le conseguenze più problematiche di tale fenomeno – anche sul piano spirituale – figurano il graduale isolamento dell’essere umano dal gruppo (e quindi dal corpo ecclesiale) e il progressivo sgretolarsi del senso di appartenenza ad un tutto interconnesso. È una realtà che si riscontra, ad esempio, nella fragilità dei rapporti interpersonali e sociali (vedi l’elevato numero di separazioni, rotture o divorzi, un problema che tocca sia le Chiese, sia la collettività nel suo insieme), nella facilità con cui si spezzano e ricompongono i rapporti parentali o pubblici, nella perdita del valore della memoria personale e comunitaria. Se per contro leggiamo con attenzione la Bibbia, siamo confrontati ad una situazione assai diversa nei contenuti e nelle forme. In ogni sua pagina, il Testo Sacro mette radicalmente in discussione i mutamenti in questione, rinviando di continuo al legame esclusivista di Dio con i suoi fedeli e pertanto tra di loro. Libri come l’Esodo o quelli profetici di Ezechiele, Gioele o Naum, per esprimere il vincolo profondo ed irrinunciabile tra Dio e l’umanità usano il concetto di gelosia. Per quanto sconcertanti, espressioni quali «il Signore si chiama Geloso: Egli è un Dio geloso» (Esodo 34,14) ricordano come il Dio ebraico, cristiano ed islamico non tolleri rivali, né facili scappatoie devozionali. Egli esige invece fedeltà assoluta, poiché ha scelto un popolo insignificante dal lato sociologico e strategico, per affidargli un compito universale: la felicità individuale e collettiva. Nessuno può essere felice da solo. In chiave cristiana, la comunità è anzitutto dono divino ed esigenza condivisa, che stimola la coscienza personale di appartenere gli uni agli altri a causa dell’unico Dio. Perciò l’assemblea ha inizio da un atto di conversione, radice di qualsiasi vera trasformazione sociale e democratica!3 4 il dialogo 3/12