La successione a Carlo IX ei primi anni di regno

La successione a Carlo IX e i primi anni di regno
Figlio di Carlo IX di Svezia e di Cristina di Holstein - Gottorp (1573 - 1625), figlia di Adolfo di Holstein
- Gottorp e di Cristina d'Assia, nel 1610, quando aveva solo 16 anni, condusse l'esercito svedese ad
arginare l'invasione danese del Gotland orientale. Poco tempo dopo, il 30 ottobre del 1611, morto il
padre, gli successe sul trono di Svezia con il nome di Gustavo II Adolfo. Secondo la legge svedese, fu
posto sotto la tutela, più formale che sostanziale, di Giovanni Skytte, che impartì al nuovo sovrano una
solida e supplementare educazione. Il momento politico per la Svezia era difficile: all'esterno il paese
scandinavo era in guerra con la Danimarca, la Russia e la Polonia, il cui re Sigismondo Vasa rivendicava il
trono svedese di cui era stato privato dallo zio Carlo IX, interprete dell'avversione nazionale per la
religione cattolica, di cui Sigismondo era fervente seguace; all'interno la monarchia, poco amata dai
sudditi, era avversata dalla grande nobiltà, che mal tollerava il duro autoritarismo con cui l'aveva
trattata Carlo IX, ancor prima di ascendere al trono, quando aveva funto da reggente per il nipote
durante la sua assenza. Il suo assolutismo era culminato con l'eccidio di Linkoping (1600), nel quale
furono uccisi alcuni capi della grande nobiltà e del loro leader Erik Sparre. Subito, il giovane Gustavo,
appena diciassettenne, prese ardite decisioni per il bene del Paese: nel dicembre del 1611 accordò sotto
giuramento ulteriori privilegi alla grande feudalità oltre a quelli di cui già godeva fin dal 1569 e nominò
primo ministro il capo del suo consiglio, Axel Oxenstierna, cui affidò la sfera civile e amministrativa del
regno. All'esterno La sua politica venne improntata ad una riorganizzazione dei confini e dell'interno, e
a tale fine concluse una tregua con la Danimarca (Pace di Knäred, 1613), con cui riuscì a riottenere la
città di Alvasborgdietro il pagamento di una forte somma di denaro, ponendo fine alla Guerra di
Kalmar (1611-1613). Sebbene svantaggiosa, questa pace scongiurò ulteriori successi del re Cristiano IV
di Danimarca, oltre a guadagnare alla Svezia l'appoggio dei protestanti olandesi, preoccupati
dall'espansionismo danese, che permisero al giovane re scandinavo di pagare i propri debiti. Seguirono
anni di riorganizzazione interna, con la creazione di Corti d'Appello (Svea hovratt), che abolirono molte
pratiche risalenti al Medioevo (1614); la riorganizzazione sul modello olandese della Cancelleria e della
Tesoreria; lo sviluppo dell'Università di Uppsala per la formazione di funzionari efficienti; lo sviluppo
economico del Paese, con il miglioramento della produzione di sbarre di ferro e l'incremento della
produzione del rame, di cui la Svezia era produttrice, commercializzato poi tramite l'utilizzo di navi
olandesi. Ma fu il fronte militare che impegnò maggiormente l'opera d Gustavo II Adolfo. L'intento del
re scandinavo era quello di creare un'armata professionale, in luogo delle orde mercenarie violente e
indisciplinate tipiche dell'Europa dell'epoca: stabilì dunque una leva obbligatoria ventennale per tutti gli
svedesi atti alle armi, a cui impose una ferrea disciplina e un comportamento alieno da ogni vizio, come il
bere, il bestemmiare o il gioco d'azzardo, secondo le più rigide regole della fede protestante. Inoltre
bandì le prostitute dalle colonne militari, ammettendo come uniche donne presenti solo le mogli dei
soldati. Fece dunque dei suoi uomini degli individui rispettabili, che durante la ferma militare provvide
sempre a fornire di vestiti atti al clima in cui operavano, tende robuste e cibo a sufficienza.
Gustavo II Adolfo re di Svezia
Inoltre, li rese proprietari terrieri, dando loro una solida stabilità economica, nonché il rispetto della
popolazione, che non aveva nulla da temere al loro passaggio. Questa armata il monarca pensò bene di
farla addestrare costantemente sul campo; il quadro gerarchico fu chiaramente definito, così come la
suddivisione in reparti, per la quale quattro compagnie da 150 uomini ciascuna costituivano un
battaglione, due battaglioni un reggimento e due, tre o quattro reggimenti una brigata. Il Seicento era
il secolo del tercio, la formazione a quadrato della fanteria di picchieri, protetti agli angoli da
moschettieri. Lo schieramento bellico svedese sul campo rifletteva le convinzioni di Gustavo che fosse
ormai il moschetto l'arma da privilegiare sul campo di battaglia in luogo della picca. Quest'ultima,
tuttavia, la fece modificare, rendendola refrattaria al taglio delle spade nemiche, accorciandola e
rivestendo in ferro parte del fusto di legno. Ad ogni modo, mantenne i picchieri nella misura di un terzo
del totale degli effettivi, schierandoli sul campo al centro della compagnia, disposta usualmente su sei
file di profondità, intercalate da moschettieri. Anche questi ultimi poterono tuttavia disporre di armi
più leggere, che consentirono di fare a meno di grucce e cavalletti, e più funzionali, col passaggio dal
meccanismo a miccia a quello a ruota. Inoltre i moschettieri furono addestrati a sparare in gruppo,
piuttosto che singolarmente, coordinando le tre file in cui erano schierati affinché una sparasse mentre
le altre ricaricavano. Per la cavalleria, il condottiero scandinavo si avvalse di corazzieri, che addestrò a
caricare al galoppo, per squadroni in linea o a scacchiera, facendo uso di sciabole durante la carica e di
pistole in mischia - mentre tutti gli altri usavano fare il contrario - e dragoni, che usava schierare sulle
ali e dietro la linea di fanteria, frammischiandoli a squadre di moschettieri. Riformò anche l'artiglieria,
riducendo a soli tre i calibri, per fruire con maggior facilità di munizioni, e disponendo così da bocche
da fuoco d'assedio, con proiettili a palla, da campagna e reggimentali, che sparavano a mitraglia o a
grappolo.
Pacificata la contesa con la Danimarca, Gustavo Adolfo rivolse la sua attenzione ad oriente, dove il
cugino Sigismondo, sovrano della Confederazione Polacco-Lituana, stava combattendo i russi
dello zar Michele di Russia in un conflitto nuovamente risalente al tempo di Carlo IX, la Guerra
d'Ingria. Tra alterne vicende, la guerra di protrasse fino al 1617: La pace venne siglata a Stolbova,
privò la Moscovia di uno sbocco sul Baltico e garantì il dominio svedese sino alle terre dellago Ladoga.
La guerra con la Polonia [modifica]
Il conflitto che lo vide maggiormente coinvolto fu però quello con la Polonia,
ove il reSigismondo (della stessa famiglia di Gustavo II), stava tramando
Re di Svezia
Casato di Vasa
per detronizzarlo ed ottenere il trono di Svezia. La guerra, protrattasi per
dodici anni, vide l'intervento in campo anche della Danimarca, alleata degli
svedesi, e dell'Austria, al seguito dei polacchi. Se Cristiano IV di
Danimarca dovette cedere all'avanzata austriaca (pace di Lubecca, 1629),
Gustavo II riuscì a piegare Sigismondo, facendosi anche consegnare i
territori della Livonia, inclusa la capitale Riga. Fu nel corso di questa guerra
che Gustavo Adolfo pensò di stabilire un'alleanza con i principi protestanti
tedeschi in funzione antiasburgica. Niente di meglio di un matrimonio
dinastico per cementare l'alleanza. Nel dicembre del 1620 infatti, il re di
Svezia si sposò conMaria Eleonora del Brandeburgo, figlia
dell'elettore Giovanni Sigismondo di Brandeburgo e di Anna di Prussia; la
neo sposa, tre giorni dopo, fu incoronata regina di Svezia nella cattedrale
di Stoccolma. Per tutte queste campagne militari e per il suo coraggio in
battaglia, il sovrano scandinavo fu soprannominato il "Leone del Nord".
La Guerra dei Trent'anni [modifica]
Gustavo I (15231560)
▼ mostra
Figli
Erik XIV (15601568)
▼ mostra
Figli
Giovanni III (15681592)
▼ mostra
Figli
Sigismondo I (15921599)
▼ mostra
Figli
Carlo IX (1599-1611)
▼ mostra
Figli
Gustavo II
Adolfo (1611-1632)
▼ mostra
Figli
Cristina (1632-1654)
Il ritratto che vede Guastavo II come vincitore nella Guerra dei Trent'anni
Sconfitta militarmente, la Polonia strinse ancora di più i legami con l'Impero e quando questo occupò
la Pomerania, si trovò in diretto contatto con la potenza scandinava. La Svezia era, in effetti, balzata in
primo piano nelle vicende europee e aveva avuto una fioritura economica senza pari grazie agli sviluppi
dell'industria mineraria ed alla produzione agricola. Gustavo II, che aveva l'intenzione di creare un
"mare nostrum" svedese nel mar Baltico, vide nell'avanzata austriaca in Pomerania una nuova
dichiarazione di guerra. Così, armati con gli armamenti più recenti e fedelmente convinti e uniti nella
loro fede protestante, gli svedesi attaccarono la Pomerania sbarcando nell'isola di Usedom il 6
luglio 1630. Alla vigilia di salpare per il continente, il re svedese aveva pubblicato un manifesto in cinque
lingue, diffuso in tutta Europa, in cui spiegava perché scendeva in guerra. Appena sbarcato, ne dettò un
secondo, ne quale accusava i grandi elettori, che si erano schierati con l'Imperatore, capo della fazione
cattolica, di tradire la loro fede, che lui solo ora si trovava a difendere. Ma nessuno si mosse, e Gustavo
dovette guadagnare alleati con la forza delle armi. Un alleato importante fu però la Francia, che,
sebbene nazione cattolica, si era schierata con la fazione protestante per contrastare le mire
egemoniche dell'imperatore austriaco. Il patto di alleanza fu stretto il 23 gennaio 1631 a Barwalde: il
primo ministro francese, il cardinale Richelieuavrebbe fornito i mezzi finanziari (circa 400.000 talleri),
mentre Gustavo si sarebbe impegnato a mantenere un esercito di 30.000 fanti e 6000 cavalieri. Inoltre
nessuno dei due contraenti avrebbe fatto la pace senza il consenso dell'altro, né avrebbe sollevato la
questione religiosa. La vittoria sembrò arridere a Gustavo già dai primi scontri: molte roccaforti
vennero occupate e a Breitenfeld e a Lipsia vennero riscosse due importanti
vittorie. Monaco e Magonza furono occupate dagli scandinavi.
Lützen e la morte del re
La morte di Gustavo Adolfo nella Battaglia di Lutzen
Gli imperiali, terrorizzati da questa avanzata svedese, si riorganizzarono e misero a capo dell'esercito
il generale Wallenstein, il quale era stato precedentemente allontanato nel 1630 per decisione
dell'imperatore Ferdinando II e dei principi cattolici nella dieta di Ratisbona dello stesso anno a causa
di intemperanze mostrate dallo stratega tedesco. Gustavo II, con le truppe galvanizzate dalle facili
vittorie, decise di attaccare i tedeschi pressoLützen. La battaglia si svolse con un accanimento
riscontrato raramente, e alla fine gli svedesi ne uscirono vincitori. Gustavo venne ucciso in battaglia
prima di poter avere la conferma della vittoria.[2] I suoi abiti insanguinati furono esposti come un
trofeo nel palazzo imperiale diVienna, finché, dopo la prima guerra mondiale, furono restituiti alla
Svezia come premio per il volontariato nella Croce rossa dimostrato nel corso del conflitto. La
successione sarebbe dovuta toccare a Cristina di Svezia, ma, data la sua minorità, il potere passò nelle
mani di un Consiglio di reggenza a capo del quale si pose il cancelliere Axel Oxenstierna.