Valutazione d’Azienda Lezione 7 IL METODO PATRIMONIALE (Parte II) 1 Gli esempi numerici riportati sono tratti da Pozzoli, S. (2013), “Valutazione d’azienda”. Ipsoa. 2 Beni in leasing operativo •I beni in leasing operativo sono assimilabili a beni in affitto. •Il compratore può subentrare nel contratto di leasing: è conveniente se il canone è inferiore a quello standard in vigore al momento della stima. •La differenza di valore entra a far parte del capitale economico perché è un vantaggio che il venditore ha conseguito ma di cui ha usufruito solo in parte. Valore attuale di una rendita Formula di attualizzazione 3 Esempio bene in leasing operativo Voci Valori Calcoli Canone da contratto 5.000 € dato Canone di mercato 5.500 € dato 36 dato Valori Calcoli 0,50% dato 164.355 € Valore attuale di una rendita di 5.000 al tasso dello 0.5% su 36 periodi Valore di mercato 180.791 € Valore attuale di una rendita di 5.500 al tasso dello 0.5% su 36 periodi Rettifica attiva 16.436 € 180.791 - 164.355 Mesi Voci Tasso mensile Valore del contratto 4 Beni in leasing finanziario I beni in leasing finanziario sono beni di proprietà dell’azienda acquisiti a rate attraverso un finanziamento da parte di una società di leasing. 5 Esempio bene in leasing finanziario 6 Le partecipazioni di controllo « [...] Il valore corrente delle partecipazioni di controllo si compone di due parti: - Una parte che esprime il valore dell’azienda cui si riferisce la partecipazione di controllo pro-quota (ovvero nella misura della percentuale della partecipazione di controllo); - Una parte che esprime il valore delle sinergie indivisibili, ossia i vantaggi operativi e finanziari ottenibili dal possesso delle azioni o quote. Commento al P.I.V. III.3.12 » L’esperto deve tenere conto anche di eventuali premi di maggioranza, il cui calcolo è molto aleatorio. 7 Esempio partecipazione di controllo 8 Le partecipazioni non di controllo La stima avviene: - Al valore desunto dai prezzi di mercato (ove ciò sia possibile), oppure - Applicando il criterio del patrimonio netto (tipicamente per partecipazioni di società non quotate). Nel caso di valutazione di partecipazioni non di controllo, è necessario non trascurare l’esistenza di eventuali “sconti di minoranza”. 9 Gli strumenti finanziari I titoli partecipativi dotati di diritti patrimoniali speciali (ad es, azioni con privilegio) « I criteri utilizzati per la valutazione di questi strumenti finanziari sono quattro: - Criterio delle opzioni (Option Pricing Model): il valore del titolo è assimilato a quello di un diritto di riacquisto a un prezzo di esercizio predeterminato; - Criterio degli scenari (Probability-Weigted Expected Return Method): il valore del titolo è il valore attuale dei flussi futuri attesi in ciascuno scenario, ponderati per la probabilità dello scenario; - Criterio del valore corrente (Current Value Method): il valore del titolo è stimato sulla base del valore corrente dell’attivo; - Criterio misto: dato dalla combinazione del criterio degli scenari e delle opzioni. P.I.V. III.8.3 » 10 Gli strumenti finanziari – i derivati, definizione. « I contratti derivati sono prodotti finanziari il cui valore a una o più date future fissate dipende, secondo una regola prefissata, dal valore di una ben indicata attività, detta sottostante (underlying). P.I.V. – Contratti derivati » La stima del derivato richiede la capacità di simulare i possibili scenari futuri del sottostante al fine di determinare, per ciascuno scenario, il risultato finanziario prodotto del derivato (chiamato anche pay-off). 11 Gli strumenti finanziari – i derivati, la valutazione. Pertanto, il valore del derivato è l’attualizzazione della media dei valori assunti dai payoff ponderati per le probabilità di accadimento di ciascuno scenario. « Nella valutazione, l’esperto è chiamato a prestare molta attenzione a: - Rischio intrinseco del derivato: incertezza che caratterizza il pay-off, dovuta all’incertezza specifica del sottostante; - Rischio di insolvenza: rischio dovuto alla possibile insolvenza della controparte. P.I.V. – Contratti derivati » 12 I beni immateriali - definizione « Si tratta di attività non tangibili in grado di generare benefici a chi li possiede. I beni immateriali si dividono in due categorie: i beni immateriali identificabili (o beni immateriali specifici) e i beni immateriali non identificabili (o beni immateriali generici – tipicamente avviamento) P.I.V. III.5.1 » 13 Condizioni che determinano la presenza di un “BENE IMMATERIALE” La risorsa è protetta dalla legge o da contratto o, in alternativa, è riconoscibile in via indipendente ai fini di una transazione, sia essa di scambio, licenza, affitto o altro Capacità privativa Nella storia dell’azienda è rintracciabile un costo di acquisto/produzione. Capacità satisfattiva Separabilità Controllabilità Si può presumere con ragionevolezza che dalla risorsa si potranno trarre dei benefici futuri. L’impiego della risorsa è governabile dall’azienda in assoluta autonomia. 14 I beni immateriali – la valutazione « La valutazione dei beni immateriali può essere compiuta facendo riferimento a ciascuna delle tre metodiche di valutazione conosciute (mercato, flussi e costo). Ai fini della selezione delle metodiche più appropriate l’esperto dovrebbe considerare le caratteristiche del bene immateriale ed in particolare la sua riproducibilità, la natura dei benefici che esso è in grado di generare in capo al proprietario e all’utilizzatore e l’esistenza o meno di un mercato di riferimento P.I.V. III.5.5 » 15 I beni immateriali: criteri di valutazione Metodica del costo Metodica dei flussi 1. 2. 3. Costo storico aggiustato Costo unitario corrente Costo unitario di produzione 1. Criteri fondati sulle stime dirette dei benefici economici futuri: - Criterio dei benefici futuri attualizzati - Criterio delle opzioni reali - Criterio del reddito in ipotesi di riavvio dell’attività 2. Criteri fondati sulle stime indirette dei benefici economici futuri - Criterio dei flussi differenziali - Criterio del reddito attribuito - Criterio degli extraredditi Metodica del mercato 1. 2. 3. Criterio delle transazioni comparabili Criterio delle royalty di mercato di beni comparabili Criterio dei multipli impliciti nei deals 16 I beni immateriali: la metodica del costo, P.I.V. III.5.8 Costo storico aggiustato • Criterio indiretto in quanto muove dalla stima del costo di riproduzione per giungere al costo di rimpiazzo dopo aver detratto i costi incurabili (ossia i costi effetto di obsolescenza funzionale e tecnologica). Costo unitario corrente • Criterio diretto di stima del costo di rimpiazzo sulla base del costo marginale unitario del/dei fattori di produzione necessari a ricreare il bene sulla base del livello di conoscenze ed esperienze correnti (non quelle del passato). Costo unitario di produzione • Criterio diretto di stima del costo di rimpiazzo, fondato su costi standard (ad esempio i costi per contratto per l’investimento necessario a rimpiazzare un brand). 17 I beni immateriali: la metodica del costo Tutti i criteri riconducibili alla metodica del costo dapprima stimano il valore del bene immateriale a nuovo e poi, sulla base dell’obsolescenza economica, funzionale e tecnologica, determinano il valore del bene nel suo stato d’uso corrente. P.I.V. III.5.8 » La principale criticità di questa metodica consiste nell’identificare i costi rilevanti. Tali costi includono i costi diretti, i costi opportunità e la remunerazione per i rischi dello sviluppo del bene intangibile. 18 I beni immateriali: la metodica dei flussi, P.I.V. III.5.9 Flussi Stime dirette benefici economici futuri a) Criterio dei benefici attualizzati b) Criterio delle opzioni reali Stime indirette benefici economici futuri c) Criterio del reddito in ipotesi di riavvio dell’attività. d) Criterio dei flussi differenziali e) Criterio del reddito attribuito f) Criterio degli extraredditi 19 I beni immateriali: la metodica dei flussi, P.I.V. III.5.9 STIMA DIRETTA a) Criterio dei benefici futuri attualizzati Valore attuale benefici diretti attesi. Il tasso di attualizzazione considera i rischi dello specifico bene. b) Criterio Valore implicito delle opzioni di sviluppo che lo delle caratterizzano. Come per le opzioni finanziarie, il opzioni saggio di attualizzazione è il risk free. reali c) Criterio del reddito in ipotesi di riavvio dell’attività Valore determinato ipotizzando di detenere solo il bene oggetto di valutazione e dover acquisire tutte le altre attività necessarie a garantire lo sfruttamento del bene, partendo da zero. Il saggio di attualizzazione è il WACC. STIMA INDIRETTA d) Criterio dei flussi differenzi ali Differenza tra il valore dell’azienda “con” e il valore dell’azienda “senza” il bene immateriale. I flussi dell’azienda nei due scenari sono scontati al WACC dell’impresa cui il bene immateriale appartiene e) Criterio del reddito attribuito Si fa riferimento ad un reddito attribuito al bene intangibile identificato facendo uso di un criterio di allocazione ricavato da società comparabili, da parametri soggettivi o da parametri oggettivi. Il tasso di attualizzazione riflette i rischi dello specifico bene intangibile f) Criterio degli extra redditi Si procede all’attualizzazione del reddito aziendale che residua dopo aver detratto dal reddito corrente o prospettico il costo d’uso (consumo + remunerazione) degli altri beni di cui l’entità è dotata. Il tasso di attualizzazione riflette i rischi dello specifico bene intangibile 20 I beni immateriali: la metodica dei flussi « Tutti i criteri basati sui flussi si alimentano di proiezioni di risultati attesi. Tutte le proiezioni devono essere adeguatamente motivate e documentate dall’esperto. L’uso dei criteri basati sui flussi dovrebbe accompagnarsi ad un’analisi di sensibilità (sensitivity) che illustri gli impatti sul valore delle principali ipotesi (assumption). Nel caso dei criteri che si fondano su stime indirette dei flussi è necessario svolgere controlli di ragionevolezza relativamente alla porzione di utili attribuita al bene intangibile. Tali controlli normalmente sono effettuati a livello di reddito operativo o di margine lordo e verificano quanta parte del reddito è attribuita alle altre attività, considerando il loro contributo alla formazione del reddito (margine) complessivo. Commento P.I.V. III.5.9 » 21 I beni immateriali: la metodica del mercato, P.IV. III.5.10 Criterio delle transazioni comparabili: • Multipli desunti da transazioni aventi per oggetto beni simili e applicati a grandezze contabili indicative di generazione di valore; • Sono spesso necessarie rettifiche per considerare quegli aspetti che appartengono al bene oggetto di transazione e non al bene oggetto di valutazione e viceversa. • Le principali differenze da prendere in considerazione sono: copertura geografica, funzionalità, quota di mercato, mercati di accesso, data transazione rispetto data valutazione (Commento P.I.V. III.5.10). 22 I beni immateriali: la metodica del mercato, P.IV. III.5.10 Criterio delle royalty di mercato di transazioni comparabili: • Valore attuale delle royalty riconosciute su beni comparabili; • Sono spesso necessarie rettifiche per considerare quegli aspetti che appartengono al bene oggetto di transazione e non al bene oggetto di valutazione e viceversa; • Le principali differenze nei contratti di licenza che possono avere impatto sui tassi di royalty sono: fattori specifici del licenziante e del licenziatario, termini di esclusiva della licenza, data inizio e durata licenza, minimi garantiti in termini di flussi di royalty, caratteristiche differenzianti il bene immateriale (la posizione di mercato, la copertura geografica, la funzionalità, il mercato di accesso) (Commento P.I.V. III.5.10 ). 23 I beni immateriali: la metodica del mercato Formula per il calcolo del bene immateriale adottando il criterio del tasso di royalty 1 BI = å r Si v n n dove: r = tasso di royalty = vendite attese su un orizzonte temporale corrispondente alla vita residua dell’intangibile = tasso di attualizzazione Si Considerando i costi di conservazione v n dell’intangibile: 1 BI = å (r * Si - Ci ) * v n dove Ci è il costo di conservazione dell’intangibile n 24 I beni immateriali: la metodica del mercato Criterio dei multipli impliciti nei deals: • Applicazione di multipli desumibili dal mercato e, in particolare, nei prezzi negoziati in operazioni straordinarie (c.d. deal prices). I deal prices esprimono l’unicità del core business dell’azienda con la possibilità di estrarre dai prezzi dei multipli che esprimono il valore degli intangibili; • I multipli corrispondono a prezzi standardizzati, ad es: 1€ di pubblicità o vendita giornali, 1€ per la raccolta, 1 megawatt di potenza; • Tali prezzi standardizzati si applicano a grandezze contabili scelte in ragione della loro attitudine ad esprimere la capacità di realizzare reddito futuro; • • Particolarmente adeguato per le società quotate che operano nel medesimo settore; Applicato per la valutazione di particolari intangibili: testate giornalistiche, capacità di raccolta delle banche, capacità produttiva delle aziende elettriche … 25 I beni immateriali: la metodica del mercato Criterio dei multipli impliciti nei deals: Le fasi operative sono fondamentalmente due: - Individuazione della specifica grandezza aziendale in grado di rappresentare le modalità di creazione del valore (MOL, reddito operativo …); - Si moltiplica la grandezza di cui al punto precedente per il multiplo individuato. I multipli possono assumere: - Al numeratore l’Enterprise Value (EV) rettificato del valore (contabile o corrente) di tutti gli altri asset non appartenenti al core business oggetto di stima; - Al denominatore la misura di struttura prescelta (fatturato, raccolta bancaria …) 26 I beni immateriali: la metodica del mercato La metodica di mercato si presenta come molto utile, per la sua semplicità ed efficienza, nel caso di valutazioni di beni immateriali standardizzati (ad esempio, le licenze). « Nel momento in cui l’esperto non può contare su una piena informazione relativamente a tutte le condizioni della transazione comparabile o dell’operazione straordinaria da cui si sono tratti i multipli impliciti nei deals, si sconsiglia la metodica del mercato come metodo principale. Commento P.I.V. III.5.10 » 27 Esempi di beni immateriali: i marketing asset Il termine marketing asset (capitale relazionale) racchiude tutti quei beni intangibili che riguardano le relazioni con soggetti esterni all’azienda (marchi, campagne pubblicitarie …) La valutazione dei marketing asset si basa, generalmente, su due criteri: - Tassi di royalty: il valore che si dovrebbe corrispondere ad un terzo per l’impiego del bene supponendo che esso non sia di proprietà; - Premium pricing: i benefici come differenziali di utili derivanti da maggiorazioni di prezzi e/o incrementi di volumi di vendita, al netto dei maggiori costi di mantenimento, rispetto a prodotti o sistemi produttivi privi di capitale relazionale. 28 Esempi di beni immateriali: marchio calcolato con il criterio premium pricing 29 Esempi di beni immateriali: il calcolo del know how tramite capitalizzazione Le fasi in cui si articola il metodo sono: - Individuazione della vita economica; - Stima degli investimenti; - Misura del tasso di capitalizzazione 30 La valutazione degli elementi patrimoniali: le scorte 31 La valutazione degli elementi patrimoniali: i crediti I crediti si valutano al presumibile valore di realizzo. La stima può essere: - Analitica: se l’azienda ha un numero limitato di crediti commerciali. Si verifica la solvibilità di ciascun cliente in ragione delle informazioni disponibili sulla sua situazione finanziaria, dell’età del credito e delle esperienze precedenti; - Percentuale statistica di insolvenza: se l’azienda ha rapporti molti numerosi 32 Esempio criterio della Percentuale statistica di insolvenza 33 La valutazione degli elementi patrimoniali: le passività « Una passività per un agente economico (debitore) costituisce un impegno a fornire una specifica prestazione a un altro agente economico (creditore). […] Il valore di una passività può essere definito come un prezzo di trasferimento (transfer price), cioè come l’importo pagato dal debitore (cedente) alla data di valutazione, per trasferire a una terza parte (cessionario) l’impegno verso il creditore. P.I.V. III.9 » Ai fini della valutazione delle passività, si distinguono: 1. Passività con attività corrispondenti; 2. Passività senza attività corrispondenti; 3. Passività potenziali 34 1. Passività con attività corrispondenti Rientrano in questa categoria di passività tutte quelle le cui prestazioni possono essere considerate, almeno parzialmente, hedgeable, e quindi replicabili in via “modellistica” (ossia replicabili con attività quotate), anche in un mercato ipotetico o potenziale. Esempi di passività con attività corrispondenti sono le obbligazioni emesse da imprese. «Se una passività ha una attività corrispondente: valore della passività = valore della attività. Se l’attività corrispondente è quotata in un mercato attivo: valore della passività = prezzo di mercato dell’attività corrispondente. Se un mercato attivo non esiste, il valore della passività è determinato sulla base di dati di mercato ritenuti significativi (come quotazioni di attività corrispondenti osservate su un mercato non attivo). (segue) 35 1. Passività con attività corrispondenti Se non esistono prezzi di attività corrispondenti osservabili né su un mercato attivo, né su un mercato non attivo, il valore della passività sarà determinato come il valore dell’attività corrispondente, secondo metodi di valutazione adeguati come l’attualizzazione aggiustata per il rischio. Nel valore della passività dovrà eventualmente essere incluso un aggiustamento per il rischio di inadempienza del debitore (non performance risk). P.I.V. III.9.1 » 36 2. Passività senza attività corrispondenti Le passività senza attività corrispondenti sono liability le cui prestazioni sono rappresentate da payoff essenzialmente unhedgeable (ossia il flusso di cassa non è replicabile con attività quotate). Un esempio di passività senza attività corrispondenti sono le prestazioni assicurative contro danni. « Se una passività non ha un prezzo di trasferimento osservabile e se non esistono attività corrispondenti, il valore della stessa è dato dal valore del cash flow che rappresenta la prestazione dovuta. In questa situazione il metodo di valutazione più adeguato è quello dell’equivalente certo scontato con risk loading esplicito . P.I.V. III.9.2 » Il metodo dell’equivalente certo è utilizzato per calcolare il valore attuale di un flusso di cassa; in particolare si dice equivalente certo di un flusso di cassa il minor risultato certo con cui si scambierebbe un flusso di cassa rischioso. 37 2. Passività senza attività corrispondenti Il risk loading è il premio, in termini monetari, per il caricamento del rischio. Si parla di risk loading esplicito in quanto il caricamento per il rischio è calcolato esplicitamente, invece di essere implicitamente incorporato nel valore (per esempio attraverso un aggiustamento del tasso di sconto). « A meno che non sia possibile costruire operazioni di annullamento della passività tramite riacquisto sul mercato, il valore delle passività non dovrà includere aggiustamenti per il rischio di inadempienza del debitore. P.I.V. III.9.2 » 38 3. Passività potenziali « Le passività potenziali sono passività in cui la prestazione è dovuta dal debitore solo al verificarsi di un certo evento prestabilito (evento “trigger”). […] La valutazione va effettuata utilizzando il metodo dell’equivalente certo scontato con risk loading esplicito, sulla base della probabilità attribuita all’evento trigger. P.I.V. III.9.3 » 39 3. Passività potenziali, esempio « Si consideri un’impresa che sia coinvolta in una causa legale per danni subiti da un cliente. Si stima che, in caso di successo della parte avversa (evento A), l’impresa dovrà versare entro una certa data un importo C a titolo di rimborso. Se si indica con YT il valore del rimborso (che è aleatorio, poiché l’esito dell’evento A non è certo al tempo T), il valore della passività potenziale (V) è dato da: dove: E(YT) E(YT ) + L V= T (1 + rf ) rf L è il valore atteso del rimborso YT è il tasso free risk è il risk loading Commento P.I.V. III.9.2 » 40