APEF Approfondimenti Test e voti: facciamo un pò di chiarezza La polemica innescata nel mese di agosto dai giornali (Repubblica 12/14/17/8) sulla valutazione, porta a chiedersi: perché continuare a discutere sulla validità o meno dei test, sulla necessità o meno di valutare con voti bassi? Le prove INVALSI, i test d’ammissione alle facoltà universitarie, i quesiti della terza prova all’esame di Stato della scuola superiore, i test delle prove di selezione del TFA sono situazioni molto diverse tra loro e allo stesso tempo molto simili. Ognuna di queste prove ha uno scopo diverso, valutare il livello di apprendimento degli studenti nei vari ordini e gradi di scuola, selezionare i futuri medici o ingegneri tra una moltitudine di richiedenti, verificare le conoscenze nelle discipline che non fanno parte delle prove scritte d’esame, selezionare ancora tra una moltitudine i futuri insegnanti. Eppure, sono tutte riconducibili allo stesso problema: l’insoddisfazione dei risultati che si ottengono, perché? Siamo d’accordo che voler rendere oggettivo ciò che è soggettivo è ingiusto, ma soprattutto dannoso, siamo d’accordo sul fatto che i test troppo spesso sono mal congegnati o talvolta errati, siamo d’accordo nel sottolineare che nel nostro Paese prevale una valutazione econometrica, docimologica, ma non siamo d’accordo sul fatto che non si riesca a trovare un modo per rendere i tests di valutazione validi. E ci sembra ancor più riduttivo il dover discutere su come la scuola deve valutare: con o senza voti bassi. Il problema della valutazione rimane spinoso e difficile da trattare, vanno ricercati criteri e strumenti validi che consentano di esprimere giudizi maggiormente corrispondenti e più profondi, la valutazione è una procedura molto ampia che va al di là dei semplici test e si avvale di moltissime informazioni raccolte da più fonti. Dopo molti studi, seguiti alla proposta di Vygotskij di una valutazione del processo piuttosto che del prodotto finale, negli anni ’70 gli studi e l’opera di R. Feuerstein hanno consentito la formalizzazione e l’applicazione del primo modello dinamico di valutazione dei processi di apprendimento che va ad integrare e non a sostituire la valutazione statica. Indubbiamente la valutazione dinamica per essere applicata richiede tempi più lunghi rispetto a quella statica, maggiore esperienza e competenza, ma la risposta alla sua efficacia o meno deriva dall’obiettivo della valutazione. Se l’obiettivo è quello di fornire uno strumento di rilevazione veloce delle difficoltà o meno degli studenti per intervenire e migliorare la loro performance, allora sicuramente sono molto utili le prove statiche. Invece, se l’obiettivo è quello di conoscere il processo cognitivo degli studenti per approntare strategie di apprendimento adeguate, allora la Valutazione dinamica è certamente il metodo migliore. Nella valutazione scolastica è importante valutare ciò che si è appreso e se si è capaci di usare ciò che si sa e la verifica delle prestazioni rimane un aspetto fondamentale a cui prestare attenzione soprattutto se serve a determinare il successo o l’insuccesso degli studenti. Ma non è sufficiente, perché la verifica rimane comunque un’esperienza innaturale, un’espressione simultanea di molte variabili sensibili e può creare difficoltà nell’assegnazione del punteggio. Inoltre, stabilire quali comportamenti visibili devono tenere gli studenti per consentire di esprimere un giudizio sul loro grado di apprendimento, rende la valutazione un atto esterno che lascia gli studenti soggetti passivi destinatari solo delle informazioni che essa produce per suggerire agli insegnanti interventi di rinforzo o di aiuto. E’ necessario perciò rendere la valutazione uno strumento utile ad accertare non solo la conoscenza, ma anche le strutture concettuali di cui gli studenti sono in possesso o no, per accertare che si sia, o meno, verificato un apprendimento significativo e permanente. Un test di conoscenza può comportare una valutazione bassa in base al numero delle risposte corrette date agli item presentati e se l’errore viene colto come un’occasione per imparare, non sarà certo il voto basso a spaventare gli studenti. L’insegnante dovrà raccogliere più informazioni, scegliere quali variabili misurare di volta in volta e quali strumenti utilizzare per le verifiche al fine di fornire un insegnamento adeguato ai bisogni degli studenti. (a cura di MT Sigari)